COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Orientamenti strategici per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nell’UE /* COM/2013/0229 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
E AL COMITATO DELLE REGIONI Orientamenti strategici per lo sviluppo
sostenibile dell’acquacoltura nell’UE 1. Introduzione L’acquacoltura europea consente di ottenere
prodotti di qualità nel rispetto di norme rigorose in materia di sostenibilità
ambientale, salute degli animali e protezione dei consumatori. L’eccellente
qualità dei prodotti ittici dell’UE[1]
dovrebbe costituire un importante vantaggio competitivo per l’acquacoltura
europea; tuttavia, a fronte di una crescita significativa in altre regioni del
mondo, la produzione acquicola dell’UE rimane stazionaria. Nel 2010 la produzione acquicola dell’UE rappresentava
3,1 miliardi di EUR per 1,26 milioni di tonnellate prodotte. Attualmente i
prodotti ittici commercializzati nell’Unione provengono per il 25% dalle
attività di pesca dell’UE, per il 65% dalle importazioni e per il 10% dal
comparto acquicolo unionale[2].
Il consumo apparente totale dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura nell’UE
ha raggiunto circa 13,2 milioni di tonnellate[3]. I dati disponibili indicano un divario crescente,
stimato a 8 milioni di tonnellate, tra il consumo di prodotti ittici nell’UE e
il volume delle catture della pesca. La Commissione e gli Stati membri possono
contribuire a colmare almeno in parte tale divario promuovendo nell’Unione un’acquacoltura
sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico. Sulla base dei livelli attuali di produttività del
lavoro, ogni punto percentuale del consumo attuale dell’UE prodotto
internamente con l’acquacoltura contribuirebbe a creare tra 3 000 e 4 000
posti di lavoro a tempo pieno[4].
Questo dato conferma che, pur rappresentando una quota relativamente modesta
dell’economia unionale, l’acquacoltura è in grado di promuovere la crescita e l’occupazione
nelle zone costiere e interne dell’Unione. Una stretta cooperazione con l’industria
della trasformazione può ulteriormente potenziare la creazione di posti di
lavoro e la competitività in entrambi i settori. L’acquacoltura è uno dei
pilastri della strategia dell’UE a favore della crescita blu[5] e il suo sviluppo può
contribuire alla strategia Europa 2020. 2. L’acquacoltura nella riforma
della politica comune della pesca La proposta di riforma della politica comune della
pesca (PCP)[6]
mira a promuovere l’acquacoltura grazie a un metodo di coordinamento aperto: un
processo di cooperazione volontaria sulla base di orientamenti strategici e
piani strategici nazionali pluriennali che definiscano obiettivi comuni e, se
possibile, indicatori per misurare i progressi compiuti verso il loro
conseguimento. Il raggiungimento degli obiettivi presuppone la
partecipazione di tutti i soggetti interessati: autorità, industria,
dettaglianti, associazioni dei consumatori e rappresentanti della società
civile. Al consiglio consultivo per l’acquacoltura, di cui è proposta la
creazione, spetterà un ruolo importante in questo processo. Scopo degli orientamenti strategici è aiutare gli
Stati membri a definire i propri obiettivi tenendo conto della situazione di
partenza, del contesto nazionale e delle strutture istituzionali di ciascun
paese. Gli aspetti disciplinati dalla legislazione unionale non rientrano nell’ambito
del metodo di coordinamento aperto, ma stabiliscono il quadro per le attività
da questo previste. L’acquacoltura dipende da acque marine e acque
dolci salubri e pulite. Il rispetto di questi prerequisiti è garantito dalla
normativa unionale in materia ambientale, in particolare dalla direttiva quadro
sulle acque[7],
dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino[8] e dal regolamento
relativo all’impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente
assenti[9].
La normativa unionale stabilisce inoltre norme rigorose in materia di salute
pubblica, protezione dei consumatori e sostenibilità ambientale applicabili
alle attività acquicole dell’UE. Benché incidano sui costi sostenuti dai
produttori, tali norme possono tradursi in un vantaggio competitivo se si
richiama l’attenzione dei consumatori sulla qualità. Esse possono inoltre
contribuire a rendere più accettabili gli impianti di acquacoltura a livello
locale. Queste norme rigorose sono alla base della riforma della politica
comune della pesca. La Commissione intende aiutare le amministrazioni
nazionali e regionali ad applicare la legislazione unionale in materia
ambientale senza imporre oneri inutili ai produttori. A tal fine sono stati
pubblicati orientamenti sull’integrazione dell’acquacoltura nei siti Natura 2000[10] e la Commissione
intende elaborare orientamenti analoghi riguardanti l’acquacoltura e le
direttive quadro sulle acque e sulla strategia per l’ambiente marino. 3. Orientamenti strategici per
lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nell’UE La presente comunicazione si basa sui risultati di
consultazioni con le parti interessate e tiene conto dell’analisi effettuata
dal Centro comune di ricerca[11].
