52003DC0479

Relazione della Commissione al Consiglio riguardante l'andamento del consumo, il lavaggio e la marcatura delle uova /* COM/2003/0479 def. */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO riguardante l'andamento del consumo, il lavaggio e la marcatura delle uova

INDICE

1. Sintesi e conclusioni

2. Introduzione

3. Andamento del consumo di uova

3.1. Uova in guscio e ovoprodotti

3.2. Consumo di uova da tavola a seconda dei sistemi di allevamento

3.3. Circuiti di commercializzazione

3.4. Prezzi al produttore e al dettaglio

4. Legislazione sull'igiene e lavaggio delle uova

4.1. Decisione 1994/371/CE del Consiglio

4.2. Rifusione della legislazione sull'igiene alimentare (proposte legislative relative all'igiene)

4.3. Lavaggio delle uova

4.3.1. Situazione attuale

4.3.2. Sviluppi in Svezia

5. Marcatura delle uova da tavola

5.1. Direttiva sul benessere e registro agrario

5.2. Marcatura delle uova da tavola

5.2.1. Uova prodotte nell'UE

5.2.2. Uova importate

6. Raccomandazioni e proposte

1. Sintesi e conclusioni

La presente relazione esamina, come richiesto dal Consiglio, l'andamento del consumo di uova e le questioni attinenti all'igiene, al lavaggio e alla marcatura delle uova onde identificare il produttore e il metodo di produzione. Basandosi, tra l'altro, sull'esito di due riunioni di esperti e sui dati comunicati dalle organizzazioni commerciali e dagli Stati membri, si illustrano l'andamento del consumo e i circuiti di commercializzazione per uova ottenute mediante sistemi di allevamento diversi, cercando di individuare e di proporre misure di adeguamento delle norme comuni di commercializzazione per le uova.

Dalla relazione scaturiscono le seguenti conclusioni e raccomandazioni:

1. per migliorare la tracciabilità delle uova e l'informazione al consumatore, il codice che indica il numero del produttore e che permette di individuare il sistema di allevamento dovrebbe essere apposto sulle uova da tavola a decorrere dal 1° gennaio 2004, conformemente al regolamento (CEE) n. 5/2001 che modifica il regolamento (CEE) n. 1907/90.

2. Per agevolare il controllo delle vendite di uova sui mercati locali, sarebbe opportuno stampigliare anche le uova di produzione propria vendute dai produttori su questi mercati.

3. Il lavaggio delle uova da tavola dovrebbe essere autorizzato, sotto stretta sorveglianza, per un periodo transitorio di tre anni negli stabilimenti d'imballaggio designati a tal fine il 1° giugno 2003. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare dovrebbe elaborare una relazione scientifica globale sul lavaggio delle uova da tavola entro il 31 dicembre 2005.

4. La Commissione sosterrà le campagne d'informazione dei consumatori sulle nuove norme in materia di marcatura delle uova svolte dalle organizzazioni professionali.

5. La Commissione adeguerà il regolamento (CEE) n. 1274/91 onde assicurare una flessibilità sufficiente, specialmente per i piccoli produttori, in merito al luogo di marcatura delle uova (azienda agricola o centro d'imballaggio) e fornire garanzie supplementari contro le pratiche commerciali fraudolente a livello di produttori, centri d'imballaggio e grossisti.

6. La Commissione proporrà inoltre adeguamenti del regolamento (CEE) n. 1274/91 relativi ai marchi d'identificazione dei centri d'imballaggio e prenderà le disposizioni necessarie per evitare sovrapposizioni tra le norme di commercializzazione e le future norme comunitarie in materia d'igiene, specie per quanto riguarda il riconoscimento di questi stabilimenti.

2. Introduzione

Il 19 dicembre 2000, il Consiglio ha reso obbligatoria nella Comunità, a decorrere dal 1° gennaio 2004, l'indicazione del codice del produttore per consentire di identificare il sistema di allevamento.

A norma del regolamento (CE) n. 5/2001 del Consiglio che modifica il regolamento (CEE) n. 1907/90 relativo a talune norme di commercializzazione applicabili alle uova [1], la disposizione suddetta si applica a decorrere dal 1° gennaio 2004.

[1] GU L 2 del 5.1.2001, pag. 1.

Nel regolamento suddetto, inoltre, il Consiglio ha chiesto alla Commissione di presentare: "al Consiglio, entro il 30 giugno 2003, una relazione sull'andamento del consumo di uova, sui desideri espressi dai consumatori e dalle loro associazioni, nonché sulle questioni in materia di marcatura delle uova e di controlli, corredata di proposte adeguate".

Conformemente al considerando 6 del medesimo regolamento, la relazione deve tener conto "dell'evoluzione della normativa in materia di igiene dei prodotti alimentari, in particolare per quanto concerne le uova lavate, e del risultato dei negoziati nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio".

Il 16 dicembre 2002 il Consiglio ha raggiunto un accordo politico su una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme igieniche specifiche per i prodotti alimentari di origine animale, includendo nel verbale del Consiglio alcune dichiarazioni della Commissione. La Commissione conferma in particolare che, a norma del regolamento (CEE) n. 1907/90 modificato dal regolamento (CE) n. 5/2001, entro il 30 giugno 2003 presenterà una relazione al Consiglio corredata di opportune proposte nella quale si esaminerà, in particolare, in nesso tra la legislazione sull'igiene e quella riguardante la commercializzazione delle uova, compresi il marchio di identificazione, il riconoscimento degli stabilimenti e il lavaggio delle uova.

