27.10.2007 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 256/76 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Relazione biennale sulla strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile
(2007/C 256/15)
La Commissione europea, con lettera al Presidente DIMITRIADIS dell'11 dicembre 2006, ha chiesto al Comitato economico e sociale europeo, conformemente all'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di elaborare un parere in merito alla Relazione biennale sulla strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile.
La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente (Osservatorio dello sviluppo sostenibile), incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 8 giugno 2007 sulla base del progetto predisposto dal relatore RIBBE.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 11 luglio 2007, nel corso della 437a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 70 voti favorevoli, 21 voti contrari e 10 astensioni.
1. Sintesi delle conclusioni e delle raccomandazioni del Comitato
1.1 |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si compiace che il dibattito sullo sviluppo sostenibile abbia potuto riprendere forza e respiro grazie alla nuova strategia decisa al vertice UE del giugno 2006. L'obbligo di presentare relazioni biennali, in particolare, contribuirà ad aggiornare più concretamente il mondo politico e la società circa gli sviluppi positivi ed i problemi incontrati in fase di realizzazione. |
1.2 |
Nei suoi precedenti pareri sulla sostenibilità il Comitato ha accolto in linea di massima favorevolmente i documenti della Commissione, del Consiglio e del Consiglio europeo, ma ha anche espresso alcune critiche e in certi casi presentato proposte dettagliate che spesso, però, tali istituzioni non hanno accolto. Anche in quest'occasione il Comitato disapprova che nella maggior parte delle tematiche giudicate prioritarie continuino a figurare obiettivi formulati in maniera eccessivamente imprecisa, ma soprattutto il fatto che vi sia assai poca chiarezza circa gli strumenti da impiegare. |
1.3 |
Il Comitato esprime particolare soddisfazione per gli obiettivi prioritari e i principi programmatici formulati nella nuova strategia, e chiede alla Commissione, al Consiglio ed al Parlamento europeo di tenerne seriamente e pienamente conto. |
1.4 |
Il Comitato spera che la prima relazione biennale, la cui pubblicazione è prevista per settembre 2007, possa dare tra l'altro risposte più dettagliate ai seguenti interrogativi:
|
1.5 |
Dati i sempre più gravi mutamenti climatici, è comprensibile che si assegni una chiara priorità al settore del clima e dell'energia. Il Comitato ritiene tuttavia che:
|
2. Elementi salienti e contesto del parere
2.1 |
Nel 2001 il Consiglio europeo di Göteborg ha adottato la Strategia europea per lo sviluppo sostenibile. Nel dicembre 2005 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo ed al Consiglio la Comunicazione sul riesame dello sviluppo sostenibile — Una piattaforma d'azione (2), che avrebbe dovuto definire «altre azioni concrete per i prossimi anni». |
2.2 |
Negli ultimi anni il Comitato economico e sociale europeo ha trattato la strategia dello sviluppo sostenibile in numerosi pareri, sottolineando ripetutamente l'enorme importanza dello sviluppo sostenibile per la nostra società. Il Comitato ha generalmente appoggiato le proposte della Commissione e condiviso la posizione del Consiglio secondo cui la strategia per lo sviluppo sostenibile sovrasta tutta l'attività dell'Unione e i suoi obiettivi devono orientare anche la strategia di Lisbona. |
2.3 |
Tuttavia, nei suoi pareri sullo sviluppo sostenibile il Comitato ha spesso espresso riserve e sollevato questioni costruttive a cui finora la Commissione e il Consiglio non sempre hanno dato risposta. |
2.4 |
Nell'ultimo parere in materia il Comitato ha esaminato la succitata comunicazione della Commissione del dicembre 2005, deplorando che nel programma d'azione, definito «ambizioso», la Commissione non avesse né ripreso le raccomandazioni formulate dal CESE nell'aprile 2004, né mantenuto i propri impegni del giugno 2005. Infatti il testo della comunicazione, contrariamente a quanto era stato promesso, non precisa alcun chiaro obiettivo da conseguire nell'ambito della strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS). |
2.4.1 |
Nel parere, il Comitato fa notare che una strategia dovrebbe tracciare un percorso volto a perseguire una serie di obiettivi, e che la mancanza di obiettivi concreti non può che complicare la definizione degli strumenti. Infatti, se non si sa dove si vuole esattamente arrivare, non si può certo stabilire come ci si arriverà. Pertanto il Comitato ritiene che la comunicazione lasci una mole di questioni irrisolte superiore al numero delle risposte e delle indicazioni concrete offerte. |
2.4.2 |
Eppure, come ancora sostiene il Comitato nel parere del 2004, se non si indicano al pubblico o alle parti sociali interessate gli obiettivi e gli strumenti, se in altri termini permane «notevole incertezza anche su cosa sia, concretamente, lo sviluppo sostenibile e sul modo in cui gli sviluppi futuri divergeranno dalle condizioni di vita attuali», questo non può che far «nascere timori e resistenze nei settori potenzialmente interessati» (3). Il Comitato deve purtroppo constatare che negli ultimi tre anni non è stata fatta maggiore chiarezza al riguardo, il che mette senza dubbio a repentaglio la credibilità della politica della sostenibilità. |
2.5 |
La presidenza austriaca, di turno nella prima metà del 2006, sembra aver sostanzialmente condiviso tale posizione. Essa ha infatti pressoché ignorato la comunicazione della Commissione del 2005 e elaborato un nuovo documento autonomo che, dopo essere stato esaminato dai capi di Stato e di governo nel corso del vertice del giugno 2006, è stato adottato in tale occasione come «nuova strategia» (4). |
2.6 |
La nuova strategia assegna al Comitato un ruolo importante, senz'altro a causa dell'impegno mostrato finora in materia di sviluppo sostenibile. Stando al punto 39, «il Comitato economico e sociale europeo (CESE) dovrebbe svolgere un ruolo attivo nel creare titolarità, fra l'altro agendo da catalizzatore per stimolare il dibattito a livello UE». Inoltre, «esso è invitato a preparare contributi per la relazione biennale della Commissione sulla situazione dei lavori». |
