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LIBRO VERDE Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030 /* COM/2013/0169 final */


LIBRO VERDE

Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030

1.           Introduzione

L’UE dispone di un quadro chiaro per orientare le politiche in materia di energia e clima fino al 2020. Questo quadro integra diversi obiettivi strategici, come ad esempio la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (detti anche “gas serra”), la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e il sostegno alla crescita, alla competitività e all’occupazione nell’ambito di un approccio che associ alta tecnologia, efficienza in termini di costo e efficacia nell’utilizzo delle risorse. A questi tre obiettivi strategici sono associati tre obiettivi principali per le riduzioni delle emissioni dei gas serra, l’energia rinnovabili e i risparmi energetici. Esistono obiettivi aggiuntivi per l’energia utilizzata dal settore dei trasporti. Parallelamente l’UE ha predisposto un quadro regolamentare per favorire la creazione di un mercato unico dell’energia che sia aperto, integrato e competitivo per l’energia che promuova la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Mentre l’UE registra buoni progressi verso il conseguimento degli obiettivi del 2020, creando il mercato interno dell’energia e conseguendo altri obiettivi di politica energetica, adesso occorre riflettere su un nuovo quadro per il 2030 per le politiche sul clima e l’energia. Stabilire rapidamente il quadro per il 2030 è importante per tre ragioni:

· innanzitutto cicli di investimento lunghi implicano che l’infrastruttura finanziata a breve termine esisterà ancora nel 2030 e dopo e che gli investitori hanno bisogno di certezza e di meno rischi regolamentari;

· in secondo luogo, l’esplicitazione degli obiettivi per il 2030 favorirà i progressi verso un’economia competitiva e un sistema energetico sicuro creando una maggiore domanda di tecnologie efficienti e a bassa intensità di carbonio e incentivando lavori di ricerca, sviluppo e innovazione che possono creare nuove opportunità di lavoro e di crescita. Ciò a sua volta riduce i costi economici, sia direttamente che indirettamente.

· Infine, i negoziati per un accordo internazionale vincolante sulla mitigazione dei cambiamenti climatici sono stati difficili, e un accordo internazionale è previsto per il 2015. Prima di questa data l’UE dovrà giungere ad un accordo su una serie di questioni, ivi compreso il suo livello di ambizione, in modo da impegnarsi attivamente con altri paesi.

Il quadro per il 2030 deve essere sufficientemente ambizioso al fine di garantire che l’UE sia sulla buona strada per conseguire gli obiettivi climatici a più lungo termine. Deve però anche tenere conto di una serie di modifiche significative intervenute da quando è stato concordato il quadro iniziale nel 2008/2009:

· le conseguenze della crisi economica attuale;

· i problemi di bilancio degli Stati membri e delle imprese che hanno difficoltà a mobilitare fondi in vista di investimenti a lungo termine;

· l’evoluzione dei mercati energetici UE e mondiali, anche in relazione alle energie rinnovabili, al gas e al petrolio non convenzionali e all’energia nucleare;

· le preoccupazioni delle famiglie sull’accessibilità dei prezzi dell’energia e quelle delle imprese materia di competitività;

· i diversi livelli di impegno e ambizione dei partner internazionali in materia di riduzione delle emissioni dei gas serra.

Il quadro per il 2030 deve basarsi sugli insegnamenti tratti dal quadro attuale: cosa ha funzionato, cosa non ha funzionato e cosa può essere migliorato. Dovrebbe tenere conto anche degli sviluppi a livello internazionale e incentivare un’azione internazionale più incisiva per il clima. Deve stabilire come ottimizzare le sinergie e affrontare i compromessi tra gli obiettivi di competitività, sicurezza dell’approvvigionamento energetico e sostenibilità.

Il quadro dovrebbe tener conto della prospettiva a più lungo termine che la Commissione ha definito nel 2011 nella tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, nella tabella di marcia 2050 per l’energia e nel Libro bianco sui trasporti. Il Parlamento europeo ha adottato risoluzioni su ciascuna di queste tabelle di marcia[1] che sono state messe a punto in linea con l’obiettivo di ridurre, entro il 2050, i gas serra da 80 a 95% rispetto ai livelli del 1990, come impegno indispensabile del gruppo dei paesi sviluppati. Gli scenari illustrati in queste tabelle di marcia suggeriscono i seguenti elementi:

· Entro il 2030 le emissioni di gas serra dell'Unione dovranno essere ridotte del 40% per poter conseguire una riduzione dell’80-95% entro il 2050, in linea con l’obiettivo concordato a livello internazionale di limitare il riscaldamento globale a 2 ºC.

· L'aumento della quota di energie rinnovabili, il rafforzamento dell’efficienza energetica e lo sviluppo di infrastrutture energetiche migliori e più intelligenti costituiscono opzioni “senza rimpianti” per la trasformazione del sistema energetico dell’UE.

· Per le energie rinnovabili, gli scenari figuranti nella tabella di marcia all’orizzonte 2050 prevedono una quota di circa il 30%.

· Per ammodernare il sistema energetico, con o senza decarbonizzazione, sono necessari investimenti significativi che avranno un impatto sui prezzi dell’energia nel periodo fino al 2030.

Lo scopo del presente Libro verde è consultare i portatori di interesse per ottenere elementi e pareri su cui fondare l’elaborazione del quadro all’orizzonte 2030. Il presente documento inizia con una panoramica del quadro attuale e di quanto è stato realizzato finora, e prosegue elencando gli aspetti sui quali è sollecitato il parere delle parti interessate. Parallelamente la Commissione sta effettuando delle consultazioni su questioni relative ai negoziati internazionali in vista di un accordo vincolante sull'azione a favore del clima e sulla sua politica per consentire la dimostrazione della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio.

2.           L’attuale quadro politico dell’UE e i risultati conseguiti

L’attuale quadro di riferimento si articola attorno a tre obiettivi principali da realizzare entro il 2020: 1) l’obiettivo per l’UE di riduzione delle emissioni dei gas serra del 20% rispetto alle emissioni del 1990; 2) l’obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili sul consumo energetico dell’UE, con obiettivi specifici per i vari Stati membri; 3) una riduzione del 20% del consumo energetico rispetto alle proiezioni. Inoltre, per il 2020 sono previsti obiettivi specifici per l’energia rinnovabile nel settore dei trasporti (10%) e la decarbonizzazione dei combustibili per il trasporto (6%). Il quadro tiene conto anche dei vari mix energetici, della ricchezza economica e della capacità di agire degli Stati membri, prevedendo meccanismi destinati a garantire un’equa condivisione degli sforzi. Sono previste anche misure destinate ad affrontare i rischi di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e i relativi impatti sui settori industriali ad elevata intensità energetica. Il quadro si basa su un’ampia gamma di strumenti finanziari dell’Unione e sul piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET). La Commissione ha proposto inoltre una revisione della legislazione UE in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità per eliminare le sovrapposizioni tra gli strumenti fiscali esistenti[2]. Il quadro per il 2020 è integrato dalla strategia energetica 2020[3] che analizza le sfide e le misure necessarie per garantire un sistema competitivo, sostenibile e sicuro.

