25.8.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 248/68


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti — Conclusioni della quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione

COM(2010) 642 definitivo

2011/C 248/12

Relatore: CEDRONE

La Commissione europea, in data 9 novembre 2010, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione

COM(2010) 642 definitivo.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 31 maggio 2011.

Alla sua 472a sessione plenaria, dei giorni 15 e 16 giugno 2011 (seduta del 16 giugno), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 133 voti favorevoli, 7 voti contrari e 14 astensioni.

1.   Conclusioni

1.1   In sintesi il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene validi i punti principali per la politica di coesione fissati dalla Commissione europea:

accrescere il valore aggiunto europeo;

rafforzare la governance;

razionalizzare e semplificare le procedure di gestione;

migliorare l'organizzazione.

1.2   Secondo il CESE tali obiettivi sono realizzabili se contemporaneamente:

si rafforza la programmazione strategica aiutando gli Stati membri a completare le riforme istituzionali per dare funzionalità alle amministrazioni;

si concentrano le risorse UE su pochi obiettivi prioritari;

si amplia la mobilitazione economica e sociale e la partecipazione dei partner socioeconomici nell'attuazione della politica di coesione;

si introducono riforme nei principi di addizionalità e cofinanziamento;

si rende obbligatoria la valutazione di impatto.

1.3   Non bisogna dimenticare, infatti, che la politica di coesione, insieme allo sviluppo ed alla riduzione delle disparità tra le regioni, deve contribuire attivamente al miglioramento dei servizi e delle condizioni economiche e sociali dei cittadini.

1.4   Ciò viene favorito se, nell'insieme, viene migliorato il tessuto economico e le condizioni delle imprese, la loro produttività, la competitività, in particolare per le PMI, le microimprese e le imprese artigianali. Perciò vanno coinvolte direttamente le organizzazioni rappresentative delle imprese a vocazione territoriale o, in particolare, quelle appartenenti ai settori ritenuti prioritari dall'UE, insieme ai sindacati ed alla società civile.

1.5   Una pista interessante da privilegiare, alla luce dellacoesione territoriale, oltre che infra-territoriale, infra-regionale e infra-settoriale, può essere quella di sviluppare (con l'obiettivo 3) la cooperazione transfrontaliera, interregionale, favorendo con più risorse la coesione territoriale nelle regioni e la strategia macroregionale delle euroregioni (Mar Baltico, Mediterraneo, Adriatico, Alpe Adria-Danubio, asse Atlantico).

1.6   Il CESE ritiene che vada fatto il massimo sforzo, da parte della Commissione e degli Stati membri (SM), per favorire lo scambio di informazioni sulle buone pratiche, l'assistenza alle amministrazioni locali per la gestione dei programmi anche attraverso processi di riforma interna oltre che dei settori interessati.

1.7   Infatti, solo attraverso un maggior livello di conoscenza sui risultati degli investimenti, oggi insufficiente, e la predisposizione di studi d'impatto specifici, sarà possibile individuare le priorità che dovranno essere assunte nel rispetto della strategia Europa 2020 ed assicurare il raggiungimento dell'obiettivo della concentrazione tematica.

1.8   Il CESE condivide anche la scelta di tener conto della distribuzione dei settori ad alta crescita in tutte le regioni europee, suddivise tra regioni dell'obiettivo convergenza, regioni in transizione e regioni dell'obiettivo competitività ed occupazione. Resta comunque da risolvere il problema delle ripartizioni delle risorse tra regioni povere (80 % dei fondi) e le altre (il restante 20 %), anche se tale scelta aiuta a risolvere il problema del cofinanziamento.

1.9   Il CESE ritiene comunque fondamentale un coordinamento dell'insieme delle proposte e delle politiche indicate dalla Commissione, e cioè tra la strategia 2020, la politica di coesione, la PAC, la politica energetica, i trasporti, ambiente, ricerca, ecc. In particolare tra le azioni finanziate dal FSE e quelle del FESR, anche perché il FSE dovrebbe privilegiare la strategia europea per l'occupazione, la realizzazione del l'Agenda sociale, la formazione di qualità, le iniziative per i giovani ed una formazione europea per gli operatori delle politiche di coesione.