La presente relazione fa seguito alle richieste di cui sopra e tiene conto, tra l'altro, dell'esito di due riunioni di esperti a cui erano stati invitati rappresentanti dei produttori e delle organizzazioni di operatori commerciali e consumatori. Del lavaggio delle uova si è discusso altresì con gli esperti e durante una visita in Svezia. La relazione non accenna ai negoziati OMC, tuttora nella fase preparatoria.

3. Andamento del consumo di uova

3.1. Uova in guscio e ovoprodotti

Per analizzare l'andamento del consumo umano di uova ci si basa principalmente su due serie di dati:

a) uova acquistate dai consumatori;

b) bilanci di approvvigionamento.

I dati forniti dal gruppo dei nuclei familiari, che di norma comprendono esclusivamente gli acquisti di uova in guscio, rappresentano solo una parte del consumo totale di uova, in cui non rientrano né gli acquisti di ovoprodotti da parte delle famiglie né il contenuto di uova dei prodotti alimentari e il consumo nel catering.

Nei bilanci di approvvigionamento il consumo umano totale di uova viene calcolato aggiungendo/detraendo le importazioni/esportazioni di uova e di ovoprodotti alla/dalla produzione (stimata) di uova, tenendo conto anche degli usi non alimentari (uova da cova e per uso tecnico, perdite, variazioni delle scorte).

Nella tabella 1 viene indicato il consumo umano totale di uova per gli Stati membri, calcolato in base ai bilanci di approvvigionamento ed espresso in kg pro capite, dal 1986 in poi (Austria, Svezia e Finlandia: dal 1991).

Il consumo medio capite nell'UE è rimasto piuttosto stabile dal 1990 ad oggi, con variazioni comprese tra 12,5 e 13,5 kg, per l'effetto combinato dei diversi sviluppi in tre gruppi di paesi. In alcuni Stati membri (Regno Unito, Spagna, Italia e Irlanda) si possono distinguere due periodi:

- un calo fino agli inizi degli anni '90 e

- una ripresa del consumo pro capite negli ultimi anni.

A fronte di un calo constatato nel secondo gruppo di paesi (Germania fino all'inizio degli anni '90, Finlandia e Svezia in misura minore), i Paesi Bassi, il Portogallo e l'Italia registrano un incremento del consumo da qualche anno a questa parte.

L'andamento del consumo globale di uova nei paesi industrializzati è fortemente influenzato dal sempre maggiore consumo di cibi precotti causato dai mutamenti sociali (aumento delle famiglie monoparentali e delle donne che lavorano fuori casa). Gli ovoprodotti e/o i prodotti alimentari contenenti uova, pertanto, stanno sostituendo le uova in guscio a livello delle famiglie e del catering.

Nonostante la mancanza di statistiche globali che forniscano dati attendibili a livello di UE, questa tendenza è confermata da varie fonti. Secondo le stime del 2002, il 20% di tutte le uova da tavola viene trasformato dall'industria degli ovoprodotti. Nell'arco di dieci anni, questa cifra dovrebbe superare il 30% come negli Stati Uniti, dove viene già trasformato un terzo di tutte le uova da tavola prodotte.

3.2. Consumo di uova da tavola a seconda dei sistemi di allevamento

La produzione in questo settore si sta adeguando progressivamente alla sempre maggiore domanda di uova di galline non in gabbia, in aumento sin dagli anni '70 a seguito della crescente sensibilizzazione al benessere degli animali nell'Europa centrale e nordoccidentale.

Nell'ambito delle norme comuni di commercializzazione per le uova, si sono adottate sin dal 1985 (regolamento (CEE) n. 1831/84 del Consiglio e regolamento (CEE) n. 1943/85 della Commissione) disposizioni sui criteri armonizzati, sull'etichettatura e sul controllo dei sistemi di allevamento "alternativi"(allevamento all'aperto, lettiera, posatoio/allevamento a terra).

I sistemi di allevamento suddetti sono stati definiti nel 2001 per tener conto della direttiva 1999/74/CE del Consiglio sulla protezione delle galline ovaiole e riuniti in tre categorie a decorrere dal 2002:

- allevamento all'aperto,

- allevamento a terra,

- allevamento in gabbia.

I dati raccolti dagli Stati membri nell'ambito dei regolamenti sulle norme di commercializzazione illustrano l'andamento quantitativo delle galline allevate nella Comunità con sistemi alternativi il cui numero totale è passato, come risulta dalla tabella 2, da circa 10 milioni nel 1991 a 39 milioni nel 2002, o dal 3% al 14% di tutte le galline. Le galline in unità commerciali senza gabbie superano il 20% del totale in UK, A, IRL, DK e NL, contro percentuali minime o inesistenti per E, EL e P.

Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, le uova da allevamento all'aperto e a terra hanno raggiunto percentuali superiori nei paesi esportatori quali i Paesi Bassi nonché in Danimarca e in Austria (poco meno del 50%), le cui catene di supermercati hanno notevolmente ridotto o addirittura cessato le vendite di uova da allevamento in gabbia di propria iniziativa e/o di fronte alle pressioni degli gruppi di attivisti per la protezione degli animali. Dai dati parziali disponibili per la Germania risulta che la quota delle uova imballate in "condizioni di commercializzazione speciali" [2] è passata dal 26% delle vendite al dettaglio totali di uova nel 1998 al 39% nel 2002 (fonte: ZMP). Si calcola che da qui al 2012 il mercato delle uova del Regno Unito si dividerà equamente tra le uova da allevamento in gabbia e quelle prodotte con sistemi alternativi, che proverranno al 42% dagli allevamenti all'aperto e all'8% dagli allevamenti a terra (fonte: EUWEP, riunione del gruppo di esperti, febbraio 2003).

