LIBRO VERDE Conoscenze oceanografiche 2020_dalla mappatura dei fondali marini alle previsioni oceanografiche /* COM/2012/0473 final */
INDICE 1........... Visione........................................................................................................................... 3 2........... Il presente Libro verde.................................................................................................... 3 3........... La necessità di conoscenze
oceanografiche...................................................................... 6 3.1........ Imprese del settore......................................................................................................... 6 3.2........ Autorità pubbliche.......................................................................................................... 7 3.3........ Scienza........................................................................................................................... 8 3.4........ Società civile.................................................................................................................. 8 4........... Disponibilità e interoperatività.......................................................................................... 9 4.1........ Ostacoli.......................................................................................................................... 9 4.2........ Uso molteplice dei dati marini.......................................................................................... 9 4.3........ Competitività e innovazione............................................................................................. 9 5........... Progressi compiuti........................................................................................................ 10 5.1........ Iniziative nazionali......................................................................................................... 10 5.2........ Rete europea per l’osservazione e la
raccolta di dati sull’ambiente marino (EMODnet)... 11 5.3........ Servizio marino del programma GMES......................................................................... 13 5.4........ Quadro per la raccolta di dati nel
settore della pesca..................................................... 14 5.5........ Ricerca......................................................................................................................... 15 5.6........ Comunicazione in materia ambientale............................................................................. 16 5.7........ Adattamento ai cambiamenti climatici............................................................................ 17 5.8........ Iniziative internazionali................................................................................................... 17 6........... Governance.................................................................................................................. 17 6.1........ Equilibrio tra gli sforzi
dell’Unione europea e quelli degli Stati membri............................. 17 6.2........ Il sostegno dell’Unione europea per l’assemblaggio
e l’elaborazione
dei dati marini............................................................................................................... 18 6.3........ Coinvolgimento dei paesi vicini...................................................................................... 19 6.4........ Scegliere le priorità....................................................................................................... 19 7........... Coinvolgimento del settore privato................................................................................ 20 8........... Risposte al Libro verde................................................................................................. 21 LIBRO VERDE Conoscenze
oceanografiche 2020 dalla mappatura dei fondali marini alle
previsioni oceanografiche (Testo
rilevante ai fini del SEE) 1. Visione I mari e gli oceani che circondano l’Europa
offrono nuove opportunità per realizzare gli obiettivi della strategia Europa
2020[1].
Per sfruttare tali possibilità, è necessario facilitare gli investimenti da
parte delle imprese, riducendo i costi e i rischi, stimolando l’innovazione e
garantendo la sostenibilità dell’espansione dell’economia legata ai mari e agli
oceani (economia blu). Le risorse sono abbondanti, ma non infinite. Per
consentire all’economia blu di crescere e di essere sostenibile e ai mari
europei di raggiungere un buono stato ecologico[2], è indispensabile
sapere qual è lo stato attuale dei mari, com’era in passato e come potrebbe
cambiare in futuro. La Commissione si propone di collaborare con gli Stati
membri per riunire le risorse disponibili e i meccanismi necessari per fornire
tali conoscenze a vantaggio delle imprese del settore, delle autorità
pubbliche, dei ricercatori e della società. A tale scopo, è previsto un progetto faro per
preparare una mappa digitale multirisoluzione continua dei fondali marini delle
acque europee entro il 2020. La mappa dovrebbe avere la massima risoluzione
possibile e comprendere aspetti quali topografia, geologia, ecosistemi e habitat.
Dovrebbe essere accompagnata dall’accesso a osservazioni e informazioni
tempestive sullo stato fisico, chimico e biologico attuale e passato della
colonna d’acqua sovrastante, dai dati associati sulle attività umane, dai loro
effetti sui mari e da previsioni oceanografiche. Tutto questo deve essere
facilmente accessibile, interoperativo e senza limitazioni d’uso. Deve essere
alimentato da un processo sostenibile che ne migliori progressivamente l’idoneità
allo scopo perseguito e che aiuti gli Stati membri a massimizzare le
potenzialità dei loro programmi di osservazione, di campionamento e di
rilevamento nell’ambiente marino. Sebbene l’Unione europea possa fornire sostegno
attraverso il quadro strategico comune per i finanziamenti strutturali, che
comprende il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, per conseguire
l’obiettivo è necessario l’impegno degli Stati membri e del settore privato. 2. Il
presente Libro verde La comunicazione della Commissione di settembre
2010 intitolata “Conoscenze oceanografiche 2020”[3] spiegava i motivi
per cui era necessario sviluppare le potenzialità economiche del patrimonio
europeo di osservazioni marine, ponendo in evidenza che ciò avrebbe contribuito
al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020[4]
relativi a occupazione, innovazione, istruzione, inclusione sociale e lotta ai
cambiamenti climatici, avrebbe consentito di fornire la base di conoscenze
indispensabile per favorire la crescita di “un’economia blu” sostenibile e creatrice
di posti di lavoro nei settori marini e marittimi, rafforzando la competitività
e l’efficienza delle imprese del settore, delle autorità pubbliche e dei
ricercatori, avrebbe stimolato l’innovazione e migliorato la conoscenza del
comportamento del mare. La comunicazione illustrava quindi i principi
fondamentali di una strategia che avrebbe consentito di investire nei sistemi per
l’osservazione marina degli Stati membri e dell’Unione europea per realizzarne le
potenzialità in termini di crescita e di creazione di posti di lavoro
sostenibili. Tale strategia era incentrata sul concetto di una
rete europea per l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente marino (EMODnet[5]),
costituita da organizzazioni marine, che avrebbe fornito un punto unico di ingresso
per accedere ai dati sull’ambiente marino derivanti da osservazioni, prospezioni
o campionamenti e per reperirli nelle centinaia di banche dati gestite per
conto di enti, autorità pubbliche, istituti di ricerca e università in tutta l’Unione
europea. Avrebbe fornito inoltre serie di parametri per mappe digitali
derivanti dai dati primari per tutti i bacini marittimi che circondano l’Europa. L’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020” non
è tuttavia limitata a EMODnet. Fornisce un quadro unificato di riferimento per
tutte le attività di osservazione marina in corso nell’Unione europea. Riguarda
tutto il ciclo, dall’osservazione iniziale all’interpretazione, all’elaborazione
e alla divulgazione. Sancisce principi fondamentali come quello di raccogliere
i dati una volta sola e usarli per una molteplicità di scopi e quello secondo
cui i dati devono essere interoperativi, accessibili e senza limitazioni d’uso.
Tutti questi principi, disposizioni e norme comuni garantiscono che i programmi
degli Stati membri, e altre importanti iniziative dell’Unione europea, possano
contribuire, insieme a EMODnet, a creare una capacità molto più grande della
somma delle sue parti. A questo proposito, vanno menzionati il servizio marino
del programma europeo di monitoraggio della terra (GMES)[6],
il quadro di raccolta dei dati nel settore della pesca e le nuove infrastrutture
di ricerca paneuropee individuate dal Forum strategico europeo sulle
infrastrutture di ricerca (ESFRI). Dall’adozione dell’iniziativa “Conoscenze oceanografiche
2020” sono stati compiuti alcuni progressi. Le azioni preparatorie attuate nell’ambito
della politica marittima integrata hanno consentito di realizzare prototipi di
portali tematici per EMODnet per determinati bacini marittimi. Una valutazione intermedia[7]
basata sulle osservazioni degli utenti ha confermato la fondatezza sostanziale
delle scelte tecnologiche e dei processi per la raccolta di varie serie di dati.
