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COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013 /* COM/2012/0600 final */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013

1. Introduzione

L’Unione europea persegue da oltre quarant’anni una politica di allargamento. Con il susseguirsi delle adesioni gli Stati membri sono passati da sei a 27 e il 1° luglio 2013 la Croazia diventerà il 28° Stato membro dell’UE. La politica di allargamento risponde, sin dalla nascita dell’Unione, alle legittime aspirazioni dei popoli del continente europeo di unirsi in nome di un progetto comune; l’allargamento ha ravvicinato nazioni e culture, arricchendo e nutrendo la diversità e il dinamismo dell’Unione. Più dei tre quarti degli Stati membri dell’Unione sono stati in passato “paesi dell’allargamento”.

In un momento di grandi sfide per l’Europa e di una profonda incertezza mondiale e sullo sfondo di un rinnovato interesse per l’integrazione economica, finanziaria e politica, la politica di allargamento continua a contribuire alla pace, alla sicurezza e alla prosperità del continente europeo. Vincolata da condizioni rigorose ma eque, la prospettiva di aderire all’Unione stimola riordini politici e economici che trasformano le società e offrono nuove opportunità a cittadini e imprese. Ad ogni adesione l’Unione acquista d’altro canto ulteriore peso politico e economico. Grazie alla leadership che esercita tramite la politica di allargamento, l’Unione può trarre beneficio da un continente più forte e più unito riconfermandosi un attore in grado di incidere sulla scena mondiale.

Le più recenti adesioni dei paesi dell’Europa centrale e orientale non solo hanno permesso di unire est e ovest dopo decenni di separazione forzata ma hanno apportato anche una serie di benefici reciproci: maggiore integrazione commerciale, un mercato interno più grande, economie di scala e più investimenti e opportunità di lavoro. Tra l’avvio dei negoziati e l’adesione vera e propria, le esportazioni dell’Unione verso i paesi candidati si sono triplicate. Si stima che nello stesso periodo la crescita sostenuta degli allora paesi in via di adesione fosse imputabile per un terzo all’allargamento.

Lo Stato di diritto e la governance democratica occupano un posto centrale nel processo di allargamento. Le precedenti adesioni ci hanno insegnato quanto sia importante dare più centralità a questi settori e assicurare la qualità di un processo che attualmente sostiene e promuove la stabilità in una regione segnata di recente dal conflitto e che nell’Europa sud-orientale favorisce un clima propizio alla crescita e agli investimenti, promuove la cooperazione regionale e permette di affrontare problematiche comuni, come la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. La centralità dello Stato di diritto e della governance democratica risponde alle preoccupazioni dei cittadini dell’Unione e dei paesi dell’allargamento in materia di giustizia, sicurezza e diritti fondamentali. A giugno il Consiglio ha accettato di applicare ai negoziati con il Montenegro il nuovo approccio proposto dalla Commissione su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, ponendo così lo Stato di diritto saldamente al centro del processo di adesione e definendo le basi dei negoziati futuri.

In quest’ultimo anno le difficoltà della zona euro hanno dominato l’agenda politica dell’Unione e, unitamente alla recente crisi finanziaria mondiale, hanno messo in risalto l’interdipendenza delle economie nazionali all’interno e al di fuori dell’UE. Le sfide della zona euro mostrano quanto sia importante rafforzare la stabilità economica e finanziaria e sostenere le riforme e la crescita, anche nei paesi dell’allargamento. La maggiore integrazione economica, finanziaria e politica che ne deriva per l’Unione dovrà essere presa in considerazione nel processo di allargamento. Rendere i paesi dell’allargamento più resilienti alle crisi è nell’interesse comune. Il processo di allargamento è un potente strumento in tal senso. Un’Unione più forte e allargata può affrontare meglio questo sfide. Si prenda il caso della Turchia: in una prospettiva di adesione il suo dinamismo economico, il suo ruolo geopolitico, il suo contributo alla sicurezza energetica e il fatto di avere una popolazione giovane sono carte vincenti non solo per il paese stesso ma anche per l’Unione.

Scongiurare il rischio di instabilità nei Balcani occidentali è palesemente nel nostro interesse comune, tenuto conto della pesante eredità della guerra e delle divisioni nella regione. Il processo di allargamento aiuta i sostenitori delle riforme e favorisce ulteriormente la transizione democratica della regione, avviata all’indomani della guerra, evitando i costi ben maggiori che le conseguenze dell’instabilità potrebbero occasionare. Rafforzare la stabilità e la democrazia nel sud-est europeo vuol dire anche investire in sistemi democratici più radicati e sostenibili in tutto il vicinato dell’Unione. Consolidamento degli impegni, condizioni eque e rigorose, una comunicazione efficace con il pubblico e la capacità dell’Unione di ricevere nuovi membri: sono questi i principi alla base della politica di allargamento dell’Unione che si fonda sul consenso rinnovato sull’allargamento, approvato dal Consiglio europeo. Attualmente il programma di allargamento interessa i Balcani occidentali, la Turchia e l’Islanda. L’Unione proclama sistematicamente il carattere inclusivo della sua politica nei confronti dei Balcani occidentali e il Consiglio europeo ha confermato a più riprese che il futuro della regione è nell’UE. Il processo di stabilizzazione e associazione rimane il quadro comune per i necessari preparativi.

Perché abbia successo il processo di allargamento deve rimanere credibile, tanto nel garantire che i paesi dell’allargamento realizzino profondi riordini in modo da rispettare i criteri stabiliti, soprattutto quelli di Copenaghen, che nell’assicurare il sostegno degli Stati membri e dei loro cittadini. È essenziale favorire la comprensione e il dibattito informato sull’impatto della politica di allargamento, soprattutto in un momento in cui l’Unione è alle prese con sfide importanti. In questo contesto vale soprattutto il principio secondo cui ciascun paese è valutato per i propri meriti. Il ritmo di avanzamento di ogni paese verso l’adesione dipende dalla propria capacità di rispettare le condizioni necessarie. L’allargamento è quindi per definizione un processo graduale che si fonda su un’attuazione decisa e sostenibile delle riforme da parte dei paesi interessati. Il nuovo approccio ai negoziati sullo Stato di diritto rende necessario stabilire track record affidabili sull’attuazione delle riforme durante tutto il processo negoziale. Le riforme devono essere radicate e irreversibili.

La prossima adesione della Croazia, l’avvio a giugno dei negoziati di adesione con il Montenegro e lo status di paese candidato concesso a marzo alla Serbia mostrano che l’Unione rispetta gli impegni quando le condizioni risultano soddisfatte. Questi sviluppi positivi, che sono un segnale forte del potere di trasformazione dell’allargamento e mostrano le potenzialità di una regione che appena mezza generazione fa era alle prese con la guerra, incentivano e incoraggiano tutti i paesi della regione a accelerare i preparativi in prospettiva dell’adesione all’Unione come obiettivo a termine.

In questi dodici mesi i paesi dell’allargamento hanno realizzato una serie di progressi. Oltre alla Croazia, al Montenegro e alla Serbia, anche l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha messo a segno risultati positivi e il dialogo ad alto livello sull’adesione ha concentrato l’interesse delle autorità sulle riforme. In Albania il dialogo tra governo e opposizione ha permesso di superare ampiamente lo stallo politico con l’adozione della riforma elettorale e parlamentare. I negoziati di adesione con l’Islanda procedono in modo soddisfacente e la Turchia mostra un sostegno attivo per il nuovo programma costruttivo annunciato lo scorso anno e avviato dalla Commissione a maggio 2012.

In molti paesi però alcune riforme stentano a partire; diritti umani, buon governo, Stato di diritto, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, capacità amministrativa, disoccupazione, riforma economica e inclusione sociale rimangono i principali problemi da risolvere. Spesso mancano la responsabilità per intraprendere le riforme e la volontà politica di andare avanti. La libertà di espressione e l’indipendenza dei media non sono ancora sufficientemente garantite e il processo di adesione viene a volte ostacolato da questioni bilaterali.

Il processo di allargamento, per sua natura inclusivo, richiede una partecipazione estesa delle parti un causa. L’ampio consenso politico e il sostegno della popolazione alle riforme richiesti nei paesi dell’allargamento contribuiscono infatti notevolmente alle trasformazioni necessarie per progredire sulla strada dell’Unione.

La presente comunicazione rende conto dello stato di avanzamento del programma di allargamento dell’Unione europea. Sulla base delle analisi approfondite per paese riportate in allegato[1], la comunicazione passa in rassegna le realizzazioni di ciascun paese sulla strada dell’adesione, fa il punto della situazione, valuta le prospettive per i prossimi anni e formula raccomandazioni. Come in passato, la comunicazione punta inoltre i riflettori su una serie di problematiche chiave e sul sostegno dell’Unione ai paesi dell’allargamento, soprattutto tramite lo strumento di assistenza preadesione (IPA).

2. Principali sfide 2.1. Lo Stato di diritto al cuore della politica di allargamento

Le adesioni recenti e le sfide nei paesi dell’allargamento ci hanno insegnato che lo Stato di diritto deve occupare un posto ancor più centrale nella politica di allargamento. Il Consiglio ha approvato il nuovo approccio ai negoziati su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, proposto dal documento di strategia dello scorso anno. L’approccio, che informa attualmente il quadro negoziale con il Montenegro adottato a giugno 2012, pone lo Stato di diritto saldamente al centro del processo di adesione e definisce le basi dei negoziati futuri.

In tutte le fasi del processo di adesione gli aspiranti membri devono mostrarsi in grado di rafforzare la realizzazione pratica dei valori su cui si basa l’Unione, assicurando e promuovendo sin dal principio il buon funzionamento delle istituzioni alla base della governance democratica e dello Stato di diritto: parlamento, governo, apparato giudiziario (ovvero tribunali e procure) e organi di contrasto.

Per molti paesi dell’allargamento questo vuol dire affrontare una serie di sfide chiave.

I paesi devono garantire l’indipendenza, l’imparzialità, la responsabilità e il buon funzionamento del sistema giudiziario e garantire processi equi. Il sistema giudiziario deve funzionare in modo efficiente, evitando procedimenti eccessivamente lunghi. La maggior parte dei paesi ha avviato riforme in tal senso: è stata rafforzata l’indipendenza dei consigli giudiziari dello Stato e in alcuni casi sono state introdotte nuove procedure di nomina dei giudici. Rimangono comunque molti problemi irrisolti: occorrono procedure più rigorose di selezione dei magistrati e dei pubblici ministeri, bisogna trovare il giusto equilibrio tra indipendenza e responsabilità del settore giudiziario, anche per quanto riguarda l’immunità, e in molti casi bisogna smaltire arretrati giudiziari eccessivi. Anche l’esecuzione delle sentenze pone problemi. Oltre ai doverosi riordini legislativi e amministrativi, in molti casi occorre una nuova cultura giudiziaria che metta l’accento sul servizio ai cittadini.

La corruzione è un problema persistente in molti paesi dell’allargamento. È un fenomeno che minaccia lo Stato di diritto e condiziona negativamente il clima imprenditoriale, che grava sul bilancio dello Stato e incide sul quotidiano, limitando ad esempio l’accesso dei cittadini alla sanità e all’istruzione. La corruzione dilagante porta a infiltrazioni di gruppi legati alla criminalità organizzata nel settore pubblico e privato. I paesi devono correre ulteriormente ai ripari per prevenirla, garantendo soprattutto maggiore trasparenza negli enti pubblici e circa l’impiego dei fondi pubblici. Gli organi di contrasto devono essere proattivi, ben coordinati e efficienti per far sì che i casi di corruzione, anche nelle alte sfere, siano debitamente indagati, perseguiti e sanzionati. Molti paesi dell’allargamento devono essere più vigilanti sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali, sulla gestione del conflitto d’interesse, sulla trasparenza degli appalti pubblici, sull’accesso all’informazione e sui sequestri e le confische di beni. Alcuni paesi hanno istituito uffici specializzati presso le procure, che funzionano in modo soddisfacente, ma rimane ancora molto da fare per stabilire i track record necessari. Per verificare l’appropriatezza delle politiche anticorruzione servono dati statistici affidabili.

La lotta alla criminalità organizzata rimane un problema grave e la maggior parte dei paesi dell’allargamento deve porvi rimedio con assoluta priorità. La natura transfrontaliera di molte attività criminali richiede una stretta cooperazione tra gli organi di contrasto e giudiziari della regione, tra gli Stati membri e in ambito internazionale. Gli organi di contrasto devono disporre di strumenti giuridici e investigativi efficaci per combattere e punire adeguatamente la criminalità organizzata. Va potenziata soprattutto la capacità di indagine finanziaria. Al di là dei progressi realizzati, molti paesi devono impegnarsi maggiormente per garantire indagini proattive, seguiti giuridici efficaci e una maggiore cooperazione nazionale e internazionale. La Commissione continua a supportare la rete regionale delle procure che sarà assistita da esperti distaccati dagli Stati membri. Deve inoltre continuare la cooperazione operativa con le principali agenzie europee, soprattutto Europol.

Il riordino della pubblica amministrazione è, alla luce dei criteri politici, una priorità chiave per molti paesi dell’allargamento. Componente essenziale della governance democratica e dello Stato di diritto, il riordino mira a garantire maggiore trasparenza, responsabilità pubblica e efficacia e a mettere chiaramente l’amministrazione al servizio dei cittadini e delle imprese. Procedure amministrative adeguate, anche di gestione del personale e delle finanze pubbliche, compresa l’esazione fiscale, e sistemi di rilevazione statistica affidabili e indipendenti sono fondamentali per il funzionamento dello Stato e per la realizzazione delle riforme necessarie all’integrazione nell’Unione. I paesi devono fare di più per migliorare gli apparati amministrativi ai vari livelli nell’ambito di strategie nazionali globali. Si tratta di una sfida notevole per i paesi dell’allargamento e la Commissione potenzierà la propria capacità di valutazione e monitoraggio per individuare le carenze principali e aiutare i paesi a pianificare, definire le priorità e attuare le riforme.

I diritti civili, politici, sociali e economici e i diritti delle minoranze sono un problema serio in molti paesi dell’allargamento. Ampiamente riconosciuti sulla carta, questi diritti fondamentali trovano difficile attuazione in molti casi. Alcuni paesi lamentano carenze legislative, ad esempio per quanto riguarda la portata delle norme antidiscriminazione. Spesso bisogna rafforzare notevolmente le istituzioni nazionali che vigilano sui diritti umani, come gli ombudsman, e gli organi di contrasto competenti a intervenire sui reati generati dall’odio o sulla violenza di genere. L’atteggiamento sociale discriminatorio verso una serie di gruppi vulnerabili - minoranze etniche, disabili, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali - è un problema riscontrato in molti i paesi.

Il pluralismo del panorama mediatico è un tratto comune ai paesi dell’allargamento. Alcuni hanno abolito il reato di diffamazione ma, malgrado i progressi, in molti paesi la libertà di espressione è messa a dura prova dalle interferenze politiche, dalla pressione economica, dall’autocensura e dalla mancanza di norme che tutelino i giornalisti da intimidazioni e violenze. Il quadro legislativo turco per esempio non tutela ancora sufficientemente la libertà di espressione, mentre il gran numero di cause e indagini contro i giornalisti e la pressione indebita sui media suscita serie preoccupazioni.

Visti i problemi persistenti in questo settore, la Commissione prevede di organizzare nella prima metà del 2013 il seguito della conferenza “Speak up!” tenutasi a maggio 2011. L’evento dovrà riunire rappresentanti dei media e della società civile dei Balcani occidentali e della Turchia per discutere in che misura i governi perseguono le priorità principali definite per raggiungere gli standard europei in materia di libertà di espressione. La Commissione continuerà a collaborare con il Parlamento europeo e a dare centralità a queste problematiche nel processo di adesione.

Data la portata delle sfide e l’ampio respiro delle riforme, il capitolo su sistema giudiziario e diritti fondamentali e quello su giustizia, libertà e sicurezza verranno abbordati già nelle prime fasi negoziali, per lasciare ai paesi il tempo necessario a stabilire norme e istituzioni adeguate e rigorosi track record di attuazione prima della conclusione dei negoziati. Questi capitoli prenderanno avvio sulla base dei piani d’azione che saranno adottati dalle autorità nazionali. Gli orientamenti forniti dalla Commissione nelle relazioni sullo screening guideranno le autorità nazionali nell’elaborazione dei piani. La novità consiste nell’introduzione di parametri intermedi che verranno stabiliti una volta avviati i negoziati. Il Consiglio stabilirà i parametri di chiusura solo quando quelli intermedi saranno stati raggiunti.

Questo approccio mira a condurre i negoziati in un ambito strutturato che tenga conto dei tempi necessari per l’adeguata attuazione delle riforme e per la messa a punto di track record rigorosi. Sono inoltre previste garanzie e misure correttive che permettano ad esempio di adeguare i parametri e garantire un equilibrio globale su tutti i capitoli del processo negoziale. Il nuovo approccio mira inoltre a rendere più trasparenti e inclusivi i negoziati e il processo riformatore: i candidati sono infatti incoraggiati a individuare le priorità di riordino consultando le parti in causa in modo da garantire un più vasto sostegno per le riforme. La Commissione verificherà poi i progressi raggiunti nei settori individuati. L’attuazione delle riforme continuerà a beneficiare del sostegno IPA.

Per i paesi dell’allargamento lo sviluppo dello Stato di diritto e della pubblica amministrazione è fondamentale per potersi avvicinare all’Unione e assumersi a termine tutti gli oneri dell’adesione e il nuovo approccio dà particolare centralità a questo aspetto già prima dell’avvio dei negoziati di adesione. Con il Montenegro lo screening dei principali capitoli dello Stato di diritto è stato avviato ben prima dei negoziati veri e propri e anche gli altri paesi candidati – ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Serbia – sono stati invitati a partecipare alle sessioni di screening esplicative. Le principali priorità poste come condizioni per l’avvio dei negoziati di adesione con l’Albania sono decisamente incentrate sullo Stato di diritto. Le questioni dello Stato di diritto sono peraltro al centro di diverse iniziative specifiche per paese varate lo scorso anno dalla Commissione e illustrate nella parte 3 della presente comunicazione.

2.2. Cooperazione regionale e riconciliazione nei Balcani occidentali

La cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo di stabilizzazione e associazione e in quanto tali vengono monitorate attentamente dalla Commissione in tutte le fasi del processo di adesione. Lo scorso anno ci sono stati progressi in questo ambito. Sono proseguiti i contatti bilaterali e multilaterali tra leader e politici della regione - anche su questioni sensibili come crimini di guerra, frontiere, rientro dei profughi, criminalità organizzata e cooperazione di polizia - e nell’ambito di forum regionali, come la Comunità dell’energia, lo Spazio aereo comune europeo, la Zona centroeuropea di libero scambio (CEFTA) e la Scuola regionale di pubblica amministrazione. È stato nominato il nuovo segretario generale del Consiglio di cooperazione regionale (RCC) e la Commissione si augura che questo organismo possa svolgere un ruolo di maggior rilievo come piattaforma in grado di promuovere questioni importanti per l’intera regione e la sua prospettiva europea, integrando così maggiormente la cooperazione regionale nell’agenda politica nazionale. La cooperazione regionale deve avere una guida e una titolarità regionali.

Le controversie sulle questioni interetniche o sullo status, segnatamente in Bosnia-Erzegovina e Kosovo*, continuano a bloccare il funzionamento delle istituzioni e a ostacolare il processo di riforma, ripercuotendosi a volte sull’intera regione. Il modo migliore per risolvere questi problemi è proseguire sulla strada dell’Unione. Questioni etniche complesse possono trovare soluzione nel dialogo e nel compromesso, come dimostra l’attuazione dell’accordo quadro di Ohrid nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. La controversia sullo status del Kosovo continua a impedire lo sviluppo di relazioni più strutturate con l’Unione e la questione del Kosovo settentrionale rimane un problema serio. Per compiere progressi è necessario che tutte le parti coinvolte collaborino in uno spirito costruttivo.

Il dialogo Belgrado-Pristina ha raggiunto nuovi risultati con gli accordi su cooperazione regionale, rappresentazione e gestione integrata delle frontiere/dei confini; quest’ultimo però non è ancora attuato. È stata finalmente chiarita l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo e dall’entrata in vigore dell’accordo il carattere inclusivo della cooperazione regionale non risulta ostacolato. Gli altri accordi su libera circolazione, catasto, anagrafi, bolli doganali e reciproco riconoscimento dei diplomi hanno avuto un’attuazione discontinua e i risultati sono per ora scarsi. È assolutamente prioritario compiere ulteriori progressi in questo senso.

Tra la popolazione si levano voci sempre più forti a favore della riconciliazione e si rafforza la base per la risoluzione di questioni collegate alla guerra, come i crimini, i rifugiati e le tensioni interetniche. Vanno sostenute le iniziative di ONG e di associazioni della società civile, come la Youth Initiative for Human Rights, la Truth and Reconciliation Commission (RECOM) e l’iniziativa Igman, che svolgono un ruolo importante nel favorire la riconciliazione tra i cittadini della regione. Nei prossimi anni bisognerà comunque mantenere la guardia alta contro i rigurgiti nazionalisti. Soprattutto governi e leader politici devono impegnarsi affinché si crei un clima che permetta di fare i conti con il passato. Le questioni legate ai conflitti del passato e altre problematiche bilaterali rimangono sfide importanti per la stabilità nei Balcani occidentali e vanno affrontate urgentemente. Risolvere questi problemi significa rimuovere uno dei principali ostacoli sulla strada dei Balcani occidentali verso l’Unione.

Quanto ai crimini di guerra, perché la riconciliazione sia duratura è essenziale portare a termine il processo facendo giustizia per i crimini perpetrati durante le guerre nell’ex Jugoslavia. Dopo i primi passi decisivi dei paesi della regione che hanno gettato le basi per permettere al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) di concludere il lavoro - sebbene alcuni processi potrebbero protrarsi oltre la data ultima prevista a dicembre 2014 -, continua attualmente la collaborazione con il l’ICTY. Man mano che si conclude il lavoro dell’ICTY, i governi interessati incontrano grandi difficoltà a garantire che i crimini di guerra non restino impuniti nelle proprie giurisdizioni. I paesi della regione possono assicurare giustizia alle migliaia di vittime dimostrando di avere la volontà politica, concentrandosi sulle risorse, potenziando la cooperazione regionale e risolvendo i problemi legati all’estradizione dei propri cittadini. Quello delle persone scomparse è un altro problema pendente. La Commissione dà pieno sostegno alle indagini in corso sotto l’egida di EULEX sui presunti reati perpetrati durante e dopo il conflitto in Kosovo, tra cui l’espianto coatto di organi umani, denunciati dalla relazione Marty sottoscritta dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Quanto ai profughi, a novembre 2011 Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro hanno firmato a Belgrado una dichiarazione ministeriale che rinnovava l’impegno politico a concludere il processo di Sarajevo. A aprile 2012 è stato convenuto un programma regionale per gli alloggi presentato alla conferenza dei donatori, in occasione delle quale l’Unione e la comunità internazionale hanno annunciato altri aiuti sostanziali. Le autorità nazionali devono ora garantire la realizzazione del programma, che mira a agevolare il rientro dei profughi più vulnerabili nei luoghi di provenienza o a favorirne l’integrazione lì dove si trovano ora, permettendo così di chiudere gli ultimi centri di accoglienza che ospitano gli sfollati interni e i profughi della regione e derubricare formalmente i 74 000 profughi ancora iscritti nelle liste. La Commissione si compiace per i risultati fin qui raggiunti e incoraggia i paesi a impegnarsi per risolvere le ultime questioni riguardanti profughi e sfollati interni.

I problemi delle minoranze sono ancora molto seri nei Balcani occidentali. Ovunque vigono quadri giuridici elaborati e rigorosi per la loro tutela, ma l’attuazione pratica è spesso complicata, specie quando l’eco dei recenti conflitti non si è ancora spenta. Occorre diffondere una più vasta cultura di accettazione delle minoranze tramite la scuola, ampi dibattiti pubblici e campagne di sensibilizzazione, e bisogna prevenire proattivamente i reati legati all’odio e alla discriminazione. L’etnia Rom è tra le più sfavorite della regione e la Commissione continuerà a sostenere misure a suo favore, anche tramite il “decennio Rom”. Le conclusioni operative sottoscritte dai paesi nel 2011, in occasione dei seminari sui Rom tenuti dalla Commissione, vanno ora tradotte in pratica.

Le parti coinvolte devono risolvere quanto prima, nell’ambito del processo di allargamento, le questioni bilaterali pendenti, mostrandosi determinate, agendo in uno spirito di buon vicinato e tenendo conto degli interessi generali dell’Unione. In questo ultimo anno i progressi sono stati scarsi. La Commissione esorta le parti a fare il necessario per risolvere le vertenze pendenti, in linea con i principi stabiliti e i mezzi disponibili, anche rivolgendosi alla Corte internazionale di giustizia se necessario o a altri organi di composizione delle controversie esistenti o ad hoc. Le questioni bilaterali non devono ostacolare il processo di adesione. La Commissione è disposta a promuovere lo slancio politico necessario per cercare soluzioni e a sostenere le relative iniziative. L’accordo per un arbitrato internazionale sui confini tra Slovenia e Croazia, entrato in vigore nel 2012, spiana la strada alla soluzione della vertenza e offre un valido esempio di come affrontare questo tipo di problemi bilaterali. La Commissione sottolinea l’importanza della dichiarazione resa dalla Croazia sulla promozione dei valori europei nell’Europa sud-orientale e in particolare sull’impegno del paese a adoperarsi affinché le questioni bilaterali non intralcino il processo di adesione dei paesi candidati. Per quanto riguarda l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Commissione ribadisce la necessità di risolvere la questione del nome secondo una soluzione negoziata e accettabile per le parti in causa, sotto gli auspici dell’ONU. È necessario arrivare quanto prima ad una soluzione.

2.3. Sfide economiche e sociali

Accelerare la ripresa economica nei paesi dell’allargamento

Gli sviluppi socio-economici disegnano nei paesi dell’allargamento un paesaggio frastagliato. Tutti i paesi dell’allargamento hanno conservato in buona misura la stabilità macroeconomica anche se per alcuni la stabilità di bilancio è decisamente a rischio. La crisi economica colpisce tutta la regione; nei Balcani occidentali gli scarsi livelli di competitività, reddito e investimenti e l’elevata e crescente disoccupazione retrocedono i paesi in condizioni di recessione.

In Turchia la crescita economica è dovuta in buona misura alle prudenti politiche macroeconomiche e alle riforme avviate ben prima della crisi mondiale. Rimane comunque molto da fare per sostenere la crescita e rafforzare l’economia. L’attuale congiuntura favorevole permette di avviare ulteriori riforme strutturali, soprattutto nei settori dell’istruzione, delle infrastrutture e della politica del mercato del lavoro.

Dopo il crollo del sistema bancario, l’economia islandese si è contratta complessivamente del 12%. La ripresa, avviata nel 2011 e continuata nel 2012, ha fatto leva sulle esportazioni e su una forte domanda interna. L’economia si è stabilizzata grazie a interventi decisi di ristrutturazione e rafforzamento del settore bancario, al consolidamento delle finanze pubbliche e a un prudente mix di politiche, anche se gode della protezione dei controlli sui movimenti di capitali che il paese stenta ad abolire.

Dopo una lieve ripresa nel 2010 e nel 2011, la maggior parte delle economie dei Balcani occidentali ha conosciuto una nuova contrazione nel 2012, sulla scia degli sviluppi negativi all’interno dell’Unione. Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia sono di nuovo in una fase di recessione. Albania, Kosovo e ex Repubblica jugoslava di Macedonia resistono meglio alle intemperie: le loro economie continuano a crescere grazie al sostegno della domanda interna e sono meno colpite dalla contrazione degli scambi. I settore finanziario è rimasto stabile in tutti i paesi, anche se il portafoglio prestiti è andato peggiorando.

La lunga fase di depressione ha visibilmente aggravato le già difficili condizioni sociali. La disoccupazione, in continua crescita, raggiunge attualmente una media del 21% nei Balcani occidentali, con picchi più elevati in Bosnia-Erzegovina, Serbia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Kosovo. I giovani sono tra i più colpiti. Fattore ancora più preoccupante: sono stati vanificati i risultati positivi in termini di riduzione della povertà raggiunti prima della crisi. L’erosione delle riserve finanziarie e dei risparmi delle famiglie ha danneggiato soprattutto l’emergente ceto medio. Diversi sondaggi d’opinione mostrano un crescente malcontento per la situazione socio-economica: sono spesso in molti a non potersi più permettere servizi o beni di base. Queste tendenze, unite a una crescita più lenta nel 2012 o in alcuni casi ad una nuova recessione, evidenziano la necessità di una risposta politica molto più proattiva che allevi le ripercussioni sociali, la disoccupazione e la povertà, ad esempio incoraggiando gli investimenti in modo da sostenere l’occupazione e da indirizzare i finanziamenti verso il settore sociale.

Viene riconosciuta la necessità di riforme prioritarie e di misure per la crescita e l’occupazione ma spesso l’impegno politico per attuarle è troppo incerto. Negli anni l’esazione fiscale, la pianificazione e l’esecuzione del bilancio non hanno fatto registrare i progressi necessari. I trasferimenti di bilancio rimangono poco mirati e non contribuiscono a migliorare la situazione sociale. Nelle grandi linee i mercati del lavoro non sono stati riformati e i sistemi di formazione professionale non contribuiscono a ridurre lo squilibrio tra opportunità e competenze. I lavoratori si vedono spesso costretti a cercare lavoro all’estero, il che riduce la pressione sull’economia nel breve termine, grazie all’apporto delle rimesse e alla riduzione della disoccupazione, ma ne limita nel lungo termine il potenziale di crescita perché sottrae forza lavoro e favorisce la fuga di cervelli. A livello macroeconomico molti paesi hanno introdotto riforme mirate a agevolare la creazione di imprese o regimi in grado di attrarre investimenti esteri, ma lo scarso radicamento dello Stato di diritto e la forte presenza del settore informale ostacolano la creazione di un clima favorevole alle imprese.

L’Unione sostiene i paesi fornendo loro consulenza strategica e assistenza finanziaria e collabora con le istituzioni finanziarie internazionali per convogliare i prestiti agevolati verso i settori prioritari.

La Commissione continuerà ad associare i paesi dell’allargamento alla strategia Europa 2020 e valuterà la possibilità di discutere le questioni riguardanti la competitività e l’occupazione nell’ambito delle riunioni ASA. Secondo l’approccio Europa 2020 i paesi dell’allargamento sono incoraggiati a prendere in considerazione obiettivi nazionali in materia di occupazione, innovazione, cambiamenti climatici, energia, istruzione, riduzione della povertà e inclusione sociale. Dal 2013 la Commissione avvierà gradualmente con i paesi dell’allargamento un dialogo sui programmi per l’occupazione e le riforme sociali nell’ambito di un approccio globale per l’impiego e la politica sociale. La Commissione intende inoltre favorire una partecipazione più estesa dei paesi dell’allargamento ai programmi dell’Unione per permettere loro di collaborare con gli Stati membri nei settori delle iniziative faro della strategia Europa 2020.

I gruppi politici regionali e il Consiglio di cooperazione regionale hanno ottenuto buoni risultati nell’adattare il processo Europa 2020 ai fabbisogni e alle realtà locali. Nel 2012 i ministri responsabili del commercio e degli investimenti si sono impegnati a monitorare regolarmente le politiche regionali su scambi, ricerca privata, imprenditoria e occupazione. La Commissione intende sostenere questi sforzi comuni di riforma e l’approccio al monitoraggio regionale, anche tramite i fondi IPA.

Una cooperazione economica regionale più intensa può contribuire a attenuare le ripercussioni della crisi. In media circa il 17% dell’attività commerciale nella regione è costituita da scambi regionali. La crisi ha inciso meno sui flussi tra i paesi CEFTA che mostrano di recente segni di ripresa più immediati rispetto agli scambi con l’Unione. I flussi commerciali sono comunque costituiti principalmente da derrate alimentari e prodotti di base e i beni a più alto valore aggiunto incidono in minima parte. Il CEFTA ha avviato un processo di liberalizzazione di determinati servizi che potrebbe apportare notevoli benefici a tutte le parti. Grazie all’integrazione dei mercati dell’energia e dei trasporti la regione sta diventando più competitiva e si creano le condizioni necessarie per attrarre gli investitori del comparto.

Per costituire una riserva di progetti nei paesi, è stato creato il quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali (WBIF) che riunisce i donatori nazionali e le istituzioni finanziarie internazionali. Nell’ambito del WBIF la Commissione, i donatori bilaterali e le istituzioni finanziarie internazionali sostengono investimenti per 8 miliardi di EUR in trasporti, energia, ambiente, cambiamenti climatici, settore sociale e sviluppo del settore privato e/o delle PMI. Il WBIF sarà sempre più centrale nell’aiutare i paesi a preparare e sostenere gli investimenti più necessari a rilanciare la crescita e l’occupazione.

Governance economica dell’Unione e paesi dell’allargamento

Alla luce dei profondi cambiamenti in corso nella governance economica dell’Unione, è importante continuare a informare e associare i paesi dell’allargamento in questo processo, anche in considerazione del loro elevato livello di integrazione economica con l’UE.

La Commissione europea informa i paesi dell’allargamento circa gli sviluppi delle politiche economiche dell’Unione nell’ambito dei regolari dialoghi bilaterali politici e economici e del dialogo economico multilaterale tra Commissione, Stati membri e paesi candidati sul controllo di bilancio preadesione.

La vigilanza economica che la Commissione esercita sui paesi dell’allargamento verrà progressivamente adeguata in funzione degli sviluppi della governance economica dell’UE. La Commissione chiederà ai paesi di rafforzare i programmi economici a medio termine, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità della posizione con l’estero e i principali ostacoli strutturali alla crescita, in linea con la strategia Europa 2020, e presterà particolare attenzione al potenziamento dei quadri di bilancio nazionali che dovranno garantire elevati standard di qualità. I paesi dovranno impegnarsi seriamente dando seguito alle raccomandazioni convenute nella riunione congiunta dell’ECOFIN annuale e potranno essere informati sugli altri sviluppi nella governance dell’Unione durante la preparazione e in occasione delle riunioni ECOFIN congiunte e nell’ambito dei forum ASA, dedicati di norma alla vigilanza economica e di bilancio.

Le future riunioni di screening daranno ai paesi l’occasione di familiarizzarsi con i nuovi obblighi previsti dalla normativa economica e monetaria dell’Unione e con la nuova struttura di vigilanza finanziaria. La Commissione valuterà se invitare a queste riunioni i paesi candidati non ancora impegnati nel processo negoziale e se organizzare ulteriori riunioni di screening durante i negoziati di adesione per rendere conto dell’adozione di nuove norme dell’acquis.

3. Tenere vivo l’interesse per l’allargamento e le riforme

I paesi dell’allargamento devono affrontare numerose sfide, soprattutto in settori quali lo Stato di diritto, la corruzione, la criminalità organizzata, l’economia e la coesione sociale. In una congiuntura economica stagnante sussistono peraltro rischi di derive populiste e resistenze alle riforme fondamentali. Soprattutto nei Balcani occidentali è fondamentale che i paesi proseguano saldamente sul cammino delle riforme, lasciandosi alle spalle le pesanti eredità del passato e investendo in un futuro europeo. La realizzazione delle riforme è peraltro anche nell’interesse dell’Unione. L’allargamento è un impegno condiviso e tenere vivo l’interesse per l’allargamento e le riforme sono due aspetti della stessa realtà.

La Commissione è alla costante ricerca di approcci innovativi per affrontare i problemi che sorgono nei paesi dell’allargamento e nel processo di adesione. Pur applicando gli stessi criteri e le stesse condizioni di adesione, in molti settori occorrono approcci contestualizzati e su misura che permettano di affrontare situazioni difficili e sbloccare eventualmente il processo di adesione. Non si tratta solo dello Stato di diritto e della riforma della pubblica amministrazione: ci sono anche il potenziamento democratico, il buon governo e le problematiche socio-economiche. Queste iniziative, che danno vitalità alle riforme, non sostituiscono i negoziati di adesione ma assicurano il passaggio verso la fase negoziale.

