52003DC0027

Libro Verde - L'imprenditorialità in Europa /* COM/2003/0027 def. */


LIBRO VERDE - L'imprenditorialità in Europa

(presentato dalla Commissione)

INDICE

I. Introduzione - La sfida imprenditoriale europea

II. Dinamica dell'imprenditorialità

A. In cosa consiste l'imprenditorialità?

i. Capacità di sfruttare la creatività o l'innovazione

ii. Gli imprenditori

iii. Campi d'applicazione dell'imprenditorialità

B. Perché l'imprenditorialità è importante?

i. L'imprenditorialità contribuisce alla creazione di posti di lavoro e alla crescita

ii. L'iniziativa imprenditoriale è essenziale per la concorrenzialità

iii. L'imprenditorialità permette di realizzare le potenzialità personali

iv. Imprenditorialità ed interessi societari

C. Le lacune e il potenziale imprenditoriale nell'Unione europea

i. Misurare l'imprenditorialità

ii. La sfida per l'Europa

III. Scelte politiche a favore dell'imprenditorialità

A. Come aumentare il numero degli imprenditori?

i. Ostacoli iniziali

ii. Rischi e ricompense

iii. Promuovere capacità e competenze

iv. Rendere la carriera imprenditoriale accessibile a tutti i membri della società

B In che modo è possibile orientare le imprese alla crescita?

i. Il contesto normativo

ii. Fiscalità

iii. Accesso a manodopera qualificata

iv. Accesso ai finanziamenti

v. Aiutare le imprese a sfruttare le conoscenze e le occasioni offerte dai mercati internazionali

vi. Intrapreneurship e attività basate sul capitale di rischio

C. Verso una società imprenditoriale

i. Atteggiamenti più positivi verso l'imprenditorialità

ii. Il ruolo dell'imprenditorialità nel perseguimento di obiettivi sociali

IV. La strada da seguire

A. Un approccio coordinato alla politica a favore dell'imprenditorialità

i. Coordinare la politica a favore dell'imprenditorialità a livello di responsabili politici

ii. Imparare dai migliori

B. Tre pilastri per un intervento a favore di una società imprenditoriale

i. Eliminare gli ostacoli allo sviluppo e alla crescita delle imprese

ii. Bilanciare rischi e ricompense dell'attività imprenditoriale

iii. Una società che attribuisca il giusto valore allo spirito imprenditoriale

I. Introduzione - La sfida imprenditoriale europea

L'Europa deve promuovere in modo più efficace lo spirito imprenditoriale. Occorrono più imprese nuove e dinamiche, determinate a trarre beneficio dall'apertura dei mercati e a scegliere la strada della creatività o dell'innovazione per perseguire la propria espansione.

Verso la metà del secolo scorso gli economisti prevedevano la supremazia delle grandi imprese. Determinate dimensioni erano indispensabili per realizzare economie di scala, sfruttare i mercati esteri e mantenere il passo con i regolamenti e le nuove possibilità tecnologiche. Effettivamente negli anni 60 e 70 l'economia era dominata dalle grandi industrie; in seguito si è avuta un'inversione di tendenza. Le grandi imprese hanno razionalizzato le proprie attività mediante processi di ristrutturazione, esternalizzazione o ridimensionamento e tra il 1972 e il 1998 [1] il numero degli imprenditori è aumentato, passando da 29 a 45 milioni nei paesi dell'OCSE.

[1] Entrepreneurship: Determinants and policy in a European US comparison (Imprenditorialità: fattori determinanti e politica nel confronto tra Europa e Stati Uniti), David B. Audretsch et al., 2002.

I cambiamenti strutturali dell'economia hanno cambiato la natura dei vantaggi relativi di cui gode l'Europa, spostandoli verso attività basate sulla conoscenza. La globalizzazione ha accresciuto la pressione concorrenziale sulle aziende manifatturiere situate in sedi ad alto costo e ciò ha provocato non solo uno spostamento delle capacità produttive verso paesi a basso costo [2], ma anche un incremento della produttività basato sulle innovazioni tecnologiche. Contemporaneamente le 'tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni' (TIC) hanno aperto nuovi mercati per prodotti quali personal computer, software e servizi basati sulle TIC, che hanno rivoluzionato i processi produttivi in molte industrie e contribuito alla crescita del settore terziario.

[2] Tra il 1991 ed il 1995 nell'industria manifatturiera tedesca l'occupazione è diminuita di 1 307 000 unità, mentre è aumentata di 189 000 nelle consociate estere, Entrepreneurship: A survey of the Literature (Imprenditorialità: un esame della bibliografia disponibile), David B. Audretsch, ottobre 2002.

Il mercato interno posto in essere dall'Unione europea si è sviluppato grazie all'eliminazione di ostacoli, al riconoscimento reciproco e all'armonizzazione. Esso agevola gli scambi in un mercato di 380 milioni di persone, che presto si espanderà a 450 milioni in seguito all'allargamento.

Questi sviluppi hanno aperto nuove possibilità d'iniziativa imprenditoriale soprattutto nell'ambito dei servizi. La crescente complessità dei processi produttivi richiede una varietà di servizi specializzati. Inoltre la riduzione dei costi da sostenere per trasferire le conoscenze nello spazio rende relativamente meno cari i servizi dei fornitori esterni. L'apertura di nuovi mercati consente alle imprese attive in nicchie di mercato di operare su scala europea o mondiale.

La capacità di adattarsi ai cambiamenti economici è di cruciale importanza ai fini della concorrenzialità [3]. Nel 2000 il Consiglio europeo di Lisbona ha definito i propri obiettivi in termini di occupazione, riforma economica e coesione sociale. Entro il 2010 l'Unione mira a "diventare l'economia basata sulla conoscenza più concorrenziale e dinamica del mondo, in grado di promuovere una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e da una maggiore coesione sociale". Nel 2001 il Consiglio europeo ha concordato una strategia per lo sviluppo sostenibile, aggiungendo una dimensione ambientale alla strategia di Lisbona. Il Consiglio ha riconosciuto la necessità di una radicale trasformazione dell'economia al fine di creare 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2010 [4].

[3] Il confronto tra Europa, Stati Uniti e Giappone indica che i cambiamenti nell'industria manifatturiera probabilmente non sono stati abbastanza veloci in rapporto allo sviluppo della domanda e delle tecnologie. Relazione sulla competitività europea, SEC (2000) 1823 del 30.10.2000.

[4] Accrescere il tasso di attività e prolungare la vita attiva documento del Consiglio 6707/02 del 08.03.2002, adottato in base al COM (2002) 9 def. del 24.01.2002.

Un ambiente favorevole all'avviamento e allo sviluppo delle imprese è essenziale per raggiungere questi obiettivi. Il Consiglio ha adottato la carta delle piccole imprese [5], che raccomanda alle piccole imprese di trarre pienamente profitto dall'economia basata sulle conoscenze. La Commissione europea ha preso varie iniziative in questo campo, tra cui relazioni annuali relative agli sforzi degli Stati membri e della Commissione per attuare gli obiettivi della carta delle piccole imprese nonché il rapporto sulle attività dell'Inviato per le PMI, e la prossima Comunicazione sulla politica d'innovazione In particolare la Commissione ha adottato lo scorso Dicembre una Comunicazione sulla politica industriale in un'Europa allargata, e la discussione nell'ambito del Libro Verde sull'Imprenditorialità deve essere inquadrata anche in tale contesto [6].

[5] La 'Carta delle piccole imprese', adottata il 13.06.00 dal Consiglio Affari generali, è stata approvata al Consiglio europeo di Feira del 19-20 giugno 2000. Concerne dieci settori essenziali: educazione e formazione all'imprenditorialità; avviamento meno costoso e più veloce; legislazione e regolamentazione migliori; accessibilità delle competenze; miglioramento dell'accesso online; maggiori benefici dal mercato unico; tassazione e questioni finanziarie; potenziamento della capacità tecnologica delle piccole imprese; utilizzo dei modelli di imprenditoria elettronica di successo e sviluppo di un adeguato sostegno alle piccole imprese; rappresentanza maggiore e più efficace degli interessi delle piccole imprese a livello comunitario e nazionale.

[6] Dopo la pubblicazione ufficiale questi documenti saranno disponibili sul sito http://europa.eu.int/comm/enterprise/ index_en.htm.