2.7 |
Mediante il presente parere il CESE intende rispondere a tale richiesta e farsi carico di tale responsabilità. Il parere esordisce con alcune osservazioni generali sulla nuova strategia (punto 3); passa poi a esaminare brevemente le tematiche della nuova strategia (punto 4) e infine enuncia le proposte del Comitato sui contenuti concreti della relazione da presentare entro il prossimo settembre (punto 5). |
3. Osservazioni di carattere generale sulla nuova strategia
3.1 |
Quando la più importante istituzione politica dell'Unione riesamina ed aggiorna una delle proprie politiche, come ha fatto il Consiglio con la Strategia dell'Unione per lo sviluppo sostenibile, la società civile si aspetta che il testo risultante faccia anche comprendere:
|
3.2 |
Tuttavia, nel documento è vano cercare questo tipo di spiegazioni, né tanto meno si trova traccia dei risultati del riesame. Viene semplicemente presentata una nuova strategia. |
3.3 |
La strategia di Göteborg, basata su una comunicazione della Commissione, era incentrata su quattro aspetti prioritari, cioè:
|
3.4 |
Nella strategia di Göteborg mancano invece altre due tematiche proposte nella comunicazione della Commissione, ovvero la lotta alla povertà e l'invecchiamento della popolazione, senza che il Consiglio abbia motivato tale esclusione. Il CESE ha deplorato tale impostazione nel parere dell'aprile 2004, definendola una «indicazione errata» (5). Molti hanno anche criticato che la strategia non sia stata delineata in un unico documento, il quale avrebbe potuto essere diffuso e promosso in maniera efficace presso il pubblico, e che la dimensione esterna dello sviluppo sostenibile sia stata trattata separatamente ed elaborata successivamente in un documento a sé stante. |
3.5 |
Nella nuova strategia vengono ora descritte sette sfide principali, unitamente a una serie di traguardi, obiettivi e azioni operative. I settori interessati sono i seguenti:
|
3.6 |
Il raffronto tra la strategia originale e la nuova strategia mostra che quest'ultima in fin dei conti non modifica fondamentalmente le priorità esistenti. Essa si limita ad aggiungere alle tematiche della strategia di Göteborg le problematiche già identificate come necessarie dalla Commissione nella comunicazione del 2001 (lotta alla povertà e invecchiamento della popolazione) nonché il tema del consumo e della produzione sostenibile. |
3.7 |
Il CESE non può non essere d'accordo con tale impostazione, dato che le questioni sollevate nel 2001 e quelle respinte all'epoca non hanno ancora trovato soluzione, ed è quindi tanto più urgente che siano ora oggetto di un confronto serrato a livello politico. Tuttavia, proprio per l'insufficienza degli interventi politici adottati diviene ora interessante riflettere alle concrete differenze esistenti tra la nuova e la vecchia strategia e a come si possano giudicare i risultati della vecchia strategia. Si tratta di un interrogativo particolarmente importante per confutare l'accusa secondo cui la continua elaborazione di nuove proposte rischia di confondere ulteriormente la situazione, anziché contribuire al consolidamento politico di un processo necessario. Il CESE ha in più occasioni ricordato che la politica dello sviluppo sostenibile non va misurata in base alla mole di documenti amministrativi e politici prodotti, ma in base all'efficacia delle concrete misure messe in atto. |
3.8 |
La nuova strategia poggia su un pregevole elenco di principi relativi allo sviluppo sostenibile, principi che cerca di tradurre in una serie di obiettivi e misure per ciascuno dei sette settori prioritari individuati; prevede inoltre alcune misure relative a tematiche orizzontali, come pure lo sviluppo di procedure per la realizzazione e il monitoraggio dei progressi effettuati. Da questo punto di vista essa rappresenta senz'altro un miglioramento rispetto alle strategie preesistenti. |
3.9 |
I primi dati sembrano indicare che al momento vengono trattate in misura preponderante le parti della strategia riguardanti il mutamento climatico e le questioni energetiche. Ciò è senz'altro positivo, ma non deve portare a trascurare altri elementi chiave della strategia. Il presente riesame dell'attuazione offre un'eccellente possibilità per approfondire tale questione e tentare di dare maggiore importanza e slancio alla strategia in tutti i suoi settori prioritari. Il Comitato desidera ribadire ancora una volta il fatto che lo sviluppo sostenibile è un processo globale ed integrante, e non un elenco di opzioni individuali da scegliere a proprio piacimento. Gli obiettivi ed i progetti riguardanti il mutamento climatico sono molto chiari e precisi, e presentano ormai un carattere d'urgenza tale da poter effettivamente incoraggiare l'adozione di misure concrete. Viceversa, gli obiettivi relativi alla maggior parte delle altre tematiche della strategia appaiono troppo generici, anche riguardo ai tempi di realizzazione, per poter stimolare cambiamenti significativi. |
3.10 |
Ambito d'applicazione della strategia. I sette settori coperti dalla nuova strategia rappresentano certo un miglioramento rispetto all'inadeguatezza delle quattro tematiche della versione precedente, ma restano alcune flagranti omissioni. Già nel parere esplorativo dell'aprile 2004 (6) il CESE aveva chiesto ad esempio che all'agricoltura fosse dedicato un capitolo a sé stante. Il Comitato ribadisce ora tale richiesta, ricordando di aver ripetutamente espresso seri dubbi sulla praticabilità di un'agricoltura sostenibile come quella promossa dal «modello agricolo europeo» nelle condizioni in cui versa il mercato mondiale. Lo scetticismo del Comitato, il quale dubita che la PAC stia muovendosi nella giusta direzione, viene rafforzato dal fatto che i capi di Stato e di governo hanno drasticamente decurtato, per il periodo finanziario 2007-2013, le risorse disponibili a titolo del secondo pilastro della PAC, particolarmente importante per lo sviluppo dell'agricoltura sostenibile. Il CESE, che ha reiteratamente deplorato tale decisione, si chiede in che modo essa sia compatibile con la politica dello sviluppo sostenibile. Trattare l'agricoltura nel punto «risorse naturali», come fa la nuova strategia, non permette certo di risolvere il problema. |