Sulla base del documento di strategia sull’allargamento e delle conclusioni del Consiglio di dicembre 2011, a maggio 2012 è stato avviato un programma costruttivo per le relazioni UE‑Turchia mirato a sostenere il processo dei negoziati di adesione, in linea con il quadro negoziale e le relative conclusioni del Consiglio. Il programma copre un’ampia gamma di settori di interesse comune: riforme politiche, dialogo sulla politica estera, allineamento con l’acquis, visti, mobilità e migrazione, commercio, energia, lotta antiterrorismo e partecipazione della Turchia ai programmi dell’Unione.

Con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia a marzo 2012 è stato avviato a Skopje un dialogo ad alto livello sull’adesione che ha rilanciato l’interesse per l’integrazione nell’Unione dandole centralità nell’agenda politica, grazie a un confronto strutturato e di alto livello sulle principali sfide e opportunità di riforma. Tra i temi trattati: libertà di espressione, Stato di diritto, relazioni etniche, problemi legati alla riforma elettorale, riforma della pubblica amministrazione, potenziamento dell’economia di mercato, relazioni di buon vicinato. Il governo sta compiendo progressi nel definire le misure specifiche e i tempi per la realizzazione degli ambiziosi obiettivi di riforma previsti dalla roadmap.

In Albania la Commissione collabora con governo e opposizione per aiutare il paese a superare gli ostacoli politici che gli impediscono di proseguire sulla strada delle riforme elettorali e parlamentari e di creare un clima favorevole ad ulteriori progressi, soprattutto a sostegno del programma per l’Unione. Questo approccio ha permesso di rivedere, in modo trasparente e partecipativo, il piano d’azione nazionale elaborato in risposta alle priorità chiave individuate dal parere della Commissione. Il governo, muovendosi sullo sfondo del programma per l’Unione, ha conseguito risultati concreti rispetto ai parametri del piano, anche per quanto riguarda la riforma parlamentare e elettorale, lo Stato di diritto e i diritti umani.

A giugno 2012 è stato lanciato a Bruxelles un dialogo a alto livello sul processo di adesione con la Bosnia-Erzegovina. L’iniziativa intende aiutare il paese a realizzare progressi illustrando i requisiti e la metodologia dei negoziati di adesione e spiegando cosa viene chiesto in concreto ai paesi che partecipano al processo di adesione. Lo scopo è tener vivo l’interesse politico per il programma per l’UE malgrado la crisi politica in corso. La riunione di giugno ha stabilito conclusioni comuni e una roadmap per l’integrazione nell’Unione che stabilisce i tempi per il rispetto delle condizioni per l’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) e per la presentazione di una domanda di adesione credibile. L’operazione ha richiesto un coordinamento tra tutte le autorità competenti sulle questioni dell’Unione, in modo che il paese potesse esprimere una posizione univoca. La Commissione deve purtroppo constatare che finora i risultati sono al di sotto delle aspettative. Il dialogo strutturato sulla giustizia avviato nel 2011 ha inciso positivamente sulla strategia di riforma del settore giustizia 2009-2013.

A maggio 2012 è stato avviato un dialogo strutturato tra la Commissione europea e il Kosovo sullo Stato di diritto. Intento del dialogo è aiutare il paese a affrontare le sfide di un settore che pone problemi a tutti i paesi dei Balcani occidentali. La Commissione si concentra attualmente sul settore giudiziario e sulla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione.

La Commissione intende proseguire queste e altre iniziative per tenere vivo lo slancio e il potere di trasformazione del processo di adesione e garantire il carattere reattivo della politica di allargamento.

4. I progressi nei paesi dell’allargamento e previsioni per 2012-2013 4.1. Balcani occidentali

Croazia

Parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una comunicazione che rende conto delle principali risultanze della relazione di monitoraggio globale sullo stadio di avanzamento della Croazia in vista dell’adesione all’Unione. La Commissione continuerà a monitorare gli impegni sottoscritti dal paese in fase negoziale fino alla data di adesione; la relazione di monitoraggio finale è prevista per la primavera 2013.

Montenegro

Il 29 giugno 2012 il Consiglio europeo ha adottato la decisione del Consiglio, basata su una relazione della Commissione, di avviare i negoziati di adesione con il Montenegro. I negoziati hanno preso avvio il giorno stesso con la prima conferenza intergovernativa. I negoziati di adesione sono condotti nell’ambito del quadro negoziale adottato dal Consiglio che, improntato al nuovo approccio per i capitoli su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, mette l’accento sullo Stato di diritto.

La decisione di avvio dei negoziati è stata presa alla luce dei progressi costanti realizzati dal Montenegro sulla strada delle principali riforme. Il rispetto dei criteri politici risulta soddisfacente. Il quadro legislativo-istituzionale e le politiche sono stati migliorati in modo da garantire un funzionamento più efficiente del parlamento e del settore giudiziario e da rafforzare la politica anticorruzione, i diritti umani e la tutela delle minoranze. La riforma della costituzione e della pubblica amministrazione prosegue e il Montenegro ha continuato a onorare gli obblighi sottoscritti nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) e a svolgere un ruolo costruttivo nella regione nel rispetto degli impegni internazionali.

Per quanto riguarda lo Stato di diritto, il Montenegro deve impegnarsi di più per sviluppare un track record e rendere irreversibile l’attuazione delle riforme, soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, in particolare nelle alte sfere. Il paese deve portare a termine il processo di revisione della costituzione e garantire l’indipendenza del sistema giudiziario. Il problema della responsabilità dei giudici non è stato risolto. Date le dimensioni ridotte dell’amministrazione nazionale, lo sviluppo della capacità amministrativa necessaria a attuare l’acquis è visto come un problema trasversale.

In linea con il nuovo approccio e su sollecitazione del Consiglio europeo di dicembre 2011, nella primavera del 2012 la Commissione ha avviato lo screening dei capitoli su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza. Lo screening degli altri capitoli è cominciato a settembre 2012 e dovrebbe concludersi entro l’estate del 2013.

La Commissione continuerà a sostenere il Montenegro nell’attuazione delle riforme connesse all’Unione.

Ex Repubblica jugoslava di Macedonia

L’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha ottenuto lo status di paese candidato nel 2005. Nel 2009 la Commissione, ritenendo soddisfacente il rispetto dei criteri politici da parte del paese, ha raccomandato di avviare i negoziati di adesione, raccomandazione reiterata nel 2010, nel 2011 e ora di nuovo nel 2012. La Commissione è fermamente convinta che si debba passare alla fase successiva del processo di adesione per consolidare il ritmo e la sostenibilità delle riforme, soprattutto per quanto riguarda lo Stato di diritto, e per rafforzare le relazioni interetniche. Questo sviluppo gioverebbe all’intera regione.

Il paese continua a rispettare gli impegni sottoscritti in forza dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). La Commissione ribadisce la proposta di passare alla seconda fase del processo di associazione e, in linea con le pertinenti disposizioni dall’ASA, sollecita il Consiglio ad agire in tal senso senza ulteriori indugi.

Il paese continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Il governo ha posto il processo di adesione al centro dell’agenda politica. Il dialogo ad alto livello sull’adesione con la Commissione ha avuto un ruolo catalizzatore accelerando le riforme e contribuendo al conseguimento di progressi sostanziali in settori strategici fondamentali. Il governo ha presentato al parlamento una serie di proposte per migliorare il quadro legislativo elettorale e, relativamente alla libertà di espressione, per depenalizzare la diffamazione. Il primo riesame governativo sull’applicazione dell’accordo quadro di Ohrid è un strumento utile per intensificare il dialogo fra le comunità.

È necessario tenere vivo l’interesse per le riforme in tutti gli ambiti relativi ai criteri politici assicurandone soprattutto l’attuazione. Lo Stato di diritto deve essere rafforzato, soprattutto per quanto riguarda la libertà di espressione. Il dialogo sotto forma di tavole rotonde tra il governo e l’associazione dei giornalisti dovrà continuare a essere il forum nel quale risolvere le principali questioni riguardanti i media. Le tensioni tra le comunità in seguito agli episodi di violenza del primo semestre 2012 hanno suscitato preoccupazione. Il governo ha affrontato la sfida con maturità e dovrà continuare su questa strada in modo da rinsaldare le relazioni interetniche e promuovere la riconciliazione, anche in vista del dibattito sullo status delle vittime del conflitto del 2001.

A breve ricorrerà il 20° anniversario dell’adesione dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia alle Nazioni Unite e la controversia con la Grecia sulla denominazione del paese è ancora irrisolta. Dagli anni 1990 è in corso un dialogo sotto l’egida delle Nazioni Unite e dal 2009 si tengono contatti bilaterali, anche a livello di Primi ministri. Queste iniziative sono rimaste però finora infruttuose. A dicembre la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che, nell’opporsi all’adesione dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia alla NATO in occasione del vertice di Bucarest del 2008, la Grecia ha violato l’accordo interinale con il paese. Rimane essenziale mantenere relazioni di buon vicinato e risolvere la questione del nome in modo negoziato e reciprocamente accettabile, sotto l’egida dell’ONU, e bisogna arrivare quanto prima ad una soluzione. Vanno peraltro evitate azioni e dichiarazioni in grado di compromettere le relazioni di buon vicinato.

Serbia

Il Consiglio europeo di marzo 2012 ha concesso alla Serbia lo status di paese candidato.

La stabilità e il funzionamento delle istituzioni sono state garantite prima e dopo le elezioni presidenziali, politiche e locali e in Vojvodina. Malgrado il rallentamento dell’attività legislativa dovuto alle elezioni, nella maggior parte dei settori si osservano progressi nell’attuazione delle riforme. La Serbia ha continuato a collaborare senza riserve con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) e la realizzazione degli obblighi in forza dell’accordo interinale e/o dell’accordo di stabilizzazione e associazione procede senza problemi. Il dialogo con Pristina ha prodotto una serie di risultati, ma gli accordi raggiunti non sono stati applicati in modo uniforme. Di recente la Serbia ha firmato il protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere ed è stata finalmente chiarita l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo; dall’entrata in vigore dell’accordo il carattere inclusivo della cooperazione regionale non risulta più ostacolato. I nuovi leader serbi hanno ribadito l’impegno ad attuare tutti gli accordi già raggiunti nel dialogo con Pristina e a cominciare ad affrontare questioni politiche più ampie. Il rispetto di questo impegno è fondamentale per il passaggio del paese alla fase successiva dell’integrazione nell’Unione.

La Serbia è sulla buona strada verso un rispetto soddisfacente dei criteri politici e delle condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese deve però garantire maggiore impegno sullo Stato di diritto, soprattutto per quanto riguarda il settore giudiziario; le recenti difficoltà evidenziano infatti la necessità di un rinnovato impegno a proseguire le riforme e a garantire l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del settore, anche alla luce delle recenti pronunce della Corte costituzionale e tenuto conto della necessità di riconquistare la fiducia dei cittadini dopo il discredito gettato dal processo di rinomina dei giudici. Anche alla luce dei recenti eventi, la Serbia deve prestare particolare attenzione ai diritti dei gruppi vulnerabili e all’indipendenza delle principali istituzioni, come la banca centrale. Il paese deve continuare a impegnarsi in modo costruttivo nella cooperazione regionale e a approfondire le relazioni con i paesi del vicinato. Dovrà inoltre rilanciare l’interesse per le riforme e compiere ulteriori progressi verso un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo.

La Commissione intende raccomandare l’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia; non appena avrà stabilito che la Serbia rispetta adeguatamente i criteri e le condizioni di adesione stabiliti dal processo di stabilizzazione e associazione, in particolare la questione del Kosovo, ritenuta prioritaria dalle conclusioni del Consiglio, la Commissione presenterà una relazione in tal senso, in linea con le conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2011. Le relazioni tra Serbia e Kosovo devono registrare progressi visibili e duraturi in modo da permettere a entrambi i paesi di proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda.

Albania

L’accordo politico di novembre 2011 tra maggioranza di governo e opposizione ha segnato la fine di una lunga impasse politica dopo le elezioni parlamentari del 2009. L’accordo mira a realizzare le necessarie riforme elettorali e parlamentari e a istaurare un clima politico che favorisca uno sforzo di riforma comune anche in altri settori. Il conseguente miglioramento del dialogo politico e della cooperazione ha permesso di continuare la realizzazione delle principali riforme. Le elezioni presidenziali sono state condotte nel rispetto della costituzione anche se il processo politico che le ha accompagnate non è stato inclusivo come sperato. Successivamente il ritmo delle riforme è andato rallentandosi ma l’accordo politico ha tenuto.

L’Albania ha fatto buoni progressi verso il rispetto dei criteri politici previsti per l’adesione all’UE realizzando una serie di riforme in linea con le dodici priorità fondamentali stabilite dal parere della Commissione del 2010. Nell’insieme il paese continua a attuare senza problemi l’accordo di stabilizzazione e di associazione e a svolgere un ruolo costruttivo nella regione. L’Albania ha realizzato quattro priorità di base riguardanti: il buon funzionamento del parlamento; l’adozione delle leggi in sospeso che richiedevano una maggioranza qualificata; la nomina dell’ombudsman e lo svolgimento di una procedura di audizione e di voto per le principali istituzioni; la modifica della legge elettorale.

La riforma della pubblica amministrazione e il miglioramento del trattamento dei detenuti, due priorità fondamentali, sono ben avviate in Albania. L’adeguato coordinamento del processo di integrazione da parte del governo e l’efficace collaborazione dell’opposizione hanno permesso di realizzare discreti progressi nel conseguimento dei due elementi principali riguardanti la riforma del sistema giudiziario e la lotta anticorruzione: è stato per esempio riformato il sistema delle immunità per i pubblici ufficiali e i giudici ed è stata adottata la legge sulla giustizia amministrativa. Progressi si riscontrano anche in altri principali elementi prioritari riguardanti la lotta contro la criminalità organizzata, la riforma dei diritti di proprietà e le politiche antidiscriminazione, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle donne, con passi significativi come l’aumento delle confische dei proventi di reato, l’adozione di una strategia globale per la riforma dei diritti di proprietà e modifiche del codice penale volte a rafforzare le pene previste per le violenze domestiche.

L’Albania deve continuare su questa strada e adottare misure concrete che accelerino la lotta anticorruzione e la riforma del sistema giudiziario in modo da garantirne l’indipendenza, l’efficienza e la responsabilità. Vanno completati il riordino della pubblica amministrazione e quello del sistema giudiziario e occorre rivedere il regolamento parlamentare. Sono necessari ulteriori sforzi per rispettare gli impegni in materia di diritti umani e per migliorare le condizioni di vita della comunità Rom. È necessario continuare il dialogo politico sulle riforme e permettere alle istituzioni democratiche di funzionare bene e di svilupparsi ulteriormente. Le elezioni parlamentari previste per l’estate 2013 sono un test importante per la nuova legge elettorale e per l’impegno dei diversi schieramenti verso le riforme. È essenziale tener vivo l’impegno riformista, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione delle norme e delle politiche sullo Stato di diritto.

Bosnia-Erzegovina

L’istituzione dell’autorità esecutiva e di quella legislativa è stata completata con l’accordo sul governo nazionale, dopo sedici mesi di stallo politico all’indomani delle elezioni legislative di ottobre 2010. Con la formazione del nuovo Consiglio dei ministri e l’adozione delle due leggi principali connesse all’UE l’attenzione si è spostata inizialmente verso l’integrazione nell’UE, ma col passare del tempo il consenso politico è venuto meno e i progressi sul programma per l’UE si sono arenati. Si è dato inizio a un rimpasto dell’autorità statale, federale e cantonale, ma il processo è stato bloccato da disaccordi politici e problemi giuridici. La Bosnia-Erzegovina ha conseguito scarsi progressi nel conformarsi ai criteri politici. Il paese, che stenta a dotarsi di un assetto istituzionale più funzionale, meglio coordinato e più duraturo, dovrà impegnarsi profondamente per rafforzare il settore giudiziario, secondo le priorità individuate nell’ambito del dialogo strutturato UE-Bosnia-Erzegovina sulla giustizia. Stesso dicasi per la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e per la riforma della pubblica amministrazione.

Manca tra gli esponenti politici una visione condivisa della direzione generale, del futuro e dell’assetto istituzionale del paese, condizione indispensabile per progredire sulla strada dell’Unione.

Il paese non dispone di un dispositivo di coordinamento efficace tra i vari livelli di governo in grado di assicurare il recepimento, l’attuazione e l’applicazione della normativa dell’Unione e questa carenza va colmata quanto prima per permettere al paese di esprimersi in modo univoco sulle questioni europee e beneficiare realmente dell’assistenza preadesione. Per questo a giugno 27 è stato lanciato a Bruxelles un dialogo a alto livello sul processo di adesione.

Il dialogo ha permesso di definire una roadmap interna sull’integrazione con l’UE per il rispetto delle condizioni necessarie all’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) e per la presentazione di una candidatura credibile, secondo la definizione contenuta nelle pertinenti conclusioni del Consiglio; entro il 31 agosto il paese avrebbe dovuto raggiungere un accordo politico per modificare la costituzione e rispettare così la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) sulla discriminazione etnica nella composizione istituzionale del paese (causa Sejdic-Finci), ma la scadenza non è stata rispettata. Ad agosto tre partiti politici hanno presentato al parlamento tre proposte separate, ma coordinate, di revisione della costituzione. La costituzione va urgentemente armonizzata con la sentenza Sejdic-Finci della CEDU e il ritardo accumulato suscita preoccupazione. Per rispettare gli obblighi dell’AI/ASA il paese deve dare seguito in modo credibile alla sentenza della CEDU e deve dare applicazione agli obblighi sugli aiuti di Stato.

Il sistema di governo della Bosnia-Erzegovina rende tuttora necessaria una presenza internazionale con mandato esecutivo. A maggio il comitato direttivo del Consiglio per l’attuazione della pace ha accettato la decisione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante di sospendere la supervisione e di chiudere il 31 agosto l’ufficio di Brčko alla luce dei notevoli progressi nell’attuazione del processo di definizione dello status di Brčko. L’ufficio di Brčko è stato così chiuso alla data prevista. L’Unione ha aperto nuovi uffici a Brčko e Mostar e ha potenziato quello di Banja Luka.

Dopo la separazione del mandato del Rappresentante speciale dell’Unione europea (RSUE) dall’Ufficio dell’Alto rappresentante, l’Unione, assicurando una presenza più massiccia, si è posta alla guida di una serie di settori assistendo le autorità nella realizzazione degli obiettivi del programma per l’Unione. L’UE potenzierà in tal senso il sostegno alle istituzioni del paese.

La Bosnia-Erzegovina deve impegnarsi a fondo per raggiungere gli altri obiettivi in sospeso e facilitare la transizione da un sistema di governo e sicurezza sotto sorveglianza internazionale verso istituzioni nazionali pienamente padrone del processo politico e legislativo, secondo i requisiti richiesti ad un paese che aspira ad essere membro dell’Unione. Questi requisiti fanno capo alla necessità di creare un contesto politico stabile che ponga il programma per l’Unione al centro del processo politico. La volontà politica di raggiungere un accordo basato sul compromesso è fondamentale per poter realizzare le aspirazioni europee del paese e dei suoi cittadini.

Kosovo

Parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una comunicazione su uno studio di fattibilità per un accordo di stabilizzazione e associazione con il Kosovo.

4.2. Turchia

La Turchia riveste una grande importanza per l’Unione tenuto conto del suo dinamismo economico, della sua posizione strategica e del contributo che il suo importante ruolo regionale dà alla politica estera e di sicurezza energetica dell’UE. Tramite l’unione doganale la Turchia conosce già un certo grado di integrazione nell’Unione e contribuisce notevolmente alla competitività europea. D’altro canto l’Unione continua ad essere il principale puntello della modernizzazione economica e politica del paese. Dell’ulteriore sviluppo di questi legami beneficerebbero quindi entrambe le parti.

Le relazioni UE-Turchia possono esprimere al meglio le proprie potenzialità solo nell’ambito di un processo di adesione attivo e credibile. Il processo di adesione rimane quindi l’ambito più adeguato per promuovere le riforme connesse all’Unione, per sviluppare il dialogo sulle questioni di politica estera e di sicurezza e per intensificare la competitività economica e la cooperazione in materia di energia, giustizia e affari interni. Questo processo deve svolgersi nel rispetto degli impegni dell’Unione e delle condizioni stabilite.

Partendo da queste premesse, a maggio 2012 la Commissione ha lanciato un programma costruttivo per le relazioni con la Turchia che intende ridare slancio al processo di adesione dopo un periodo di stallo e dinamizzare le relazioni UE-Turchia. Più che un’alternativa ai negoziati di adesione, il programma costruttivo si propone come strumento di sostegno in una serie di settori di interesse comune: allineamento legislativo, cooperazione rafforzata sull’energia, visti, mobilità, migrazione, unione doganale, politica estera, riforme politiche, lotta al terrorismo, partecipazione ai programmi di scambio interpersonali. Sei degli otto gruppi di lavoro creati per favorire l’allineamento con l’acquis si sono riuniti per la prima volta. Il sostegno attivo della Turchia al programma costruttivo e alla prospettiva europea rimane essenziale. Il rilancio dei negoziati di adesione è nell’interesse tanto dell’Unione che della Turchia, soprattutto se si vuole che la prospettiva verso l’UE continui ad essere il parametro delle riforme del paese.

Il Consiglio ha invitato la Commissione ad istituire un quadro di dialogo e cooperazione più ampio tra l’UE e la Turchia per trattare tutti i settori della politica in materia di giustizia e affari interni. Nella stessa occasione il Consiglio ha invitato la Commissione a prendere misure volte alla liberalizzazione dei visti in una prospettiva graduale e a lungo termine, parallelamente alla firma di un accordo di riammissione UE-Turchia. L’accordo è stato siglato a giugno ed è ora fondamentale che il paese lo firmi per poter avviare la roadmap per la liberalizzazione del visto.

La Turchia si definisce sempre più come “polo dell’energia” e, prendendo atto delle problematiche comuni che l’Unione e la Turchia si trovano ad affrontare, la Commissione e la Turchia hanno deciso di potenziare la cooperazione su una serie di questioni chiave in questo settore.

Il dialogo politico con l’UE sulla politica estera e di sicurezza si è notevolmente intensificato. Gli sviluppi nel loro vicinato comune confermano il ruolo importante e il valido contributo della Turchia alla politica estera e di sicurezza dell’Unione. La Turchia ha continuato a svolgere un ruolo costruttivo sostenendo i movimenti riformisti dei paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. La cooperazione sulla Siria è molto intensa. Le questioni di politica estera di interesse comune ad entrambe le parti – Nordafrica, Medio Oriente, Balcani occidentali, Afghanistan/Pakistan, Caucaso meridionale – sono state discusse nelle riunioni di dialogo politico, anche a livello ministeriale.

L’economia turca è in forte crescita anche se la stabilità macroeconomica è minacciata da grandi squilibri esterni e forti pressioni inflazionistiche. Il lavoro informale è ancora molto diffuso, i mercati del lavoro sono segmentati e la riforma della normativa sui sindacati non è stata ancora completata. La Commissione sta valutando come tener conto delle preoccupazioni espresse dalla Turchia nell’ambito dell’unione doganale, anche per quanto riguarda gli accordi di libero scambio tra l’Unione e alcuni paesi terzi. La Commissione vorrebbe al tempo stesso modernizzare l’unione doganale e rimuovere gli ostacoli che impediscono gli scambi tra l’Unione e la Turchia e a tal fine ha chiesto alla Banca Mondiale di valutare il funzionamento dell’unione doganale in vista della sua modernizzazione.

La Commissione continuerà a lavorare al programma costruttivo per dare nuovo dinamismo al processo di adesione e intensificare le relazioni.

La mancanza di progressi verso il pieno rispetto dei criteri politici suscita crescente apprensione. Il rispetto dei diritti fondamentali sul campo disegna un quadro preoccupante, sebbene siano migliorate di recente diverse disposizioni di legge in materia. Il diritto alla libertà, alla sicurezza e al giusto processo vengono spesso violati; l’applicazione eccessiva delle leggi contro il terrorismo e la criminalità organizzata finisce per limitare pesantemente la libertà di espressione, di riunione e di associazione. La Turchia deve risolvere le questioni riguardanti l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del sistema giudiziario. L’ulteriore restrizione, nella pratica, della libertà dei media e la proliferazione di procedimenti a carico di scrittori e giornalisti sono preoccupanti, anche perché portano ad una crescente autocensura. La Commissione si compiace per l’impegno assunto dal governo turco di presentare quanto prima il quarto pacchetto di riforme del sistema giudiziario e chiede al governo di porre fine ai principali problemi che limitano attualmente l’esercizio pratico della libertà di espressione.

La questione curda mette a dura prova la democrazia turca e occorre trovare urgentemente una soluzione politica. Nell’insieme la Turchia deve impegnarsi ancora a fondo per raggiungere standard elevati di democrazia e diritti umani e i lavori in corso sulla nuova costituzione offrono senza dubbio un’importante opportunità in tal senso.

Gli attentati terroristici del PKK, iscritto nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Unione, sono andati intensificandosi notevolmente, soprattutto negli ultimi mesi. L’Unione ha sistematicamente espresso dura condanna per questi atti di terrorismo e intrattiene con la Turchia un attivo dialogo sulla lotta al terrorismo, che è uno degli elementi importanti del programma costruttivo.

La Turchia ha congelato le relazioni con la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, iniziata nel secondo semestre del 2012, rifiutandosi perfino di partecipare a qualsiasi riunione presieduta da Cipro. Il Commissione esprime ancora una volta seria preoccupazione per le dichiarazioni e le minacce della Turchia e invita il paese a rispettare pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio, fondamentale tassello istituzionale dell’Unione ai sensi del trattato.

I colloqui sotto l’egida del segretariato generale dell’ONU mirati a risolvere complessivamente la questione cipriota si sono arenati nella primavera del 2012. Una soluzione globale è nell’interesse di tutte le parti perché garantirebbe maggiore stabilità nel Mediterraneo meridionale, offrirebbe nuove opportunità economiche agli Stati membri e darebbe un forte impulso ai negoziati di adesione della Turchia. La Commissione sollecita quindi la Turchia ad impegnarsi costruttivamente con tutte le parti affinché il processo sia condotto in porto con successo.

L’Unione ribadisce peraltro i diritti sovrani degli Stati membri, come la conclusione di accordi bilaterali, la prospezione e lo sfruttamento delle risorse naturali, garantiti dall’acquis e dal diritto internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. In linea con le posizioni reiterate del Consiglio e della Commissione negli scorsi anni, la Commissione ribadisce che la Turchia deve urgentemente rispettare l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo e realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. La Commissione sottolinea inoltre la necessità di astenersi da qualsiasi tipo di minaccia, fonte di attrito o azione che potrebbe compromettere le relazioni di buon vicinato e la soluzione pacifica delle controversie. L’Unione continuerà a seguire e esaminare i progressi compiuti in questi ambiti, in linea con le pertinenti decisioni del Consiglio.

La Turchia deve intensificare gli sforzi per risolvere le questioni bilaterali pendenti con i paesi vicini, come le vertenze frontaliere. La Grecia e Cipro hanno presentato un gran numero di reclami formali contro la Turchia per violazione delle acque territoriali e dello spazio aereo.

4.3. Islanda

L’adesione dell’Islanda rimane una questione di interesse comune. Vanno infatti moltiplicandosi gli interessi tra l’Unione e l’Islanda, dalle energie rinnovabili ai cambiamenti climatici passando per l’importanza strategica della politica dell’Unione nella regione artica. La ottime credenziali democratiche del paese sono una risorsa per l’Unione.

I negoziati di adesione procedono bene: il paese vanta nell’insieme un buon livello di allineamento con l’acquis essendo membro dello Spazio economico europeo (SEE) e dal 2001 dello Spazio Schengen. Più della metà dei capitoli negoziali sono stati aperti e 10 di questi sono stati provvisoriamente chiusi. L’adesione all’Unione è una questione molto dibattuta in Islanda. La Commissione continuerà a sostenere in tal senso le attività di comunicazione e i contatti interpersonali. La Commissione è fiduciosa che l’Unione riuscirà a proporre all’Islanda un pacchetto negoziale che tenga conto delle particolarità e delle aspettative del paese, nel quadro convenuto per i negoziati di adesione e nel pieno rispetto dei principi e dell’acquis dell’Unione. Questo permetterà anche alla popolazione del paese di prendere una decisione informata, quando verrà il momento.

L’Islanda continua a soddisfare i criteri politici: è una democrazia funzionante, con istituzioni forti e una profonda e radicata tradizione di democrazia rappresentativa. L’apparato giudiziario è molto sviluppato e il livello di tutela dei diritti fondamentali, già elevato, si rafforza sempre più.

Dopo una lunga e profonda recessione, nel 2011-2012 è cominciata la ripresa economica: la crescita ha ripreso slancio e vanno migliorando le condizioni macroeconomiche.

L’attuazione degli obblighi del SEE da parte del paese rimane nell’insieme ampiamente soddisfacente. Si notano alcune carenze nei servizi finanziari, nella sicurezza alimentare e nella libera circolazione dei capitali. Sono tuttora in vigore le restrizioni alla libera circolazione dei capitali adottate per far fronte alla crisi finanziaria del 2008 e l’autorità di vigilanza EFTA ha avviato un procedimento contro il paese davanti alla Corte EFTA sul caso Icesave.

5. Sostenere e assistere i paesi dell’allargamento 5.1. Assistenza finanziaria

La Commissione aiuta i paesi dell’allargamento a prepararsi all’adesione fornendo sostegno finanziario e tecnico nel quadro di uno specifico strumento finanziario di assistenza preadesione, l’IPA, che per il periodo 2007-2013 beneficia di una dotazione di 11,6 miliardi di EUR. L’assistenza IPA ha permesso di potenziare le capacità e di sostenere il processo di riforma dei paesi beneficiari in diversi settori - Stato di diritto, giustizia e affari interni, riordino della pubblica amministrazione, diritti fondamentali, sviluppo della società civile, dialogo sociale - contribuendo peraltro al successo dei negoziati di adesione con la Croazia e permettendo di avviare a giugno 2012 quelli con il Montenegro. L’assistenza, che sostiene anche gli investimenti nello sviluppo economico, sociale e rurale e la cooperazione regionale nei Balcani occidentali, ha finanziato progetti specifici su vari temi: formazione su criminalità organizzata e corruzione per la polizia del Montenegro; gestione di un regime di sovvenzioni a sostegno dell’occupazione femminile in Turchia; finanziamento per il ripristino della rete ferroviaria del corridoio europeo X in Croazia, che fa da interfaccia con la rete ferroviaria serba.

Per il prossimo quadro finanziario pluriennale 2014-2020 la Commissione ha proposto uno stanziamento di 14,1 miliardi di EUR a copertura dello strumento IPA II in modo da garantire un livello di finanziamento simile a prezzi costanti rispetto al precedente quadro finanziario.

La proposta del nuovo regolamento IPA II rientrava nel pacchetto di strumenti per il quadro finanziario pluriennale presentato a dicembre 2011 dalla Commissione. Stabilendo nessi più diretti con le priorità individuate dalla strategia di allargamento e dalla pianificazione pluriennale, l’IPA II innova rispetto al predecessore e dà maggiore centralità strategica all’assistenza finanziaria preadesione. La migliore pianificazione strategica dell’assistenza IPA si riflette nel quadro strategico comune e nei documenti di strategia nazionali o multinazionali stabiliti per l’intera durata del prossimo quadro finanziario pluriennale e riguardanti un numero minore di settori di intervento in sostituzione delle attuali “componenti”. Il regolamento introduce poi un elemento di rendimento e traguardi direttamente collegati all’assistenza; i documenti di strategia nazionali e multinazionali stabiliranno realisticamente i relativi indicatori. L’elemento di rendimento permetterà di ricompensare i paesi che assicurano buone prestazioni e di riassegnare i fondi in modo più flessibile anche in caso di prestazioni insufficienti. Secondo il nuovo regolamento IPA II, i paesi candidati e candidati potenziali possono accedere agli stessi tipi di sostegno, che verranno essenzialmente determinati in funzione dei bisogni e delle capacità del singolo e dei risultati raggiunti nell’ambito della precedente assistenza preadesione.

Quanto ai programmi operativi, il regolamento IPA II, al pari di altri strumenti per l’azione esterna dell’Unione, prevede di potenziare il cofinanziamento di strategie settoriali concordate con i paesi beneficiari, invece di singoli progetti, aumentando la quota di assistenza finanziata mediante il sostegno a livello di settore (compreso il sostegno al bilancio per settori selezionati sulla base di condizioni precise). La programmazione pluriennale verrà resa più sistematica anche tramite l’assistenza alla transizione e allo sviluppo istituzionale (ad es. riforma della pubblica amministrazione, riforma dei sistemi giudiziari ecc.), sostenendo così un’attuazione efficace delle pertinenti strategie settoriali. Lo scopo è preparare i paesi all’adesione utilizzando i fondi dell’Unione per stimolare riforme su ampia scala in modo da garantire un rapporto costi/benefici elevato che non sarebbe assicurato da progetti singoli o isolati.

L’IPA persegue due obiettivi principali: assistere il processo di adesione e sostenere lo sviluppo socio-economico dei beneficiari.

In futuro l’assistenza preadesione continuerà a sostenere il potenziamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto, la riforma della pubblica amministrazione e il buon governo in tutti i paesi beneficiari, come anche la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, lo sviluppo della società civile, la promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Come corollario del “nuovo approccio” ai capitoli 23 e 24 e considerata la natura più a lungo termine delle riforme perseguite in questi settori e la necessità di costituire track record di attuazione prima dell’adesione, l’assistenza IPA II sosterrà i paesi beneficiari nel raggiungere i requisiti in questi ambiti già dalle primissime fasi.

Verranno sostenuti inoltre lo sviluppo economico e sociale e la cooperazione regionale e territoriale (azioni trasfrontaliere, transnazionali e interregionali). L’assistenza allo sviluppo economico e sociale mirerà a sviluppare il capitale materiale, a migliorare le connessioni con l’UE e le reti regionali, a dare impulso all’occupazione, a potenziare il capitale umano, a favorire l’inclusione economica e sociale.

Per ottenere il sostegno finanziario i governi dei paesi dell’allargamento dovranno adottare politiche e strategie globali e sostenibili in determinati ambiti prioritari: giustizia e affari interni, pubblica amministrazione, sviluppo del settore privato, trasporti, energia, ambiente e cambiamenti climatici, sviluppo sociale, agricoltura e sviluppo rurale. Il processo dovrebbe favorire una più ampia titolarità locale e un più vasto consenso sulle strategie, migliorando la capacità dei paesi beneficiari di pianificare, attuare e monitorarne la realizzazione delle strategie e di inglobarle nel più vasto processo di preparazione all’adesione.

5.2. I benefici di una più stretta integrazione prima dell’adesione

I cittadini dei paesi dell’allargamento hanno accesso a notevoli benefici già prima dell’adesione vera e propria. La partecipazione ai programmi dell’Unione, della società civile e a altre iniziative, i viaggi in esenzione dal visto e gli scambi previsti dagli accordi di stabilizzazione e associazione avvicinano sempre più i cittadini all’UE.

La maggior parte dei paesi candidati e candidati potenziali ha accesso ai programmi dell’Unione e nel 2012 la Commissione ha proposto di estendere questa possibilità anche al Kosovo. I paesi possono così familiarizzarsi con le politiche e i metodi di lavoro dell’Unione e integrarsi progressivamente nelle sue reti. Un numero crescente di studenti approfitta per esempio dei programmi Erasmus e Erasmus Mundus e scienziati e ricercatori collaborano con i propri omologhi dell’Unione nell’ambito del 7° programma quadro di ricerca.

Per i cittadini dei paesi dell’allargamento l’esenzione dal visto nell’Unione è uno dei benefici più tangibili della maggiore integrazione. L’Islanda fa già parte dello spazio Schengen. Nei Balcani occidentali i cittadini croati beneficiano già da tempo dell’esenzione dal visto per l’intera Unione. I cittadini dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, del Montenegro e della Serbia hanno ottenuto l’esenzione dal visto per lo spazio Schengen a dicembre 2009 e lo stesso status è stato concesso l’anno dopo a Albania e Bosnia-Erzegovina.