[2] Sistemi di allevamento comprendenti l'allevamento biologico, uova di galline nutrite con granturco.

Il mercato delle uova biologiche è di entità nettamente inferiore. Secondo uno studio pubblicato nel 2002, la produzione di uova biologiche corrispondeva nel 2000 all'1,3% della media UE, con una punta del 15% per la sola Danimarca (cfr. tabella 3).

Nel 2002, le vendite di uova prodotte con sistemi alternativi sono calate in alcuni paesi a causa di un rallentamento nell'incremento del reddito dei consumatori (fonte: ZMP).

3.3. Circuiti di commercializzazione

La Commissione ha invitato rappresentanti di produttori, operatori commerciali e consumatori a due riunioni di esperti (luglio 2002, febbraio 2003) onde esaminare l'andamento del consumo e le questioni inerenti alla marcatura delle uova. Agli esperti si è chiesto, fra l'altro, di fornire dati sulle vendite e sugli acquisti delle uova da tavola. Dato tuttavia che le informazioni fornite riguardano solo alcuni Stati membri, i dati ricevuti non possono essere considerati rappresentativi dell'intera Comunità (cfr. tabelle 4a e 4b).

Le seguenti conclusioni, quindi, riguardano unicamente gli Stati membri indicati:

- di norma, le vendite dirette dal produttore al consumatore non superano il 10%, fatta eccezione per l'Austria (uova biologiche e uova da allevamento all'aperto) e la Germania. I dati relativi a quest'ultimo paese, dove il metodo di raccolta è cambiato nel 2003, denotano tuttavia una situazione notevolmente diversa, con un calo delle vendite dirette (all'azienda, porta a porta, mercati locali) che sono scese al 22% di tutti gli acquisti familiari contro quasi il 50% in passato;

- la percentuale di produttori-condizionatori varia notevolmente a seconda dello Stato membro (E: 99%, F: 35% per le uova da allevamento in gabbia) e del sistema di produzione (0% di produttori/condizionatori per le uova da allevamento all'aperto/biologiche in Francia, contro il 30%-85% in A).

3.4. Prezzi al produttore e al dettaglio

I dati forniti dal gruppo di esperti, che riguardano in tutto 5 Stati membri, dimostrano che il prezzo al dettaglio delle uova da allevamento a terra/lettiera supera in media del 60% quello delle normali uova da allevamento in gabbia. I prezzi al consumo delle uova da allevamento all'aperto e delle uova biologiche risultano superiori del 95% e del 150%, mentre le differenze sono meno pronunciate quando gli ipermercati (ALDI ecc.) si dedicano maggiormente alla vendita di uova prodotte con sistemi alternativi.

Le differenze suddette in termini di prezzi sono in contrasto con:

- quanto dichiarato dal rappresentante dei consumatori nella riunione del gruppo di esperti del febbraio 2003, cioè che i consumatori sono disposti a pagare il 40% in più per le uova prodotte con sistemi alternativi;

- le differenze tra i costi di produzione dei diversi tipi di uova [3] sono inferiori a quelle dei prezzi al dettaglio, i cui margini risultano più elevati per le uova prodotte con sistemi alternativi.

[3] Se si considera il 2002 un anno "medio" per i produttori, in cui i prezzi sono stati equivalenti o leggermente superiori al punto di equilibrio.

4. Legislazione sull'igiene e lavaggio delle uova

4.1. Decisione 94/371/CE del Consiglio

La decisione 94/371 del Consiglio stabilisce condizioni sanitarie specifiche per la commercializzazione dei seguenti tipi di uova: uova della categoria A, uova della categoria B, non refrigerate o non conservate, e uova non classificate. Essa non si applica tuttavia alle uova impiegate per la produzione di ovoprodotti.

La decisione si prefiggeva principalmente di disciplinare le fasi fondamentali della produzione e della commercializzazione delle uova:

* immagazzinamento e trasporto:

la decisione impone di conservare le uova all'asciutto nei locali del produttore, evitandone l'esposizione diretta ai raggi solari, fino al momento in cui vengono vendute al consumatore, e di immagazzinarle e trasportarle ad una temperatura possibilmente costante;

* consegna al consumatore:

a norma della decisione, le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione. La data limite di vendita corrisponde alla data di durata minima anticipata di una settimana.

Nel quadro della rifusione della legislazione comunitaria sull'igiene alimentare si è tenuto conto di alcune delle disposizioni suddette, come indicato in appresso.

4.2. Rifusione della legislazione sull'igiene alimentare (proposte legislative relative all'igiene)

L'igiene è uno degli elementi principali del libro bianco sulla sicurezza alimentare adottato dalla Commissione nel gennaio 2000. I cinque atti legislativi proposti permetteranno di attuare una politica unica e trasparente in materia di igiene nonché di fondere, armonizzare e semplificare la legislazione dell'UE pertinente, che prima era suddivisa in 17 direttive separate. Ne sono scaturite cinque proposte di regolamenti riguardanti l'igiene alimentare, i controlli ufficiali e le questioni connesse alla salute degli animali.

