4.10.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 299/115


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito al «Libro bianco — Un'agenda dedicata a pensioni adeguate, sicure e sostenibili»

COM(2012) 55 final

2012/C 299/21

Relatore: DANDEA

Correlatore: PATER

La Commissione europea, in data 16 febbraio 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito al:

Libro bianco - Un'agenda dedicata a pensioni adeguate, sicure e sostenibili

COM(2012) 55 final.

La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 27 giugno 2012.

Alla sua 482a sessione plenaria, dei giorni 11 e 12 luglio 2012 (seduta del 12 luglio 2012), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 180 voti favorevoli, 27 voti contrari e 19 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni.

1.1   I regimi pensionistici pubblici sono una delle componenti più importanti della rete di protezione della sicurezza sociale in quasi tutti gli Stati membri e un aspetto fondamentale del modello sociale europeo, essendo le pensioni la principale fonte di reddito per i pensionati. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si rammarica che nel suo Libro bianco la Commissione si concentri maggiormente su altri aspetti dei sistemi pensionistici, senza cercare di trovare soluzioni per rafforzare i regimi pubblici.

1.2   I sistemi pensionistici non funzionano in modo isolato rispetto ai sistemi economici nazionali. Il CESE chiede, pertanto, agli Stati membri di garantire la stretta articolazione delle loro politiche pensionistiche con il loro mercato del lavoro, con il loro sistema di sicurezza sociale, e con le loro politiche di bilancio e macroeconomiche (dato che le pensioni sono finanziate con i prelievi sui salari durante la vita lavorativa o con i contributi versati in fondi pensione privati), assicurando il coinvolgimento attivo delle parti sociali e della società civile organizzata nel processo di definizione di tali politiche.

1.3   Non esiste un'unica soluzione valida alla sfida che l'invecchiamento della popolazione pone ai sistemi pensionistici. La maggior parte degli Stati membri che nell'ultimo decennio hanno riformato i loro sistemi pensionistici, ha seguito una politica di tagli delle spese, innalzando l'età legale del collocamento a riposo e spostandosi su un sistema d'indicizzazione delle pensioni basato sugli aumenti di prezzo. Il Comitato ha già segnalato che un innalzamento dell'età legale del collocamento a riposo costituisce una risposta insufficiente all'invecchiamento della società e sottolinea che, nel lungo periodo, questo approccio potrebbe dimostrarsi pericoloso sul piano sociale, poiché potrebbe esporre molti pensionati al rischio di povertà.

1.4   Il Comitato ritiene che gli Stati membri debbano ridistribuire la ricchezza, e quindi concentrare il loro impegno di riforma nei prossimi decenni sull'incremento delle entrate che finanziano i loro sistemi pensionistici, estendendoli a tutte le categorie socioprofessionali, aumentando le opportunità di occupazione, migliorando i meccanismi di prelievo dei contributi, e contrastando il lavoro nero e l'evasione fiscale. Il Comitato accoglie con favore il fatto che nel Libro bianco si insista con maggior fermezza, rispetto a precedenti documenti della Commissione, sull'importanza del mercato del lavoro e dell'aumento dell'occupazione per affrontare con successo la sfida dell'evoluzione demografica e conseguire quindi i principali obiettivi in materia di pensioni. È tuttavia da deplorare il fatto che il risalto dato al ruolo cruciale del mercato del lavoro non abbia alcuna incidenza significativa sulle principali raccomandazioni in materia di pensioni, per lo più riprese da precedenti documenti.

1.5   Il Comitato ritiene che nel processo di riforma dei loro sistemi pensionistici nazionali, gli Stati membri dovrebbero tenere conto del fatto che per milioni di futuri pensionati la pensione rappresenta l'unica forma di tutela contro il rischio di povertà nella vecchiaia. Pertanto, il Comitato raccomanda che le norme sulle pensioni minime o i meccanismi di tutela dei redditi da pensione siano inclusi nelle disposizioni legislative future, per assicurare che i redditi percepiti siano superiori alla soglia di povertà.

1.6   Per loro stessa natura, i sistemi pensionistici operano sul lungo periodo. Gli Stati membri dovrebbero pertanto prevedere un orizzonte temporale sufficientemente lungo per il loro processo di riforma pensionistica, adattandolo alla situazione economica e sociale interna e assicurandosi un ampio consenso pubblico. Il Comitato raccomanda questo approccio, tenendo presente che non è giusto imporre i costi delle riforme pensionistiche all'attuale generazione di giovani lavoratori o agli attuali pensionati. Il Comitato è a favore di un approccio che garantisca l'equità fra generazioni, in termini di sostenibilità del sistema e di un adeguato livello delle prestazioni, e che assicuri un tenore di vita accettabile.