Su questa base è iniziata una seconda fase di EMODnet, finanziata a titolo del
regolamento finanziario della politica marittima integrata[8], che consentirà di avere
accesso a una mappa digitale di tutte le acque europee entro la fine del 2014. Attraverso un unico punto di accesso, la mappa
indicherà la profondità dell’acqua, la natura dei sedimenti, i luoghi in cui si
trovano i minerali, le zone di attività umana e il tipo di habitat. Sarà
accompagnata da osservazioni di parametri fisici, chimici e biologici come
temperatura, salinità, acidità, inquinamento chimico e vita marina. Sarà
strettamente collegata al servizio marino del GMES che continuerà a fornire
progressivamente osservazioni e previsioni più dettagliate dello stato degli
oceani. Tuttavia, vi sono alcune nuove sfide da affrontare: (1)
le principali iniziative dell’Unione europea, in
particolare EMODnet e GMES, sono state attuate finora attraverso progetti di
durata limitata che termineranno entro il 2014; (2)
la crisi finanziaria prolungata ha concentrato l’attenzione
sulla spesa pubblica. Risulta ancor più evidente la necessità di garantire che l’importo
di circa 1,5 miliardi di euro speso ogni anno dagli Stati membri dell’Unione
europea per la rete europea di monitoraggio marino sia efficace sotto il
profilo dei costi; (3)
non è stato facilitato l’accesso ai dati sulla
pesca; (4)
la tragedia del terremoto e dello tsunami di marzo
2011 in Giappone, seguita dall’incidente nucleare a Fukushima, ha sottolineato
i vantaggi derivanti dalla pubblicazione di informazioni quasi in tempo reale
sullo stato dell’ambiente marino; (5)
le incertezze riguardo alle ripercussioni attuali e
future dei cambiamenti climatici sui mari e le coste dell’Europa ostacolano gli
sforzi di adattamento delle autorità locali e regionali; e anche nuove opportunità: (1)
uno studio[9] ha dimostrato che le
imprese private raccolgono una quantità di dati ancora maggiore rispetto alle
autorità pubbliche, tuttavia finora tali dati non sono stati integrati nelle
iniziative dell’Unione europea; (2)
ciò che sarà fornito mediante EMODnet nel 2014 sarà
un miglioramento rispetto alla situazione esistente e offrirà servizi utili
agli organismi pubblici e privati, senza tuttavia ampliare le capacità delle
tecnologie attuali. Il modello digitale del terreno dei fondali marini europei
sarà fornito a una risoluzione di circa 250 metri, ossia quattro volte
superiore a quella disponibile al pubblico in precedenza a livello paneuropeo. Gli
strumenti di rilevamento hanno una precisione di centimetri, che consentirebbe
di creare e di distribuire, almeno in alcune regioni, il prodotto con una
risoluzione molto più elevata richiesto dagli utenti; (3)
il quadro finanziario per l’Unione europea per il
periodo 2014-2020 offre l’opportunità di creare una struttura di governance più
sostenibile in cui la raccolta, l’assemblaggio e la divulgazione dei dati sull’ambiente
marino non avvengono più nell’ambito di una serie di progetti definiti dalla
Commissione, ma costituiscono un processo integrato continuo con priorità
basate sulle esigenze degli utenti delle imprese del settore, delle autorità
pubbliche e della comunità della ricerca; (4)
la rapida espansione dei parchi eolici offshore trasformerà,
stimolerà e aumenterà l’economia marina nel complesso. I vantaggi derivanti da
un accesso più adeguato ai dati sull’ambiente marino calcolati sulla base dell’economia
del 2010 saranno sottostimati; (5)
il nuovo programma di ricerca Orizzonte 2020 offre
l’opportunità di migliorare le tecnologie per la raccolta e l’elaborazione
delle osservazioni marine; (6)
gli Stati membri e i paesi associati hanno deciso
di unire le risorse nell’iniziativa di programmazione congiunta “Mari e oceani
sani e produttivi” che può fornire un quadro per il coordinamento dei programmi
di osservazione[10]. Il presente Libro verde fa il punto su ciò che è
stato fatto, aprendo quindi un dibattito sulla strategia migliore per passare a
una nuova fase che affronti le sfide definite nel presente documento e che
sfrutti le opportunità per fornire entro il 2020 una mappatura digitale dei
fondali marini europei accessibile e sostenibile. Si fornirebbero inoltre
informazioni tempestive sullo stato fisico, chimico e biologico attuale e
passato della colonna d’acqua sovrastante e previsioni, oltre a un processo che
aiuti gli Stati membri a massimizzare le potenzialità dei loro programmi di
osservazione, di campionamento e di rilevamento nell’ambiente marino. 3. La
necessità di conoscenze oceanografiche 3.1. Imprese del settore I mari e gli oceani possono fornire lo stimolo
necessario per rimettere in moto l’economia, posti di lavoro interessanti e
remunerativi in grado di soddisfare le aspettative dei giovani, l’energia
pulita di cui abbiamo bisogno se vogliamo evitare una catastrofe climatica,
proteine per una sana alimentazione, farmaci o enzimi derivanti da organismi
che vivono nelle condizioni più estreme di temperatura, luce e pressione in cui
può svilupparsi la vita. Inoltre, la crescente esigenza di materie prime a
livello mondiale aumenta l’attrattiva economica dell’estrazione mineraria in
alto mare. Queste nuove opportunità di crescita blu e di
posti di lavoro in ambito marittimo sono trainate da due fattori. In primo
luogo, la carenza di terre e acque dolci disponibili incoraggia l’umanità a
riconsiderare il 71% del pianeta coperto da acque salate. In secondo luogo, i
rapidi avanzamenti delle tecnologie per l’osservazione, la gestione remota e la
costruzione nell’ambiente sottomarino, sviluppate principalmente nel settore
petrolifero, garantiscono attualmente la sicurezza delle operazioni in acque
più profonde in una serie più ampia di condizioni oceanografiche e
meteorologiche. In alcuni settori la crescita è già in corso. Per
esempio, l’energia eolica è la forma di produzione di elettricità che cresce
più rapidamente in termini di capacità installata. Il 10% degli impianti eolici
è già offshore e tale percentuale è in aumento. L’Associazione europea per l’energia
eolica calcola che entro il 2020 il 30% delle nuove costruzioni sarà offshore e
il 60% entro il 2030. Il successo alimenta il successo. Gli investimenti nelle
reti elettriche per le piattaforme eoliche offshore, per esempio, favoriranno
di conseguenza la crescita in altri settori. Tuttavia, lavorare nell’ambito di questa nuova
frontiera sarà più oneroso e rischioso che operare sulla terraferma se per ogni
impianto offshore devono essere forniti servizi ausiliari come le reti di cablaggio
o di approvvigionamento o se tutti sono costretti a eseguire prospezioni
separate dei fondali marini, a misurare maree e correnti, a valutare la vita
marina che potrebbe essere disturbata dalle loro attività e a monitorare i
rischi derivanti da tsunami, tempeste o forme di vita marina ostili. Per esempio, gli acquacoltori devono essere informati
in caso di proliferazione di alghe tossiche o di invasione di meduse. Le
imprese minerarie devono conoscere la topografia e la geologia dei fondali
marini. Le compagnie di assicurazione e gli investitori in porti e turismo
devono poter disporre di dati su eventi estremi verificatisi in passato per
valutare la probabilità di danni futuri e per creare infrastrutture costiere a
prova di clima. Le imprese del settore delle biotecnologie alla ricerca di
nuovi farmaci o enzimi per la catalizzazione dei processi industriali devono
sapere dove possono trovare le strane forme di vita che possono vivere senza
luce o resistere a temperature estreme. Le conoscenze oceanografiche sono necessarie per l’autorizzazione,
la progettazione, la costruzione e il funzionamento degli impianti offshore. Uno
dei maggiori licenziatari di impianti eolici offshore ha sostenuto[11]
che i dati marini devono essere un bene pubblico, che le imprese potrebbero
essere più competitive e il costo per produrre energia offshore potrebbe essere
ridotto se le politiche pubbliche in materia di proprietà dei dati fossero più
chiare, vi fossero meno interventi da parte di organismi pubblici riguardo ai
prezzi per il recupero dei costi e norme comuni tra i vari ordinamenti
giuridici e le discipline. Inoltre, poiché “anche un’intera società, una
nazione e anche tutte le società di una stessa epoca prese complessivamente,
non sono proprietarie della terra. Sono soltanto i suoi possessori, i suoi
usufruttuari e hanno il dovere di tramandarla migliorata, come boni patres
familias, alle generazioni successive”[12], la nuova
economia marina deve essere sostenibile. Gli operatori del settore offshore hanno
bisogno di conoscenze oceanografiche per valutare e limitare l’impatto
ambientale di qualsiasi attività proposta. 3.2. Autorità pubbliche Le autorità costiere devono conoscere i tassi di
erosione, il trasporto di sedimenti e la topografia per determinare se la
strategia migliore per la gestione dei litorali sia la protezione, l’adeguamento
o il ritiro. Le autorità competenti in materia di pesca hanno bisogno di dati
sugli sforzi di pesca e sulla composizione delle catture precedenti per fissare
i contingenti per l’anno successivo. Le autorità sanitarie devono valutare se
un mare è sicuro per la balneazione e i prodotti ittici sono sicuri per il
consumo alimentare. Le autorità della protezione civile devono poter calcolare
se una marea nera raggiungerà le zone litoranee. Le guardie costiere devono
sapere per quanto tempo le vittime di un incidente possono sopravvivere nell’acqua.
