28.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 24/40


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il cloud computing in Europa» (parere di iniziativa)

2012/C 24/08

Relatore: PIGAL

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 20 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

Il cloud computing in Europa.

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 7 ottobre 2011.

Alla sua 475a sessione plenaria, dei giorni 26 e 27 ottobre 2011 (seduta del 26 ottobre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 143 voti favorevoli, 1 voto contrario e 7 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1   Basandosi sulla strategia Europa 2020 e in particolare sull'agenda digitale, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di esaminare una soluzione informatica ancora in via di sviluppo ma che si annuncia promettente: il cloud computing (risorse informatiche distribuite in remoto). Il presente parere di iniziativa mira in primo luogo a raccogliere e condividere le esperienze maturate sul campo dai soggetti interessati e dal mercato del cloud computing. In secondo luogo, il parere ha l'obiettivo di formulare una serie di raccomandazioni per incoraggiare l'Europa (1) a posizionarsi alla testa di questo promettente settore, con l'aiuto delle imprese leader.

1.2   Il cloud computing si basa su un'architettura digitale i cui vantaggi sono la rapidità di distribuzione, la facilità di espansione e il pagamento in base all'utilizzo.

1.3   Il cloud computing si fonda in concreto su un modello economico che si prospetta interessante:

un elevato numero di utenti potenziali: privati, imprese, servizi pubblici ecc.,

la condivisione delle risorse e degli strumenti informatici che consente di ottimizzare il loro impiego,

la mobilità resa possibile dal cloud computing, in particolare per gli utenti mobili che possono così accedere costantemente ai loro dati,

l'integrazione facile, flessibile e trasparente delle sue diverse componenti tecniche: Internet, gestione esternalizzata delle risorse informatiche, applicazioni mobili ecc.,

la spalmatura dei costi lungo l'intero ciclo di vita dei sistemi informatici, senza investimenti iniziali elevati,

la rifocalizzazione delle imprese sulla loro attività principale senza doversi preoccupare della complessità dei sistemi informatici,

l'opportunità di crescita offerta dalla creazione di nuovi campi di attività per soggetti importanti del settore, gli integratori di sistemi e i produttori di software.

1.4   Per il momento il cloud computing rivela anche una mancanza di maturità e addirittura presenta alcuni punti deboli:

la molteplicità di norme che cercano di inquadrare e controllare l'utilizzo del cloud computing,

l'assenza di una struttura di governance europea e identificabile atta a farle rispettare,

la mancanza di punti di riferimento per gli utenti, primi fra tutti i privati, necessari a valutare i vantaggi pubblicizzati e soprattutto i rischi potenziali,

la fragilità intrinseca di Internet: interruzioni in caso di incidente, attacchi di criminali informatici ecc.,

la saturazione di Internet: stallo delle prestazioni, forte crescita dei volumi di scambio (audio, video, spam), limitazioni del sistema di indirizzamento (IP),

la saturazione dei server: la loro condivisione e il conseguente overbooking, che può provocare congestioni,

i rischi legati all'esternalizzazione dei dati e dei trattamenti presso terzi,

i rischi legati alla delocalizzazione dei dati e dei trattamenti in altri paesi, con un diverso ordinamento giuridico,

il rischio sociale indotto da una concentrazione delle attività di sviluppo, hosting ed esercizio,

i diritti e i doveri degli utenti e dei fornitori di servizi di cloud computing restano scarsamente definiti,

la distinzione tra responsabile del trattamento dei dati e addetto al trattamento dei dati personali non è del tutto chiara,

per chi non possiede conoscenze specialistiche, i contratti per la fornitura dei servizi di cloud computing sono complessi e spesso di difficile comprensione per quanto riguarda la raccolta, il trattamento e il trasferimento dei dati dei consumatori, nonché i diritti di questi ultimi di fronte alla legge.

1.5   Il cloud computing offre all'Europa l'opportunità di operare su un mercato promettente, importante e strategico. Per un buon esito, il Comitato raccomanda che la Commissione stessa, ad esempio, con il sostegno degli Stati membri o delle imprese europee del settore, realizzi le misure seguenti:

1.5.1   Competenze

avviare uno studio sull'evoluzione delle competenze informatiche necessarie a far fronte al mutamento delle esigenze e delle risorse umane prodotto dal cloud computing,

incoraggiare e/o coordinare la realizzazione di programmi di formazione,

convalidare una certificazione o dei diplomi specifici atti a riconoscere e attestare le competenze degli specialisti incaricati del cloud computing.

1.5.2   Ricerca e investimenti

incoraggiare i centri di ricerca europei a coordinarsi per mantenersi all'avanguardia in termini di conoscenze e competenze,

potenziare lo sviluppo della fibra ottica basandosi sugli operatori di telecomunicazioni europei (attraverso sovvenzioni o partenariati).