1.7   Il Comitato esorta la Commissione e gli Stati membri a concentrarsi sulla promozione di misure attive volte a prolungare l'attività lavorativa. A tal fine è necessario avvicinare l'età pensionabile effettiva a quella attualmente stabilita per legge. È questo uno degli elementi chiave per garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici europei. Le misure più importanti da adottare subito devono concentrarsi sui negoziati tra le parti sociali in materia di condizioni di lavoro, ad es. l'organizzazione dei luoghi di lavoro, per adattarli alle competenze e allo stato di salute dei lavoratori anziani, tenendo conto della pesantezza di certi lavori, migliorando l'accesso a ulteriori percorsi formativi, rafforzando la prevenzione delle situazioni di invalidità, agevolando la conciliazione di vita professionale e vita familiare e rimuovendo le barriere di natura giuridica o altre barriere al proseguimento dell'attività professionale. Cambiare l'atteggiamento dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti anziani, e sviluppare tra questi un atteggiamento positivo, consentendo loro di poter scegliere di prolungare la loro attività lavorativa devono essere elementi del processo di riforma. Le riforme del mercato del lavoro, capaci di creare condizioni che consentono alle imprese di offrire posti di lavoro di qualità, sono necessarie per poter rendere il prolungamento della vita attiva una realtà concreta. Tutte queste politiche devono essere formulate e attuate in stretta cooperazione con le parti sociali. Secondo il Comitato, il regime di prepensionamento dovrebbe essere cionondimeno mantenuto per garantire che i lavoratori che hanno esercitato per lungo tempo lavori particolarmente pesanti o pericolosi, o che hanno iniziato la loro carriera molto presto (prima dei 18 anni di età) abbiano diritto ad andare in pensione presto.

1.8   Il Comitato rileva che gli Stati membri hanno già progredito nell'attuazione delle riforme del sistema pensionistico obbligatorio, tuttavia, allo stesso tempo è convinto che sarebbe opportuno migliorare il quadro giuridico per i regimi pensionistici complementari, dato che essi potranno svolgere un ruolo importante per la futura adeguatezza e sostenibilità dei sistemi pensionistici. Pertanto, il Comitato è seriamente preoccupato per alcune delle proposte avanzate per le pensioni professionali. Poiché i regimi pensionistici sono molto diversi dai servizi assicurativi vita, il Comitato non è favorevole all'obiettivo di revisione della direttiva EPAP per garantire una parità di trattamento in relazione alla direttiva Solvibilità II, raccomandando piuttosto l'introduzione di misure specificamente dirette a garantire gli attivi dei fondi pensione, previa consultazione delle parti sociali e degli altri soggetti interessati.

1.9   L'obiettivo delle pensioni è quello di garantire un reddito ai pensionati, un reddito che sia sostitutivo della retribuzione percepita durante la vita lavorativa e sia ad essa proporzionale. Il Comitato ritiene che in futuro sarà necessario ridurre il divario tra il reddito pensionistico dei lavoratori e quello delle lavoratrici, e garantire un'adeguata copertura dei rischi di vecchiaia tra i lavoratori che hanno svolto un lavoro o una carriera atipici. La differenza che ancora permane tra uomini e donne nel mercato del lavoro produce gravi ripercussioni sui diritti maturati e, pertanto, anche per le prospettive dei redditi di pensione per le donne. Il CESE invita gli Stati membri a studiare, in collaborazione con le parti sociali, soluzioni in grado di colmare il divario nei diritti pensionistici esistente tra uomini e donne, a causa delle norme e delle prassi del mercato del lavoro.

1.10   Il Comitato incoraggia la Commissione a realizzare la propria intenzione di utilizzare parte dell'FSE durante il periodo di programmazione 2014-2020 per sostenere progetti volti a impiegare i lavoratori più anziani o a promuovere una vita lavorativa più lunga. Meritano sostegno anche i progetti pedagogici volti a incrementare l'alfabetizzazione finanziaria, specie in materia di pianificazione del pensionamento. Il Comitato ritiene che le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile, insieme agli altri enti pubblici, possano svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo di questi progetti.

2.   Introduzione

2.1   Il 16 febbraio (in ritardo rispetto al programma), la Commissione europea ha pubblicato il Libro bianco - Un'agenda dedicata a pensioni adeguate, sicure e sostenibili, a seguito delle consultazioni lanciate tramite il Libro verde del luglio 2010. Nonostante vi abbia incluso una serie di raccomandazioni formulate dal Comitato economico e sociale europeo, in materia la Commissione non ha cambiato il proprio orientamento nei confronti delle soluzioni che gli Stati membri dovrebbero attuare per garantire sistemi pensionistici sostenibili e sicuri nel contesto dell'invecchiamento demografico, mettendo l'accento sulla necessità di ridurre la spesa pensionistica piuttosto che aumentare le entrate per finanziarla e raccomandando di collegare l'età pensionabile e l'aumento della speranza di vita, punti sui quali il CESE si è già pronunciato più volte in maniera critica.