In occasione del Consiglio europeo di Barcellona del 2002, il Consiglio ha preso atto dell'intenzione della Commissione di presentare un Libro Verde sull'Imprenditorialità. L'importanza dell'imprenditorialità é stata riaffermata nel Rapporto del 2003 della Commissione al Consiglio europeo di primavera, che pone una particolare enfasi sul promuovere gli investimenti, i posti di lavoro e la crescita attraverso la conoscenza, l'innovazione ed il dinamismo imprenditoriale [7].

[7] Comunicazione della Commissione, 'La scelta della crescita: conoscenza, innovazione e posti di lavoro in una società coesiva'. Relazione al Consiglio europeo di primavera, 21 marzo 2003, sulla strategia di Lisbona di rinnovamento economico, sociale e ambientale, COM (2003) 5, 14.01.2003

II. Dinamica dell'imprenditorialità

A. In cosa consiste l'imprenditorialità?

L'imprenditorialità ha un carattere multidimensionale e sebbene possa presentarsi in contesti diversi, non solo economici, ed in tutti i tipi di organizzazione, il presente libro verde è incentrato sull'imprenditorialità nell'ambito aziendale.

i. Capacità di sfruttare la creatività o l'innovazione

L'imprenditorialità è innanzitutto uno stato mentale. Si tratta della motivazione e della capacità del singolo, da solo o nell'ambito di un'organizzazione, di riconoscere un'occasione e di trarne profitto al fine di produrre nuovo valore o il successo economico. Creatività o innovazione sono necessarie per entrare in un mercato esistente rimanendo competitivi, per cambiarlo o persino crearne uno nuovo. Per trasformare in successo un'iniziativa imprenditoriale è necessaria la capacità di combinare creatività o innovazione con una sana gestione e di saper adattare un'impresa per ottimizzarne lo sviluppo in tutte le fasi del suo ciclo di vita. E' un processo che va ben oltre la gestione quotidiana e riguarda le ambizioni e la strategia di un'impresa.

ii. Imprenditori

L'imprenditoria riguarda le persone, con le loro scelte ed attività volte ad avviare un'impresa, a prenderne la direzione o a guidarla, oppure il loro coinvolgimento nel processo decisionale di un'azienda. Gli imprenditori costituiscono un gruppo eterogeneo e provengono da diversi strati sociali. Il comportamento imprenditoriale presenta tuttavia alcune caratteristiche comuni, tra cui la disponibilità a rischiare nonché il gusto dell'indipendenza e dell'autorealizzazione [8]. In base al British Household Survey le persone che intendono seriamente avviare un'impresa si considerano relativamente più fantasiose e creative di altri [9].

[8] Alcuni esempi sono menzionati nel saggio di Kimmo Hyrsky, Reflections on the advent of a more enterprising culture in Finland: An exploratory study (Riflessioni sullo sviluppo di una cultura maggiormente imprenditoriale in Finlandia: studio informativo), Jyväskylä Studies, Business and Economics, 2001.

[9] Indagine presso le famiglie in Gran Bretagna, Findings from the Household Survey (Risultati dell'indagine sulle famiglie), SBS Performance Analysis (unità per l'analisi del rendimento dei servizi alle piccole imprese), 31.03.2002.

iii. Campi d'applicazione dell'imprenditorialità

L'iniziativa imprenditoriale può essere presente in ogni settore e in ogni tipo di impresa. E' necessaria ai lavoratori autonomi e alle imprese di ogni dimensione, nei diversi stadi del ciclo di vita di un'impresa, dalle fasi che precedono la costruzione alla crescita, dalla cessione o liquidazione al rilancio.

La cultura imprenditoriale ha rilievo per le aziende di ogni settore, tecnologico o tradizionale, piccole o grandi con assetti proprietari diversi, quali aziende familiari, imprese quotate in borsa, imprese ad economia sociale [10] o organismi senza scopo di lucro, che spesso svolgono un'attività economica di rilevo. Secondo un'indagine del Global Entrepreneurship Monitor (GEM) il 7% dei nuovi imprenditori [11] dà origine ad una nuova, significativa nicchia di mercato o ad un nuovo settore economico in caso di successo dell'impresa, mentre il 70% delle nuove imprese fornisce prodotti o servizi in mercati esistenti nei quali la concorrenza è già considerevole e la tecnologia critica è disponibile da più di un anno.

[10] Tra le imprese ad economia sociale rientrano cooperative, mutue, associazioni e fondazioni.

[11] Secondo l'indagine i nuovi imprenditori sono coloro che fondano un'impresa oppure i proprietari/dirigenti di un'impresa attiva da un periodo inferiore ai tre anni e mezzo. Global Entrepreneurship Monitor (GEM) 2002 Summary Report (Relazione di sintesi 2002 del GEM, controllo globale dell'imprenditorialità), Reynolds, Bygrave, Autio e Hay.

L'imprenditorialità è uno stato mentale e un processo volto a creare e sviluppare l'attività economica combinando disponibilità a rischiare, creatività e/o innovazione con una sana gestione nell'ambito di un'organizzazione nuova o esistente.

B. Perché l'imprenditorialità è importante?

i. L'imprenditorialità contribuisce alla creazione di posti di lavoro e alla crescita

La creazione di posti di lavoro fa capo in misura crescente alle imprese piccole e nuove piuttosto che a quelle grandi [12]. Paesi con un notevole incremento dell'attività imprenditoriale tendono di conseguenza a registrare cali del tasso di disoccupazione [13]. Nel corso degli anni "90 le aziende in rapida espansione hanno contribuito considerevolmente alla creazione di posti di lavoro. Per esempio tra il 1994 e il 1998 nei Paesi Bassi l'8% delle imprese in rapida espansione ha prodotto il 60% della crescita dell'occupazione nelle imprese esistenti [14]. Negli Stati Uniti 350 000 imprese in rapida espansione hanno creato i due terzi di tutti i nuovi posti di lavoro tra il 1993 e il 1996 [15]. Le ricerche sembrano indicare che l'imprenditorialità fornisce un contributo positivo alla crescita economica sebbene la crescita del PIL sia influenzata da molti altri fattori [16].

[12] Entrepreneurship: A survey of the literature (Imprenditorialità: un esame della bibliografia disponibile), David B. Audretsch, ottobre 2002.

[13] Entrepreneurship: A survey of the literature (Imprenditorialità: un esame della bibliografia disponibile), David B. Audretsch, ottobre 2002.

[14] Entrepreneurship in the Netherlands, Innovative entrepreneuriat. New policy challenges! (Imprenditorialità nei Paesi Bassi, imprenditorialità innovativa. Nuove sfide operative!) Ministero degli affari economici ed EIM (incentivo alla gestione delle imprese), febbraio 2002.

[15] 350 000 su un totale di 6 milioni di imprese statunitensi con dipendenti. White Paper, Embracing innovation: entrepreneurship and American economic growth (Libro bianco, accogliere l'innovazione: imprenditorialità e crescita economica americana), National Commission on Entrepreneurship (NCOE, Commissione nazionale sull'imprenditoria) 2001.

[16] Per esempio nel saggio Entrepreneurship: A survey of the literature (Imprenditorialità: un esame della bibliografia disponibile), D. Audretsch, ottobre 2002, Entrepreneurship: Determinants and policy in a European-US comparison (Imprenditorialità: fattori determinanti e politica nel confronto tra Europa e Stati Uniti), a cura di Audretsch, Thurik, Verheul e Wennekers, 2002 e nelle relazioni d'indagine annuali del GEM.

L'imprenditorialità può inoltre contribuire a promuovere la coesione economica e sociale nelle regioni con uno sviluppo stagnante, a stimolare l'attività economica e la creazione di posti di lavoro o ad inserire nel mercato del lavoro i disoccupati e le persone in posizione di svantaggio [17].