Per consentire la piena realizzazione delle potenzialità dell’acquacoltura dell’UE,
l’accento sarà posto su quattro settori prioritari: procedure amministrative,
pianificazione coordinata dello spazio, competitività e condizioni di parità
per gli operatori. L’acquacoltura può contribuire all’obiettivo
generale di colmare il divario esistente nell’UE tra consumo e produzione di
prodotti ittici in modo sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.
A tal fine, gli Stati membri sono invitati a indicare nel piano nazionale
pluriennale l’obiettivo di crescita del proprio settore acquicolo (in termini
di volume e di valore) nel periodo coperto dal piano. 3.1. Semplificare le procedure
amministrative Costi amministrativi e tempi sono fattori
essenziali per la competitività globale e lo sviluppo di un settore economico.
Attualmente disponiamo soltanto di informazioni limitate sui tempi e sui costi
necessari per ottenere una licenza per nuovo impianto di acquacoltura e alla
Commissione non risulta che sia stata effettuata un’analisi esaustiva delle
principali strozzature. Le informazioni disponibili indicano che in diversi Stati
membri la durata delle procedure di rilascio delle licenze si aggira spesso sui
2-3 anni[12],
ma sono stati segnalati anche casi in cui le procedure hanno richiesto tempi di
gran lunga superiori. A titolo di confronto, i dati riportati in uno studio del
Parlamento europeo indicano che in Norvegia la durata media delle procedure di
autorizzazione di imprese acquicole è passata da 12 a 6 mesi grazie alla
creazione di un “punto di contatto unico”[13]. Durata della procedura di autorizzazione di
imprese acquicole in alcuni Stati membri e in Norvegia (mesi) = durata della
procedura di autorizzazione di nuovi impianti acquicoli = durata media della
procedura di autorizzazione di parchi eolici nell’UE[14] = durata della
procedura di autorizzazione di aziende agricole segnalata per due Stati membri = durata auspicata
della procedura di autorizzazione di nuove PMI (piano d’azione “Imprenditorialità
2020”) Fonti: dati elaborati sulla base dei dati
ricavati da SHoCMed, Windbarriers, dallo studio del Parlamento europeo
IP/B/PECH/NT/2008 176 e delle informazioni trasmesse da associazioni di
produttori e autorità pubbliche. La maggior parte delle imprese acquicole è
costituita da PMI, sulle quali gli oneri amministrativi gravano in modo
sproporzionato: la quota relativa dei costi derivanti da oneri regolamentari e
amministrativi in rapporto al fatturato e al numero di dipendenti può essere
fino a dieci volte più elevata per le PMI rispetto alle grandi imprese dell’economia
globale[15].