2.1.        L'obiettivo del 20% di riduzione delle emissioni dei gas serra e le relative misure di attuazione

L’obiettivo di riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 si iscrive nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS) e della decisione sulla condivisione dello sforzo, che definisce gli obiettivi di riduzione nei settori che non rientrano nell’EU ETS. Le misure adottate dall'UE e dagli Stati membri per ridurre le emissioni contribuiscono peraltro alla realizzazione di questo obiettivo. Nel 2011 le emissioni dei gas serra considerate nel pacchetto “clima e energia” sono state, secondo le stime, inferiori del 16% ai livelli del 1990.

Il sistema ETS determina un prezzo uniforme del carbonio per i grandi impianti industriali, il settore dell’elettricità e il settore aeronautico. Si applica ad oltre 10 000 impianti e quasi il 50% delle emissioni totali dei gas serra dell’UE. Questo prezzo uniforme garantisce il conseguimento degli obiettivi climatici all’insegna dell’efficacia dei costi e l’applicazione di regole identiche alle imprese in tutta l’UE. Il prezzo del carbonio fa ormai parte degli elementi presi in considerazione nelle decisioni operative e di investimento delle imprese europee e ha contribuito a riduzioni sostanziali delle emissioni. Non ha tuttavia avuto un impatto sugli investimenti a lungo termine a favore della decarbonizzazione. Anche se il massimale delle emissioni ETS diminuirà di circa il 21% nel 2020 (rispetto ai valori del 2005) e continuerà a calare dopo il 2020, dando in linea di principio una garanzia giuridica sulla necessità di importanti investimenti a favore della decarbonizzazione, le notevoli eccedenze di quote, dovute in parte alla crisi economica, fanno sì che questa diminuzione non si ripercuota sul prezzo del carbonio. Il prezzo ridotto del carbonio non incentiva sufficientemente gli investitori nella buona direzione ed aumenta il rischio di non riuscire ad affrancarsi dal carbonio (il cosiddetto “carbon lock-in"). Alcuni Stati membri sono preoccupati per questa evoluzione e hanno adottato, o pensano di farlo, misure nazionali, tra cui la tassazione di combustibili ad alta intensità di carbonio nei settori ETS. Il rischio di frammentazione dell'azione aumenta, mettendo a repentaglio il mercato unico, in quanto le politiche nazionali e settoriali minano il ruolo dell'ETS e le condizioni eque che questi dovrebbe istituire. La relazione sul mercato del carbonio analizza più dettagliatamente il funzionamento dell’ETS[4].

La decisione sulla condivisione dello sforzo fissa obiettivi nazionali per le emissioni di gas serra in settori cui il sistema ETS non si applica. L’obiettivo aggregato è una riduzione delle emissioni pari al 10% delle emissioni a livello dell'UE rispetto ai valori del 2005. Molte politiche dell'UE, ivi compresi degli atti legislativi e delle iniziative settoriali, hanno contribuito a ridurre le emissioni in questi settori. Si tratta di misure destinate a migliorare l’efficienza energetica e a ridurre le emissioni di CO2 delle automobili, del settore residenziale e delle apparecchiature a forte consumo di energia, ma anche di misure relative a tipi specifici di rifiuti e alle politiche ambientale, dell’agricoltura e di destinazione dei suoli (cfr. l’allegato). L’attuazione di misure per conseguire l’obiettivo in termini di energie rinnovabili e efficienza energetica contribuisce all'ulteriore riduzione delle emissioni. Gli obiettivi nazionali sono assegnati agli Stati membri in funzione della loro capacità economica. Alcuni devono ridurre le emissioni rispetto ai valori del 2005, mentre altri possono permettersi dei piccoli aumenti. Nell’insieme l’UE sta per conseguire l’obiettivo di una riduzione del 10% ma sussistono importanti differenze tra gli Stati membri. Circa metà dei paesi deve adottare misure addizionali. Inoltre la decisione sulla condivisione dello sforzo consente una certa flessibilità agli Stati membri nel conseguimento dei loro obiettivi, sia mediante l’acquisizione di crediti internazionali che mediante scambi con gli Stati membri che hanno superato i loro obiettivi. L’obiettivo per le energie rinnovabili e le misure di attuazione

L’UE progredisce nel conseguimento dell’obiettivo del 20% di energie rinnovabili nel consumo lordo finale di energia entro il 2020. Nel 2010 la quota delle energie rinnovabili era pari al 12,7% contro 8,5% nel 2005. Nel periodo 1995-2000, quando non esisteva un quadro regolamentare, la quota delle energie rinnovabili è aumentata dell'1,9% l'anno. Successivamente all’adozione di obiettivi indicativi (2001-2010), la quota delle energie rinnovabili è aumentata del 4,5% l'anno. Con la fissazione di obiettivi nazionali vincolanti, questo aumento è stato superiore ma deve arrivare ad una media del 6,3% l’anno per conseguire l’obiettivo generale del 2020. La quota delle energie rinnovabili nei trasporti è arrivata a 4,7% nel 2010 rispetto a 1,2% nel 2005. Nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, l’energia rinnovabile continua ad aumentare e si prevede un raddoppio della quota entro il 2020. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri dovrà adottare nuove misure per conseguire gli obiettivi del 2020, vista la riduzione dei meccanismi di sostegno e l’accesso più difficile ai finanziamenti nel contesto della crisi economica.

La Commissione ha tracciato un quadro della situazione delle energie rinnovabili nell’UE nel 2012[5]. Una relazione aggiornata sullo stato di avanzamento è pubblicata parallelamente al presente Libro verde. Gli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione e la diffusione su ampia scala nel settore hanno contribuito a ridurre considerevolmente il costo delle tecnologie nel settore delle energie rinnovabili. La diffusione su ampia scala comporta importanti problematiche, tra cui la piena integrazione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico dell'UE in modo da far fronte alla natura intermittente di queste fonti energetiche e il miglioramento della cooperazione tra gli Stati membri ai fini del conseguimento dei loro obiettivi. L’accoppiamento dei mercati all’ingrosso dell’elettricità dell’UE favorirà l’integrazione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico e la realizzazione di reti intelligenti che consentono l’adeguamento della produzione, del controllo della rete, dello stoccaggio e del consumo all'evoluzione della situazione dei mercati. Saranno comunque necessari ingenti investimenti nelle reti di trasporto e distribuzione, anche mediante infrastrutture transfrontaliere, per completare il mercato interno dell’energia ed integrarvi le energie rinnovabili. Un’altra sfida importante sarà garantire nel corso del tempo il miglioramento della redditività delle fonti energetiche rinnovabili, al fine di limitare il ricorso ai meccanismi di sostegno per le tecnologie e i settori che ne hanno bisogno. Questi meccanismi dovrebbero essere concepiti in modo da evitare la sovracompensazione, migliorare l’efficienza rispetto ai costi, incentivare una forte riduzione dei gas serra, rafforzare l'innovazione, garantire un uso sostenibile delle materie prime, adattarsi all’evoluzione dei costi per evitare la dipendenza dalle sovvenzioni, essere coerenti in tutti gli Stati membri e, in particolare per quanto riguarda i biocombustibili, garantire la compatibilità con l’OMC.