[17] Cfr. anche la Relazione congiunta sull'integrazione sociale del Consiglio dell'Unione Europea, 15223/01 del 12.12.2001.

ii. L'iniziativa imprenditoriale è essenziale per la concorrenzialità

Nuove iniziative imprenditoriali - come avviare una nuova impresa o dare un nuovo orientamento a un'impresa esistente (per esempio dopo la cessione a un nuovo proprietario) - stimolano la produttività e aumentano la pressione concorrenziale, costringendo le altre imprese a reagire migliorando l'efficienza o introducendo innovazioni. Maggiore efficienza e innovazione all'interno delle imprese, nell'organizzazione, nel processo, nei prodotti, nei servizi o nei mercati, aumentano la concorrenzialità di un'economia nel suo complesso. Questo processo offre ai consumatori il vantaggio di una scelta più ampia e prezzi più bassi.

iii. L'imprenditorialità permette di realizzare le potenzialità personali

Un posto di lavoro non è solo un modo per guadagnare soldi. Nella scelta della carriera le persone hanno altri criteri, quali sicurezza, livello d'indipendenza, varietà dei compiti ed interesse per il lavoro. Consentendo livelli retributivi più elevati l'imprenditorialità può stimolare la soddisfazione di 'bisogni superiori', quali l'autorealizzazione e l'indipendenza. Il British Household Survey ha mostrato che oltre ai motivi concreti (soldi e posizione sociale), molti scelgono di diventare imprenditori per realizzarsi più pienamente (libertà, indipendenza e sfida).

Per coloro che non riescono a trovare un lavoro che li soddisfi, la scelta di diventare imprenditori può derivare in parte o interamente da necessità economiche: diventare imprenditori può infatti consentire loro di crearsi una posizione migliore.

Gli imprenditori risultano più soddisfatti dal proprio lavoro rispetto ai dipendenti. Secondo un sondaggio il 33% dei lavoratori autonomi senza dipendenti e fino al 45% dei lavoratori autonomi con dipendenti ha dichiarato di essere molto soddisfatto delle proprie condizioni di lavoro, contro il 27% soltanto dei lavoratori dipendenti [18].

[18] Third European survey on working conditions 2000 (Terza indagine europea sulle condizioni di lavoro nel 2000), European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro).

iv. Imprenditorialità ed interessi societari

Gli imprenditori sono il motore dell'economia di mercato e con le loro realizzazioni forniscono alla società ricchezza, lavoro e varietà di scelta per i consumatori. In risposta alle crescenti aspettative del pubblico relative all'impatto delle politiche aziendali sulla società e sull'ambiente, numerose grandi imprese hanno adottato strategie formali di responsabilità sociale. In questo ambito rientra l'integrazione volontaria di problematiche sociali e ambientali nelle attività aziendali e nell'interazione con le parti interessate, in base al riconoscimento del fatto che un comportamento responsabile può favorire il successo dell'impresa. Tali comportamenti possono per esempio comportare l'impegno a svolgere l'attività produttiva garantendo il rispetto dell'ambiente ('efficienza ecologica') o delle preoccupazioni dei consumatori e ad adottare politiche commerciali tali da non danneggiare i consumatori. Le PMI danno prova di 'imprenditorialità responsabile' in modo più informale, ma costituiscono per altro verso il tessuto e il punto focale di molte comunità. [19].

[19] Tra le iniziative della Commissione in questo ambito rientrano il Documento dei servizi della Commissione relativo allo sviluppo industriale sostenibile, (SEC) 1999, 1729, Commissione europea del 25.10.1999 e la Comunicazione della Commissione relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile, COM (2002) 347 def., Commissione europea, del 02.07.2002.

L'imprenditorialità può anche svolgere un ruolo positivo ed efficace nell'ambito della sanità, dell'istruzione e dei servizi sociali. Le imprese dell'economia sociale incoraggiano la partecipazione delle parti interessate alla gestione e alla fornitura di tali servizi, promuovendo l'innovazione e la cultura di servizio ai clienti. Questo approccio può consentire di integrare le risorse pubbliche e di ampliare la gamma dei servizi offerti ai consumatori.

C. Le lacune e il potenziale imprenditoriale nell'Unione europea

Qual è lo spirito imprenditoriale dell'Unione europea? Per rispondere a questa domanda è necessario considerare non solo l'atteggiamento dell'opinione pubblica verso gli imprenditori o il numero degli imprenditori, ma anche il dinamismo dell'attività imprenditoriale e i risultati raggiunti dagli imprenditori [20].

[20] Analisi approfondite dei fattori che influenzano la dinamica delle imprese si trovano in Entrepreneurship: A survey of the literature (Imprenditorialità: un esame della bibliografia disponibile), David B. Audretsch, ottobre 2002 e in Business Demography in Europe (Demografia delle imprese in Europa), Osservatorio europeo per le PMI / n. 5, Commissione europea, 2002.

i. Misurare l'imprenditorialità

Preferenze per il lavoro autonomo

Secondo un'indagine dell'Eurobarometro gli europei preferiscono lo status di lavoratori dipendenti rispetto a quello di lavoratori autonomi. Nell'Europa meridionale, in Irlanda e nel Regno Unito si rileva una preferenza relativamente maggiore per il lavoro autonomo. Rispetto alla media UE del 45%, ben il 67% dei cittadini statunitensi preferirebbe lavorare in modo indipendente. [21]

[21] Eurobarometro Flash 134 Imprenditorialità, novembre 2002. I successivi riferimenti all'Eurobarometro riguardano l'edizione 2002 se non diversamente specificato.

Persone impegnate nell'attività imprenditoriale

L'incidenza degli imprenditori (tra i quali rientrano i lavoratori autonomi e i proprietari di imprese) varia sensibilmente in Europa, passando dal 6% circa in Danimarca e in Lussemburgo, al 13% in Spagna, al 15% in Portogallo per arrivare a superare il 18% in Grecia e in Italia. Negli Stati Uniti al contrario questo tasso supera di poco il 10%. [22]

[22] Attività imprenditoriale come percentuale della forza lavoro. Si definiscono imprenditori i proprietari di imprese registrate e non registrate, esclusi i lavoratori familiari non remunerati, i lavoratori salariati che operano in un'impresa come attività secondaria e i proprietari di imprese agricole, COMParative Entrepreneurship data for International Analysis (Dati comparativi sull'imprenditorialità per un'analisi internazionale), Compendia 2000.1, EIM.

Per quanto concerne la partecipazione a nuove iniziative imprenditoriali, l'indagine dell'Eurobarometro indica che il 4,5% dei cittadini dell'UE progetta di avviare un'impresa, ne ha costituita o ne ha rilevata una negli ultimi tre anni, con tassi che variano da più del 6% nel Regno Unito e in Irlanda a meno del 2% in Francia. Il tasso degli Stati Uniti (13%) è significativamente maggiore: rispetto agli americani più del doppio degli europei ha abbandonato il tentativo di avviare un'impresa.

Dinamismo imprenditoriale

Sebbene alcuni elementi indichino un grado analogo di "mobilità" (creazione e chiusura di imprese) in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti, l'Europa è caratterizzata da un minore dinamismo imprenditoriale. Le imprese statunitensi in media sono più piccole all'inizio rispetto a quelle europee, tuttavia nei primi anni successivi alla fondazione l'espansione in termini occupazionali dei nuovi arrivati è molto maggiore negli Stati Uniti. Gli imprenditori statunitensi sembrano testare il mercato iniziando su piccola scala e in caso di successo si espandono rapidamente, mentre in Europa molti progetti non arrivano neppure al mercato poiché la loro attuabilità è messa in dubbio prima di essere verificata in tale sede. [23] Effettivamente secondo l'Eurobarometro il 46% degli europei ritiene che "non si dovrebbe avviare un'impresa se c'è il rischio che possa fallire" (rispetto al 25% dei cittadini statunitensi).

[23] L'analisi riguardava otto Stati membri UE, gli USA e il Canada. The role of policy and institutions for productivity and firm dynamics: Evidence from micro and industry data (Il ruolo della politica e delle istituzioni nei confronti della produttività e delle dinamiche d'impresa, analisi basata su microdati e dati industriali), foglio di lavoro n. 329, Stefano Scarpetta e al., ECO/WKP(2002)15 del 23.04.2002.

Un esempio consente di illustrare la crescita del dinamismo imprenditoriale negli Stati Uniti: sono stati necessari vent'anni per sostituire un terzo delle 500 imprese elencate da Fortune nel 1960, contro quattro anni per quelle elencate nel 1998. Otto delle 25 maggiori imprese americane di oggi inoltre non esistevano o erano molto piccole nel 1960. In Europa tutte le grandi imprese del 1998 erano già grandi nel 1960. [24]

[24] Entrepreneurship in the Netherlands: Innovative entrepreneurship. New policy challenges (Imprenditorialità nei Paesi Bassi: spirito imprenditoriale innovativo. Nuove sfide politiche), Ministero degli affari economici ed EIM (incentivo alla gestione delle imprese), Paesi Bassi, 2002 e White Paper, Embracing innovation: entrepreneurship and American economic growth (Libro bianco, accogliere l'innovazione: imprenditorialità e crescita economica americana), National Commission on Entrepreneurship (NCOE, Commissione nazionale sull'imprenditoria), 2001.