3.11 |
L'interrogativo se un'agricoltura europea orientata alla concorrenza su un mercato mondiale aperto possa essere sostenibile solleva automaticamente la questione più generale delle regole applicabili alla produzione e al commercio su scala mondiale. L'OMC è un'organizzazione che si basa su accordi intesi a promuovere la libera concorrenza a livello internazionale. Ma, come il CESE ha mostrato in numerose occasioni, un commercio libero e liberalizzato non risulta di per sé più sostenibile. Purtroppo la strategia non dice nulla su come si possa rendere il libero commercio compatibile con i principi della sostenibilità, il che è una grave omissione. Anche a questo riguardo il CESE deve purtroppo constatare che i responsabili politici dell'Unione continuano a eludere tale questione, già sollevata dal Comitato tre anni orsono (7). Il CESE tuttavia rileva con soddisfazione che negli ultimi anni l'Unione europea ha mostrato una reale determinazione a negoziare, anche con l'FMI e la Banca mondiale, una nuova regolamentazione degli scambi mondiali. |
3.11.1 |
La dimensione globale è evidentemente di estrema importanza per una strategia europea della sostenibilità, dato che sull'economia comunitaria incidono anche gli sviluppi esterni alla nostra sfera economica. Qualsiasi strategia dell'Unione deve pertanto essere coerente con un approccio globale allo sviluppo sostenibile, approccio che va promosso attivamente. La nuova strategia riconosce tale esigenza nella misura in cui fa riferimento al sostegno da accordare agli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSP), a Kyoto, al programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) ed ad altre iniziative su scala planetaria. Riconosce inoltre la necessità di intensificare gli sforzi «affinché la globalizzazione contribuisca allo sviluppo sostenibile», e osserva che la Commissione sta elaborando nel 2007 un piano d'azione comunitario per il consumo e la produzione sostenibili, anche se per poter avere qualche speranza di porre rimedio alla questione delle ineguaglianze globali il Comitato ritiene necessaria un'analisi a più lungo termine. La «corsa alla crescita» dei nuovi paesi in via di industrializzazione, i quali ambiscono giustamente a livelli di vita molto più elevati, avrà con ogni probabilità ripercussioni catastrofiche sulle risorse e sui sistemi globali. La strategia europea della sostenibilità è quindi la sede adatta per affrontare i limiti della «capacità di sopportazione» del pianeta, già messo a dura prova da due secoli di industrializzazione distribuita in maniera ineguale. |
3.11.2 |
Il CESE propone pertanto che la Commissione elabori una comunicazione volta a definire gli orientamenti per la gestione e l'assegnazione delle risorse comuni del pianeta. Tale comunicazione dovrebbe incentrarsi su un quadro a lungo termine per stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra a livelli «sicuri» grazie alla ripartizione internazionale di un insieme di emissioni globali. Al termine di un periodo di tempo concordato, nel corso del quale le emissioni pro capite dovrebbero convergere, i diritti in questione risulterebbero uguali. Un tale approccio, già ampiamente discusso e noto come «Contrazione e convergenza» è in grado di tener conto allo stesso tempo delle ripercussioni della crescita demografica, della capacità industriale, della globalizzazione e delle esigenze legate alla riassegnazione equa e pratica dell'atmosfera planetaria in quanto risorsa condivisa. |
3.12 |
Chiarezza degli obiettivi. Lo sviluppo sostenibile è ampiamente accettato come obiettivo generale della società. Tuttavia, perché una strategia per lo sviluppo sostenibile possa davvero dare un impulso reale, essa deve venir realizzata mediante obiettivi e progetti concreti e misurabili, basati su analisi rigorose. Certo, la nuova strategia elenca un notevole numero di obiettivi e di misure, ma senza porli in relazione con un'analisi quantificata dei dati e delle tendenze, né con un'analisi qualitativa delle tematiche e dei problemi. È quindi spesso poco chiaro per quale ragione siano stati selezionati determinati obiettivi e misure, o come vadano valutati i relativi progressi, o in che misura essi possano davvero contribuire alla sostenibilità generale, posto che li si possa realizzare. L'attuale riesame dovrebbe permettere di precisare e chiarire tutti questi punti, in modo che in futuro si possa veramente riuscire a valutare in maniera più sistematica i progressi compiuti. |
3.13 |
Dopo queste osservazioni critiche, il CESE desidera tuttavia anche rilevare alcuni aspetti positivi. Rispetto al programma d'azione presentato dalla Commissione nel dicembre 2005, è chiaro che la nuova strategia contiene un maggior numero di obiettivi concreti, ad esempio per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra o l'efficienza energetica. Alcuni obiettivi, in particolare, sono stati ulteriormente precisati dalle conclusioni specifiche del Consiglio europeo del marzo 2007 sulle questioni climatiche e in parte sulla politica energetica. |
3.14 |
Strumenti per realizzare la strategia. Comunque sia, anche la nuova strategia (così come le conclusioni del Consiglio del marzo 2007) non chiarisce a sufficienza con quali strumenti si dovrebbero conseguire gli obiettivi ora più concretamente formulati, vale a dire quale «strategia» verrà effettivamente adottata a tale scopo, anche se è interessante notare che qualche indicazione in proposito emerge quanto meno tra le righe. Per il CESE, tuttavia, si tratta di tracce ancora troppo vaghe, ragion per cui la relazione biennale potrebbe e dovrebbe venir impiegata per fornire indicazioni concrete in materia, allo scopo di fungere da aiuto ed orientamento (cfr., infra, capitolo 5). |
4. Osservazioni di carattere specifico sulla nuova strategia
4.1 |
La nuova strategia sostiene che la dinamica del processo della strategia di Lisbona deve essere assolutamente incorporata negli obiettivi più generali dello sviluppo sostenibile. A ciò tuttavia non fa riscontro alcuna seria analisi di come i processi di crescita e di sviluppo dovranno cambiare per permettere in futuro un mondo più sostenibile. Le conseguenze degli sviluppi non sostenibili sono sempre più evidenti e si riflettono con particolare chiarezza nelle disastrose ripercussioni del cambiamento climatico, ma anche nella continua perdita di biodiversità su scala globale, nel divario sempre più accentuato tra ricchi e poveri, e nel prevedibile prossimo esaurimento delle materie prime. |