2.2.        L’obiettivo di risparmio energetico e le misure di attuazione

L’obiettivo per il 2020 di una riduzione del 20% del consumo di energia primaria (rispetto alle proiezioni del 2007) non è giuridicamente vincolante per gli Stati membri; tuttavia sono stati registrati progressi significativi. Dopo anni di costante aumento, il consumo di energia primaria ha raggiunto il massimo livello nel 2005/2006 (circa 1825 Mtep) mentre dal 2007 è in leggera diminuzione (per raggiungere 1730 Mtep nel 2011). Questa tendenza è dovuta in parte alla crisi economica e in parte all’efficacia delle politiche vigenti, ma è riconducibile anche alla riduzione dell’intensità energetica dell’industria dell’UE che era 149 tep nel 2010, rispetto a 174 nel 2000 e 167 nel 2005.

Da quando è stata adottata la direttiva sull’efficienza energetica (DEE) nel 2012, l’UE dispone di un quadro legislativo completo che deve essere integralmente attuato dagli Stati membri. La DEE contribuirà a determinare progressi in questo settore, anche se l’analisi preliminare della Commissione indica che con le politiche attuali l’obiettivo del 2020 non sarà conseguito[6]. In parte il problema è legato alla mancanza di strumenti adeguati per il monitoraggio dei progressi e la valutazione degli impatti a livello di Stati membri. Un altro elemento spinoso è la mobilitazione dei fondi necessari per garantire progressi costanti.

Dal 2009-2010 sono state adottate misure di attuazione nell’ambito delle direttive sull’ecoprogettazione e l’etichettatura energetica dei prodotti connessi all’energia. Queste misure riducono la domanda di energia dei prodotti industriali e dei prodotti per la casa. Sono state adottate misure per una serie di apparecchi elettronici per uso domestico, tra cui lavastoviglie, frigoriferi, lavatrici, televisori e pneumatici, ma anche per prodotti industriali tra cui motori, ventilatori e pompe. Si prevede che le misure adottate in materia di ecoprogettazione e etichettatura determineranno risparmi energetici dell’ordine di 30 Mtep nel 2020.

Per quanto riguarda l’energia consumata nel parco immobiliare, soprattutto per il riscaldamento e il raffreddamento, l’UE nel 2010 ha adottato la revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD). Oltre all’obbligo per gli Stati membri di applicare requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici nuovi ed esistenti, la direttiva impone loro anche di provvedere affinché entro il 2021 tutti i nuovi edifici siano "edifici a energia quasi zero". Tuttavia i ritardi accumulati e l’incompletezza di alcune misure nazionali di attuazione rischiano di mettere a repentaglio il contributo indispensabile del settore immobiliare alla riduzione delle emissioni di gas serra e del consumo energetico. Si stima che il potenziale di risparmi efficaci rispetto ai costi del settore edilizio sia pari a 65 Mtep da qui al 2020. L’UE ha sostenuto lo sviluppo di tecnologie efficienti sotto il profilo energetico, in particolare nell’ambito di partenariati pubblico-privato sugli edifici efficienti sul piano energetico, le automobili verdi e la produzione sostenibile.

Nel settore dei trasporti, i regolamenti che istituiscono norme di prestazione per i veicoli utilitari leggeri hanno portato a riduzioni significative delle emissioni di gas serra, come lo dimostra l’evoluzione delle emissioni medie di CO2 del parco dei veicoli nuovi, passate da 172 g al kilometro nel 2000 a 135,7 g al kilometro nel 2011.

2.3.        Sicurezza dell’approvvigionamento e accessibilità dei prezzi dell’energia nel mercato interno dell’energia

Il pacchetto “energia e clima” del 2009 non è il solo asse di lavoro in questo ambito. Nel 2009 e 2010, l’UE ha adottato una legislazione organica relativa al mercato dell’elettricità e del gas naturale e, a seguito di due crisi di approvvigionamento del gas, il regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamento del gas. Visto che nessuno degli obiettivi della politica energetica può essere conseguito in assenza di connessioni di rete adeguate, la Commissione ha proposto anche un regolamento sugli orientamenti in materia di infrastrutture energetiche transeuropee sul quale il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico. Questo regolamento affronta le sfide legate alle infrastrutture per garantire una vera interconnessione sul mercato interno, l’integrazione dell’energia proveniente da fonti rinnovabili caratterizzate da variabilità e il rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento[7].

Altre misure dell’UE, tra cui il piano strategico europeo per le tecnologie energetiche, sono destinate ad incoraggiare una riconversione tecnologica mediante progetti di sviluppo e di dimostrazione concernenti tecnologie nuove e innovative: biocarburanti di seconda generazione, reti elettriche intelligenti, città e reti intelligenti, stoccaggio dell’elettricità e mobilità elettrica, tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, energia nucleare di prossima generazione, riscaldamento e raffreddamento a partire da fonti rinnovabili. All’inizio del 2013 la Commissione ha proposto inoltre una direttiva sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi che sarà supportata dalla revisione proposta degli orientamenti TEN-T.

Vari problemi non sono stati affrontati all’epoca del pacchetto “energia e clima” del 2009. Ad esempio non state definite le infrastrutture di trasporto e distribuzione necessarie. Le sfide in materia di gestione legate all’introduzione delle fonti rinnovabili, in particolare la questione della variabilità della fornitura di energia proveniente da alcune fonti rinnovabili (energia eolica e solare, ad esempio), non sono state pienamente considerate ed è stato sottovalutato l'impatto sull’integrazione del mercato di un gran numero di meccanismi di sostegno nazionali diversi per le energie rinnovabili.

Il terzo pacchetto “energia” affronta la questione dell’incentivazione della concorrenza sul mercato, ma non si preoccupa di sapere se il mercato offra gli incentivi necessari per investire nella produzione, il trasporto e la distribuzione, o la capacità di stoccaggio in un sistema con una percentuale superiore di energie rinnovabili. Fintanto che i costi delle energie rinnovabili non sono competitivi, l’obiettivo di un sistema energetico più sostenibile deve essere conciliato con l’esigenza di un mercato pienamente liberalizzato e integrato che consenta una mobilitazione ed una ripartizione efficiente degli investimenti.

Le evoluzioni e le tendenze importanti in atto, sia all’interno che all’esterno dell’UE, sono in particolare la dipendenza crescente dell’UE dalle importazioni di energia e i progressi tecnologici realizzati dai nostri principali concorrenti, le nuove vie di approvvigionamento e il profilarsi di nuovi produttori di energia in Africa e in America latina. Questi elementi avranno un impatto sul costo dell’energia e la sicurezza dell’approvvigionamento nell’UE.

3.           Elementi fondamentali per questa consultazione

Il quadro 2030 per le politiche in materia di clima ed energia si baserà sui notevoli progressi realizzati in questi ambiti. Occorre trarre gli insegnamenti dal quadro vigente e stabilire i miglioramenti che occorre apportare. L’esperienza e i pareri dei portatori di interesse, laddove possibile corroborati da prove affidabili, sono fondamentali per quattro aspetti: obiettivi; altri strumenti politici; competitività; e le diverse capacità di intervento degli Stati membri.