Le autorità ambientali devono valutare lo stato ecologico dei mari e degli
oceani e garantire che restino sicuri e puliti[13]. Il
conseguimento degli obiettivi dell’UE riguardo alla gestione integrata delle
zone costiere[14] e alla pianificazione
dello spazio marittimo[15] richiede la conoscenza
delle attività umane e degli habitat sensibili. La sorveglianza marittima
mediante radar o sonar può essere migliorata se si conoscono le condizioni, la
temperature e la salinità della superficie marina. 3.3. Scienza Le conoscenze scientifiche sono alla base dell’innovazione
industriale e della protezione ambientale. La scienza marina dipende dalle osservazioni. Non
possiamo effettuare esperimenti controllati con due pianeti terra. Soltanto
guardando al passato possiamo comprendere cosa potrebbe accadere in futuro. Le carenze
di dati registrati non possono essere colmate successivamente. Secondo un
editoriale sull’argomento pubblicato nel periodico scientifico “Nature”, la
registrazione precisa e attendibile di ciò che accade può rivelarsi più
preziosa di ogni strategia specifica messa a punto per cercare di comprenderlo[16]. Con tali osservazioni, gli scienziati possono iniziare
a ridurre le incertezze riguardo all’andamento passato e presente di processi
quali la circolazione oceanica, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del
livello dei mari, l’assorbimento di carbonio, le variazioni degli ecosistemi o
l’acidificazione degli oceani, che hanno tutti considerevoli ripercussioni sul
benessere delle persone e sugli ecosistemi naturali. Un controllo più adeguato
dei mari e degli oceani non è sufficiente per ridurre le incertezze, pur
essendo sicuramente necessario. The Economist[17]
ha ammonito che i governi non spendono abbastanza per le osservazioni
satellitari. Ridurre le incertezze riguardo al passato e al
presente può contribuire a migliorare le previsioni climatiche in Europa di cui
si tiene conto nel processo di esame e di valutazione del Comitato
intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC). Un’ampia partecipazione
internazionale e un attento esame tra pari garantiscono che le valutazioni del
Comitato siano il principale veicolo di informazione dei funzionari governativi
incaricati di introdurre misure di adeguamento. 3.4. Società civile In una democrazia i cittadini devono essere
informati per poter chiedere ai rappresentanti eletti di rendere conto del loro
operato in ambiti che influiscono sul vicinato, sui mezzi di sussistenza, sulla
salute o sul pianeta terra che desiderano lasciare in eredità ai figli. L’esperienza
ha dimostrato che è sbagliato supporre che sia meglio lasciare alle autorità
competenti appropriate il compito di occuparsi interamente degli aspetti
tecnici di tali questioni. Un editoriale di Nature[18]
ha utilizzato l’esempio dell’incidente di Fukushima per sostenere che un
miglioramento dell’accesso del pubblico ai dati contribuirebbe al miglioramento
della valutazione dei rischi, in quanto darebbe libera espressione alla
creatività di ricercatori accademici, giornalisti, appassionati di informatica
e creatori di mappe. 4. Disponibilità
e interoperatività 4.1. Ostacoli Nella sua comunicazione del 2010 intitolata “Conoscenze
oceanografiche 2020”[19], la Commissione europea
ha sottolineato che alcuni ostacoli impedivano di realizzare i benefici
potenziali attesi dagli investimenti nei dati marini. I dati erano detenuti da
centinaia di istituzioni diverse nell’Unione europea, come uffici idrografici, servizi
di prospezione geologica, autorità locali, enti ambientali, istituti di
ricerca, università. Trovare chi deteneva i dati era un’ardua sfida, ottenerli
poteva richiedere settimane di trattative e riunirli per fornire un quadro
completo poteva essere un processo lungo e complesso. In generale, molti dati
non erano accessibili né interoperativi. 4.2. Uso molteplice dei dati marini Le stesse osservazioni marine su parametri fisici,
chimici e biologici possono soddisfare le esigenze di una varietà di utilizzatori
finali. Per esempio, i dati sulla temperatura e la salinità degli oceani sono
utilizzati per valutare le ripercussioni dei cambiamenti climatici sugli oceani,
scegliere i siti per l’acquacoltura e determinare i limiti dei sonar per
rilevare i sottomarini. I dati sui substrati del fondo marino sono necessari
per programmare l’estrazione di aggregati o di idrocarburi, garantire la
sicurezza delle fondamenta delle piattaforme per le turbine eoliche o valutare
le ripercussioni delle attività di pesca. Gli stessi dati sugli habitat marini
possono essere utilizzati per valutare l’impatto di un nuovo impianto o per comunicare
informazioni sullo stato dell’ambiente. Questo uso multiplo dei dati marini soggiacenti nelle
varie discipline e settori rende una politica di accesso aperto la scelta più adeguata.
Per garantire l’efficacia e l’efficienza di tale politica, i dati devono essere
disponibili al pubblico e interoperativi. La Commissione attua una politica
secondo cui i dati marini devono essere pertinenti, accessibili, gratuiti e
senza limitazioni d’uso. 4.3. Competitività e innovazione È ovvio che la frammentazione e l’inaccessibilità
dei dati marini abbiano un costo. La valutazione d’impatto[20] che accompagna la
comunicazione ha calcolato che gli utilizzatori attuali risparmierebbero 300 milioni
di euro all’anno se i dati fossero integrati e gestiti in maniera adeguata. Tali
calcoli non tengono conto dell’inevitabile crescita futura dell’economia marina
e del conseguente aumento della domanda di dati. Il primo obiettivo specifico
dell’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020” è ridurre i costi per le
imprese del settore, le autorità pubbliche e i ricercatori. Senza una maggiore accessibilità ai dati marini, i
servizi a valore aggiunto come la valutazione degli stock ittici o della
vulnerabilità delle infrastrutture costiere alle inondazioni possono essere
forniti soltanto dalle organizzazioni che detengono i dati, creando condizioni
di inefficienza e di anticoncorrenzialità. La disponibilità di tali risorse consente
ai nuovi operatori di entrare nel mercato. L’interoperatività consente alle piccole
imprese e al mondo accademico di sviluppare nuovi prodotti e servizi basati sui
dati provenienti da fonti diverse e di vario tipo. Il valore di tale aspetto
per l’economia dell’Unione europea è difficile da stabilire, tuttavia da una
valutazione d’impatto è emerso che potrebbe essere pari a circa 200 milioni di
euro all’anno. Il secondo obiettivo specifico dell’iniziativa “Conoscenze
oceanografiche 2020” è stimolare l’innovazione. Tale stima non tiene conto di una
razionalizzazione degli attuali sistemi di osservazione marina che ridurrebbe
le incertezze esistenti nella comprensione del comportamento dei mari. Il
relativo valore economico è ancor più difficile da stabilire, tuttavia potrebbe
essere ancor più elevato. In effetti, le incertezze sono uno dei principali
nemici di chi ha il compito di progettare le strutture offshore che possono
resistere all’imprevedibilità del mare, di gestire gli stock ittici o di creare
zone marine protette. È stato calcolato[21] che
una riduzione del 25% delle incertezze riguardo al futuro aumento del livello
dei mari consentirebbe alle autorità pubbliche competenti per la gestione delle
coste di risparmiare circa 100 milioni di euro all’anno. Un sistema di osservazione marina ottimizzato,
accessibile e interoperativo che aiuti gli scienziati a ridurre le incertezze
contribuirebbe in misura considerevole all’adattamento ai cambiamenti climatici.