1.5.3   Partenariato

favorire la nascita di consorzi tra industrie europee per investire in progetti comuni di cloud computing, ad esempio nell'ambito del programma quadro di ricerca e sviluppo,

incoraggiare, o anche sovvenzionare, gli investimenti per la creazione di «megaparchi» di server sul territorio degli Stati membri, sull'esempio di quelli già esistenti in altre parti del mondo,

ricorrere agli appalti pubblici per stimolare i partenariati,

raggruppare i produttori di soluzioni di cloud computing e le imprese di telecomunicazioni, dato che queste ultime sono per loro natura in contatto diretto con gli utenti designati di tali soluzioni.

1.5.4   Norme e governance

incoraggiare i soggetti pubblici e privati a partecipare alla definizione di norme che disciplinino le relazioni tra i fornitori, da un lato, e le imprese o i cittadini europei, dall'altro,

imporre, anche nelle soluzioni di cloud computing, una rigorosa applicazione delle norme UE in materia di sicurezza dei dati, tutela della vita privata ecc. traendo vantaggio dalla posizione di preminenza assunta dall'UE in questo settore,

istituire un'agenzia europea appositamente incaricata di vigilare sul rispetto delle norme di cui sopra,

emanare leggi atte a limitare la delocalizzazione dei dati sensibili al di fuori dell'Europa,

tenere dovuto conto delle sfide poste dalle applicazioni del cloud computing nella prossima revisione della direttiva sulla tutela dei dati personali, anche se il CESE riconosce trattarsi di sfide di portata particolarmente vasta.

2.   Introduzione

2.1   Il cloud computing segue la linea di altre realizzazioni della stessa portata nel campo dell'informatica, quali il modello client/server o lo stesso Internet.

2.2   Questa architettura informatica consiste nel combinare e ottimizzare l'impiego di modelli e tecnologie esistenti quali Internet, i parchi di server in condivisione, la gestione esternalizzata delle risorse informatiche ecc.

Di conseguenza il cloud computing eredita inevitabilmente i punti di forza e i punti deboli delle sue componenti, ad esempio le prestazioni del traffico Internet, la protezione dei dati nella gestione esternalizzata delle risorse informatiche, l'overbooking dei computer in condivisione ecc.

2.3   Il Comitato ha già avuto occasione di esprimersi in merito a diversi aspetti che interessano direttamente anche il cloud computing, come ad esempio:

la protezione dei dati (2)

i sistemi di telecomunicazione (3),

le comunicazioni elettroniche (4),

Internet (5),

la tutela dei consumatori (6),

l'Internet degli oggetti - Un piano d'azione per l'Europa (7).

Per evitare ripetizioni o ridondanze, il presente parere si concentrerà sugli aspetti strettamente legati al cloud computing.

2.4   Il Comitato non è l'unico a interessarsi al cloud computing: di questo tema si occupano infatti anche altre istituzioni e altri organi europei.

2.5   Il 27 gennaio 2011, al Forum economico mondiale (World Economic Forum) di Davos, Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea, ha illustrato le sue idee in merito a questo fenomeno:

per quanto riguarda il cloud computing non possiamo permetterci di aspettare che si giunga a una definizione che raccolga il consenso di tutti. Dobbiamo agire (…). Come prevede l'agenda digitale europea, ho iniziato a lavorare su una strategia per il cloud computing estesa a tutta l'Europa, secondo un approccio che va al di là del quadro politico. Non mi accontenterò che l'Europa sia soltanto favorevole al cloud computing («cloud-friendly»), ma voglio che sia anche attiva in questo settore («cloud-active»).

2.6   Nel 2009 la Commissione europea ha avviato uno studio sul futuro del cloud computing  (8) avvalendosi di un gruppo di esperti del settore digitale e di ricercatori.

Ha altresì lanciato una consultazione pubblica  (9) i cui risultati contribuiranno ai lavori preparatori della strategia europea in materia di cloud computing che sarà presentata nel 2012.

Il cloud computing è un elemento importante per l'attuazione della strategia Europa 2020, in particolare per quanto riguarda le sue iniziative faro «agenda digitale» e «innovazione».

Il Settimo programma quadro di ricerca (10) finanzia già delle azioni relative al cloud computing.

2.7   Inoltre, nel novembre 2009 l'ENISA  (11) ha pubblicato una relazione intitolata Cloud Computing: Benefits, Risks and Recommendations for Information Security (Cloud computing: vantaggi, rischi e raccomandazioni per la sicurezza dell'informazione).

2.8   Il NIST (12) ha pubblicato di recente la «Tabella di marcia per le norme in materia di cloud computing» (Cloud computing Standards Roadmap: NIST CCSRWG – 092 – 5 luglio 2011).

3.   Introduzione tecnica al cloud computing

3.1   I tentativi di arrivare a una definizione unica sono stati in gran parte vanificati dagli sforzi dei produttori di commercializzare i propri software già esistenti come soluzioni di cloud computing o «pronte per la nuvola» (cloud ready).

Vi è però largo consenso sul fatto che il cloud computing è rapido da distribuire, facile da espandere e può essere pagato in base all'utilizzo.