3.1.        Obiettivi

Le questioni fondamentali legate al nuovo quadro per le politiche in materia di clima e energia all’orizzonte del 2030 riguardano le tipologia, la natura e il livello degli obiettivi stabiliti e le loro interazioni. Gli obiettivi devono essere stabiliti a livello di UE, nazionale o settoriale ed essere giuridicamente vincolanti.? Vi sono pareri discordanti sulla necessità di obiettivi e la loro tipologia. L’esperienza maturata con il quadro attuale dimostra che gli obiettivi imprimono uno slancio generale, tracciano una prospettiva a lungo termine per gli investimenti e costituiscono un riferimento per la valutazione dei progressi realizzati, ma alcuni portatori di interesse fanno notare che gli obiettivi e le politiche attuali non sono sufficientemente coerenti ed efficienti dal punto di vista dei costi, o non tengono in sufficiente considerazione la competitività, la sostenibilità economica e la maturità delle tecnologie. Il quadro 2030 dovrebbe tener conto dell’evoluzione delle tecnologie nel tempo e promuovere la ricerca e l’innovazione. Occorre pertanto stabilire obiettivi che possano, nel modo migliore e più efficace rispetto ai costi, orientare le politiche in materia di clima ed energia da qui al 2030, e valutare la possibilità di semplificare l’approccio attuale , in particolare per quanto riguarda la necessità di vari sotto-obiettivi come quelli fissati per i trasporti. Nell’ambito di questa analisi si dovrebbe anche valutare se occorre fissare un unico obiettivo in termini di riduzione delle emissioni dei gas serra per il 2030, tenendo conto di altri obiettivi come la sicurezza dell’approvvigionamento e la competitività.

Gli obiettivi attuali delle politiche in materia di energia e clima per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento della quota delle fonti di energia rinnovabili e i risparmi energetici sono stati concepiti in modo da favorirsi reciprocamente e si osservano effettivamente delle interazioni tra loro. Una percentuale più elevata di energie rinnovabili può determinare una riduzione delle emissioni di gas serra a condizione che le fonti di energia rinnovabili non vadano a sostituire altre fonti a bassa intensità di carbonio, e il miglioramento dell’efficienza energetica può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra ed agevolare il conseguimento degli obiettivi in materia di energie rinnovabili. È chiaro che vi sono sinergie ma si registrano anche potenziali compensazioni. Ad esempio, dei risparmi energetici e una produzione energetica di origine rinnovabile più elevati del previsto possono determinare una diminuzione del prezzo del carbonio per via della riduzione della domanda di quote di emissione nell’ambito del sistema ETS. A sua volta ciò può indebolire il segnale di prezzo dell’ETS a favore dell’innovazione e degli investimenti nell’efficienza e lo sviluppo di tecnologie a bassa intensità di carbonio, senza tuttavia incidere sul conseguimento dell'obiettivo generale di riduzione delle emissioni di gas serra.

Un quadro per il 2030 con molteplici obiettivi dovrà trattare espressamente queste interazioni. Dovrà inoltre riconoscere che l’aumento della quota di energie rinnovabili e dei risparmi energetici non basterà da solo a garantire la competitività o la sicurezza dell’approvvigionamento. Occorreranno comunque politiche specifiche e forse anche indicatori supplementari più direttamente legati a questi obiettivi.

È opinione ampiamente condivisa che sarà necessario stabilire obiettivi temporanei per le riduzioni delle emissioni di gas serra per raggiungere la percentuale di riduzione auspicata dell'80%-95% entro il 2050. In questo senso è fondamentale decidere il livello più adeguato per un tale obiettivo intermedio. Nella tabella di marcia per raggiungere un’economia a basse emissioni di carbonio nel 2050 si stima che una riduzione delle emissioni del 40% rispetto al 1990 entro il 2030 possa essere efficace sotto il profilo dei costi. Una riduzione inferiore al 40% aumenterebbe i costi di decarbonizzazione dell'economia a lungo termine. Da un lato la tabella di marcia prevede che riduzioni di gas serra del 40% entro il 2030 possano essere raggiunte senza un aumento indebito dei costi del nostro sistema energetico, ma dall’altro lato mobilitare i finanziamenti necessari per coprire i costi di capitale per investimenti iniziali ingenti potrebbe essere complesso.

Dalla tabella di marcia per l'energia 2050 emerge che la quota delle energie rinnovabili nel sistema energetico deve continuare a crescere dopo il 2020. L’ipotesi di un obiettivo per il 2030 per le energie rinnovabili dovrebbe essere considerata attentamente, poiché molte fonti energetiche rinnovabili attualmente disponibili non saranno più in una fase iniziale di sviluppo e ci sarà una crescente concorrenza di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Si dovrebbe inoltre valutare se una maggiore quota di energie rinnovabili a livello di UE possa essere raggiunta senza un obiettivo specifico, ma tramite misure ETS e regolamentari volte a creare condizioni di mercato eque. I termini di un eventuale obiettivo sulle energie rinnovabili varieranno a seconda che i) l'obiettivo sia considerato o meno necessario per garantire maggiori quote delle energie rinnovabili dopo il 2020, contribuendo così ad aumentare le fonti energetiche interne, ridurre la dipendenza dalle importazioni, oltre a creare occupazione e crescita e ii) tale proposito sia o meno, e in quale modo, realizzabile senza effetti indesiderati dei piani di sostegno alle energie rinnovabili sui mercati dell'energia, sui prezzi dell'energia e sui bilanci pubblici. È necessario stabilire se gli obiettivi sull’energia rinnovabile possano essere raggiunti in maniera più efficiente con un nuovo obiettivo fondamentale con o senza sotto-obiettivi per i settori come i trasporti, l'industria e l'agricoltura, e/o con altre misure specifiche. Qualsiasi obiettivo o politica che riguardi le energie rinnovabili dovrà tenere conto i dati in continua crescita sulla sostenibilità, i costi, il grado di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale di innovazione.

Il quadro UE delle politiche per l'efficienza energetica è appena stato aggiornato con l'adozione della direttiva sull'efficienza energetica. Tale direttiva sarà riesaminata nel 2014 in funzione dell'obiettivo per il 2020. Le discussioni relative all’obiettivo di risparmio energetico per il 2030 vanno considerate alla luce di questo contesto. A tale proposito ci sono diversi aspetti da considerare. Innanzitutto, l’efficienza energetica e i relativi risparmi energetici sono riconosciuti come opzioni “senza rimpianti” per trasformare il sistema energetico dell’UE nel quadro della Tabella di marcia per l’energia 2050. Sebbene i dati completi sulle prestazioni dei sistemi attuali saranno disponibili al più presto nel 2014, è essenziale garantire che un eventuale obiettivo sui risparmi energetici sia in linea con tutti altri obiettivi. Sarà inoltre opportuno chiedersi se i progressi nell'efficienza energetica potranno essere raggiunti in maniera più efficace tramite obiettivi posti nei confronti degli Stati membri o di settori specifici.

Sarà inoltre necessario considerare se il riferimento per un tale obiettivo debbano continuare ad essere i livelli di consumo energetico in termini assoluti o se non sia più opportuno stabilire un obiettivo in termini relativi legato all'intensità energetica (ad esempio il consumo energetico in relazione al PIL o al valore aggiunto lordo). Se da un lato un obiettivo in termini assoluti sarebbe più idoneo a raggiungere un risparmio globale, un obiettivo in termini relativi potrebbe tenere maggiormente conto delle dinamiche dell'economia dell'Ue e della realtà dello sviluppo economico.