4.2 |
Le ripercussioni saranno drammatiche sul piano economico e in certe regioni le attuali basi dell'economia rischiano un totale tracollo. In Svizzera, ad esempio, le banche non concedono più crediti a quanti intendano investire nelle infrastrutture invernali di località situate al di sotto dei 1.500 metri. Una grave e crescente incertezza riguarda anche il futuro dell'agricoltura e del turismo dell'area mediterranea, il cui clima rischia di divenire ancor più caldo e secco. |
4.3 |
Le risorse finanziarie destinate nell'Unione europea alla protezione dei litorali dall'erosione e dalle inondazioni ammontano secondo le stime a 3,2 miliardi di euro, contro i 2,5 miliardi di euro del 1986, e stando ad alcuni studi l'erosione delle coste imporrà una spesa annuale media di 5,4 miliardi di euro nel trentennio 1990-2020. Tuttavia queste ingenti somme possono impedire, o mitigare, solo parte delle ripercussioni negative che si delineano all'orizzonte. |
4.4 |
Il grave è che viviamo in un sistema economico nel quale i costi legati alla sanità e ai danni ambientali, ad esempio i miliardi spesi all'inizio del 2007 in seguito al ciclone Kyrill, vengono valutati positivamente sul piano macroeconomico, poiché contribuiscono ad incrementare il prodotto interno lordo. Il CESE esprime soddisfazione per il fatto che nella nuova strategia il Consiglio europeo cominci finalmente ad occuparsi di tali contraddizioni, anche se purtroppo solo in via marginale. Il Consiglio ha del tutto ragione quando osserva, al punto 20 della nuova strategia, che «il sistema essenziale di calcolo del reddito nazionale potrebbe essere esteso, includendovi, fra l'altro, i concetti di stock e di flussi e il lavoro non di mercato, ed essere perfezionato mediante conti satellite, p. es. spese ambientali, flussi materiali e tenendo conto delle migliori prassi internazionali». |
4.5 |
Il CESE ricorda in tale contesto le proprie considerazioni del 2004, quando giudicava «opportuno che, nell'ambito della strategia di sostenibilità, si affrontino senz'altro questioni finora considerate pressoché tabù», come «quella della continua crescita economica come finalità principale e aspetto chiave di tutte le politiche» (8). Al riguardo il Comitato intendeva dire che la crescita non va misurata sul piano meramente quantitativo, e che occorre una «nuova impostazione di crescita» tale da dare la priorità ad obiettivi qualitativi, vale a dire orientati ai criteri della sostenibilità. La Commissione ed il Consiglio dovrebbero servirsi della relazione in esame:
|
4.6 |
Molti esempi dimostrano che i progressi sul piano economico ed ambientale non comportano necessariamente un aumento del PIL, anche se possono creare posti di lavoro e migliorare la tutela dell'ambiente. Se si sostituiscono le lampadine normalmente utilizzate con lampadine a basso consumo di energia si utilizza meno corrente elettrica, con la conseguenza che il PIL, pur tenendo conto degli investimenti da effettuare, ne risulta semmai ridotto. Tuttavia il Comitato auspica senz'altro una «crescita» in questo e in altri settori come l'isolamento degli edifici, i motori a basso consumo di carburante, gli apparecchi ad elevata efficienza energetica, ecc. |
4.7 |
Pertanto il Comitato si rallegra che la Commissione stia ora esaminando una serie di possibili alternative al PIL come parametro di misura del benessere, ed esprime il proprio vivo interesse in proposito. |
4.8 |
Come il Comitato ha ripetutamente osservato, lo sviluppo sostenibile non si può conseguire a costo zero. Il CESE ha infatti più volte ricordato che a livello macroeconomico è necessario procedere a cambiamenti strutturali fondamentali, nella consapevolezza che tali cambiamenti avranno comunque luogo, che lo si voglia o no. Il compito dei responsabili politici dovrebbe essere quello di avviare con accortezza i necessari cambiamenti per evitare effetti troppo dirompenti e limitare le ripercussioni negative più dannose. |
4.9 |
Per quanto riguarda le responsabilità nel risolvere tali problemi, il Comitato ricorda che a livello microeconomico il compito di fissare le adeguate condizioni quadro non spetta solo alla politica, ma che occorre anche l'intervento degli attori economici e dei cittadini tutti. La Commissione sottolinea giustamente da parecchi anni la responsabilità sociale delle imprese che, attraverso il dialogo sociale, investe aspetti economici, sociali e ambientali. |
4.10 |
Il Consiglio europeo ricorda nella nuova strategia (9) che questa «costituisce il quadro generale» nell'ambito del quale «gli obiettivi economici, sociali e ambientali possono rafforzarsi reciprocamente, e dovrebbero pertanto evolvere all'unisono.» Inoltre, afferma che tutte le decisioni politiche dell'UE andrebbero prese dopo avere soppesato «in modo equilibrato le dimensioni sociali, ambientali ed economiche dello sviluppo sostenibile e tenendo conto della sua dimensione esterna e dei costi dell'inazione». Tuttavia, non appena nella nuova strategia si passa a esaminare la questione delle risorse, non si parla più di dialogo sociale, bensì di dialogo istituzionalizzato tra Commissione e Stati membri, da un lato, e «mondo economico», dall'altro, al fine di fissare traguardi per le prestazioni dei prodotti e dei processi. |
4.11 |
Il CESE sottolinea l'estrema importanza di avviare un confronto veramente ampio con tutte le parti sociali sulle misure politiche da adottare, sempre tenendo presenti gli obiettivi principali ed i principi di fondo fissati nella nuova strategia, e prendendoli concretamente sul serio. Solo in tal modo sarà possibile evitare possibili sviluppi negativi, ottenere il favore di gran parte dell'opinione pubblica e far sì che la sostenibilità assurga a reale principio d'azione. |
4.11.1 |