3.2   Quali sono le caratteristiche del cloud computing?

—   Dematerializzazione: consiste nel rendere la configurazione, la localizzazione e la manutenzione delle risorse informatiche il meno visibili possibile agli utenti, siano essi privati o imprese.

—   Facilità di accesso: disponendo di un accesso Internet, gli utenti possono accedere ai loro dati e alle loro applicazioni da qualsiasi luogo e con qualsiasi dispositivo (PC, tablet PC o smartphone).

—   Allocazione dinamica: il provider adegua, in tempo reale, la capacità informatica fornita in funzione delle esigenze dell'utente. Quest'ultimo può così far fronte ai suoi picchi di carico senza dover investire in risorse informatiche sottoutilizzate tra un picco e l'altro.

—   Condivisione: il provider può fornire l'allocazione dinamica grazie alla condivisione delle risorse informatiche tra più utenti. In questo modo può raggiungere una maggiore e migliore condivisione dei megaparchi formati da diverse migliaia di server.

—   Pagamento in base all'utilizzo: l'utente paga soltanto l'utilizzo reale delle risorse informatiche, in base all'evoluzione delle sue esigenze in termini di capacità informatica. Spesso le modalità contrattuali sono ancora ad hoc, ma tendono ormai a standardizzarsi.

3.3   Nelle imprese le prime applicazioni per le quali è stato adottato l'approccio del cloud computing sono: la posta elettronica, gli strumenti di collaborazione e di conferenza via web, gli ambienti di sviluppo e di test, le applicazioni di gestione delle relazioni con i clienti (customer relationship management - CRM) e di intelligenza aziendale (business intelligence).

In futuro, la maggior parte delle applicazioni informatiche dovrebbe, in linea di principio, essere compatibile con il cloud computing.

3.4   Il sistema di cloud computing viene applicato in genere secondo uno dei tre livelli seguenti (o una combinazione di questi), dal più parziale al più completo, rivolti a clientele differenti:

—   IaaS (Infrastructure as a Service),– nel quale il cloud computing è limitato all'infrastruttura; si rivolge in via prioritaria ai servizi informatici delle grandi imprese,

—   PaaS (Platform as a Service),– nel quale il cloud computing comprende l'infrastruttura e il software di base; si rivolge agli informatici che sviluppano software,

—   SaaS (Software as a Service)– nel quale il cloud computing offre una soluzione completa che include anche il software applicativo; si rivolge anzitutto agli utenti finali, non necessariamente agli informatici, ad esempio per l'utilizzo personale della posta elettronica.

3.5   Una piattaforma che sta conoscendo un'ampia diffusione è il private cloud computing : viene utilizzato all'interno dell'impresa la quale può così trarre vantaggio dalla flessibilità e dalla produttività offerte dal cloud computing, senza doversi preoccupare delle difficoltà associate all'esternalizzazione a un provider di cloud computing.

Questa soluzione sembra rispondere a diverse esigenze:

preparare, con prudenza e all'interno dell'impresa, la transizione dei sistemi informatici verso una piattaforma di cloud computing,

fare sì che, nei confronti degli altri settori di un'impresa, il reparto IT funzioni in modo più orientato ai servizi e più trasparente, grazie alla fatturazione basata sull'utilizzo effettivo.

4.   L'impatto del cloud computing

4.1   Che cosa offre il cloud computing all'impresa?

4.1.1   Come si è detto sopra, il cloud computing ha ereditato i punti di forza e i punti deboli di alcune delle sue componenti.

4.1.2   Per cominciare, ricordiamo alcuni vantaggi, per le imprese, che non sono specifici del cloud computing ma sono piuttosto legati alla gestione esternalizzata delle risorse informatiche, diffusasi prima della nascita di tale architettura:

concentrazione sull'attività principale dell'impresa,

economie di scala offerte dall'industrializzazione e dalla condivisione del servizio fornito dal provider,

accesso alla competenza e alla qualità del servizio di specialisti.

4.1.3   Secondo un recente studio, il 70 % dei costi del reparto IT di un'impresa è prodotto dalla gestione delle attrezzature esistenti. Se una parte di queste contingenze viene esternalizzata, le capacità così liberate potranno essere indirizzate verso l'innovazione e lo sviluppo di servizi innovativi.

4.1.4   Di seguito si elencano alcuni dei vantaggi che sono più spesso messi in evidenza per le imprese:

—   investimento iniziale ridotto: per le nuove soluzioni digitali, l'installazione o l'ampliamento di un sistema informatico non richiedono più investimenti ingenti in sale computer, server, software, formazioni su applicazioni specifiche ecc.