La riduzione degli oneri normativi superflui costituisce una priorità dell’agenda
politica della Commissione. A seguito del riesame dello “Small Business Act”
dell’aprile 2011, la Commissione ha proposto un piano d’azione per promuovere l’imprenditorialità
in Europa. Il piano d’azione invita gli Stati membri a ridurre ad un mese,
entro il 2015, la durata della procedura di rilascio delle licenze e delle
altre autorizzazioni necessarie per avviare un’attività imprenditoriale[16], purché siano
soddisfatti i requisiti previsti dalla legislazione unionale in materia
ambientale. In una prima fase è necessario tracciare un quadro esaustivo della
situazione. ·
Obiettivo per gli Stati membri: al fine di individuare possibili strategie per migliorare le procedure
e ridurre gli oneri amministrativi, gli Stati membri sono invitati a
raccogliere, entro la fine del 2013, informazioni sui seguenti aspetti: (1)
numero di nuove licenze concesse nel periodo 2007-2013
(n.) (2)
tasso di successo delle domande di licenza (%) (3)
numero di domande in corso d’esame (n.) (4)
durata media delle procedure di rilascio delle
licenze (mesi) (5)
numero di soggetti pubblici coinvolti nella
procedura di autorizzazione (n.) (6)
costi medi delle procedure di rilascio delle
licenze per nuove imprese (EUR) (7)
durata media di una licenza (anni). ·
Obiettivi per la Commissione: sulla base dei dati raccolti dagli Stati membri, lavorare con le
autorità competenti per identificare, entro l’estate 2014, buone pratiche e
margini di miglioramento, anche con il sostegno del gruppo ad alto livello
della Commissione sugli oneri amministrativi, incaricato di aiutare le
amministrazioni pubbliche degli Stati membri ad attuare la normativa unionale
in modo più efficiente e consono alle esigenze delle parti interessate[17]; preparare, entro il
secondo trimestre 2014, documenti di orientamento concernenti le prescrizioni
della direttiva quadro sulle acque e della direttiva quadro sulla strategia per
l’ambiente marino nel settore dell’acquacoltura, al fine di assistere gli Stati
membri e l’industria nell’attuazione della legislazione unionale e mostrare
come la tutela dell’ambiente può essere compatibile con un’acquacoltura
sostenibile. ·
Obiettivo per il consiglio consultivo per l’acquacoltura: realizzare, entro aprile 2014, un’analisi circostanziata delle
procedure amministrative e una rassegna dei principali oneri amministrativi,
con indicazione dei tempi e dei costi, nei vari settori acquicoli degli Stati
membri. 3.2. Assicurare lo sviluppo e la
crescita sostenibile dell’acquacoltura grazie a una pianificazione coordinata
dello spazio Diversi studi hanno dimostrato che il fatto di
disporre di piani regolatori può contribuire a ridurre l’incertezza, a
facilitare gli investimenti e ad accelerare lo sviluppo di settori quali l’acquacoltura
e la produzione di energia rinnovabile offshore[18]. Alla mancanza di
spazio, spesso citata come un ostacolo per l’espansione dell’acquacoltura
marina nell’UE, è possibile ovviare individuando i siti più adatti per l’acquacoltura,
dal momento che le attività acquicole sembrano per ora occupare una porzione limitata
del territorio e dei litorali[19]. La pianificazione terrestre è in genere più
avanzata rispetto a quella marittima, in particolare grazie all’esistenza di
sistemi catastali o di valutazione che rendono le informazioni facilmente
accessibili a tutte le istituzioni interessate. L’identificazione delle zone
più consone all’acquacoltura d’acqua dolce contribuirà a incrementare la
produzione valorizzando nel contempo i paesaggi, gli habitat e la tutela della
biodiversità. È auspicabile che i piani di gestione dello spazio tengano conto
dei servizi ambientali forniti dall’acquacoltura estensiva in stagni. In molti casi le esigenze dell’acquacoltura non
saranno di per sé sufficienti a giustificare tale complesso esercizio per l’ambiente
marino. Tuttavia questo approccio è stato seguito, ad esempio, nel caso dell’esperienza
irlandese dei C.L.A.M.S. (Sistemi locali coordinati di gestione dell’acquacoltura)[20], della strategia
regionale per l’acquacoltura in Galizia[21]
e del progetto nazionale di pianificazione dello spazio per l’acquacoltura in
Finlandia[22].
Gli esercizi di pianificazione esistenti, quali i piani di insediamento di
piattaforme eoliche offshore[23],
possono costituire un valido punto di partenza. Gli Stati membri possono
inoltre trarre ispirazione dagli orientamenti che sono stati elaborati sulla
pianificazione spaziale nel Mediterraneo[24]
e nel Baltico[25].
Inoltre, i dati raccolti nel contesto dell’attuazione della legislazione
esistente (in particolare la direttiva sulle energie rinnovabili, la politica
comune della pesca, la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino,
la direttiva quadro sulle acque e le direttive Habitat e Uccelli) possono
essere utilizzati anche per la pianificazione dello spazio destinato all’acquacoltura.
Nel marzo 2013 la Commissione ha adottato una proposta di direttiva che
istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo e la gestione
integrata delle zone costiere[26].