Un esempio da non seguire sul piano procedurale è la decisione del Consiglio europeo nel contesto del «pacchetto energia» di imporre una quota del 10 % di biocarburanti nei carburanti tradizionali, rispetto al 5,75 % deciso in un primo tempo. Il CESE appoggia espressamente l'obiettivo fissato dal Consiglio europeo di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2020 del 20 o del 30 % (a seconda degli impegni dei partner extraeuropei) ed approva anche l'obiettivo più ambizioso fissato al riguardo (la riduzione entro il 2050 di una percentuale compresa tra il 60 e l'80 %). Il requisito relativo alla miscela di biocarburanti deve non soltanto agevolare il conseguimento di tali obiettivi, ma anche essere conforme agli altri principi guida. |
4.11.2 |
Bisogna pertanto tenere conto del bilancio sul piano energetico, naturale ed ambientale, come pure degli effetti derivanti da un'eventuale concorrenza nell'utilizzazione del suolo (a livello tanto nazionale quanto globale). L'intensificarsi dei dibattiti, ad esempio sulla quota estremamente elevata delle energie fossili nella produzione di biocarburanti apparentemente esenti da CO2 (10), sul loro reale impatto sul clima (11) o sulle ripercussioni sulla produzione degli alimenti (12), dimostrano ampiamente che non tutte le «questioni della sostenibilità» hanno già trovato risposta. Il CESE dedicherà un parere a sé stante a tale importantissima tematica. |
4.12 |
Il Comitato è lieto di constatare che la discussione sulle conseguenze economiche e finanziarie della sostenibilità sia divenuta molto più concreta grazie anche alla pubblicazione del rapporto Stern. Nel rapporto Stern, come è noto, si calcola che l'1 % del PIL basterebbe ad attenuare in misura significativa l'impatto del cambiamento climatico. Uno studio della società Vattenfall presentato al vertice economico mondiale di Davos giunge addirittura alla conclusione che tale risultato potrebbe essere ottenuto a costi ancor più bassi. Anche se l'1 % del PIL, espresso in termini monetari reali, sembra una somma immensa, è opportuno istituire un confronto con altre politiche settoriali i cui costi sono anch'essi assai elevati. Per fare un esempio relativo al settore dei trasporti, la realizzazione del progetto TINA (13) comporterebbe sino al 2015 investimenti annui corrispondenti all'1,5 % circa del PIL per i soli corridoi di trasporto prestabiliti. In altri termini, sarebbe più costoso delle misure che il rapporto Stern giudica necessarie per mitigare l'impatto del cambiamento climatico. |
4.13 |
Ma, come si è detto, la questione non riguarda tanto le risorse finanziarie, quanto in molti casi i cambiamenti strutturali. Il Comitato si compiace ad esempio dell'invito formulato nella nuova strategia di «dissociare la crescita economica dalla domanda di trasporto al fine di ridurre l'impatto sull'ambiente». Ciò però solleva anche degli interrogativi sulla cosiddetta produzione «just in time», dato che questa permette alle imprese di rinunciare all'immagazzinamento, con i relativi costi, trasformando di fatto i propri camion o treni merci, in vere e proprie unità mobili di immagazzinamento. |
4.14 |
Il CESE deve purtroppo constatare che va emergendo con notevole rapidità un divario tra obiettivi teorici e probabile realtà. Infatti la Commissione ha presentato il Riesame intermedio del Libro bianco sui trasporti (pubblicato nel 2001) (14) appena 13 giorni dopo la decisione del Consiglio di approvare questo obiettivo operativo e questa azione. Nel testo del riesame si prevede per il periodo 2000-2020 un probabile aumento del PIL del 52 %, del trasporto merci su strada del 55 % e del traffico aereo del 108 %. L'auspicata «dissociazione tra crescita economica e domanda di trasporto» sembra pertanto limitata soprattutto al trasporto merci per ferrovia (+ 13 %) ed al trasporto passeggeri per ferrovia (+ 19 %). |
4.15 |
Il CESE può solo constatare con sorpresa l'apparente mancanza di coordinamento tra l'elaborazione del riesame intermedio del Libro bianco sui trasporti e la nuova strategia per lo sviluppo sostenibile, visto che l'evidente contraddizione tra aspirazioni e realtà viene del tutto ignorata. Nel settore dei trasporti infatti la Commissione sembra aver praticamente rinunciato al primo obiettivo specifico della strategia per lo sviluppo sostenibile: la separazione tra crescita economica ed aumento della mobilità. In futuro la Commissione dovrà impegnarsi al massimo per evitare l'emergere di tali contraddizioni. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, sarà necessario ancora una volta cercare le possibilità di organizzare città e comuni, con tutte le loro diverse attività, in modo che le linee di comunicazione ed i percorsi di trasporto divengano progressivamente più brevi, anziché obbligare persone e merci a compiere viaggi sempre più lunghi sino alla propria destinazione. Ciò richiederà un adeguamento delle politiche fiscali e di assetto territoriale, nonché un coordinamento adeguato a tutti i livelli amministrativi, da quello comunitario a quello locale. |
4.16 |
Per quanto riguarda la trattazione delle sempre più complesse problematiche dei trasporti, la nuova strategia risulta piuttosto deludente. Il CESE deve constatare che, in termini di soluzioni, la politica energetica dell'Unione è nel frattempo divenuta sostanzialmente più concreta di quella dei trasporti, le cui conseguenze negative per il clima, l'ambiente e la tutela della natura sono destinate ad accentuarsi ulteriormente. |
4.17 |
Le conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2007 (15), stando alle quali il sistema del commercio delle quote di emissione potrebbe eventualmente essere esteso ai trasporti terrestri e marittimi, andrebbero integrate nella relazione biennale sulla SSS e valutate sul piano delle possibili conseguenze, anche in comparazione con altri strumenti. |
5. Il contenuto della relazione biennale
5.1 |
Il CESE si rallegra che, stando al punto 33 della nuova strategia, la Commissione «presenterà ogni due anni (a decorrere dal settembre 2007) una relazione sulla situazione dei lavori relativa all'attuazione della SSS nell'Unione e negli Stati membri, includendovi anche le priorità, gli orientamenti e le azioni per il futuro». Il CESE spera che in tal modo sia possibile dare risposta alle questioni rimaste sinora irrisolte. |
5.2 |