Contrariamente a quanto vale per la riduzione delle emissioni di gas serra e per le energie rinnovabili, l'attuale approccio all'efficienza energetica è basato su una combinazione di obiettivi non vincolanti e di misure vincolanti. La necessità di una legislazione UE (ad esempio il quadro per la progettazione ecocompatibile, la direttiva per l’efficienza energetica, la direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia) per il quadro per il 2020 è legata, quantomeno in parte, all'assenza di obiettivi vincolanti di risparmio energetico per gli Stati membri. Gli obiettivi vincolanti per il risparmio energetico/per l’intensità energetica dovrebbero conferire un margine di manovra agli Stati membri nel raggiungimento dell'obiettivo, possibilmente con meno misure vincolanti a livello di UE. Tuttavia questo tipo di approccio dovrebbe tenere conto del fatto che gran parte della legislazione dell'UE che contribuisce a ridurre il consumo energetico svolge anche un ruolo fondamentale nel creare un mercato interno per i prodotti interessati (ad esempio il quadro per la progettazione ecocompatibile). Se gli obiettivi rimangono non vincolanti, si dovrà valutare se le attuali misure concrete sono sufficienti o se sono necessarie nuove misure. Sarà fondamentale chiedersi in quale misura i mercati dell’energia, tramite il segnale del prezzo e la gestione della domanda, saranno in grado, da soli, di dare un impulso sufficiente per migliorare l’efficienza energetica, che comporti anche un cambiamento delle abitudini dei consumatori, e se l’ETS e il suo impatto sui prezzi dell’elettricità incentiveranno i risparmi energetici anche senza obiettivi o misure di natura specifica. L'elasticità dei prezzi relativamente bassa della domanda in ambito energetico in molti settori importanti dell'economia e i livelli futuri prospettati nonché la variabilità del prezzo ETS sono aspetti che dovranno essere tenuti in debita considerazione.

3.2.        Coerenza degli strumenti politici

Gli obiettivi per il 2020 sono stati attuati con strumenti politici a livello di UE strettamente legati al mercato interno. Gli Stati membri hanno maggiori margini di manovra nell'attuazione della legislazione dell'UE relativa alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica e alle emissioni di gas serra escluse dall'ETS, come ad esempio nel settore dei trasporti. Di conseguenza a livello nazionale sono stati adottati approcci diversi in termini di piani di sostegno alle energie rinnovabili, imposte sull’energia e sul CO2, norme sulla prestazione energetica nell’edilizia e altre politiche in favore dell’efficienza energetica.

Probabilmente sarà necessaria una combinazione di strumenti per raggiungere i diversi obiettivi strategici e affrontare gli ostacoli nel mercato. Come già indicato, questi strumenti sono destinati a interagire gli uni con gli altri. Alcuni portatori di interesse hanno espresso critiche sulla mancanza di una coerenza generale tra le politiche che consegue a tali interazioni e hanno invocato un miglioramento dell'efficacia sotto il profilo dei costi di diverse misure in materia di clima e ambiente tecnicamente realizzabili. Inoltre, le misure adottate a livello nazionale non dovrebbero tradursi in una frammentazione del mercato interno. Sarebbe opportuno trattare in via prioritaria gli investimenti nelle infrastrutture, in particolare nelle reti, volti a consolidare l'integrazione del mercato dell'UE e garantire la sostenibilità, la competitività e la sicurezza dell’approvvigionamento.

Occorre pertanto che il quadro strategico per il 2030 sappia bilanciare le misure di attuazione concrete a livello di UE e la flessibilità degli Stati membri nel raggiungere gli obiettivi nella maniera più adeguata alla realtà nazionale, nei limiti delle esigenze del mercato interno. L’attuale equilibrio dell'approccio tra strumenti a livello di UE e obiettivi degli Stati membri/strumenti nazionali dovrà essere analizzato in maniera più approfondita, tenendo conto anche degli impatti dei sussidi per i combustibili fossili. Anche in questo sarà necessario considerare un’equa condivisione degli sforzi.

Oltre agli strumenti di natura regolamentare, l’UE fornisce anche un considerevole sostegno finanziario correlato ai cambiamenti climatici e all'energia sostenibile, in particolare tramite la politica di coesione, i programmi di ricerca dell'UE e, in futuro, del meccanismo per collegare l'Europa. Gli obiettivi delle azioni per il clima costituiranno almeno il 20% degli stanziamenti dell’UE nel periodo 2014-2020. Tali obiettivi saranno pertanto raggiunti impiegando strumenti in grado di contribuire a rafforzare la sicurezza in ambito energetico, creare un'economia a bassa intensità di carbonio, efficiente nell'uso delle risorse e resiliente ai cambiamenti climatici che migliorerà la competitività dell'Europa e creerà nuovi posti di lavoro più "verdi".

L’accesso ai crediti internazionali dopo il 2020 dovrà essere preso in esame. Il ricorso ai crediti internazionali può limitare i costi, ma può anche contribuire all’incertezza su quanto richiesto a livello nazionale e ha contribuito all’eccedenza di quote nell‘ETS. Inoltre, tramite il meccanismo di sviluppo pulito, l’industria e i governi dei paesi dell’UE hanno sovvenzionato settori concorrenti soprattutto in economie emergenti come la Cina, l’India e il Brasile. Passare dalle compensazioni basate sui progetti allo scambio di emissioni e ad altri meccanismi di mercato potrebbe consentire di tenere maggiormente conto delle diverse capacità dei paesi di intervenire in materia di cambiamenti climatici e di sostenere i progressi nello sviluppo di un mercato del carbonio più globale e con una più ampia partecipazione internazionale.

Nei settori come i trasporti marittimi e aerei, gli sforzi a livello politico si traducono anche in un sostegno coordinato alle norme e politiche concordate a livello internazionale al fine di conseguire in maniera efficiente una riduzione generalizzata delle emissioni. In questo senso un primo traguardo è costituito dall’indice di efficienza energetica in materia di progettazione, deciso in seno all’Organizzazione marittima internazionale ed entrato in vigore nel 2013, che si auspica possa ridurre l'aumento delle emissioni di gas serra derivanti dal settore dei trasporti marittimi nel suo complesso.

3.3.        Rafforzare la competitività dell’economia dell’UE

Uno degli obiettivi principali della politica energetica dell’UE è garantire un sistema energetico che contribuisca alla competitività dell’economia dell’UE grazie a mercati competitivi a livello nazionale e internazionale e a prezzi in linea con la concorrenza internazionale, oltre ad assicurare che l'approvvigionamento energetico sia alla portata dei consumatori finali. Questi aspetti assumono particolare rilievo per famiglie e settori industriali esposti alla concorrenza internazionale e per cui l'energia costituisce un importante fattore di produzione. Poiché si prevede che l'elettricità assumerà maggiore importanza nel periodo di transizione del sistema energetico, la prospettiva dei costi nel 2030 è particolarmente rilevante.

Le politiche energetiche e climatiche possono sostenere la domanda e la crescita in un’economia a basse emissioni di carbonio. L’UE è all'avanguardia nelle tecnologie, nei prodotti e nei servizi ecologici e più efficienti nonché nelle ecotecnologie, che secondo le stime entro il 2020 genereranno complessivamente circa 5 milioni nuovi di posti di lavoro. Inoltre, diverse politiche nel settore contribuiscono a ridurre l'inquinamento atmosferico e a migliorare la salute umana. Tuttavia queste politiche sono state anche oggetto di critiche per le ripercussioni sui prezzi dell'energia, per gli ostacoli all’approvvigionamento energetico delle famiglie economicamente più deboli e per la competitività nei settori con un elevato consumo energetico. Tutto ciò nonostante il potenziale di riduzione dell'esposizione dell'industria ai costi energetici e a una maggiore resilienza ai picchi dei prezzi dell'energia.