L’elaborazione dei piani e la definizione degli obiettivi generali e del
contenuto dei medesimi rimarrà di competenza degli Stati membri. Se non adeguatamente concepite e monitorate, le
attività acquicole possono incidere significativamente sull’ambiente. Per
questo motivo determinati impatti ambientali dell’acquacoltura (quali l’arricchimento
di nutrienti e sostanze organiche o la contaminazione da sostanze pericolose)
sono espressamente disciplinati dalla legislazione unionale. Gli impatti
complessivi dei singoli impianti comprenderanno anche altri tipi di pressione
(quali la sedimentazione o le perturbazioni fisiche) e saranno influenzati da
altri fattori, tra cui il tipo di organismi allevati, l’ubicazione dell’impianto
e la vulnerabilità dell’ambiente locale. Secondo uno studio del Parlamento
europeo[27],
la valutazione di questi aspetti ambientali nell’ambito del processo di
pianificazione spaziale può ridurre il carico amministrativo per gli
imprenditori e limitare l’incertezza nelle procedure di autorizzazione,
favorendo in questo modo gli investimenti. Vari studi e le esperienze maturate
in altri settori industriali[28]
confermano che, oltre ad aumentare le possibilità di successo dei nuovi
progetti, il fatto di tener conto di questi aspetti nelle fasi iniziali del
processo di pianificazione consente di ridurre al minimo gli impatti
ambientali, contenere le opposizioni a livello locale ed evitare inutili
ritardi. Esperienze di questo tipo possono offrire utili indicazioni agli
acquacoltori e contribuire ad accrescere la sostenibilità, l’accettazione
sociale e la competitività dell’acquacoltura dell’UE. Poiché sia lo spazio che la capacità di tolleranza
dell’ambiente nelle acque marine e nelle acque interne sono limitati, è
opportuno applicare un approccio basato sugli ecosistemi. Particolare
attenzione va riservata alle zone vulnerabili e protette, che richiedono una
pianificazione e procedure di valutazione rigorose. Le esperienze positive
maturate con l’integrazione dell’acquacoltura nei siti Natura 2000 indicano che
è possibile conciliare un’attività commerciale redditizia con la tutela della
biodiversità. I servizi ambientali offerti dall’acquacoltura estensiva in
stagni costituiscono un esempio concreto di come un’attività economica può
rispondere alle esigenze di conservazione di un habitat o di una specie. ·
Obiettivo per gli Stati membri: realizzare una pianificazione coordinata dello spazio, compresa la
pianificazione dello spazio marittimo a livello dei bacini marittimi, che tenga
conto del potenziale e delle esigenze del settore acquicolo e garantisca l’assegnazione
di spazi adeguati per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nelle acque
marine ed interne. ·
Obiettivo per la Commissione: monitorare l’attuazione della pianificazione coordinata dello spazio
marittimo, divulgare studi ed esperienze per aiutare gli Stati membri nella
loro pianificazione. Organizzare un seminario per lo scambio di buone pratiche
nell’estate 2014. 3.3. Promuovere la competitività
dell’acquacoltura nell’UE Le imprese acquicole dell’UE sono confrontate a
sfide ed opportunità che richiedono soluzioni su misura[29]. Esse potranno
tuttavia beneficiare di un’organizzazione di mercato più efficiente e di
organizzazioni di produttori più strutturate. È una delle priorità della
riforma dell’organizzazione comune di mercato (OCM) e del nuovo Fondo europeo
per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Piani di produzione e
commercializzazione, insieme all’osservatorio europeo dei mercati, aiuteranno i
produttori acquicoli a individuare opportunità commerciali e ad adeguare le
loro strategie di marketing. Le crescenti aspettative dei consumatori riguardo
alla qualità e alla diversità dei prodotti alimentari, soprattutto se di
produzione locale, offrono nuove possibilità per valorizzare le risorse delle
zone costiere e interne. Un’azione coordinata a livello locale tra
imprenditori, autorità pubbliche, associazioni, organismi di ricerca,
istruzione e formazione può contribuire a stimolare l’economia locale e a
soddisfare la crescente domanda di prodotti ittici ottenuti a livello locale
con pratiche sostenibili. La diversificazione delle attività può generare
nuove fonti di reddito per gli operatori. Ad esempio, la combinazione con la
pesca alla lenza e il turismo o l’internalizzazione di alcune attività a monte
o a valle possono offrire opportunità imprenditoriali ai produttori dell’acquacoltura. Anche la ricerca orientata al mercato, l’innovazione
e il trasferimento di conoscenze possono favorire lo sviluppo e la
diversificazione delle attività economiche. A tal fine è necessario che gli
Stati membri incoraggino le sinergie tra i vari programmi di ricerca nazionali
e promuovano la partecipazione del settore ad attività di ricerca e
innovazione, in particolare per l’attuazione dell’agenda strategica di ricerca
della piattaforma europea per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione in acquacoltura
e della strategia a favore della crescita blu[30]. Prevalentemente diffusa nell’Europa centrale e
orientale, l’acquacoltura estensiva in stagni favorisce la biodiversità e,
oltre alla produzione alimentare, offre importanti servizi e prospettive commerciali;
se adeguatamente valorizzato, tale settore può quindi rafforzare la
competitività. È importante che le pubbliche autorità riconoscano le
ripercussioni generate dalle norme applicabili alle zone ricche di
biodiversità, quali i siti Natura 2000, le perdite economiche dovute all’azione
di predatori protetti (ad esempio il cormorano) e gli impegni volontari a
tutela delle acque o della biodiversità. In alcune regioni la presenza di
predatori, e in particolare di cormorani, incide in modo significativo sulla
produttività degli stagni piscicoli. La direttiva Uccelli[31] istituisce un sistema
di deroga volto a tutelare gli interessi dei pescatori e degli acquacoltori.