Queste ultime decisioni sono state prese perché i paesi interessati soddisfacevano una serie di requisiti stabiliti nel quadro dei dialoghi per la liberalizzazione dei visti condotti dalla Commissione. I dialoghi hanno fortemente stimolato le riforme per il raggiungimento delle norme dell’Unione in materia di giustizia e affari interni e per il rafforzamento dello Stato di diritto e della lotta alla criminalità organizzata transfrontaliera, alla corruzione e alla migrazione illegale. Gli sviluppi successivi hanno mostrato un uso abusivo del regime di esenzione dal visto e del sistema di asilo; a gennaio 2011 la Commissione ha introdotto un meccanismo di controllo post-liberalizzazione del visto e sono stati introdotti controlli più rigorosi sul posto. Il numero di domande di asilo infondate rimane elevato in alcuni Stati membri dell’Unione e ogni paese della regione dovrà quindi continuare a prendere provvedimenti mirati. Più in generale sono state adottate le nuove proposte di sospendere temporaneamente il regime di esenzione in vigore con un paese terzo nel caso si verifichi un afflusso improvviso di cittadini.

A gennaio 2012 la Commissione ha avviato un dialogo con il Kosovo sulla liberalizzazione dei visti.

La cooperazione tra l’Unione e la Turchia su visti e migrazione si è intensificata e le due parti hanno siglato un accordo di riammissione. Occorre ora vedere se l’accordo verrà firmato velocemente e effettivamente attuato, un fattore importante anche in vista di ulteriori passi verso la liberalizzazione dei visti in una prospettiva graduale e di lungo termine.

L’Unione continua a sostenere ampiamente le organizzazioni della società civile (OSC) dei paesi dell’allargamento, soprattutto tramite lo strumento di vicinato per la società civile. L’intento è contribuire a sviluppare le capacità e la professionalità delle OSC, incoraggiare la creazione di reti a tutti i livelli – dell’Unione, nazionale e regionale – per permettere alle OSC di partecipare a un dialogo reale con gli attori pubblici e privati e di monitorare gli sviluppi in settori quali lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali.

Le attività della società civile svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo democratico, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto. Una società civile attiva stimola la responsabilizzazione politica, rende più comprensibili, partecipative e accettabili le riforme legate al processo di adesione e favorisce la riconciliazione tra comunità divise dal conflitto. Il Montenegro ha deciso di associare le OSC alla fase di preparazione dei negoziati di adesione. Nella maggior parte dei paesi dell’allargamento la società civile è in continua crescita anche se in alcuni casi mancano ancora una cultura di accettazione delle OSC e occorre creare un clima favorevole al loro sviluppo e garantire le condizioni necessarie al dialogo strategico. Persistono inoltre i problemi di finanziamento, anche per quanto riguarda il sostegno del governo e la sostenibilità. L’IPA affronta questi problemi nell’ambito dello strumento di vicinato per la società civile e grazie alle modifiche previste dal regolamento finanziario la Commissione potrà cooperare con le principali OSC della regione per erogare piccole sovvenzioni alle organizzazioni di base locali, favorendo così il controllo democratico e affrontando questioni di maggiore interesse per i cittadini.

5.3. Informazione e comunicazione

Perché sia sostenibile e abbia successo, la politica di allargamento, e in particolare l’adesione di nuovi Stati membri, deve essere capita e sostenuta dall’opinione pubblica. Si tratta di un compito particolarmente arduo nell’attuale contesto di crisi finanziaria e del debito sovrano, in cui viene messo sempre più in dubbio il ruolo dei pubblici poteri, Unione europea compresa. La Commissione è convinta che per farvi fronte bisogna rendere il processo di allargamento più trasparente, coerente e credibile agli occhi dei cittadini e delle parti in causa, tanto negli Stati membri che nei paesi dell’allargamento. Come in altri settori di intervento, l’opinione pubblica chiede prove tangibili dell’efficacia delle adesioni all’Unione, del potere di trasformazione della politica di allargamento nei paesi interessati e del suo valore aggiunto per l’Unione.

Ancor più che in passato le istituzioni dell’Unione devono quindi diffondere informazioni sul processo di allargamento, sui paesi interessati e sulle implicazioni per l’Unione, alimentando un dibattito pubblico informato. Bisogna sfatare falsi miti e dissipare paure infondate sull’allargamento rispondendo alle preoccupazioni legittime dei cittadini.

Il compito di informare i cittadini e fare comunicazione compete soprattutto agli Stati membri e ai paesi dell’allargamento, ma ai messaggi che i governi inviano nei dibattiti nazionali devono unirsi quelli delle istituzioni europee. Gli Stati membri devono informare e spiegare al pubblico nazionale le decisioni sull’allargamento prese collegialmente nelle istanze dell’Unione, così come i leader politici dei paesi dell’allargamento devono spiegare in che misura le decisioni prese sulle riforme sono non solo necessarie per il processo di adesione ma servono anche al buon funzionamento dello Stato. Questo tipo di comunicazione potrebbe riconquistare il sostegno dell’opinione pubblica nei paesi in cui è andato allargandosi il divario tra la politica del governo e la visione dei cittadini sull’adesione all’Unione garantendo un ampio sostegno pubblico per le riforme che i paesi dell’allargamento devono approntare per raggiungere le condizioni rigorose ma eque dell’adesione all’Unione.

6. Conclusioni e raccomandazioni

Partendo da questa analisi, la Commissione propone le seguenti conclusioni e raccomandazioni.

I

1. Sin dalla creazione dell’Unione, la politica di allargamento risponde alle legittime aspirazioni dei popoli del continente europeo di unirsi in nome di un progetto comune. Gli Stati membri dell’Unione, sei in origine, passeranno a 28 con l’adesione della Croazia il 1° luglio 2013.

2. In un momento di grandi sfide per l’Europa e di profonda incertezza mondiale e sullo sfondo di un rinnovato interesse per l’integrazione economica, finanziaria e politica, la politica di allargamento continua a contribuire alla pace, alla sicurezza e alla prosperità del continente europeo. La prossima adesione della Croazia, l’avvio dei negoziati di adesione con il Montenegro e lo status di paese candidato della Serbia sono un segnale forte del potere di trasformazione dell’allargamento e rivelano le potenzialità di una regione che appena mezza generazione fa era alle prese con la guerra. L’allargamento verso il sud-est europeo può evitare i costi ben maggiori che le conseguenze dell’instabilità possono occasionare. Si tratta di un investimento nella democrazia sostenibile che rafforza al tempo stesso il ruolo dell’Unione sulla scena mondiale.

3. Le difficoltà della zona euro e la recente crisi finanziaria mondiale, che hanno messo in risalto l’interdipendenza delle economie nazionali, sia all’interno dell’Unione che oltre i suoi confini, mostrano quanto sia importante consolidare ulteriormente la stabilità economica e di bilancio e sostenere le riforme e la crescita, anche nei paesi dell’allargamento. Il processo di allargamento è un potente strumento in tal senso.

4. Vincolata da condizioni rigorose ma eque – soggette soprattutto al principio secondo cui ogni paese è valutato per i propri meriti – la prospettiva di aderire all’Unione stimola riordini politici e economici che trasformano le società, consolidano lo Stato di diritto e offrono nuove opportunità a cittadini e imprese. In una congiuntura economica stagnante, la prospettiva dell’adesione riduce il rischio di resistenza alle riforme necessarie.

5. Per avere successo il processo di allargamento deve rimanere credibile. Tenere vivo l’interesse per l’allargamento e le riforme sono due aspetti della stessa realtà. La politica di allargamento dell’Unione prende le mosse dal consenso rinnovato sull’allargamento approvato dal Consiglio europeo. L’allargamento è per definizione un processo graduale che si fonda su un’attuazione decisa e sostenibile delle riforme nei paesi interessati. Gli insegnamenti tratti dalle precedenti adesioni modellano la politica di allargamento garantendo l’integrazione armoniosa dei nuovi Stati membri e rispondendo meglio ai bisogni dei paesi in fase di trasformazione, soprattutto per quanto riguarda lo Stato di diritto.

6. Lo Stato di diritto e la governance democratica occupano un posto centrale nel processo di allargamento. L’adozione da parte del Consiglio del nuovo approccio proposto dalla Commissione per i negoziati su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza ha posto saldamente al centro della politica di allargamento lo Stato di diritto e le sfide comuni connesse alla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. I negoziati di adesione su questi capitoli verranno avviati già nelle prime fasi e saranno chiusi solo alla fine del processo per garantire il tempo necessario a definire track record solidi e dare alle riforme un andamento irreversibile. La Commissione continuerà a dare priorità alle questioni legislative ben prima dell’avvio dei negoziati, anche nell’ambito dei dialoghi strutturati e dell’assistenza dello strumento IPA II.

7. La libertà di espressione rimane un problema serio in molti paesi. Alla luce delle persistenti difficoltà in questo ambito, la Commissione continuerà a considerare questa problematica prioritaria nell’ambito del processo di adesione. Nella prima metà del 2013 la Commissione prevede di organizzare il seguito della conferenza “Speak up!” tenutasi a maggio 2011 che riunirà i rappresentanti dei media e della società civile dei Balcani occidentali e della Turchia. Il monitoraggio e le relazioni della Commissione terranno conto degli esiti della conferenza e del seguito che vi verrà dato. La Commissione continuerà a collaborare con il Parlamento europeo in questo ambito.

8. In molti settori occorrono approcci per paese che permettano di affrontare situazioni difficili e sbloccare eventualmente il processo di adesione. La Commissione ha adottato un programma costruttivo con la Turchia e ha avviato una serie di dialoghi ad alto livello e di dialoghi strutturali nei Balcani occidentali. Queste iniziative, che danno vitalità alle riforme, non sostituiscono i negoziati di adesione ma assicurano il passaggio verso la fase negoziale. La Commissione continuerà con questo impegno e si concentrerà su settori fondamentali come lo Stato di diritto, la governance democratica e le riforme economiche.

9. La cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo di stabilizzazione e associazione. Le questioni riguardanti i recenti conflitti, compresi i crimini di guerra, il rientro dei profughi, il trattamento delle minoranze, e il pari trattamento dei cittadini rimangono grandi sfide per la stabilità nei Balcani occidentali e vanno affrontate urgentemente. Occorre garantire il funzionamento dei forum regionali e il carattere inclusivo della cooperazione regionale. Le controversie su questioni interetniche e di status vanno risolte in uno spirito di dialogo e compromesso.

10. Durante il processo di allargamento le parti coinvolte devono risolvere quanto prima le questioni bilaterali, mostrandosi determinate, agendo in uno spirito di buon vicinato e tenendo conto degli interessi generali dell’Unione. Le questioni bilaterali non devono ostacolare il processo di adesione. La Commissione esorta le parti a fare il necessario per risolvere le vertenze pendenti, in linea con i principi stabiliti e i mezzi disponibili, anche rivolgendosi alla Corte internazionale di giustizia se necessario o a altri organi di composizione delle controversie esistenti o ad hoc. La prospettiva dei negoziati di adesione può essere un forte stimolo per la soluzione delle controversie e la Commissione si dichiara pronta ad intervenire per facilitare il processo.

11. Nei paesi dell’allargamento è fondamentale rafforzare la ripresa economica. La disoccupazione continua a crescere e nei Balcani occidentali la maggior parte delle economie attraversa una nuova fase di contrazione. L’economia turca continua a crescere anche se a un ritmo meno elevato. In Islanda la ripresa è iniziata nel 2011 ed è continuata nel 2012. L’Unione continuerà ad assistere i paesi prestando consulenza strategica e assistenza finanziaria. Il Quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali servirà a preparare e sostenere, in stretta collaborazione con le istituzioni finanziarie internazionali, gli investimenti necessari a rilanciare la crescita e l’occupazione. La Commissione continuerà ad associare i paesi dell’allargamento alla strategia Europa 2020.

12. La governance economica dell’Unione subisce profondi cambiamenti e la Commissione continuerà a informare e associare i paesi dell’allargamento in questo processo. In tal senso verrà gradualmente adattata l’attuale vigilanza economica nei confronti dei paesi dell’allargamento e verrà valutata la possibilità di discutere le questioni riguardanti la competitività e l’occupazione nell’ambito delle riunioni ASA.

13. A dicembre 2011 la Commissione ha proposto il nuovo regolamento IPA II per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020. L’IPA II rinsalda il nesso con le priorità della strategia di allargamento, soprattutto per quanto riguarda il potenziamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto e lo sviluppo socio-economico. Il nuovo strumento sosterrà ulteriormente le strategie settoriali garantendo maggiore flessibilità e procedure più snelle.

14. Gli scambi nell’ambito dell’ASA, l’esenzione dal visto e la partecipazione ai programmi dell’UE offrono oggi notevoli vantaggi ai cittadini dei paesi dell’allargamento. A gennaio 2012 la Commissione ha avviato un dialogo con il Kosovo sulla liberalizzazione dei visti. L’Unione e la Turchia hanno siglato un accordo di riammissione che, se verrà firmato in tempi brevi e sarà effettivamente attuato, segnerà un passo avanti verso la liberalizzazione dei visti. I paesi devono però prendere ulteriori misure per evitare un uso abusivo dell’esenzione dal visto.

15. Il successo e la sostenibilità della politica di allargamento dipendono dalla comprensione e dal sostegno dell’opinione pubblica. L’informazione dei cittadini e la comunicazione con il pubblico competono principalmente agli Stati membri e ai paesi dell’allargamento. È essenziale agevolare la comprensione e il dibattito informato sull’impatto della politica di allargamento, soprattutto in un momento in cui l’Unione è alle prese con sfide importanti. La Commissione continuerà dal canto suo a informare il pubblico sul processo di allargamento per alimentare un dibattito informato.

16. Il processo di allargamento, per sua natura inclusivo, richiede la partecipazione delle parti in causa. Nei paesi dell’allargamento sono necessari un ampio consenso politico e il sostegno della popolazione per le riforme perché contribuiscono notevolmente alle trasformazioni necessarie per progredire sulla strada dell’Unione. Tramite lo strumento di vicinato per la società civile la Commissione continuerà a sostenere questo processo, soprattutto con piccole sovvenzioni a favore delle organizzazioni di base della società civile in ambito locale.

II

17. Croazia: parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una comunicazione che rende conto delle principali risultanze della relazione di monitoraggio globale sullo stadio di avanzamento della Croazia in vista dell’adesione all’Unione. La Commissione conclude che la Croazia continua a progredire nell’adozione e nell’attuazione della legislazione dell’Unione e che l’allineamento con l’acquis è in dirittura d’arrivo. Sono comunque necessari ulteriori sforzi in una serie di ambiti e un numero limitato di questioni dovrà essere affrontato con urgenza nei prossimi mesi. Si tratta in particolare di questioni riguardanti la politica di concorrenza, il settore giudiziario e i diritti fondamentali (soprattutto l’efficienza giudiziaria), la giustizia, la libertà e la sicurezza. La Croazia dovrà sforzarsi per concludere in tempo i preparativi e permettere alla Commissione di renderne conto nella comunicazione sulla relazione di monitoraggio finale sui preparativi del paese in vista dell’adesione, che verrà presentata nella primavera del 2013.

18. Montenegro: il rispetto dei criteri politici procede bene e i negoziati avviati a giugno 2012 riflettono i progressi costanti realizzati dal paese sulla strada delle principali riforme. Il processo di screening è stato avviato e dovrebbe concludersi nell’estate del 2013. I negoziati di adesione, che seguono il nuovo approccio al capitolo su sistema giudiziario e diritti fondamentali e al capitolo su giustizia, libertà e sicurezza, assicurano la centralità dello Stato di diritto. Nel corso dei negoziati il Montenegro dovrà sviluppare un track record in questo settore e garantire un’attuazione irreversibile delle riforme, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, anche nelle alte sfere.

19. Ex Repubblica jugoslava di Macedonia: il rispetto dei criteri politici procede bene e il processo di adesione è al centro dell’agenda politica del governo. Il dialogo ad alto livello sull’adesione con la Commissione ha avuto un ruolo catalizzatore accelerando le riforme e contribuendo al conseguimento di progressi sostanziali in una serie di settori strategici fondamentali. È necessario tenere vivo l’interesse per le riforme in tutti gli ambiti, assicurandone soprattutto l’attuazione. Lo Stato di diritto deve rimanere al centro dell’attenzione, soprattutto per quanto riguarda la libertà di espressione, le relazioni interetniche e la riconciliazione.

La Commissione raccomanda per la quarta volta di avviare i negoziati di adesione con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. È infatti convinta che il passaggio alla fase successiva del processo di adesione permetterà di consolidare il ritmo e la sostenibilità delle riforme, di ridurre il rischio di eventuali inversioni di rotta e di rafforzare le relazioni interetniche. L’avvio dei negoziati darà inoltre credibilità all’Unione e incentiverà il processo di riforma nel resto della regione.

La Commissione ribadisce l’importanza capitale di mantenere relazioni di buon vicinato e di risolvere la questione del nome secondo una soluzione negoziata e accettabile per le parti in causa, sotto l’egida dell’ONU.

L’eventuale decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione contribuirebbe a creare le condizioni favorevoli alla risoluzione della controversia. La Commissione è pronta a presentare quanto prima una proposta di quadro negoziale che contempli la necessità di comporre la controversia sul nome già in una primissima fase dei negoziati. Una tale proposta terrebbe anche conto dei precedenti quadri negoziali e in particolare dei principi del nuovo approccio adottato dal Consiglio a dicembre 2011. Un tale approccio richiede un forte impegno politico da entrambe le parti già da prima del Consiglio europeo.

20. Serbia: il Consiglio europeo di marzo 2012 ha concesso alla Serbia lo status di paese candidato. La Serbia procede verso un rispetto soddisfacente dei criteri politici e delle condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese deve però garantire maggiore impegno sullo Stato di diritto, soprattutto per quanto riguarda il settore giudiziario; le recenti difficoltà evidenziano infatti la necessità di un rinnovato impegno a proseguire le riforme e a garantire l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del settore, anche alla luce delle recenti pronunce della Corte costituzionale. Anche alla luce dei recenti eventi, la Serbia deve prestare inoltre particolare attenzione ai diritti dei gruppi vulnerabili e all’indipendenza delle principali istituzioni, come la banca centrale. Il paese deve continuare a impegnarsi in modo costruttivo nella cooperazione regionale e ad approfondire le relazioni con i paesi del vicinato. Dovrà inoltre rilanciare l’interesse per le riforme e compiere ulteriori progressi verso un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo. Di recente la Serbia ha firmato il protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere ed è stata finalmente chiarita l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo; l’accordo è entrato in vigore nel frattempo e il chiarimento non ostacola più il carattere inclusivo della cooperazione regionale.

In linea con le conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2011 sulle condizioni per l’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia, adottate dal Consiglio europeo del 9 dicembre 2011, la Commissione presenterà una relazione non appena avrà stabilito che la Serbia rispetta adeguatamente i criteri di adesione e in particolare che ha adottato misure per un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo, condizione ritenuta prioritaria.La Commissione chiede alla Serbia di attuare in buona fede tutti gli accordi fin qui raggiunti e di impegnarsi costruttivamente a risolvere tutte le questioni in sospeso, con l’aiuto dell’Unione.

Le relazioni tra Serbia e Kosovo devono registrare progressi visibili e duraturi in modo da permettere a entrambi i paesi di proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda. Questo processo dovrà consentire gradualmente la piena normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo permettendo ad entrambi di esercitare pienamente i rispettivi diritti e di assumersi le rispettive responsabilità nell’ambito dell’Unione. Il processo dovrà in particolare risolvere i problemi nel Kosovo settentrionale rispettando al tempo stesso l’integrità territoriale del paese e le esigenze specifiche della popolazione locale.

La Commissione sottolinea che il processo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina andrà affrontato anche al momento di definire il quadro che permetterà in futuro di condurre i negoziati di adesione con la Serbia.

È importante che le parti seguano con determinazione questo approccio globale, avvalendosi del pieno sostegno dell’Unione.

21. Albania: il dialogo tra il governo e l’opposizione è migliorato, soprattutto dopo l’accordo raggiunto a novembre 2011, e l’Albania ha realizzato progressi verso il rispetto dei criteri politici necessari per diventare membro dell’Unione. Il parere della Commissione del 2010 individua 12 priorità fondamentali che il paese deve rispettare per l’avvio dei negoziati di adesione con l’Unione e in questo quadro l’Albania ha avviato una serie di riforme sostanziali. L’Albania ha rispettato quattro di queste priorità: il buon funzionamento del parlamento; l’adozione delle leggi in sospeso che richiedevano una maggioranza qualificata; la nomina dell’ombudsman e lo svolgimento di una procedura di audizione e di voto per le principali istituzioni; la modifica della legge elettorale. La riforma della pubblica amministrazione e il miglioramento del trattamento dei detenuti, due delle priorità fondamentali, sono ben avviate. Per procedere nel rispetto delle altre priorità sono state prese misure importanti: l’adozione della legge sui tribunali amministrativi; l’abolizione delle immunità per gli alti funzionari e per i giudici; l’aumento delle confische dei proventi di reato; l’adozione di una strategia globale per la riforma dei diritti di proprietà; la revisione del codice penale mirata a rafforzare le pene previste per le violenze domestiche.

Alla luce di questi risultati la Commissione raccomanda al Consiglio di concedere all’Albania lo status di paese candidato a condizione che completi le principali misure per la riforma del settore giudiziario e della pubblica amministrazione e per la revisione del regolamento parlamentare. La Commissione presenterà una relazione al Consiglio non appena saranno stati conseguiti i progressi necessari. La relazione renderà anche conto dell’impegno dimostrato dal paese nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, indicando come ha investigato e perseguito proattivamente questi casi.

Per raccomandare l’avvio dei negoziati di adesione, la Commissione verificherà in particolare il rispetto degli impegni già assunti e il completamento delle altre priorità fondamentali non ancora realizzate. L’Albania dovrà in particolare: condurre le elezioni nel rispetto degli standard europei e internazionali; potenziare l’indipendenza, l’efficienza e la responsabilità delle istituzioni giudiziarie; profondere sforzi decisi nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata con indagini e procedimenti proattivi; adottare misure efficaci per rafforzare la tutela dei diritti umani e le politiche di lotta alla discriminazione; dare attuazione ai diritti di proprietà. Lo svolgimento armonioso delle elezioni parlamentari previste nel 2013 permetterà di testare l’impegno condiviso dei partiti verso la riforma elettorale e sarà una precondizione perché la Commissione raccomandi l’avvio dei negoziati. Un intenso dialogo politico e l’impegno costante in tutti i settori contemplati dalle priorità fondamentali rimangono essenziali per l’attuazione delle riforme e per assicurare al paese un futuro nell’Unione.

22. Bosnia-Erzegovina: il paese ha realizzato scarsi progressi verso la realizzazione dei criteri politici e la creazione di un assetto istituzionale più funzionale, coordinato e duraturo. La Bosnia-Erzegovina ha continuato a impegnarsi costruttivamente con l’UE in un dialogo strutturato sulla giustizia nell’ambito del processo di stabilizzazione e di associazione.

Il dialogo ad alto livello sul processo di adesione avviato a giugno è il forum in cui si esplicita l’impegno a realizzare i requisiti del processo di integrazione nell’Unione. La Commissione deve purtroppo constatare che finora i risultati sono al di sotto delle aspettative. Manca fra gli esponenti politici una visione condivisa della direzione generale, del futuro e dell’assetto istituzionale del paese. Il rispetto delle condizioni per l’entrata in vigore dell’ASA e per la presentazione di una domanda di adesione credibile rimangono prioritari, così come l’introduzione di un dispositivo di coordinamento efficace tra i vari livelli di governo che consenta al paese di esprimersi in modo univoco sulle questioni europee. La Commissione continuerà il proprio impegno con le autorità nazionali ma i leader nazionali dovranno dimostrare di avere la volontà politica per raggiungere un consenso e dare forma alle aspirazioni europee del paese e dei suoi cittadini.

Dopo la separazione del mandato del Rappresentante speciale dell’Unione europea (RSUE) dall’Ufficio dell’Alto rappresentante, l’Unione, assicurando una presenza più massiccia, si è posta alla guida di una serie di settori assistendo le autorità ad attuare gli obiettivi del programma per l’Unione e potenzierà il sostegno alle istituzioni del paese in tal senso.

23. Kosovo: parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una comunicazione su uno studio di fattibilità per un accordo di stabilizzazione e associazione con il Kosovo. Lo studio conferma la realizzabilità dell’ASA tra l’Unione e il Kosovo anche se gli Stati membri continuano ad avere posizioni diverse sullo status. La Commissione proporrà le direttive di negoziato per l’ASA solo quando il Kosovo avrà realizzato progressi in una serie di priorità a breve termine. È fondamentale che il Kosovo continui a attuare in buona fede gli accordi finora raggiunti tra Belgrado e Pristina e si impegni costruttivamente a risolvere tutte le questioni in sospeso, con l’aiuto dell’Unione.

Le relazioni tra Kosovo e Serbia devono registrare progressi visibili e duraturi in modo da permettere ad entrambi di proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda. Il processo dovrà in particolare risolvere i problemi nel Kosovo settentrionale nel rispetto delle esigenze specifiche della popolazione locale.

24. Turchia: la Turchia riveste una grande importanza per l’Unione tenuto conto del suo dinamismo economico, della sua posizione strategica e del suo importante ruolo regionale. La Commissione sottolinea l’importanza della cooperazione e del dialogo in corso sulle questioni di politica estera di interesse comune, riguardanti ad esempio il Nordafrica e il Medio Oriente.

Le relazioni UE-Turchia possono esprimere al meglio le proprie potenzialità solo nell’ambito di un processo di adesione attivo e credibile, nel rispetto degli impegni dell’UE e delle condizioni poste. Il rilancio dei negoziati di adesione è nell’interesse tanto dell’Unione che della Turchia, soprattutto se si vuole che la prospettiva verso l’UE continui ad essere il parametro delle riforme del paese. La Commissione ritiene importante riprendere, in linea con le procedure stabilite e con le pertinenti conclusioni del Consiglio, i lavori sui capitoli negoziali interrotti da anni per mancanza di consenso tra gli Stati membri.

Per rilanciare il processo di adesione e dare dinamismo alle relazioni UE-Turchia, la Commissione continuerà a realizzare il programma costruttivo per le relazioni con la Turchia che, avviato a maggio 2012, sta già dando i primi frutti. Il sostegno attivo della Turchia al programma costruttivo e alla prospettiva europea rimane essenziale.

Il pieno rispetto dei criteri politici suscita crescente apprensione. Il rispetto dei diritti fondamentali sul campo, anche per quanto riguarda la libertà di espressione, disegna un quadro preoccupante, sebbene siano migliorate di recente diverse disposizioni di legge in materia. La Turchia deve risolvere le questioni riguardanti l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del sistema giudiziario. La Commissione si compiace per l’impegno del governo turco di presentare quanto prima il quarto pacchetto di riforme del sistema giudiziario che si augura possa porre fine ai problemi principali che limitano attualmente l’esercizio concreto della libertà di espressione.

La Turchia ha congelato le relazioni con la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, iniziata nel secondo semestre del 2012. La Commissione esprime ancora una volta seria preoccupazione per le dichiarazioni e le minacce della Turchia e invita il paese a rispettare pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio.

L’Unione ribadisce peraltro i diritti sovrani degli Stati membri, come la conclusione di accordi bilaterali, la prospezione e lo sfruttamento delle risorse naturali, garantiti dall’acquis e dal diritto internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. In linea con le posizioni reiterate del Consiglio e della Commissione negli scorsi anni, la Commissione ribadisce che la Turchia deve urgentemente rispettare l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo e realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. Una tale attuazione potrebbe dare vitalità al processo di adesione. In assenza di progressi in questi ambiti, la Commissione raccomanda di mantenere in vigore le misure adottate dall’Unione nel 2006. La Commissione sottolinea inoltre la necessità di astenersi da qualsiasi tipo di minaccia, fonte di attrito o azione che potrebbe compromettere le relazioni di buon vicinato e la soluzione pacifica delle controversie.

La Commissione incoraggia la Turchia a potenziare concretamente il proprio impegno e il proprio contributo ai colloqui per una soluzione globale della questione cipriota, con i buoni uffici del segretario generale dell’ONU.

25. Quanto alla questione cipriota, i negoziati per una soluzione globale tra i leader della comunità greco-cipriota e della comunità turco-cipriota sotto l’egida dell’ONU sono in una fase di stallo. È necessario rilanciarli e concluderli quanto prima, partendo dai progressi fin qui realizzati. In tal senso è necessario creare un clima costruttivo che permetta di portare a termine il processo e dia all’opinione pubblica la possibilità di integrare i compromessi necessari. La Commissione continuerà a fornire un forte supporto politico e la consulenza tecnica sulle questioni di competenza dell’Unione.

26. Islanda: si moltiplicano gli interessi tra l’Unione e l’Islanda, e non solo per quanto riguarda le energie rinnovabili e i cambiamenti climatici passando; la politica dell’Unione nella regione artica va acquisendo infatti maggiore importanza strategica. I negoziati di adesione con l’Islanda procedono in modo soddisfacente. L’adesione all’Unione è una questione molto dibattuta in Islanda. La Commissione è fiduciosa che l’Unione riuscirà a proporre all’Islanda un pacchetto negoziale che tenga conto delle particolarità del paese, salvaguardando al tempo stesso i principi e l’acquis dell’UE, in modo da permettere alla popolazione del paese di prendere una decisione informata, quando verrà il momento..

ALLEGATO

Conclusioni su Montenegro, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Serbia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Turchia e Islanda

Montenegro

Il Montenegro rispetta in misura sufficiente i criteri politici per l’adesione all’UE. Il quadro legislativo e istituzionale e le politiche sono stati migliorati per promuovere un funzionamento più efficiente del parlamento e del settore giudiziario, la politica anticorruzione, i diritti umani e la tutela delle minoranze. Le riforme della costituzione e della pubblica amministrazione sono ulteriormente progredite, così come il consolidamento di un track record sull’applicazione della legge. Il paese deve adoperarsi ulteriormente nel settore dello Stato di diritto, in particolare per portare a termine la riforma costituzionale volta a rafforzare l’indipendenza giudiziaria e sviluppare ulteriormente il suo bilancio a livello di attuazione, specie per quanto riguarda la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. Il Montenegro ha continuato a svolgere un ruolo costruttivo nella regione, rispettando inoltre i propri impegni internazionali e le condizioni del processo di stabilizzazione e di associazione.

Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto, il Montenegro ha rafforzato il ruolo legislativo e di controllo del parlamento, anche per le questioni inerenti allo Stato di diritto. Si è iniziato ad applicare la recente legislazione sulle elezioni e la capacità del parlamento è stata rafforzata a livello amministrativo e di esperti. La trasparenza è migliorata e sono state previste commissioni separate sull’integrazione europea e sulla lotta alla corruzione. Occorre proseguire gli sforzi volti a potenziare la capacità legislativa e di controllo del parlamento.

La definizione delle politiche pubbliche è ulteriormente migliorata. Si stanno approntando le strutture per i negoziati di adesione, che comprendono anche rappresentanti della società civile. Occorre rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa per il coordinamento dell’integrazione europea, compresa l’assistenza finanziaria, per soddisfare le condizioni legate ai negoziati di adesione. Si deve migliorare anche la capacità generale dei ministeri di elaborare norme legislative e valutazioni d’impatto di elevata qualità. Per quanto riguarda il governo locale, occorrono ulteriori sforzi per applicare la recente legislazione e creare un’amministrazione trasparente, efficiente e responsabile.

Il Montenegro ha adottato altre misure per risolvere i problemi posti dalla riforma della pubblica amministrazione. Il quadro legislativo e l’applicazione della legislazione adottata di recente devono essere migliorati in modo finanziariamente sostenibile e prevedendo adeguati meccanismi di verifica. La capacità dell’ombudsman deve essere ulteriormente rafforzata.

Si segnala qualche progresso per quanto riguarda il sistema giudiziario. Si è iniziato ad applicare la legislazione di recente adozione. Si osservano progressi riguardo alla pubblicazione delle sentenze e all’arretrato giudiziario. Il processo volto a riformare la costituzione per aumentare l’indipendenza della magistratura secondo le norme europee rimane incompleto. Occorrono ulteriori sforzi per garantire un sistema di nomine e di carriere basato sul merito nonché per rafforzare la responsabilità e l’integrità della magistratura.

Si segnala qualche progresso in materia di lotta alla corruzione. Si è iniziato ad applicare la legislazione adottata di recente nei settori fondamentali del finanziamento dei partiti politici, della prevenzione dei conflitti di interessi e degli appalti pubblici. Occorre rafforzare la capacità degli organi di vigilanza, in particolare la commissione elettorale nazionale, la Corte dei conti e la commissione per la prevenzione dei conflitti di interessi. Il Montenegro ha ulteriormente sviluppato il suo track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne nei casi di corruzione, il cui numero rimane tuttavia basso. Inoltre, non vengono ancora disposti il sequestro o la confisca dei beni per reati di corruzione. La corruzione è ancora molto diffusa e rimane un problema serio, che ostacola le indagini degli organi di contrasto sulla criminalità organizzata.

Si rilevano progressi in termini di lotta alla criminalità organizzata. Il bilancio è migliorato, ma deve svilupparsi ulteriormente. La lotta alla criminalità organizzata attraverso tutti gli strumenti del sistema giuridico costituisce una sfida particolarmente pressante per il paese. La cooperazione regionale e internazionale è stata intensificata con la firma di accordi e operazioni congiunte, ma occorre ancora consolidare proattivamente i risultati ottenuti, anche in termini di capacità amministrative e di cooperazione fra le agenzie che si occupano di criminalità organizzata, specialmente nel settore delle indagini finanziarie, dove il quadro giuridico deve essere completato. Non è ancora stato creato un sistema nazionale di intelligence in campo penale, la cui mancanza nuoce all’efficienza degli organi di contrasto, che deve essere migliorata. Occorre rafforzare il ruolo guida del procuratore nelle indagini e adoperarsi con maggiore impegno per combattere il riciclaggio del denaro e la tratta di esseri umani, anche per quanto riguarda l’identificazione e il reinserimento delle vittime.

Il Montenegro ha continuato a migliorare il quadro legislativo e istituzionale per la tutela dei diritti umani e delle minoranze. Le autorità, comprese quelle ai massimi livelli, hanno adottato un atteggiamento più positivo in materia di diritti umani. Occorre adoperarsi ulteriormente per completare il quadro legislativo e istituzionale pertinente e rafforzare le capacità amministrative e finanziarie in questo campo, comprese quelle del procuratore dello Stato e dell’ombudsman.

Il paese ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda il potenziamento del quadro giuridico e amministrativo per i diritti civili e politici in Montenegro e l’applicazione dei diritti stessi. Occorre rafforzare il potere dell’ombudsman di intervenire nei casi di maltrattamento, migliorare le condizioni di vita nelle carceri e intensificare le indagini e le azioni giudiziarie sui vecchi casi di violenze a danno dei giornalisti.

Il Montenegro ha fatto progressi relativamente ai diritti sociali ed economici consolidando il quadro giuridico e istituzionale pertinente. L’atteggiamento più positivo delle autorità ha contribuito alla promozione di questi diritti, la cui applicazione richiede tuttavia l’assegnazione di fondi supplementari e di risorse umane qualificate. Occorre migliorare il modo in cui vengono affrontate le violazioni dei diritti sociali e economici.

Il Montenegro ha fatto progressi per quanto riguarda la tutela delle minoranze e i diritti culturali. L’adozione della strategia volta a migliorare la situazione di rom, ashkali ed egiziani e del relativo piano d’azione è uno sviluppo positivo in tale contesto, ma l’inclusione di queste minoranze, che sono ancora vittime di discriminazioni, deve essere migliorata, in particolare attraverso l’applicazione dei documenti strategici pertinenti. Si sono fatti ulteriori passi avanti per garantire uno status giuridico agli sfollati, il cui accesso ai diritti economici e sociali rimane però insufficiente.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, il Montenegro continua a soddisfare le condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione a livello di collaborazione con l’ICTY e di cooperazione regionale. Devono ancora essere risolte determinate questioni bilaterali con i paesi limitrofi, specie per quanto riguarda la delimitazione dei confini.