Se da un lato nell’UE l’aumento dei prezzi all’ingrosso dell'energia è stato moderato, è assodato che nell’ultimo decennio i prezzi finali dell’elettricità in termini reali per diversi settori e per le famiglie sono aumentati in maniera più significativa. La tabella di marcia per l’energia 2050 prevede che questa tendenza si protrarrà anche in futuro. Gli sviluppi nei mercati internazionali e lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali potrebbe condurre a un crescente divario dei prezzi tra l'UE e altre importanti economie industriali, come gli Stati Uniti, dove è in aumento l’impiego di gas di scisto come fonte energetica. Nel 2010, i prezzi industriali del gas negli Stati Uniti erano meno di un quarto di quelli europei[8]. È indubbio che questa tendenza è dovuta a molteplici fattori che esulano dalle politiche climatiche ed energetiche dell'UE e che i prezzi all'ingrosso dell'elettricità nell'Unione sono tutt'ora determinati in ampia misura dal prezzo dei combustibili fossili. Anche le decisioni degli Stati membri in materia di tariffe, prelievi e imposte hanno un impatto considerevole sui prezzi sostenuti dagli utenti finali. Questi fattori vanno considerati nell’elaborazione di nuove politiche. I vari fattori che incidono sui costi nazionali dell'energia, comprese le imposte, devono essere analizzati distintamente, poiché sembrano gravare in maniera molto diversa sui costi globali della produzione energetica. In questo contesto è necessario considerare una serie di aspetti.

Innanzitutto, la piena attuazione della legislazione sul mercato interno è fondamentale per mantenere il controllo dei prezzi e contribuire a raggiungere gli obiettivi in maniera efficace sotto il profilo dei costi, sia in termini di una maggiore concorrenza sul mercato, sia in termini di un uso più efficiente delle infrastrutture energetiche (ricorrendo ai codici di rete).

In secondo luogo sarà necessario consentire lo sfruttamento ecocompatibile di risorse interne convenzionali e non convenzionali di petrolio e gas, poiché ciò potrebbe contribuire a ridurre i prezzi dell'energia nell'UE e la dipendenza dalle importazioni.

In terzo luogo, una maggiore diversificazione delle vie dell’approvvigionamento energetico potrebbe giovare alla concorrenza sui mercati energetici, mentre con investimenti nell'efficienza energetica si potrebbero conseguire importanti risparmi a lungo termine. Gli ulteriori sviluppi nella produzione di energia rinnovabile richiederanno una migliore gestione delle reti, una riduzione dei costi e maggiori prestazioni delle tecnologie, nonché un costante sostegno dell'innovazione.

In quarto luogo, ha destato preoccupazione il fatto che l'impegno dell'UE in tema di cambiamenti climatici non sia universalmente condiviso, il che ha un impatto sulla competitività. Al contempo, l'impegno dell’Unione di ridurre del 20% le emissioni di gas serra entro il 2020 ha contribuito ai progressi conseguiti in seguito alla conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici del 2009. Ad oggi oltre 90 paesi hanno adottato risoluzioni più o meno ambiziose. La comunità internazionale si è inoltre espressa a favore dell'obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C. Inoltre, diversi paesi stanno attuando o elaborando delle normative per i propri sistemi di scambio di quote di emissione (Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Cina e diversi Stati degli USA). Nonostante questi sviluppi, la disponibilità dell’UE a introdurre un obiettivo subordinato a condizioni per una riduzione del 30% del gas a effetto serra non ha avuto un seguito in termini di risoluzioni tale da poter garantire che gli impegni collettivi assunti entro il 2020 siano in linea con l'obiettivo del 2 °C. Da qui nasce l’imperativo di assumere ulteriori impegni con paesi terzi e la necessità che la piattaforma di Durban dia luogo a un accordo entro il 2015 per il post 2020. Tutto ciò è ancor più importante alla luce del fatto che l'UE genera solo l'11% delle emissioni di gas serra e che la percentuale è in calo. Per questo motivo per fare fronte al problema dei cambiamenti climatici è necessario un intervento efficace a livello nazionale[9].

In quinto luogo, nel settore dell'aviazione e nel settore marittimo l’UE preme fortemente affinché siano conseguiti progressi nel quadro dei forum internazionali per garantire una partecipazione a livello globale e condizioni paritarie.

In sesto luogo, è evidente che prezzi più elevati nel sistema ETS e politiche volte ad ampliare la capacità produttiva delle energie rinnovabili favorendole o riservando loro un trattamento preferenziale per immetterle nel mercato possano tradursi in un aumento dei prezzi dell'elettricità. Al contempo l’ETS crea pari condizioni nell'UE limita al minimo i costi di riduzione dei gas serra nei settori interessati. L’ETS prevede anche misure volte a limitare gli impatti sulla concorrenza in settori con un elevato consumo energetico che sono esposti al rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Queste misure si protrarranno fino al 2020. Considerato l’aumento di quote gratuite nei settori industriali e l’accesso a crediti internazionali a basso costo, si prevede che l'impatto su questi settori sarà modesto almeno fino al 2020. Le norme sugli aiuti di Stato in relazione all’ETS, dal 2013 consentono agli Stati membri di usufruire della compensazione di una parte dei costi indiretti del sistema nella maggior parte dei settori con un consumo elevato di elettricità. Inoltre, le norme sugli aiuti di stato attualmente consentono esenzioni mirate da imposte legate all’energia per l'industria. Il quadro per il 2030 dovrà tenere conto se e come dare seguito a questo approccio.

Infine, nell’elaborare un quadro per il 2030 si dovrebbe tenere in considerazione l'ipotesi di usare le entrate legate all’ETS per incentivare ulteriormente l'innovazione nei vari settori. Ad oggi questa opzione è favorita in particolare dall'uso che gli Stati membri fanno dei proventi delle aste nei limiti consentiti dalle disposizioni sugli aiuti di Stato, nonostante il fatto che quadro attuale preveda finanziamenti all'innovazione dell'Unione nel quadro dei progetti del programma NER300, circoscritti alle energie rinnovabili e alla cattura e allo stoccaggio del carbonio.

3.4.        Riconoscere le diverse capacità degli Stati membri

Gli Stati membri presentano situazioni fortemente divergenti in termini di ricchezza relativa, struttura industriale, mix energetico, patrimonio immobiliare, consumo di carbonio ed energia, risorse rinnovabili sfruttabili e struttura sociale. I singoli gruppi di consumatori hanno diverse capacità di investimento e di adeguamento. Nell’elaborare il quadro politico per il 2030 è necessario tenere conto di queste differenze. Gli obiettivi legati al clima e all’energia hanno un impatto diverso in ciascuno Stato membro e su ciascun cittadino. Per questo motivo il nuovo quadro dovrà valutare anche le opzioni che consentano una cooperazione efficace e un'equa condivisione degli sforzi richiesti.