Il processo legislativo suddetto è andato avanti piuttosto speditamente dopo il 24 luglio 2000, data in cui il pacchetto è stato presentato al Consiglio e al Parlamento europeo perché fosse adottato mediante codecisione. La quarta proposta è stata adottata e pubblicata nel dicembre 2002. Il Consiglio ha inoltre raggiunto un accordo politico sulla prima e sulla seconda proposta rispettivamente nel giugno e nel dicembre 2002, ma per motivi di coerenza ha deciso di non adottare una posizione comune fintanto che non si saranno fatti progressi sufficienti per quanto riguarda gli altri elementi del pacchetto (principalmente la terza proposta).

La rifusione delle norme sull'igiene, segnatamente le prime due proposte, si basa sul principio che conferisce agli operatori alimentari la responsabilità totale e primaria della sicurezza della loro produzione, sicurezza che deve essere garantita applicando i principi di analisi dei rischi e di controllo (HACCP) e rispettando le norme igieniche in linea con l'impostazione del Codex Alimentarius accettata a livello internazionale. Le norme igieniche dovranno inoltre essere applicate a tutti i livelli della catena alimentare, dalla produzione primaria alla fornitura al consumatore finale (dall'azienda alla tavola).

La prima proposta del pacchetto (Igiene 1) definisce una base comune in materia di igiene che dovrà essere rispettata da tutti gli operatori commerciali. La proposta, che riguarda tutti i prodotti alimentari di origine animale e vegetale, prevede l'elaborazione di orientamenti sulla buona prassi per aiutare gli operatori commerciali del settore alimentare a garantire la sicurezza alimentare e ad applicare i principi HACCP. Oltre a consentire una certa flessibilità per quanto riguarda gli stabilimenti alimentari delle zone più isolate, la produzione alimentare tradizionale e l'applicazione dei principi HACCP nelle piccole imprese, la proposta impone la registrazione di tutte le imprese del settore alimentare presso l'autorità competente.

La seconda proposta (Igiene 2) contiene norme igieniche dettagliate che dovranno essere rispettate da tutti gli operatori commerciali del settore alimentare che si occupano di alimenti di origine animale (comprese le uova e gli ovoprodotti). Essa si applica sia ai prodotti di origine animale non trasformati e trasformati che ai prodotti di origine animale impiegati nella fabbricazione di prodotti misti costituiti da prodotti di origine vegetale e da prodotti trasformati di origine animale.

La terza proposta (Igiene 3) contiene disposizioni specifiche sull'organizzazione dei controlli ufficiali dei prodotti di origine animale, segnatamente carni, molluschi, prodotti della pesca, latte e prodotti lattiero-caseari, che completeranno le norme generali figuranti nella proposta di regolamento relativa ai controlli ufficiali degli alimenti e della sicurezza alimentare. La quarta proposta (Igiene 4) definisce le misure da prendere per scongiurare la diffusione delle malattie animali attraverso i prodotti di origine animale. Per completare il processo, infine, si è allegata una quinta proposta (Igiene 5) che prevede l'abrogazione della legislazione esistente in questi settori.

Le disposizioni principali, che riguardano il settore delle uova, figurano nelle prime due proposte del pacchetto.

* a livello della produzione primaria, i produttori di uova dovranno adottare la buona prassi e assicurarsi che la produzione di alimenti e di fonti alimentari avvenga in condizioni igieniche. Essi dovranno svolgere le loro attività nel rispetto delle norme igieniche generali definite specificamente per la produzione primaria (Igiene 1 - allegato I) e, se del caso, delle norme igieniche specifiche riguardanti l'immagazzinamento e il trasporto delle uova (Igiene 2 - allegato III, sezione X, capitolo I). I produttori dovranno inoltre registrarsi presso l'autorità competente.

* L'applicazione del sistema HACCP diventerà obbligatoria per tutte le fasi di produzione successive. I raccoglitori, i centri d'imballaggio e gli stabilimenti di fabbricazione degli ovoprodotti dovranno definire, applicare e mantenere in vigore procedure permanenti basate sui principi HACCP onde verificare la sicurezza dei prodotti che immettono sul mercato, utilizzando i manuali o i codici della buona prassi elaborati a tal fine.

Essi dovranno inoltre rispettare le norme igieniche generali e specifiche:

* per norme igieniche generali (Igiene 1 - allegato II) si intendono i requisiti che dovranno soddisfare, in particolare, le infrastrutture e le attrezzature utilizzate dagli stabilimenti del settore alimentare;

* le norme igieniche specifiche (Igiene 2 - allegato III, sezione X, capitoli I e II) semplificano i requisiti di cui alla decisione 94/371/CE (cfr. paragrafo 4.1) e alla direttiva 89/437/CEE concernente i problemi igienici e sanitari relativi alla produzione ed immissione sul mercato degli ovoprodotti.

- In linea generale, i prodotti di origine animale di produzione comunitaria potranno essere commercializzati solo se saranno stati interamente trasformati in stabilimenti registrati o, se del caso, riconosciuti dall'autorità competente. Le attività dei raccoglitori, centri d'imballaggio e stabilimenti di fabbricazione degli ovoprodotti saranno soggette a riconoscimento. Analogamente, l'immissione sul mercato di un prodotto di origine animale trattato in uno stabilimento soggetto ad approvazione sarà autorizzata, di norma, solo se il prodotto reca un marchio da cui risulti il numero di riconoscimento dello stabilimento. Conformemente al progetto di posizione comune del Consiglio del dicembre 2002 sulle norme igieniche specifiche "Una marchiatura d'identificazione non è necessaria per le uova riguardo alle quali il regolamento (CEE) n. 1907/90 stabilisce requisiti in materia di etichettatura o marchiatura". Le norme comuni di commercializzazione, pertanto, continuano ad applicarsi al registro e all'identificazione dei raccoglitori e dei centri d'imballaggio;

- per quanto riguarda specificamente le uova, la proposta (Igiene 2) mantiene i requisiti riguardanti l'immagazzinamento e il trasporto e lascia invariato il termine (21 giorni) entro il quale le uova devono essere consegnate al consumatore. Per contro, non viene più fissata la durata minima

4.3. Lavaggio delle uova

La legislazione dell'Unione europea vieta il lavaggio delle uova della categoria A destinate al consumo umano. Le uova fresche della categoria A devono essere prodotte in modo da risultare adatte al consumo umano. Le uova lavate devono essere declassate. Il lavaggio delle uova costituisce invece una prassi corrente in paesi terzi come USA, Giappone e Australia.