Ciò è particolarmente importante in riferimento agli «strumenti di finanziamento ed economici», a cui nel testo si accenna in termini piuttosto vaghi. Ad esempio al punto 22 si asserisce che «gli strumenti economici più appropriati dovrebbero essere usati per promuovere la trasparenza dei mercati e prezzi che rispecchino i costi economici, sociali e ambientali effettivi di prodotti e servizi (fissare prezzi che riflettano i costi)». Ciò si ricollega alle ripetute richieste, anche da parte del CESE, di internalizzare i costi esterni e di individuare gli strumenti necessari a tal fine. Il CESE ricorda che il dibattito a questo proposito procede da molti anni, con risultati per lo più irrilevanti. Alla fine del marzo 2007 la Commissione ha presentato con tre anni di ritardo il Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi, che ha permesso di rilanciare la discussione. Il Comitato vigilerà affinché nel contesto delle relazioni biennali si faccia finalmente qualche passo avanti su una questione così cruciale per lo sviluppo sostenibile. |
5.3 |
Al punto 23, il Consiglio europeo — vale a dire i medesimi capi di Stato e di governo degli Stati membri — chiede agli Stati membri di «prendere in esame ulteriori iniziative per trasferire l'imposizione fiscale dal lavoro al consumo di risorse e di energia e/o all'inquinamento, per contribuire agli obiettivi dell'Unione di aumentare l'occupazione e ridurre gli effetti negativi per l'ambiente in modo efficiente rispetto ai costi». Il CESE accoglie con favore tale richiesta e invita la Commissione a dare ampio spazio a tale aspetto nella relazione biennale, presentando proposte concrete su come si possa giungere a tale risultato. In tale contesto bisognerà esaminare attentamente sia le ripercussioni sull'ambiente sia la ripartizione degli oneri, per impedire che il trasferimento dell'imposizione fiscale colpisca in particolar modo le fasce sociali più deboli. |
5.4 |
Il CESE accoglie anche con favore l'annuncio secondo cui «entro il 2008 la Commissione dovrebbe presentare una tabella di marcia per la riforma, settore per settore, dei sussidi che hanno notevoli effetti negativi sull'ambiente e che sono incompatibili con lo sviluppo sostenibile». Il Comitato appoggia anche l'obiettivo «di eliminare gradualmente tali sussidi», ma troverebbe utile che a tal fine si indicasse un calendario concreto e si valutasse altresì la possibilità di trasferire le risorse così risparmiate in un nuovo «fondo europeo per lo sviluppo sostenibile», cui gli Stati membri potrebbero far ricorso ogniqualvolta una misura di tutela ambientale comporti costi sproporzionati per i loro bilanci (articolo 175, paragrafo 5, e articolo 174, paragrafo 1, del Trattato di Nizza). |
5.5 |
Nei suoi precedenti pareri il CESE ha sistematicamente ribadito che per i cittadini, per le imprese e per tutte le parti interessate è importante sapere con chiarezza quali progetti politici concreti siano in cantiere e quali ne siano le rispettive motivazioni, giacché solo così essi saranno disposti a seguire e sostenere tale importante processo. Pertanto, è giusto che il Consiglio abbia incaricato la Commissione di «produrre una guida divulgativa su questa strategia, comprese le buone prassi e le buone politiche negli Stati membri» (punto 26), sennonché anche in questo caso si lamenta la mancanza di un calendario concreto, un aspetto — questo — che andrebbe esaminato nella relazione biennale. |
5.6 |
La strategia impone di migliorare l'iter di elaborazione delle politiche ricorrendo più spesso alle valutazioni di impatto e coinvolgendo maggiormente le parti interessate. Il Comitato approva tale obbligo e chiede alla Commissione ed agli Stati membri di esaminare le esperienze maturate con i metodi di valutazione di impatto nel settore dello sviluppo sostenibile e di garantire che vengano impiegate con efficacia in tutte le politiche e le misure adottate. |
5.7 |
Il CESE ritiene molto importante l'approccio inteso a «elaborare una visione concreta e realistica dell'Unione nella sua via verso lo sviluppo sostenibile nel corso dei prossimi 50 anni» (punto 27), ma anche in tale contesto è lecito chiedersi quali misure debbano essere attuate, ed entro quando. Il Comitato chiede sin d'ora che un tale approccio guardi oltre il 2060 visto che, stando agli impegni e agli obiettivi chiave presentati nel documento sulla nuova strategia (16), gli indirizzi sociali fondamentali, anche quelli relativi al lungo termine, andrebbero adottati prima possibile. Nel vertice svolto agli inizi di marzo 2007, il Consiglio europeo si è di fatto avviato su questa direzione quando ha dichiarato di voler ridurre le emissioni globali dal 60 all'80 % entro il 2050, rispetto al 1990 (17). Alcune materie prime fossili o non rinnovabili saranno certamente disponibili per più di cinquanta anni, tuttavia non lo saranno all'infinito, ed è pertanto utile riflettere sin d'ora sui termini di una politica che vada oltre il prossimo cinquantennio, soprattutto se si vuole veramente tener conto del concetto di «solidarietà intergenerazionale». |
5.8 |
Il Comitato apprezzerebbe certamente che tali aspetti trasversali, da integrare a tutti i livelli di elaborazione politica (UE e Stati membri), venissero presi in considerazione anche nei vari elementi della strategia per ottenere risultati efficaci. Tuttavia, non si indica in che modo ciò possa essere garantito, forse perché nell'attuale fase evolutiva dei testi, confermata dal progetto di Costituzione europea, la competenza dell'Unione in tale settore è solo parziale, mentre gli Stati membri «provvedono al finanziamento e all'esecuzione della politica in materia ambientale» (articolo 175, paragrafo 4, del Trattato di Nizza). I vari attori non vengono pertanto precisati. |
5.9 |
Nella nuova strategia si afferma che «ogni Stato membro nominerà un rappresentante che fungerà da elemento focale per la SSS». Il CESE ritiene necessario che la relazione biennale indichi se si sia già proceduto a tali nomine e in che modo sia andata avanti la cooperazione. |
5.10 |
La prima relazione biennale dovrebbe anche indicare se tutti gli Stati membri abbiano completato le loro (prime) strategie nazionali, previste per il giugno 2007. Il CESE si chiede chi valuterà tali strategie nazionali ed in base a quali criteri, e che conseguenze vi saranno per quegli Stati membri che non abbiano completato le proprie strategie o che abbiano presentato strategie inadeguate. |