L’acidificazione degli oceani o le variazioni della salinità degli oceani e
dell’ossigeno in essi disciolto hanno un effetto sugli ecosistemi marini e
sulla capacità di sfruttarli. Informazioni tempestive possono dare alle imprese
del settore, come quelle attive nell’allevamento di molluschi, tempo sufficiente
per adattarsi. Inoltre, sebbene sia certo che il pianeta si sta riscaldando, non
è chiaro cosa accadrà riguardo alle condizioni climatiche locali in Europa nei
prossimi decenni[22]. È tuttavia noto che le
variazioni della circolazione degli oceani determinano la rigidità o la mitezza
delle stagioni in Europa. Con una maggiore certezza, possono essere migliorate
le previsioni della domanda di energia o della produzione agricola. Gli
investimenti nell’adattamento possono essere effettuati in piena sicurezza. Il
terzo obiettivo specifico dell’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020” è
ridurre le incertezze nella comprensione del comportamento del mare. Gli obiettivi specifici menzionati sono stati approvati
dal Consiglio nel dicembre 2011[23]. 1. Esistono motivi per cui
dovrebbero essere previste eccezioni, diverse da quelle relative alla privacy, alla
politica della Commissione di rendere i dati marini disponibili gratuitamente e
interoperativi? 5. Progressi
compiuti 5.1. Iniziative nazionali I dati sull’ambiente marino sono una risorsa
preziosa. Le tendenze a lungo termine possono essere distinte dai cambiamenti
stagionali e dalle variazioni naturali su scala decennale soltanto se le
osservazioni del passato, comprese quelle raccolte prima dell’avvento dei
dispositivi di archiviazione digitali, possono essere confrontate con quelle
del presente. Se tali dati vengono persi non possono essere più recuperati. Le
osservazioni non possono essere ripetute. Inoltre, i dati devono essere disponibili all’uso
immediatamente per prepararsi a far fronte a minacce come le chiazze di
petrolio. Ne consegue che alcuni Stati membri stanno
istituendo procedure nazionali per un’adeguata amministrazione dei dati che
garantisca non solo un’archiviazione sicura, ma anche una catalogazione
mediante norme e tecnologie che consentano di reperire rapidamente i dati
attraverso procedure automatizzate. I sistemi nazionali sono le fondamenta
delle procedure distribuite istituite a livello di Unione europea utilizzando
norme basate su INSPIRE[24]. Tra gli esempi possono
essere menzionati MEDIN nel Regno Unito, il geoportale francese
Ifremer-Sextant, il sistema tedesco di coordinamento dei dati di ricerca MaNIDA
e l’iniziativa MDI-DE per le agenzie. Possono dare un contributo anche iniziative
regionali come il sistema costiero di osservazione e di previsione delle Isole
Baleari in Spagna[25]. 2. Come possono gli Stati membri
garantire che i dati di cui sono in possesso siano archiviati in maniera
sicura, disponibili e interoperativi? 5.2. Rete europea per l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente
marino (EMODnet) Il concetto di una rete europea per l’osservazione
e la raccolta di dati sull’ambiente marino (EMODnet) che avrebbe reso
disponibili dati marini frammentati e nascosti è stato proposto per la prima
volta nel Libro verde per la politica marittima del 2006[26].
EMODnet è una rete di organizzazioni basata sulla politica marittima integrata
dell’Unione europea. Le organizzazioni collaborano per osservare il mare,
rendere i dati marini raccolti disponibili gratuitamente e interoperativi, creare
strati di dati ininterrotti sui bacini marittimi e distribuire i dati e i
prodotti di dati attraverso Internet. Nel 2009 è stata intrapresa una prima serie di
azioni preparatorie per istituire prototipi di piattaforme di dati. Sei gruppi di
assemblaggio tematico dei dati per l’idrografia, la geologia, la fisica, la
chimica, la biologia e gli habitat fisici hanno riunito una rete di 53 organizzazioni.
Si trattava in larga misura di organismi pubblici, ossia uffici idrografici, servizi
di prospezione geologica, istituti oceanografici, che gestivano già essi stessi
dati marini, con l’assistenza di imprese private con esperienza in materia di
elaborazione e di divulgazione di dati. Tali gruppi hanno realizzato su Internet canali di
accesso ad archivi di dati gestiti dagli Stati membri e da organizzazioni
internazionali, basandosi sulle iniziative in corso negli Stati membri, come
quelle indicate nella sezione 5.1 e rafforzandole. Dai sei portali creati, attualmente
gli utilizzatori pubblici o privati di dati marini possono non solo accedere
alle osservazioni standardizzate, oltre che a indicatori della qualità dei dati,
ma anche a prodotti di dati come le mappe degli habitat fisici e dei sedimenti per
interi bacini marittimi. L’accesso a tali prodotti di dati o il loro uso non
sono sottoposti ad alcuna restrizione. L’iniziativa è basata sulla direttiva
INSPIRE[27], la direttiva sull’informazione
ambientale[28] e la direttiva sul
riutilizzo di informazioni del settore pubblico[29],
che ne sono state rafforzate. Il sistema comune per la condivisione delle
informazioni (CISE)[30] consentirà di importare
dati di EMODnet e quindi di fornire informazioni alle autorità marittime in
materia di ambiente, pesca, trasporti, controllo delle frontiere, dogane, applicazione
della normativa in generale e difesa. L’iniziativa è stata guidata e controllata da un
gruppo di esperti indipendente e una valutazione intermedia[31]
ne ha confermato la validità. Pertanto, è stato deciso di estenderla nell’ambito
del regolamento del 2011 alla politica marittima integrata[32]
in modo da includere tutti i bacini marittimi europei. Sarà istituito un gruppo
tematico sulle attività umane a integrazione degli altri sei. Lo scopo è
fornire entro il 2014 una mappatura a media risoluzione[33]
dei mari europei per i sette temi menzionati. Il regolamento sostiene inoltre per la prima volta
l’idea di istituire prototipi di “posti di controllo dei bacini marittimi”. Si
tratta di meccanismi per individuare se le infrastrutture di osservazione
attuali sono le più efficaci possibile e se soddisfano le esigenze degli utilizzatori
pubblici o privati. I primi due riguarderanno il Mare del Nord e il
Mediterraneo. La proposta della Commissione di un nuovo Fondo
europeo per gli affari marittimi e la pesca[34] nell’ambito del
quadro finanziario per il periodo 2014-2020 ha lo scopo di fornire sostegno
finanziario per il passaggio di EMODnet alla piena capacità operativa. Con un
bilancio garantito, la rete potrà essere trasformata da una serie di progetti
di durata limitata specificati dalla Commissione in un processo continuo
sostenibile, con priorità definite dalle esigenze delle imprese del settore,
delle autorità pubbliche e della comunità di ricerca. Le opzioni per una
struttura di governance per tale processo sono illustrate nella sezione 6 del
presente documento. Grazie ai gruppi tematici, gli esperti adeguati
definiscono una struttura comune per tutti i dati nell’ambito di ciascun tema. Per
esempio, per le osservazioni sulle specie biologiche sono necessarie almeno
descrizioni comuni per il tempo, il luogo e il metodo di campionamento, il nome
delle specie e la precisione della misura. Dalla valutazione intermedia di
EMODnet[35] è emerso che i campi
proposti per i gruppi tematici sono logici, ponendo tuttavia in evidenza che è
necessario prendere in considerazione la possibilità di fondere i gruppi
relativi all’idrografia e alla geologia. Quasi tutte le nazioni hanno enti
idrografici separati e servizi di prospezione geologica con missioni distinte, tuttavia
attualmente esistono alcune sovrapposizioni. Entrambi i tipi di organismi si
occupano di protezione ambientale e alcuni degli strumenti e metodi utilizzati
sono identici. Entrambi acquisiscono informazioni sui fondali marini effettuando
rilevamenti con ecoscandaglio multifascio. 3. I sette gruppi tematici della
rete europea per l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente marino sono
i più adeguati? Alcuni di essi devono essere abbinati (per esempio, geologia e
idrografia) o suddivisi? 4. Quale dovrebbe essere il
giusto equilibrio in EMODnet tra fornire accesso a dati grezzi e creare mappe
digitali stratificate ottenute dai dati grezzi dei vari bacini marittimi? 5.3. Servizio marino del programma GMES Il programma europeo di monitoraggio della terra
(GMES)[36] è il fiore all’occhiello
della politica spaziale dell’Unione europea[37]. L’obiettivo
principale del suo servizio marino è fornire prodotti e servizi di cui i
prestatori di servizi a valore aggiunto possano avvalersi per offrire servizi
agli utilizzatori pubblici e privati. L’idea è garantire che i prodotti sviluppati
siano il risultato delle tecnologie, delle osservazioni satellitari, della potenza
di calcolo e della capacità di previsione più avanzate disponibili in Europa. Nell’ambito del programma GMES, 60 organizzazioni
hanno progressivamente predisposto e attuato un servizio marino, il cui compito
è elaborare e analizzare i dati derivanti da misurazioni in loco e spaziali per
fornire due classi di informazioni: (1) osservazioni oceanografiche e (2) controllo
e previsione. Vengono utilizzati modelli oceanografici per
fornire gli stati degli oceani passati, presenti e futuri in formato