L’attuale quadro che disciplina la politica energetica e climatica rispecchia le diverse capacità degli Stati membri distribuendo gli sforzi richiesti per il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici tra gli Stati membri, facendo ricadere meno oneri sugli Stati membri dal reddito più basso. Anche parte dei proventi delle aste è ridistribuita a titolo di compensazione delle differenze nei costi. La direttiva sull'energia rinnovabile prevede inoltre dei meccanismi di cooperazione grazie a cui è possibile conteggiare sull'obiettivo di uno Stato membro l'energia rinnovabile prodotta in un altro Stato membro. Tuttavia, nonostante i potenziali vantaggi economici per entrambe le parti, ad eccezione della Svezia e della Norvegia, questo sistema non è ancora stato utilizzato. Al fine di tenere conto delle realtà nazionali, la direttiva sull'efficienza energetica indica una combinazione di scelte flessibili che gli Stati membri possono applicare ai relativi obiettivi di risparmio annuali dell’1,5%, compresa la possibilità di introdurre gradualmente l'obiettivo dell'1,5%, di escludere il settore ETS, di includere il settore della trasformazione e distribuzione energetica nonché il riconoscimento delle azioni intraprese in fasi precoci. Queste scelte flessibili possono essere adottate in maniera cumulativa, ma non possono mettere in questione i risparmi globali richiesti dalla direttiva.

È necessario valutare se per il quadro per il 2030 sia opportuno mantenere strumenti di distribuzione analoghi o se, a seconda del livello di ambizione e della natura degli obiettivi e delle misure futuri, siano richiesti altri approcci. Pur costituendo un potenziale ostacolo agli obiettivi del mercato interno, obiettivi differenziati per ciascuno Stato membro possono essere più equi, ma possono anche comportare un aumento dei costi globali per il raggiungimento degli obiettivi se non sono accompagnati da un'adeguata flessibilità sul modo in cui devono essere rispettati, garantita ad esempio da meccanismi di scambio. Qualsiasi sia il quadro per il 2030, dovrà necessariamente considerare se c'è un livello sufficiente di flessibilità tra gli Stati membri per consentire il raggiungimento efficace sotto il profilo dei costi di obiettivi differenziati. In questo contesto andrebbe però anche tenuto conto del fatto che gli Stati membri in cui sono più necessari gli investimenti e che hanno più opzioni per ridurre le emissioni di gas serra in maniera efficace sotto il profilo dei costi, per sviluppare energie rinnovabili, per migliorare l'efficienza energetica, ecc. spesso sono quelli che hanno meno risorse economiche per approfittarne. Inoltre, alcuni di questi Stati membri ha difficoltà nell’ottenere il necessario sostegno per realizzare cambiamenti nei processi industriali e nell'uso energetico che potrebbero avere ripercussioni in termini occupazionali di dipendenza da risorse energetiche nazionali. L’accesso ai finanziamenti per gli investimenti, tramite finanziamenti diretti o soluzioni di smart finance, è già tra gli strumenti utilizzati dalle politiche dell’UE[10], ma potrebbe essere necessario rafforzarlo nella prospettiva del 2030. Questo tipo di misure potrebbe contribuire a una condivisione equa e solidale degli sforzi, favorendo al contempo il sostegno dell’opinione pubblica e impegnando tutte le parti coinvolte nella transizione verso un'economia sostenibile, sicura e competitiva.

Le informazioni specifiche per ogni Stato membro dovranno essere preparate e presentate come parte del nuovo quadro, al fine di indirizzare i dibattiti sull'equa condivisione degli sforzi e di evitare oneri indebiti a carico dei singoli Stati membri.

4.           Domande

4.1.        Domande generali

· Quali sono le lezioni più importanti da trarre dal quadro per il 2020 e dall’attuale sistema energetico dell’UE in vista dell’elaborazione delle politiche per il 2030?

4.2.        Domande relative agli obiettivi

· Quali obiettivi per il 2030 sarebbero più funzionali al raggiungimento degli obiettivi della politica in materia di clima ed energia? A che livello dovrebbero intervenire (UE, Stati membri o a livello settoriale?) e in che misura dovrebbero essere giuridicamente vincolanti?

· Sono state rilevate delle incongruenze negli attuali obiettivi per il 2020? In caso affermativo, come si può garantire una maggiore coerenza dei possibili obiettivi per il 2030?

· Sono stati opportunamente stabiliti degli obiettivi per sottosettori come i trasporti, l'agricoltura, l'industria e, in caso affermativo, quali sono? Ad esempio, è necessario fissare un obiettivo per i trasporti alla luce degli obiettivi per le riduzioni di CO2 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri?

· Come è possibile riflettere meglio negli obiettivi del quadro per il 2030 la fattibilità economica e la dinamicità nell’evoluzione delle tecnologie

· Come si possono valutare al meglio i progressi legati ad altri aspetti della politica energetica dell'UE, ad esempio la sicurezza dell’approvvigionamento, che potrebbe non essere considerata nel quadro degli obiettivi principali?

4.3.        Domande relative agli strumenti

· È necessario modificare altri strumenti strategici e il modo in cui interagiscono gli uni con gli altri, anche nelle relazioni tra UE e gli Stati membri?

· Come si potrebbero definire al meglio le misure specifiche a livello di UE e di Stati membri per ottimizzare l'efficienza in termini di costi nel raggiungimento degli obiettivi in materia di clima ed energia?

· Come è opportuno agire per evitare una frammentazione del mercato interno dell'energia, in particolare alla luce della necessità di favorire e mobilitare gli investimenti?

· Quali misure potrebbero essere per conseguire ulteriori risparmi energetici nella maniera più efficace possibile sotto il profilo dei costi ?

· Qual è il contributo che ricerca nell'UE può dare al quadro per il 2030?

4.4.        Domande relative alla competitività e alla sicurezza dell’approvvigionamento

· Quali elementi del quadro per le politiche in materia di clima e energia possono essere rafforzati per creare più posti di lavoro, crescita e competitività?

· Quali sono gli elementi a riprova di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio nell'attuale quadro? Tale fenomeno può essere quantificato? Come si potrebbe affrontare questo problema nel quadro per il 2030?

· Quali sono le variabili specifiche che condizionano le tendenze osservate nei costi dell’energia e in quale misura l’UE può influenzarle?

· In quali termini è opportuno tenere in considerazione l’incertezza sugli sforzi e il livello di impegno di altri paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo economicamente importanti nel quadro dei negoziati internazionali in corso?

· Come si può aumentare la certezza del diritto per le imprese concedendo loro al contempo più flessibilità per adeguarsi a nuove circostanze (ad es. ai progressi nei negoziati internazionali in ambito climatico e ai cambiamenti sui mercati dell'energia)?

· Come può l’UE aumentare la capacità innovativa dell’industria manifatturiera? I proventi delle aste delle quote possono svolgere un ruolo in questo contesto?

· In che modo l’UE può sfruttare al meglio lo sviluppo di fonti energetiche interne, convenzionali e non, nell’ambito dell’UE per contribuire a ridurre i prezzi dell'energia e la dipendenza dalle importazioni?

· Qual è il modo migliore con cui l’UE può migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento sia a livello interno garantendo un pieno ed efficace funzionamento del mercato interno dell'energia (ad esempio con lo sviluppo delle necessarie interconnessioni), sia a livello esterno diversificando le rotte dell'approvvigionamento energetico?

4.5.        Domande relative alla capacità e agli aspetti legati alla distribuzione

· In che modo il nuovo quadro potrà garantire una distribuzione equa degli sforzi tra gli Stati membri? Quali sono i passi concreti da realizzare per fare in modo che siano rispecchiate le diverse capacità di attuare misure in ambito climatico ed energetico?