Va peraltro osservato che, per adattare le soluzioni esistenti delle imprese e dei produttori di software, occorreranno cospicui investimenti che le rendano applicabili a una piattaforma di cloud computing,

—   riduzione dei tempi di installazione: le équipe di sviluppo possono concentrarsi sui problemi riguardanti l'attività principale senza doversi preoccupare dell'infrastruttura tecnica, la quale è a carico del provider di cloud computing; le risorse materiali e umane possono essere rese disponibili in maniera progressiva e in funzione delle esigenze,

—   contabilizzazione e contenimento dei costi: con il cloud computing il sistema informatico diventa un costo di esercizio e non più un costo di investimento. La manutenzione si basa sul modello locativo, che comprende l'aggiornamento trasparente del software e dell'hardware, l'assistenza tecnica in caso di guasti a livello di software fornita direttamente on line dal produttore del software o dal costruttore del server,

—   rafforzamento del modello di servizio: potendo fare affidamento sull'impegno del fornitore di cloud computing in termini di qualità, disponibilità, sicurezza e scalabilità degli strumenti nel tempo, per il reparto IT sarà più facile assistere i suoi clienti interni sulla base di un accordo di servizio (Service Level Agreement - SLA),

—   mobilità dei dipendenti: la soluzione di cloud computing consente a tutti i dipendenti di un'impresa, ovunque si trovino, di accedere ai dati, garantendo loro qualità e facilità di accesso.

4.2   Il cloud computing è particolarmente interessante per determinate imprese:

le microimprese e le PMI, alle quali questa soluzione consente di disporre di una capacità informatica (hardware, software e competenze) senza dover sostenere una «quota d'ingresso» proibitiva,

le neoimprese (start-up), che per loro stessa natura sono in fase di forte sviluppo e sono coscienti del fatto che il modello del cloud computing agevolerà l'adattamento della loro capacità informatica alla crescita della loro attività.

4.3   In che modo gli integratori di sistemi si stanno preparando al cloud computing?

4.3.1   Gli integratori di sistemi (system integrators o SI) hanno il compito di realizzare soluzioni informatiche per le loro imprese clienti.

Essi occupano ormai un posto importante nel settore informatico, grazie sia alle loro competenze che ai loro organici e alla loro capacità di adattarsi alle variazioni del carico di lavoro dei clienti.

Tra le società leader sul mercato europeo vi sono Accenture, Atos, Cap Gemini, HP, IBM, Wipro ecc.

4.3.2   Poiché gli sviluppi informatici sono per loro natura specifici e temporanei, i reparti IT ricorrono, di volta in volta, agli integratori di sistemi per disporre degli informatici necessari durante la sola fase di sviluppo.

In questa fase, le équipe permanenti del reparto IT sono coinvolte soltanto per meglio garantire la successiva fase di esercizio e la manutenzione.

4.3.3   Con il cloud computing, gli integratori di sistemi continueranno a essere responsabili della progettazione e dello sviluppo delle soluzioni per le loro imprese clienti.

Tenendo conto delle nuove attività che la diffusione del cloud computing comporta, questa architettura informatica non sarà soltanto ben accolta ma persino incoraggiata dagli integratori di sistemi.

4.3.4   Sorge tuttavia la domanda se si tratti soltanto di un'intensificazione temporanea dell'attività come quella conosciuta dal settore con il «bug del 2000» o con «l'integrazione dell'euro».

Diversi decenni di innovazioni e di progressi tecnici hanno portato a un aumento della produttività che non ha diminuito né il volume degli sviluppi né il numero di informatici e che ha anzi consentito un aumento considerevole della quantità di sistemi informatici e della loro estensione.

Il cloud computing si inserisce logicamente in questa tendenza, e i relativi sviluppi informatici dovrebbero quindi aprire nuovi orizzonti di attività per gli integratori di sistemi.

4.4   In che modo i produttori di software si stanno preparando al cloud computing?

4.4.1   Microsoft, Google, Oracle e SAP, per non citarne che alcuni, devono tutti effettuare investimenti cospicui nella «riconversione» della loro attuale gamma offerta, affinché possa ricevere l'etichetta di cloud computing ready.

4.4.2   Questa trasformazione richiede anzitutto cospicui investimenti in nuovi sviluppi informatici. Si tratta soprattutto di rimettere in discussione, in modo radicale, determinati modi di operare (business model).

Ad esempio, il pacchetto Office 365 di Microsoft segna una netta presa di distanza dal modello basato sulla vendita della licenza al primo utilizzo di uno dei suoi software.

4.5   Qual è la posizione dei servizi di hosting nei confronti del cloud computing?

4.5.1   Nel corso dell'ultimo decennio si è diffusa la gestione esternalizzata delle risorse informatiche, e in particolare la sua componente principale, ossia l'esternalizzazione dell'hosting dei sistemi (server, reti e software di base).

Il cloud computing estende questo approccio mettendo in condivisione tra un numero indefinito di utenti (imprese o privati) le risorse esternalizzate.

4.5.2   Il cloud computing tende dunque ad agevolare l'esternalizzazione, ma soprattutto a concentrare le strutture di hosting creando giganteschi parchi di server. La diffusione del cloud computing dovrebbe quindi determinare una riorganizzazione del settore, con il rafforzamento della concorrenza tra i fornitori e concentrazioni necessarie per rispondere alle enormi esigenze di investimento, producendo inevitabilmente anche un impatto sociale come quello sperimentato in altri settori che hanno attraversato fasi analoghe di concentrazione.