2.   Proposte

2.1   Proposte politiche

2.1.1   Strategia 2020: il CESE ritiene che la politica di coesione non debba essere a servizio esclusivo della strategia 2020; anzi questa, per essere credibile, dovrebbe trovare forme di finanziamento autonomo attraverso l'emissione di Eurobonds.

2.1.2   La politica di coesione deve mantenere le sue finalità di fondo come lasolidarietà tra popoli, territori e lo sviluppo.

2.1.3   Vertice europeo: la politica di coesione e tutti i fondi ad essa dedicati, devono essere materia di discussione e di esame annuale nell'ambito di un apposito vertice europeo. Ciò va fatto sia per l'importanza strategica che la politica di coesione economica e sociale riveste, sia per le sue connessioni con la politica macro economica, nell'ambito di una governance economica e sociale europea.

2.1.4   Patto di stabilità e sanzioni: secondo il CESE bisogna puntare di più sugli incentivi che non sulle sanzioni per non penalizzare maggiormente le regioni più indebitate e quindi più a rischio. Anzi si auspica che, nell'ambito del progetto di riforma in atto del patto di stabilità e crescita, vengano escluse dal bilancio gli investimenti in ricerca, istruzione e formazione che non vanno considerate spesa corrente. Ciò alfine di non penalizzare le regioni più povere che sono quelle più bisognose dell'aiuto dell'UE.

2.1.5   Le priorità vanno fissate in un numero limitato, tenendo conto di quanto previsto dagli obiettivi dei vari fondi, dalla strategia 2020. In particolare occorre fare riferimento alle politiche finalizzate al raggiungimento del mercato unico, a cui la politica di coesione deve tendere. Le priorità vanno decise da un vertice europeo, preceduto da una concertazione tra parti pubbliche e partner socioeconomici a tutti i livelli.

2.1.6   Il partenariato socioeconomico, con la diffusione delle buone prassi, in parallelo e/o unitamente agli accordi tra le parti pubbliche, deve diventare una procedura ordinaria ed obbligatoria, che accompagna tutti i processi di definizione, di esecuzione e valutazione della politica di coesione. Come tale, dovrebbe essere collegato direttamente alla condizionalità. Il CESE auspica che il principio di cui all'art. 11 del regolamento generale che definisce le regole del partenariato sia esteso all'insieme dei fondi strutturali.

2.2   Proposte tecniche operative

2.2.1   Le regole di cofinanziamento vanno differenziate sulla base delle condizioni di sviluppo e delle disponibilità economiche e sociali delle zone e delle aree interessate alla politica di coesione, in particolare sulla base del reddito, i cui i parametri di calcolo andrebbero opportunamente rivisti (1), e del bilancio delle regioni.

2.2.2   La condizionalità ex ante deve essere finalizzata a migliorare la qualità della spesa, legata alla realizzazione degli obiettivi, rendendo più efficaci le amministrazioni interessate e massimizzare così l'utilizzo dei fondi, evitando di renderla una penalizzazione, per esempio, per le regioni più indebitate.

2.2.2.1   Occorre cioè favorire, da parte degli SM, le riforme istituzionali necessarie a garantire l'adeguamento strutturale, la promozione dell'innovazione e la creazione di posti di lavoro per ridurre l'esclusione sociale. Così come il CESE ritiene indispensabile che la messa in opera di tale politica sia fatta in concertazione con i partner socioeconomici, a tutti i livelli, come condizione per la concessione dei finanziamenti.

2.2.3   Gli indicatori tradizionali per la selezione delle aree di intervento devono essere integrati con altri parametri, quali, ad esempio, il tasso di occupazione, di povertà, di scolarità, il livello di istruzione, di formazione professionale, dei servizi e di sostenibilità ambientale.

2.2.4   La valutazione di impatto deve diventare un elemento centrale della politica di coesione, non solo come condizionalità ex ante, per verificare l'efficacia ed il livello degli obiettivi raggiunti. Va fatta attraverso parametri comuni definiti a livello dell'UE, resi obbligatori su tutto il territorio europeo.