2.2   Per sostenere il proprio punto di vista sulla necessità di una riforma pensionistica, la Commissione si avvale di statistiche che potrebbero fornire un'immagine fuorviante dei problemi posti dall'invecchiamento demografico. Ad esempio, il grafico rappresentato nella figura 1 del Libro bianco mette a confronto le evoluzioni previste del numero di persone di età superiore a 60 anni e il numero di persone di età compresa tra i 20 e i 59 anni, e mostra che il numero di persone nel primo gruppo di età dovrebbe aumentare di circa due milioni l'anno nei prossimi vent'anni, mentre il numero di persone del secondo gruppo di età dovrebbe diminuire in media di un milione l'anno. Entro il 2020 l'età legale di pensionamento nella gran parte degli Stati membri sarà di 65 anni o superiore, il che significa che il gruppo di popolazione di età superiore a 60 anni includerà sia i lavoratori sia i pensionati. In linea con le sue precedenti raccomandazioni (1), il Comitato ritiene che, nel valutare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione sul finanziamento dei sistemi di sicurezza sociale, si dovrebbe impiegare l'indice di dipendenza economica, dato che esso fornisce un'immagine accurata dei bisogni reali di finanziamento, come riconosce anche la Commissione nel Libro bianco. In questo contesto il Comitato accoglie con favore il fatto che nel Libro bianco si insista con maggior fermezza, rispetto a precedenti documenti della Commissione, sull'importanza del mercato del lavoro e dell'aumento dell'occupazione per affrontare con successo la sfida dell'evoluzione demografica e quindi conseguire i principali obiettivi in materia di pensioni. È tuttavia da deplorare il fatto che il risalto dato al ruolo cruciale del mercato del lavoro non abbia alcuna incidenza significativa sulle principali raccomandazioni in materia di pensioni, per lo più riprese da precedenti documenti.

2.3   La Commissione ritiene che il successo delle riforme pensionistiche negli Stati membri sia un fattore determinante per il buon funzionamento dell'Unione economica e monetaria e misurerà la capacità dell'UE di conseguire almeno 2 degli obiettivi della strategia Europa 2020: di portare cioè il tasso di occupazione al 75 % e di ridurre di almeno 20 milioni il numero delle persone a rischio povertà. Tuttavia, il Comitato ha rilevato il fatto (2) che molte delle misure di austerità attuate dagli Stati membri per affrontare gli effetti delle crisi finanziarie del debito sovrano potrebbero ripercuotersi negativamente sulla realizzazione di questi obiettivi. Tutte le misure di stabilità di bilancio devono sempre essere accompagnate da investimenti ad alta intensità di manodopera e da misure che favoriscano la crescita.

2.4   La Commissione intende suggerire indirizzi di massima e iniziative che gli Stati membri dovrebbero adottare per affrontare le esigenze di riforma individuate, tra l'altro, nelle raccomandazioni per paese del 2011, nell'ambito del semestre europeo. Il Comitato si rammarica del fatto che tali raccomandazioni si riferiscano in particolare all'innalzamento dell'età legale del collocamento a riposo e alla rettifica dei sistemi d'indicizzazione delle pensioni. Per taluni Stati membri, che hanno concluso accordi per ricevere assistenza con l'FMI, la Banca mondiale e la Commissione europea, le raccomandazioni includevano soluzioni quali il blocco temporaneo o perfino la riduzione del valore della pensione.

3.   Osservazioni di carattere generale

3.1   Le sfide attuali rappresentate dalle pensioni

3.1.1   Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che la sostenibilità e l'adeguatezza dei regimi pensionistici dipendono dalla misura in cui esse si basano su contributi, imposte e risparmio. Tuttavia, questi non provengono unicamente dalle persone occupate, ma anche dai pensionati stessi. In altre parole, qualsiasi proiezione di lungo termine riguardo all'equilibrio tra contribuenti attivi e pensionati beneficiari deve tener conto di ciò.