4.6   Nel settore pubblico il cloud computing è visto diversamente da quanto avviene nel settore privato?

4.6.1   Il settore pubblico si basa su strategie, culture, risorse umane e organizzazioni che hanno obiettivi, limiti e modalità di funzionamento analoghi a quelli del settore privato.

4.6.2   Di conseguenza, i benefici attesi dal cloud computing (cfr. sopra) presentano lo stesso interesse sia per le imprese che per le amministrazioni pubbliche.

In più, grazie al cloud computing, il servizio pubblico ai cittadini potrà essere migliorato grazie a una migliore disponibilità, accessibilità ecc.

4.6.3   Tuttavia, il settore pubblico presenta alcune specificità:

Il clima generale di austerity

Comporta una politica di bilancio rigorosa che obbliga a operare dei tagli nei programmi di investimenti pubblici, compresi quelli in materia di informatica. In tale contesto, il modello di cloud computing trova piena legittimazione, poiché consente di sviluppare una capacità informatica senza richiedere un investimento iniziale.

La ricerca pubblica

Pur esistendo naturalmente anche nel settore privato, la ricerca è largamente presente nel settore pubblico attraverso i centri nazionali di ricerca, i centri universitari e i partenariati pubblico-privati.

La ricerca può dunque richiedere dei picchi di capacità informatica, che il cloud computing può appunto soddisfare appieno.

Gli investimenti pubblici

Gli investimenti pubblici potrebbero produrre un effetto volano inducendo e incoraggiando i soggetti privati nazionali o europei, in particolare gli operatori di telecomunicazioni, a investire nel cloud computing. In passato alcuni investimenti pubblici hanno funto da catalizzatore degli investimenti e del posizionamento strategico del settore privato, ad esempio nei settori aeronautico e aerospaziale, della telefonia mobile, dei treni ad alta velocità ecc.

Alcuni Stati membri hanno già investito massicciamente per il passaggio dei software delle rispettive amministrazioni verso architetture di cloud computing.

4.7   Il cloud computing può essere interessante anche per i privati?

4.7.1   Alcune soluzioni di cloud computing sono destinate specificamente ai privati. In particolare, e a titolo d'esempio, si possono citare le piattaforme iCloud di Apple, Office 365 di Microsoft, Picasa ecc.

4.7.2   I privati disposti ad acquistare uno o più server, un'infrastruttura di rete ecc. sono molto pochi. Inoltre, non tutti possono o vogliono preoccuparsi della manutenzione di tale infrastruttura, anche nel caso di un singolo PC.

4.7.3   Le applicazioni che finora sono state disponibili su PC (installate sul disco rigido, per il trattamento di testi, la stampa, l'archiviazione di foto, la memorizzazione di dati ecc.) saranno gradualmente sostituite da servizi via Internet, di tipo SaaS (cfr. sopra).

4.7.4   L'utilizzo di tali servizi è a titolo gratuito nella versione di base, poiché in molti casi questo consente ai provider di creare un elenco di utenti privati da utilizzare in maniera mirata a fini di marketing o di pubblicità potenziali. Spesso viene proposta una versione premium, a pagamento, che offre maggiore capacità di memoria, funzionalità supplementari ecc.

4.7.5   Per i privati, il modello di cloud computing rappresenta anche una soluzione alla crescente complessità degli strumenti informatici, poiché offre una certa semplificazione attraverso la gestione esterna. Questo modello consente inoltre la fruizione con pagamento in base ai servizi utilizzati (pay on demand), ed è quindi adatto all'utilizzo limitato e occasionale delle risorse e degli strumenti informatici da parte dei privati.

4.7.6   Infine, un aspetto che oggi accresce sempre di più l'attrattiva del cloud computing è rappresentato dalla possibilità di accedere ai dati da una qualsiasi postazione (accesso «nomade») e in modo costante. Diversi provider (13) offrono ormai agli utenti la possibilità di ascoltare i propri brani musicali, visualizzare le proprie foto ecc. praticamente ovunque essi si trovino.

4.8   Oltre all'impatto economico e commerciale, quale sarà l'impatto sociale del cloud computing?

4.8.1   La diffusione del cloud computing potrebbe avere un impatto soprattutto sugli informatici.

4.8.2   Per quanto riguarda gli integratori di sistemi, questa nuova architettura non dovrebbe provocare alcun calo dell'attività e dovrebbe anzi intensificarla sensibilmente, almeno nella fase della sua introduzione. Anche se gli informatici che operano in queste imprese dovranno fare lo sforzo di acquisire nuove competenze per sviluppare soluzioni di cloud computing, la nuova tecnologia non dovrebbe comportare riduzioni dei loro organici.