2.2.4.1   L'analisi basata sul risultato: se è vero che essa presenta un interesse assai maggiore di quello dell'analisi basata sul controllo di gestione finanziaria, è anche vero che la sua attuazione pratica richiederà necessariamente una lunga preparazione e la definizione di criteri precisi. I risultati di una data azione, soprattutto se di carattere «immateriale» come la formazione o gli investimenti nello sviluppo, possono essere misurati soltanto nel tempo. Il passaggio all'analisi del risultato esigerà una formazione preliminare dei promotori di progetti e delle autorità amministrative, e il CESE propone di sperimentare questa formula nel periodo 2011-2013 in alcune regioni prescelte per la qualità della governance di partenariato ivi esistente.

2.2.5   La semplificazione deve diventare il principale obiettivo della politica di coesione. Può essere perseguita attraverso un alleggerimento delle procedure amministrative-contabili, un miglioramento ed un rafforzamento dei criteri di monitoraggio e di valutazione e una riduzione delle procedure che accompagnano la presentazione dei piani e/o dei progetti. La revisione delle procedure contabili può essere raggiunta tra tutti i soggetti interessati in partenariato con la Corte dei conti.

2.2.5.1   In particolare occorre applicare il principio «una sola volta» (one-stop shop) sia nella fase della presentazione dei progetti, unificando la modulistica dei vari fondi e tra i fondi, sia nella fase della verifica contabile, armonizzando le regole finanziarie e quelle tra i diversi programmi, eseguendo un unico controllo da valere per tutte le istanze interessate.

2.2.5.2   La sinergia tra i diversi programmi: per ragioni di chiarezza, semplicità ed efficacia, è necessario ricercare la maggiore complementarità possibile tra tutti i programmi che riguardano i medesimi attori in un medesimo territorio, e ciò sia tra i programmi europei, nazionali e territoriali che tra i diversi finanziamenti dell'UE. La mancanza di sinergia è uno dei motivi che spiegano la sottoutilizzazione o lo scarso impatto dei fondi strutturali e dei programmi UE nel loro insieme.

2.3   Formazione: è un altro strumento fondamentale necessario per raggiungere gli obiettivi della coesione, ivi compreso quello del migliore utilizzo dei fondi.

3.   Introduzione

3.1   I principi della coesione e della solidarietà costituiscono due dei pilastri fondamentali del Trattato, che, conformemente all'articolo 174 recita: «Per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale».

3.2   Inoltre, c'è un altro punto particolarmente importante alla luce degli ultimi due allargamenti: «L'Unione si impegna a ridurre lo scarto tra il livello di sviluppo delle diverse regioni e il ritardo della regioni meno favorite».

3.3   Questi due principi, che costituiscono la base dell'integrazione dei popoli e dei territori europei, non devono mai essere dimenticati, meno che mai da coloro che agiscono in nome e per conto dell'UE.

3.4   Il prossimo anno la Commissione europea emanerà una proposta per il nuovo bilancio europeo dopo il 2013, (già pubblicata un'apposita comunicazione il 19 ottobre 2010), ma la richiesta al Consiglio (dicembre 2010) da parte di alcuni governi di non aumentare il bilancio dell'UE non lascia ben sperare, anche se sarà accompagnata da una proposta legislativa sui fondi strutturali.

3.5   La Quinta relazione della Commissione europea sulla politica di coesione, con le sue conclusioni, stilata con un linguaggio nuovo, si inquadra in questo contesto, in stretto collegamento con la strategia Europa 2020.

4.   Comunicazione della Commissione: sintesi

4.1   Nelle conclusioni della Quinta relazione la Commissione europea affronta diversi temi, con un approccio alquanto diverso dal solito, ai quali cerca di dare risposte ed indicazioni, in attesa che venga conclusa la consultazione che ha lanciato, ponendo 13 domande sulla sua relazione.