3.1.2   I regimi pensionistici pubblici sono la principale fonte di reddito per i pensionati in quasi tutti gli Stati membri. Pertanto, è assolutamente necessario impegnarsi al massimo per garantire che continuino a essere sostenibili e abbordabili. Il Comitato reputa che il finanziamento dei regimi pubblici possa essere garantito al meglio da un tasso di occupazione elevato e da misure di finanziamento aggiuntive, come quelle adottate in alcuni Stati membri (ad esempio: finanziamenti di bilancio, entrate aggiuntive, fondi di riserva e di stabilità). Questi sistemi pensionistici si fondano sul principio di solidarietà e creano solidarietà tra generazioni e all'interno di esse, producendo vantaggi per la coesione sociale. Consentono inoltre, in alcuni Stati membri, la costituzione di una pensione nei periodi di disoccupazione e d'interruzione della carriera per motivi di salute o familiari. Questi sistemi hanno svolto il ruolo di stabilizzatori finanziari durante la crisi finanziaria del 2008, anche se in alcuni Stati membri le pensioni dei singoli hanno subito ripercussioni negative. Viceversa, alcuni fondi pensionistici privati che avevano investito una parte del loro portafoglio di attività in alcuni prodotti finanziari estremamente rischiosi, hanno subito forti perdite che hanno provocato una netta riduzione delle pensioni per molti pensionati. I responsabili delle decisioni politiche devono tenere conto dell'impatto dei tagli sulla domanda globale alla luce del fatto che le prestazioni sociali non sono semplicemente "spese", in quanto forniscono i mezzi per agire e consumare a un terzo della popolazione europea.

3.2   Garantire la sostenibilità finanziaria dei regimi pensionistici

3.2.1   La Commissione dichiara che, entro il 2060, le pensioni potrebbero aumentare nella media UE di 2,5 punti percentuali di PIL. Il CESE, come anticipato nei suoi precedenti pareri, raccomanda agli Stati membri di mostrare cautela nell'utilizzo di questi dati per promuovere le riforme pensionistiche, poiché molti di essi si basano su scenari a lungo termine che spesso non sono confermati dalla realtà. Tuttavia, attualmente c'è una differenza di 9 punti percentuali di PIL nella spesa pensionistica degli Stati membri (si passa dal 6 % dell'Irlanda al 15 % dell'Italia). Questi dati mostrano che potrebbe esservi una certa flessibilità nella composizione della spesa pubblica senza effetti rilevanti sulla competitività degli Stati membri che, da un punto di vista ciclico, potrebbero registrare un esborso maggiore per i sistemi di sicurezza sociale.

3.2.2   La riforma del sistema pensionistico avviata dagli Stati membri nell'ultimo decennio si è incentrata soprattutto sul taglio alla spesa, innalzando l'età legale del collocamento a riposo e cambiando i sistemi d'indicizzazione delle pensioni, adottando un indice dei prezzi dominante o unico. Il Comitato ritiene che quest'ultimo cambiamento potrebbe produrre ripercussioni negative nel lungo periodo, e una drastica erosione delle pensioni. Secondo uno studio dell'OIL (3), una differenza di un solo punto percentuale, tra gli aumenti salariali e gli aumenti delle pensioni in un periodo di tempo di 25 anni, potrebbe tradursi in una riduzione delle pensioni del 22 %.

3.2.3   I sistemi pensionistici nazionali non funzionano in modo isolato rispetto alle economie nazionali. Si tratta in realtà di sottosistemi che interagiscono con altri a livello nazionale e globale. Il Comitato ritiene pertanto che, per garantire la sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici, nei prossimi decenni gli Stati membri debbano concentrare il loro impegno di riforma sull'incremento delle entrate. Questo incremento non può essere ottenuto unicamente aumentando il numero dei dipendenti che versano contributi e prolungando il periodo di vita lavorativa, ma richiede anche una migliore gestione della finanza pubblica, e sforzi adeguati per affrontare il problema dell'evasione fiscale e del lavoro nero. Una crescita sostenibile e un alto livello di occupazione possono creare un contesto favorevole per i sistemi pensionistici. Le riforme del mercato del lavoro che, creando condizioni favorevoli alle imprese, consentono di offrire impieghi di qualità, sono necessarie per consentire che il prolungamento della vita attiva diventi una realtà. Inoltre, condizioni di vita dignitose, che aiutino a conciliare le responsabilità del lavoro e della famiglia, possono contribuire a innalzare i tassi di fecondità e alleggerire parte della pressione che l'invecchiamento della popolazione esercita sui sistemi pensionistici. Allo stesso tempo, occorre definire misure per far aumentare la disponibilità degli individui a lavorare più a lungo, il che comporta anche la disponibilità all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e alla prevenzione sanitaria.