Creazione di lavoro

Nonostante gli sforzi per ridurre la disoccupazione che aveva raggiunto l'11% nei primi anni 90 e sebbene i tassi varino tra gli Stati membri, un tasso medio di disoccupazione del 7,4% costituisce ancora un problema d'importanza primaria. Anche se nella seconda metà degli anni 90 tutti gli Stati membri hanno registrato tassi annuali di creazione di imprese positivi, [25] è tuttavia possibile un ulteriore miglioramento. L'Europa non ha avuto molte imprese a rapida crescita, che sono essenziali per la creazione di lavoro. Nei primi anni 90 il 19% delle medie imprese degli Stati Uniti erano classificate come imprese a crescita elevata, rispetto a una media del 4% in sei paesi UE. [26]

[25] Business Demography in Europe (Demografia delle imprese in Europa), Osservatorio europeo per le PMI / n. 5, Commissione europea, 2002.

[26] Definizione: sono imprese a crescita elevata quelle che duplicano il proprio volume di affari nei periodi di riferimento (Europa 1990-93 USA 1991-94), in percentuale di tutte le medie imprese. An international comparison of hypergrowth enterprises (Le imprese a crescita elevata, un confronto internazionale), EIM Small Business Research and Consultancy (ricerca e consulenza dell'EIM per le piccole imprese), in Fostering Entrepreneurship in Europe, the UNICE Benchmarking Report (Promuovere lo spirito imprenditoriale in Europa, relazione di analisi comparativa dell'UNICE), 1999.

ii. La sfida per l'Europa

In termini di spirito imprenditoriale l'atteggiamento e il coinvolgimento delle persone variano sensibilmente negli Stati membri UE, e le differenze tra le regioni sono anche maggiori. In media i proprietari d'impresa non mancano nell'Unione europea, tuttavia si può migliorare la tendenza allo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. Rispetto agli Stati Uniti il dinamismo imprenditoriale è inferiore nell'Unione europea: gli europei sono meno disposti degli americani a prendere nuove iniziative imprenditoriali e le imprese europee non crescono quanto quelle statunitensi.

L'elevato tasso di disoccupazione persistente nell'Unione europea (anche in questo caso il problema è più pressante in alcuni Stati membri rispetto ad altri) indica che si dovrebbe cercare di sfruttare meglio la possibilità di creare lavoro grazie all'attività imprenditoriale. Oltre ad incoraggiare nuove iniziative imprenditoriali occorrerebbe favorire la crescita potenziale delle imprese esistenti nell'Unione europea, che rappresentano la spina dorsale dell'economia dell'Unione e garantiscono continuità, occupazione e una solida esperienza. Su circa 20 milioni di piccole e medie imprese in Europa il 30% indica la crescita come la propria ambizione principale [27].

[27] I 20 milioni di imprese si trovano nell'UE, nell'SEE e in Svizzera. Vedere Osservatorio europeo per le PMI / n. 1, Highlights from the 2001 Survey (Elementi principali dell'indagine 2001), Commissione europea, 2001.

Per l'Unione europea la sfida consiste nell'identificare i fattori chiave per realizzare un clima favorevole alle iniziative imprenditoriali e all'attività delle imprese. Grazie ad opportune politiche si dovrebbe cercare di accrescere il livello dell'imprenditorialità europea, adottando l'approccio più adeguato per aumentare il numero degli imprenditori e promuovere la crescita delle imprese.

III. Scelte politiche a favore dell'imprenditorialità

Le politiche perseguite possono contribuire a stimolare lo spirito d'imprenditorialità. La relazione del GEM indica che nonostante l'importante influsso delle condizioni macroeconomiche sui livelli d'imprenditorialità, la graduatoria di tali livelli è rimasta relativamente stabile nei paesi esaminati, il che sembra indicare l'esistenza di ripercussioni dovute a caratteristiche nazionali costanti.

L'Unione europea ha già posto in essere una strategia di politiche macroeconomiche orientate alla crescita e alla stabilità che costituiscono un presupposto per un'atmosfera favorevole all'iniziativa imprenditoriale. Il Consiglio pubblica annualmente gli "Indirizzi di massima per le politiche economiche" relativi alle politiche nazionali degli Stati membri; nel 2002 tali indirizzi raccomandavano di promuovere l'imprenditorialità, per esempio intervenendo sul contesto fiscale e normativo in cui operano le nuove imprese e quelle già esistenti, riformando le leggi relative all'insolvenza e promuovendo l'efficienza dei mercati finanziari. [28]

[28] Raccomandazione del Consiglio del 21 giugno 2002 concernente gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità, 2002/549/CE, GU L 182 dell' 11.07.2002.

La decisione del singolo di avviare un'impresa o la scelta di un imprenditore di affrontare rischi e di espandersi è influenzata da molti altri fattori oltre alle possibilità economiche. Maggiori possibilità economiche non determinano automaticamente un'imprenditorialità più sviluppata, che dipende ugualmente dalle preferenze, dalle capacità personali e dalle alternative disponibili. Anche chi sia interessato a diventare imprenditore soppesa i pro e i contro dell'imprenditorialità rispetto ai vantaggi e alla sicurezza ai quali deve eventualmente rinunciare.

Un approccio globale alla promozione dello spirito imprenditoriale deve operare su tre livelli: - il singolo, l'impresa e la società.

- Per motivare le persone a diventare imprenditori, occorrerebbe sensibilizzarle al concetto di 'spirito imprenditoriale' e rendere sufficientemente interessante la scelta in tal senso, guidandole inoltre ad acquisire le competenze adeguate per trasformare le loro ambizioni in progetti di successo.

- Affinché i progetti si trasformino in imprese sane, sono indispensabili condizioni ambientali propizie a tale sviluppo, che consentano alle aziende di crescere e svilupparsi, pur senza ostacolare indebitamente contrazioni e chiusure.

- L'attività imprenditoriale dipende dall'atteggiamento positivo della società nei confronti degli imprenditori. Bisognerebbe valorizzare il successo imprenditoriale e ridurre lo stigma sociale del fallimento.

Le politica imprenditoriale mira a potenziare la vitalità delle imprese motivando gli imprenditori e consentendo loro di acquisire le necessarie competenze. Un ambiente favorevole alle imprese è essenziale per l'avviamento, la chiusura, la ripresa, la prosperità e la sopravvivenza di un'impresa.

A. Come aumentare il numero degli imprenditori?

i. Ostacoli iniziali

Nonostante recenti miglioramenti, gli europei considerano ancora la burocrazia come l'ostacolo principale alla creazione di un'impresa. Le imprese in fase di avviamento incontrano difficoltà nell'ottenere i capitali di cui hanno bisogno. La condivisione dei rischi tra il settore pubblico e quello privato può contribuire ad accrescere la disponibilità dei capitali.

Nell'indagine dell'Eurobarometro sugli ostacoli alla costituzione di un'impresa, il 69% degli intervistati ha indicato come ostacolo principale la complessità delle procedure amministrative e il 76% l'assenza di capitali disponibili.

Le procedure amministrative per la costituzione di un'impresa hanno già beneficiato di considerevole attenzione. In uno studio comparativo la Commissione europea ha registrato una tendenza positiva per quanto riguarda i tempi necessari per avviare un'impresa. [29] Il tempo medio necessario ad avviare un' impresa individuale è attualmente di 12 giorni lavorativi che diventano 24 per una società a responsabilità limitata; queste cifre sono in continuo calo. Alcuni Stati membri tuttavia devono ancora percorrere un po' di strada per adeguare tempi e costi della costituzione di un'impresa ai valori di riferimento europei. Sono necessari ulteriori miglioramenti per quanto concerne procedure, punti di contatto, formulari, licenze, autorizzazioni e costi.

[29] Definizione di parametri di riferimento per gli aspetti amministrativi inerenti alla creazione di nuove imprese, Commissione europea, gennaio 2002.