tridimensionale[38] a livello di bacini
marittimi europei e mondiali per vari parametri quali temperatura, correnti,
salinità, ghiacci, livello, vento e biogeochimica di mari e oceani. Finora il
servizio marino è stato finanziato a titolo del bilancio della ricerca dell’Unione
europea. Dal 2014 il GMES entrerà nella fase di piena operatività e dovrebbe
essere finanziato mediante un bilancio operativo. Oltre al servizio marino che finora è stato
incentrato sull’osservazione e sulla fornitura di informazioni previsionali
quasi in tempo reale sugli oceani, si propone l’istituzione di un servizio del
GMES per il clima. I modelli di simulazione del servizio marino attuale devono
essere calibrati e convalidati rispetto alle osservazioni del passato, in modo tale
che il servizio marino abbia la capacità di archiviare e elaborare le serie
temporali di osservazioni oceanografiche. Un investimento in questo ambito sarà
utile per determinare le variazioni delle caratteristiche oceanografiche per la
direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino e per fornire una base
preziosa per il nuovo servizio per il clima proposto. Sono in fase di definizione norme per consentire
al servizio marino del GMES e all’EMODnet di accedere agli stessi dati in situ. 5. Deve essere istituita una
piattaforma comune per fornire i prodotti del GMES e dell’EMODnet? 6. I servizi e i prodotti marini
del GMES devono essere adattati all’uso da parte di coloro che studiano i
cambiamenti climatici e la protezione ambientale e di coloro che hanno bisogno
di un servizio operativo quasi in tempo reale? 5.4. Quadro per la raccolta di dati nel settore della pesca Dal 2001[39] l’Unione europea
finanzia la raccolta e la divulgazione di dati sulla pesca nell’UE da parte
delle autorità nazionali. I dati derivanti da prospezioni, campionamenti e
catture, sforzo di pesca e rigetti dichiarati consentono di valutare le
ripercussioni sugli stock ittici. Inoltre, parametri quali capacità delle
flotte, occupazione e redditività consentono di analizzare la salute
socioeconomica delle comunità della pesca. Lo scopo principale è sostenere la
gestione della politica comune della pesca, sebbene una revisione del 2008[40]
abbia esteso i dati all’acquacoltura e al settore della trasformazione e abbia
ampliato l’accesso a fini scientifici o di sensibilizzazione del pubblico. L’articolo 37 della proposta di riforma della
politica comune della pesca[41] compie un ulteriore
passo avanti, obbligando gli Stati membri a raccogliere dati biologici,
tecnici, ambientali e socioeconomici e a cooperare a livello regionale. Queste
disposizioni del regolamento di base sostituiranno il regolamento del 2008. Una
descrizione dettagliata al riguardo sarà contenuta in un nuovo programma
pluriennale dell’Unione europea per il periodo 2014-2020. La proposta della Commissione di un nuovo Fondo
europeo per gli affari marittimi e la pesca[42] nell’ambito del
quadro finanziario per il periodo 2014-2020 suggerisce il passaggio dalla
gestione centralizzata a quella condivisa del quadro per la raccolta di dati,
in modo che gli Stati membri assumano dalla Commissione il compito di gestire i
finanziamenti e di attuare i controlli. In generale, la consulenza in materia di pesca
richiede la disponibilità di dati provenienti da tutti i paesi che pescano una
specie particolare o in una zona particolare. Una volta assemblati per uno
scopo specifico, i dati aggregati possono essere pubblicati in una relazione. Tuttavia,
attualmente i dati grezzi forniti dagli Stati membri non possono essere
distribuiti per altri scopi senza il consenso di chi li ha forniti. In pratica,
si tratta di una procedura talmente onerosa che non viene mai applicata. Ne
consegue una mancanza di controlli indipendenti, con gravi limitazioni della
fiducia nei risultati e un ostacolo all’innovazione. La Commissione ritiene che i problemi di
riservatezza personale e commerciale siano facilmente risolvibili. È del tutto
fattibile distribuire informazioni sulla pesca che soddisfino tutti i requisiti
per comprendere l’ecosistema senza rivelare l’attività dei singoli pescherecci.
Il nuovo programma pluriennale per il periodo 2014-2020 è stato definito di
conseguenza. Attualmente, EMODnet non consente di accedere ai
dati raccolti nell’ambito del quadro per la raccolta dei dati. 7. I dati assemblati nell’ambito
del quadro per la raccolta dei dati per uno scopo particolare, come la
valutazione degli stock ittici, devono essere disponibili per essere
riutilizzati senza il requisito di ottenere l’autorizzazione dal fornitore
originario dei dati? 8. Deve essere istituito un
portale Internet simile a quelli di EMODnet per fornire accesso ai dati
detenuti dagli Stati membri e ai dati assemblati per stock particolari, segmenti
di flotta particolari o zone di pesca particolari? In caso affermativo, in
quale modo deve essere collegato a EMODnet? 9. I dati di controllo, come
quelli derivanti dai sistemi di controllo delle navi che localizzano i
pescherecci, devono essere resi più disponibili? In caso affermativo, come
possono essere risolti i problemi di riservatezza? 5.5. Ricerca Gli Stati membri dell’Unione europea spendono
circa 1,85 miliardi di euro all’anno per la ricerca marina, di cui circa la
metà è destinata alle infrastrutture per facilitare l’osservazione. Sono
inclusi in questo ambito navi, osservatori sottomarini, boe galleggianti, dispositivi
derivanti, veicoli sottomarini autonomi o comandati a distanza, tutti dotati di
una serie di sensori e di capacità di analisi. Il Forum strategico europeo
sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI) ha attualmente individuato sei
infrastrutture paneuropee che avranno un ruolo essenziale per la comunità della
ricerca marina europea. La comunicazione della Commissione del 2010 relativa a
un’Unione dell’innovazione propone che il 60% delle infrastrutture individuate
dall’ESFRI sia avviato o costruito entro il 2015. Il contributo dell’Unione europea alle azioni
connesse alla ricerca marina e marittima del settimo programma quadro era pari
a 350 milioni di euro[43] all’anno, di cui 25‑30 milioni
di euro all’anno sono destinati alle infrastrutture di ricerca marina e alla
ricerca sulle tecnologie per l’osservazione marina (sensori e sistemi per l’osservazione
marina). Il programma quadro ha anche sostenuto il progetto SeaDataNet, che ha
consentito di armonizzare le norme in materia di dati marini e di garantire l’interoperatività
tra le banche dati relative all’ambiente marino. La tecnologia SeaDataNet è
fondamentale per la piattaforma EMODnet. Altri progetti dell’Unione europea si
propongono di migliorare la conoscenza dei mari. La proposta della Commissione di un programma di
ricerca e di innovazione per il periodo 2014-2020 nell’ambito dell’iniziativa “Orizzonte
2020” prevede una dotazione finanziaria maggiore e procedure più semplici
rispetto al programma precedente. Il programma di ricerca può contribuire agli
obiettivi dell’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020” sostenendo (1) lo
sviluppo e l’integrazione delle infrastrutture di ricerca marina a livello di
Unione europea, (2) lo sviluppo di tecnologie per l’osservazione marina
efficaci sotto il profilo dei costi e orientate agli utilizzatori, (3) progetti
di ricerca che forniscano dati sull’ambiente marino e le sue interazioni con le
attività umane, anche per la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente
marino. Per incoraggiare il rafforzamento della proprietà
intellettuale, le idee sviluppate nei programmi di ricerca dell’Unione europea
diventano di proprietà dei ricercatori. Ne consegue che nuovi sensori o
piattaforme per l’osservazione marina non solo consentiranno di ottenere un
controllo più efficace e efficiente dei mari e degli oceani, ma forniranno
anche la base per possibili esportazioni in un settore ad alta tecnologia con
un mercato mondiale. Tuttavia, le osservazioni marine non possono
essere brevettate e saranno più vantaggiose per l’economia se sono rese
disponibili gratuitamente. Attualmente, molte di tali osservazioni non sono
divulgate dopo la conclusione di un progetto di ricerca. Ciò è dovuto in parte
al fatto che i ricercatori desiderano pubblicare i loro risultati prima di divulgarli,
ma anche al fatto che non esistono incentivi o obblighi che li inducano a farlo. 10. Quale dovrebbe essere l’obiettivo
su cui concentrare il sostegno dell’Unione europea a favore delle nuove
tecnologie per l’osservazione marina? Come si può estendere il monitoraggio
degli oceani e renderlo più efficace sotto il profilo dei costi? Come può l’Unione
europea rafforzare la propria posizione scientifica e industriale in questo
settore? 11. Deve essere previsto l’obbligo
di includere nei progetti di ricerca una disposizione che garantisca l’archiviazione
delle osservazioni raccolte durante un progetto di ricerca e l’accesso a tali
osservazioni? 5.6. Comunicazione in materia ambientale Gli Stati membri raccolgono un’ampia serie di dati
per attuare le direttive dell’Unione europea come la direttiva quadro sull’acqua,
la direttiva relativa alle acque di balneazione, la direttiva sugli habitat e,
più di recente, la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino.