La Svezia è l'unico Stato membro dove di norma le uova da tavola vengono lavate per risultare più gradite ai consumatori. A volte, tuttavia, i consumatori di altri Stati membri, quali il Regno Unito e l'Italia, ritengono più sicure le uova lavate, un atteggiamento influenzato dai numerosi casi di avvelenamento alimentare dovuto alla Salmonella enteriditis trasmessa attraverso le uova e dalle campagne dei media in proposito. Il numero di uova sporche può aumentare a causa della diffusione dei sistemi alternativi e del conseguente incremento della percentuale di uova non da allevamento in gabbia disponibili sul mercato. Le uova sporche devono essere declassate e vendute a prezzi inferiori, con una perdita di entrate per i produttori. Ciò spiega l'interesse che ancora sussiste per il lavaggio delle uova.

Va osservato tuttavia che l'intera superficie dell'uovo è ricoperta da una membrana cuticolare, che è uno strato organico. In condizioni normali, e quando vengono rispettate le buone prassi di manipolazione, la cuticola protegge l'uovo dalla disidratazione e costituisce una barriera naturale contro i contaminanti comuni presenti nella flora che pullula sulla superficie dell'uovo. Il contenuto dell'uovo può essere contaminato verticalmente, causa un'infezione delle ovaie o dell'ovidotto della gallina, e orizzontalmente, quando i contaminanti provenienti, ad esempio, dal materiale fecale o dalla polvere presente nel nido penetrano nell'uovo attraverso il guscio. Il lavaggio delle uova non ha alcuna influenza sulla trasmissione verticale dei contaminanti. Nel caso della trasmissione orizzontale, se la cuticola, che costituisce una barriera naturale, viene danneggiata da una manipolazione scorretta, si rischiano una maggiore fragilità dell'uovo e una contaminazione del suo contenuto. I danni alla cuticola possono essere causati dai seguenti fattori:

- presenza di acqua sul guscio (se l'uovo viene imballato bagnato, la cuticola può essere danneggiata anche dalla semplice condensa),

- presenza di ferro nell'acqua di lavaggio,

- contaminazione fecale del guscio e, in tal caso,

- spazzolatura per rimuovere lo sporco,

- alta pressione (ad esempio, durante il lavaggio), ecc.

Per i motivi suddetti, le uova devono essere pulite con estrema attenzione e delicatezza onde evitare di distruggere la cuticola naturale e, pertanto, di peggiorare la qualità dell'uovo.

4.3.1. Situazione attuale

La legislazione dell'Unione europea vieta il lavaggio delle uova della categoria A. A norma dell'articolo 5, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 1274/91 della Commissione del 15 maggio 1991, recante modalità di applicazione del regolamento (CEE) n. 1907/90 relativo a talune norme sulla commercializzazione delle uova [4] "Le uova della categoria A non debbono essere pulite con un procedimento umido o con un altro procedimento né prima né dopo la classificazione." Le uova lavate, pertanto, devono essere declassate alla categoria B, cosa che però avviene di rado nell'UE fatta eccezione per la Svezia. La riluttanza ad autorizzare il lavaggio delle uova nell'UE deriva dai summenzionati rischi di deterioramento della cuticola.

[4] GU L 121 del 16.5.1991, pag. 11.

La legislazione dell'UE prevede la fusione delle uova delle attuali categorie B e C nella categoria B. A decorrere dal 1° gennaio 2004, quindi, le uova della categoria B non potranno più essere vendute come uova da tavola il che pone problemi alla Svezia, dove di norma le uova vengono lavate per soddisfare le esigenze dei consumatori.

Nei paesi dove il lavaggio delle uova è autorizzato, i rischi dell'operazione sono piuttosto limitati.

Grazie all'esperienza acquisita e alle attrezzature disponibili sul mercato, il lavaggio delle uova è meno rischioso di quanto non fosse in passato. Le macchine commerciali attualmente usate per il lavaggio delle uova operano con maggiore delicatezza.

Il processo commerciale generale di lavaggio delle uova può essere suddiviso in quattro fasi:

1. bagnatura

2. lavaggio

3. risciacquo e

4. asciugatura.

5. Dopo di che, si procede alle normali operazioni di classificazione e di imballaggio come negli impianti che non utilizzano il lavaggio.

Il costo stimato risulta abbordabile (0,01 euro per uovo lavato) per i centri d'imballaggio di medie o grandi dimensioni, con un aumento minimo del prezzo unitario delle uova che può essere considerato trascurabile nella misura in cui il consumatore è disposto a pagarlo.

4.3.2. Sviluppi in Svezia

In Svezia il lavaggio delle uova viene praticato da quarant'anni. La campagna d'informazione organizzata nel paese ha fatto sì che i consumatori preferissero le uova lavate, molto richieste dal settore del catering e in particolare dagli ospedali. La percentuale delle uova lavate in Svezia supera di poco il 50%.