4.2   Ecco i temi principali affrontati:

4.2.1   Accrescere il valore aggiunto europeo della politica di coesione

4.2.1.1   La Commissione ritiene di raggiungere questo obiettivo attraverso:

il consolidamento della pianificazione strategica;

una maggiore concentrazione tematica sulle risorse;

l'aumento della performance attraverso un insieme di condizioni e di incentivi, ivi compreso il cofinanziamento ed il patto di stabilità;

il miglioramento della valutazione, degli effetti e dei risultati;

l'utilizzo di nuovi strumenti finanziari

(vedere le prime 5 domande della CE).

4.2.2   Rafforzare il governo della politica di coesione (la governance)

4.2.2.1   Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso:

l'introduzione di una terza dimensione: la coesione territoriale;

il consolidamento del partenariato (pubblico e privati)

(vedere domande 6 e 7).

4.2.3   Razionalizzare e semplificare le procedure di gestione

4.2.4   Ciò può essere fatto attraverso:

la gestione finanziaria;

la riduzione degli adempimenti amministrativi;

la disciplina finanziaria;

il controllo finanziario

(vedere le domande 8, 9, 10 e 11).

4.2.5   L'organizzazione della politica di coesione

(vedere le domande 12 e 13).

4.3   Le prossime tappe

4.3.1   La Commissione si riserva, sulla base delle risposte al questionario, di affinare le proposte inerenti la Quinta relazione.

5.   Comunicazione della Commissione europea: osservazioni generali  (2)

5.1   La Quinta relazione della Commissione propone, per accrescere il valore aggiunto della politica di coesione, l'introduzione di una serie di riforme molto ambiziose finalizzate a migliorare l'efficienza nella capacità di spesa degli Stati membri e a semplificarne la gestione. Il CESE condivide l'impostazione generale della Commissione nelle proposte di riforma.

5.2   È uno sforzo che va colto e valorizzato, ma rischia di essere insufficiente se alcune proposte presentate con timidezza non si trasformeranno in decisioni ed azioni concrete, in particolare per quanto riguarda il legame stretto, e quasi unico, dei fondi strutturali con la strategia Europa 2020.

5.3   Infatti, nonostante lo sforzo, l'analisi della situazione non è realista, anche se coperta da una consultazione (alquanto generica), che lascia in secondo ordine i nodi di fondo.

5.4   Affidare alla sola politica di coesione, per esempio, la «missione» di principale motore della crescita appare un progetto molto ambizioso e condivisibile, a condizione che ci sia una modifica radicale della politica di coesione e una politica di accompagnamento, duratura, per favorirne l'implementazione. A parte la necessità per l'Unione di disporre di una politica economica comune.

5.4.1   In caso contrario la proposta rischia di essere illusoria, o quanto meno limitativa. Perciò per favorire questo obiettivo e per non disperdere il principio della coesione, sarebbe necessario che la stessa strategia 2020, disponesse di fondi propri, anche attraverso un prestito europeo e dovrebbe ispirarsi allo stesso principio. Inoltre dovrebbero essere coinvolte, alla pari, tutte le altre politiche dell'UE, PAC compresa. Solo così i fondi strutturali non perdono la loro «vocazione» originale, divenendo uno degli strumenti dello sviluppo territoriale. Il CESE si rammarica che nella Quinta relazione non sia stata evocata la politica rurale, così come nella PAC non si parla di politica di coesione.

5.5   Nella comunicazione la Commissione osserva giustamente che il valore aggiunto delle politiche di coesione è oggetto di discussioni ricorrenti da parte di docenti universitari, nelle cui analisi empiriche si rileva spesso che l'impatto di tali politiche è difficile da misurare. Ciò può essere dovuto al fatto che gli indicatori della coesione territoriale non sempre sono scelti in modo adeguato. Il Comitato ritiene che a tali questioni si dovrà prestare maggiore attenzione di quanto non sia stato fatto finora.

6.   Osservazioni specifiche (sui 4 obiettivi fissati dalla Commissione)

6.1   Relativamente all'obiettivo del rafforzamento della programmazione strategica da realizzare nell'ambito di un quadro strategico, la novità della proposta della Commissione consiste principalmente nel dare coerenza e nel creare un collegamento più funzionale tra gli obiettivi della strategia Europa 2020 e gli interventi definiti a livello nazionale attraverso i programmi operativi.