3.2.4   In linea con il suo precedente parere, il CESE sottolinea che le riforme pensionistiche (compreso il passaggio dai sistemi pensionistici interamente a ripartizione a quelli a capitalizzazione parziale mista, ovvero sistemi pensionistici a ripartizione obbligatori e regimi a costituzione di riserve) volte a introdurre modifiche nelle modalità di finanziamento dei regimi pensionistici che aumentano le passività esplicite del settore pubblico e riducono quelle implicite, non dovrebbero essere penalizzate nel breve periodo per effetto di un debito pubblico esplicito più elevato (4). Si dovrebbe pertanto pensare a una revisione delle regole del Patto di stabilità e di crescita.

3.3   Mantenere l'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche

3.3.1   La Commissione riconosce che nella gran parte degli Stati membri le riforme pensionistiche realizzate provocheranno una diminuzione dei tassi di sostituzione dei sistemi pensionistici. Poiché le pensioni sono la principale fonte di reddito degli anziani in Europa, il Comitato ritiene che mantenere l'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche, per permettere un tenore di vita dignitoso, dovrebbe essere una priorità per gli Stati membri.

3.3.2   I governi hanno la responsabilità di garantire che ogni anziano in Europa goda di una pensione adeguata. Il Comitato ritiene pertanto che sarebbe opportuno che gli Stati membri stabilissero una definizione omnicomprensiva di pensione adeguata in collaborazione con le parti sociali.

3.3.3   Per le future generazioni di pensionati, l'adeguatezza dei loro redditi dipenderà in misura crescente dai futuri pilastri pensionistici a capitalizzazione complementari. Il Comitato rileva, tuttavia, che alcuni Stati membri che hanno promosso i regimi pensionistici a capitalizzazione obbligatoria finanziati tramite lo spostamento di una parte di contributi dai regimi pubblici, hanno scelto di interrompere questi regimi, soprattutto a causa del disavanzo che hanno creato nel bilancio pubblico. Il Comitato è a favore dei regimi pensionistici professionali, istituiti e amministrati dai dipendenti e dai loro rappresentati, e chiede alla Commissione di sostenere le parti sociali per rafforzare la fiducia nelle loro capacità amministrative in questo settore.

3.3.4   Alla luce del graduale passaggio a regimi pensionistici a capitalizzazione complementari, in particolare regimi collegati alla partecipazione al mercato del lavoro, è molto importante che gli Stati membri assicurino pensioni adeguate alle persone che rimangono al di fuori del mercato del lavoro nel corso di tutta la vita adulta. A quanti sono esclusi dal normale mercato del lavoro, ad esempio perché affetti da gravi disabilità oppure vittime di gravi e complessi problemi sociali, bisogna quindi garantire pensioni sufficienti per evitare che con l'età le disparità sociali si accentuino ancor più.

3.4   Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei lavoratori più anziani

3.4.1   La Commissione sottolinea che, se l'Europa realizza l'obiettivo della strategia Europa 2020 di un tasso di occupazione del 75 % nella popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni, e fa ulteriori passi avanti nei decenni successivi, l'indice di dipendenza economica potrebbe rimanere al disotto dell'80 %. Ciò significa che la pressione esercitata sui regimi pensionistici dall'invecchiamento della popolazione potrebbe rimanere su livelli accettabili.

3.4.2   Il Comitato non concorda con la Commissione sul fatto che un'età pensionabile fissa aumenterà lo squilibrio tra gli anni di attività e quelli di pensione. Nonostante le riforme pensionistiche introdotte dalla gran parte degli Stati membri negli ultimi anni, molti di questi hanno legato il diritto al prepensionamento al numero di anni di attività lavorativa, riducendo sensibilmente il numero dei lavoratori privilegiati. Secondo il Comitato, il regime di prepensionamento dovrebbe essere mantenuto per garantire che i lavoratori che hanno esercitato per lungo tempo lavori particolarmente pesanti o pericolosi, o che hanno iniziato la loro carriera molto presto (prima dei 18 anni di età) abbiano diritto ad andare in pensione presto.

3.4.3   Il Comitato si è già pronunciato in numerosi pareri (5) sugli elementi chiave che gli Stati membri devono considerare per attuare le riforme tese a prolungare la vita lavorativa, ed elogia l'iniziativa della Commissione perché ne ha presi in considerazione alcuni nel Libro bianco. Tuttavia, il Comitato ritiene che, a livello di Stati membri, resti molto da fare per garantire che i luoghi di lavoro siano adeguati alle competenze e allo stato di salute dei lavoratori anziani.