· Quali meccanismi possono essere adottati per promuovere la cooperazione e un'equa distribuzione degli sforzi tra Stati membri mirando al contempo alla maggiore efficacia possibile sotto il profilo dei costi nel conseguimento degli obiettivi in materia di clima ed energia?

· È necessario introdurre nuovi strumenti o accordi di finanziamento per sostenere il nuovo quadro per il 2030?

5.           Inoltro delle risposte della consultazione

La consultazione sarà aperta fino al 2 luglio. Per ulteriori informazioni su come contribuire alla consultazione si rimanda alla seguente pagina:

http://ec.europa.eu/energy/consultations/20130702_green_paper_2030_en.htm

ALLEGATO

Riferimenti generali in materia di energia e clima

1. Strumenti legislativi di attuazione degli obiettivi principali dei pacchetti “clima ed energia” e principali politiche a sostegno del loro raggiungimento

(1) Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, che definisce l’obiettivo del 20% di energia rinnovabile per gli Stati membri.

(2) Direttiva 2003/87/CE, modificata dalla direttiva 2009/28/CE che riesamina il sistema di scambio delle emissioni definendo un tetto alle emissioni e che armonizza l'assegnazione delle quote alle imprese.

(3) Decisione 406/2009/CE (decisione sulla condivisione degli sforzi), che definisce gli obiettivi per ciascuno Stato membro in relazione alle riduzioni dei gas serra non inclusi nell’ETS.

(4) Regolamento (CE) n. 443/2009 (CO2 e vetture) sui livelli di prestazione delle autovetture nuove.

(5) Regolamento (UE) n. 510/2011 che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni dei veicoli commerciali leggeri nuovi nell'ambito dell'approccio integrato dell'Unione finalizzato a ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli leggeri.

(6) Direttiva 2009/30/CE (direttiva sulla qualità del combustibile), volta a ridurre il tenore di carbonio in tutto il ciclo di vita dei combustibili.

(7) Direttiva 2009/31/CE che crea un quadro che consenta la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

(8) Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica che definisce le azioni richieste a livello di Stato membro.

(9) Direttiva 2010/31/CE sulla prestazione energetica nell'edilizia.

(10) Direttiva 2009/125/CE sulle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia, incluse le relative norme armonizzate

(11) Regolamento (CE) n. 2006/842 sui taluni gas fluorurati ad effetto serra e direttiva 2006/40/CE sui gas fluorurati emessi da impianti mobili di condizionamento d’aria

(12) Direttiva 99/31/CE che dismette gradualmente le discariche per lo smaltimento dei rifiuti, riducendo così le emissioni di CH4

(13) Direttiva 1991/676/CEE sui nitrati, che contribuisce a limitare le emissioni di N2O.

(14) Direttiva 2009/33/CE relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada.

(15) Direttiva 2003/96/CE del Consiglio che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità.

(16) Regolamento (CE) n. 1222/2009 sull’etichettatura dei pneumatici in relazione al consumo di carburante e ad altri parametri fondamentali.

(17) Regolamento (UE) n. 228/2011 che modifica il regolamento (CE) n. 1222/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio riguardo al metodo di prova per verificare l'aderenza sul bagnato degli pneumatici di classe C1

(18) Regolamento (UE) n. 1235/2011 recante modifica del regolamento (CE) n. 1222/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la classificazione dei pneumatici in relazione all’aderenza sul bagnato, la misurazione della resistenza al rotolamento e la procedura di verifica

(19) Regolamento (CE) n. 714/2009, del 13 luglio 2009, relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica e che abroga il regolamento (CE) n. 1228/2003

(20) Regolamento (CE) n. 715/2009, del 13 luglio 2009, relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale e che abroga il regolamento (CE) n. 1775/2005

(21) Direttiva relativa alle norme di contabilizzazione e ai piani di azione relativi alle emissioni e agli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti da attività connesse all'uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura

2. Principali documenti di riferimento

Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050

http://ec.europa.eu/clima/policies/roadmap/index_en.htm

Tabella di marcia per l'energia 2050

http://ec.europa.eu/energy/energy2020/roadmap/index_en.htm

Libro bianco: Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile

http://ec.europa.eu/transport/themes/strategies/2011_white_paper_en.htm

Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse

http://ec.europa.eu/environment/resource_efficiency/about/roadmap/index_en.htm

Riforma strutturale del mercato europeo del carbonio: prima relazione sulla situazione del mercato europeo del carbonio nel 2012

http://ec.europa.eu/clima/policies/ets/reform/index_en.htm

Rendere efficace il mercato interno dell’energia

http://ec.europa.eu/energy/gas_electricity/internal_market_en.htm

Energie rinnovabili: uno dei protagonisti del mercato europeo dell’energia

http://ec.europa.eu/energy/renewables/communication_2012_en.htm

Risoluzione del Parlamento su una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2012-0086+0+DOC+XML+V0//IT

Risoluzione del Parlamento europeo sul tema "Tabella di marcia verso uno spazio europeo dei trasporti

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2011-0584+0+DOC+XML+V0//IT

Risoluzione del Parlamento europeo sulla tabella di marcia per l’energia 2050

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2013-0088+0+DOC+XML+V0//IT

[1]               I link alle risoluzioni del Parlamento europeo e alle tabelle di marcia sono ripresi nell’allegato, alla sezione “Principali documenti di riferimento”.

[2]               COM(2011) 169 definitivo.

[3]               COM(2010) 639 definitivo.

[4]               Relazione “La situazione del mercato europeo del carbonio nel 2012” (COM(2012) 652). La relazione esamina i modi possibili per far fronte alle eccedenze di quote nel sistema ETS, tra cui un ampliamento dei settori cui si applica.

[5]               Comunicazione “Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo” COM(2012) 271.

[6]               L’attuazione delle misure previste dal Libro bianco sui trasporti, ulteriori misure di ecoprogettazione, l’introduzione di sistemi di misurazione intelligenti, lo sviluppo di reti intelligenti e l’adeguamento della domanda che ne risulta dovrebbero contribuire a colmare le carenze.

[7]               Nel caso dei progetti detti di interesse comune (PIC), il regolamento instaura delle misure destinate ad accelerare le procedure di autorizzazione, anche mediante la fissazione di un limite temporale massimo e l’armonizzazione delle procedure di valutazione ambientale. Il regolamento prevede anche incentivi più adeguati per gli investitori mediante disposizioni regolamentari rafforzate e fissa le condizioni per l’assistenza finanziaria dell’UE nell’ambito del “Meccanismo per collegare l'Europa” proposto.

[8]               In base ai dati dell’IEA, i prezzi reali dell’elettricità per l’industria in Europa (OCSE) sono aumentati in media del 38% tra il 2005 e il 2012, mentre i prezzi negli Stati Uniti sono diminuiti del 4%. Per le famiglie, dal 2005 al 2012 i prezzi reali dell’elettricità sono cresciuti del 21,8% in Europa (OCSE) e dell’8,4% negli Stati Uniti. IEA "Energy Prices & Taxes, 4th Quarter 2012".

[9]               Le prospettive di un nuovo accordo globale sul clima sono trattate in una comunicazione consultiva distinta intitolata The 2015 International Climate Change Agreement: Shaping international climate policy beyond 2020.

[10]             Ad esempio, le proposte relative al Fondo europeo di sviluppo regionale per il 2014-2020 e al meccanismo per collegare l’Europa