4.8.3   Gli informatici interni (delle imprese clienti degli integratori di sistemi) responsabili dello sviluppo saranno probabilmente privati della loro funzione principale, ossia quella di partecipare allo sviluppo a fianco degli specialisti esterni, per meglio garantire poi la manutenzione una volta che questi ultimi hanno terminato il loro compito. Se, come sembra promettere, il cloud computing garantirà effettivamente una parte della manutenzione, gli organici degli sviluppatori informatici interni dovrebbero diminuire proporzionalmente.

4.8.4   Ben maggiori dovrebbero essere invece gli effetti per gli specialisti responsabili dell'esercizio dei sistemi informatici. È importante ricordare che le loro attività avevano già risentito in forte misura della diffusione della gestione esternalizzata delle risorse informatiche, che ha trasferito queste attività ai fornitori di tali servizi. Con il cloud computing, l'esternalizzazione di queste attività continuerà a diffondersi, ma ciò avverrà in un settore caratterizzato da una forte concentrazione e da una maggiore tendenza alla delocalizzazione. Nei servizi responsabili dell'esercizio e dell'hosting dei sistemi informatici è prevedibile quindi che vi sarà una nuova riduzione degli organici.

4.8.5   L'esternalizzazione, totale o parziale, dei reparti informatici allontana i tecnici IT dagli utenti finali delle soluzioni informatiche. Questo distacco, organizzativo o anche geografico, ridurrà le interazioni tra le due parti. Tali interazioni favoriscono però gli scambi collaborativi diretti ed efficaci e sviluppano soprattutto un legame sociale che consente agli informatici di meglio comprendere le difficoltà e le aspettative degli utenti e di darvi una risposta.

4.9   A cosa bisogna fare attenzione quando si stipula un contratto per una soluzione di cloud computing?

4.9.1   Il rapporto tra consumatore e fornitore (di cloud computing) può configurarsi in due tipologie: servizi gratuiti e servizi a pagamento. La distinzione tuttavia non è sempre chiara. I servizi gratuiti, ad esempio, possono dar luogo a costi non finanziari, quali la pubblicità contestuale o la possibilità per il fornitore di riutilizzare i dati del consumatore.

4.9.2   I servizi gratuiti o a basso costo si rivolgono in genere ai privati. La gratuità non significa che questi ultimi non debbano prestare particolare attenzione alle «condizioni generali» che, sebbene presentate in una veste meno formale, hanno pur sempre valore di impegno contrattuale. Inoltre, anche per i privati, le informazioni affidate a un fornitore hanno un valore. In caso di problemi, la gratuità del servizio può rivelarsi in realtà assai costosa in quanto comporta perdite di tempo o addirittura di informazioni.

4.9.3   Anche nel caso di un'impresa, il contenuto del contratto di cloud computing va esaminato con molta attenzione, preferibilmente da specialisti. Avendo affidato, infatti, a un fornitore esterno informazioni e strumenti preziosi, in caso di disguido l'impresa potrebbe trovarsi in grave difficoltà.

4.9.4   I contratti di cloud computing sono raramente negoziabili e la maggior parte dei fornitori chiede agli abbonati potenziali di sottoscrivere un contratto standard. Come sempre, tuttavia, la prospettiva di un contratto particolarmente lucrativo o strategicamente interessante può indurre il provider ad accordare degli «aggiustamenti».

4.9.5   Nel contratto, che sia gratuito o a pagamento oppure standard o personalizzato, devono essere specificati i seguenti aspetti:

il livello di servizio di cloud computing (IaaS, PaaS, SaaS),

il livello garantito di disponibilità dei dati e le responsabilità in caso di perdita o danneggiamento,

il livello di condivisione delle risorse tra più utenti (rischio di overbooking),

le condizioni di flessibilità delle risorse disponibili e utilizzate, e le tariffe di fatturazione in base all'utilizzo,

i diritti o gli obblighi del provider di cloud computing in riferimento alla trasmissione di informazioni a terzi, ad esempio a un'autorità giudiziaria,

l'identità esatta delle parti che forniscono concretamente i servizi, vista la frequente struttura a livelli multipli che caratterizza il cloud computing,

le possibilità di rescindere il contratto, e il livello di assistenza garantito dal provider durante il periodo di transizione,

l'ordinamento giuridico e la giurisdizione (nazionali o internazionali) che disciplinano il contratto, ad esempio in caso di controversia.

5.   I punti deboli del cloud computing

5.1   Il cloud computing si basa su Internet, da cui dipende in larga misura. Ma la rete sembra ormai aver quasi raggiunto i suoi limiti sotto diversi aspetti, in particolare in termini di prestazioni.

Il numero di utenti e di utilizzi in costante aumento, la crescita esponenziale dei dati scambiati (in particolare audio e video), i tempi di risposta sempre più brevi auspicati dagli utenti sono tutti fattori che hanno messo in evidenza i problemi potenziali di prestazioni della rete. Il traffico legato al cloud computing non farà altro che accentuare tali problemi aumentando il volume di dati scambiati, ma soprattutto riducendo ulteriormente i tempi di risposta considerati accettabili dagli utenti.