3.5   Il ruolo degli Stati membri e dell'UE nelle pensioni

3.5.1   Il Comitato accoglie favorevolmente la decisione della Commissione di avvalersi di un approccio globale per affrontare la riforma delle pensioni, data la presenza di reciproche interconnessioni tra le problematiche macroeconomiche, sociali e occupazionali nel campo delle pensioni. Nonostante gli Stati membri siano i primi responsabili della struttura dei loro regimi pensionistici, la Commissione dovrebbe impiegare in modo creativo gli strumenti che ha a disposizione per sostenere fermamente gli Stati membri nel processo di riforma delle pensioni. Dato che, in generale, si cerca di evitare i passi indietro, sarebbe opportuno che ciò avvenisse senza incidere sui diritti acquisiti o creare nuove regole dettate dall'attuale recessione, che rischierebbero di danneggiare gli interessi dei cittadini una volta che l'economia si sarà ripresa. Nell'ambito della strategia Europa 2020 e del nuovo quadro di governance europeo, la Commissione ha una visione sufficientemente ampia per promuovere soluzioni per la riforma pensionistica, tenendo conto del fatto che le pensioni non sono risparmi. Il Comitato incoraggia altresì la Commissione a proseguire nella sua intenzione di utilizzare una parte dell'FSE durante il periodo di programmazione 2014-2020 per sostenere progetti volti a impiegare i lavoratori più anziani o a promuovere una vita lavorativa più lunga. Il coinvolgimento delle parti sociali e della società civile organizzata nell'attuazione di questi progetti dev'essere considerato un requisito indispensabile.

3.5.2   Poiché la crescita dell'occupazione e della produttività del lavoro dovrebbero essere i temi che suscitano maggiori preoccupazioni negli Stati membri, che affrontano le conseguenze negative dell'invecchiamento della popolazione sui loro sistemi pensionistici, il Comitato raccomanda che tutte le politiche che i governi intendono attuare siano sostenute dal consenso delle parti sociali.

3.6   La necessità di riformare le pensioni

3.6.1   Riguardo alle raccomandazioni sulla riforma delle pensioni che la Commissione ha fatto agli Stati membri sulla base delle analisi annuali della crescita 2011 e 2012 (Annual Growth Surveys - AGS), il Comitato ritiene che:

a.

sul tema dell'innalzamento dell'età pensionabile effettiva, come raccomanda la Commissione, è necessario intervenire adottando politiche, negoziate con le parti sociali, che incoraggino il prolungamento dell'attività lavorativa, e non i meccanismi automatici che innalzano l'età legale del collocamento a riposo;

b.

nelle politiche volte a limitare l'accesso al pensionamento anticipato si dovrebbe tenere conto della situazione specifica di alcune categorie di lavoratori, specialmente di quelli che hanno svolto lavori particolarmente pesanti o pericolosi e di quelli che hanno iniziato molto presto l'attività (prima dei 18 anni);

c.

il prolungamento della vita lavorativa con misure quali il miglioramento dell'accesso alla formazione permanente, l'adattamento dei posti di lavoro in funzione della maggiore eterogeneità dei lavoratori, lo sviluppo di opportunità occupazionali per i lavoratori più anziani, la promozione di un invecchiamento attivo e in buona salute, la rimozione delle barriere di natura giuridica e di altri ostacoli al proseguimento dell'attività professionale dei lavoratori anziani costituisce il miglior approccio all'innalzamento dell'età del pensionamento;

d.

l'equiparazione dell'età legale del collocamento a riposo delle donne e degli uomini è un'operazione che richiede un lasso di tempo che tenga conto della specifica situazione del mercato del lavoro di ciascuno Stato membro; particolare attenzione dovrebbe essere rivolta a colmare il divario esistente tra i diritti pensionistici degli uomini e quelli delle donne;

e.

per incoraggiare il risparmio a fini pensionistici complementari sarebbe necessario il coinvolgimento delle parti sociali, in particolare sotto forma di regimi pensionistici professionali (visto che durante la crisi finanziaria si sono rivelati più sicuri di altri tipi di regimi a capitalizzazione) e di risparmio privato con incentivi fiscali mirati, specialmente per coloro che non possono permettersi tali servizi.

3.7   Equilibrio tra periodi di attività professionale e di pensionamento

3.7.1   Il Comitato ritiene che gli Stati membri possano sostenere un innalzamento dell'età effettiva del pensionamento, che significa un allungamento della vita lavorativa, adottando misure attive volte a incoraggiarne un prolungamento su base volontaria. Un aumento automatico dell'età legale del collocamento a riposo, sulla base del previsto aumento della speranza di vita, potrebbe rivelarsi controproducente, infatti, molti lavoratori anziani, specialmente quelli con problemi di salute, si rivolgerebbero ad altri pilastri della sicurezza sociale (6).