Uno sportello unico per la creazione di un'impresa

Dal 1997 in Portogallo sono in funzione appositi centri per le formalità burocratiche destinati a facilitare la registrazione delle nuove imprese. Questi centri riuniscono i rappresentanti di tutte le amministrazioni pubbliche responsabili delle diverse procedure necessarie per la registrazione di una nuova impresa (per esempio per quanto concerne lo statuto o i registri delle imprese e della previdenza sociale); i futuri imprenditori dispongono di possibilità di assistenza situate nello stesso centro. Nel contempo sono state semplificate le procedure cosicché il tempo necessario per la costituzione di un'impresa è stato ridotto dell'80% rispetto alla metà degli anni 90. Il Portogallo si è posto l'obiettivo di un'ulteriore riduzione del 50% entro il 2003.

L'accesso ai finanziamenti rimane l'ostacolo principale per i nuovi imprenditori, che difficilmente riescono ad ottenere mutui bancari e a trovare capitali di rischio. Le banche esigono antecedenti positivi e garanzie di cui le nuove imprese generalmente non dispongono, soprattutto quando si occupano di attività basate sulla conoscenza. I nuovi imprenditori incontrano anche serie difficoltà nel sopperire ai propri fabbisogni in fatto di capitale d'esercizio.

Oltre ai mutui bancari le nuove imprese dovrebbero avere più facilmente accesso a fonti di finanziamento alternative. Accanto ai capitali di rischio è opportuno esplorare ulteriormente il potenziale degli investimenti informali, facenti capo ad esempio a famiglia, amici o "business angels". L'indagine del GEM mostra che il sostegno informale alle imprese in fase di avviamento risulta pari al quintuplo del capitale di rischio interno e che mentre i finanziamenti mediante capitale di rischio sono diminuiti sensibilmente tra il 2000 e il 2001, i finanziamenti informali sono stati più stabili. Per accrescere il loro interesse nei confronti delle imprese a rischio, gli investitori privati hanno espresso la necessità di incentivi quali le agevolazioni fiscali.

La condivisione dei rischi tra banche ed investitori del settore privato e istituti finanziari pubblici specializzati in PMI, o società di mutua garanzia, costituisce un mezzo efficace di potenziare gli scarsi fondi pubblici e si è dimostrata in grado di aumentare i finanziamenti per le nuove imprese.

ii. Rischi e ricompense

In Europa i rischi associati all'imprenditorialità non sono adeguatamente bilanciati dalla prospettiva di una rimunerazione. E' quindi necessario un riesame del rapporto tra rischi e ricompense connessi con l'attività d'impresa.

Un imprenditore che fallisce porta il marchio del fallimento. Nell'ambito di un'indagine dell'Eurobarometro gli europei interpellati hanno indicato prevalentemente il pericolo della bancarotta e la perdita del patrimonio tra le principali preoccupazioni legate ai rischi dell'imprenditorialità. Oltre alla condanna sociale, il fallimento personale comporta pesanti conseguenze giuridiche. La liquidazione dei crediti rimanenti può richiedere anni e gli imprenditori falliti rischiano di perdere il loro patrimonio e di subire restrizioni. Tali conseguenze sono giustificate in caso di frode o disonestà; il fallimento è però una componente intrinseca della vita economica e numerosi imprenditori falliscono in quanto non riescono ad essere competitivi sul mercato. La legislazione in tema d'insolvenza andrebbe riesaminata per ridurre gli ostacoli e dare una nuova possibilità agli imprenditori onesti. Ovviamente non vanno danneggiati gli interessi dei creditori, che diventerebbero più riluttanti ad investire in piccole e nuove imprese.

Legislazione in tema d'insolvenza

Il Belgio ha modificato la propria legislazione in tema d'insolvenza al fine di consentire agli imprenditori di salvare l'impresa in caso di difficoltà temporanee e di liquidare il più rapidamente possibile le aziende non in grado di operare. I tribunali possono riabilitare gli imprenditori onesti che hanno subito un fallimento consentendo loro una ripresa dell'attività.

I rischi legati alle iniziative imprenditoriali sarebbero maggiormente accettati se fossero compensati dalla prospettiva di una ricompensa in caso di successo. Nell'Unione europea si può osservare una recente tendenza a ridurre le imposte per lavoratori autonomi e piccoli imprenditori; si sono inoltre presi provvedimenti per ridurre la pressione fiscale sui potenziali lavoratori autonomi. In molti Stati membri tuttavia gli oneri tributari a carico delle imprese rimangono elevati, [30] riducendo le possibilità degli imprenditori di produrre ricchezza e di conservarla. Il lavoratore autonomo è spesso costretto ad optare per una protezione sociale ridotta; un sistema di protezione sociale adeguato alle esigenze degli imprenditori potrebbe accrescere l'interesse per l'imprenditorialità.

[30] Communication from the Commission to the Council, Draft Joint Employment Report (Comunicazione della Commissione al Consiglio. Progetto di relazione congiunta sull'occupazione), COM (2002) 621 def. del 13.11.2002.

Ridurre i costi della costituzione di un'impresa

Il governo francese intende facilitare il passaggio dei lavoratori dipendenti all'imprenditoria. Tale progetto, che fa parte di un'iniziativa globale volta a promuovere la creazione di nuove imprese, contiene provvedimenti per ridurre gli ostacoli incontrati dai lavoratori dipendenti che intendano avviare un'impresa autonomamente o con il proprio datore di lavoro. Il progetto elimina inoltre i contributi sociali e fiscali che risultano discriminatori per i nuovi imprenditori che hanno ancora lo status di lavoratori dipendenti.

Gli europei che preferirebbero avviare una nuova impresa sono più del doppio rispetto a quelli che vorrebbero rilevarne una esistente. [31] Rilevare un'impresa tuttavia può rappresentare un'alternativa interessante che comporta rischi inferiori. In Austria ad esempio il tasso di sopravvivenza dopo cinque anni è del 96% per le imprese rilevate contro il 75% delle nuove imprese. [32]Si prevede che nei prossimi dieci anni circa un terzo delle imprese dell'Unione europea cambierà proprietario a causa di pensionamenti o di altre ragioni, il che aprirà numerose possibilità di rilevare imprese esistenti.

[31] Eurobarometro Flash 107 Imprenditorialità, novembre 2001

[32] Business transfers and successions in Austria (Passaggi di proprietà e successione di imprese in Austria), Istituto austriaco per la ricerca sulle piccole imprese, 2002.

iii. Promuovere capacità e competenze

L'istruzione e la formazione professionale dovrebbero contribuire a incoraggiare lo spirito imprenditoriale, promuovendo la mentalità più adatta, la consapevolezza delle occasioni offerte dalla carriera imprenditoriale e le capacità professionali.

L'Eurobarometro indica che il 37% degli europei desidera o ha desiderato intraprendere la carriera d'imprenditore, ma solo il 15% ha realizzato le proprie aspirazioni. Le indagini mostrano che conoscere le procedure per avviare un'impresa aumenta le probabilità di diventare imprenditori. Nell'ambito dell'indagine dell'Eurobarometro gli intervistati con genitori che svolgono un lavoro autonomo sono maggiormente orientati verso un'attività indipendente delle persone i cui genitori sono lavoratori dipendenti. Secondo l'indagine del GEM le persone che hanno fiducia nelle proprie competenze e nella propria esperienza hanno da due a sette probabilità in più di partecipare alla creazione o alla gestione di una nuova impresa; per coloro che conoscono un giovane imprenditore la possibilità è da tre a quattro volte maggiore. In base al British Household Survey le persone più in contatto con il mondo imprenditoriale (tramite amici, i familiari o l'educazione) prendono più seriamente in considerazione la creazione di un'impresa. Il sistema educativo può contribuire a promuovere lo spirito d'impresa fornendo competenze e contatti.

Gestire un'impresa virtuale a scuola

In Grecia nella scuola tecnica "Sivitanidios" di Atene le imprese virtuali sono utilizzate come strumenti formativi. Gli studenti dividono il loro tempo tra lezioni teoriche e gestione di un'impresa virtuale. Dati i risultatati estremamente positivi il programma sarà esteso a tutte le scuole tecniche e comprenderà un nuovo corso sull'imprenditorialità, che concerne aspetti teorici e nozioni pratiche relative all'elaborazione di piani aziendali. Uffici di collegamento garantiscono poi agli studenti consulenza e sostegno nella scelta della carriera imprenditoriale.