5.2   Per il cloud computing, un altro rischio legato a Internet è rappresentato dalla resilienza della rete. Incidenti tecnici, attacchi di criminali informatici o decisioni di responsabili politici hanno interrotto recentemente il funzionamento di Internet, mostrando quanto esso sia fragile e soprattutto quanto gli utenti dipendano da questa rete pubblica. Il modello del cloud computing accentuerà ulteriormente l'esigenza di sicurezza in relazione alla rete che, in origine, non era stata progettata per usi commerciali.

5.3   Un altro punto debole importante e multifattoriale del cloud computing è rappresentato dalla sicurezza dei dati legata principalmente alla loro esternalizzazione, sia essa delocalizzata o meno.

Da questo punto di vista, il primo problema è quello della continuità dell'accesso a dati la cui disponibilità quasi immediata può essere fondamentale, se non addirittura vitale, per un utente di cloud computing. Un altro problema è quello della riservatezza dei dati archiviati e gestiti da un fornitore esterno.

Questo aspetto è particolarmente importante per dati a elevato valore aggiunto, soprattutto nel contesto dello spionaggio industriale.

5.4   Le soluzioni di cloud computing sono più esposte agli attacchi e quindi vulnerabili poiché rappresentano per gli hacker un obiettivo la cui attrattiva aumenta in funzione delle dimensioni, della visibilità e dell'importanza dei parchi di server progettati e costruiti per sostenere questa architettura informatica. Occorreranno quindi sforzi ed esperti supplementari per rendere questi obiettivi meno appetibili agli hacker.

Va però anche osservato che i fornitori di servizi informatici (esternalizzazione, cloud computing ecc.) sono già molto sensibili alle questioni di sicurezza e cibercriminalità, e sono probabilmente meglio preparati della maggior parte delle imprese loro clienti.

Per ricorrere a una metafora, la cassaforte di una banca è certo molto interessante per i ladri, ma lì i gioielli sono protetti meglio che in un cofanetto custodito nella stanza dei genitori.

5.5   A tale rischio si aggiunge la difficoltà di determinare quale sia l'ordinamento giuridico applicabile: quello del paese in cui risiede il proprietario delle informazioni o quello del paese di chi fornisce il servizio di hosting?

Inoltre, quale autorità di controllo può essere chiamata a vigilare sull'applicazione della regolamentazione o per dirimere eventuali controversie tra il proprietario e il provider del servizio di hosting?

A questo riguardo, è utile ricordare l'esistenza della direttiva 95/46/CE (sulla protezione dei dati personali) del Parlamento europeo e del Consiglio, nonché il relativo parere adottato dal Comitato (14).

La normativa europea in materia di protezione dei dati frena notevolmente qualsiasi tipo di trasferimenti di informazioni al di fuori dell'Europa. Il carattere internazionale del cloud computing solleva interrogativi sulle possibilità di trasferimento dei dati, sia tra cliente e provider che nell'ambito delle infrastrutture di quest'ultimo.

In tale contesto, l'assenza di governance (mondiale) in relazione a Internet, in primo luogo, e, più specificamente, al cloud computing rappresenta un ulteriore punto debole.

Alla protezione dei dati si aggiunge poi la questione del diritto d'autore. Poiché i dati tutelati dal diritto d'autore possono essere trasferiti o distribuiti tra diversi siti, è difficile determinare quali regole si applichino in materia di protezione, remunerazione e controllo.

5.6   L'innovazione informatica ha consentito ad alcuni operatori di acquisire una posizione dominante, come nel caso di Microsoft e Apple in relazione agli apparecchi individuali (PC, telefono cellulare ecc.), ma anche di Google (nell'ambito dei motori di ricerca) e di Facebook (per quanto riguarda le piattaforme di social network). L'Europa è sempre stata attenta a evitare che queste posizioni diventino tali da nuocere agli interessi degli altri soggetti del settore, come i consumatori.

Il cloud computing, che combina diverse tecnologie importanti, amplifica l'attrattiva ma anche i rischi connessi a una posizione dominante: l'Europa dovrà quindi essere ancora più vigile.

5.7   Vi è poi la questione della portabilità, importante non soltanto dal punto di vista tecnico ma anche sotto il profilo commerciale. Senza questa possibilità, infatti, la soluzione di cloud computing scelta da un utente diventa vincolante impedendogli di trasferire le sue risorse in hosting verso un altro provider, il che si configura come un ostacolo alla concorrenza tra diversi operatori. L'utilizzo di standard aperti e la garanzia di interoperabilità dei servizi e delle applicazioni possono costituire soluzioni che consentono il trasferimento facile e rapido di dati da un fornitore all'altro, senza costi particolari per l'utente.

5.8   Tutti questi punti deboli potrebbero mettere a serio rischio l'introduzione e la diffusione del modello di cloud computing. L'attenzione mediatica (nella stampa e negli altri media, nelle reti di social network ecc.) ai problemi legati a questi punti deboli o alle controversie che ne derivano potrebbe nuocere gravemente a questa nuova architettura informatica e provocare la perdita di fiducia da parte degli utenti sia nel modello stesso che negli operatori del settore.