3.7.2   Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che i costi della riforma delle pensioni non debbano essere sopportati dalle generazioni di giovani lavoratori o esclusivamente dagli attuali pensionati. Gli Stati membri possono applicare misure di riforma tali da non pregiudicare gli interessi dei lavoratori o dei pensionati.

3.7.3   Il Comitato raccomanda agli Stati membri che le misure atte a limitare l'accesso ai regimi di prepensionamento siano attuate nel rispetto degli interessi dei lavoratori che hanno svolto lavori particolarmente pesanti o pericolosi, o che hanno iniziato molto presto l'attività lavorativa (prima dei 18 anni di età). Per molti lavoratori di queste categorie, limitare l'accesso ai regimi di prepensionamento potrebbe davvero comportare l'annullamento del loro diritto alla pensione. La Commissione riconosce che la speranza di vita per queste categorie di lavoratori è più bassa, e lo stato di salute meno buono rispetto a quello degli altri lavoratori. Rimane responsabilità degli Stati membri adottare tali disposizioni sulla base delle loro prassi e condizioni nazionali, nonché degli accordi con le parti sociali.

3.7.4   Il Comitato prende atto della posizione della Commissione sulla necessità che i processi di riforma avviati dagli Stati membri si concentrino sulla promozione di un prolungamento dell'attività lavorativa. Il semplice innalzamento dell'età legale del collocamento a riposo, o il taglio delle pensioni tramite la rettifica dei sistemi di indicizzazione, relegherebbero milioni di pensionati al di sotto della fascia di povertà.

3.7.5   Secondo una relazione Eurostat (7), più del 35 % dei lavoratori di età compresa tra i 50 e i 69 anni sarebbe pronto a lavorare oltre i 65 anni. Il Comitato prende atto dell'opinione della Commissione secondo cui dovrebbe essere una priorità degli Stati membri rimuovere gli ostacoli che si frappongono al prolungamento dell'attività lavorativa è una delle soluzioni a disposizione degli Stati membri.

3.7.6   La Commissione riconosce che l'eliminazione del divario esistente tra le pensioni delle donne e quelle degli uomini non si può realizzare con la semplice equiparazione dell'età pensionabile, e raccomanda che gli Stati membri presentino una combinazione di strategie pensionistiche e occupazionali che consentano di eliminare le disparità. Nell'ambito della revisione della normativa pensionistica dell'UE, il Comitato chiede alla Commissione di introdurre disposizioni volte all'eliminazione di tale divario.

3.8   Sviluppare il risparmio destinato alle pensioni complementari private

3.8.1   Il CESE accoglie favorevolmente la decisione della Commissione di migliorare la normativa pensionistica dell'UE. Il Comitato ritiene, tuttavia, che sia giunto il momento di prendere in considerazione non soltanto gli aspetti che riguardano le attività transfrontaliere dei fondi pensionistici e la mobilità dei lavoratori, ma anche le questioni di vigilanza e supervisione dell'ente previdenziale, dei costi amministrativi e dell'informazione e tutela del consumatore.

3.8.2   Il Comitato fa propria l'opinione della Commissione secondo cui sarebbe opportuno istituire nell'UE servizi di ricostruzione delle pensioni, stabilendo servizi di interconnessione a livello nazionale. Questa misura offrirebbe un reale vantaggio alle persone che hanno lavorato in vari Stati membri.

3.8.3   Il Libro bianco non propone una corretta impostazione del sostegno da offrire ai regimi pensionistici aziendali e professionali economici e, pertanto, al loro futuro sviluppo. In particolare, il Comitato non appoggia l'obiettivo dichiarato della revisione della direttiva EPAP per garantire una parità di trattamento in relazione alla direttiva Solvibilità II. Tali misure non sono giustificate dalla necessità di creare condizioni di parità con i fondi pensione delle assicurazioni, poiché essi operano in maniera diversa. Nella maggior parte dei casi, i fondi pensione non operano sui mercati del commercio e della distribuzione e/o sono organizzazioni senza scopo di lucro. Sono generalmente offerti tramite un datore di lavoro o un gruppo di datori di lavoro di un determinato settore, mentre i prodotti pensionistici/assicurativi possono essere offerti anche ai singoli. I fondi pensione sono a carattere collettivo (vincolati a un contratto collettivo). Tuttavia, il Comitato sostiene l'impegno della Commissione a introdurre misure specificamente ideate per assicurare gli attivi dei fondi pensione.