Gli Stati membri possono avvalersi di tali disposizioni derogatorie per
prevenire i gravi danni cagionati da cormorani alle attività di pesca ed
acquacoltura. Al fine di assistere gli Stati membri, la Commissione ha
recentemente pubblicato un documento di orientamento[32] destinato a chiarire i
concetti chiave per l’attuazione del regime di deroga. ·
Obiettivo per gli Stati membri: avvalersi di tutte le possibilità di finanziamento offerte dalla nuova
OCM e dal FEAMP per sostenere la crescita delle imprese d’acquacoltura, ponendo
l’accento sull’elaborazione di piani di produzione e commercializzazione e su
un migliore coordinamento tra le attività di R&S e le imprese (in
particolare le PMI). Sostenere programmi di istruzione e formazione
professionale per soddisfare il fabbisogno del settore. ·
Obiettivo per la Commissione: coordinare e sostenere la ricerca e l’innovazione per l’acquacoltura
avvalendosi di tutti i pertinenti programmi e fondi dell’UE. Promuovere il
trasferimento di conoscenze, buone pratiche e innovazioni, e segnatamente dei
risultati dei progetti di ricerca promossi dall’UE. Istituire un osservatorio
europeo dei mercati in grado di informare efficacemente gli operatori. 3.4. Promuovere condizioni di
parità per gli operatori dell’UE sfruttandone i vantaggi concorrenziali L’esistenza di norme rigorose in materia di
ambiente, salute degli animali e tutela dei consumatori costituisce uno dei
principali vantaggi concorrenziali dell’acquacoltura europea e dovrebbe essere
sfruttata più efficacemente per far fronte alla concorrenza sui mercati. I controlli sanitari attualmente applicabili sia
ai prodotti unionali che a quelli importati costituiscono di per sé garanzia di
un elevato livello di sicurezza alimentare. In una società sempre più
consapevole, consumatori, ONG e dettaglianti vogliono essere sicuri che i
prodotti che acquistano siano stati ottenuti nel rispetto di norme rigorose in
materia di sostenibilità ambientale e sociale. Il fatto di tenere in debito
conto la sostenibilità dei prodotti dell’acquacoltura europea e di informare i
consumatori al riguardo non può che rafforzare la competitività di questo
settore e dei suoi prodotti e favorirne l’accettazione da parte della società.
Le nuove disposizioni in materia di etichettatura proposte nel regolamento
relativo all’OCM possono contribuire a differenziare più efficacemente i
prodotti dell’acquacoltura unionale; anche i regimi facoltativi di
certificazione possono svolgere un ruolo importante in questo contesto.