Inoltre, gli Stati membri comunicano indicatori ambientali ai fini delle
convenzioni marittime regionali come OSPAR, HELCOM, la Convenzione di
Barcellona e la Convenzione di Bucarest. Nell’ambito degli obblighi imposti
dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, gli Stati membri hanno
l’obbligo giuridico di comunicare i dati alla base delle valutazioni iniziali e
derivanti dai programmi di monitoraggio alla Commissione e all’Agenzia europea
per l’ambiente. Le disposizioni in materia di comunicazione della direttiva
quadro sulla strategia per l’ambiente marino sono la base della componente
marina del sistema di informazione sulle acque per l’Europa, WISE-Marine. L’articolo
19 della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino stabilisce l’obbligo
per gli Stati membri di fornire accesso ai dati derivanti dalle valutazioni e
dai programmi di monitoraggio. Per consentire tale accesso si utilizzerà EMODnet. L’Agenzia europea per l’ambiente è stata
pienamente coinvolta nella creazione di EMODnet. I prototipi dei portali già
realizzati nella prima fase del progetto e quelli più avanzati in corso di preparazione
nella seconda fase sono stati concepiti specificamente per fornire parametri
che possano essere utilizzati per ottenere gli indicatori che saranno necessari
per valutare lo stato dell’ambiente nell’ambito della direttiva quadro sulla
strategia per l’ambiente marino. I protocolli di comunicazione utilizzati per vari
meccanismi di comunicazione non sono necessariamente identici, tuttavia nel
contesto della direttiva sulla strategia per l’ambiente marino si prevede una
maggiore convergenza. Inoltre, mentre alcuni dei dati utilizzati per ottenere
gli indicatori comunicati all’autorità competente o alla Commissione sono
disponibili al pubblico, molti non lo sono. 12. Il processo “push” in base al
quale vengono presentate relazioni sull’ambiente marino deve essere
progressivamente sostituito da un processo “pull” in base al quale i dati sono
resi disponibili attraverso Internet e raccolti dalle autorità competenti
utilizzando le tecnologie sviluppate mediante EMODnet? 5.7. Adattamento ai cambiamenti climatici Per favorire la creazione e la divulgazione della
base di conoscenza sull’adattamento, nel marzo 2012 la Commissione ha avviato
la piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici, CLIMATE-ADAPT[44],
che è un sito Internet accessibile al pubblico il cui obiettivo è coadiuvare i
responsabili politici a livello unionale, nazionale, regionale e locale nell’elaborazione
di misure e politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. CLIMATE-ADAPT contiene
una sezione sulla politica marittima e sulla politica della pesca dell’Unione
europea, indicatori dei cambiamenti climatici e una banca dati degli studi di
casi di adattamento, in particolare quelli provenienti da OURCOAST[45].
La Commissione sta definendo una proposta relativa a una strategia di adattamento
dell’Unione europea, da adottare nel 2013. Una strategia più strutturata per le osservazioni
marine può consentire di ottenere indicatori più precisi delle variazioni
locali dei parametri climatici come l’innalzamento del livello dei mari e l’acidificazione
degli oceani per la piattaforma CLIMATE-ADAPT e contribuirebbe quindi al
processo di adattamento. 13. Quali informazioni sul
comportamento dei mari e delle coste può aiutare in maniera più adeguata le
imprese e le autorità pubbliche ad adattarsi ai cambiamenti climatici? 5.8. Iniziative internazionali Per fornire un quadro globale del mondo marino e
del modo in cui sta cambiando sono necessari osservazioni e dati di
organizzazioni all’interno e all’esterno dell’Europa. Un accesso più
strutturato e aperto alle osservazioni e ai dati europei sull’ambiente marino,
come descritto nel presente Libro verde, consentirà all’Europa di dare un
contributo pratico alle iniziative intraprese a livello internazionale per
fornire una copertura globale, come il sistema globale di osservazione degli
oceani (GOOS), il sistema di sistemi per l’osservazione globale della terra
(GEOSS) e il processo delle Nazioni Unite per la comunicazione e la valutazione
globali dello stato dell’ambiente marino. 14. Sono necessarie altre misure, oltre
alle iniziative esistenti come EMODnet e GMES, per consentire all’Europa di
sostenere le iniziative internazionali sui dati relativi agli oceani come GOOS e
GEOSS? 6. Governance Un’infrastruttura per i dati marini sostenibile
richiede un processo per decidere le osservazioni da effettuare, per scegliere
i prodotti di dati da creare e per fornire sostegno finanziario per il processo
di raccolta, assemblaggio, elaborazione e divulgazione. 6.1. Equilibrio tra gli sforzi dell’Unione europea e quelli degli
Stati membri Gli Stati membri hanno la responsabilità giuridica
di controllare le proprie acque e le proprie flotte di pesca. In alcuni casi si
possono tuttavia trarre chiari vantaggi unendo le forze. L’esempio più ovvio è
l’osservazione attraverso i satelliti che orbitano attorno alla terra. Sarebbe
chiaramente inefficace che ogni Stato membro lanciasse una serie di satelliti
per misurare il colore degli oceani, la temperatura della superficie dei mari,
il livello dei mari e l’estensione dei ghiacci. In effetti, l’Unione europea ha
sostenuto lo sviluppo e il funzionamento iniziale di satelliti mediante il
programma GMES[46]. L’Unione europea
sostiene inoltre programmi di prospezione e di campionamento nel settore della
pesca, in cui ha bisogno dei risultati per i propri scopi. Esistono tuttavia altri esempi in cui uno sforzo a
livello di Unione europea potrebbe essere giustificato. Per esempio, ridurre le
incertezze riguardo alle dimensioni e alle ripercussioni dei cambiamenti
climatici in Europa è impossibile senza controllare le correnti sottomarine
dell’Atlantico in zone al di fuori delle acque territoriali o giurisdizionali. In
questo caso, lo Stato membro che effettua tale controllo non trae maggiori
vantaggi rispetto agli altri Stati membri. Ne possono beneficiare tutti i paesi
europei, anche quelli senza sbocco sul mare. L’Oceano Artico è un altro esempio in cui l’Unione
europea potrebbe contribuire ai programmi di monitoraggio e di mappatura in
corso per fornire sostegno a coloro che vivono e lavorano in quella regione. 15. Quali criteri devono essere
utilizzati per determinare il sostegno finanziario dell’Unione europea per i
programmi di osservazione diversi da quelli che già sostiene? Possono essere
forniti esempi? L’iniziativa di programmazione congiunta per i mari e gli
oceani europei potrebbe svolgere un ruolo? 6.2. Il sostegno dell’Unione europea per l’assemblaggio e l’elaborazione
dei dati marini Finora, i servizi di ogni gruppo di assemblaggio tematico
in EMODnet sono stati forniti da consorzi mediante appalti, nell’ambito dei
quali sono stati scelti sei consorzi mediante procedure di selezione distinte
per ogni gruppo. In totale, nei consorzi sono state coinvolte come partner 53 organizzazioni
diverse, mentre molte altre forniscono un contributo. Sono state concesse
sovvenzioni per il servizio marino del GMES in seguito a inviti aperti a
presentare proposte. Anche in questo caso, sono coinvolte circa 60 organizzazioni.