L'avviamento di un'impresa esige slancio, creatività e perseveranza, mentre la progressiva espansione graduale di un'azienda richiede piuttosto capacità gestionali quali efficienza, efficacia ed affidabilità. Poiché sia la personalità che le capacità gestionali sono elementi decisivi per il successo, le competenze personali connesse con lo spirito imprenditoriale dovrebbero essere insegnate precocemente e coltivate fino all'università, dove sarà possibile concentrarsi sull'acquisizione delle capacità di gestione. [33] La Commissione europea ha rilevato che la maggior parte degli Stati membri sono impegnati in misura diversa a promuovere l'insegnamento dell'imprenditorialità nei propri sistemi educativi. [34]

[33] Studio dell'università di Nijenrode, aprile 2000 in De succesvolle ondernemer, Ministerie van Economische Zaken en de Nederlandse Vereniging van Participatiemaatschappijen, L'Aia, Paesi Bassi, novembre 2001.

[34] Progetto di procedure 'Best' su Education and Training for Entrepreneurship (educazione e formazione all'imprenditorialità), Commissione europea, 2002.

Nell'ambito universitario la formazione imprenditoriale non dovrebbe limitarsi agli studenti di economia, bensì essere aperta anche agli studenti di altre facoltà. Nei politecnici per esempio questo tipo di formazione può contribuire a combinare potenzialità imprenditoriali e tecnologiche. Il legame tra educazione imprenditoriale e programmi di ricerca pubblica consente di stabilire un nesso tra eccellenza scientifica e commercializzazione dei risultati.

Sostegno ai giovani imprenditori nell'ambito universitario

"Enterprise Ireland" persegue una strategia a favore dello sviluppo di nuove imprese a crescita rapida mediante un programma di assistenza mirata, finalizzato ad aumentare il numero d'imprese collegate all'università. Il progetto fa parte della strategia di crescita regionale dell'Irlanda e comprende un programma di incubazione di un anno destinato ai laureati che desiderano avviare un'impresa, ai quali viene fornito un servizio di sostegno pratico e di assistenza nella gestione. Nell'ambito del programma "Campus Company" gli universitari possono ottenere un aiuto finanziario per commercializzare i risultati delle loro ricerche.

Gli incubatori d'impresa forniscono un efficace sostegno agli imprenditori. Le aziende che si avvalgono del sostegno di queste strutture hanno migliori possibilità di sopravvivenza rispetto alle altre e gli incubatori rappresentano uno strumento efficace per la promozione di obiettivi d'interesse pubblico. Questo successo spiega la ragione della loro rapida espansione: nell'Unione europea ne esistono più di 850. [35]

[35] Benchmarking of Business Incubators (Parametri di riferimento per gli incubatori d'impresa), Commissione europea, febbraio 2002.

iv. Rendere la carriera imprenditoriale accessibile a tutti i membri della società

E' necessario promuovere ampiamente lo spirito imprenditoriale prestando particolare attenzione alle donne e ad altri gruppi sottorappresentati. Le minoranze etniche dimostrano notevoli capacità imprenditoriali e potenzialità anche maggiori. I servizi di assistenza alle imprese non sembrano particolarmente adeguati alle loro specifiche esigenze.

In Europa il numero delle imprenditrici è nettamente inferiore a quello degli imprenditori; la percentuale di lavoratrici autonome varia dal 16% dell'Irlanda al 40% del Portogallo. [36] Le imprenditrici incontrano le difficoltà comuni a tutti gli imprenditori, ma in alcuni casi questi problemi sono più accentuati (per esempio la ricerca di finanziamenti). Alle donne spesso mancano la fiducia e le competenze necessarie per costituire e gestire con successo un'impresa. Questa situazione è dovuta a numerose ragioni, tra cui la scelta dell'attività, la mancanza di informazioni, la discriminazione, l'assenza di reti o la difficoltà di conciliare il lavoro con i doveri familiari. [37]

[36] Annual Labour Force Statistics (Statistica annuale sulla forza lavoro), Commissione europea, 2001.

[37] Progetto 'Best' su Promoting entrepreneurship amongst women (Promozione dell'imprenditorialità femminile) e studio Young Entrepreneurs, Women Entrepreneurs, Co-Entrepreneurs and Ethnic Minority Entrepreneurs in the European Union and Central and Eastern Europe (Giovani imprenditori, imprenditrici, co-imprenditrici ed imprenditori delle minoranze etniche nell'Unione europea e nell'Europa centrale ed orientale), Commissione europea, luglio 2000.

La Commissione europea ha facilitato gli scambi di buone prassi relative alla promozione dello spirito imprenditoriale femminile tramite la rete WES, che riunisce funzionari governativi incaricati di promuovere l'imprenditorialità femminile. [38]

[38] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://europa.eu.int/comm/enterprise/ entrepreneurship/craft/craft-women/wes.htm.

Consulenti femminili per le imprenditrici

In Svezia NUTEK ha avviato un progetto sulla consulenza aziendale per le donne, grazie al quale le imprenditrici ricevono consigli e assistenza non finanziaria da consulenti femminili. Il progetto si fonda sulla consapevolezza che molte donne preferiscono consultare altre donne in merito alla gestione della propria azienda. Le consulenti trattano problemi di natura aziendale e di carattere più generale, come il modo per conciliare la vita familiare con la gestione di un'impresa. NUTEK provvede alla formazione e allo scambio di esperienze tra le consulenti.

In Europa le aziende gestite da imprenditori che appartengono a minoranze etniche dimostrano elevate capacità e potenziale imprenditoriali. Gli imprenditori "etnici" costituiscono un gruppo eterogeneo dal punto di vista linguistico, socioeconomico e culturale come dimostra la natura delle loro attività imprenditoriali. Molti sono impegnati in settori d'attività caratterizzati da una bassa soglia d'ingresso e hanno difficoltà ad uscirne. I problemi incontrati dagli imprenditori provenienti da minoranze etniche sono analoghi a quelli degli altri imprenditori, questa categoria di imprenditori sembra tuttavia beneficiare in misura inferiore alla media dei servizi pubblici di sostegno alle imprese e non ha molti contatti con le organizzazioni imprenditoriali. [39]

[39] Young Entrepreneurs, Women Entrepreneurs, Co-Entrepreneurs and Ethnic Minority Entrepreneurs in the European Union and Central and Eastern Europe (Giovani imprenditori, imprenditrici, coimprenditrici ed imprenditori delle minoranze etniche nell'Unione europea e nell'Europa centrale ed orientale), Commissione europea, luglio 2000.

E' stato suggerito d'istituire una rete europea di imprenditori appartenenti a minoranze etniche nell'intento di agevolare la condivisione di esperienze e di proporre soluzioni ai problemi incontrati. [40] Nell'ambito della sua politica d'immigrazione la Commissione europea ha presentato due proposte di direttiva miranti a promuovere la costituzione di nuove imprese da parte d'imprenditori provenienti da paesi terzi. [41]

[40] Questa proposta è il risultato di un seminario sullo spirito imprenditoriale delle minoranze etniche organizzato dalla Commissione europea nel giugno 2002, al quale hanno partecipato accademici, politici e organizzazioni imprenditoriali.

[41] Proposta di direttiva del Consiglio relativa alle condizioni d'ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendono svolgere attività di lavoro subordinato o autonomo, COM (2001) 386 def. del 11.07.2001, Proposta di direttiva del Consiglio relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano residenti di lungo periodo, COM (2001) 127 def. del 13.03.2001.

B In che modo è possibile orientare le imprese alla crescita?

Gli imprenditori incontrano numerosi ostacoli. Il rispetto dei regolamenti amministrativi e i relativi costi continuano ad essere un onere gravoso. La disponibilità di manodopera qualificata, il grado di flessibilità del mercato del lavoro e i finanziamenti adeguati rappresentano ostacoli allo sviluppo di un'azienda. [42] Le imprese andrebbero inoltre aiutate a sfruttare le occasioni offerte dal mercato interno e a rinnovarsi.

[42] Osservatorio europeo per le PMI / n. 1 Highlights from the 2001 Survey (Elementi principali dell'indagine 2001), Commissione europea, 2001, 'European Business Survey' (Indagine sulle imprese europee), Grant Thornton, 2002; e Business Views on Red Tape (Gli oneri burocratici dal punto di vista delle imprese), OCSE 2002.

i. Il contesto normativo

Nonostante gli sforzi volti al miglioramento gli imprenditori ritengono ancora la burocrazia uno dei maggiori ostacoli alla gestione di un'impresa, in particolare per coloro che desiderano operare ed espandersi nel mercato interno.