Offrendo il vantaggio della prossimità, lo sviluppo di filiere alimentari brevi
può conferire un ulteriore valore aggiunto ai prodotti locali ultrafreschi di
elevata qualità. L’esperienza nel settore agricolo conferma che vi
è una domanda crescente di prodotti alimentari sostenibili e di elevata
qualità. In effetti, negli ultimi dieci anni le vendite al dettaglio di
alimenti biologici nei quattro principali mercati dell’UE hanno registrato una
crescita nettamente superiore a quella della domanda globale di prodotti
alimentari nell’UE, con tassi di crescita medi annui del 7‑15% per gli alimenti
biologici contro il 2‑5% per quelli non biologici[33]. Secondo i dati della
FAO, la produzione dell’acquacoltura biologica in Europa è aumentata ogni anno
di quasi il 30% tra il 1998 e il 2007. Un ruolo importante è svolto dai
dettaglianti che, nell’ambito dei loro impegni globali di responsabilità
sociale, commercializzano prodotti della pesca certificati; nell’ultimo
decennio l’entrata di grandi distributori sul mercato ha contribuito in modo
determinante alla rapida crescita del settore dell’alimentazione biologica. Nel quadro dei suoi accordi commerciali con i
paesi terzi l’UE promuove in tutti i settori, ivi compresa l’acquacoltura, l’adozione
di standard ambientali, sociali, sanitari e fitosanitari elevati. ·
Obiettivo per gli Stati membri: promuovere lo sviluppo di organizzazioni di produttori e di
organizzazioni interprofessionali, anche a livello transnazionale. Questo
favorirebbe la gestione collettiva e/o le iniziative di autoregolamentazione
tra produttori, trasformatori e distributori, ove opportuno in collaborazione
con associazioni dei consumatori e ONG. Sostenere, attuare e controllare i
requisiti e le disposizioni in materia di etichettatura. ·
Obiettivo per la Commissione: garantire la piena attuazione delle norme in materia di etichettatura,
in particolare per quanto riguarda la freschezza, l’origine e la denominazione
commerciale del prodotto. Rafforzare la trasparenza dei mercati e diffondere
informazioni sulle tendenze dei mercati a livello locale, unionale e
internazionale. Lanciare, entro la fine del 2013, una campagna di comunicazione
sui punti di forza dell’acquacoltura dell’UE. ·
Obiettivo per il consiglio consultivo per l’acquacoltura: aiutare il settore acquicolo a meglio strutturare la produzione e la
commercializzazione, anche per quanto riguarda la certificazione e l’etichettatura.
Contribuire a una migliore conoscenza e comprensione del mercato nel settore.
Promuovere iniziative di autoregolamentazione e contribuire ad informare i
consumatori al riguardo. 4. Una nuova governance per
sostenere l’acquacoltura nell’UE Il metodo di coordinamento aperto offre un quadro
per lo sviluppo di strategie nazionali e per il coordinamento delle politiche
tra gli Stati membri dell’UE. Questo processo su base volontaria mira a dare
risposte concrete alle sfide individuate dagli Stati membri e dalle parti
interessate mediante un’azione concertata tra politiche unionali e nazionali,
nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà. Al fine di agevolare gli scambi di conoscenze e
buone pratiche, ogni Stato membro è invitato a designare un punto di contatto
nazionale cui la Commissione farà riferimento, ad esempio, per organizzare
verifiche inter pares o individuare e divulgare le migliori pratiche. 4.1. Piano strategico nazionale
pluriennale per la promozione di un’acquacoltura sostenibile Per favorire un migliore coordinamento delle
azioni intese a promuovere l’acquacoltura, le proposte della Commissione
attualmente all’esame del Parlamento e del Consiglio prevedono che gli Stati
membri elaborino un piano strategico nazionale pluriennale basato sugli
orientamenti strategici dell’UE illustrati nella presente comunicazione. Per
agevolare il lavoro degli Stati membri, la Commissione ha tracciato uno schema
per la stesura del piano (allegato 1). I piani nazionali pluriennali coprono il periodo 2014-2020.