6.   Sfide e opportunità per l'Europa

6.1   La Commissione europea mira a far sì che l'Europa diventi cloud-active (cfr. il passaggio dell'intervento di Neelie Kroes riportato sopra). Parlare di un'Europa attiva nel settore non chiarisce se si tratti del semplice utilizzo del cloud computing oppure del suo sviluppo. La prima interpretazione indicherebbe una clamorosa mancanza di ambizione. Cercare di rendere l'Europa cloud-productive è molto più esplicito: in altre parole, l'Europa dovrebbe fornire essa stessa soluzioni di cloud computing piuttosto che limitarsi a utilizzare quelle di altri.

6.2   Il settore digitale è largamente dominato da soggetti extraeuropei: sia che si tratti di servizi, di prodotti o di contenuti, gli operatori sono per lo più ubicati nel Nord America o in Asia.

Nel settore delle telecomunicazioni, invece, l'Europa può vantare una posizione alla pari con le altre regioni del mondo. Operatori come Deutsche Telekom, Orange o Telefónica sono leader in questo campo.

6.3   In un momento in cui il settore digitale rappresenta un motore di crescita, l'Europa non ha altra via d'uscita: deve passare all'azione.

Nel recente passato ha dimostrato di poter svolgere un ruolo di primo piano in determinati comparti, come ad esempio quello della telefonia mobile, anche se negli ultimi tempi in quest'ultimo ha cominciato a perdere terreno.

6.4   La nascita del cloud computing rappresenta una nuova opportunità di giocare le proprie carte. In altre parole, tutti gli operatori potranno nuovamente competere per la leadership mondiale: quelli che attualmente dominano il settore dovranno misurarsi con gli altri concorrenti o con nuovi operatori.

6.5   La dimensione mondiale del cloud computing rende necessario lo sviluppo di principi e standard anch'essi mondiali. L'UE deve continuare a collaborare con le organizzazioni internazionali all'elaborazione di questi principi e standard. L'UE deve porsi alla testa delle iniziative volte a sviluppare tali principi e standard mondiali, nonché fungere da garante, assicurando che essi offrano l'alto livello di protezione dei dati personali previsto dalla legislazione europea.

6.6   Nell'entrare in questa nuova competizione mondiale, l'Europa possiede alcune carte vincenti:

dispone di un'eccellente infrastruttura digitale; la fibra ottica è ormai largamente diffusa; l'infrastruttura è controllata e gestita da un ristretto numero di soggetti ben affermati in grado di influenzare gli standard in materia di telecomunicazioni e gli investimenti necessari,

può/è in grado di mettere in campo una politica forte di investimenti pubblici, capace di servire da volano per gli investimenti privati,

le sue PMI regionali o nazionali tendono a privilegiare interlocutori locali e quindi operatori di cloud computing europei,

alcuni settori (ad esempio la sanità, le forze armate, i trasporti pubblici e il settore pubblico) sono soggetti a norme e vincoli nazionali o anche europei che li portano a preferire provider di cloud computing nazionali o europei; altri settori (ad esempio quello bancario, assicurativo, energetico e farmaceutico) sono vincolati alla sicurezza dei dati, il che li farà rinunciare a scegliere operatori al di fuori dei confini nazionali o europei.

Bruxelles, 26 ottobre 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Nel resto del documento i termini «Europa», «Unione europea» e «UE» saranno utilizzati come sinonimi.

(2)  Parere del CESE sul tema Protezione dei dati personali, non ancora pubblicato in GU GU C 248, del 25.10.2011, pag. 123.

(3)  Parere del CESE sul tema Reti di comunicazione elettronica, GU C 224, del 30.8.2008, pag. 50.

(4)  Parere del CESE sul tema L'accesso a banda larga per tutti: riflessioni sull’evoluzione del perimetro del servizio universale nel settore delle comunicazioni elettroniche, GU C 175, del 28.7.2009, pag. 8.

(5)  Parere del CESE sul tema Far progredire Internet, GU C 175, del 28.7.2009, pag. 92.

(6)  Parere del CESE sul tema Contenuti creativi on line nel mercato unico, GU C 77, del 31.3.2009, pag. 63.

(7)  GU C 77, del 31.3.2009, pag. 60 e GU C 255, del 22.9.2010, pag. 116.

(8)  Commissione europea / Società dell'informazione e media, The Future of Cloud Computing. Relazione del gruppo di esperti - relatore: Lutz SCHUBERT.

(9)  Dal 16 maggio al 31 agosto 2011.

(10)  7°PQ.

(11)  Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione (European Network and Information Security Agency - ENISA).

(12)  National Institute of Standards and Technology (USA).

(13)  Amazon con la piattaforma Cloud Drive e Apple con la piattaforma iCloud.

(14)  GU C 159 del 17.6.1991, pag. 38 (CESE 569/1991).