Si osservano notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno continuato a collaborare per offrire soluzioni durature alle persone sfollate a causa dei conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno sottoscritto una dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un programma abitativo regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000 persone. In occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo nell’aprile 2012 sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del programma. Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le questioni ancora irrisolte nell’ambito del processo.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il Montenegro si deve allineare con la posizione dell’UE.

Dopo una discreta ripresa nel 2011, l’economia del Montenegro ha registrato un rallentamento nel primo semestre del 2012. La domanda interna è tuttora limitata dal debole aumento del credito e da un debito ancora elevato del settore privato. In mancanza dei normali strumenti di politica monetaria[2], la politica economica ha portato avanti il risanamento di bilancio e le riforme strutturali al fine di consolidare la stabilità economica e finanziaria. Le sopravvenienze passive legate alle garanzie di Stato rappresentano tuttavia una seria minaccia per la stabilità delle finanze pubbliche. I tassi di disoccupazione rimangono elevati e sussistono carenze in termini di Stato di diritto, risorse umane e infrastrutture.

Per quanto riguarda i criteri economici, il Montenegro ha fatto qualche progresso supplementare verso l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. Ciò nonostante, la ristrutturazione incompleta dell’industria siderurgica, i problemi generali di liquidità e le difficili condizioni del mercato del lavoro impediscono tuttora un’allocazione efficiente delle risorse. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché continui ad ovviare alle carenze strutturali esistenti per mezzo di opportune politiche macroeconomiche e riforme strutturali.

La stabilità macroeconomica è stata mantenuta. Il settore bancario si sta ancora riprendendo e i depositi riaffluiscono progressivamente nel sistema. Le procedure di entrata nel mercato e di recupero dei crediti in caso di fallimento sono state ulteriormente migliorate. Il recupero dei crediti a livello civile è stato reso più efficiente. La liberalizzazione delle telecomunicazioni e dell’energia ha facilitato l’apertura dei rispettivi mercati e gli enti regolatori sono diventati più autorevoli. Il Montenegro ha partecipato più attivamente ai programmi di ricerca dell’Unione e rimane fortemente integrato nei mercati UE e CEFTA.

Permangono tuttavia forti squilibri esterni e il funzionamento del mercato del lavoro lascia ancora a desiderare, con tassi di disoccupazione elevati. Le pressioni inflazionistiche sono in aumento. Il proseguimento del deleveraging del settore finanziario causa problemi di liquidità e il conseguente accumulo di arretrati fiscali e di altri arretrati di pagamento nell’economia. Le sopravvenienze passive e i contributi non versati hanno messo a dura prova la stabilità delle finanze pubbliche. Il debito pubblico è ulteriormente aumentato. Occorre ovviare alla difficile situazione economica del produttore di alluminio. Il paese deve attirare ulteriori investimenti per sviluppare le infrastrutture nazionali, ma il clima imprenditoriale risente tuttora delle carenze a livello di Stato di diritto e delle notevoli dimensioni del settore informale.

Il Montenegro ha compiuto qualche progresso per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione. Si segnalano buoni progressi relativamente agli appalti pubblici, alla politica dei trasporti, alle statistiche e alla scienza e ricerca, mentre i progressi sono limitati in altri settori quali la libera circolazione dei lavoratori, la libera circolazione dei capitali, il diritto societario, la sicurezza alimentare, la politica veterinaria e fitosanitaria, la fiscalità, la politica imprenditoriale e industriale, l’ambiente e i cambiamenti climatici o le disposizioni finanziarie e di bilancio. La limitata capacità amministrativa del Montenegro pone problemi in diversi settori e deve essere rafforzata in previsione dei negoziati di adesione e per garantire un’effettiva applicazione dell’acquis. Nel complesso il Montenegro ha continuato a onorare agevolmente i suoi obblighi a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). Permangono alcune lacune per quanto riguarda il settore degli aiuti di Stato, in cui occorrono ulteriori sforzi ai fini dell’allineamento.

Il Montenegro ha fatto qualche progresso per quanto riguarda la libera circolazione delle merci. Il proseguimento dell’allineamento con l’acquis richiede ulteriori sforzi, un miglior coordinamento e un maggior coinvolgimento. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono relativamente a buon punto.

Sono stati compiuti pochi progressi in materia di libera circolazione dei lavoratori, un settore in cui l’allineamento con l’acquis si trova ancora nella fase iniziale. Si segnala qualche progresso relativamente al diritto di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi. Il Montenegro ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda l’allineamento della nuova legge sui servizi postali con l’acquis. Le riforme legislative riguardanti lo stabilimento devono essere attuate. Occorrono altri notevoli sforzi per l’allineamento della legislazione con la direttiva sui servizi, il riconoscimento delle qualifiche professionali e la cooperazione interistituzionale. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si osservano pochi progressi relativamente alla libera circolazione dei capitali, sebbene i preparativi siano ben avviati. Occorre adoperarsi con maggiore impegno per completare l’allineamento con l’acquis riguardante i sistemi di pagamento e il rafforzamento della capacità amministrativa, specialmente in termini di lotta contro il riciclaggio del denaro. I preparativi sono a uno stadio relativamente iniziale per quanto riguarda la lotta contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo. Occorrono ulteriori sforzi per applicare la legge, migliorare il coordinamento tra agenzie e costituire un track record di lotta contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo. Nel complesso, i preparativi nel settore sono ben avviati.

Si osservano buoni progressi nel settore degli appalti pubblici. L’applicazione della nuova legislazione desta tuttora preoccupazione. Il quadro legislativo sulle concessioni deve ancora essere allineato con l’acquis. Occorre chiarire il ruolo, i poteri e le competenze dei futuri servizi ispettivi e dotarli di personale sufficiente. Si osservano pochi progressi in materia di diritto societario. Le nuove modifiche della legge sulla contabilità e sulla revisione dei conti, che istituisce un organo di vigilanza per i revisori e un sistema di controllo della qualità, devono ancora essere adottate. Si segnala qualche progresso a livello di proprietà intellettuale. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione pertinente con l’acquis e applicarla in modo efficace. Nel complesso, i preparativi in ciascuno di questi settori sono discretamente progrediti.

Si osserva qualche progresso relativamente alla politica di concorrenza. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione del Montenegro con l’acquis e garantire l’indipendenza operativa dell’autorità garante della concorrenza. Va rivolta particolare attenzione all’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato, in particolare per gli aiuti ai settori sensibili. Nel complesso, i preparativi riguardanti la politica di concorrenza sono discretamente progrediti.

Si osserva qualche progresso nel settore dei servizi finanziari. con l’adozione della legislazione sulla comunicazione al pubblico delle informazioni e dei dati da parte delle banche, sul calcolo dei grandi fidi e sugli OICVM. Occorrono notevoli sforzi per l’allineamento con l’acquis vigente nei settori contemplati da questo capitolo e la sua applicazione. Nel complesso, il livello di allineamento rimane discreto.

Si osserva qualche progresso nel settore della società dell’informazione e dei media. Le modifiche della legislazione, tuttavia, hanno compromesso l’indipendenza degli organi normativi. Nel complesso, i preparativi sono discretamente progrediti.

Sono stati fatti progressi nei settori dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. Il paese deve adoperarsi per sviluppare un quadro giuridico che consenta di raggiungere gli obiettivi del piano d’azione nazionale relativamente all’accreditamento per la gestione dei fondi di sviluppo rurale. Si osservano progressi limitati per quanto riguarda la sicurezza alimentare e le politiche veterinaria e fitosanitaria. Occorrono sforzi in tutti i settori, specie per quanto riguarda l’ulteriore allineamento con l’acquis, il potenziamento della capacità di controllo in campo veterinario e la valutazione delle norme igieniche negli impianti di produzione di alimenti e mangimi. Si rileva qualche progresso nel settore della pesca. Occorre adoperarsi per allineare la legislazione con l’acquis sulla pesca e applicare le norme UE, specie per quanto riguarda la gestione delle risorse, l’ispezione e il controllo, la politica di mercato, la politica strutturale e la politica sugli aiuti di Stato. L’allineamento con l’acquis in ciascuno di questi settori è ancora in fase iniziale.

I progressi sono stati buoni nel campo dei trasporti, specie per quanto riguarda il trasporto stradale, ferroviario e marittimo, ma occorre garantire l’effettiva applicazione dell’acquis. Il paese deve progredire ulteriormente nel settore del trasporto ferroviario per quanto riguarda l’interoperabilità, la creazione di un organo di indagine sugli incidenti e l’indipendenza dell’ente regolatore. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono a buon punto. Si segnala qualche progresso in materia di energia. Il Montenegro deve ancora adottare la legislazione attuativa supplementare per il mercato interno dell’energia, le leggi sulle scorte petrolifere e i programmi di lavoro decennali sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. L’allineamento con l’acquis pertinente è in fase iniziale.

Sono stati fatti pochi progressi a livello di fiscalità, specie per quanto riguarda la creazione di nuovi dipartimenti presso l’amministrazione fiscale. Occorrono ulteriori sforzi per definire una strategia generale in campo imprenditoriale e informatico. Nel complesso, l’allineamento del Montenegro con l’acquis sulla fiscalità è in fase iniziale.

Si osservano alcuni progressi nel settore della politica economica e monetaria, Occorrono ancora notevoli sforzi per completare l’allineamento con l’acquis, specie per quanto riguarda l’indipendenza della banca centrale, il finanziamento monetario e l’accesso privilegiato del settore pubblico agli istituti finanziari. Si deve migliorare ulteriormente la capacità di definire e coordinare la politica economica. L’uso attuale dell’euro da parte del Montenegro, deciso dalle autorità nazionali in circostanze eccezionali, è completamente diverso da quello della zona euro. Nel complesso, è stato raggiunto un discreto livello di allineamento nel settore della politica economica e monetaria. Si segnalano buoni progressi in materia di statistiche. Il Montenegro, tuttavia, deve ancora adoperarsi con notevole e prolungato impegno per allinearsi con l’acquis su agricoltura, imprese e statistiche macroeconomiche. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si osserva qualche progresso in materia di politica sociale e occupazione. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul posto di lavoro. È necessario migliorare la capacità del servizio pubblico per l’occupazione e le politiche di attivazione onde ovviare ai bassi tassi di attività e di occupazione e allo squilibrio fra la domanda e l’offerta di competenze. Le misure e le strategie per la riduzione della povertà e l’inclusione dei rom devono essere rafforzate. La situazione delle finanze pubbliche continua ad avere un’incidenza negativa sulle riforme sociali. Occorrono ulteriori sforzi per attuare le riforme programmate a livello di pensioni. Nel complesso, il Montenegro ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità in questo campo.

Si osservano pochi progressi relativamente alla politica imprenditoriale e industriale. Il paese si è dotato di varie strategie e istituzioni. Occorrono ulteriori sforzi per garantire lo sviluppo e l’attuazione di questa politica.

Si segnala qualche progresso a livello di reti transeuropee. Per quanto riguarda le infrastrutture delle reti di trasporto, c’è ancora molto da fare per migliorare i collegamenti stradali e ferroviari. Il Montenegro deve ancora sviluppare le interconnessioni di gas con i paesi vicini e migliorare i sistemi di trasmissione nazionali. Nel complesso, i preparativi in questo campo sono ancora in fase iniziale. Si osserva qualche progresso in termini di politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali, specie per quanto concerne il quadro istituzionale e la programmazione. Il Montenegro deve rafforzare la capacità amministrativa presso le strutture create nell’ambito dell’IPA e prepararle adeguatamente per il futuro. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono iniziati.

Il Montenegro ha fatto qualche progresso a livello di sistema giudiziario e diritti fondamentali. Si è iniziato ad applicare la legislazione di recente adozione. Si osservano progressi riguardo alla pubblicazione delle sentenze e all’arretrato giudiziario. La riforma costituzionale volta a rafforzare l’indipendenza giudiziaria non è ancora stata completata. Il paese deve ancora istituire un sistema unico di assunzioni a livello nazionale e un sistema di monitoraggio della durata dei processi, razionalizzare la rete dei tribunali e migliorare l’affidabilità delle statistiche giudiziarie. Occorrono ulteriori sforzi per garantire un sistema di nomine e di carriere basato sul merito nonché per aumentare la responsabilità e l’integrità della magistratura. Il Montenegro ha potenziato il quadro giuridico anticorruzione e ulteriormente sviluppato il suo track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne per i casi di corruzione, ma deve intensificare gli sforzi. La corruzione è ancora molto diffusa e rimane un fenomeno preoccupante, che consente anche ai gruppi della criminalità organizzata di infiltrarsi nei settori pubblico e privato. Il numero di condanne definitive rimane basso e non vi sono casi di corruzione in cui siano stati disposti il sequestro o la confisca dei beni.

Il quadro giuridico e istituzionale per la tutela dei diritti fondamentali è stato ulteriormente potenziato. La depenalizzazione della diffamazione ha contribuito a migliorare il contesto in cui operano i media nel paese. Si sono fatti ulteriori passi avanti per garantire lo status giuridico degli sfollati. Occorre promuovere ulteriormente l’inclusione sociale di rom, ashkali ed egiziani, in particolare attraverso l’attuazione dei documenti politici pertinenti. La tutela dei diritti umani da parte delle autorità giudiziarie e di contrasto rimane carente. Occorre intensificare le indagini e le azioni giudiziarie sui vecchi casi di violenza a danno dei giornalisti. Il paese dovrà dar prova di un impegno costante per allinearsi con l’acquis dell’UE e le norme internazionali in materia. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Il Montenegro ha fatto qualche progresso in materia di giustizia, libertà e sicurezza. È iniziato l’allineamento con l’acquis su migrazione, asilo e visti. Si sta completando la costruzione del centro per stranieri e del centro per richiedenti asilo. Procede l’attuazione della strategia per la gestione integrata delle frontiere e del relativo piano d’azione. Il paese ha continuato ad ampliare la sua rete internazionale e regionale per la cooperazione di polizia e la lotta alla criminalità organizzata e a rafforzare il suo quadro giuridico e le sue capacità amministrative. Le operazioni investigative congiunte svolte con altri paesi della regione, con gli Stati membri dell’UE, con Interpol e con Europol hanno determinato un aumento dei rinvii a giudizio, degli arresti e delle condanne riguardanti la criminalità organizzata. Il quadro politico e giuridico pertinente è stato migliorato. Occorrerà un ulteriore e costante impegno per allinearsi con l’acquis in questo capitolo, specie per quanto riguarda asilo, visti, frontiere esterne, Schengen e lotta alla criminalità organizzata, e per costituire un solido track record di indagini, condanne e sequestro di droga. Occorre migliorare la capacità di applicare il quadro giuridico per la cooperazione giudiziaria in campo civile e penale e adoperarsi con maggiore impegno per lottare contro il riciclaggio del denaro e la tratta di esseri umani. Il paese è discretamente progredito in questo campo.

Si osservano buoni progressi in termini di allineamento con l’acquis nei settori della scienza e della ricerca. Occorrono ulteriori sforzi per potenziare la capacità di ricerca e innovazione a livello nazionale e agevolare l’integrazione nello spazio europeo della ricerca. È necessario aumentare ulteriormente il volume degli investimenti destinati alla ricerca, in particolare quelli del settore privato, incentivando anche gli investimenti pubblici e privati nella ricerca scientifica. Nel complesso, i preparativi nel settore sono ben avviati. Si sono compiuti alcuni progressi nel settore dell’istruzione e della cultura. Occorre portare avanti la riforma dell’istruzione superiore e la modernizzazione del sistema di istruzione e formazione professionale. L’attuazione delle riforme didattiche desta tuttora preoccupazione. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Il Montenegro ha fatto pochi progressi in materia di ambiente e cambiamenti climatici. Vi è qualche segno di miglioramento con l’adozione della legislazione sulla gestione dei rifiuti, sulla qualità dell’aria e sui prodotti chimici, nonché per quanto riguarda la capacità amministrativa e gli sforzi intrapresi per allinearsi con l’acquis sul clima. Occorre rivolgere ulteriore attenzione alla qualità dell’acqua e alla gestione dei rifiuti e garantire l’applicazione effettiva dell’acquis sulla valutazione dell’impatto ambientale e sulla valutazione ambientale strategica. Il paese deve adoperarsi con notevole impegno per allinearsi con l’acquis su ambiente e clima, applicare queste disposizioni e rafforzare la capacità amministrativa e la cooperazione interistituzionale, tenendo sistematicamente conto delle considerazioni relative all’ambiente e ai cambiamenti climatici negli altri settori strategici e negli altri documenti di programmazione. I progressi sono ostacolati sia dalla mancanza di una priorità politica e di finanziamenti adeguati che dalla conoscenza limitata dei requisiti ambientali e climatici. In questo settore i preparativi sono ancora in fase iniziale.

Si osserva qualche progresso in materia di tutela dei consumatori e della salute. Occorre portare avanti l’allineamento legislativo sulla tutela dei consumatori. I preparativi nel settore sono abbastanza ben avviati. È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda la legislazione doganale. Una nuova legge sui dazi doganali allinea ulteriormente la legislazione nazionale con la tariffa doganale comune. Occorre migliorare l’applicazione delle procedure e dei metodi di lavoro esistenti per quanto riguarda la capacità amministrativa e operativa. I preparativi per l’eventuale adesione alla convenzione relativa ad un regime comune di transito devono essere intensificati. Nel complesso, i preparativi nel settore dell’unione doganale sono discretamente progrediti.

Si segnala qualche progresso in materia di relazioni esterne. Il Montenegro è diventato membro dell’OMC. Si è fatto qualche passo avanti anche per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa. Il Montenegro si è allineato con tutte le dichiarazioni e le decisioni del Consiglio dell’UE e ha continuato a contribuire attivamente alla stabilità regionale. I preparativi in questi settori sono discretamente progrediti.

Il Montenegro ha fatto progressi eterogenei a livello di controllo finanziario. Il quadro legislativo in materia di controllo finanziario interno pubblico esiste, ma la sua applicazione concreta lascia a desiderare, specialmente a livello locale. Il Montenegro deve rafforzare la responsabilità gestionale nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione e garantire l’indipendenza finanziaria de facto della Corte dei conti. I preparativi nel settore del controllo finanziario sono in fase iniziale. Si osservano progressi limitati per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio. A tempo debito, dovrà essere creato un organo incaricato di guidare e coordinare i preparativi per l’adesione nel campo delle risorse proprie. Il paese deve dotarsi del quadro amministrativo per l’applicazione delle norme in materia di risorse proprie. Nel complesso, i preparativi in questo campo sono in fase iniziale.

Ex Repubblica jugoslava di Macedonia

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Il paese continua a rispettare gli impegni sottoscritti in forza dell’accordo di stabilizzazione e di associazione. Il governo ha posto il processo di adesione al centro dell’agenda politica. Il dialogo ad alto livello sull’adesione con la Commissione ha svolto un ruolo di catalizzatore per accelerare le riforme e contribuito al conseguimento di progressi sostanziali in settori strategici fondamentali. Il governo ha adottato proposte volte a migliorare il quadro legislativo per le elezioni e, relativamente alla libertà di espressione, depenalizzare la diffamazione. Il primo riesame governativo dell’applicazione dell’accordo quadro di Ohrid fornisce uno strumento per l’intensificazione del dialogo fra le comunità. Va mantenuto l’accento sulle riforme in tutti i settori dei criteri politici, soprattutto per garantirne l’attuazione. Il parlamento sta esaminando la legislazione pertinente. Lo Stato di diritto deve rimanere al centro dell’attenzione, anche per quanto riguarda la libertà di espressione, le relazioni interetniche e la riconciliazione. Va promosso un approccio inclusivo nei confronti della società civile.

L’accordo quadro di Ohrid resta un elemento essenziale per la democrazia e lo Stato di diritto nel paese. Il governo ha intrapreso un’analisi dell’attuazione dell’accordo dal 2001 per arrivare a un consenso sui risultati ottenuti e sulle sfide future. Le tensioni tra le comunità in seguito agli episodi di violenza del primo semestre 2012 hanno destato preoccupazione. Il governo ha dato prova di maturità nel rispondere a questa sfida e deve continuare a farlo per rinsaldare ulteriormente le relazioni interetniche e promuovere la riconciliazione, anche per quanto riguarda lo status delle vittime del conflitto del 2001. Si segnala qualche progresso con la più ampia attuazione della legge sulle lingue.

Il funzionamento del parlamento è migliorato e il dialogo politico è stato mantenuto, in particolare per quanto concerne l’integrazione nell’UE. L’applicazione del manuale di procedura è proseguita, anche per quanto riguarda le principali richieste dell’opposizione. Le proposte governative per migliorare il quadro elettorale sono all’esame del parlamento. Occorrerà adoperarsi con impegno per applicare integralmente le raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR.

È proseguita la collaborazione nell’ambito della coalizione di governo, che è riuscita a porre il processo di adesione al centro dell’agenda politica. Il governo ha coordinato efficacemente lo svolgimento del dialogo ad alto livello sull’adesione in base alla propria roadmap. Per quanto riguarda il governo locale occorre accelerare il processo di decentramento, specie per quanto riguarda il quadro finanziario.

Si osservano alcuni progressi a livello di pubblica amministrazione. I servizi ai cittadini sono migliorati e si sta introducendo l’e-government. Sono in corso consultazioni sulle principali riforme del quadro per l’amministrazione. Occorrono ulteriori sforzi per garantire la trasparenza, la professionalità e l’indipendenza della pubblica amministrazione, in particolare il rispetto di principi di assunzione e promozione basati sul merito.

Per quanto riguarda il settore giudiziario, il paese ha adottato misure di salvaguardia legislative e istituzionali, ma deve adoperarsi con ulteriore impegno per garantire un’effettiva indipendenza e imparzialità. Si osservano progressi, specie per quanto riguarda la riduzione dell’arretrato giudiziario. Occorrono ulteriori sforzi per garantire la chiarezza e la trasparenza delle motivazioni, e quindi l’adeguatezza delle procedure di rimozione dagli incarichi, e migliorare considerevolmente il sistema di nomine e carriere giudiziarie basate sul merito. Si deve sostenere maggiormente il ruolo fondamentale dell’accademia per giudici e pubblici ministeri nello sviluppo di una magistratura altamente qualificata.

Il paese si è dotato di un quadro legislativo in materia di lotta alla corruzione e ha lievemente rafforzato la capacità in questo campo, ma deve adoperarsi con maggiore impegno per applicare la legislazione vigente. Sono stati presi provvedimenti per migliorare le capacità di verifica e i poteri esecutivi delle autorità, ma i progressi in termini di risultati finali sono poco visibili. Non è ancora stato costituito un track record di gestione dei casi di corruzione ad alto livello. Gli organi di vigilanza e le agenzie esecutive devono adottare un approccio più proattivo e coordinato. Occorre migliorare la raccolta e l’analisi dei dati statistici per concentrare gli sforzi in funzione delle necessità. La corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema serio.

Si è fatto qualche progresso nella lotta alla criminalità organizzata, in particolare con l’emissione di oltre 100 mandati d’arresto internazionali e una buona cooperazione attraverso Interpol e con Europol. La legge sull’intercettazione delle comunicazioni è stata modificata per aumentare l’efficienza e la trasparenza di questa misura investigativa speciale. Occorre rafforzare ulteriormente le capacità degli organi di contrasto, la cooperazione tra agenzie e lo scambio di informazioni. Il paese ha raggiunto un buon livello per quanto riguarda la cooperazione di polizia e la lotta alla criminalità organizzata.

Il paese dispone di gran parte del quadro legislativo e istituzionale per i diritti umani e la tutela delle minoranze. I diritti civili e politici sono generalmente rispettati e sono stati fatti ulteriori progressi. La tavola rotonda con i giornalisti si è rivelata estremamente utile per affrontare i problemi principali nel settore dei media. Il governo ha adottato proposte volte a depenalizzare la diffamazione con l’adozione di una norma di diritto civile sulla responsabilità in caso di ingiuria e diffamazione. Il codice penale deve essere riveduto secondo questa impostazione. Il Consiglio per l’emittenza radiotelevisiva ha iniziato ad applicare le disposizioni giuridiche contro la concentrazione della proprietà e i conflitti di interessi nella sfera politica, ma deve dimostrare di seguire un approccio non discriminatorio e trasparente. La mancanza di pluralismo e l’autocensura destano ancora notevoli preoccupazioni. Occorrono sforzi costanti per affrontare i problemi connessi quali la trasparenza della pubblicità di Stato e i diritti professionali dei giornalisti.

Va segnalato qualche progresso per quanto riguarda i diritti sociali ed economici. Il Consiglio economico e sociale si è riunito regolarmente. La Commissione per la prevenzione delle discriminazioni sta esaminando le denunce, anche se le sue risorse sono limitate. La legge antidiscriminazioni deve essere integralmente allineata con l’acquis, specie per quanto riguarda le discriminazioni basate sulle tendenze sessuali. Occorre tutelare maggiormente i diritti delle donne, comprese quelle appartenenti a gruppi vulnerabili, e aumentarne la partecipazione al mercato del lavoro e alla vita politica. L’integrazione sociale dei disabili rimane inadeguata.

Nel complesso è stato fatto qualche progresso a livello di diritti culturali e minoranze. È iniziato un riesame dell’accordo quadro di Ohrid che comprende raccomandazioni per affrontare i problemi attuali. Occorre dare un seguito al riesame e garantire una cooperazione etnica concreta. È di fondamentale importanza promuovere una maggiore fiducia tra le comunità etniche. Sono state intraprese diverse azioni a favore dei rom, in particolare per affrontare il problema delle persone senza documenti e integrare i rifugiati. Occorre rafforzare considerevolmente l’attuazione delle strategie esistenti e intensificare la cooperazione interistituzionale.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, il paese ha continuato a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY). Non vi sono cause o appelli pendenti all’Aia. Sui quattro casi rinviati dall’ICTY alle autorità nazionali nel 2008, uno è stato archiviato nel 2011 dal sistema giudiziario nazionale e tre sono stati archiviati nel 2012, come richiesto dalla Procura dello Stato e conformemente alla legge sull’amnistia.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese si deve allineare con la posizione dell’UE.

Il paese ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative di cooperazione regionale, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA), assumendo la presidenza del SEECP nel giugno 2012. Skopje è stata scelta come sede del segretariato della rete sanitaria dell’Europa sud-orientale (SEEHN). Il paese ha continuato a contribuire alla missione ALTHEA dell’UE in Bosnia-Erzegovina.

L’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha continuato globalmente a svolgere un ruolo costruttivo nelle relazioni bilaterali con gli Stati membri limitrofi e con gli altri paesi dell’allargamento e ha sviluppato ulteriormente le relazioni con i partner dei Balcani occidentali. I rapporti con la Grecia risentono tuttora della questione del nome del paese. La Corte internazionale di giustizia ha adottato una sentenza sull’accordo interinale con la Grecia. Il paese ha proseguito i colloqui sotto l’egida dell’ONU e ha mantenuto contatti diretti con la Grecia. Occorre proseguire con maggior determinazione i colloqui sotto l’egida dell’ONU per trovare una soluzione negoziata e accettabile per entrambi i paesi, nonché gli incontri e i contatti bilaterali diretti. Occorre evitare azioni e dichiarazioni che potrebbero incidere negativamente sulle relazioni di buon vicinato.

L’economia del paese ha continuato a crescere, a un ritmo più lento, nel 2011 per poi registrare una contrazione nel primo semestre del 2012. La crescita è dovuta alla resilienza della domanda interna, mentre la domanda esterna è diminuita. Le riforme strutturali sono proseguite, ma a un ritmo globalmente lento e graduale. Si osserva qualche altro progresso per quanto riguarda la semplificazione della registrazione delle imprese, l’accelerazione delle procedure giudiziarie e lo sviluppo dell’intermediazione finanziaria. Si è fatto poco, tuttavia, per ovviare al tasso elevatissimo di disoccupazione, che è sostanzialmente strutturale e colpisce in particolare i giovani e le persone con un livello di istruzione basso.

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha mantenuto un livello elevato di conformità con i criteri economici e in alcuni settori ha registrato ulteriori progressi verso l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, sempre che attui risolutamente il programma di riforme volto a ridurre le notevoli carenze strutturali.

Il paese ha mantenuto un ampio consenso sugli orientamenti di base delle politiche economiche. La politica monetaria, imperniata sull’ancoraggio di fatto all’euro, ha contribuito alla stabilità macroeconomica. Nel complesso la politica di bilancio ha mantenuto la spesa a un livello corrispondente all’aumento delle entrate. La privatizzazione è stata praticamente completata. La liberalizzazione dei prezzi e degli scambi è stata in gran parte realizzata. Si sono registrati ulteriori progressi in termini di agevolazione dell’entrata nel mercato e di semplificazione del quadro normativo. Le procedure giudiziarie sono state accelerate con un’ulteriore riduzione della durata media delle procedure fallimentari. Il processo di registrazione delle proprietà è praticamente terminato. Finora il settore finanziario ha resistito piuttosto bene alle turbolenze del mercato finanziario e ha mantenuto la tendenza a una maggiore intermediazione e all’approfondimento del mercato. È proseguito il graduale miglioramento del settore dell’istruzione. L’aumento degli IED ha contribuito a diversificare la struttura delle esportazioni del paese.

Si osservano tuttavia un ulteriore deterioramento della qualità della governance di bilancio, un peggioramento della pianificazione e della gestione della spesa pubblica a medio termine e una minore trasparenza e affidabilità dei conti del settore pubblico. È stato inoltre mantenuto l’orientamento a breve termine della spesa, con scarsi effetti di promozione della crescita. Il debito del settore pubblico è notevolmente aumentato. Il tasso di disoccupazione è rimasto molto elevato. Il funzionamento del mercato del lavoro è ostacolato da carenze strutturali. Il livello di istruzione e le qualifiche del capitale umano sono mediocri. Anche il capitale fisico deve essere ammodernato e potenziato. Nonostante i progressivi miglioramenti, il funzionamento dell’economia di mercato è tuttora ostacolato da carenze istituzionali e giudiziarie. Alcune agenzie di regolamentazione e di vigilanza non dispongono ancora delle risorse e dell’autorevolezza necessarie per svolgere correttamente le loro funzioni. Occorre migliorare la capacità e l’efficienza della pubblica amministrazione per quanto riguarda i servizi alle imprese. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha fatto ulteriori progressi per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, in particolare a livello di libera circolazione delle merci, concorrenza, sicurezza alimentare e politica veterinaria e reti transeuropee. Occorrono ulteriori sforzi in altri settori quali l’ambiente, la politica sociale e l’occupazione, la politica regionale e il coordinamento degli strumenti strutturali. Nel complesso il paese ha raggiunto un buon livello di allineamento con l’acquis a questo stadio del processo di adesione e ha continuato a onorare agevolmente i suoi obblighi a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA), per cui la Commissione ha proposto di passare alla seconda fase dell’associazione.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda la libera circolazione delle merci, specialmente a livello di standardizzazione e metrologia. I preparativi in questo settore sono a buon punto. Si segnala qualche progresso nei settori della libera circolazione dei lavoratori e del diritto di stabilimento e della libera prestazione dei servizi, specie per quanto riguarda i servizi postali. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi in termini di attuazione della direttiva sui servizi e di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Nel complesso, il paese è discretamente progredito in questo campo. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libera circolazione dei capitali. L’ulteriore liberalizzazione dei movimenti di capitale e dei pagamenti è subordinata al passaggio alla seconda fase dell’ASA, attualmente all’esame in sede di Consiglio. I preparativi in questo settore sono ben avviati,

Il paese ha fatto qualche progresso nel settore degli appalti pubblici, raggiungendo un livello elevato di allineamento tranne per quanto riguarda i mezzi di ricorso e gli appalti nel settore della difesa. La capacità amministrativa nel campo dei mezzi di ricorso e delle concessioni rimane scarsa. Si osservano buoni progressi a livello di diritto societario, specie per quanto riguarda l’audit. Le qualifiche ottenute all’estero dai revisori abilitati non sono ancora riconosciute. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Si rileva qualche progresso nel settore della proprietà intellettuale, in cui il quadro legislativo e la capacità amministrativa sono stati ulteriormente migliorati. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi a livello di applicazione e attuazione. Nel complesso, l’allineamento in questo settore è discretamente progredito.

Il paese ha fatto buoni progressi per quanto riguarda la politica di concorrenza, migliorando l’effettiva applicazione della normativa. I preparativi in questo settore sono a buon punto. Le risorse dell’autorità garante della concorrenza devono essere ulteriormente rafforzate. I progressi registrati a livello di servizi finanziari riguardano i settori bancario e assicurativo, i mercati mobiliari e i servizi d’investimento. Deve ancora essere completato l’allineamento per quanto riguarda l’infrastruttura del mercato finanziario. Nel complesso, l’allineamento con l’acquis in questo settore è discretamente progredito.

Si osservano progressi nel settore della società dell’informazione e dei media. L’allineamento con l’acquis è proseguito ed è stata introdotta la maggior parte delle principali misure di salvaguardia della concorrenza. Nel campo della politica audiovisiva, le attività del Consiglio per l’emittenza radiotelevisiva si sono intensificate, ma occorre garantire un approccio non discriminatorio. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si segnala qualche progresso nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Il paese ha fatto ulteriori passi avanti verso la creazione del sistema integrato di amministrazione e controllo. L’allineamento con l’acquis impone di mantenere un impegno costante. La capacità amministrativa rimane preoccupante nell’intero settore.

Si sono registrati buoni progressi in termini di politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare, in particolare per quanto riguarda il potenziamento delle istituzioni e l’attuazione di programmi volti ad eliminare le malattie degli animali. Il paese ha fatto pochi progressi nel settore fitosanitario, senza registrare alcun miglioramento in termini di capacità amministrativa e coordinamento tra le autorità competenti. Nel complesso, i preparativi riguardanti la politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare sono discretamente progrediti.

Si segnalano pochi progressi per quanto riguarda la politica dei trasporti. Il paese ha fatto qualche progresso in termini di allineamento con l’acquis sul trasporto stradale ma non per quanto riguarda la sicurezza stradale, che continua a destare preoccupazione. La legislazione sul trasporto ferroviario deve essere ulteriormente allineata con l’acquis. Una modifica legislativa che preclude il mercato ferroviario alla concorrenza fino all’adesione all’UE ha vanificato l’allineamento già realizzato con l’acquis. La commissione d’indagine sugli incidenti ferroviari deve diventare operativa per poter funzionare come organo indipendente. È stato fatto qualche progresso nel settore dell’energia, in particolare con la promulgazione della legislazione applicativa derivante dalla legge sull’energia del 2011. Si osserva qualche progresso relativamente all’energia rinnovabile. I mercati dell’elettricità e del gas naturale devono ancora essere totalmente liberalizzati. I preparativi in questi settori sono discretamente progrediti.

I progressi sono stati limitati nel settore della fiscalità. Occorrono ulteriori sforzi per armonizzare la legislazione nazionale con l’acquis, potenziare la lotta contro la frode e l’evasione fiscale e migliorare la capacità in termini informatici e di personale. Nel complesso, i preparativi nel settore della fiscalità sono discretamente progrediti.

Si osservano pochi progressi nel settore della politica economica e monetaria, dove i preparativi sono a buon punto. Sono stati fatti passi avanti nel settore statistico per quanto riguarda l’armonizzazione delle statistiche settoriali e la trasmissione dei dati. Nel complesso, i preparativi nel settore delle statistiche sono discretamente progrediti.

Si osservano scarsi progressi in materia di politica sociale e occupazione. I tassi di disoccupazione e di povertà sono elevati e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro rimane scarsa. È stato fatto qualche progresso a livello di dialogo sociale, ma occorre rafforzare ulteriormente il ruolo delle parti sociali. La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e il relativo protocollo opzionale sono stati ratificati. L’integrazione dei rom, dei disabili e delle altre persone socialmente escluse procede a rilento. Esiste un meccanismo di prevenzione e protezione contro le discriminazioni, che però non è del tutto operativo. La capacità amministrativa globale deve essere notevolmente potenziata. Nel complesso, i preparativi in questo campo non hanno registrato progressi significativi.