Gli Stati membri sono incoraggiati a effettuare, entro la fine del 2017, una
valutazione intermedia dell’attuazione dei rispettivi piani nazionali. 4.2. Complementarità con il Fondo
europeo per gli affari marittimi e la pesca Il FEAMP, di cui è proposta la creazione, è
destinato a sostenere l’attuazione della politica comune della pesca. Ogni
Stato membro sarà invitato a elaborare un programma operativo (PO) e a
individuare le iniziative che intende finanziare tramite il FEAMP. Nel caso
dell’acquacoltura, per rafforzare la coerenza globale della strategia è
importante che il PO sia conforme al precitato piano nazionale pluriennale. 4.3. Scambio di buone pratiche Il metodo di coordinamento aperto è inoltre inteso
a favorire un processo di apprendimento reciproco tra gli Stati membri. A tal
fine, uno strumento fondamentale è rappresentato da seminari di valutazione inter
pares in cui gli Stati membri possano mettere in comune e valutare l’efficacia
delle buone pratiche individuate nelle politiche, nei programmi o negli accordi
istituzionali, in particolare per quanto riguarda la valutazione e la
mitigazione degli impatti ambientali. Iniziative di questo tipo consentono di
trarre insegnamenti in tutta l’Unione riguardo ai processi di attuazione e agli
approcci strategici. Gli Stati membri sono incoraggiati a presentare,
nei rispettivi piani nazionali pluriennali, tre proposte di buone pratiche. La
Commissione intende organizzare, almeno con cadenza annuale, seminari di
valutazione inter pares per presentare le buone pratiche selezionate e
consentire lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. 4.4. Consiglio consultivo per l’acquacoltura Il dialogo con le parti interessate si è rivelato
essenziale per il conseguimento degli obiettivi della politica comune della
pesca. L’istituzione del consiglio consultivo per l’acquacoltura offrirà alla
Commissione e agli Stati membri la possibilità di beneficiare delle conoscenze
e dell’esperienza di tutti i soggetti interessati. Al consiglio consultivo spetterà il compito di
formulare raccomandazioni che consentano ai responsabili politici di adottare
decisioni basate sui dati. La Commissione incoraggia la partecipazione attiva
di tutti i portatori di interesse: produttori, industria a monte (produttori di
mangimi, istituti di ricerca, veterinari, fornitori di attrezzature), industria
a valle (raccolta, trasporto di animali vivi, trasformazione, esportazione,
distribuzione), associazioni di consumatori, ONG ambientaliste, sindacati, ecc. 4.5. Prossime tappe Gli Stati membri sono invitati a trasmettere alla
Commissione i rispettivi piani nazionali pluriennali al più tardi
contemporaneamente al programma operativo. Entro aprile 2014 la Commissione
intende preparare una relazione di sintesi di tutti i piani nazionali, al fine
di condividere le informazioni tra gli Stati membri e consentire la diffusione
di buone pratiche. Gli Stati membri sono incoraggiati a presentare,
entro la fine del 2017, una valutazione intermedia dell’attuazione dei
rispettivi piani nazionali pluriennali, sulla cui base la Commissione valuterà
l’opportunità di rivedere gli orientamenti strategici. ALLEGATO Schema per la stesura del piano nazionale
pluriennale per lo sviluppo di un’acquacoltura sostenibile 1. Contesto nazionale e
collegamento con i principali obiettivi nazionali ·
Situazione nazionale e approccio strategico per il
conseguimento dei principali obiettivi dell’UE ·
Obiettivo nazionale di crescita quantificato (2014-2020) 2. Risposta agli orientamenti
strategici (a)
Semplificare le procedure amministrative: (1)
Valutazione della situazione nazionale: (a)
Descrizione qualitativa dell’assetto amministrativo
(principali organismi incaricati del rilascio delle licenze, ripartizione delle
competenze tra le amministrazioni, ecc.) (b)
Dati quantitativi e spiegazioni: vedere l’elenco
nel testo principale (2)
Principali elementi della risposta politica
prevista: azioni pianificate volte a ridurre gli oneri amministrativi (3)
Se pertinente, obiettivi quantificati e indicatori
corrispondenti (ad esempio, riduzione prevista dei costi amministrativi e/o
della durata delle procedure, ecc.) (b)
Assicurare lo sviluppo e la crescita
sostenibile dell’acquacoltura grazie a una pianificazione coordinata dello
spazio: (1)
Valutazione della situazione nazionale: quadro
vigente per la pianificazione dello spazio (marittimo e terrestre),
ripartizione delle competenze, piani regolatori già predisposti (2)
Principali elementi della risposta politica
prevista: in che modo si intende promuovere la pianificazione dello spazio
tenendo conto delle esigenze del settore dell’acquacoltura (3)