6.2   Il CESE apprezza tale novità, ma ritiene che il problema principale da risolvere riguardi il collegamento tra i piani annuali predisposti dagli Stati membri e concordati con l'UE per la stabilizzazione della finanza pubblica (piani nazionali di riforma) e la politica di coesione. Il tema è di grande attualità, data la diversità degli ordinamenti amministrativi vigenti nei paesi dell'UE ed il loro diverso livello di indebitamento pubblico.

6.3   Resta da decidere, inoltre, se la politica di coesione deve restare fondamentalmente una politica indipendente nella scelta delle priorità e degli interventi da realizzare, oppure se deve mantenere una forma di subordinazione rispetto alle decisioni di politica economica prese a livello nazionale per il contenimento del debito pubblico. Il CESE ritiene che a questo problema debba essere prestata grande attenzione da parte delle principali istituzioni dell'UE (Parlamento europeo, Commissione, Consiglio) e da parte delle istituzioni nazionali, al fine di trovare soluzioni per mantenere la coerenza tra gli obiettivi della strategia Europa 2020 e la nuova governance della politica di coesione, che non può essere però subordinata alla prima.

6.4   Un secondo aspetto importante, riferito alla programmazione strategica, riguarda la proposta della Commissione di introdurre un nuovo sistema di condizionalità ex ante finalizzato a definire i principi che i paesi membri devono seguire ed applicare per migliorare l'efficacia della politica di coesione. Viste le critiche avanzate da molti paesi, appare evidente lo sforzo della Commissione di introdurre condizioni che possano assicurare una maggiore efficacia agli investimenti. Bisogna però evitare di appesantire le procedure e di «punire» le regioni per colpe non commesse (deficit degli Stati nazionali).

6.5   Il CESE valuta positivamente le condizioni minime per l'accesso ai finanziamenti e per assicurare la governance delle risorse, poste dalla Commissione, anche con la predisposizione di incentivi ai paesi membri per realizzare le riforme necessarie. Il CESE ritiene inoltre che lo sforzo principale della Commissione e degli Stati membri debba essere soprattutto rivolto all'introduzione di processi di riforma interni riguardanti le istituzioni ed i settori maggiormente interessati dalla politica di coesione (ambiente, mercato del lavoro, istruzione, formazione professionale, innovazione).

6.6   Solo nei casi più rilevanti di irregolarità e/o non conformità con i principi ed i regolamenti della politica di coesione si può immaginare il ricorso da parte della Commissione a sanzioni, o misure analoghe, nei confronti di uno Stato membro con conseguente sospensione/restituzione dei finanziamenti dell'UE.

6.7   Un altro aspetto positivo riguarda la proposta, condivisa da parte della Commissione e degli Stati membri, di convogliare le risorse della politica di coesione su un numero limitato di priorità (vedere anche parere ECO/230) in quanto le risorse della politica di coesione non sono sufficienti a finanziare i molteplici fabbisogni delle regioni in ritardo di sviluppo. Infatti il CESE ritiene che la politica di coesione può risultare più efficace se indirizzata a sostenere iniziative materiali ed immateriali di grande impatto economico, sociale e territoriale.

6.8   Tuttavia, la definizione delle priorità ed il contenimento delle iniziative da finanziare sono uno dei problemi di più difficile soluzione tenuto conto delle molteplici sollecitazioni provenienti dalle autorità regionali e nazionali a procedere in direzione esattamente opposta.

6.9   Il partenariato, come il CESE ha più volte sostenuto (3), può rappresentare un vero e proprio valore aggiunto in questa direzione; perciò valuta positivamente l'indicazione della Commissione, a condizione che non si tratti solo del partenariato pubblico, ma, in particolare, del partenariato economico, sociale e civile, con il coinvolgimento concreto, in tutte le fasi ed a tutti i livelli, delle parti sociali e civili interessate con diritto di voto. Sarebbe inoltre opportuno fornire alle parti un finanziamento per l'assistenza tecnica.