Va segnalato qualche progresso relativamente alla politica imprenditoriale e industriale. Le diverse strategie e misure adottate denotano un deciso impegno a migliorare il clima imprenditoriale, ma l’attuazione rimane affidata a tutta una serie di organi non coordinati e non dotati di finanziamenti sufficienti. Deve ancora essere garantita la piena efficacia delle misure.

Sono stati compiuti progressi nel settore delle reti transeuropee. Il paese continua a sviluppare le proprie reti di trasporto, energia e telecomunicazioni e partecipa attivamente all’Osservatorio sui trasporti dell’Europa sudorientale e alla Comunità dell’energia. Dopo l’aggiudicazione del contratto, sono iniziati i lavori di costruzione connessi al corridoio X, finanziati in parte dalla componente III dell’IPA. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

I progressi sono stati limitati in termini di politica regionale e coordinamento dei fondi strutturali. È necessario migliorare la gestione dei programmi IPA per garantire un assorbimento totale e tempestivo dei fondi UE. Occorrono ulteriori sforzi per ovviare alle carenze dei sistemi di gestione, controllo e revisione dei conti. In particolare, occorre rafforzare considerevolmente il personale e le qualifiche presso le strutture operative e il dipartimento centrale per i finanziamenti e i contratti del ministero delle Finanze. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali, specialmente in termini di riduzione dell’arretrato giudiziario. Occorrono ulteriori miglioramenti riguardanti le nomine giudiziarie in base al merito, la precisione e la prevedibilità delle motivazioni delle rimozioni dagli incarichi e l’uso corretto degli strumenti statistici. Il paese si è dotato del quadro legislativo sulla lotta alla corruzione e ha lievemente rafforzato la capacità in questo campo, ma deve adoperarsi con maggiore impegno per costituire un track record di indagini, azioni penali e condanne. A livello di diritti fondamentali, si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libertà di espressione, in particolare ai fini della depenalizzazione della diffamazione. Le istituzioni competenti devono promuovere e tutelare in modo più efficace i diritti fondamentali. L’accordo quadro di Ohrid resta un elemento essenziale per la democrazia e lo Stato di diritto nel paese. I preparativi riguardanti il sistema giudiziario e i diritti fondamentali sono discretamente progrediti.

I progressi registrati a livello di giustizia, libertà e sicurezza riguardano principalmente le frontiere esterne, la cooperazione doganale e l’intercettazione delle comunicazioni. Occorrono ulteriori sforzi per rendere più efficiente la procedura in materia di asilo, garantire assunzioni rigorosamente basate sul merito presso le forze di polizia, intensificare la lotta alla criminalità organizzata e aumentare i sequestri di droga. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono a buon punto.

Nel settore della scienza e della ricerca i progressi sono stati scarsi. Il tasso generale di partecipazione ai programmi quadro dell’UE è rimasto buono. Sono proseguiti i preparativi riguardanti il programma nazionale per la scienza, la ricerca e lo sviluppo e la strategia sull’innovazione, ma i documenti devono ancora essere adottati. Il paese ha parzialmente raggiunto i suoi obiettivi in questo campo.

Si osserva qualche progresso in materia di istruzione, formazione, gioventù e cultura. I risultati del paese sono ulteriormente migliorati rispetto ai parametri comuni di “Istruzione e formazione 2020”. È ripresa l’attuazione di misure preparatorie per i programmi “Apprendimento permanente” e “Gioventù in azione”. Gli investimenti devono ancora essere equamente distribuiti fra tutte le parti del paese e della società multiculturale. Il paese è discretamente progredito per quanto riguarda l’istruzione e la cultura.

I progressi relativi al capitolo ambiente e cambiamenti climatici sono stati limitati. È proseguito il recepimento dell’acquis nella legislazione nazionale, specie per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, la qualità dell’aria e i prodotti chimici. Occorre adoperarsi con notevole impegno per applicare la legislazione nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, la lotta contro l’inquinamento industriale, la protezione della natura e i cambiamenti climatici. Nel complesso, i preparativi nel settore ambientale sono discretamente progrediti, mentre rimangono in fase iniziale per quanto riguarda i cambiamenti climatici.

Vi è stato qualche passo avanti relativamente alla tutela dei consumatori e della salute, specie per quanto riguarda il quadro giuridico e istituzionale. Le risorse finanziarie limitate e le strutture operative inadeguate impediscono di fare ulteriori progressi, specialmente a livello di tutela dei consumatori. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si osservano progressi a livello di unione doganale, soprattutto in termini di capacità amministrativa e operativa. La collaborazione fra agenzie, la lotta alla corruzione nell’amministrazione doganale e la capacità di contrastare la criminalità transfrontaliera sono ulteriormente migliorate. I preparativi riguardanti l’unione doganale sono ben avviati.

Si è fatto qualche progresso a livello di relazioni esterne, specie per quanto riguarda la politica commerciale comune. Il paese, tuttavia, non dispone ancora di una capacità istituzionale sufficiente per poter partecipare pienamente alle politiche commerciale, di sviluppo e umanitaria. I preparativi nel settore delle relazioni esterne sono discretamente progrediti.

Sono stati fatti progressi costanti per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa. Il paese ha mantenuto il suo elevato livello di allineamento con le dichiarazioni dell’UE e le decisioni del Consiglio e ha continuato a partecipare alle operazioni civili e militari e di gestione delle crisi. I preparativi riguardanti la politica estera, di sicurezza e di difesa sono a buon punto.

I progressi riscontrati a livello di controllo finanziario riguardano principalmente l’audit esterno e la protezione dell’euro contro la falsificazione. Tuttavia, l’applicazione pratica nel paese del controllo finanziario interno pubblico è ancora in fase iniziale, cosi come i preparativi globali per questo capitolo. Non si segnalano progressi particolari per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio. Occorre potenziare le istituzioni esistenti per completare il quadro amministrativo necessario per il calcolo corretto, le previsioni, la riscossione, il pagamento, il monitoraggio e la rendicontazione sulle risorse proprie. In questo settore i preparativi sono in fase iniziale.

Serbia

La Serbia è ben avviata verso una conformità sufficiente con i criteri politici e con le condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. La stabilità e il funzionamento delle istituzioni sono state garantite prima e dopo le elezioni presidenziali, politiche e comunali e in Vojvodina. Malgrado un rallentamento dell’attività legislativa nel contesto elettorale, si osserva qualche progresso per quanto riguarda l’attuazione delle riforme nella maggior parte dei settori. La Serbia ha continuato a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY). Si sono ottenuti risultati nell’ambito del dialogo con Pristina, ma gli accordi non sono stati applicati in modo uniforme. Il modo in cui la Serbia interpreta l’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo è stato chiarito e non rappresenta più un ostacolo a una cooperazione regionale inclusiva, a condizione che l’accordo venga applicato in maniera costante. La nuova leadership serba ha ribadito l’impegno ad applicare tutti gli accordi già raggiunti nell’ambito del dialogo con Pristina e a cominciare ad affrontare le questioni politiche più generali. Il rispetto di questo impegno è fondamentale per il passaggio alla prossima fase dell’integrazione della Serbia nell’UE.

La democrazia e lo Stato di diritto sono stati ulteriormente consolidati. A detta degli organismi di osservazione internazionali, le elezioni sono state caratterizzate da competitività, condizioni favorevoli e un’organizzazione professionale. Le elezioni parlamentari e presidenziali in Kosovo si sono svolte in modo ordinato con l’aiuto dell’OSCE. Contrariamente a quanto si è fatto in passato, non si sono svolte elezioni locali in Kosovo, in linea con l’UNSCR 1244/99. È stata applicata la legislazione del 2011 sui mandati parlamentari e sul finanziamento dei partiti politici. Va però segnalata una certa mancanza di trasparenza nei lavori della commissione elettorale nazionale e nella gestione del nuovo registro unico degli elettori. Il governo deve mettere in pratica le raccomandazioni della missione di osservazione elettorale dell’OSCE/ODIHR.

L’attività legislativa del parlamento si è ridotta a causa della tornata elettorale, ma le altre attività parlamentari sono proseguite normalmente. Occorrono ulteriori riforme per garantire la totale conformità delle disposizioni costituzionali, in particolare quelle riguardanti il settore giudiziario, con gli standard europei. Il governo è rimasto stabile e ha portato a termine un intero mandato. Nel luglio 2012 stato costituito un nuovo governo di coalizione che ha mantenuto il deciso orientamento strategico del paese verso l’integrazione nell’UE. Il nuovo presidente e il nuovo governo si sono impegnati ad attuare il programma di riforma connesso all’UE e a collaborare strettamente per compiere progressi in tale ambito. Il governo deve migliorare la consultazione delle parti interessate in sede di definizione delle politiche e sviluppare il controllo esercitato sull’applicazione delle nuove leggi.

La riforma della pubblica amministrazione procede a rilento ed è ostacolata da uno scarso impegno a livello politico. Il quadro legislativo deve essere completato e totalmente allineato con gli standard internazionali. Occorre migliorare l’attuazione delle leggi esistenti e della strategia di riforma della pubblica amministrazione, nonché sviluppare e applicare sistemi di assunzione e di promozione basati sul merito. L’attuazione delle raccomandazioni degli organi normativi indipendenti deve essere accelerata.

Si osservano pochi progressi per quanto riguarda il controllo civile sulle forze di sicurezza. È stata istituita una commissione parlamentare specifica, ma nel complesso il controllo del parlamento è rimasto limitato. In seguito a una sentenza della Corte costituzionale occorre chiarire il quadro giuridico per il monitoraggio delle comunicazioni ad opera dei servizi di sicurezza e di intelligence.

Gli scarsi progressi registrati nel settore giudiziario riguardano principalmente l’applicazione delle nuove leggi volte a migliorare l’efficienza della magistratura. Il riesame delle riconferme di giudici e pubblici ministeri non ha permesso di ovviare alle lacune esistenti ed è stato annullato dalla Corte costituzionale, che ha disposto la reintegrazione di tutti i giudici e pubblici ministeri che avevano fatto ricorso contro la loro mancata riconferma. I casi rinviati dalla Corte costituzionale dovranno essere trattati con la debita diligenza e in totale conformità alle decisioni della Corte. Deve ancora essere creato un sistema di valutazione professionale, norme disciplinari efficaci e maggiori garanzie di integrità. Per far sì che i cittadini abbiano nuovamente fiducia nella giustizia, le autorità dovranno prendere in considerazione misure supplementari volte a rafforzare l’indipendenza, l’imparzialità, la competenza, la responsabilità e l’efficienza della magistratura, in particolare: criteri trasparenti per le nomine di giudici e pubblici ministeri, formazione iniziale e permanente sotto la responsabilità dell’Accademia giudiziaria unitamente alla valutazione dei giudici e pubblici ministeri in carica, compresi quelli nominati nel 2009, garanzie di integrità e razionalizzazione dei tribunali. Per affrontare questi problemi occorrono una nuova strategia di riforma giudiziaria e un piano d’azione per l’attuazione della strategia basato su un riesame funzionale della magistratura.

È proseguita l’applicazione del quadro giuridico sulla lotta alla corruzione. L’attività dell’agenzia anticorruzione si è intensificata, soprattutto in relazione al finanziamento dei partiti politici. La corruzione, tuttavia, regna ancora in molti settori e rimane un problema serio. Deve ancora essere adottata una nuova strategia anticorruzione con il relativo piano d’azione. Occorre migliorare considerevolmente l’applicazione del quadro giuridico e l’efficienza delle istituzioni anticorruzione. Il paese deve adottare un approccio più proattivo per le indagini e le azioni penali sui casi di corruzione e la magistratura deve costituire progressivamente un solido track record di condanne, anche ad alto livello, specialmente in caso di uso improprio di fondi pubblici. Per rendere più efficace la lotta alla corruzione occorrono una direzione politica più energica e un coordinamento più efficace tra i diversi organismi.

Il quadro giuridico relativo alla lotta alla criminalità organizzata è globalmente adeguato e continua ad essere applicato. Il miglioramento del coordinamento fra le agenzie e della cooperazione regionale e internazionale ha permesso di ottenere risultati concreti nella lotta contro i gruppi della criminalità organizzata. La criminalità organizzata, in particolare il riciclaggio del denaro e il traffico di droga, rimane un fenomeno molto preoccupante in Serbia. Occorre sviluppare ulteriormente il track record di indagini e condanne.

I diritti umani continuano ad essere generalmente rispettati e sono stati compiuti ulteriori progressi per quanto riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze. Il paese dispone del quadro legislativo e istituzionale sul rispetto dei diritti umani, ma deve adoperarsi con ulteriore impegno per applicare gli strumenti internazionali.

Si osserva qualche progresso per quanto riguarda i diritti civili e politici. La libertà di riunione e di associazione è garantita dalla Costituzione e globalmente rispettata, ma la Pride parade è stata nuovamente vietata nell’ottobre 2012. L’Ufficio governativo per la cooperazione con la società civile è stato molto attivo. Il quadro giuridico sulla libertà di espressione è in vigore, ma le violenze e le minacce contro i giornalisti continuano a destare preoccupazione. Occorre accelerare l’attuazione della strategia relativa ai media. Nel complesso la libertà di pensiero, coscienza e religione è rispettata, ma il processo di registrazione delle comunità religiose rimane poco trasparente e poco coerente. Il meccanismo nazionale per la protezione contro la tortura è entrato in funzione ma deve essere ulteriormente potenziato. Sebbene sia stata aperta una nuova struttura, il sovraffollamento nelle carceri rimane preoccupante. Per quanto riguarda l’accesso alla giustizia, il paese deve ancora sviluppare un sistema efficace di gratuito patrocinio.

Il paese si è dotato del quadro giuridico sulla tutela dei diritti sociali ed economici. Occorre adottare altre misure per combattere tutte le forme di discriminazione e creare meccanismi efficienti per migliorare la protezione delle donne e dei minori contro qualsiasi forma di violenza. La categorie più discriminate sono i rom, i disabili e le minoranze sessuali. Occorrono un approccio proattivo per migliorare l’inclusione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e una maggiore comprensione tra le diverse componenti della società. Si deve migliorare il dialogo sociale e risolvere la questione dei criteri di rappresentatività delle parti sociali. Per quanto riguarda i diritti di proprietà, si è iniziato ad applicare la legge sulla restituzione del 2011.

Il paese si è dotato del quadro giuridico sulla tutela delle minoranze, che viene generalmente rispettato. Sono state prese alcune misure positive per migliorare la situazione delle minoranze, compresi i rom. È stato introdotto un sistema di relazioni finanziarie periodiche da parte dei consigli nazionali per le minoranze. Occorrono ulteriori sforzi per garantire un’applicazione effettiva della legislazione sulle minoranze in tutto il paese e ovviare alle lacune individuate. La Serbia deve sostenere maggiormente lo sviluppo socioeconomico nelle zone di Sandzak e Presevo, Bujanovac e Medvedja. La situazione dei rom, dei rifugiati e degli sfollati interni rimane difficile.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la Serbia ha continuato a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ed a consentire un accesso rapido e senza problemi a documenti e testimoni, a sostegno dei processi in corso o in programma presso l’ICTY. È proseguita la gestione dei crimini di guerra a livello nazionale e si sono intensificati la cooperazione e lo scambio di informazioni. La Serbia deve però intensificare le indagini sulle reti di assistenza ai ricercati dell’ICTY ex latitanti per conseguire risultati visibili.

La politica della Serbia nei confronti della Corte penale internazionale rimane conforme ai principi direttivi e alle posizioni comuni dell’UE sull’integrità dello statuto di Roma. La Serbia non ha sottoscritto nessun accordo bilaterale sull’immunità.

Si osservano notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno continuato a collaborare per offrire soluzioni durature alle persone sfollate a causa dei conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno sottoscritto una dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un programma abitativo regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000 persone. In occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo nell’aprile 2012 sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del programma. Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le questioni ancora irrisolte nell’ambito del processo.

La Serbia deve ancora progredire verso un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo, priorità fondamentale individuata nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Serbia. Il dialogo con Pristina è progredito con accordi riguardanti la cooperazione regionale, la rappresentanza del Kosovo e la gestione integrata delle frontiere/della linea di confine. Il modo in cui la Serbia interpreta l’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo è stato chiarito poco dopo la formazione del nuovo governo e non rappresenta più un ostacolo a una cooperazione regionale inclusiva, a condizione che l’accordo venga applicato in maniera costante. Nel settembre 2012 la Serbia ha firmato anche il protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere, che tuttavia non è ancora stato applicato. Nel complesso l’applicazione di altri accordi conclusi relativamente alla libera circolazione, al catasto, alle anagrafi, ai timbri doganali e all’accettazione reciproca dei diplomi è proseguita. In seguito alle elezioni e all’insediamento del nuovo governo, la Serbia deve partecipare in modo costruttivo alla prossima fase del dialogo per conseguire ulteriori progressi migliorando in modo visibile e duraturo le relazioni con il Kosovo.

La Serbia ha mantenuto buone relazioni con i paesi vicini e una partecipazione attiva alla cooperazione regionale, assumendo in particolare la presidenza del processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), dell’iniziativa regionale per la migrazione, l’asilo ed i rifugiati (MARRI), dell’iniziativa adriatico-ionica (AII) e dell’Organizzazione per la cooperazione economica nel Mar Nero (BSEC). Il paese continua inoltre a partecipare attivamente al Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e all’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA).

Nel 2011 l’economia della Serbia ha registrato un’ulteriore crescita dell’1,6%, ma la ripresa è notevolmente rallentata nella seconda metà dell’anno per poi trasformarsi in contrazione nel primo semestre del 2012. Il tasso di disoccupazione è lievitato al 25%. Il disavanzo di bilancio è arrivato al 5% nel 2011 e ha superato questa percentuale nel primo semestre del 2012. Nel settembre 2011 la Serbia ha concluso un accordo stand-by precauzionale con il Fondo monetario internazionale (FMI), ma il completamento del primo riesame è stato rinviato perché il bilancio 2012 si è discostato dal programma di bilancio concordato. La maggior parte delle riforme economiche ha subito una battuta d’arresto nel periodo pre-elettorale. L’adozione di modifiche della legge sulla Banca nazionale della Serbia ha messo seriamente a repentaglio l’indipendenza della banca centrale. Nel settembre 2012 il FMI ha condotto una missione di accertamento, ma i colloqui su un accordo stand-by non sono ancora ripresi.

Per quanto riguarda i criteri economici, nel periodo oggetto della relazione non vi sono stati ulteriori progressi verso l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. La Serbia deve adoperarsi con notevole impegno per ristrutturare la propria economia onde far fronte a medio termine alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione.

Il consenso sui principi di base dell’economia di mercato è stato globalmente mantenuto ma deve essere rafforzato. I rischi inerenti ai finanziamenti esterni a breve termine sono attenuati dalle dimensioni ancora notevoli delle riserve valutarie e dalla struttura favorevole del debito estero, caratterizzata da una forte prevalenza del debito a lungo termine. L’integrazione commerciale con l’UE è rimasta elevata. Il settore bancario è liquido e ben capitalizzato. La banca centrale ha intensificato la vigilanza del settore bancario. Si è presa qualche misura per accelerare e facilitare l’ingresso nel mercato. È stata presa qualche misura limitata per migliorare il clima imprenditoriale, specialmente a livello di diritto societario e politica delle PMI.

Gli elevati disavanzi di bilancio hanno tuttavia limitato l’efficacia delle politiche macroeconomiche e l’onere dell’aggiustamento è ricaduto principalmente sulla politica monetaria, che continua a risentire del notevole grado di euroizzazione dell’economia. Le condizioni del mercato occupazionale si sono notevolmente deteriorate, con un aumento della disoccupazione. La creazione di occupazione sostenibile costituisce una sfida notevole. La politica di bilancio poco rigorosa e l’aumento del debito pubblico stanno rapidamente limitando il margine di bilancio disponibile per attenuare gli shock futuri. Il paese deve adottare con urgenza e determinazione misure di risanamento, affiancate da riforme sistemiche del settore pubblico, per ripristinare la sostenibilità delle finanze pubbliche. I ritardi nell’attuazione delle riforme strutturali limitano anche la portata delle risposte strategiche a favore della crescita. Occorre adoperarsi con particolare impegno per migliorare ulteriormente il clima imprenditoriale. Non si registra alcun progresso per quanto riguarda lo sviluppo di un settore privato dinamico e l’ingerenza statale nell’economia rimane notevole. La privatizzazione e la ristrutturazione delle imprese di Stato sono andate avanti molto a rilento e in alcuni casi la precedente privatizzazione è stata addirittura annullata. La prevedibilità giuridica rimane molto limitata e la scarsa chiarezza dei diritti di proprietà continua a ostacolare l’attività economica. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

Per quanto riguarda la sua capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, la Serbia ha continuato ad allineare la legislazione nazionale con i requisiti della normativa UE, anche se a un ritmo più lento a causa della riduzione delle attività parlamentari e governative durante l’anno delle elezioni. Il paese ha fatto buoni progressi a livello di diritto societario, diritti di proprietà intellettuale, statistiche e unione doganale. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda, in particolare, il sistema giudiziario e i diritti fondamentali, il settore “giustizia, libertà e sicurezza”, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, l’ambiente e i cambiamenti climatici e il controllo finanziario. L’applicazione dell’accordo interinale e dell’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) procede regolarmente senza questioni in sospeso. La Serbia continua a costituire un track record positivo per quanto riguarda l’adempimento degli obblighi assunti a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e dell’accordo interinale.

Il paese ha fatto qualche progresso nel settore della libera circolazione delle merci, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Gli standard dell’UE continuano a essere applicati e l’organismo di accreditamento serbo è diventato membro a tutti gli effetti della Cooperazione europea per l’accreditamento. La vigilanza del mercato rimane molto frammentata e le ispezioni impongono tuttora un onere amministrativo eccessivo alle imprese. Occorre rafforzare l’applicazione delle leggi, la capacità amministrativa e il coordinamento tra le istituzioni. Si segnalano alcuni progressi nel settore della libera circolazione dei lavoratori, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Occorre migliorare il coordinamento dei regimi previdenziali e accelerare i preparativi per la partecipazione alla rete dei servizi europei per l’occupazione.

Vi sono stati pochi progressi per quanto riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi, mentre si è fatto qualche passo avanti nel settore della libera circolazione dei capitali, anche per quanto riguarda la lotta contro il riciclaggio del denaro. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione sulle operazioni in conto capitale a breve termine, i beni immobili e i sistemi di pagamento con l’acquis UE e per intensificare la lotta contro il riciclaggio del denaro. Nel complesso, l’allineamento in questi settori è discretamente progredito.

Si è fatto qualche progresso nel settore degli appalti pubblici, specie per quanto riguarda i partenariati pubblico-privato. La Serbia deve continuare ad adoperarsi con costante impegno per applicare il quadro legislativo sugli appalti pubblici, evitando in particolare le irregolarità nell’uso della procedura negoziata. Deve essere garantito un coordinamento efficace tra le principali parti interessate, comprese le istituzioni giudiziarie e di audit. Occorre rafforzare considerevolmente l’applicazione e le capacità amministrative dell’ispettorato di bilancio del ministero delle Finanze incaricato di monitorare gli appalti pubblici. L’allineamento in questo settore è discretamente progredito.

Si osservano buoni progressi nel settore del diritto societario, dove l’allineamento è a buon punto, con l’entrata in vigore della nuova legge nel febbraio 2012 e l’adozione di diverse modifiche. Per quanto riguarda la contabilità e la revisione aziendale, occorre intensificare gli sforzi relativamente al controllo pubblico indipendente, alla garanzia della qualità e alle indagini. La Serbia ha compiuto buoni progressi in termini di allineamento con l’acquis UE sui diritti di proprietà intellettuale e di attuazione della sua strategia 2011-2015 sui diritti di proprietà intellettuale (DPI). Deve ancora essere creato un meccanismo formale di coordinamento e cooperazione tra le istituzioni responsabili della tutela dei DPI. L’allineamento in questo settore è a buon punto.

Si segnala qualche progresso nel settore della politica di concorrenza, dove l’allineamento è discretamente progredito. L’autorità garante della concorrenza ha rafforzato la propria capacità e l’autorità competente in materia di aiuti di Stato ha migliorato i suoi risultati in termini di applicazione, ma occorre migliorare le notifiche preliminari degli aiuti di Stato. Occorrono ulteriori misure di sensibilizzazione nel settore dell’antitrust, delle concentrazioni e degli aiuti di Stato. La Serbia ha fatto qualche progresso in materia di servizi finanziari, con l’adozione di determinati provvedimenti finalizzati al rispetto dei requisiti di Basilea II. La legislazione serba deve essere ulteriormente allineata con l’acquis e applicata correttamente a medio termine. L’allineamento in questo settore è discretamente progredito.

I progressi sono stati scarsi nel settore della società dell’informazione e dei media, dove l’allineamento è discretamente progredito. Il regime di autorizzazione generale per i fornitori di servizi di telecomunicazioni è entrato integralmente in vigore e sono state adottate alcune misure fondamentali di salvaguardia della concorrenza. È iniziato il passaggio dall’analogico al digitale. Il paese deve ancora rafforzare l’indipendenza finanziaria dell’ente regolatore per le telecomunicazioni e allineare il quadro legislativo nazionale con l’acquis.

Si rilevano progressi a livello di agricoltura e sviluppo rurale, comprese le statistiche agricole. Il paese ha fatto notevoli passi avanti anche per quanto riguarda le strutture e le risorse necessarie per lo sviluppo rurale nell’ambito di IPARD, ma deve ancora sviluppare ulteriormente la capacità. Nel complesso, l’allineamento in questo settore è ancora in fase iniziale. È stato fatto qualche progresso nel settore della politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Occorre rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa delle istituzioni incaricate di verificare la sicurezza della catena alimentare, in particolare le istituzioni veterinarie e fitosanitarie e i laboratori nazionali di riferimento. Occorrono ulteriori sforzi relativamente al potenziamento degli impianti di produzione di alimenti e mangimi, alla gestione dei sottoprodotti di origine animale e agli organismi geneticamente modificati. Si segnala qualche progresso nel settore della pesca. Occorre migliorare la raccolta dei dati di mercato e istituire un regime nazionale di certificazione delle catture per le importazioni e le esportazioni di prodotti della pesca. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si osserva qualche progresso a livello di politica dei trasporti, specie per quanto riguarda il trasporto stradale e aereo e la navigazione interna. Devono essere adottate le leggi sulle ferrovie e sulla relativa sicurezza e interoperabilità. Occorre garantire un equo accesso al mercato, separare le funzioni di gestore delle infrastrutture e di operatore ferroviario, definire con precisione il ruolo dell’ente regolatore e rafforzare ulteriormente la capacità, specialmente in termini di applicazione e ispezione. Nel complesso, l’allineamento della Serbia in questo settore è discretamente progredito.

Si segnalano pochi progressi in materia di energia. Occorrono ulteriori sforzi in termini di effettiva apertura del mercato, separazione e fissazione delle tariffe in funzione dei costi. Devono ancora essere adottate la legislazione quadro sull’uso razionale dell’energia e la legislazione sulle riserve di prodotti di base. Il ruolo e l’indipendenza dell’agenzia per l’energia e dell’autorità di regolamentazione del settore nucleare devono essere rafforzati. La Serbia deve affrontare urgentemente la questione dell’inclusione del Kosovo nel meccanismo regionale per il transito dell’elettricità di cui al parere motivato della Comunità dell’energia. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Va segnalato qualche progresso in materia di fiscalità con l’attuazione della strategia globale della Serbia relativa all’amministrazione tributaria. Il paese deve proseguire il processo di modernizzazione e affrontare il problema dell’economia sommersa. Occorrono notevoli sforzi per migliorare il sistema informatico e la comunicazione con i contribuenti e allineare ulteriormente la legislazione sulle accise. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Non vi sono stati progressi nel settore della politica economica e monetaria, dove l’allineamento è discretamente progredito. Le recenti modifiche della legge sulla banca centrale ne minacciano l’indipendenza e costituiscono quindi un notevole passo indietro nell’allineamento con l’acquis. Occorre migliorare ulteriormente la capacità di definire e coordinare la politica economica. Si segnalano buoni progressi nel settore delle statistiche, dove l’allineamento è discretamente progredito. Il censimento demografico e abitativo si è svolto come previsto. Nei prossimi anni occorrerà rafforzare la capacità dell’Ufficio statistico per consentire la graduale attuazione dell’acquis statistico.

Si osserva qualche progresso in materia di politica sociale e occupazione, specie per quanto riguarda la politica occupazionale, la salute e la sicurezza sul posto di lavoro e l’inclusione sociale. Ciò nonostante, le politiche occupazionali risentono globalmente degli sviluppi economici negativi e delle restrizioni di bilancio e devono essere potenziate. Occorre inoltre intensificare gli sforzi per ristrutturare e riformare la protezione sociale e ritornare alla sostenibilità. La Serbia ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità in questo campo.

Si segnalano progressi nel settore della politica imprenditoriale e industriale, dove i preparativi sono ben avviati. La Serbia applica adeguatamente lo “Small Business Act”.

La Serbia ha fatto qualche passo avanti nel settore delle reti transeuropee, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Il paese continua a sviluppare le proprie reti dei trasporti e dell’energia e a partecipare attivamente al lavoro dell’Osservatorio sui trasporti dell’Europa sudorientale e della Comunità dell’energia. Il paese deve ancora affrontare notevoli sfide per quanto riguarda il finanziamento delle nuove interconnessioni delle reti dell’energia e dei trasporti. Si osservano progressi nel settore della politica regionale e del coordinamento degli strumenti strutturali, dove i preparativi procedono. La Serbia ha completato le fasi preparatorie per la gestione decentrata di quattro componenti dell’IPA. Occorre garantire una capacità di attuazione adeguata e migliorare la programmazione, specie per quanto riguarda la preparazione di una riserva di progetti validi basati sulle strategie pertinenti.

Il paese ha fatto pochi progressi per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali. Il riesame delle riconferme di giudici e pubblici ministeri non ha permesso di ovviare alle lacune esistenti ed è stato annullato dalla Corte costituzionale, che ha disposto la reintegrazione di tutti i giudici e pubblici ministeri che avevano fatto ricorso contro la loro mancata riconferma. Occorre una nuova strategia di riforma giudiziaria basata su un riesame funzionale. Si è continuato ad applicare il quadro giuridico per la lotta alla corruzione, ma deve ancora essere adottata una nuova strategia anticorruzione con il relativo piano d’azione. Occorrono una direzione politica più energica, un coordinamento più efficace tra i diversi organismi e un approccio proattivo per quanto riguarda le indagini e le azioni penali sui casi di corruzione. La legislazione sui diritti fondamentali è in vigore e viene globalmente rispettata. Nel complesso la libertà di espressione è garantita, ma occorre accelerare l’attuazione della strategia sui media. La discriminazione basata sull’appartenenza etnica, sul sesso e sulle tendenze sessuali rimane diffusa e occorrono ulteriori misure per combattere tutte le forme di discriminazione. Occorrono un approccio proattivo per migliorare l’inclusione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e una maggiore comprensione tra le diverse componenti della società. Sono state prese alcune misure positive per migliorare la situazione delle minoranze, compresi i rom, ma occorrono ulteriori sforzi per garantire un’applicazione coerente della legislazione in tutto il paese. La Serbia ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità in questo campo.

Il paese ha fatto qualche progresso in materia di giustizia, libertà e sicurezza. La Serbia partecipa attivamente alla cooperazione di polizia e giudiziaria internazionale e nel complesso gli organi di contrasto dispongono di una capacità sufficiente per svolgere le indagini standard. Occorrono ulteriori sforzi per aumentare la capacità di svolgere indagini complesse e rafforzare il coordinamento tra organi di contrasto e magistratura. Deve essere costituito un track record di indagini proattive e condanne definitive nei casi connessi alla criminalità organizzata. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Nel settore della scienza e della ricerca i progressi sono stati scarsi. Gli investimenti pubblici e privati nella ricerca rimangono limitati e la Serbia deve rafforzare globalmente la capacità nazionale. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono ben avviati. I progressi sono stati scarsi nel settore dell’istruzione e della cultura, dove l’allineamento è discretamente progredito. Il sistema scolastico è stato reso più socialmente inclusivo e sono stati introdotti standard di garanzia della qualità nell’insegnamento elementare. Occorre però migliorare l’attuazione delle riforme dell’istruzione superiore e accelerare le riforme riguardanti l’istruzione e la formazione professionale, La gestione e il controllo finanziari devono ancora essere migliorati in previsione della partecipazione della Serbia al futuro programma Istruzione, giovani e sport.

Si è fatto qualche progresso nel settore dell’ambiente, dove sono proseguiti l’allineamento con l’acquis e la ratifica delle convenzioni ambientali internazionali. Occorrono altri notevoli sforzi per applicare la legislazione nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, la lotta contro l’inquinamento industriale e la gestione del rischio, la protezione della natura e la qualità dell’aria. Il rafforzamento della capacità amministrativa deve rimanere prioritario. Si osservano pochi progressi a livello di cambiamenti climatici. Occorrono notevoli sforzi in termini di sensibilizzazione alle opportunità e alle sfide dell’azione per il clima, definizione di un’impostazione più strategica per il paese, allineamento con e applicazione dell’acquis sul clima e rafforzamento della capacità amministrativa e della cooperazione interistituzionale. Nel complesso, la Serbia ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità in questi ambiti.

Si segnala qualche progresso nel settore della tutela dei consumatori e della salute, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Occorre concentrare gli sforzi sull’applicazione del quadro legislativo vigente e sull’ulteriore allineamento con l’acquis, rafforzando inoltre il coordinamento istituzionale tra i soggetti interessati e la capacità amministrativa nei settori della tutela dei consumatori e della pubblica sanità.

La Serbia ha fatto buoni progressi per quanto riguarda l’unione doganale con l’adozione di nuove leggi e sforzi costanti per migliorare la capacità amministrativa, specie per quanto riguarda l’audit e i controlli a posteriori. La Serbia deve inoltre garantire la corretta applicazione dell’acquis dell’UE alla frontiera amministrativa/linea di demarcazione con il Kosovo. Occorre applicare la legislazione sulla sicurezza nel settore doganale e rinnovare o migliorare il sistema di trattamento delle dichiarazioni doganali. Nel complesso, i preparativi riguardanti l’unione doganale sono ben avviati.

Si segnala qualche progresso nel settore delle relazioni esterne, dove i preparativi sono discretamente progrediti. L’adesione all’OMC è subordinata al completamento dei negoziati bilaterali. Quanto alla politica estera, di sicurezza e di difesa, la Serbia ha notevolmente migliorato l’allineamento con le dichiarazioni PESC dell’UE e ha partecipato con impegno costante alle operazioni civili e militari e di gestione delle crisi. I preparativi in questo settore sono ben avviati.

Si è fatto qualche progresso a livello di controllo finanziario, specie per quanto riguarda l’audit esterno. Occorrono notevoli sforzi per sviluppare un sistema di gestione e controllo finanziario del settore pubblico basato sul concetto di responsabilità gestionale. Non si osserva alcun progresso relativamente alle disposizioni finanziarie e di bilancio. A tempo debito dovranno essere sviluppate le infrastrutture amministrative necessarie, compresi il coordinamento e i contatti organizzativi e procedurali tra le varie istituzioni che si occupano del sistema delle risorse proprie. Nel complesso, i preparativi in questi settori sono in fase iniziale.