5.11 |
Al punto 41 il Consiglio europeo parla di «valutazioni inter pares volontarie delle SSS nazionali» che «dovrebbero iniziare nel 2006 con un primo gruppo di Stati membri». La relazione biennale dovrebbe indicare i risultati di queste valutazioni e le conseguenze che se ne possono trarre per la strategia europea. |
5.12 |
Il CESE è del tutto consapevole del fatto che in numerose questioni legate allo sviluppo sostenibile la competenza spetta agli Stati membri e alle amministrazioni regionali e locali, che per molti problemi debbono elaborare impostazioni e modalità d'intervento proprie. Ritiene però necessario che si rafforzino anche le capacità della Commissione, se si vogliono conseguire i desiderati progressi nel settore dello sviluppo sostenibile, in modo che questi possano essere monitorati globalmente e che sia possibile adottare nuove misure là dove l'attuazione sembri avere dei ritardi e s'imponga un intervento comunitario. Il Comitato dubita che il coordinamento e lo scambio di buone prassi siano sufficienti. Infine, desidererebbe ricevere ogni anno una sintesi dei risultati ottenuti dagli Stati membri. |
5.13 |
Nel quadro della strategia viene raccomandato di istituire o di rafforzare i consigli consultivi nazionali sullo sviluppo sostenibile. Questi ultimi svolgono un ruolo importante nella preparazione delle strategie nazionali in materia di sviluppo sostenibile e possono anche contribuire all'adozione di misure negli Stati membri che coinvolgano la società civile in iniziative di promozione dello sviluppo sostenibile e nel monitoraggio dei progressi effettuati. Tra i loro compiti figura anche l'applicazione del principio di sviluppo sostenibile e il mantenimento di un equilibrio dinamico tra le sue tre componenti: quella economica, quella sociale e quella ambientale. Il Comitato non constata alcun concreto progresso in tal senso, ed intende esaminare tale tematica nel corso del 2007. Nel frattempo chiede che la questione venga discussa assieme agli Stati membri anche nel quadro dell'esame dell'attuazione. |
5.14 |
È inoltre importante che gli Stati membri e la Commissione considerino come si possa garantire il coordinamento delle questioni dello sviluppo sostenibile nell'ambito delle proprie strutture. Lo sviluppo sostenibile è un concetto orizzontale ed integrante che dovrebbe trascendere, ed in alcuni casi modificare, le preoccupazioni a carattere più settoriale dei vari dipartimenti ed agenzie. L'esperienza mostra che ciò può avvenire sul piano operativo solamente quando, all'interno di un governo, esiste una forte unità centrale capace di promuovere lo sviluppo sostenibile, in quanto dispone delle conoscenze e dell'autorità necessarie a sfidare e mettere in discussione i dogmi esistenti nei vari settori e dipartimenti. La relazione sulla situazione dei lavori dovrebbe anche indicare le necessità di miglioramento ravvisate dalla Commissione nei propri servizi. Il CESE è certo infatti che anche in tale contesto vi sia un margine di miglioramento (cfr. punti 4.15 e 4.16). |
5.15 |
La strategia ricorda giustamente che lo sviluppo sostenibile deve essere pienamente integrato nei compiti e nelle prassi di tutti i livelli delle amministrazioni locali e regionali. Alcuni enti locali e regionali europei hanno svolto una funzione guida adottando un'impostazione operativa improntata allo sviluppo sostenibile e mettendo a punto approcci innovativi per far fronte al cambiamento climatico ed alle altre sfide della sostenibilità. Il riesame dell'attuazione offre un'eccellente opportunità per valutare i progressi in materia di sviluppo sostenibile a livello regionale e locale, e per esaminare in che modo si possano divulgare meglio le migliori prassi esistenti. |
5.16 |
Al punto 45 si asserisce che «nel 2011, il Consiglio europeo deciderà quando dovrà essere avviato un riesame globale della SSS dell'Unione». Il CESE non può approvare una tale formulazione. Se nel contesto delle relazioni biennali dovessero evidenziarsi problemi nel percorso dell'Europa verso lo sviluppo sostenibile, ciò dimostrerebbe che la strategia (cioè, per l'appunto, il percorso verso l'obiettivo) non è valida. In tal caso, sarebbe necessario procedere immediatamente ad un riesame, senza aspettare il 2011. |
Bruxelles, 11 luglio 2007
Il presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Dimitris DIMITRIADIS
(1) COM(2006) 845 def.
(2) COM(2005) 658 def. del 13.12.2005.
(3) GU C 117 del 30.4.2004, pag. 22, punto 2.2.1.
(4) Consiglio dell'Unione europea, documento 10917/06 del 26.6.2006: Riesame della strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell'UE) — Nuova strategia.
(7) Id., cfr. tra l'altro i punti 0.8 e 6.4 e segg.
(8) GU C 117 del 30.4.2004, pag. 22, punto 2.3.9.
(9) Cfr. punto 8 della strategia.
(10) L'83 % del contenuto energetico dell'etanolo prodotto a partire dal mais è dovuto all'impiego di energie fossili.
(11) Elevata componente di protossido di azoto nella produzione di colza (uno studio al proposito dovrebbe venir finalizzato prima della pausa estiva, vale a dire entro la plenaria).
(12) Si veda quanto è avvenuto in Messico, dove sono scoppiati disordini per l'aumento del costo delle tortillas perché il mais viene sempre più frequentemente utilizzato come componente dei carburanti.
(13) Acronimo di Transport Infrastructure Needs Assessment (Valutazione del fabbisogno infrastrutturale di trasporto).
(14) COM(2006) 314 def.
(15) Cfr. punto 35.
(16) Nella fattispecie, non «compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni», promuovere «la coesione e la giustizia sociale» e garantire il «miglioramento della qualità della vita» e la «piena occupazione» allo scopo di realizzare gli obiettivi di fondo, e cioè «porre gli esseri umani al centro delle politiche dell'Unione europea, promuovendo i diritti fondamentali, lottando contro tutte le forme di discriminazione e contribuendo alla lotta contro la povertà e all'eliminazione dell'emarginazione sociale nel mondo intero».
(17) Cfr. punto 30 delle conclusioni.
ALLEGATO
al parere del Comitato economico e sociale europeo
Qui di seguito si riportano gli emendamenti che, pur essendo stati respinti durante il dibattito, hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi.