Il bilancio dell’Unione europea fornisce finanziamenti per favorire il
raggiungimento dei risultati definiti negli appalti e contribuisce ai costi
ammissibili concordati nelle sovvenzioni. I partenariati nell’ambito di EMODnet
e del GMES sono eterogenei. Comprendono istituti di ricerca, agenzie per la
meteorologia e l’idrografia e università. Alcune imprese private forniscono la
loro competenza in materia di software. La Commissione non ha alcuna influenza sulla
composizione di tali partenariati, che si autodetermina. I grandi partenariati
stanno a indicare che le agenzie o gli istituti coinvolti preferiscono essere
coproprietari di un’impresa comune anziché fornitori di un singolo contraente
principale. In entrambi i casi gli inviti aperti assicurano la
trasparenza e in entrambi i casi i risultati sono stati molto soddisfacenti. Tuttavia,
con il procedere delle iniziative, è necessario garantire la continuità a lungo
termine delle operazioni e delle infrastrutture. Poiché molto del lavoro svolto
nell’ambito di EMODnet comporta la rimodellazione degli archivi di dati nazionali,
nessun partenariato senza la partecipazione dei principali centri di dati
marini nazionali può essere completo. Potrebbe quindi essere auspicabile
passare a una procedura di concessione di una sovvenzione o a una procedura
negoziata che potrebbe essere più semplice se i partenariati di EMODnet
avessero uno stato giuridico. I problemi di governance per il servizio marino
del GMES riguardano anche la necessità di un soggetto giuridico per il
coordinamento e di un meccanismo finanziario adeguato. 16. Come potrebbe evolvere la
governance di EMODnet e del GMES per tenere conto in maniera più adeguata della
necessità di una sostenibilità a lungo termine? 17. Quale potrebbe essere il ruolo
del Centro comune di ricerca e dell’Agenzia europea per l’ambiente? 6.3. Coinvolgimento dei paesi vicini I mari dell’Europa non lambiscono soltanto le
coste degli Stati membri dell’Unione europea. Per comprendere la salute
ecologica del Mar Nero o programmare la posa di un cavo attraverso il
Mediterraneo è necessaria la cooperazione con i paesi vicini che condividono tali
bacini marittimi. Per questo motivo, gli istituti di tali paesi hanno preso
parte alla prima fase della realizzazione di EMODnet. Anche i paesi in
questione si trovano di fronte a livelli di disoccupazione inaccettabili e
anche loro possono trarre vantaggio da conoscenze che possono aiutarli a capire
in quale modo possono sfruttare le opportunità del settore offshore. 6.4 Scegliere le priorità La mappatura e il monitoraggio dei mari sono, per
i motivi summenzionati, essenziali per una crescita economica sostenibile, la
protezione dell’ambiente e la comprensione dei cambiamenti climatici. Tuttavia,
i bilanci pubblici sono limitati e devono essere decise le priorità. Poiché si
sta passando dalla raccolta di dati per scopi specifici a una raccolta unica di
dati e al loro utilizzo per vari scopi, deve essere fornita una risposta a due
domande specifiche: (1) quali infrastrutture di osservazione e strategie di
campionamento sono necessarie per un particolare bacino marittimo? (2) Come può
il contributo finanziario dell’Unione europea fornire il massimo valore
aggiunto? Il quadro per la raccolta dei dati è soddisfacente
sotto entrambi i punti di vista. Esiste una procedura per definire i dati che
devono essere raccolti. Poiché uno degli obiettivi delle politica comune della
pesca è limitare i danni ambientali delle attività di pesca[47],
la strategia di campionamento va già al di là dell’interesse a massimizzare la
resa della pesca. Il processo di selezione dei satelliti di
osservazione della terra per monitorare gli oceani è altrettanto soddisfacente.
È stato definito attraverso il processo del GMES determinando i parametri che i
satelliti in orbita attorno alla terra possono effettivamente osservare da un’altezza
di circa 800 chilometri sopra gli oceani. I progressi tecnologici e conoscenze
scientifiche più adeguate consentono di ottenere miglioramenti progressivi
della precisione e di aggiungere altri parametri. Per esempio, il monitoraggio
operativo dello spessore dei ghiacci marini diventerà fattibile con l’avvio di Sentinel-3.
L’Agenzia europea per l’ambiente sta individuando le altre misurazioni (non
mediante satelliti) necessarie per calibrare e convalidare i modelli
previsionali del GMES[48]. Per altre osservazioni, si deve fare di più. Poiché
le correnti incostanti, le specie migratorie e molte attività economiche non
rispettano i confini nazionali, la risposta alla questione relativa a un’infrastruttura
ottimale per l’osservazione e il campionamento deve essere data a livello di
bacino marittimo. In base alla politica marittima integrata[49],
è stato istituito un prototipo di meccanismo per aiutare gli Stati membri a
perfezionare le loro infrastrutture di osservazione e di monitoraggio. I “posti
di controllo dei bacini marittimi” per il Mare del Nord e il Mediterraneo
valuteranno entro il 2014 in quale modo la rete di monitoraggio e di
assemblaggio attuale soddisfa le esigenze degli utilizzatori pubblici, privati
e del mondo accademico. Determineranno i relativi meriti dei vari sistemi di
monitoraggio, ossia scatole installate a bordo delle navi, boe fisse, galleggianti,
che misurano lo stesso parametro. Saranno considerate tutte le fonti di
informazioni pubbliche e private. Tali informazioni contribuiranno a guidare
gli Stati membri nei loro investimenti. Per esempio, le prospezioni del fondo
marino con strumenti multifascio devono essere accelerate, o sono necessarie
informazioni più precise sulle variazioni del livello dei mari? Simili scelte devono essere effettuate a livello
di Unione europea. Nella componente relativa alla conoscenze oceanografiche
proposta del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, è più urgente
concentrarsi sull’assemblaggio dei dati sulle risorse minerali o sui mammiferi
marini? L’Unione europea dovrebbe sostenere le prospezioni o i campionamenti in
acque internazionali? In definitiva, gli Stati membri devono adottare tali
decisioni nel quadro del Consiglio, tuttavia devono disporre di un’adeguata
valutazione delle opzioni che possa servire loro come guida. Le risposte a tali
domande dipendono dai costi e dai vantaggi previsti. 18. È necessario un processo
regolare per valutare l’efficacia della strategia di osservazione e di
campionamento per ogni bacino marino? 19. Quale meccanismo potrebbe
essere previsto per gestire le valutazioni e le analisi necessarie per
informare la Commissione, gli Stati membri e il Parlamento sulle priorità per
il sostegno dell’Unione europea? 7. Coinvolgimento
del settore privato Le imprese del settore marittimo trarranno
sicuramente vantaggi dalle misure descritte nel presente documento, tuttavia è
possibile accrescere tali vantaggi incoraggiando il coinvolgimento del settore
privato. In base a uno studio del 2009[50],
le imprese europee raccolgono una quantità di dati maggiore rispetto al settore
pubblico. Se un’impresa privata raccoglie dati per i propri scopi, in linea di
principio non esiste alcun motivo per cui le autorità pubbliche debbano
intervenire o interferire. La normativa europea sull’accesso a tali dati e il
loro riutilizzo non è applicabile. Tuttavia, le imprese private hanno già l’obbligo
di raccogliere dati nell’ambito della valutazione d’impatto che devono eseguire
per ottenere un’autorizzazione per determinate attività al largo delle coste. Possono
anche avere l’obbligo di continuare a effettuare controlli dopo l’inizio delle
operazioni. In molti casi, hanno l’obbligo di trasmettere i dati raccolti all’autorità
concedente. Tuttavia, dopo la concessione di un’autorizzazione, non esiste uno
svantaggio concorrenziale evidente nella pubblicazione di tali dati. La
Commissione è consapevole che imporre obblighi di comunicazione alle imprese
private in condizioni normali crea un onere amministrativo che deve essere
evitato. Tuttavia, sostituire un’accozzaglia di obblighi di vario tipo con un
unico meccanismo di comunicazione con norme comuni basate su INSPIRE potrebbe
consentire di ridurre l’onere esistente. È stato avviato uno studio per
valutare costi e benefici. Può essere necessario anche estendere gli obblighi
di comunicazione dopo la concessione di un’autorizzazione. Il costo da