Albania

L’accordo politico del novembre 2011 tra maggioranza di governo e opposizione ha segnato la fine dell’impasse politica successiva alle elezioni parlamentari del 2009. L’accordo mira a intraprendere le necessarie riforme a livello elettorale e parlamentare e a creare un clima politico favorevole alle riforme congiunte in altri settori. Ne è conseguito un notevole miglioramento del dialogo politico e della cooperazione, che ha consentito di progredire nell’attuazione delle riforme principali, compresa quella elettorale. Le elezioni presidenziali si sono svolte in conformità della costituzione, ma il processo politico connesso non si è avvalso del dialogo positivo fra partiti avviato a novembre. Si è continuato ad applicare l’accordo politico malgrado la retorica conflittuale in atto tra governo e opposizione. Nel complesso, l’Albania ha compiuto buoni progressi verso la conformità con i criteri politici cui è subordinata l’adesione all’UE e la realizzazione di diverse riforme in base alle priorità fondamentali del parere della Commissione del 2010[3]. Il paese ha fatto buoni progressi in settori chiave della riforma politica quali il buon funzionamento del parlamento, l’adozione delle leggi in sospeso che richiedevano una maggioranza rafforzata, la nomina dell’ombudsman, la procedura di audizione e di voto in parlamento per le nomine presso la Corte suprema e la modifica del quadro legislativo per le elezioni, realizzando le quattro priorità fondamentali pertinenti. L’Albania è sulla buona strada per realizzare le due priorità fondamentali riguardanti la riforma della pubblica amministrazione e il miglioramento del trattamento dei detenuti.

Quanto alle altre sei priorità fondamentali, si osservano discreti progressi riguardanti la riforma della giustizia e la lotta contro la corruzione, tra cui la riforma dell’immunità costituzionale degli alti funzionari pubblici e dei giudici e l’adozione della legge sui tribunali amministrativi, e progressi disomogenei per quanto attiene alle politiche antidiscriminazioni, compresa la tutela delle minoranze e il miglioramento delle condizioni di vita della comunità rom. I progressi registrati per quanto riguarda la lotta contro la criminalità organizzata, la riforma dei diritti di proprietà e i diritti delle donne comprendono qualche misura significativa come l’aumento delle confische dei proventi di reato, l’adozione di una strategia globale per la riforma dei diritti di proprietà e modifiche del codice penale per rafforzare le sanzioni contro le violenze domestiche.

In tutti i settori delle priorità fondamentali non completamente realizzati occorreranno altri notevoli sforzi per garantire l’adempimento sostenibile degli impegni già assunti e il conseguimento di ulteriori risultati tangibili, specialmente a livello di attuazione. Per tenere viva la spinta riformista e consolidare quanto ottenuto finora, l’Albania deve concentrarsi in particolare sull’adozione consensuale del regolamento parlamentare riveduto e delle modifiche delle leggi sulla Corte suprema e sulla funzione pubblica. La sostenibilità del dialogo politico è un elemento indispensabile per il buon funzionamento delle istituzioni democratiche e per il percorso dell’Albania verso l’Unione. Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto, il miglioramento del dialogo politico e un’atmosfera più costruttiva durante le riunioni delle commissioni e le plenarie hanno permesso di compiere buoni progressi in diversi settori, nonostante brevi periodi di retorica politica conflittuale e il rallentamento temporaneo delle riforme.

Il funzionamento del parlamento e il dialogo politico sono notevolmente migliorati grazie all’accordo politico del novembre 2011. Questo ha permesso di compiere notevoli progressi con l’adozione di tutte le leggi in sospeso che richiedevano una maggioranza rafforzata, la nomina consensuale di un ombudsman, lo svolgimento di una procedura di audizione e di voto per la nomina presidenziale di un giudice presso la Corte suprema e l’adozione di modifiche del codice elettorale (quattro priorità fondamentali del parere). Ora è assolutamente indispensabile che il regolamento parlamentare riveduto sia adottato. L’11 giugno 2012 è stato eletto al quarto turno un nuovo presidente con i soli voti della maggioranza al governo. Pur essendo conforme alla costituzione, l’elezione presidenziale non ha risposto a tutte le aspettative in termini di inclusività e ha messo a repentaglio il consolidamento del dialogo e della cooperazione a livello politico contribuendo a un temporaneo rallentamento delle riforme nei settori chiave che richiedono un consenso politico, ma la situazione si è sbloccata poco dopo.

Si è registrato qualche passo avanti per quanto riguarda l’attività del governo, con buoni progressi in termini di coordinamento del processo di integrazione nell’UE attraverso la revisione del piano d’azione per la realizzazione delle priorità fondamentali del parere, che è stata svolta in modo trasparente e partecipativo. È proseguita la collaborazione costruttiva fra il presidente della commissione parlamentare sull’integrazione europea, membro dell’opposizione, e il ministro dell’Integrazione europea sulle riforme nazionali connesse all’UE, che hanno partecipato insieme alla riunione del consiglio di stabilizzazione e di associazione UE-Albania tenutasi nel maggio 2012. Occorre migliorare ulteriormente la capacità di redazione legislativa e il processo di pianificazione per l’allineamento della legislazione con l’acquis, in particolare attraverso l’effettiva applicazione della decisione del Consiglio dei ministri sul NPISAA[4]. Per quanto riguarda le autonomie locali, al decentramento delle competenze statali non hanno fatto riscontro adeguati trasferimenti di risorse amministrative e finanziarie dal livello centrale a quello locale. L’esistenza di due associazioni diverse dei governi locali non permette di migliorare le relazioni istituzionali tra governo centrale e governi locali e quindi di garantire il buon esito e la trasparenza del processo di decentramento.

La riforma della pubblica amministrazione, priorità fondamentale del parere, è progredita soprattutto con l’adozione delle leggi sui tribunali amministrativi e sull’organizzazione e il funzionamento della pubblica amministrazione e con la nomina dell’ombudsman. Ora è di fondamentale importanza adottare le modifiche della legge sulla funzione pubblica. Occorre rafforzare l’applicazione delle leggi e degli atti amministrativi adottati. Il quadro legislativo e istituzionale per la pubblica amministrazione presenta ancora lacune che devono essere colmate per promuovere la professionalità, la depoliticizzazione, la meritocrazia, la trasparenza e la responsabilità.

Il paese ha compiuto discreti progressi verso il completamento della riforma giudiziaria, una priorità fondamentale del parere. È iniziata l’attuazione della strategia di riforma giudiziaria del marzo 2012 e del relativo piano d’azione. Sono state adottate la legge sui tribunali amministrativi e la legge sulla conferenza giudiziaria nazionale. Il nuovo sistema di ufficiali giudiziari privati è operativo. Devono però essere completati, adottati o applicati atti legislativi importanti per rafforzare la responsabilità, l’indipendenza e l’efficienza della magistratura. In tale contesto, è di fondamentale importanza che siano adottate le modifiche della legge sulla Corte suprema. L’efficienza della magistratura risente tuttora di problemi di organizzazione dei tribunali, trasparenza, arretrato giudiziario, status dell’amministrazione giudiziaria e ripartizione del bilancio. I procedimenti volti a far luce sugli avvenimenti del 21 gennaio 2011 devono essere completati attraverso un processo giudiziario credibile. Si segnalano buoni progressi nella lotta alla corruzione nel settore giudiziario con la limitazione dell’immunità dei giudici. L’Albania deve accelerare ulteriormente l’attuazione della strategia di riforma giudiziaria per garantire l’indipendenza, l’efficienza e la responsabilità pubblica delle sue istituzioni giudiziarie.

I discreti progressi compiuti a livello di politica anticorruzione, priorità fondamentale del parere, riguardano soprattutto la limitazione dell’immunità costituzionale degli alti funzionari pubblici e dei giudici. Si fatto qualche sforzo per migliorare la cooperazione interistituzionale, gli scambi di informazioni e le azioni penali sui casi di basso e medio livello. ma la mancanza di un approccio proattivo e di risorse e attrezzature nuoce tuttora all’efficacia delle indagini. Non esiste un track record adeguato relativo a indagini, azioni penali e condanne a tutti i livelli. La corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema particolarmente serio.

Il paese ha fatto qualche progresso per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, che è una priorità fondamentale del parere. Si osservano progressi riguardanti, in particolare, l’aumento delle confische dei proventi di reato, la cooperazione interistituzionale nelle indagini sulla criminalità finanziaria, il riciclaggio del denaro e la lotta contro la tratta di esseri umani. La cooperazione con gli Stati membri dell’UE procede bene ed è stato attivato un canale di comunicazione sicuro per facilitare lo scambio di informazioni con Europol. Occorre promuovere la valutazione delle minacce e le indagini proattive per sviluppare ulteriormente un track record di indagini, azioni penali e condanne a tutti i livelli. La criminalità organizzata rimane una sfida considerevole in Albania.

Si osservano discreti progressi per quanto riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze.

Si sono fatti progressi verso la conformità con la priorità fondamentale riguardante il miglioramento del trattamento dei detenuti, il rafforzamento del follow-up giudiziario dei casi di maltrattamento e l’applicazione delle raccomandazioni dell’ombudsman. Sono stati presi provvedimenti per migliorare le condizioni di detenzione e intensificare la cooperazione con l’ombudsman. Vengono ancora segnalati casi di maltrattamento e la polizia non applica sistematicamente procedure corrette in caso di arresto e detenzione preventiva. Si rilevano ancora differenze nelle condizioni di vita nelle carceri. È prevista la creazione di una struttura medica speciale per i detenuti con infermità mentali, ma sussiste la necessità di aumentare l’assistenza specializzata e migliorare il trattamento. Il ricorso alla detenzione preventiva rimane eccessivo a causa dei ritardi dei procedimenti giudiziari e delle risorse insufficienti del servizio di libertà vigilata.

Il paese ha fatto progressi disomogenei per realizzare la priorità fondamentale consistente nel migliorare la tutela dei diritti umani, in particolare per le donne, i minori e i rom, e nell’attuare efficacemente le politiche antidiscriminazioni. Le modifiche del codice penale riguardanti la violenza domestica sono un passo nella giusta direzione. L’attuazione delle politiche per la tutela dei minori deve essere rafforzata. Occorre adottare misure legislative a favore dei disabili e rivedere la legislazione per eliminare le disposizioni potenzialmente discriminatorie nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Il commissario per la tutela contro le discriminazioni ha svolto un’azione di sensibilizzazione, ma occorrono ulteriori sforzi per costituire un track record di casi conclusi. Certi gruppi vulnerabili, come le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e i rom, sono ancora vittime di discriminazioni. Le relazioni interetniche rimangono buone, ma non è stato fatto niente per colmare le lacune del quadro legislativo e istituzionale globale relativamente alle minoranze. L’uso degli strumenti politici per l’inclusione dei rom e l’accesso di questa comunità alla protezione e ai servizi sociali sono ancora insufficienti, il che ne causa l’emarginazione. Le politiche sui diritti umani sono ampiamente sostenute dalla società civile e dai donatori. È importante che l’Albania dia priorità alle politiche in questi ambiti per garantirne la sostenibilità.

Si è fatto qualche progresso relativamente ai diritti di proprietà, segnatamente con l’adozione di una nuova legge sulla registrazione dei beni immobili e di una strategia trasversale, con il relativo piano d’azione, per la riforma di questi diritti, una priorità fondamentale del parere. Occorrono un coordinamento e un monitoraggio efficienti per garantire l’attuazione della strategia nonché la coerenza tra la normativa in vigore e le iniziative future. Le consultazioni al riguardo con le parti interessate devono proseguire. Il primo registro delle proprietà non è ancora stato completato. Le richieste di compensazione e restituzione vengono trattate con estrema lentezza.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, l’Albania ha continuato a dare un contributo costruttivo alla stabilità della regione consolidando le sue relazioni positive con i paesi vicini e i partner regionali. Il paese ha collaborato pienamente con EULEX e nel maggio 2012 il parlamento ha adottato una legge speciale che consente agli investigatori di EULEX di svolgere indagini sul territorio albanese. Durante la sua presidenza dell’iniziativa regionale per la migrazione, l’asilo ed i rifugiati (MARRI) è entrato in vigore un accordo tra l’Albania, il Montenegro e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia per snellire le procedure di attraversamento delle frontiere tra questi paesi, i cui cittadini possono ora viaggiare da un paese all’altro con una carta d’identità biometrica per un periodo massimo di tre mesi.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. L’Albania si deve allineare con la posizione dell’UE.

L’Albania ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative di cooperazione regionali, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Il paese esercita attualmente la presidenza del CEFTA e del Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa.

L’Albania ha mantenuto la stabilità macroeconomica. La crescita del PIL, trainata principalmente dalla domanda interna, ha registrato un rallentamento nel 2011 ma è rimasta a un livello positivo del 3,1%. L’attività economica è ristagnata nel primo trimestre del 2012 a fronte di interruzioni dell’erogazione dell’energia elettrica dovute alle condizioni meteorologiche. Il volume insufficiente delle entrate e l’aumento della spesa hanno determinato un aumento del disavanzo pubblico e, di conseguenza, del debito pubblico. Il ritmo delle riforme strutturali è rallentato, in parte a causa del precario dialogo politico interno. La politica monetaria è rimasta sana e ha permesso di contenere l’inflazione entro i valori obiettivo stabiliti. Lo sviluppo economico è tuttora frenato dalle carenze a livello di esecutività dei contratti e di Stato di diritto, dal livello inadeguato delle infrastrutture e del capitale umano e dall’economia informale.

Per quanto riguarda i criteri economici, l’Albania ha fatto qualche progresso supplementare verso l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. L’Albania dovrebbe potere far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché acceleri e approfondisca le riforme strutturali, anche mediante il potenziamento del sistema giuridico e del capitale fisico e umano.

Nonostante un contesto politico spesso polarizzato, è stato mantenuto un ampio consenso sugli elementi alla base di un’economia di mercato. La crescita dell’economia albanese è proseguita, anche se con maggiore lentezza e malgrado le condizioni economiche ancora sfavorevoli dei suoi principali partner commerciali. La politica monetaria ha contribuito a stabilizzare l’inflazione e ad ancorare le aspettative inflazionistiche. La situazione sul mercato del lavoro è lievemente migliorata. La partecipazione dello Stato all’economia e le sovvenzioni sono ancora limitate. Il settore bancario è liquido e ben capitalizzato. Si è fatto qualche passo avanti per facilitare ulteriormente l’ingresso nel mercato.

Nel 2011, tuttavia, il disavanzo di bilancio è aumentato accentuando ulteriormente il debito pubblico, già elevato, che rimane caratterizzato da una propensione al breve termine. Il persistere di un disavanzo elevato delle partite correnti è una fonte di vulnerabilità. Il tasso di disoccupazione rimane elevato. L’applicazione delle procedure fallimentari è incompleta. L’esecutività dei contratti risente della debolezza dello Stato di diritto, mentre il fatto che le questioni relative ai diritti di proprietà siano tuttora irrisolte ha effetti negativi sugli investimenti e sul clima imprenditoriale generale. Il settore informale e la riscossione inefficiente delle imposte costituiscono tuttora un problema. Il volume considerevole, e in aumento, dei prestiti in sofferenza nel sistema bancario desta tuttora preoccupazione. Gli investimenti nel capitale umano e nelle infrastrutture restano insufficienti. La mancata diversificazione della base produttiva in termini di settori e mercati di esportazione rende l’economia vulnerabile agli shock esterni.

L’Albania ha fatto discreti progressi per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, in particolare a livello di concorrenza, fiscalità, statistiche, giustizia, libertà e sicurezza, istruzione e cultura e unione doganale. I progressi sono stati limitati in altri ambiti quali la libera circolazione dei lavoratori, gli appalti pubblici, la legge sulla proprietà intellettuale, la sicurezza alimentare, la pesca, l’energia, l’ambiente e i cambiamenti climatici. Nel complesso l’Albania ha continuato a onorare agevolmente i suoi obblighi a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). Si deve tuttavia garantire il rispetto tempestivo degli impegni, specie per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale e industriale. Occorre un impegno costante per consolidare la capacità amministrativa ai fini dell’attuazione e dell’applicazione della normativa.

In materia di libera circolazione delle merci si osservano progressi a livello di standardizzazione. Occorre proseguire il ravvicinamento legislativo con l’acquis e creare un ispettorato competente per la vigilanza del mercato. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Si segnalano pochi progressi per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori. Si è fatto qualche preparativo in vista di una futura partecipazione a EURES e al coordinamento dei regimi previdenziali. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione sull’accesso al mercato del lavoro con l’acquis. Nel complesso, i preparativi in questo campo non hanno registrato progressi significativi. Si segnala qualche progresso relativamente al diritto di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi, specie per quanto riguarda il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. I preparativi per l’allineamento con la direttiva sui servizi sono ancora in fase iniziale. La legislazione albanese sui servizi postali non è ancora in linea con l’acquis. I preparativi nel settore sono discretamente progrediti. Il paese ha fatto progressi in termini di misure legislative sulla libera circolazione dei capitali con l’adozione di modifiche del codice penale e della legge sulle banche. Occorrono ulteriori sforzi per ravvicinare all’acquis la legge sui sistemi di pagamento. I preparativi riguardanti la libera circolazione dei capitali sono discretamente progrediti.

I progressi sono stati scarsi per quanto riguarda il ravvicinamento all’acquis del quadro legislativo sugli appalti pubblici e le concessioni. Non vi è ancora una chiara ripartizione delle competenze fra tutte le istituzioni competenti in materia di appalti pubblici, la cui capacità amministrativa e indipendenza rimangono peraltro insufficienti. I preparativi nel settore sono discretamente progrediti. Si segnala qualche progresso nel settore del diritto societario, dove i preparativi sono discretamente progrediti. L’Albania ha approvato il codice di governo societario, che allinea ulteriormente la sua legislazione con l’acquis. Occorre un ulteriore ravvicinamento legislativo per quanto riguarda gli obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni e di contabilità aziendale e revisione contabile. I progressi sono stati limitati per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale e i preparativi non hanno registrato grandi progressi. Sussistono notevoli carenze per quanto concerne l’applicazione effettiva dei diritti di proprietà intellettuale e industriale, che compromettono il rispetto degli impegni assunti dall’Albania nell’ambito dell’ASA. Va segnalato qualche progresso in materia di concorrenza. È progredito l’allineamento legislativo con l’acquis sulle misure antitrust e sul controllo delle concentrazioni ed è stata adottata la carta degli aiuti di Stato a finalità regionale. La capacità amministrativa e l’indipendenza operativa delle autorità competenti in materia di aiuti di Stato e concorrenza devono essere adeguatamente tutelate. I preparativi nel settore della concorrenza sono ben avviati.

Si segnala qualche progresso nel settore dei servizi finanziari, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Le legislazione sulle banche è stata ulteriormente armonizzata con l’acquis e il mercato degli investimenti è stato ulteriormente sviluppato. Occorrono sforzi supplementari per quanto riguarda le assicurazioni e le pensioni professionali, l’infrastruttura del mercato finanziario, il mercato mobiliare e i servizi d’investimento. La capacità amministrativa nei settori bancario e non bancario rimane insufficiente. I progressi sono stati scarsi nel settore della società dell’informazione e dei media, dove i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Nonostante le misure normative a favore della concorrenza adottate nel settore delle comunicazioni elettroniche, sussistono preoccupazioni per quanto riguarda la riforma globale e la liberalizzazione del settore, le incertezze giuridiche e la capacità e l’indipendenza dell’ente regolatore per le telecomunicazioni. L’adozione della legge sui servizi di media audiovisivi è stata ulteriormente rinviata. Sebbene sia stato fatto qualche progresso relativamente all’indipendenza dei media, sussistono preoccupazioni, specie per quanto riguarda l’indipendenza dell’ente regolatore. Occorre garantire l’effettiva attuazione della strategia sul passaggio al digitale.

L’allineamento con l’acquis sull’agricoltura e lo sviluppo rurale ha registrato progressi disomogenei, specie per quanto riguarda la creazione delle istituzioni competenti in materia di sviluppo rurale. Occorre sviluppare le capacità nel settore dello sviluppo rurale, creare un catasto fondiario e definire strategie riguardanti l’agricoltura e l’uso delle terre. Nel complesso, l’Albania ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità in questo campo. Si osservano progressi limitati per quanto riguarda la sicurezza alimentare e le politiche veterinaria e fitosanitaria. Occorre migliorare le definizione delle competenze, le responsabilità e la comunicazione sulla gestione del rischio, la registrazione degli spostamenti di animali e la lotta contro le malattie degli animali nonché potenziare gli impianti di produzione di alimenti e mangimi. I preparativi in questi settori sono ancora in fase iniziale. I progressi sono stati limitati nel settore della pesca, dove i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Occorre ancora aumentare le risorse e migliorare le capacità tecniche di monitoraggio, controllo e sorveglianza dei servizi competenti, compreso il Centro operativo marittimo interistituzionale. La ripartizione dei compiti di rendicontazione e comunicazione fra le direzioni del ministero dell’Ambiente, delle foreste e dell’amministrazione delle risorse idriche non è sufficientemente chiara.

Gli scarsi progressi compiuti a livello di politica dei trasporti riguardano soprattutto il cabotaggio nel settore marittimo. Occorrono ulteriori sforzi per allinearsi con l’acquis e applicare correttamente la legislazione. La capacità amministrativa e tecnica rimane carente per tutti i modi di trasporto, in particolare a livello di aviazione e sicurezza stradale. Devono essere destinate maggiori risorse alla manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, che rimane problematica. Si osservano scarsi progressi nel settore dell’energia. La mancanza di diversificazione nuoce alla sicurezza della fornitura di elettricità. Occorre riformare ulteriormente il mercato dell’energia per garantire la sostenibilità economica del settore e rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa e l’indipendenza dell’ente regolatore. Nel complesso, i preparativi nei settori dei trasporti e dell’energia non hanno registrato progressi significativi.

È stato fatto qualche progresso in termini di allineamento della legislazione sulla fiscalità indiretta con l’acquis e di rafforzamento della capacità di indagine e audit interno dell’amministrazione fiscale. Occorrono ulteriori sforzi a livello di fiscalità diretta, riscossione delle imposte, rimborso dell’IVA e tecnologie dell’informazione. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. L’Albania non ha fatto alcun progresso in termini di allineamento legislativo con l’acquis sulla politica economica e monetaria; i preparativi in questo campo non sono ancora sufficienti. Si rilevano scarsi progressi per quanto riguarda la stesura del documento di politica economica. Le capacità di definizione delle politiche sono insufficienti. Si osserva qualche progresso in materia di statistiche. Nell’ottobre 2011 INSTAT ha organizzato un censimento demografico e abitativo. Occorre migliorare notevolmente le statistiche settoriali e mettere a disposizione risorse sufficienti per il prossimo censimento agricolo, nonché garantire l’indipendenza e la capacità amministrativa di INSTAT. Nel complesso, i preparativi nel settore delle statistiche sono discretamente progrediti.

Si osservano pochi progressi nel settore politica sociale e dell’occupazione, dove i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Il mercato del lavoro è tuttora caratterizzato da livelli elevati di informalità, da una scarsa partecipazione delle donne e da un tasso di disoccupazione giovanile relativamente elevato. L’inclusione sociale dei disabili e della minoranza rom rimane insufficiente. Occorre garantire la sostenibilità dei finanziamenti per poter attuare con successo le riforme dell’assistenza e della protezione sociale. L’attuazione delle politiche in questo campo rimane problematica. Si segnala qualche progresso nel settore della politica imprenditoriale e industriale, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Sono stati adottati alcuni provvedimenti per agevolare l’accesso delle PMI ai finanziamenti e migliorare il quadro normativo sull’attività delle imprese. Le procedure di uscita dal mercato sono ancora troppo lunghe.

Si è fatto qualche progresso in materia di reti transeuropee. Il trasporto ferroviario è ancora poco sviluppato e occorrono cospicui investimenti per la manutenzione e il potenziamento delle infrastrutture di trasporto in generale. Per quanto riguarda le reti dell’energia, occorre completare le interconnessioni elettriche con i paesi limitrofi e iniziare a elaborare una strategia per l’introduzione del gas naturale. Nel complesso i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Si osserva qualche progresso nel settore della politica regionale e del coordinamento degli strumenti strutturali, dove i preparativi sono ancora in fase iniziale. Il paese dovrà adoperarsi con notevole impegno per creare la capacità istituzionale e amministrativa necessaria a livello centrale e locale e costituire una riserva di progetti “maturi” e di qualità.

Si è fatto qualche progresso nell’attuazione delle politiche riguardanti il sistema giudiziario e i diritti fondamentali, cercando in particolare di realizzare le priorità fondamentali pertinenti individuate nel parere della Commissione. Sussistono tuttavia notevoli lacune nel quadro legislativo, specie per quanto concerne la riforma della giustizia. L’applicazione coerente degli strumenti legislativi e politici rimane un problema in tutti i settori di questo capitolo. L’allineamento dell’Albania con gli standard europei e con l’acquis riguardante il sistema giudiziario e i diritti fondamentali non ha registrato progressi significativi.

Si osserva qualche progresso in materia di giustizia, libertà e sicurezza, specie per quanto riguarda la gestione delle frontiere, la cooperazione internazionale e la lotta alla criminalità organizzata. Occorre intensificare il coordinamento tra le istituzioni di contrasto e costituire un solido track record di indagini, azioni penali e condanne. Nel complesso, i preparativi in questo settore procedono.

I progressi sono stati scarsi nel settore della scienza e della ricerca, dove i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Occorre adoperarsi con maggiore impegno a livello nazionale per aumentare la capacità di ricerca e innovazione e la competitività del paese. Il livello degli investimenti nella ricerca rimane bassissimo e il capitale umano deve essere potenziato.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda l’allineamento con gli standard europei su istruzione e cultura, specialmente a livello di istruzione superiore e di sviluppo dell’istruzione e della formazione professionale (VET). Occorrono ulteriori sforzi per migliorare la trasparenza presso gli istituti privati di istruzione superiore. Nel 2012 l’Albania ha iniziato a partecipare al programma Cultura. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

È proseguito l’allineamento con l’acquis sull’ambiente, mentre i progressi sono molto limitati per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Occorre adoperarsi con urgenza per allineare, applicare e attuare la legislazione. L’informazione e la consultazione dei cittadini sulle iniziative legislative o sugli investimenti pubblici rimangono scarse. Occorrono un maggiore impegno politico e un’azione coordinata in questi settori. Le risorse attualmente disponibili sono troppo limitate rispetto ai cospicui investimenti necessari. L’ambiente deve essere integrato meglio in altri settori quali i trasporti e l’energia. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, occorrono notevoli sforzi in termini di sensibilizzazione, definizione di un’impostazione più strategica per il paese, allineamento con e applicazione dell’acquis e rafforzamento della capacità amministrativa e della cooperazione interistituzionale. I preparativi a livello ambientale sono ancora in fase iniziale, specie per quanto riguarda i cambiamenti climatici.

Si registra qualche progresso in materia di tutela dei consumatori e della salute. L’applicazione e l’attuazione della normativa rimangono estremamente carenti. Non esiste un sistema di vigilanza del mercato. La trasparenza e l’attuazione risentono della scarsa conoscenza del sistema di protezione sanitaria da parte degli operatori e dei cittadini. I fondi destinati al settore sanitario rimangono insufficienti. I preparativi in questi settori non hanno registrato progressi significativi. Si segnalano progressi per quanto riguarda il ravvicinamento legislativo nel settore dell’unione doganale, dove i preparativi sono discretamente progrediti. La capacità amministrativa e operativa globale rimane carente, anche per quanto riguarda la compatibilità dei sistemi informatici con i requisiti dell’UE. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda la valutazione in dogana e l’agevolazione degli scambi.

Si registrano discreti progressi in materia di relazioni esterne. L’Albania ha continuato a collaborare in modo costruttivo con l’OMC e il CEFTA. Le capacità amministrative delle istituzioni interessate dalla politica commerciale devono ancora essere migliorate. Per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa, il paese ha continuato ad allinearsi con le posizioni della politica di sicurezza e di difesa comune dell’UE e a dimostrare un impegno politico in merito alla sua partecipazione alle operazioni civili e militari e di gestione delle crisi. Il registro online delle armi e delle munizioni, che è gestito dalla polizia di Stato, deve ancora essere completato. Nel complesso, i preparativi nel settore rimangono ben avviati.

I progressi sono stati scarsi nel settore del controllo finanziario, dove i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Sussistono carenze per quanto riguarda l’applicazione del quadro legislativo in materia di controllo finanziario interno pubblico e del principio della responsabilità gestionale. L’audit esterno deve essere migliorato secondo le norme INTOSAI.

Non si osservano particolari progressi per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio. A tempo debito dovranno essere create valide strutture di coordinamento e norme di attuazione adeguate per la gestione del sistema delle risorse proprie. Nel complesso, i preparativi in questo campo sono in fase iniziale.

Bosnia-Erzegovina

L’istituzione delle autorità esecutive e legislative è stata completata con l’accordo su un governo a livello dello Stato dopo sedici mesi di impasse politica successiva alle elezioni legislative dell’ottobre 2010. Con la formazione del nuovo Consiglio dei ministri e l’adozione delle due leggi principali connesse all’UE l’attenzione si è spostata inizialmente verso l’integrazione nell’UE, ma col passare del tempo il consenso politico è venuto meno e i progressi sul programma relativo all’UE si sono arenati. Si è dato inizio a un rimpasto delle autorità a livello di Stato, Federazione e cantone, ma il processo è stato bloccato da disaccordi politici e problemi giuridici. Manca tuttora fra gli esponenti politici una visione comune sulla direzione generale, sul futuro e sull’assetto istituzionale del paese, indispensabile per progredire in misura decisiva verso l’UE.

Dopo la separazione del mandato del rappresentante speciale dell’Unione europea (RSUE) da quello dell’ufficio dell’Alto rappresentante, la presenza rafforzata del capo della delegazione UE/RSUE in Bosnia-Erzegovina ha assunto un ruolo guida per aiutare le autorità a raggiungere gli obiettivi del programma relativo all’UE nei settori chiave.

Nel complesso la Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda la conformità con i criteri politici. A giugno è stato lanciato a Bruxelles un dialogo ad alto livello sull’adesione con rappresentanti delle autorità e dei partiti politici della Bosnia-Erzegovina per spiegare le condizioni cui è subordinata l’adesione all’UE. I partecipanti hanno concordato una roadmap interna sull’integrazione nell’UE per consentire l’entrata in vigore dell’ASA e presentare una candidatura credibile, secondo la definizione contenuta nelle conclusioni pertinenti del Consiglio. Il primo termine fissato nella roadmap di giugno per la presentazione di una proposta concordata per conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nella causa Sejdic-Finci non è stato rispettato. Il paese deve creare in via prioritaria un meccanismo di coordinamento efficace tra i diversi livelli di governo per il recepimento, l’applicazione e l’attuazione del diritto dell’UE onde potersi esprimere con una sola voce sulle questioni connesse all’Unione e utilizzare al meglio l’assistenza preadesione dell’UE.

Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto, a febbraio è stato costituito un governo a livello statale dopo le politiche dell’ottobre 2010. A giugno è iniziato un rimpasto delle autorità a livello di Stato e Federazione, ma l’esito del processo rimane incerto a causa di disaccordi politici e controversie giuridiche pendenti. Rimane prioritario il potenziamento della funzionalità e dei meccanismi di coordinamento delle istituzioni. La costituzione deve ancora essere armonizzata con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Deve ancora essere presentata all’assemblea parlamentare una proposta, basata su un consenso politico, che modifichi la costituzione per garantire la conformità con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (causa Sejdic-Finci).

L’assemblea parlamentare ha fatto qualche progresso per quanto riguarda l’adozione della legislazione connessa all’UE, in particolare le leggi sugli aiuti di Stato e sul censimento abitativo e demografico. È prioritario istituire il consiglio sugli aiuti di Stato, conformarsi ai principi UE sulle imprese pubbliche e creare un inventario generale degli aiuti di Stato per adempiere gli obblighi assunti di sede di AI/ASA. L’efficacia dell’attività legislativa ha risentito dei ritardi nella costituzione del governo a livello statale e nel rimpasto governativo a tutti i livelli. Occorre migliorare la cooperazione tra i parlamenti delle entità, l’assemblea parlamentare a livello statale e il Consiglio dei ministri a livello statale sulle questioni relative all’UE.

Non si è fatto molto per migliorare la funzionalità e l’efficienza a tutti i livelli di governo, che hanno continuato a risentire di un processo di elaborazione delle politiche frammentato e non coordinato. Dopo l’adozione, a maggio, del bilancio a livello statale del 2012, la coalizione di governo è stata sciolta. La politica estera viene tuttora definita in funzione delle diverse posizioni della Presidenza della Bosnia-Erzegovina in merito a determinate questioni.

Si rilevano scarsi progressi per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione. La revisione del piano d’azione nell’ambito della strategia di riforma della pubblica amministrazione ha fornito un quadro per la riforma per il prossimo quinquennio. Il coordinamento tra le amministrazioni a tutti i livelli rimane scarso e il processo di riforma della pubblica amministrazione non gode di un sostegno politico sufficiente. Occorre affrontare la questione della sostenibilità finanziaria a tutti i livelli della pubblica amministrazione. È in carica un ombudsman a livello statale, la cui efficacia risente tuttavia della riduzione dei finanziamenti. La frammentazione e la politicizzazione continuano a ostacolare la creazione di una funzione pubblica professionale, responsabile, trasparente ed efficiente, basata sul merito e sulla competenza.

Si rilevano progressi limitati per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione. Nel corso del dialogo strutturato sulla giustizia è emerso un atteggiamento costruttivo circa la necessità di una riforma globale, basato sul coinvolgimento interno, anche nell’attuazione della strategia di riforma della giustizia e della strategia nazionale sui crimini di guerra. L’arretrato giudiziario, comprendente anche i casi di crimini di guerra, rimane elevato nonostante le ulteriori misure adottate per ridurlo, specie per quanto riguarda le cause connesse alle bollette delle utenze pubbliche. Occorre garantire l’applicazione armonizzata delle norme penali in tutto il paese e ovviare alla frammentazione organizzativa e di bilancio del sistema giudiziario.

La Bosnia-Erzegovina ha fatto progressi limitati nella lotta alla corruzione, che costituisce un problema serio e regna tuttora in molti settori sia pubblici che privati. Il quadro giuridico esiste, ma manca la volontà politica di affrontare la questione e migliorare la capacità istituzionale. Occorre accelerare l’attuazione della strategia e del piano d’azione. È stato adottato il manuale per l’agenzia anticorruzione, che però non è ancora operativa. Il follow-up giudiziario dei casi di corruzione procede tuttora a rilento e sono state avviate azioni penali solo per un numero limitato di casi ad alto livello. L’applicazione insufficiente della legislazione e i problemi di coordinamento fra entità continuano a destare preoccupazione. La Bosnia-Erzegovina deve dar prova di maggiore impegno politico e determinazione per combattere la corruzione. I progressi sono stati scarsi per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata. La Bosnia-Erzegovina rimane un paese di approvvigionamento di armi e munizioni destinate ai gruppi criminali nell’UE. Le attività della criminalità organizzata sono inoltre legate al transito della droga sulle rotte di traffico internazionali.

Il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze sono ampiamente garantiti. La Bosnia-Erzegovina ha ratificato tutte le principali convenzioni internazionali sui diritti umani, la cui applicazione rimane però disomogenea.

Nel complesso i diritti civili e politici vengono rispettati. Si è fatto qualche passo avanti per quanto riguarda le condizioni nelle carceri. La nuova struttura psichiatrica di Sokolac non è ancora operativa. Occorre ancora intraprendere una riforma globale del sistema carcerario e adottare la legge quadro sul gratuito patrocinio. Il paese ha fatto qualche progresso per quanto riguarda l’accesso alla giustizia, ma il suo quadro giuridico e istituzionale rimane frammentato. Le Costituzioni dello Stato e delle entità sanciscono la libertà di espressione e dei media, la libertà di riunione e la libertà di pensiero, coscienza e religione. È proseguita la stretta collaborazione tra il Consiglio per la stampa, le istituzioni giudiziarie e le associazioni dei giornalisti per migliorare la qualità dell’informazione e sensibilizzare i cittadini ai loro diritti giuridici. I giornalisti e i direttori di giornale sono ancora oggetto di intimidazioni e minacce. Le pressioni politiche sui media e la polarizzazione politica ed etnica dei media continuano a destare preoccupazione. I tentativi di minare l’indipendenza dell’ente regolatore per le comunicazioni e delle emittenti pubbliche sono diventati più frequenti. Devono ancora essere nominati il direttore generale e i membri del consiglio di amministrazione dell’ente. Per quanto riguarda la società civile, occorre migliorare i meccanismi di cooperazione a tutti i livelli e la trasparenza nell’assegnazione dei finanziamenti. In settembre si è svolto a Sarajevo un incontro mondiale per la pace a cui hanno partecipato i principali leader religiosi.