Le autorità svedesi hanno chiesto alla Commissione europea di poter continuare a lavare le uova da tavola destinate al mercato interno. I servizi della Commissione hanno organizzato una riunione del gruppo di lavoro nel maggio 2003 e una visita di due giorni in Svezia (5 e 6 giugno 2003) durante la quale la Commissione è stata coadiuvata da un esperto del Regno Unito estremamente competente in materia di lavaggio delle uova. In tale occasione, è stato possibile esaminare le macchine per il lavaggio in linea delle uova e parlare di questa operazione con dei rappresentanti dell'autorità competente, tra cui vari ispettori dell'Amministrazione nazionale per i prodotti alimentari, presenti durante tutta la visita. Ci si è recati in due centri d'imballaggio delle uova, uno dei quali procede anche al lavaggio. I pareri espressi riflettono le diverse posizioni proprie del dibattito sul lavaggio delle uova. Oltre al fatto che l'industria degli ovoprodotti esige prodotti puliti, anche i centri di incubazione procedono al lavaggio o alla disinfezione delle uova. Secondo gli svedesi, il lavaggio delle uova da tavola impedisce l'eventuale presenza sul guscio di parassiti, batteri, virus, funghi, polvere e urato, il cui rischio aumenterebbe quando le galline ovaiole vengono trasferite dalle gabbie tradizionali all'allevamento all'aperto o alle gabbie modificate, dove sono più in contatto con i rifiuti, il letame e i microorganismi che vivono nell'ambiente. Secondo loro, inoltre, le uova possono provocare una contaminazione incrociata attraverso il guscio all'interno dei frigoriferi, nonché con altri cibi durante la manipolazione delle uova. In Svezia, le uova da tavola vengono conservate ad una temperatura standard di 10-15°C, controllata a tutti gli stadi della catena di commercializzazione (produttori, camion, centri d'imballaggio, dettaglianti e negozi, fino alla fornitura al consumatore).

La Svezia dispone attualmente di pochi condizionatori di uova, metà dei quali le lavano e le immettono sul mercato come uova della categoria B. Va segnalato un elemento importante ai fini della sicurezza, e cioè il divieto di rilavare le uova sporche già lavate in precedenza.

I sistemi svedesi assomigliano per molti versi a quelli utilizzati dai paesi extra-UE dove il lavaggio è una consuetudine.

Sebbene il processo di lavaggio consista in una spazzolatura delicata, durante la quale le uova vengono manipolate con cura, non si dispone di informazioni sufficienti circa gli effetti dell'operazione sulla struttura del guscio e sulla possibilità che la cuticola venga danneggiata. In genere, i fabbricanti di macchine non dispongono di queste informazioni perché il lavaggio delle uova è considerato un'operazione sicura, praticata da tempo in altri paesi. Sebbene il secondo centro d'imballaggio visitato possieda dati sulla durata di conservazione delle uova (carica batterica totale e tenore di uovo, unità Haugh e altezza della camera d'aria) grazie agli studi effettuati in collaborazione con l'istituto svedese per l'alimentazione e la biotecnologia, si sono raccomandati metodi più diretti per valutare l'effetto del lavaggio sulla qualità del guscio.

Come è risultato dai colloqui, l'autorità competente è estremamente favorevole al mantenimento del lavaggio delle uova in Svezia. Alcuni dettaglianti e acquirenti istituzionali (ad esempio, gli ospedali) hanno insistito sui vantaggi delle uova lavate, che considerano più pulite e più sicure. Si è espressa preoccupazione circa il rischio che, se non si praticherà più il lavaggio, determinati acquirenti preferiscano gli ovoprodotti alle uova in guscio, esponendo questo mercato alla concorrenza delle importazioni a basso prezzo da altri paesi. Sono state inoltre spiegate le procedure seguite dall'amministrazione nazionale per l'alimentazione per le ispezioni dei centri d'imballaggio. La Svezia dispone attualmente solo di 4-5 macchine per il lavaggio delle uova in linea, che provvedono tuttavia all'imballaggio di un'alta percentuale di uova. L'industria di produzione utilizza al 95% uova a guscio bianco e al 5% uova a guscio marrone. Le piccole tracce di sporcizia si vedono meglio sul guscio bianco che su quello marrone.

Fintanto che il lavaggio delle uova non sarà stato ufficialmente autorizzato, i produttori svedesi saranno fortemente tentati di lavare clandestinamente le uova nell'azienda, utilizzando attrezzature inadeguate che non garantiscono una sicurezza sufficiente. È difficile impedire il lavaggio clandestino, il quale rischia di diffondersi a mano a mano che aumentano le soglie di sporcizia e che i paesi passano a sistemi di produzione non in gabbia, con i quali si ottengono uova di prima qualità, e quindi di maggior valore, ma si aumentano i rischi di contaminazione del guscio attraverso la sporcizia.

Sul piano tecnico, quindi, converrebbe autorizzare il lavaggio volontario delle uova da tavola in Svezia in base ad una deroga temporanea alle norme comuni di commercializzazione. Le uova lavate dovranno rispettare i criteri propri della categoria A ma recare la dicitura "uova lavate" sull'imballaggio. La deroga va limitata agli stabilimenti che già lavano le uova e subordinata all'adozione di norme e controlli più rigorosi, compresa l'approvazione preventiva delle attrezzature utilizzate. Le considerazioni suddette scaturiscono dagli studi eseguiti in precedenza e dagli elementi emersi durante la visita.