6.10   Il CESE condivide la necessità di riformare il principio di addizionalità e di cofinanziamento per i quali sono previste riforme in grado di collegare entrambi alla necessità di prevedere aliquote di partecipazione finanziaria differenziate «per meglio rispecchiare il livello di sviluppo, il valore aggiunto dell'Unione, i tipi di intervento e i beneficiari».

6.11   È condivisibile anche la proposta di istituire un terzo livello di regioni, quelle che attualmente si trovano in una situazione economica che le colloca ad un livello superiore al 75 % della media dell'UE ma ancora inferiore al 100 % (90 %), perché potrebbe semplificare la verifica e l'implementazione del principio di cofinanziamento, tenuto conto della possibilità di estendere l'utilizzo delle risorse, se pure in quote ridotte, a tutte le regioni.

6.12   Per il principio di addizionalità occorre identificare meglio le tipologie di interventi per i quali è richiesto l'impegno finanziario nazionale, specificandone l'apporto in termini di valore aggiunto, effetti sull'occupazione, stimoli alla crescita. La riduzione delle priorità e degli interventi da finanziare negli Stati membri dovrebbe facilitare e al tempo stesso rendere più flessibile l'applicazione del principio di addizionalità.

6.13   Per il secondo principio, si potrebbero prevedere aliquote di cofinanziamento diverse, più ridotte nel caso delle regioni più divergenti con l'evidente scopo di facilitare il finanziamento di specifici interventi di sviluppo locale, più elevate per le regioni meno distanti dalla media dell'UE.

6.14   Il terzo grande obiettivo riguarda la semplificazione delle procedure di gestione dei programmi comuni. Un tema che trova il consenso unanime di tutti i paesi membri e che il CESE ha sempre richiesto coi suoi pareri per facilitare l'attuazione dei programmi della politica di coesione. Un obiettivo che tenga conto delle diversità delle regole, amministrative, contabili, ecc. degli Stati e delle regioni, sapendo che anche cambiamenti continui, specialmente quando si accavallano, creano ostacoli e provocano ritardi.

6.15   Il CESE ritiene del tutto inopportuna e di difficile attuazione la proposta di chiedere alle autorità di gestione dei programmi la presentazione di una rendicontazione annuale delle spese cofinanziate dall'UE (con acclusi i pareri di revisori indipendenti), tenuto conto delle modalità e dei tempi oggi richiesti per espletare le procedure di aggiudicazione della gare dell'UE.

6.16   Se invece si tratta di «rafforzare» le responsabilità degli enti nazionali e regionali, in particolare quelli che si trovano in maggiori difficoltà e/o con i maggiori ritardi di attuazione, si potrebbe affidare la verifica dei risultati a strutture indipendenti accreditate a livello europeo, almeno dopo due anni dall'avvio del periodo di programmazione. In caso di responsabilità amministrative o scostamenti significativi rispetto ai risultati attesi, la Commissione potrebbe decidere, a seconda della gravità delle irregolarità riscontrate, di chiudere il programma, di sospendere i pagamenti o di chiedere in restituzione le somme già erogate.

6.17   Le amministrazioni nazionali e regionali devono dare evidenza della loro capacità di programmare e gestire in modo efficiente le spese cofinanziate. Questo risultato può essere ottenuto non accelerando la verifica dei tempi di spesa (richiedendo bilanci annuali) ma verificando che sia assicurata la qualità agli investimenti da realizzare o realizzati, che siano rispettati i tempi di esecuzione degli interventi e che siano state applicate procedure di valutazione e di controllo efficaci.

6.18   Ci sono, inoltre, altre importanti innovazioni che il CESE condivide, in particolare riguardanti:

lo sviluppo di nuovi strumenti di ingegneria finanziaria da ampliare ed estendere a settori che attualmente non ne beneficiano (trasporto urbano, ricerca e sviluppo, energia ed ambiente, telecomunicazioni ecc.);

l'introduzione di nuove forme di partnership pubblico-privato;

la revisione delle strategie di ciascun fondo strutturale, a partire dal FSE e al contributo che esso potrebbe dare all'attuazione della strategia europea per l'occupazione;

la maggiore attenzione da dare alle aree urbane;

l'introduzione di incentivi per promuovere le riforme che aiutino gli Stati membri e le regioni ad utilizzare in modo più efficiente le risorse dell'UE;

l'introduzione, nel bilancio della politica di coesione, di una riserva da mettere a disposizione delle regioni che hanno realizzato i migliori risultati in termini di raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia europea.