Nel complesso i diritti economici e sociali vengono rispettati. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la lotta alle violenze contro le donne e lo sviluppo della prima infanzia. I diritti delle donne e dei minori non vengono ancora applicati in modo uniforme. Non si è fatto molto per migliorare il carattere inclusivo delle scuole. La separazione e la discriminazione etnica de facto in alcune scuole pubbliche continuano a destare preoccupazione. L’esistenza di sistemi di istruzione segregati e a base etnica continua a ostacolare i rientri sostenibili. È in vigore una legge antidiscriminazioni a livello statale, la cui applicazione non è però effettiva. Sono ancora diffuse le discriminazioni contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Il fatto che il sistema delle prestazioni sociali sia basato sullo status anziché sui bisogni ha avuto un’incidenza negativa sulle condizioni delle categorie vulnerabili, compresi i disabili. Il mancato riconoscimento delle parti sociali a livello statale e la frammentazione del quadro legislativo hanno continuato a ostacolare il dialogo sociale e l’esercizio dei diritti dei lavoratori.

Il rispetto e la tutela delle minoranze e dei diritti culturali[5] sono ampiamente garantiti. L’influenza dei consigli nazionali per le minoranze sulla definizione delle politiche rimane limitata, anche per mancanza di un sostegno politico e finanziario. Si è fatto qualche progresso per quanto riguarda l’attuazione del piano d’azione sugli alloggi a favore dei rom. Occorre intensificare gli sforzi per garantire l’effettiva attuazione dei piani d’azione riguardanti la sanità, l’occupazione e l’istruzione, destinare maggiori risorse a tal fine e migliorare la sostenibilità per quanto riguarda l’attuazione dei quattro piani d’azione. La mancata iscrizione alla nascita impedisce a un certo numero di bambini rom di frequentare la scuola e di beneficiare dell’assistenza sanitaria. La minoranza rom si trova ancora a subire discriminazioni e ad avere condizioni di vita molto difficili. Si è fatto qualche progresso per quanto riguarda gli alloggi destinati a rifugiati e sfollati interni nell’ambito dell’attuazione della strategia riveduta sull’allegato VII dell’accordo di pace di Dayton-Parigi. Le discriminazioni relative all’accesso all’occupazione, all’assistenza sanitaria e ai diritti pensionistici compromettono tuttora la sostenibilità del ritorno e l’integrazione locale di queste persone. Non sono ancora state definite procedure totalmente trasparenti per l’assegnazione dei fondi destinati a sostenere il rientro in base alle necessità.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, è proseguita l’attuazione dell’accordo di pace di Dayton-Parigi. La collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è globalmente soddisfacente nella maggior parte dei settori.

La collaborazione tra tribunali e pubblici ministeri di Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia è proseguita. È in corso l’attuazione degli accordi bilaterali sul riconoscimento e sull’applicazione reciproci delle sentenze nei casi penali. Gli ostacoli giuridici all’estradizione contenuti nel codice di procedura penale frenano tuttora le azioni giudiziarie nei casi di crimini di guerra. Non è ancora stata data veste definitiva al protocollo sulla condivisione delle informazioni e delle prove nei casi riguardanti i crimini di guerra tra l’Ufficio del procuratore della Bosnia-Erzegovina e l’Ufficio del procuratore per i crimini di guerra della Serbia.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese si deve allineare con la posizione dell’UE.

Si osservano notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno continuato a collaborare per offrire soluzioni durature alle persone sfollate a causa dei conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno sottoscritto una dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un programma abitativo regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000 persone. In occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo in aprile sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del programma. Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le questioni ancora irrisolte nell’ambito del processo.

La Bosnia-Erzegovina ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative della cooperazione regionale, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). La Bosnia-Erzegovina ha sviluppato ulteriormente le relazioni con i paesi limitrofi, ma devono ancora essere risolte questioni attinenti alle frontiere e alle proprietà. Sono state organizzate diverse riunioni per discutere delle implicazioni per le relazioni bilaterali dell’adesione della Croazia all’UE nel luglio 2013. In tale contesto sono proseguite, con progressi limitati, le discussioni sulle questioni irrisolte attinenti alla gestione delle frontiere. L’accordo sul libero transito attraverso il porto croato di Ploce e il corridoio di Neum in Bosnia-Erzegovina e l’accordo sul traffico frontaliero locale devono essere allineati con l’acquis dell’UE. In vista dell’adesione della Croazia, occorre affrontare con urgenza le questioni connesse alle frontiere, agli scambi commerciali e al transito.

Nel 2011 l’economia della Bosnia-Erzegovina ha registrato una crescita dell’1,3%, sostenuta dalla ripresa della domanda interna e, in misura minore, da una domanda esterna ancora in aumento. Il processo di ripresa si è invertito all’inizio del 2012 a causa del peggioramento del contesto economico. I tassi di disoccupazione sono rimasti elevatissimi. L’aumento delle entrate e alcuni tagli alla spesa hanno contribuito al risanamento del bilancio, ma la qualità delle finanze pubbliche è rimasta mediocre e la sostenibilità di bilancio ha notevolmente risentito dei ritardi nell’adozione del bilancio dello Stato e di una strategia di bilancio a medio termine. L’indebolimento del consenso sugli orientamenti di base delle politiche economiche e di bilancio ha inciso negativamente sulle riforme a livello nazionale. È stato concluso un nuovo accordo stand-by biennale con il FMI per aiutare il paese a controbilanciare gli effetti del deterioramento del contesto esterno e ad ovviare alle vulnerabilità esterne e interne.

Per quanto riguarda il rispetto dei criteri economici, la Bosnia-Erzegovina ha compiuto altri piccoli progressi verso la creazione di un’economia di mercato funzionante. Occorre intraprendere con determinazione ulteriori e significative riforme per permettere al paese di far fronte a lungo termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione.

La stabilità finanziaria e monetaria è stata preservata contemporaneamente a un contenimento dell’inflazione. Il regime del comitato monetario ha conservato un grado elevato di credibilità. La crescita del credito è proseguita, anche se con un marginale rallentamento, stimolando la ripresa della domanda interna. Le attività commerciali si sono ulteriormente sviluppate e il livello di integrazione commerciale con l’UE e i paesi della regione è rimasto elevato. Si osserva qualche limitato miglioramento del clima imprenditoriale, specie per quanto riguarda l’accelerazione della registrazione delle imprese.

Tuttavia, i ritardi nell’adozione dei bilanci statali 2011 e 2012 e dei quadri globali per le politiche di bilancio 2012-2014 e 2013-2015 hanno gravemente compromesso la sostenibilità e la credibilità della politica di bilancio in Bosnia-Erzegovina. La qualità delle finanze pubbliche è rimasta inadeguata, con un rapporto elevato tra spese correnti e PIL. Il deterioramento del contesto esterno si ripercuote in misura crescente sulle finanze pubbliche dall’inizio del 2012, con un rapido aumento del fabbisogno di finanziamento del settore pubblico e del debito pubblico, che esclude in una certa misura gli investitori privati. Gli squilibri esterni, in particolare il disavanzo commerciale con l’estero e il disavanzo delle partite correnti, sono aumentati. Il processo di privatizzazione, ristrutturazione delle imprese pubbliche e liberalizzazione delle industrie di rete si è arenato. La capacità produttiva e la competitività dell’economia sono rimaste a livelli piuttosto bassi, perché le fonti di crescita interne non sono state adeguatamente sfruttate. Le condizioni sul mercato occupazionale sono rimaste mediocri e rigidità strutturali, come i contributi sociali elevati e i trasferimenti sociali non sufficientemente mirati, hanno continuato a frenare la creazione di posti di lavoro. La disoccupazione è rimasta a livelli molto elevati, al pari del tasso di partecipazione. Il clima imprenditoriale risente delle inefficienze amministrative e della debolezza dello Stato di diritto. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda l’allineamento della sua legislazione e delle sue politiche agli standard europei. Si osserva qualche progresso relativamente alla libera circolazione delle merci, alla concorrenza, alla proprietà intellettuale, alla ricerca e a diverse questioni inerenti alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza. Il paese dovrà impegnarsi in modo particolare per quanto riguarda la circolazione delle persone e dei servizi, i capitali, le dogane e la fiscalità, gli appalti pubblici, l’occupazione e le politiche sociali, l’istruzione, la cultura, l’industria e le PMI, l’agricoltura e la pesca, la sicurezza alimentare, le questioni veterinarie e fitosanitarie, l’ambiente e i cambiamenti climatici, i trasporti, l’energia, la società dell’informazione e i media, il controllo finanziario e le statistiche. Nel complesso l’applicazione dell’accordo interinale (AI) è rimasta poco uniforme. Il paese continua a violare l’accordo perché non rispetta la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e non adempie in misura sufficiente ai propri obblighi riguardanti gli aiuti di Stato. La legge sugli aiuti di Stato è stata adottata, ma il paese deve ancora istituire il consiglio sugli aiuti di Stato, conformarsi ai principi UE sulle imprese pubbliche e creare un inventario degli aiuti di Stato. Occorre accelerare l’applicazione della legge sul censimento demografico.

La Bosnia-Erzegovina ha compiuto qualche progresso nei settori del mercato interno. Nel campo della libera circolazione delle merci si è fatto qualche passo avanti in termini di standardizzazione, accreditamento, vigilanza del mercato e tutela dei consumatori. Rimane necessario un impegno considerevole per allineare il quadro legislativo alla normativa dell’UE, migliorare la capacità amministrativa e creare uno spazio economico unico. Deve ancora essere istituito un dialogo pubblico-privato sul mercato industriale.

I progressi sono stati scarsi per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, i servizi e il diritto di stabilimento. Entrambe le entità applicano nuovi piani contabili per gli istituti finanziari armonizzati tra di esse e la vigilanza bancaria fra entità rimane soddisfacente. È indispensabile semplificare ulteriormente le modalità di registrazione delle imprese e allineare il quadro legislativo sui servizi postali.

Non si osserva alcun progresso per quanto riguarda la libera circolazione dei capitali. Occorrono un ulteriore allineamento con l’acquis e un’armonizzazione della legislazione a livello nazionale. I progressi sono stati scarsi nei settori delle dogane e della fiscalità. Sussistono carenze in termini di allineamento legislativo e di capacità amministrativa e operativa globale. Occorrono ulteriori sforzi per fornire servizi migliori ai contribuenti, facilitare gli scambi e garantire l’effettiva attuazione e applicazione della legislazione, compresa quella sulla proprietà intellettuale.

La Bosnia-Erzegovina ha fatto qualche progresso con l’adozione della legge statale sugli aiuti pubblici e con l’applicazione delle norme in materia di concorrenza. Non vi è stato alcun progresso nel settore degli appalti pubblici, specie per quanto riguarda l’allineamento integrale con la normativa pertinente. Sono stati registrati ulteriori progressi per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale.

Si segnalano pochi progressi relativamente alle politiche occupazionali e sociali. Il paese deve intensificare il ravvicinamento legislativo e adottare e attuare i documenti strategici. La strategia di inclusione sociale a livello statale non è ancora stata adottata. Sono state adottate leggi quadro e strategie in materia di istruzione, che però devono ancora essere attuate. È stato fatto qualche passo avanti nel settore della cultura. Il paese ha registrato ulteriori progressi in materia di ricerca e ha proseguito i preparativi per l’Unione dell’innovazione. I negoziati per l’adesione all’Organizzazione mondiale del commercio sono ulteriormente progrediti.

La Bosnia-Erzegovina ha fatto pochi progressi verso la conformità con gli standard europei per una serie di politiche settoriali. Per quanto riguarda l’industria e le piccole e medie imprese (PMI), il paese deve ancora adottare una strategia nazionale di sviluppo, comprendente elementi di politica industriale, e la nuova strategia per le PMI. Sono stati compiuti pochi progressi nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, della politica veterinaria e fitosanitaria e della sicurezza alimentare, nonché nel campo della pesca. È di fondamentale importanza stabilire una chiara suddivisione delle competenze, garantire uno stretto coordinamento tra Stato e entità per quanto riguarda l’allineamento con l’acquis in questi settori e potenziare gli stabilimenti. La mancanza di progressi ha ripercussioni negative sul commercio di prodotti agricoli, in particolare con l’UE.

I preparativi della Bosnia-Erzegovina nel settore dell’ambiente sono ancora in fase iniziale. Mancano tuttora un quadro legislativo armonizzato per la tutela ambientale e capacità istituzionali adeguate. La capacità amministrativa è scarsa e la comunicazione orizzontale e verticale tra le diverse autorità deve essere potenziata. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, il paese deve ancora adottare una strategia nazionale sul clima, allinearsi con l’acquis e attuare misure di sensibilizzazione.

La Bosnia-Erzegovina ha fatto pochi progressi nel settore dei trasporti, ma vi è stato qualche sviluppo positivo per quanto riguarda le reti di trasporto transeuropee e il trasporto aereo. La legge sul trasporto delle merci pericolose deve ancora essere integralmente allineata con l’acquis dell’UE. La questione del potenziamento dell’infrastruttura di trasporto non è ancora stata affrontata. I preparativi nel settore dell’energia sono ancora in fase iniziale. In quanto parte del trattato che istituisce la Comunità dell’energia, la Bosnia-Erzegovina deve applicare la pertinente legislazione UE in materia di energia. Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico occorrono una società nazionale di trasmissione operativa in tutto il paese e una strategia globale in materia di energia.

Si segnalano pochi progressi relativamente alla società dell’informazione e ai media. Il quadro legislativo per l’emittenza pubblica non è stato totalmente armonizzato. Le continue minacce all’indipendenza dell’ente regolatore per le comunicazioni e delle emittenti pubbliche, le pressioni politiche sui media e la lentezza con cui procede la riforma dell’emittenza pubblica continuano a destare serie preoccupazioni.

I progressi sono stati scarsi per quanto riguarda il controllo finanziario. La legislazione pertinente deve ancora essere adottata e attuata e l’organo di coordinamento delle unità centrali di armonizzazione deve riprendere il proprio ruolo. Occorre rafforzare le capacità di audit interno e l’indipendenza delle istituzioni di audit esterno. Si osserva qualche progresso nel settore delle statistiche. Occorre migliorare le statistiche settoriali, ad esempio quelle sui conti nazionali, sulle imprese e sull’agricoltura. La cooperazione tra gli istituti statistici a livello di Stato e di entità e le altre agenzie competenti a livello di Stato deve essere intensificata, anche in previsione dell’applicazione della legge sul censimento demografico e abitativo.

Si osserva qualche progresso nei diversi ambiti inerenti a giustizia, libertà e sicurezza. Si stanno realizzando le priorità per quanto riguarda la politica dei visti. L’applicazione dell’accordo di facilitazione del visto tra l’UE e la Bosnia-Erzegovina e dell’accordo di riammissione procede regolarmente. Nel dicembre 2010 è entrata in vigore l’esenzione dall’obbligo di visto per i cittadini della Bosnia-Erzegovina in possesso di passaporti biometrici che si recano nello spazio Schengen. Nell’ambito del meccanismo di controllo post-liberalizzazione del visto, la Bosnia-Erzegovina ha adottato misure mirate per migliorare la gestione dei flussi migratori. Devono ancora essere attuate alcune riforme adottate nell’ambito della roadmap per la liberalizzazione del visto, le più urgenti delle quali sono la creazione di un sistema funzionante per lo scambio elettronico di dati tra organi di contrasto e procure in tutta la Bosnia-Erzegovina e l’istituzione di un’agenzia anticorruzione pienamente operativa, dotata di persone e risorse finanziarie sufficienti.

Il paese ha proseguito i preparativi in materia di gestione delle frontiere, asilo e migrazione. Il sistema di asilo e di protezione internazionale, il monitoraggio dei flussi migratori e la collaborazione fra agenzie sono ulteriormente migliorati. Occorre potenziare le infrastrutture presso alcuni valichi di frontiera. La questione dei valichi di frontiera non autorizzati con il Montenegro e la Serbia non è ancora stata affrontata. Si osserva qualche progresso in materia di lotta al riciclaggio del denaro. La strategia e il piano d’azione per la lotta al riciclaggio del denaro sono tuttora attuati in misura limitata. I progressi sono stati scarsi per quanto riguarda la lotta contro la droga. La mancanza di un follow-up giudiziario efficace ostacola la lotta contro il traffico di droga, che rimane un problema preoccupante.

La Bosnia-Erzegovina ha continuato ad adoperarsi per aumentare la capacità e l’efficacia della polizia, ma la frammentazione delle forze di polizia nuoce tuttora all’efficienza, alla collaborazione e allo scambio di informazioni. La lotta contro la criminalità organizzata rimane inadeguata per mancanza di un coordinamento efficace tra gli organi di contrasto. La criminalità organizzata rimane un fenomeno molto preoccupante, che incide sullo Stato di diritto e sul clima imprenditoriale. Occorre intensificare la lotta contro la tratta di esseri umani e ovviare alle carenze in termini di identificazione delle vittime. La Bosnia-Erzegovina ha compiuto qualche progresso in materia di lotta al terrorismo. La task force congiunta antiterrorismo è stata ripristinata, ma l’attuazione della strategia volta prevenire e combattere il terrorismo rimane carente.

I preparativi riguardanti la protezione dei dati personali sono proseguiti, ma occorre migliorare l’applicazione della legge e rafforzare l’indipendenza dell’organo di vigilanza. Una protezione efficace dei dati personali è indispensabile perché la Bosnia-Erzegovina possa concludere accordi con Europol e Eurojust.

Turchia

Il programma costruttivo è stato lanciato a maggio per sostenere e integrare i negoziati di adesione attraverso una cooperazione intensificata in diversi settori di comune interesse: riforme politiche, allineamento con l’acquis, dialogo sulla politica estera, visti, mobilità e migrazione, commercio, energia, lotta al terrorismo e partecipazione ai programmi comunitari. Sei degli otto gruppi di lavoro creati per favorire l’allineamento con l’acquis si sono riuniti per la prima volta.

I lavori su una nuova costituzione sono iniziati attraverso un processo relativamente democratico e partecipativo, ma aumentano le preoccupazioni circa la mancanza di progressi sostanziali verso la piena conformità della Turchia con i criteri politici. La situazione in termini di rispetto dei diritti fondamentali rimane molto preoccupante, in particolare per il fatto che l’ampia applicazione del quadro giuridico su terrorismo e criminalità organizzata dà adito a frequenti violazioni del diritto alla libertà e alla sicurezza, del diritto a un giusto processo e della libertà di espressione, riunione e associazione. Mentre prosegue il dibattito su temi considerati sensibili, come la questione armena o il ruolo dell’esercito, le restrizioni applicate de facto alla libertà dei media e numerosi processi contro scrittori e giornalisti continuano a destare notevole preoccupazione. Questo fa sì che l’autocensura sia molto diffusa.

Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto, sono state prese misure positive in termini di collaborazione per la stesura di una nuova costituzione, ma il processo legislativo è stato caratterizzato da una frequente mancanza di consultazioni. Pur offrendo la possibilità di rafforzare la fiducia nel buon funzionamento delle istituzioni democratiche turche e nello Stato di diritto, le indagini sui presunti progetti di colpo di Stato hanno destato serie preoccupazioni a causa della loro ampia portata e delle carenze dei procedimenti giudiziari. La questione curda rimane una sfida fondamentale per la democrazia turca: l’apertura democratica del 2009, destinata ad affrontare, tra l’altro, la questione curda, non ha avuto alcun seguito. L’amministrazione locale della parte sud-orientale del paese ha risentito dell’arresto di numerosi politici locali. Gli attentati terroristici del PKK sono notevolmente aumentati.

Per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione vi sono stati progressi in termini di riforma legislativa. La creazione della figura dell’ombudsman è un passo importante verso la tutela dei diritti dei cittadini e la garanzia della responsabilità della pubblica amministrazione. Occorre un maggior sostegno politico a favore della riforma della pubblica amministrazione e non vi è stato alcun progresso per quanto riguarda il decentramento amministrativo.

Il controllo civile sulle forze di sicurezza è stato ulteriormente consolidato. È positiva l’introduzione di un controllo limitato del parlamento sul bilancio della difesa, la cui portata rimane però limitata. Nel complesso lo Stato maggiore non ha esercitato pressioni dirette o indirette in merito alle questioni politiche. Sono state prese diverse misure simboliche per democratizzare ulteriormente le relazioni tra civili e militari. Occorrono altre riforme, in particolare per quanto riguarda il sistema della giustizia militare e il controllo civile sulla gendarmeria.

È stato fatto qualche progresso nel settore giudiziario dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme giudiziarie, che comprende un certo numero di miglioramenti del sistema giudiziario penale turco tra cui l’allentamento delle restrizioni imposte ai media per quanto riguarda i servizi sulle indagini criminali e la soppressione della disposizione che consentiva al procuratore di vietare le pubblicazioni. Un certo numero di detenuti è stato rilasciato dalla custodia cautelare dopo l’entrata in vigore delle modifiche giuridiche. Le riforme giuridiche, tuttavia, non hanno affrontato le carenze principali, per le quali la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ripetutamente condannato la Turchia. L’incidenza e la durata della detenzione preventiva continuano a destare seria preoccupazione. Occorrono ulteriori misure per aumentare l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza nel settore, anche per quanto riguarda il sistema giudiziario penale e il notevole arretrato di casi penali gravi pendenti. Il paese deve prendere ulteriori provvedimenti per aumentare il tasso di partecipazione delle donne nel settore giudiziario. La strategia di riforma giudiziaria deve essere riveduta di concerto con tutte le parti interessate, compresi i giuristi turchi e la società civile.

I progressi sono stati limitati per quanto riguarda la lotta alla corruzione, con alcuni sviluppi relativi alle incriminazioni e alla trasparenza nel finanziamento dei partiti politici. Occorre rendere più trasparente il finanziamento dei partiti politici. Fra i problemi che ancora sussistono nel settore va segnalata l’ampia portata delle immunità. Il paese deve ancora costituire un track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne per i casi di corruzione. Si nutrono dubbi circa l’imparzialità nella gestione dei casi anticorruzione. L’attuazione della strategia nazionale anticorruzione richiede un più forte impegno politico.

Si osservano progressi disomogenei nella lotta contro la criminalità organizzata. Sebbene la Turchia sia firmataria delle principali convenzioni internazionali, la mancanza di una legge sulla protezione dei dati ostacola tuttora la cooperazione di polizia a livello internazionale e la conclusione di un accordo di cooperazione operativa con Europol. Il distacco di un funzionario di polizia di collegamento presso Europol contribuirebbe a migliorare la cooperazione bilaterale. Non si osservano progressi significativi per quanto riguarda la lotta contro la tratta di esseri umani.

Per quanto riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze, il paese dovrà dar prova di notevole impegno nella maggior parte dei settori, in particolare, la libertà di espressione, la libertà di riunione e di associazione e la libertà di culto.

Sebbene sia stato fatto qualche progresso per quanto attiene all’osservanza della legislazione internazionale sui diritti umani, devono ancora essere intraprese riforme importanti per rafforzare le relative strutture e il numero di procedimenti penali avviati contro i difensori dei diritti umani è preoccupante.

Si è registrata un’ulteriore diminuzione delle torture e dei maltrattamenti nei luoghi di detenzione, ma l’impiego eccessivo della forza rimane preoccupante e si osservano pochi progressi per quanto concerne la questione dell’impunità. Esiste un notevole arretrato giudiziario e viene data priorità alle controdenunce presentate dalle forze di sicurezza.

Il costante aumento della popolazione carceraria sta causando un grave sovraffollamento, con notevoli ripercussioni sull’igiene e sulle altre condizioni fisiche. Le condizioni di detenzione sono ancora molto preoccupanti, specie per quanto riguarda i minori. Da tempo si attende una revisione completa del sistema di denunce e reclami in carcere. Il paese dovrà dar prova di particolare impegno per quanto riguarda i servizi medici offerti ai detenuti e le condizioni di detenzione dei minori.

I progressi sono limitati per quanto riguarda l’accesso alla giustizia. La portata e la qualità del gratuito patrocinio sono inadeguate. Non esiste un meccanismo di monitoraggio efficace in grado di risolvere i problemi di lunga data.

Per quanto riguarda la libertà di espressione, dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme giudiziarie un certo numero di giornalisti è stato rilasciato in attesa di processo, le restrizioni imposte ai media per quanto riguarda i servizi sulle indagini criminali sono state rese meno rigorose e il sequestro delle opere scritte prima della pubblicazione è stato vietato. L’aumento delle violazioni della libertà di espressione desta tuttavia notevole preoccupazione e la libertà dei media rimane di fatto limitata. Il quadro giuridico, specie per quanto riguarda la criminalità organizzata e il terrorismo, e la sua interpretazione da parte dei tribunali danno adito ad abusi. Questo ha dato luogo a una diffusa autocensura, dovuta anche all’elevata concentrazione dei media in conglomerati industriali i cui interessi vanno ben al di là della libera circolazione delle informazioni e delle idee. La frequente censura operata nei confronti di siti Internet desta serie preoccupazioni e la legislazione relativa a Internet deve essere riveduta.

Per quanto riguarda la libertà di riunione e di associazione, mentre le manifestazioni del 1° maggio e attività quali la “giornata commemorativa del genocidio armeno” si sono svolte in un clima pacifico, durante le manifestazioni non autorizzate si sono verificati casi di violenza e di uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza, specialmente, ma non solo, durante le manifestazioni connesse alla questione curda. A volte il diritto costituzionale alla libertà di riunione e di associazione viene interpretato in maniera eccessivamente restrittiva. Occorre rivedere la legge sulle manifestazioni e sui comizi e indagare sulle denunce riguardanti l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza, avviando se del caso le azioni giudiziarie. Le regole sulla raccolta di fondi rimangono restrittive e discrezionali. Non si osservano sviluppi per quanto riguarda la legislazione sui partiti politici.

Si rilevano progressi limitati per quanto riguarda la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. È stato fatto qualche progresso relativamente all’obiezione di coscienza in termini di applicazione della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). È proseguito il dialogo con le comunità religiose non musulmane, ma persone appartenenti a minoranze religiose o non confessionali hanno ricevuto minacce da estremisti. Deve ancora essere istituito un quadro normativo conforme ai requisiti della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che consenta alla comunità degli Alevi di svolgere le sue attività senza indebite restrizioni.

A livello giuridico, sono stati compiuti progressi per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle donne e la parità fra i sessi. Il governo ha elaborato un piano d’azione per affrontare le questioni sollevate nella relazione del Parlamento europeo dal titolo “Prospettiva 2020 per le donne in Turchia”. La legge sulla tutela della famiglia e sulla prevenzione delle violenze contro le donne mira a proteggere dalle violenze i membri della famiglia e quelli nati da relazioni extraconiugali. Le procedure previste nei casi di emergenza sono generalmente valide, al pari della consultazione inclusiva svolta dalle autorità con la società civile. Occorreranno inoltre notevoli sforzi per trasformare questa nuova legge, così come la normativa già esistente, in una realtà politica, sociale ed economica. La legislazione deve essere applicata in modo coerente in tutto il paese. Occorre aumentare il coinvolgimento e la partecipazione delle donne in termini di occupazione, definizione delle strategie e politica. È stata adottata una legge sui parti cesarei senza una preparazione sufficiente e senza consultazioni con la società civile. Il dibattito che ha preceduto l’adozione della legge e un dibattito analogo sull’aborto sono stati caratterizzati da una polarizzazione delle posizioni. I matrimoni precoci e forzati costituiscono tuttora un grave problema.

Per quanto riguarda i diritti dei minori occorrono sforzi in tutti i settori (istruzione, lotta al lavoro minorile, sanità, capacità amministrativa, coordinamento ecc.). In linea generale devono essere adottate ulteriori misure di prevenzione e riabilitazione per i minorenni. La detenzione dei minori non si svolge in condizioni appropriate e occorre creare altri tribunali specializzati in conformità della legislazione vigente.

Sono necessarie altre misure per aumentare la partecipazione delle persone socialmente vulnerabili e/o dei disabili alla vita economica e sociale.

Occorrono ulteriori sforzi per combattere la discriminazione. Manca una legislazione globale antidiscriminazioni e il governo dovrà adoperarsi con notevole impegno per tutelare efficacemente le categorie vulnerabili (donne, minori e persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) contro gli abusi della società, le discriminazioni e le violenze.

I progressi sono stati limitati per quanto attiene ai diritti dei lavoratori e dei sindacati. Pur essendo stata modificata, la legislazione sui diritti sindacali dei funzionari della pubblica amministrazione non è ancora conforme agli standard dell’UE e dell’OIL. Le azioni collettive dei sindacati sono oggetto di numerose restrizioni.

Si segnalano progressi relativi ai diritti di proprietà con l’adozione della legislazione che modifica la legge sulle fondazioni del 2008. Il processo di attuazione prosegue, ma la legislazione vigente non copre ancora né le fondazioni la cui gestione è stata ripresa dalla direzione generale per le fondazioni né le proprietà confiscate a fondazioni della comunità Alevi. I procedimenti giudiziari, alcuni dei quali sono stati promossi dal governo, nei confronti del monastero siriaco ortodosso Mor Gabriel destano preoccupazione. La Turchia deve garantire il pieno rispetto dei diritti di proprietà di tutte le comunità religiose non musulmane e delle altre comunità.

La politica della Turchia nei confronti delle minoranze rimane restrittiva, anche se per la prima volta rappresentanti di gruppi minoritari non appartenenti esclusivamente alle minoranze ufficialmente riconosciute sono stati invitati a pronunciarsi in parlamento su una nuova costituzione. Il rispetto e la tutela della lingua, della cultura e dei diritti fondamentali, in linea con gli standard europei, non sono ancora totalmente garantiti. La Turchia deve adottare un approccio globale e adoperarsi con maggiore impegno per rafforzare la tolleranza e la sicurezza e promuovere l’integrazione delle minoranze. Occorre rivedere la legislazione in vigore, adottare una normativa completa per lottare contro la discriminazione e creare meccanismi di protezione o organi specifici per lottare contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza. Il paese deve applicare i patti e le convenzioni pertinenti.

La Turchia ha fatto progressi relativamente ai diritti culturali e si segnalano meno restrizioni all’uso del curdo in carcere durante le visite e nella corrispondenza. L’uso delle lingue diverse dal turco, tuttavia, è ancora limitato dalla legislazione, comprese la costituzione e la legge sui partiti politici. La magistratura ha inoltre adottato una serie di decisioni restrittive sull’uso delle lingue diverse dal turco, compreso l’uso del curdo nei processi riguardanti politici e difensori dei diritti umani curdi.

Si è fatto qualche progresso, ma occorre un approccio sistematico per affrontare i problemi dei rom, elaborando una strategia globale e integrando la questione nei principali documenti politici. La mancanza di dati quantitativi sulla situazione dei rom impedisce di definire una politica basata su elementi concreti.

Per quanto riguarda le zone orientali e sudorientali, nonostante l’intenso dibattito sulla questione curda non si è fatto alcun progresso verso un’eventuale soluzione. Gli attentati terroristici e le operazioni militari si sono intensificati. L’UE ha condannato tutti gli atti di terrorismo. L’arresto di politici eletti e difensori dei diritti umani desta preoccupazione. Gli inviti rivolti alle autorità perché svolgessero indagini rapide ed efficaci e un’inchiesta pubblica trasparente su episodi quali la strage di civili a Uludere sono rimasti lettera morta. Si deve ancora far luce, secondo le procedure previste dalla legge, sulle esecuzioni extragiudiziali e sulle torture perpetrate nelle zone sudorientali negli anni ‘80 e ‘90. Le indagini giudiziarie sui crimini passati saranno presto prescritte senza aver dato risultati. Le mine terrestri e il sistema dei “guardiani di villaggio” sono ancora fonte di preoccupazione.

È proseguito il processo di risarcimento degli sfollati interni, la cui efficacia deve però ancora essere valutata. Per quanto riguarda i rifugiati e i richiedenti asilo, si rileva qualche miglioramento nelle condizioni di detenzione nei centri di espulsione, ma non esiste ancora una strategia nazionale per soddisfare meglio le necessità degli sfollati interni né un quadro giuridico globale per i rifugiati e i richiedenti asilo. Occorre migliorare ulteriormente le prassi a livello di detenzione e di estradizione.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la Turchia ha ribadito il proprio sostegno ai negoziati in corso tra i leader delle due comunità nel quadro della missione di buoni uffici del Segretario generale delle Nazioni Unite per trovare una soluzione globale al problema di Cipro. Malgrado le ripetute esortazioni del Consiglio e della Commissione, la Turchia non ha ancora adempiuto all’obbligo di applicare integralmente, e in modo non discriminatorio, il protocollo aggiuntivo all’accordo di associazione e non ha eliminato tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci conformemente alla dichiarazione della Comunità europea e dei suoi Stati membri del 21 settembre 2005 e alle conclusioni del Consiglio, comprese quelle del dicembre 2006 e del dicembre 2010. Non si segnala alcun progresso verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. Inoltre la Turchia ha deciso di congelare le sue relazioni con la presidenza cipriota dell’UE nel secondo semestre del 2012, astenendosi tra l’altro dal partecipare alle riunioni presiedute da Cipro. Il Consiglio europeo ha espresso seria preoccupazione riguardo alle dichiarazioni e alle minacce della Turchia e ha invitato a rispettare pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio, che costituisce un elemento istituzionale fondamentale dell’UE previsto dal trattato. La Turchia ha continuato a rilasciare dichiarazioni in cui si opponeva alle operazioni di trivellazione ad opera della Repubblica di Cipro e minacciava rappresaglie contro tutte le compagnie petrolifere che avessero partecipato alle prospezioni cipriote. L’Unione ha ribadito i diritti sovrani di tutti gli Stati membri, tra cui quello di concludere accordi bilaterali e di esplorare e sfruttare le loro risorse naturali conformemente all’acquis dell’UE e al diritto internazionale, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Dopo l’ultimo ciclo di colloqui esplorativi svoltosi nel luglio 2011, sono in corso discussioni tra Grecia e Turchia per fissare la data del prossimo ciclo. La Grecia e Cipro hanno presentato un gran numero di reclami formali per le continue violazioni delle loro acque territoriali e del loro spazio aereo, fra l’altro per i voli sulle isole greche.

Per quanto riguarda la cooperazione regionale, la Turchia continua a partecipare a iniziative regionali quali il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP) e il Consiglio di cooperazione regionale (CCR). La Turchia sostiene l’integrazione europea di tutti i paesi della regione e ha intensificato i contatti con i Balcani occidentali, esprimendo un deciso impegno a promuovere la pace e la stabilità e ha mantenuto relazioni positive con la vicina Bulgaria.

L’economia turca ha continuato a registrare una forte crescita grazie alle politiche a favore della stabilità e della crescita attuate per la maggior parte del decennio precedente. Il ritmo della crescita è in graduale diminuzione da metà del 2011 in linea con il rallentamento della domanda interna, accompagnato da un miglioramento della bilancia commerciale e della bilancia delle partite correnti, ma i considerevoli squilibri esterni e le forti pressioni inflazionistiche costituiscono tuttora una minaccia per la stabilità macroeconomica.

Per quanto concerne i criteri economici, la Turchia ha un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché acceleri l’attuazione del suo programma globale di riforme strutturali.

Nel 2011 l’economia turca ha registrato una crescita dell’8,5%, di poco inferiore a quella del 2010 (9,2%). La crescita è stata trainata principalmente dalla domanda interna, in particolare quella proveniente dal settore privato. Il primo semestre del 2012 è stato caratterizzato da un forte rallentamento della crescita, scesa al 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Al rallentamento della domanda interna fa riscontro un miglioramento dei disavanzi commerciale e delle partite correnti, anche se i livelli di partenza erano molto elevati (10% del PIL nel 2011). La forte espansione economica ha determinato anche un notevole aumento dell’occupazione e un calo della disoccupazione, passata dall’11% circa a metà del 2011 a meno del 9% un anno dopo. La politica monetaria ha svolto un ruolo più determinante riducendo contemporaneamente l’aumento del credito e il disavanzo delle partite correnti. Nel 2011 la situazione a livello di bilancio è stata migliore del previsto e a metà del 2012 il debito pubblico era sceso al 39% del PIL. Le riforme e l’aumento della spesa per l’istruzione hanno avuto qualche effetto positivo sul livello di istruzione e sul tasso di scolarizzazione. L’integrazione commerciale ed economica con l’UE è rimasta elevata.