Se pertinente, obiettivi quantificati e indicatori
corrispondenti (ad esempio, numero di nuove zone destinate all’acquacoltura e
relativa superficie, numero di piani regionali adottati) (c)
Promuovere la competitività dell’acquacoltura
nell’UE: (1)
Valutazione della situazione nazionale: punti di
forza e carenze del settore acquicolo nazionale, forme esistenti di sostegno
alla R&S, settori in cui è particolarmente urgente rafforzare la
competitività (2)
Principali elementi della risposta politica prevista:
attività pianificate volte a sostenere l’innovazione e il collegamento tra
R&S ed imprese, ecc. (3)
Se pertinente, obiettivi quantificati e indicatori
corrispondenti (ad esempio, numero di partenariati tra industria e soggetti del
settore R&S). (d)
Promuovere condizioni di parità per gli
operatori dell’UE sfruttandone i vantaggi concorrenziali: (1)
Valutazione della situazione nazionale:
organizzazioni di produttori, sistemi esistenti per il riconoscimento della
sostenibilità (ad esempio, sistemi volontari nazionali utilizzati da grandi
distributori nazionali), percezione dell’acquacoltura da parte dei cittadini (2)
Principali elementi della risposta politica
prevista (2014-2020): iniziative previste per migliorare l’immagine dei
prodotti dell’acquacoltura dell’UE (ad esempio, campagne di comunicazione,
sostegno alla partecipazione a sistemi volontari, sostegno all’acquacoltura
biologica) (3)
Se pertinente, obiettivi quantificati e indicatori
corrispondenti (ad esempio, quota percentuale dell’acquacoltura biologica e/o
certificata, ecc.) 3. Governance e partenariato ·
Contributi essenziali dei principali attori
interessati (autorità regionali e/o locali, settore, portatori di interesse e
ONG) ·
Nesso con le priorità del programma operativo nell’ambito
FEAMP e le dotazioni finanziarie (FEAMP e altri Fondi unionali o nazionali) ·
Nome e coordinate del punto di contatto nazionale
per la promozione di un’acquacoltura sostenibile 4. Buone pratiche ·
Identificazione e presentazione di 3 buone pratiche
nazionali [1] Ai fini della presente comunicazione, il termine
“prodotti ittici” comprende tutti i prodotti della pesca e dell’acquacoltura. [2] SEC(2011) 883. [3] DG MARE – estrapolazione dai dati Eurostat. [4] DG MARE – estrapolazione dai dati dello CSTEP
(STECF-OWP-12-03). [5] COM(2012) 494. [6] COM(2011) 425. [7] Direttiva 2000/60/CE. [8] Direttiva 2008/56/CE. [9] Regolamento (CE) n. 304/2011. [10] http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/Aqua-N2000%20guide.pdf [11] Relazione tecnica del CCR “An approach towards European
Aquaculture Performance Indicators”. [12] Dati ricavati dal progetto ShoCMed della FAO, integrati da
informazioni provenienti da associazioni di produttori e autorità pubbliche
http://www.faosipam.org/?pag=content/_ShowPortal&Portal=SHOCMED [13] http://www.europarl.europa.eu/committees/en/studiesdownload.html?languageDocument=EN&file=29819 [14] http://www.windbarriers.eu/fileadmin/WB_docs/documents/WindBarriers_report.pdf [15] http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/business-environment/administrative-burdens/ [16] COM(2012) 795 final. [17] Per ulteriori informazioni sul gruppo ad alto livello: http://ec.europa.eu/dgs/secretariat_general/admin_burden/ind_stakeholders/ind_stakeholders_en.htm
[18] http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/documentation/studies/documents/economic_effects_maritime_spatial_planning_en.pdf; http://www.windbarriers.eu/fileadmin/WB_docs/documents/WindBarriers_report.pdf [19] Relazione tecnica del CCR “An approach towards European
Aquaculture Performance Indicators”. [20] http://www.bim.ie/media/bim/content/BIM_CLAMS_Explanatory_Handbook.pdf [21] http://www.intecmar.org/esga/ [22] http://www.mmm.fi/en/index/frontpage/Fishing,_game_reindeer/Fisheriesindustry/aquaculture.htm
[23] Ad esempio, la tabella di marcia “Windspeed” http://www.windspeed.eu/ [24] Res. GFCM/36/2012/1 http://www.faosipam.org/GfcmWebSite/docs/RecRes/RES-GFCM_36_2012_1.pdf [25] http://www.aquabestproject.eu [26] COM(2013) 133 final. [27] http://www.europarl.europa.eu/committees/en/studiesdownload.html?languageDocument=EN&file=29819 [28] Si veda, ad esempio:
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/guidance_en.htm http://www.project-gpwind.eu/ [29] http://www.europarl.europa.eu/committees/en/pech/studiesdownload.html?languageDocument=EN&file=29823 [30] COM(2012) 494 final. [31] Direttiva 79/409/CEE del Consiglio. [32] http://ec.europa.eu/environment/nature/cormorants.htm [33] Dati Eurostat e http://ec.europa.eu/agriculture/analysis/markets/organic_2010_en.pdf