3.8.4   A fianco dei sistemi pensionistici pubblici, sono stati sviluppati altri sistemi complementari a carattere collettivo. Poiché questi ultimi forniscono un reddito aggiuntivo ai pensionati, dovrebbero essere estesi a tutti i lavoratori. Non dovrebbero, tuttavia, essere un'alternativa all'erogazione delle pensioni pubbliche, e, poiché si basano su accordi collettivi, non dovrebbero certamente comprometterli. Tutti i dipendenti di un certo settore o di una certa società dovrebbero avere accesso a questi sistemi complementari, i quali, inoltre, rispettano la parità di trattamento tra uomini e donne. Inoltre, è importante che le parti sociali siano coinvolte nell'attuazione e nel monitoraggio della gestione di questi sistemi. Oltre ai sistemi pensionistici complementari, che operano generalmente come fondi d'investimento, le parti sociali dovrebbero altresì adoperarsi per trovare soluzioni in grado di coprire altri rischi, che riducono spesso i futuri redditi pensionistici (come i rischi in cui si può incorrere nell'arco della vita, durante i periodi di malattia o anche di disoccupazione o assenza dal lavoro per ragioni familiari), allo scopo di garantire un livello accettabile delle future pensioni.

3.9   Diffusione degli strumenti UE

3.9.1   Il Comitato esorta la Commissione a utilizzare tutti gli strumenti giuridici, finanziari e di coordinamento per sostenere gli sforzi che gli Stati membri compiono per garantire sistemi pensionistici adeguati e sicuri. Inoltre, per essere certi che gli obiettivi descritti siano realizzati, è essenziale il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile e delle parti sociali in tutte le fasi della procedura di consultazione, formulazione e attuazione delle strategie di riforma delle pensioni. Allo stesso tempo, quando si propone una regolamentazione dell'UE non direttamente connessa ai sistemi pensionistici, è importante includere una valutazione dell'impatto che avrebbe sui sistemi pensionistici (specialmente sulla loro stabilità e sui livelli delle future pensioni).

Bruxelles, 12 luglio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Cfr. GU C 318 del 29.10.2011, pagg. 1–8.

(2)  Cfr. GU C 143 del 22.5.2012, pagg 23-28.

(3)  ILO: Pension Reform in Central and Eastern Europe, 2011, pag. 16, ISBN 978-92-125640-3 (web pdf).

(4)  Questa situazione prevale in alcuni Stati membri che hanno sviluppato regimi pensionistici supplementari, finanziandoli con una parte dei fondi pensione pubblici.

(5)  Cfr. GU C 318 del 29.10.2011, pagg. 1–8, GU C 161 del 13.7.2007, pagg. 1–8 e GU C 44 dell’11.2.2011, pagg. 10–16.

(6)  GU C 84 del 17.3.2011, pagg. 38–44.

(7)  Invecchiamento attivo e solidarietà tra generazioni – un ritratto statistico dell’Unione europea 2012, pag. 57.


ALLEGATO

al Parere del Comitato economico e sociale europeo

I seguenti emendamenti, che hanno ricevuto un numero di voti pari ad almeno un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso dei dibattiti (articolo 54, paragrafo 3 del Regolamento interno)

Punto 3.6.1, lettera b)

Modificare come segue:

b.

nelle politiche volte a limitare l'accesso al pensionamento anticipato si dovrebbe tenere conto della situazione specifica di alcune categorie di lavoratori, specialmente di quelli che hanno svolto lavori particolarmente pesanti o pericolosi;

Esito della votazione

Voti contrari

:

124

Voti favorevoli

:

88

Astensioni

:

14

Punto 3.7.1

Modificare come segue:

Il Comitato ritiene che gli Stati membri possano vita lavorativa . Un aumento automatico dell'età legale del collocamento a riposo, sulla base del previsto aumento della speranza di vita, potrebbe rivelarsi controproducente, infatti, molti lavoratori anziani, specialmente quelli con problemi di salute, si rivolgerebbero ad altri pilastri della sicurezza sociale.

Esito della votazione

Voti contrari

:

135

Voti favorevoli

:

80

Astensioni

:

10

Punto 3.7.3

Modificare come segue:

Il Comitato raccomanda agli Stati membri che le misure atte a limitare l'accesso ai regimi di prepensionamento siano attuate nel rispetto degli interessi dei lavoratori che hanno svolto lavori particolarmente pesanti o pericolosi. Per molti lavoratori di queste categorie, limitare l'accesso ai regimi di prepensionamento potrebbe davvero comportare l'annullamento del loro diritto alla pensione. La Commissione riconosce che la speranza di vita per queste categorie di lavoratori è più bassa, e lo stato di salute meno buono rispetto a quello degli altri lavoratori. Rimane responsabilità degli Stati membri adottare tali disposizioni sulla base delle loro prassi e condizioni nazionali, nonché degli accordi con le parti sociali.

Esito della votazione

Voti contrari

:

124

Voti favorevoli

:

88

Astensioni

:

14