Lo scenario di un atterraggio morbido dell’economia rischia però di essere compromesso da periodi di incertezza finanziaria e dalla percezione globale del rischio e potrebbero essere necessarie altre misure per coordinare meglio la combinazione delle politiche. Il disavanzo delle partite correnti rimane considerevole. Pur essendo diminuita, l’inflazione è ancora elevata. Questi squilibri denotano problemi di competitività e una mancanza di risparmio interno e richiedono ulteriori riforme strutturali. Non si è fatto niente per migliorare la trasparenza di bilancio e ancorare meglio la politica finanziaria, cosa che conferirebbe alla Turchia maggiore credibilità sui mercati. L’uscita dal mercato rimane costosa e lunga e le procedure fallimentari sono ancora relativamente complesse. Occorre applicare integralmente la legge sugli aiuti di Stato per migliorare la competitività delle imprese. Si osserva qualche miglioramento per quanto riguarda il capitale umano del paese, mentre i progressi sono limitati per quanto riguarda il capitale fisico.

La Turchia ha continuato a migliorare la propria capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione. Sono stati fatti progressi nella maggior parte dei settori, in particolare per quanto riguarda l’acquis su diritto societario, statistiche, scienza e ricerca e unione doganale, ma il paese deve adoperarsi per proseguire l’allineamento nella maggior parte dei settori. Occorre migliorare la capacità amministrativa di conformarsi all’acquis in termini di efficacia ed efficienza, nonché rafforzare la capacità di attuazione in determinati ambiti. Gli sforzi finalizzati all’allineamento sono stati monitorati dagli organismi istituiti dall’accordo di associazione e dai gruppi di lavoro creati nell’ambito del programma positivo.

Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libera circolazione dei beni. La Turchia ha introdotto il principio del riconoscimento reciproco nel suo ordinamento giuridico per il settore non armonizzato ed è diventata membro a tutti gli effetti del CEN e del CENELEC. Sussistono tuttavia ostacoli tecnici al commercio che impediscono la libera circolazione delle merci in determinati settori, in violazione degli obblighi assunti dalla Turchia nell’ambito dell’unione doganale. L’allineamento in questo settore è a buon punto. Si segnalano pochi progressi per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori. La Turchia ha aumentato la propria capacità in vista di una futura partecipazione a EURES e al coordinamento dei regimi previdenziali. I preparativi in questo campo sono stati avviati. Si segnalano pochissimi progressi relativamente al diritto di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi, un settore in cui occorrono ulteriori sforzi. Nel complesso, l’allineamento è in fase iniziale. I progressi sono stati limitati in termini di libera circolazione dei capitali. In diversi settori vengono ancora applicate restrizioni ai movimenti di capitale. La capacità di applicazione delle norme contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo deve essere migliorata. Il paese deve adoperarsi con ulteriore impegno per allinearsi con l’acquis e con le raccomandazioni pertinenti della FATF. I preparativi in questo settore sono ancora in fase iniziale.

Si segnalano progressi limitati in materia di appalti pubblici. Il paese si è dotato delle necessarie istituzioni e ha migliorato la propria capacità amministrativa. Il progetto di strategia di allineamento e il relativo piano d’azione, vincolato a scadenze precise, devono ancora essere adottati. La Turchia deve abolire le deroghe non conformi all’acquis e allineare ulteriormente la legislazione nazionale, specie per quanto riguarda servizi pubblici, concessioni e partenariati pubblico-privato. L’organizzazione del sistema dei mezzi di ricorso deve essere riveduta. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Si segnalano buoni progressi a livello di diritto societario. Il quadro giuridico e istituzionale è migliorato con la creazione dell’autorità turca per le norme contabili e di audit, ma occorre rafforzare la capacità delle organizzazioni commerciali, giudiziarie e aziendali di applicare il nuovo codice commerciale turco. Nel complesso, la Turchia ha raggiunto uno stadio avanzato in questo campo. È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale. Occorre adottare leggi aggiornate in linea con l’acquis. È fondamentale aumentare la capacità del settore giudiziario e dell’amministrazione doganale ai fini di un’applicazione più efficace dei DPI. Occorre inoltre potenziare la lotta contro le merci contraffatte. Uno stretto coordinamento e un’intensa collaborazione fra le parti interessate nel settore dei diritti di proprietà intellettuale sono fondamentali, così come le campagne generali di sensibilizzazione ai rischi di violazione di questi diritti. La Turchia soddisfa solo in parte le priorità in questo campo.

I progressi sono limitati per quanto riguarda la politica di concorrenza. La Turchia ha applicato correttamente le norme sull’antitrust e sulle concentrazioni. I recenti sviluppi giuridici, tuttavia, destano preoccupazione in merito alla capacità dell’autorità garante della concorrenza di continuare a operare in modo indipendente. Non si osserva alcun progresso nel settore degli aiuti di Stato, caratterizzato da diverse prassi in conflitto con le norme dell’unione doganale. La mancanza di una legislazione applicativa rende inefficace la legge sugli aiuti di Stato. L’allineamento è a buon punto per quanto riguarda le concentrazioni, mentre la preparazione del paese relativamente agli aiuti di Stato non è ancora sufficiente.

È stato fatto qualche progresso nel settore dei servizi finanziari. Le norme di Basilea II sono diventate obbligatorie per il settore bancario. Occorrono ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda i mercati mobiliari, i servizi d’investimento e il settore assicurativo. I preparativi in questo settore sono ben avviati. Si osservano progressi nel settore della società dell’informazione e dei media, ma l’allineamento con il quadro UE sulle comunicazioni elettroniche rimane limitato, specie per quanto concerne le autorizzazioni e l’accesso al mercato. Occorre un impegno costante per proseguire l’allineamento della legislazione sui servizi della società dell’informazione. Destano preoccupazione le disposizioni sui contenuti Internet che potrebbero limitare la libertà di espressione e l’interpretazione troppo ampia di determinate disposizioni giuridiche in merito alle sanzioni contro le emittenti radiotelevisive. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

I progressi sono stati limitati per quanto riguarda l’allineamento nei settori dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. Sono aumentate le capacità inerenti alle statistiche agricole e alla rete d’informazione contabile agricola. L’attuazione del programma di sviluppo rurale preadesione è migliorata, ma occorre adoperarsi con notevole impegno per garantire un assorbimento adeguato dei fondi. Il divieto di fatto applicato all’importazione di bovini vivi, carni bovine e prodotti derivati non è stato integralmente revocato e non esistono strategie riguardanti il riorientamento del sostegno agricolo e le statistiche agricole. I preparativi in questo campo non hanno registrato progressi significativi. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la sicurezza alimentare e le politiche veterinaria e fitosanitaria. Occorrono ulteriori sforzi per progredire verso l’allineamento integrale con l’acquis nonché un notevole impegno a livello di potenziamento degli stabilimenti agroalimentari per renderli conformi agli standard UE, controllo degli spostamenti di animali, salute degli animali, specie per quanto riguarda la lotta contro l’afta epizootica, e sottoprodotti di origine animale. In questo settore i preparativi sono in fase iniziale. Va segnalato qualche progresso a livello di pesca, specialmente in termini di capacità amministrativa, gestione delle risorse e della flotta, ispezioni e controlli e accordi internazionali. Occorrono però ulteriori sforzi in termini di allineamento legislativo, azione strutturale, politica di mercato e aiuti di Stato. L’allineamento in questo settore non ha registrato progressi significativi.

Si segnala qualche passo avanti per quanto riguarda l’allineamento nel settore dei trasporti, che nel complesso è discretamente progredito. La Turchia deve allinearsi con i recenti pacchetti legislativi dell’UE sul trasporto marittimo e ferroviario. Occorre rafforzare ulteriormente le risorse umane e la capacità tecnica di applicare l’acquis, specie per quanto riguarda le merci pericolose e la preparazione a interventi di emergenza nel settore del trasporto marittimo. L’assenza di comunicazione tra i centri di controllo del traffico aereo della Turchia e della Repubblica di Cipro costituisce un grave rischio per la sicurezza aerea.

Va segnalato qualche progresso nel settore dell’energia, specie per quanto riguarda le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Occorrono ulteriori sforzi relativamente al gas naturale, alla sicurezza nucleare e alla radioprotezione, compresa la gestione responsabile del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. La concorrenza rimane limitata nel settore del gas. Occorre migliorare il funzionamento del meccanismo di fissazione delle tariffe in base ai costi, che non è ancora stato introdotto sui mercati del gas. Occorre rafforzare l’indipendenza e la capacità istituzionale dell’ente regolatore. Nel complesso, l’allineamento della Turchia è discretamente progredito.

I progressi sono limitati per quanto riguarda l’allineamento legislativo sulla fiscalità. Sono state prese misure positive ai fini dell’eliminazione delle pratiche discriminatorie relative alla tassazione del tabacco, nonché in termini di cooperazione amministrativa e di capacità operativa, ma permangono discrepanze rispetto all’acquis. Per quanto riguarda le accise sulle bevande alcoliche, occorrono ulteriori sforzi per attuare il piano d’azione riducendo le differenze tra prodotti importati e prodotti nazionali. Per compiere ulteriori progressi è indispensabile abolire gradatamente le pratiche discriminatorie. Non si segnala alcun progresso a livello di fiscalità diretta. Nel complesso, l’allineamento in questo settore è discretamente progredito.

Si osserva qualche progresso in termini di politica economica e monetaria. La banca centrale ha utilizzato attivamente diversi strumenti per garantire la stabilità finanziaria e dei prezzi, anche se con risultati eterogenei. L’allineamento con l’acquis rimane incompleto, specie per quanto riguarda la piena indipendenza della banca centrale e il divieto relativo all’accesso privilegiato del settore pubblico alle istituzioni finanziarie. La capacità di definizione e coordinamento della politica economica è adeguata. Il livello di preparazione della Turchia è globalmente buono.

Si osservano buoni progressi nel settore delle statistiche, soprattutto in termini di classificazioni e registri, statistiche demografiche e altre statistiche settoriali. Il processo deve proseguire, specialmente per quanto riguarda i conti nazionali e le statistiche sulle imprese e sull’agricoltura. Il livello di allineamento con l’acquis è globalmente buono.

Vi è stato qualche progresso, anche se non omogeneo, a livello di politica sociale e occupazione, tra cui in particolare il miglioramento della capacità amministrativa, l’estensione della copertura previdenziale e l’adozione di nuove leggi sulla salute e la sicurezza sul posto di lavoro e sui diritti sindacali dei funzionari della pubblica amministrazione. Tuttavia, i diritti sindacali dei lavoratori e dei funzionari statali non sono ancora conformi agli standard dell’UE e dell’OIL. Occorrono ulteriori sforzi per porre in essere un quadro strategico chiaro sulla lotta alla povertà, ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, combattere il lavoro nero e aumentare i tassi di occupazione di donne e disabili. Nel complesso l’allineamento legislativo è discretamente progredito.

La Turchia ha fatto qualche progresso relativamente ai principi e agli strumenti della politica imprenditoriale e industriale e all’adozione di strategie settoriali. Il suo livello di allineamento nel settore è sufficiente.

La Turchia ha fatto qualche passo avanti nel settore delle reti transeuropee, dove l’allineamento è a buon punto. Si segnala qualche progresso relativamente alle reti dei trasporti e dell’energia elettrica. Occorrono sforzi costanti per quanto riguarda le interconnessioni di gas e la realizzazione del corridoio meridionale del gas.

Si osserva qualche progresso in termini di politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali. Il quadro istituzionale per l’attuazione delle componenti “sviluppo regionale” e “sviluppo delle risorse umane” dell’IPA è stato potenziato e le strutture operative per i programmi operativi Competitività regionale, Ambiente e Sviluppo delle risorse umane hanno ottenuto l’accreditamento per l’organizzazione di gare d’appalto, l’aggiudicazione dei contratti e la gestione finanziaria. Occorre però rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa delle istituzioni IPA. I preparativi in questo campo non hanno registrato progressi significativi.

Il paese ha fatto qualche progresso nel settore giudiziario dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme della giustizia, che introduce determinati miglioramenti nel sistema giudiziario penale. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi per aumentare l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza nel settore, anche per quanto riguarda il sistema giudiziario penale e il notevole arretrato di casi penali gravi. Il tasso di partecipazione delle donne alla magistratura deve essere migliorato. I progressi sono stati limitati per quanto riguarda la lotta alla corruzione, con alcuni sviluppi relativi alle incriminazioni e alla trasparenza nel finanziamento dei partiti politici. L’attuazione della strategia nazionale anticorruzione richiede un più forte impegno politico. La situazione in termini di rispetto dei diritti fondamentali rimane molto preoccupante, in particolare per il fatto che l’ampia applicazione del quadro giuridico su terrorismo e criminalità organizzata dà adito a frequenti violazioni del diritto alla libertà e alla sicurezza, del diritto a un giusto processo e della libertà di espressione, riunione e associazione.

Sono stati fatti progressi limitati in materia di giustizia, libertà e sicurezza. La Turchia fornisce assistenza umanitaria ai profughi siriani, ma il suo sistema di asilo non è certo compatibile con gli standard dell’UE. La Turchia deve aumentare la propria capacità di lotta contro la migrazione irregolare. È di fondamentale importanza che l’accordo di riammissione UE-Turchia siglato a giugno sia concluso rapidamente e applicato concretamente e che il paese onori integralmente i propri obblighi in materia di riammissione. L’adozione della legge sugli stranieri e sulla protezione internazionale e le riforme riguardanti la gestione delle frontiere rimangono prioritarie. I progressi sono stati limitati per quanto riguarda l’allineamento con la legislazione sui visti. La mancanza di una legislazione adeguata sulla protezione dei dati impedisce di compiere ulteriori passi avanti. Occorrono riforme nel settore della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. L’allineamento in questo campo è globalmente in fase iniziale.

Si segnalano buoni progressi a livello di scienza e ricerca. La Turchia ha preso provvedimenti per rafforzare la propria capacità e l’integrazione nello spazio europeo della ricerca. Il tasso di partecipazione e di successo della Turchia nell’ambito del Settimo programma quadro (7° PQ) dell’UE è aumentato, ma occorrono ulteriori sforzi per migliorare la qualità delle candidature e dei ricercatori. Nel complesso, la Turchia è ben preparata in questo campo.

Si sono compiuti alcuni progressi nel settore dell’istruzione e della cultura. L’interesse dei cittadini per i programmi dell’UE è in costante aumento. La Turchia ha portato l’istruzione obbligatoria da 8 a 12 anni. Si osservano pochi progressi in materia di cultura e nessuno per quanto riguarda l’allineamento legislativo. Nel complesso, la Turchia è discretamente progredita in questo campo.

L’evoluzione verso un ulteriore allineamento in materia di ambiente e cambiamenti climatici è stata disomogenea. La Turchia ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda le risorse idriche, alcuni progressi a livello di gestione dei rifiuti e inquinamento industriale e progressi limitati in termini di qualità dell’aria e protezione della natura. I progressi sono scarsissimi per quanto riguarda la legislazione orizzontale ambientale e inesistenti a livello di protezione della natura e prodotti chimici. Va rivolta particolare attenzione alla sostenibilità delle zone protette esistenti e dei potenziali siti Natura 2000. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, il paese deve ancora elaborare e attuare una politica più ambiziosa e coordinata sul clima a livello interno e internazionale. Non è stato realizzato alcun progresso in termini di capacità amministrativa. Occorre rafforzare l’agenda ambientale del ministero per l’ambiente e l’urbanizzazione nonché il coordinamento e la cooperazione tra le autorità competenti a tutti i livelli. In questo settore i preparativi sono in fase iniziale.

Si osserva qualche progresso in materia di tutela dei consumatori e della salute. Devono ancora essere adottate le norme legislative fondamentali per la tutela dei consumatori e il movimento dei consumatori rimane debole. La Turchia ha creato nuove strutture amministrative per la pubblica sanità il cui funzionamento deve essere monitorato con la massima attenzione. Nel complesso, i preparativi nel settore sono ben avviati.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda l’unione doganale. L’unione doganale UE-Turchia ha permesso alla Turchia di raggiungere un elevato livello di allineamento con l’acquis pertinente. Il paese deve allinearsi ulteriormente per quanto riguarda le esenzioni dai dazi, le zone franche, la sorveglianza, i contingenti tariffari e i diritti di proprietà intellettuale e proseguire i preparativi per i sistemi informatici doganali. Occorrono ulteriori sforzi per migliorare i controlli basati sul rischio e semplificare le procedure onde agevolare il commercio legittimo pur garantendo la sicurezza. È stato fatto qualche progresso a livello di relazioni esterne. Occorre un ulteriore allineamento in settori quali il sistema delle preferenze generalizzate e il controllo dei beni a duplice uso. L’uso intensivo di misure di salvaguardia desta preoccupazione. Nel complesso, il livello di allineamento in questo campo rimane elevato.

Il dialogo politico con l’UE sulla politica estera e di sicurezza si è notevolmente intensificato, anche a causa del ruolo fondamentale svolto dalla Turchia per promuovere la sicurezza, la transizione economica e le riforme democratiche nella regione, compresi i recenti sviluppi nell’Africa settentrionale. La Turchia ha condannato energicamente e ripetutamente la violenza del regime siriano contro i civili, ha mantenuto aperte le frontiere con la Siria e fornisce assistenza umanitaria a quasi 100 000 siriani in fuga. Nel periodo oggetto della relazione l’allineamento della Turchia con le dichiarazioni PESC è rimasto basso rispetto ai periodi precedenti. Non è stato realizzato alcun progresso per quanto riguarda la normalizzazione dei rapporti con l’Armenia. Le relazioni diplomatiche con Israele non sono migliorate. Nel complesso, i preparativi riguardanti la politica estera, di sicurezza e di difesa sono discretamente progrediti.

Va segnalato qualche progresso in termini di controllo finanziario, specie per quanto riguarda la protezione dell’euro. Occorrono ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda la portata della prossima revisione del documento strategico sul controllo finanziario interno pubblico, il rafforzamento della funzione di audit interno nella pubblica amministrazione e il potenziamento del servizio turco per il coordinamento delle misure antifrode. Le recenti modifiche della legge sulla Corte dei conti mettono a repentaglio i precedenti sviluppi in materia di audit esterno. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti.

Non si osservano particolari progressi nel settore delle disposizioni finanziarie e di bilancio, dove i preparativi sono in fase iniziale. A tempo debito dovranno essere create valide strutture di coordinamento, una capacità amministrativa sufficiente e norme di attuazione adeguate.

Islanda

L’Islanda continua a soddisfare i criteri politici. L’Islanda è una democrazia funzionante, con istituzioni forti e una profonda e radicata tradizione di democrazia rappresentativa. L’apparato giudiziario islandese è molto valido e l’Islanda aumenta costantemente il suo livello già elevato di tutela dei diritti fondamentali.

Le proposte del Consiglio costituzionale sulla riforma della costituzione sono attualmente all’esame in parlamento. In base alle conclusioni della commissione speciale d’inchiesta sono state adottate diverse misure per aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione. Le elezioni del giugno 2012 hanno conferito un quinto mandato al presidente in carica.

L’Ufficio del procuratore speciale ha continuato a occuparsi efficacemente dei casi connessi alla crisi bancaria del 2008. Nell’aprile 2012 l’Alta corte di impeachment ha giudicato l’ex primo ministro colpevole di uno dei quattro capi d’accusa nei suoi confronti, cioè quello di non aver indetto Consigli dei ministri specifici in previsione della crisi finanziaria. Non è stata pronunciata alcuna condanna.

Il quadro anticorruzione è stato ulteriormente potenziato. Per quanto riguarda i conflitti di interessi, nella primavera del 2012 è stato elaborato un codice di condotta per il personale del governo centrale, mentre devono ancora essere elaborati codici di condotta per i funzionari della pubblica amministrazione in generale e i consulenti politici.

L’Islanda ha continuato a tutelare i diritti fondamentali, compresi i diritti economici e sociali. Il paese deve ancora ratificare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, la convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza contro le donne e la violenza domestica e la convenzione quadro del Consiglio d’Europa per la tutela delle minoranze nazionali.

L’economia islandese ha iniziato a riprendersi dalla lunga e profonda recessione nel 2011, registrando un tasso di crescita del 2,6% e un tasso analogo nel primo semestre del 2012. Le autorità hanno proseguito la ristrutturazione del debito interno, la stabilizzazione del settore finanziario e il risanamento di bilancio. Nel maggio 2012 è stata venduta a investitori esteri, a un tasso del 6%, una seconda serie di obbligazioni post-crisi per un importo di 1 miliardo di USD. L’Islanda ha nuovamente ottenuto un rating pari a investment grade dalle tre principali agenzie di rating. Tuttavia, i mediocri bilanci dei settori finanziari e non finanziari comportano ancora notevoli rischi per la stabilità economica e finanziaria. L’abolizione delle restrizioni ai movimenti di capitale costituisce tuttora un problema strategico fondamentale.

Per quanto riguarda i criteri economici, l’Islanda può essere considerata un’economia di mercato funzionante. Tuttavia, le carenze del settore finanziario e le restrizioni ai movimenti di capitale impediscono tuttora di assegnare le risorse in modo efficiente. L’Islanda dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché continui ad ovviare alle carenze strutturali esistenti per mezzo di opportune politiche macroeconomiche e riforme strutturali.

Il mix delle politiche, imperniato sulla stabilizzazione dei tassi di cambio, sul risanamento di bilancio e sulla ristrutturazione del debito interno, ha contribuito a ripristinare una maggiore stabilità macroeconomica. La politica monetaria è stata resa più rigorosa in risposta all’aumento dell’inflazione e la stabilità dei tassi di cambio è stata globalmente mantenuta. Il risanamento di bilancio è proseguito con ulteriori misure sul fronte delle entrate e della spesa nei bilanci 2011 e 2012. Sono stati presi provvedimenti per ridurre i rischi di rifinanziamento della pubblica amministrazione e rafforzare le finanze dei governi locali. Sono stati mantenuti un avanzo commerciale e una bilancia delle partite correnti sostanzialmente in equilibrio. Il calo del tasso di disoccupazione e il recente aumento dell’occupazione denotano un lieve miglioramento del mercato del lavoro. Il paese possiede buone infrastrutture di base, risorse naturali abbondanti e un mercato occupazionale flessibile, con alti tassi di partecipazione.

Le vulnerabilità macrofinanziarie rimangono tuttavia notevoli. L’inflazione annuale si è mantenuta al di sopra dei livelli obiettivo e le aspettative inflazionistiche sono elevate. Rimane difficile mantenere la stabilità dei tassi di cambio. Sussistono rischi di bilancio. I livelli del debito pubblico e privato rimangono elevati nonostante la ristrutturazione del debito e le famiglie e le imprese devono ancora affrontare notevoli problemi. Permangono notevoli incertezze circa la qualità degli attivi bancari e i default sono ancora frequenti. La disoccupazione, il cui tasso si aggira tuttora intorno al 7% ed è vicino ai livelli più elevati mai raggiunti nel paese, colpisce in particolare i giovani. Il numero di disoccupati a lungo termine è molto elevato. La stabilizzazione macroeconomica coincide con una fase di protezionismo temporaneo per mezzo di restrizioni del conto capitale, che dovranno essere abolite. La crescita, gli investimenti e lo sviluppo sono frenati dai notevoli ostacoli all’ingresso nel mercato in determinati settori. La struttura industriale rimane poco diversificata.

Si è continuato a valutare la capacità dell’Islanda di assumere gli obblighi che comporta l’adesione tenendo conto della sua partecipazione allo Spazio economico europeo (SEE). Il livello generale di preparazione alla conformità con l’acquis rimane buono, grazie in particolare alla partecipazione dell’Islanda allo Spazio economico europeo.

Nonostante i progressi compiuti, la questione Icesave non è ancora risolta. Nel dicembre 2011 l’Autorità di vigilanza EFTA (ESA) ha citato l’Islanda dinanzi alla Corte EFTA per non conformità alla direttiva relativa ai sistemi di garanzia dei depositi e all’articolo 4 dell’accordo SEE relativo alla non discriminazione. L’Islanda ha respinto queste accuse chiedendo l’archiviazione del caso. Diversi Stati membri dell’UE e dell’EFTA hanno inviato osservazioni scritte alla Corte. La Commissione europea è intervenuta presso la Corte EFTA per sostenere l’Autorità di vigilanza. Nel frattempo, nel dicembre 2011 e nel maggio 2012 sono stati effettuati, in seguito alla liquidazione commerciale di Landsbanki Íslands hf, i primi due pagamenti parziali ai creditori privilegiati.

I negoziati di adesione sono ulteriormente progrediti. Nel periodo oggetto della relazione sono stati aperti 14 capitoli, otto dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Più di metà (18) di tutti i capitoli di negoziato è stata aperta e 10 capitoli sono stati provvisoriamente chiusi.

Nel complesso, i preparativi per assumere a medio termine gli obblighi che comporta l’adesione sono proseguiti nei settori parzialmente contemplati dal SEE e nei capitoli non contemplati dal SEE. L’Islanda mantiene globalmente un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis nei settori contemplati dal SEE, tra cui libera circolazione delle merci, libera circolazione dei lavoratori, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, appalti pubblici, diritto societario, legge sulla proprietà intellettuale, concorrenza, società dell’informazione e media.

La relazione conferma l’esistenza di una serie di sfide nei seguenti settori: servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, ambiente, pesca, libera circolazione dei capitali, sicurezza alimentare, politica veterinaria e fitosanitaria, fiscalità e dogane.

Per quanto riguarda la capacità amministrativa, occorre garantire la costante disponibilità delle risorse umane e finanziarie necessarie per i preparativi associati al processo di adesione all’UE.

L’Islanda ha mantenuto un notevole livello di allineamento con l’acquis sulla libera circolazione delle merci. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda le misure orizzontali e la legislazione sui prodotti nell’ambito del “vecchio e nuovo approccio” nonché la capacità amministrativa, anche in termini di vigilanza del mercato.

L’Islanda mantiene un elevato livello di allineamento con l’acquis sulla libera circolazione dei lavoratori. Si segnalano buoni progressi in termini di coordinamento dei regimi previdenziali. L’Islanda dovrà estendere le norme sul coordinamento dei regimi previdenziali anche ai cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente sul suo territorio e proseguire i preparativi per la creazione di un sistema per lo scambio elettronico di dati.

La legislazione sul diritto di stabilimento e sulla libera prestazione dei servizi è allineata in larga misura con l’acquis. Il paese deve completare l’allineamento con la terza direttiva postale e abolire le restrizioni esistenti nel settore della pesca.

L’Islanda applica parti dell’acquis sulla libera circolazione dei capitali. Sussistono però eccezioni, specie per quanto riguarda le restrizioni agli investimenti e gli estesi controlli sul capitale.

L’Islanda ha raggiunto uno stadio avanzato nel settore degli appalti pubblici. Il livello di allineamento e di attuazione nel settore rimane soddisfacente, tranne per quanto riguarda i mezzi di ricorso e gli appalti nel settore della difesa.

L’Islanda ha già raggiunto un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis sul diritto societario. Il paese deve ancora allinearsi totalmente con l’acquis riguardante il diritto societario e con le norme contabili e gli standard in materia di audit.

L’Islanda mantiene un elevato livello di allineamento con l’acquis per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale e dispone della capacità amministrativa necessaria per applicarlo. L’allineamento con la direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale non è ancora completo.

L’Islanda ha raggiunto un elevato livello di allineamento con l’acquis sulla politica di concorrenza. Gli aiuti di Stato concessi dall’Islanda in risposta alla crisi finanziaria sono stati conformi all’acquis pertinente.

L’allineamento nel settore dei servizi finanziari è buono. Nonostante i progressi compiuti, il paese deve adoperarsi per continuare ad allinearsi con il nuovo acquis e garantire un’applicazione effettiva delle norme e una vigilanza adeguata. La questione Icesave non è ancora risolta. La causa ESA contro l’Islanda è ancora pendente dinanzi alla Corte EFTA.

L’Islanda ha già raggiunto un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis riguardante la società dell’informazione e i media. Rimangono diverse lacune per quanto riguarda il recepimento nel settore della politica audiovisiva e dei servizi della società dell’informazione.

Sono iniziati i preparativi nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, in cui la politica dell’Islanda non è globalmente in linea con l’acquis. Sono stati adottati una strategia e un piano di misure per garantire la conformità con i requisiti UE in materia di agricoltura e sviluppo rurale. Occorre creare le strutture amministrative necessarie per attuare tutti gli aspetti della politica agricola comune.

La legislazione e il quadro amministrativo dell’Islanda sono parzialmente in linea con l’acquis sulla sicurezza alimentare e sulla politica veterinaria e fitosanitaria. È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda la sicurezza alimentare in generale e le norme sulla sicurezza alimentare. Occorre colmare le lacune legislative per quanto riguarda la salute degli animali e delle piante, gli organismi geneticamente modificati, i nuovi prodotti alimentari e i prodotti di origine animali non destinati al consumo umano.

L’Islanda continua ad applicare un sistema di gestione della pesca che ha obiettivi analoghi a quelli dell’UE, anche se comporta alcune regole molto diverse da quelle dell’Unione. Le restrizioni applicate alla libertà di stabilimento, ai servizi e ai movimenti di capitale nel settore della pesca non sono in linea con l’acquis.

L’Islanda vanta già un buon livello di allineamento nel settore dei trasporti. Si segnalano progressi per quanto riguarda le norme sulla sicurezza stradale. Occorre completare il recepimento della normativa UE sul trasporto aereo e stradale.

La legislazione sull’energia rimane parzialmente in linea, ma occorre proseguire l’allineamento con l’acquis riguardante le scorte petrolifere, l’efficienza energetica e il mercato interno dell’energia e rafforzare l’indipendenza e la capacità amministrativa dell’ente regolatore.

L’Islanda rimane parzialmente allineata con l’acquis sulla fiscalità e mantiene un buon livello di capacità amministrativa. Occorrono ulteriori sforzi per garantire l’interconnettività dei sistemi informatici e l’interoperabilità con i sistemi informatici dell’UE nel campo della fiscalità.

L’Islanda vanta un buon livello di allineamento con l’acquis sulla politica economica e monetaria. Occorre colmare le lacune esistenti rispetto all’acquis sulla politica monetaria, anche per quanto riguarda l’indipendenza della banca centrale e il divieto del finanziamento monetario del settore pubblico.

L’Islanda applica parzialmente l’acquis sulle statistiche. È stata svolta gran parte del censimento demografico e abitativo basato sui registri. Le risorse assegnate all’Ufficio statistico sono ancora insufficienti.

L’Islanda ha continuato ad applicare e ad attuare gran parte dell’acquis relativo alla politica sociale e all’occupazione. Sono iniziati i preparativi per la partecipazione al Fondo sociale europeo ed è in corso di elaborazione una strategia globale per l’occupazione. Il paese deve ancora completare l’allineamento legislativo per quanto riguarda le misure antidiscriminazione e la parità fra i sessi.

I preparativi dell’Islanda riguardanti la politica imprenditoriale e industriale rimangono a uno stadio avanzato. L’accesso delle PMI ai finanziamenti subisce tuttora le ripercussioni della crisi finanziaria.

L’Islanda mantiene un buon livello di allineamento con gli standard dell’UE quanto riguarda le reti transeuropee.

È stato adottato un piano d’azione globale, con il relativo calendario, per conformarsi ai requisiti dell’UE in materia di politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali. L’Islanda deve designare la futura autorità di gestione e preparare la strategia e i documenti di programmazione richiesti dalla politica di coesione.

L’Islanda mantiene standard elevati per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali e ha ulteriormente rafforzato il quadro politico anticorruzione. Il paese continua ad innalzare il suo già elevato livello di protezione dei diritti fondamentali. La legislazione sui diritti dei cittadini e sulla protezione dei dati non è ancora in linea con l’acquis.

L’Islanda continua ad applicare l’accordo di Schengen e ha raggiunto uno stadio avanzato di allineamento con l’acquis su giustizia, libertà e sicurezza. Occorrono ulteriori sforzi per allinearsi con l’acquis riguardante, tra l’altro, la migrazione, l’asilo e la cooperazione giudiziaria.

L’Islanda ha continuato a partecipare attivamente al programma quadro dell’UE su scienza e ricerca. I preparativi per l’adesione all’UE e l’integrazione nello spazio europeo della ricerca sono a buon punto.

L’Islanda ha raggiunto un elevato livello di allineamento in materia di istruzione e cultura e ha continuato a partecipare a diversi programmi dell’UE in questi settori.

Il quadro legislativo e amministrativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici è stato ulteriormente rafforzato e rimane sostanzialmente in linea con l’acquis. Non è ancora stata raggiunta la piena conformità con l’acquis sulla protezione della natura, la qualità dell’acqua e i cambiamenti climatici. L’Islanda deve ratificare le convenzioni di Espoo e di Rotterdam.

L’Islanda ha già raggiunto un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis sulla tutela dei consumatori e della salute. Si segnalano ulteriori progressi limitati in materia di pubblica sanità. Occorrono ulteriori sforzi per colmare le lacune a livello di allineamento con l’acquis sulla tutela dei consumatori.

L’Islanda applica gran parte dell’acquis sull’unione doganale. Sono iniziati i preparativi per un’applicazione effettiva dell’acquis al momento dell’adesione. Occorre ancora ovviare alle carenze a livello di allineamento con l’acquis UE sull’unione doganale, anche per quanto riguarda i dazi doganali, le norme doganali generali, le norme di origine, le procedure con un impatto economico, le norme di sicurezza e l’abolizione dei dazi doganali. I preparativi per lo sviluppo dell’interconnettività con i sistemi informatici connessi all’UE devono proseguire.

L’Islanda ha mantenuto un notevole livello di allineamento con l’acquis sulle relazioni esterne. È positivo il fatto che l’Islanda e l’UE abbiano deciso di tenere consultazioni periodiche sulla politica commerciale.

L’Islanda mantiene un elevato livello di allineamento per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa. L’importanza attribuita dall’Islanda alla politica artica denota il suo impegno a svolgere un ruolo attivo nelle organizzazioni regionali dell’Europa settentrionale.

Il sistema di controllo finanziario dell’Islanda è parzialmente conforme agli standard internazionali e alle migliori pratiche dell’UE. Occorre proseguire la preparazione del documento strategico sul controllo finanziario interno pubblico e continuare ad adoperarsi per introdurre l’audit interno e garantire la conformità con le norme INTOSAI sull’audit esterno e la tutela degli interessi finanziari dell’UE.

L’Islanda mantiene un buon livello di allineamento con i settori strategici connessi alle disposizioni finanziarie e di bilancio. Occorre intensificare i preparativi amministrativi per la creazione del sistema delle risorse proprie. Deve ancora essere formalmente istituita una struttura di coordinamento.

[1]               Le sintesi e le conclusioni delle relazioni sui singoli paesi sono allegate alla comunicazione.

*               Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell’UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

[2]               Il Montenegro usa unilateralmente l’euro come unica moneta legale.

[3]               Le priorità fondamentali riguardano i seguenti settori: buon funzionamento del parlamento; adozione di leggi a maggioranza rafforzata; procedure di nomina e nomine per le istituzioni principali; riforma elettorale; svolgimento delle elezioni; riforma della pubblica amministrazione; Stato di diritto e riforma giudiziaria; lotta alla corruzione; lotta alla criminalità organizzata; questioni connesse alla proprietà; potenziamento dei diritti umani e attuazione delle politiche antidiscriminazioni; miglioramento del trattamento dei detenuti e applicazione delle raccomandazioni dell’ombudsman. Per il testo integrale delle priorità fondamentali si veda il COM (2010) 680.

[4]               Piano nazionale per l’attuazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione.

[5]               Secondo la legge sulla tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, in Bosnia-Erzegovina vi sono 17 minoranze nazionali. I tre “popoli costituenti”, cioè serbi, croati e bosniaci, non costituiscono minoranze nazionali.