La normativa in genere non opera distinzioni in base alle dimensioni delle imprese, perciò spesso grava in modo sproporzionato sulle piccole imprese. Le autorità pubbliche devono essere incoraggiate a 'pensare prima in piccolo' e impegnarsi a mantenere i regolamenti il più possibile semplici e mirati. Per ridurre gli oneri burocratici alcuni Stati membri hanno introdotto deroghe per le PMI o messo a loro disposizione servizi di assistenza amministrativa. I servizi d'informazione e di assistenza possono aiutare gli imprenditori ad affrontare la burocrazia.

EasyPay

La Danimarca ha introdotto un nuovo sistema di gestione dei salari. L'adesione a "EasyPay", un sistema volontario e gratuito, consente agli imprenditori di comunicare i dati relativi ai salari e ai lavoratori ad uno sportello unico che provvede poi a trasmetterli alle autorità competenti. "EasyPay" fa parte dell'iniziativa "E-administration", che comprende anche il sito www.indberetning.dk, nel quale sono raccolti tutti i formulari delle amministrazioni pubbliche relativi alle imprese, e "Webreg", che consente alle nuove società a responsabilità limitata di registrarsi online. L'impiego della firma elettronica rende la registrazione tramite "Webreg" giuridicamente vincolante.

Un sussidio virtuale per le procedure amministrative

L'Austria ha creato un sito (www.help-business.gv.at) che offre agli imprenditori informazioni concise sulle procedure amministrative. Tutte le procedure che possono essere svolte online sono accessibili attraverso una funzione amministrativa (@mtsweg online). Gli imprenditori possono compilare le loro dichiarazioni comunali dei redditi utilizzando la funzione HELP, che invia i dati all'autorità competente. Il sito contiene anche informazioni dettagliate sui diversi aspetti relativi alla gestione di un'impresa, dall' 'iscrizione del personale' al 'congedo annuale'.

In base a un'indagine condotta tra le imprese europee sulla qualità del contesto normativo in cui operano, la Commissione europea è giunta alla conclusione che una legislazione migliore consentirebbe di risparmiare 50 milioni di euro. [43] La Commissione si è impegnata a migliorare la qualità delle norme [44] ed a tal fine ha preso una serie d'iniziative a livello europeo, tra cui un piano d'azione relativo a una migliore regolamentazione, l'elaborazione di requisiti minimi per la consultazione sui nuovi provvedimenti e di un approccio sistematico alla valutazione dell'impatto. [45] La Commissione lavora anche alla definizione di un metodo per consultare le imprese nell'ambito dell'iniziativa di elaborazione interattiva dei provvedimenti e ha realizzato una piattaforma per gli Stati membri volta a permettere lo scambio di opinioni sui rispettivi sistemi di valutazione d'impatto sulle imprese. [46]

[43] Quadro di valutazione del mercato interno, n. 9, Commissione europea, 19.11.2001.

[44] La governance Europea - Un libro bianco, COM (2001) 428 def. del 25.07.2001.

[45] Comunicazioni della Commissione: 'Governance europea: Legiferare meglio', COM (2002) 275 def., 'Valutazione d'impatto', COM (2002) 276 def., Documento di consultazione - Verso una cultura di maggiore consultazione e dialogo - Proposta di principi generali e requisiti minimi per la consultazione delle parti interessate ad opera della Commissione, COM (2002) 277 def., Piano d'azione «semplificare e migliorare la regolamentazione», COM (2002) 278 def. del 05.06.2002.

[46] Iniziativa 'Politica interattiva', IPM C (2001) 1014. Relazione finale sul progetto pilota relativo alla valutazione d'impatto delle imprese, marzo 2002.

Nel 2002 la Commissione europea ha nominato un rappresentante delle PMI con il fine di mediare tra le imprese e la Commissione e di garantire che gli interessi delle PMI vengano individuati e debitamente presi in considerazione dai servizi competenti della Commissione. Iniziative analoghe sono state prese anche da alcuni Stati membri.

Il mercato interno ha notevolmente ridotto gli ostacoli alle attività delle imprese nell'Unione europea. L'Unione ha continuato a progredire nella piena realizzazione del mercato interno (per esempio nel settore finanziario), [47] ma sussiste ancora uno scarto tra la visione di un'economia europea integrata e la realtà vissuta dai fornitori e dagli utenti. La "strategia per il mercato interno", [48] un programma quinquennale, è incentrata sugli ambiti nei quali l'esigenza di miglioramento è più pressante, come proprietà intellettuale, norme sugli appalti pubblici ed ostacoli ai servizi. [49] Gli imprenditori europei hanno interesse a un'ulteriore armonizzazione volta ad accrescere la tutela dei consumatori [50] giacché le attività transfrontaliere delle imprese potrebbero trarre vantaggio da un mercato interno che risulti attraente per i consumatori.

[47] Communication of the Commission, Risk Capital: A key to job creation in the European Union (Comunicazione della Commissione Capitali di rischio: una chiave per la creazione di occupazione nell'Unione europea), SEC (1998) 552 del 31.03.1998; Comunicazione della Commissione - Messa in atto del quadro di azione per i servizi finanziari: piano d'azione, COM (1999) 232 def. del 11.05.1999.

[48] Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al comitato economico e sociale e al comitato delle regioni: Revisione 2002 della strategia per il mercato interno, mantenere l'impegno preso, COM (2002) 171 def. del 11.04.2002.

[49] La Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo- Lo stato del mercato interno dei servizi, COM (2002) 441 def., sottolinea l'esistenza di notevoli lacune nella 'distribuzione' dei servizi.

[50] Eurobarometro 57.2 Eurobarometro Flash 128 Public opinion in Europe: Views on business-to-consumer cross-border trade (L'opnione pubblica in Europa: pareri sugli scambi commerciali transfrontalieri tra imprese e consumatori) del 14.11.2002

ii. Fiscalità

Provvedimenti tributari adeguati possono contribuire allo sviluppo, alla crescita e alla sopravvivenza delle imprese.

La struttura del sistema tributario (per quanto concerne sia le imposte sul reddito e sulle imprese che le imposte sul lavoro e l'IVA) influenza la capacità di espansione delle imprese. La complessità di tale sistema costituisce di per sé un onere amministrativo per gli imprenditori. La Commissione europea ha individuato numerosi ostacoli di natura fiscale alle attività transfrontaliere e ha proposto soluzioni, attualmente in fase di esame. [51]

[51] Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al comitato economico e sociale - Verso un mercato interno senza ostacoli fiscali, COM (2001) 582 def. del 23.10.2001 e Commission Staff Working Paper, Company Taxation in the Internal Market (Documento di lavoro dei servizi della Commissione- Fiscalità delle imprese nel mercato interno) SEC (2001) 1681 del 23.10.2001.

Se ed in quanto le aliquote marginali dell'imposta sul reddito aumentano gli imprenditori tendono a rallentare l'espansione della propria impresa oltre che a ridurre gli investimenti e l'assunzione di personale. [52] Anche le imposte sul lavoro possono incidere sulle decisioni dell'azienda in tema di assunzioni. Le riforme tributarie intraprese negli ultimi anni hanno contribuito a una riduzione dell'onere tributario sul lavoro nell'Unione europea, sebbene la pressione fiscale sul lavoro rimanga elevata in numerosi Stati membri. [53]

[52] Economic policy and the start-up, survival and growth of entrepreneurial ventures (Politiche economiche e giovani imprenditori, sopravvivenza e crescita delle nuove imprese) Holtz-Eakin & Rosen, elaborato dalla Small Business Administration, Washington DC, maggio 2001.

[53] Comunicazione della Commissione al Consiglio- Progetto di relazione comune sull'occupazione, COM (2002) 621 def. del 13.11.2002.

Per quanto riguarda i provvedimenti nazionali, la Commissione ha presentato raccomandazioni [54] concernenti in modo specifico le PMI al fine di incoraggiare il passaggio di proprietà delle imprese, per esempio abolendo le tasse di registrazione o prorogando la data di pagamento delle imposte, tuttavia non si sono compiuti molti progressi. Il trattamento tributario dei passaggi di proprietà delle imprese interessa in particolare le aziende familiari, che costituiscono una percentuale significativa delle imprese europee. Il pensionamento e la successione possono essere ostacolati da dispositivi fiscali inadeguati o complessi, che nel caso peggiore possono comportare la chiusura immediata dell'impresa o nuocere alla sua sopravvivenza futura.