sostenere per dotare le piattaforme offshore degli strumenti necessari per
fornire informazioni continue sullo stato dei mari comporterebbe un aumento
quasi irrilevante dei costi complessivi dell’impianto. L’idea sarebbe quella di
raccogliere i dati da tutte le piattaforme dell’Unione europea e da altre
piattaforme di osservazione e di renderli disponibili al pubblico. Il costo
potrebbe essere molto inferiore rispetto ai possibili vantaggi derivanti per
tutte le imprese del settore offshore dall’acquisizione di conoscenze migliori su
possibili minacce come le onde anomale[51], le alghe
velenose o le perdite di radioattività. Il miglioramento della competitività
delle imprese del settore offshore è stato una delle principali motivazioni
dell’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020”. Un partenariato tra settore
pubblico e privato in base al quale le imprese private condividono le spese di
gestione della rete europea per l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente
marino in cambio della possibilità di esprimere il proprio parere quando si
tratta di fissare le priorità potrebbe accelerare il processo. 20. In quali circostanze i dati
forniti da imprese private ai fini della concessione di un’autorizzazione
devono essere resi disponibili al pubblico? 21. I soggetti del settore privato
offshore in possesso di un’autorizzazione devono essere obbligati a contribuire
a un più ampio programma di monitoraggio dei mari nei casi in cui ciò sia
fattibile? 22. Quali modelli di partenariato
tra settore pubblico e privato possono massimizzare gli incentivi per le
imprese del settore a condividere i dati e gli investimenti nei dati e i
vantaggi per tutte le parti interessate? 8. Risposte
al Libro verde Il presente Libro verde avvia un dibattito sulla
strategia migliore per fornire una mappatura digitale, sostenibile e
accessibile dei fondali marini europei, informazioni tempestive sullo stato
fisico, chimico e biologico attuale e passato della colonna d’acqua sovrastante
e previsioni per il futuro, oltre a un processo che aiuti gli Stati membri a
massimizzare le potenzialità dei loro programmi di osservazione, di
campionamento e di prospezione nell’ambiente marino. La Commissione ha istituito un sito Internet per le risposte. http://ec.europa.eu/dgs/maritimeaffairs_fisheries/consultations/marine-knowledge-2020/index_en.htm Il sito Internet sarà aperto fino al 15 dicembre
2012. Le risposte possono essere inviate in veste ufficiale o personale. L’esito
della consultazione sarà pubblicato sul sito Internet della Direzione generale
per gli affari marittimi e la pesca della Commissione europea. Il nome e l’appartenenza
di coloro che risponderanno singolarmente in veste personale non saranno
pubblicati senza un’autorizzazione specifica. [1] Europa 2020 - Una strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva, Bruxelles, 3.3.2010, COM(2010) 2020. [2] Entro il 2020, come previsto dalla direttiva quadro
sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE). [3] Conoscenze oceanografiche 2020: dati e osservazioni
relativi all’ambiente marino per una crescita intelligente e sostenibile,
8.9.2010, COM(2010) 461. [4] Cfr. nota 1. [5] Nel presente Libro verde ci siamo sforzati di limitare
l’uso di acronimi. Ci scusiamo per l’uso di questo acronimo che si ripete in
tutto il testo. [6] Comunicazione della Commissione sul programma europeo di
monitoraggio della terra (GMES), 30.11.2011, COM(2011) 831 definitivo. [7] Allegata al presente Libro verde. [8] Regolamento (UE) n. 1255/2011 del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 30 novembre 2011, che istituisce un programma di sostegno
per l’ulteriore sviluppo di una politica marittima integrata. [9] Infrastruttura dei dati marini, relazione finale
presentata alla DG Affari marittimi e pesca, novembre 2009. [10] Raccomandazione della Commissione, del 16 settembre 2011,
sull’iniziativa di programmazione congiunta nel settore della ricerca “Mari e
oceani sani e produttivi” (2011/C 276/01). [11] Dodicesima riunione del Gruppo di esperti della rete per
l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente marino, 10 marzo 2011,
https://webgate.ec.europa.eu/maritimeforum/node/1709. [12] Karl Marx, Il capitale, libro III, sezione VI
“Trasformazione del plusprofitto in rendita fondiaria”. [13] Direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l’azione
comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (direttiva quadro
sulla strategia per l’ambiente marino). [14] Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 30 maggio 2002, relativa all’attuazione della gestione integrata delle zone
costiere in Europa, GU L 148 del 6.6.2002, pag. 24. [15] Pianificazione dello spazio marittimo nell’UE — risultati
ed evoluzione futura, COM/2010/0771 definitivo. [16] Editoriale Nature 450, 761 (6
dicembre 2007). [17] Editoriale Economist “Something to watch over us”,
12 maggio 2012. [18] “A little knowledge”, Nature 472, 135 (14 aprile
2011). [19] Cfr. nota 3. [20] Valutazione d’impatto della rete europea per
l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente marino, 8.9.2010, SEC(2010)
998. [21] Cfr. nota 20. [22] “The real holes in climate science”, Nature vol.
463, 21 gennaio 2010.FEATURE. [23] 3139a riunione del Consiglio “Ambiente”
svoltasi a Bruxelles il 19 dicembre 2011. [24] Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 14 marzo 2007, che istituisce un’infrastruttura per
l’informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE). [25] Questo elenco delle iniziative nazionali non è esaustivo. [26] Libro verde “Verso la futura politica marittima
dell’Unione: oceani e mari nella visione europea”, 7.6.2006, COM(2006) 275. [27] Cfr. nota 24. [28] Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull’accesso del pubblico all’informazione
ambientale. [29] Direttiva 2003/98/CE del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 17 novembre 2003, relativa al riutilizzo dell’informazione
del settore pubblico. [30] Comunicazione relativa a un progetto di tabella di marcia
per la creazione di un sistema comune per la condivisione delle informazioni ai
fini della sorveglianza del settore marittimo dell’UE, 20.10.2010,
COM/2010/0584. [31] Cfr. nota 7. [32] Regolamento (UE) n. 1255/2011 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 30 novembre 2011, che istituisce un programma di sostegno per
l’ulteriore sviluppo di una politica marittima integrata. [33] Per esempio, un ottavo di minuto di longitudine e
latitudine per un modello di terreno digitale e 1:250 000 per i
sedimenti dei fondali marini. [34] Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca,
2.12.2011, COM(2011) 804 definitivo. [35] Cfr. nota 7. [36] Cfr. nota 6. [37] Comunicazione “Verso una strategia spaziale dell’Unione
europea al servizio dei cittadini”, 4.4.2011, COM(2011)
152. [38] Effettivamente l’equivalente oceanografico di una
previsione meteorologica. [39] Regolamento (CE) n. 1543/2000 del Consiglio, del 29 giugno
2000, che istituisce un quadro comunitario per la raccolta e la gestione dei
dati essenziali all’attuazione della politica comune della pesca. [40] Regolamento (CE) n. 199/2008 del Consiglio, del 25
febbraio 2008, che istituisce un quadro comunitario per la raccolta, la
gestione e l’uso di dati nel settore della pesca e un sostegno alla consulenza
scientifica relativa alla politica comune della pesca. [41] Proposta di regolamento relativo alla politica comune
della pesca [che abroga il regolamento (CE) n. 199/2008] COM(2011) 425. [42] Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca,
2.12.2011, COM(2011) 804 definitivo. [43] Su un totale di 5,4 miliardi di euro in media. [44] http://climate-adapt.eea.europa.eu. [45] http://ec.europa.eu/ourcoast/. [46] Cfr. nota 6. [47] Regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio del 20
dicembre 2002 relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle
risorse della pesca nell’ambito della politica comune della pesca. [48] Attraverso il progetto GISC del settimo programma quadro
(coordinamento in situ del GMES). [49] Cfr. nota 8. [50] Infrastruttura dei dati marini, relazione finale
presentata alla DG Affari marittimi e pesca, novembre 2009. [51] Anche note come onde mostruose, onde assassine o onde
estreme.