Punto 2.4
Modificare come segue:
«Nell'ultimo parere in materia il Comitato ha esaminato la succitata comunicazione della Commissione del dicembre 2005, deplorando che nel programma d'azione, definito “ambizioso”, la Commissione non avesse né ripreso le raccomandazioni formulate dal CESE nell'aprile 2004, né mantenuto i propri impegni del giugno 2005. Infatti il testo della comunicazione, contrariamente a quanto era stato promesso, non precisa nessun chiaro obiettivo da conseguire nell'ambito della strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS).»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 35
Voti contrari: 61
Astensioni: 4
Punto 2.4.1
Modificare come segue:
«Nel parere, il Comitato fa notare che una strategia dovrebbe tracciare un percorso volto a perseguire una serie di obiettivi, e che la mancanza di obiettivi concreti, difficili da definire data la necessità di tener conto dei diversi aspetti della sostenibilità, non può che provocare problemi per la definizione degli strumenti. Infatti, se non si sa dove si vuole esattamente arrivare, non si può certo stabilire come ci si arriverà. Pertanto il Comitato ritiene che la comunicazione lasci una mole di questioni irrisolte superiore al numero delle risposte e delle indicazioni concrete offerte. »
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 34
Voti contrari: 63
Astensioni: 3
Punto 3.11
Modificare come segue:
«L'interrogativo se un'agricoltura europea orientata alla concorrenza su un mercato mondiale aperto possa essere sostenibile solleva automaticamente la questione più generale delle regole applicabili alla produzione e al commercio su scala mondiale. L'OMC è un'organizzazione che si basa su accordi intesi a promuovere la libera concorrenza a livello internazionale. Ma, come il CESE ha mostrato in numerose occasioni, un commercio libero e liberalizzato non risulta eoipso più sostenibile. Purtroppo La nuova strategia non dice nulla su come si possa rendere il libero commercio sviluppare gli scambi in maniera compatibile con i principi della sostenibilità, il che è una grave omissione. Anche a questo riguardo il CESE deve purtroppo constatare che i responsabili politici dell'Unione continuano a eludere tale questione, che era già stata sollevata dal Comitato tre anni orsono. Il CESE tuttavia rileva con soddisfazione che negli ultimi anni l'Unione europea ha mostrato una reale determinazione a negoziare, anche con il FMI e la Banca mondiale, una nuova regolamentazione degli scambi mondiali.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 35
Voti contrari: 63
Astensioni: 8
Punto 3.11.2
Sopprimere:
« Il CESE propone pertanto che la Commissione elabori una comunicazione volta a definire gli orientamenti per la gestione e l'assegnazione delle risorse comuni del pianeta. Tale comunicazione dovrebbe incentrarsi su un quadro a lungo termine per stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra a livelli “sicuri” grazie alla ripartizione internazionale di un insieme di emissioni globali. Al termine di un periodo di tempo concordato, nel corso del quale le emissioni pro capite dovrebbero convergere, i diritti in questione risulterebbero uguali. Un tale approccio, già ampiamente discusso e noto come “Contrazione e convergenza”è in grado di tener conto allo stesso tempo delle ripercussioni della crescita demografica, della capacità industriale, della globalizzazione e delle esigenze legate alla riassegnazione equa e pratica dell'atmosfera planetaria in quanto risorsa condivisa. »
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 38
Voti contrari: 63
Astensioni: 3
Punto 4.2
Modificare come segue:
«Le ripercussioni saranno possono risultare drammatiche sul piano economico e in certe regioni le attuali basi dell'economia rischiano un totale tracollo sono a rischio. In Svizzera, ad esempio, le banche non concedono più crediti a quanti intendano investire nelle infrastrutture invernali di località situate al di sotto dei 1 500 metri. Una grave e crescente incertezza riguarda anche il futuro dell'agricoltura e del turismo dell'area mediterranea, il cui clima rischia di divenire ancor più caldo e secco.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 41
Voti contrari: 57
Astensioni: 3
Punto 4.4
Modificare come segue:
«Il fatto grave è che viviamo in un sistema economico nel quale i costi legati a della sanità e, in taluni casi, a dei danni ambientali, ad esempio i miliardi spesi all'inizio del 2007 in seguito al ciclone Kyrill, vengono valutati positivamente sul piano macroeconomico, poiché vengano computati ai fini del calcolo del prodotto interno lordo e contribuisco ano ad incrementare lo il prodotto interno lordo , mentre altre importanti attività non sono fatte rientrare nel calcolo, costituisce un problema ben noto. Il CESE esprime soddisfazione per il fatto che nella nuova strategia il Consiglio europeo cominci finalmente ad occuparsi di tali contraddizioni, anche se purtroppo solo in via marginale. Il Consiglio ha del tutto ragione quando osserva, al punto 20 della nuova strategia, che “il sistema essenziale di calcolo del reddito nazionale potrebbe essere esteso, includendovi, fra l'altro, i concetti di stock e di flussi e il lavoro non di mercato, ed essere perfezionato mediante conti satellite, p. es. spese ambientali, flussi materiali e tenendo conto delle migliori prassi internazionali”.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 35
Voti contrari: 56
Astensioni: 8
Punto 4.10
Modificare come segue:
«Il Consiglio europeo ricorda nella nuova strategia che questa “costituisce il quadro generale” nell'ambito del quale “gli obiettivi economici, sociali e ambientali possono rafforzarsi reciprocamente, e dovrebbero pertanto evolvere all'unisono”. Inoltre, afferma che tutte le decisioni politiche dell'UE andrebbero prese dopo avere soppesato “in modo equilibrato le dimensioni sociali, ambientali ed economiche dello sviluppo sostenibile e tenendo conto della sua dimensione esterna e dei costi dell'inazione”. Tuttavia, non appena nella nuova strategia si passa a esaminare la questione delle risorse, non si parla più di dialogo sociale, bensì di un dialogo istituzionalizzato tra Commissione e Stati membri, da un lato, e “il mondo economico”, dall'altro, al fine di fissare traguardi per le prestazioni dei prodotti e processi.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 41
Voti contrari: 55
Astensioni: 3
Punto 4.14
Modificare come segue:
«Ma, come si è detto, la questione non riguarda tanto le risorse finanziarie, quanto in molti casi i cambiamenti strutturali. Il Comitato si compiace ad esempio dell'invito formulato nella nuova strategia di “dissociare la crescita economica dalla domanda di trasporto al fine di ridurre l'impatto sull'ambiente”. Ciò però solleva anche degli interrogativi sulla cosiddetta produzione “just in time”, dato che questa permette alle imprese di rinunciare all'immagazzinamento, con i relativi costi, trasformando di fatto i propri camion o treni merci, in vere e proprie unità mobili di immagazzinamento.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 39
Voti contrari: 56
Astensioni: 6
Punto 4.16
Modificare come segue:
«Il CESE può solo constatare con sorpresa l'apparente mancanza di coordinamento tra l'elaborazione del riesame intermedio del Libro bianco sui trasporti e la nuova strategia per lo sviluppo sostenibile, visto che l'evidente contraddizione tra aspirazioni e realtà viene ignorata. Nel settore dei trasporti infatti la Commissione sembra aver quasi del tutto rinunciato al primo obiettivo specifico della strategia per lo sviluppo sostenibile: la separazione tra crescita economica ed aumento della mobilità. In futuro la Commissione dovrà impegnarsi al massimo per evitare l'emergere di tali contraddizioni. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, sarà necessario ancora una volta cercare quali possibilità vi siano di organizzare città e comuni, e tutte le loro diverse attività, in modo che le linee di comunicazione ed i percorsi di trasporto divengano progressivamente più brevi, anziché obbligare persone e merci a compiere viaggi sempre più lunghi sino alla propria destinazione. Ciò richiederà un adeguamento delle politiche fiscali e di assetto territoriale, nonché un coordinamento adeguato a tutti i livelli amministrativi, da quello comunitario a quello locale.»
Esito della votazione:
Voti favorevoli: 36
Voti contrari: 63
Astensioni: 4