6.18.1   Il CESE ritiene che per ognuna di queste innovazioni vadano attentamente definiti gli obiettivi, valutate le risorse disponibili e descritti, in modo puntuale, modalità e tempi di attuazione.

6.18.2   La coerenza e la sostenibilità di queste proposte vanno attentamente verificate alla luce dei quattro principali obiettivi posti dalla riforma della politica e alla loro effettiva applicabilità nelle regioni e nei territori ancora molto distanti dai valori medi dell'UE in termini di sviluppo economico, efficienza produttiva, inclusione sociale e qualità della vita.

6.19   Per le prossime prospettive finanziarie, la Commissione propone nuovamente di applicare il criterio del 75 % del PIL medio pro capite, espresso in parità di potere d'acquisto (PPA) per determinare l'eleggibilità di queste regioni, applicando il criterio di convergenza. Il CESE propone invece di considerare la possibilità di introdurre altri parametri atti a rappresentare nel modo migliore le condizioni oggettive delle singole regioni e dei territori dell'UE.

7.   Il bilancio dell'UE, la politica di coesione e la strategia Europa 2020

7.1   Le prospettive di bilancio dell'UE dopo il 2013 non sono certamente incoraggianti. Il vertice di fine 2010 non lascia dubbi in proposito. Alcuni Stati (solo alcuni?), sotto l'egida dell'austerità dovuta alla crisi accampano giustificazioni per non aumentarne la disponibilità, se non in modo simbolico, dimenticando che la politica di coesione assorbe meno dell'1 % del PIL, mentre alcuni paesi membri hanno investito circa il 24 % del PIL per salvare le banche!

7.2   Il CESE ritiene importante la strategia 2020, su cui l'Unione sembra voler puntare tutte le sue carte. Il rischio è, però, che si potrebbe rivelare un fallimento senza un adeguato finanziamento diretto. Sarebbe auspicabile farlo attraverso i bonds europei. Inoltre sarebbe opportuno lasciare una flessibilità di azione, a seconda delle loro specificità, alle regioni più deboli, interessate alla coesione, per favorire una integrazione tra le due politiche.

7.3   Una integrazione che potrà essere facilitata attraverso una maggiore conoscenza delle necessità e delle priorità territoriali che potranno essere assunte nel rispetto della strategia Europa 2020 per assicurare l'obiettivo della concentrazione tematica.

8.   Il futuro della coesione dopo il 2013: punti strategici

8.1   Le proposte sul futuro della politica di coesione presentate dalla Commissione per il prossimo periodo di programmazione, collegate agli obiettivi della strategia 2020 disegnano un percorso virtuoso che il CESE, come detto, condivide, nella gran parte, in quanto orientate a rendere più efficace una delle più importanti politiche di redistribuzione economica dell'UE. Tali obiettivi, comunque, per essere raggiunti hanno bisogno che si realizzino alcuni presupposti strategici, di fondo, oltre a quelli già indicati in precedenza.

8.2   Il primo: il CESE ritiene che gli impegni richiesti alla Commissione e agli Stati membri possano portare a risultati concreti se questo progetto viene collocato all'interno di una revisione più generale dell'architettura della governance economica europea e degli obiettivi che l'UE intende perseguire sia a livello europeo che internazionale. Una revisione divenuta sempre più necessaria alla luce della crisi e degli attacchi al debito sovrano, che obbliga l'UE ad aggiornare anche la sua politica monetaria, fino ad oggi calibrata sulle aree più ricche dell'UE (la stabilità), a scapito di quelle meno sviluppate, bisognose di crescere (la crescita).