Coloro che si oppongono al lavaggio delle uova e all'eventualità che sia autorizzato in tutta l'Unione europea sostengono che le aziende e i centri d'imballaggio potrebbero utilizzarlo per camuffare metodi di allevamento e norme igieniche inadeguati. Devono quindi essere autorizzate a lavare le uova solo le aziende e i centri d'imballaggio disposti ad adottare le norme più rigorose. Poiché un lavaggio effettuato in condizioni inadeguate rischia indubbiamente di rendere l'uovo più vulnerabile, l'operazione deve essere autorizzata solo nelle aziende con una cultura di "igiene alimentare", il che non esclude necessariamente i piccoli operatori.

5. Marcatura delle uova da tavola

5.1. Direttiva sul benessere e registro agrario

La direttiva 1999/74/CE contiene requisiti specifici per la protezione delle galline ovaiole, definisce norme minime per i diversi sistemi di allevamento e autorizza gli Stati membri a scegliere il sistema o i sistemi più adatti. A norma dell'articolo 7 della direttiva, gli allevamenti da essa contemplati devono essere registrati dall'autorità competente, con attribuzione di un numero identificativo che consenta di rintracciare le uova immesse sul mercato e destinate al consumo umano.

Le modalità di registrazione sono indicate nella direttiva 2002/4/CE della Commissione del 30 gennaio 2002 [5]. Gli Stati membri dovevano adottare entro il 31 marzo 2003 la legislazione necessaria per istituire un sistema di registrazione a livello nazionale e registrare entro il 31 maggio 2003 tutti gli stabilimenti con 350 o più galline ovaiole, attribuendo loro un codice d'identificazione.

[5] GU L 30 del 21.1.2002, pag. 44.

Nel maggio 2003, sono stati inviati pareri motivati a 13 Stati membri a norma dell'articolo 226 CE. Il 17 giugno 2003, solo quattro Stati membri avevano notificato il recepimento totale e altri due il recepimento parziale.

La direttiva 2002/4/CE specifica i dati necessari per la registrazione e la struttura del numero, composto da un codice per il metodo di allevamento secondo la definizione delle norme di commercializzazione (1 = allevamento all'aperto, 2 = allevamento a terra, 3 = allevamento in gabbia), un codice ISO di due lettere per lo Stato membro e un numero di identificazione dello stabilimento. Per quest'ultimo dato, gli Stati membri possono riprendere i numeri di registrazione già usati per altri scopi.

5.2. Marcatura delle uova da tavola

5.2.1. Uova prodotte nell'UE

Le norme dettagliate per l'apposizione sul guscio delle uova della categoria A di "un codice che designa il numero distintivo del produttore e che permette di identificare il sistema d'allevamento", a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera a), devono essere stabilite secondo la procedura di cui all'articolo 20 del regolamento (CEE) n. 1907/90 del Consiglio. Di conseguenza, la Commissione applicherà il regolamento conformemente alla procedura del comitato di gestione.

La Commissione proporrà pertanto di modificare il regolamento (CEE) n. 1274/91 della Commissione recante modalità di applicazione del regolamento (CEE) n. 1907/90 relativo a talune norme sulla commercializzazione delle uova.

Le modifiche relative all'uso del codice dell'azienda, all'indicazione del sistema di allevamento e alle altre questioni connesse riguarderanno in particolare:

- il codice dell'azienda e le altre indicazioni relative alle uova:

il codice dell'azienda definito dalla direttiva 2002/4/CE deve essere apposto sulle uova. Oltre a questo codice obbligatorio, si può apporre sulle uova l'indicazione completa del sistema di allevamento;

- l'imballaggio deve recare (all'interno o all'esterno) una spiegazione del codice dell'azienda;

- il principale problema da risolvere è quello di decidere se la marcatura delle uova debba avvenire nell'azienda o nel centro d'imballaggio. La prima soluzione offre il vantaggio innegabile di una chiara identificazione dell'origine delle uova, il che permette di evitare "errori" successivi (pratiche fraudolente), ma comporta un aumento dei costi e problemi di manipolazione per le unità più piccole. All'azienda, inoltre, vengono stampigliate tutte le uova, e non solo le uova da tavola (80% della produzione totale), senza contare la "doppia" marcatura (azienda: codice; centro d'imballaggio: date).

Si dovrebbe quindi adottare un'impostazione flessibile, che permetta di scegliere se marcare le uova nell'azienda o nel centro d'imballaggio. Nel secondo caso, si dovranno stabilire condizioni supplementari relative alla separazione dei singoli fornitori;

- per migliorare la tracciabilità delle uova vendute sui mercati settimanali, si propone di abrogare la deroga che esenta le vendite degli agricoltori sui mercati locali dalle disposizioni dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera a) in materia di etichettatura. L'esperienza ha dimostrato infatti che spesso queste vendite non si limitano alla produzione propria degli agricoltori, e che le autorità locali non sono in grado di far cessare le pratiche fraudolente. Per migliorare l'applicazione delle norme di commercializzazione sui mercati locali, si propone inoltre che

- le uova non classificate trasferite da un centro d'imballaggio all'altro rechino sempre il codice dell'azienda;

- tutte le uova non classificate commercializzate tra gli Stati membri rechino obbligatoriamente il codice dell'azienda.

5.2.2. Uova importate

L'obbligo di stampigliare il codice sulle uova da tavola commercializzate nella Comunità si applica anche alle uova importate. A norma dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera b) del regolamento (CEE) n. 1907/90 del Consiglio, la Commissione effettua una valutazione dei metodi di etichettatura applicati nei paesi terzi esportatori.