8.3   Il secondo riguarda uno dei punti centrali del progetto di revisione della politica di coesione; la necessità, cioè, di costruire un coordinamento funzionale e strategico, oggi praticamente inesistente, tra i diversi fondi strutturali. Perciò la selezione ed il relativo finanziamento degli interventi a livello regionale deve avvenire all'interno di un dialogo e di una metodologia di lavoro costruiti non solo con gli Stati membri (contratti di partenariato) e le parti socioeconomiche, ma anche con il supporto tecnico e le risorse dei cinque fondi strutturali, fino ad arrivare ad una Autorità unica per il coordinamento e la gestione dei vari fondi.

8.4   Il terzo si riferisce alla creazione di un coordinamento e di una sinergia tra gli interventi della politica di coesione e lealtre politiche ad essa connesse (politiche settoriali ambientali e dell'energia, politiche per la ricerca e l'innovazione, politiche per l'occupazione ecc.) e, conseguentemente, agli altri strumenti di finanziamento dell'UE (BEI, finanziamenti per l'innovazione, per le reti infrastrutturali, per lo sviluppo delle TLC ecc.). La politica di coesione deve diventare lo strumento di un disegno più ampio per favorire lo sviluppo complessivo delle regioni e dei territori, nonché per attivare interventi e finanziamenti settoriali diversificati, anche da parte dei privati, sulla base delle esigenze specifiche dei territori.

8.5   Il quarto riguarda la possibilità, nell'ambito di questo nuovo approccio alla governance economica europea, di sviluppare forme di cooperazione rafforzata relativamente ad obiettivi condivisi che riguardano un determinato settore, una macroregione o lo sviluppo di attività considerate strategiche da parte degli Stati membri. Questo strumento, ancora poco praticato e valorizzato, nonostante fosse previsto dal Trattato, faciliterebbe il processo decisionale e consentirebbe, per le sinergie e le economie di scala che si verrebbero a realizzare tra gli Stati partecipanti, di raggiungere migliori risultati in tempi molto più brevi.

8.6   Il quinto, sempre in tema di coordinamento, si riferisce alla necessità di avviare, in tempi brevi, cioè prima dell'inizio del nuovo ciclo di programmazione della politica di coesione, un coordinamento interistituzionale (Commissione, Parlamento europeo, Consiglio e gli organismi consultivi, CESE e CdR ed i partner socioeconomici). L'obiettivo è quello di facilitare la discussione ed il confronto tra le istituzioni dell'Unione relativamente al futuro della politica di coesione, prima di arrivare alla stesura finale delle proposte da sottoporre all'approvazione degli organismi competenti. Un coordinamento che deve proseguire ed accompagnare l'attuazione dei programmi e la valutazione dei risultati.

8.7   Il CESE invoca l'attuazione o il ripristino dei programmi di iniziativa comunitaria a partire dalla revisione intermedia delle politiche strutturali. Infatti, la soppressione di programmi come URBAN, EQUAL, Interprise o altri ancora, i quali si erano rivelati realmente efficaci, ha costituito una perdita per la cooperazione territoriale tematica così come per l'innovazione sociale, in quanto il loro ruolo non è stato ripreso né nel mainstreaming dei fondi né altrove.

8.8   Il CESE, comunque, auspica che, sulla base di quanto già avviato con le conclusioni allegate alla Quinta relazione, la Commissione, in vista della prossima riforma, presenti delle proposte ancora più coraggiose, tali da rappresentare un reale cambiamento rispetto al passato.

Bruxelles, 16 giugno 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Cfr. parere del CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che fissa norme comuni per la fornitura delle informazioni di base sulle parità di potere d'acquisto, nonché per il loro calcolo e la loro diffusione, GU C 318 del 23.12.2006, pag.45.

(2)  COM(2010) 642 definitivo.

(3)  Cfr. i seguenti pareri del CESE: Risultati dei negoziati relativi alle strategie e ai programmi della politica di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013, GU C 228 del 22.9.2009, pag. 141; Come favorire partenariati efficaci nella gestione dei programmi della politica di coesione sulla base delle buone prassi del ciclo 2007-2013, GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 1; e Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020.