Si prevedono due tipi di codici a seconda dei casi:

- quando le procedure del paese sono equivalenti alle norme comunitarie, alle uova importate può essere attribuito un codice distintivo ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera a) del regolamento (CEE) n. 1907/90;

- quando le procedure non sono equivalenti, viene attribuito un codice che denoti la natura non specificata del sistema di allevamento e il paese di origine.

Le modalità dettagliate di marcatura delle uova importate figureranno nel regolamento di applicazione della Commissione.

Il controllo della conformità con le norme suddette spetterà alle autorità nazionali competenti incaricate di verificare l'osservanza delle norme sanitarie e veterinarie pertinenti. Di fatto, la legislazione veterinaria dell'UE sulle importazioni di uova in guscio dai paesi terzi non è ancora completamente armonizzata. Tra l'altro, spetta agli Stati membri riconoscere i centri d'imballaggio nei paesi terzi riconosciuti dall'UE dai quali possono essere importate le uova in guscio.

Nella tabella 6 figura l'elenco dei paesi terzi dai quali sono state importate uova in guscio, destinate principalmente al perfezionamento attivo, negli ultimi tre anni (2000-2002). Dai prezzi CIF di alcune importazioni effettuate in regime "normale" risulta che le uova importate non erano uova da tavola di gallina (Messico: uova fecondate esenti da agenti patogeni specifici; USA: uova da cova; Cina, Taiwan e Singapore: uova di quaglia).

In considerazione di quanto precede, la Commissione ha scritto ai 10 paesi sottoelencati chiedendo informazioni sulle norme di classificazione e di etichettatura delle uova, sui criteri applicati ai sistemi di allevamento e sui registri agrari: Repubblica ceca, Ungheria, Lituania, Polonia, Norvegia, Svizzera, USA, Canada, Israele, Repubblica popolare cinese.

La Repubblica ceca, la Lituania, la Svizzera e Israele hanno risposto entro il 20 giugno 2003.

La Lituania e Israele hanno dichiarato che tutte le loro esportazioni di uova in guscio nell'UE sono destinate alla trasformazione, mentre la Svizzera ha comunicato che nel 2002 non sono state registrate esportazioni di uova nell'UE e che gli alti costi di produzione rispetto a quelli della Comunità rendono poco probabili le esportazioni commerciali.

Il sistema dei registri agrari esiste sia in Svizzera che in Israele. La Lituania sta definendo la procedura di registrazione delle aziende produttrici di uova conformemente alla direttiva 2002/4/CE, che dovrebbe entrare in vigore nel giugno 2003. In Svizzera (dove non esistono galline in gabbia) e in Israele, sulle uova da tavola devono essere stampigliati il paese di origine (CH) o il nome/la denominazione commerciale del contraente riconosciuto (centro d'imballaggio) e la categoria di peso (Israele). L'indicazione del sistema di allevamento o del codice del produttore è facoltativa in entrambi i paesi.

Dalla documentazione inviata finora dai quattro paesi risulta che solo per la Lituania si può parlare di equivalenza totale ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera b) del regolamento (CEE) n. 1907/90, sempreché la direttiva 2002/4/CE sia applicata completamente entro il 1° gennaio 2004. Sono state chieste ulteriori informazioni alla Repubblica ceca per quanto riguarda le questioni in sospeso (sistema di allevamento e registro agrario), nonché a Ungheria e Polonia, che finora non hanno risposto.

6. Raccomandazioni e proposte

Avendo esaminato l'andamento del consumo e le questioni relative all'igiene, al lavaggio e alla marcatura delle uova, la Commissione raccomanda di prendere le seguenti disposizioni:

1. Per migliorare la tracciabilità delle uova e l'informazione al consumatore, il codice che indica il numero del produttore e permette di individuare il sistema di allevamento dovrebbe essere apposto sulle uova da tavola a decorrere dal 1° gennaio 2004, conformemente al regolamento (CEE) n. 5/2001 che modifica il regolamento (CEE) n. 1907/90.

2. Per agevolare il controllo delle vendite di uova sui mercati locali, sarebbe opportuno stampigliare anche le uova di produzione propria vendute dai produttori su questi mercati.

3. Il lavaggio delle uova da tavola dovrebbe essere autorizzato, sotto stretta sorveglianza, per un periodo transitorio di tre anni negli stabilimenti d'imballaggio designati a tal fine il 1° giugno 2003. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare dovrebbe elaborare una relazione scientifica globale sul lavaggio delle uova da tavola entro il 31 dicembre 2005.

4. La Commissione sosterrà le campagne d'informazione dei consumatori sulle nuove norme in materia di marcatura delle uova svolte dalle organizzazioni professionali.

5. La Commissione adeguerà il regolamento (CEE) n. 1274/91 onde assicurare una flessibilità sufficiente, specialmente per i piccoli produttori, in merito al luogo di marcatura delle uova (azienda agricola o centro d'imballaggio) e fornire garanzie supplementari contro le pratiche commerciali fraudolente a livello di produttori, centri d'imballaggio e grossisti.

6. La Commissione proporrà inoltre adeguamenti del regolamento (CEE) n. 1274/91 relativi ai marchi di identificazione dei centri d'imballaggio e prenderà le disposizioni necessarie per evitare sovrapposizioni tra le norme di commercializzazione e le future norme comunitarie in materia di igiene, specie per quanto riguarda il riconoscimento di questi stabilimenti.

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