[54] Raccomandazione della Commissione, del 7 dicembre 1994, sulla successione nelle piccole e medie imprese, 94/1069/CE, GU L 385 del 31.12.1994

Riduzione delle imposte su successioni e donazioni

In Spagna il passaggio di proprietà mortis causa o inter vivos d'imprese o di partecipazioni societarie può comportare in alcuni casi una riduzione del 95% della base imponibile, a condizione che l'impresa sia attiva da dieci anni e che il beneficiario abbia diritto all'esenzione dall'imposta fondiaria nello stesso periodo (condizione applicabile unicamente in caso di trasferimento di proprietà inter vivos).

iii. Accesso a manodopera qualificata

Le strozzature nel mercato del lavoro ostacolano la crescita ed è necessario intensificare gli sforzi volti a sviluppare le competenze dei lavoratori.

Sebbene la disoccupazione rappresenti sempre uno dei problemi più ostici per l'Unione europea, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da crescenti difficoltà nel reperimento di personale in determinati settori e regioni. Alla fine degli anni 90 la maggior parte dei nuovi posti di lavoro era destinata a lavoratori mediamente o altamente qualificati, mentre sono diminuite le possibilità di occupazione dei lavoratori scarsamente qualificati. La domanda di lavoratori altamente qualificati è cresciuta più rapidamente dell'offerta. [55] Il Consiglio ha sottolineato la necessità di adeguare le competenze dei lavoratori all'evoluzione economica e tecnologica. [56] L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita è uno strumento efficace per acquisire tali competenze. Attualmente numerosi europei seguono una formazione lungo tutto l'arco della vita, ma a livelli diversi. [57] Sarebbe inoltre necessario affrontare anche altre strozzature che ostacolano la flessibilità del mercato del lavoro.

[55] Commission Staff Working Paper, European Competitiveness Report (Documento di lavoro dei servizi della Commissione- Relazione sulla competitività europea), SEC (2002) 528 del 21.05.2002.

[56] Gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e di formazione Consiglio dell'Unione europea, 5980/01 EDUC 23 del 14.02.2001.

[57] La percentuale di popolazione tra i 25 e i 64 anni che ha partecipato a corsi di formazione nelle quattro settimane precedenti l'indagine varia dal 20% circa nel Regno Unito al 5% in numerosi Stati membri UE. 'Indicatori Strutturali', Eurostat, 2002.

Le imprese stanno già provvedendo alla carenza di qualifiche, per esempio assicurando al proprio personale una formazione formale o informale. Secondo un'indagine, il 46% degli interpellati non sarebbe contrario ad assumere (più) lavoratori stranieri, soprattutto nelle posizioni che richiedono competenze specifiche. Tra i principali ostacoli segnalati rientrano le competenze linguistiche, i permessi di soggiorno e le complicazioni amministrative. Quasi tutte le imprese dell'UE si aspettano che l'allargamento abbia ripercussioni positive o neutre sull'offerta di manodopera alle imprese. [58]

[58] L'indagine ha riguardato i seguenti paesi: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Cipro, Ungheria, Islanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Slovenia, Turchia e Regno Unito. European Business Panel Survey 2002, Skills, mobility and training for competitiveness (Indagine del Panel europea di imprese 2002 - Competenze, mobilità e formazione per la competitività), Eurochambres, 2002.

Nel 2002 la Commissione europea ha adottato un piano d'azione relativo a competenze e mobilità al fine di promuovere la mobilità occupazionale e geografica. [59] L'anno precedente la Commissione ha presentato una proposta per facilitare l'assunzione dei cittadini di paesi terzi nel caso in cui sia dimostrata la necessità economica di lavoratori in un settore o un lavoro specifico che non può essere soddisfatta dal mercato del lavoro dell'Unione europea (per esempio unificando i permessi di soggiorno e di lavoro in un solo permesso). [60]

[59] Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità, COM (2002) 72 def. del 13.02.2002.

[60] Proposta di direttiva del Consiglio relativa alle condizioni d'ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendono svolgere attività di lavoro subordinato o autonomo, COM (2001) 386 def. del 11.07.2001.

Incentivi alla gestione delle imprese

Il governo del Regno Unito propone incentivi per aiutare le piccole imprese a rischio elevato ad assumere e a mantenere i lavoratori loro occorrenti per realizzare il loro potenziale di crescita. Il programma consente alle imprese di offrire ai dipendenti principali partecipazioni fiscalmente vantaggiose.

iv. Accesso ai finanziamenti

L'accesso ai finanziamenti è indispensabile alla crescita, ma numerose PMI incontrano difficoltà in quanto il mercato dei capitali di rischio è sottosviluppato e le banche evitano sempre più i prestiti a rischio.

Il 20% circa delle piccole imprese dichiara di aver avuto problemi nell'accedere a finanziamenti a lungo termine. [61] Nonostante le differenze tra Stati membri, i prestiti continuano a dominare il finanziamento delle PMI nell'Unione europea. Le banche fanno sempre più ricorso a sistemi di valutazione delle PMI, adattando il costo del credito al grado di rischio della singola impresa. Il livello elevato delle spese generali relative ai piccoli prestiti li rendono inoltre di scarso interesse per le banche.

[61] European Business Survey, Grant Thornton, 2002 (Indagine sulle imprese europee).

L'Europa dovrebbe continuare a sviluppare i mercati dei capitali di rischio come alternativa ai prestiti bancari. Le imprese americane tendono ad avere bilanci più solidi rispetto a quelle europee (con una media del 50% circa di capitale azionario contro il 30% in Europa). Sebbene nel 2001 circa 7 000 imprese europee abbiano ottenuto finanziamenti nella fase di avviamento o di espansione da fondi di capitale di rischio, si trattava primariamente d'imprese ad alta tecnologia e in rapida crescita. [62]

[62] Annual survey of pan-European private equity and venture capital activities (Indagine annuale sugli investimenti azionari e le attività dei capitali di ventura in Europa), EVCA Yearbook 2002.

Al fine di promuovere gli investimenti privati e di accrescere l'offerta di garanzie per le piccole imprese le istituzioni pubbliche hanno elaborato programmi a sostegno delle PMI che coprono un'ampia gamma di strumenti, dai microcrediti ai capitali di rischio. A livello d'UE il Fondo europeo per gli investimenti gestisce una serie di strumenti finanziari che fanno parte del programma pluriennale per le imprese e lo spirito imprenditoriale. [63] Nel contesto dei fondi strutturali la Commissione europea ha invitato gli Stati membri a privilegiare i finanziamenti a titolo di capitale di rischio, consentendo in tal modo di raddoppiare i finanziamenti nell'ambito di questi programmi.

[63] Decisione del Consiglio (2000/819/EC) del 20.12.2000 relativa ad un programma pluriennale a favore dell'impresa e dell'imprenditorialità, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI) (2001-2005).

Accesso ai microcrediti

In Finlandia Finnvera, l'istituto pubblico di finanziamento alle PMI, gestisce un programma di microcrediti per micro-imprese nuove e già esistenti, che ha finanziato gli investimenti, il capitale d'esercizio e lo sviluppo dell'impresa per 2 741 imprenditori, per un importo di 45,5 milioni di euro nel 2001. L'istituto finanzia fino al 75% del fabbisogno complessivo di finanziamenti totale con prestiti che variano dai 3 400 ai 35 000 euro. Il programma combina garanzie statali e dei fondi regionali dell'UE contro le perdite e contiene uno strumento di valutazione delle imprese che ha il fine di promuovere un elevato tasso di sopravvivenza tra gli imprenditori.

E' necessario aiutare gli imprenditori a superare la propria diffidenza verso gli investitori esterni. Gli investitori hanno bisogno di informazioni affidabili sull'impresa, che gli imprenditori devono essere in grado di fornire.

v. Aiutare le imprese a sfruttare le conoscenze e le occasioni offerte dai mercati internazionali

Per trarre benefici dal mercato interno ed affrontare la sfida di una maggiore concorrenza, gli imprenditori andrebbero incoraggiati a rinnovarsi e ad essere attivi a livello internazionale. A questo fine devono avere accesso a conoscenze, contatti adeguati, formazione ed eccellenti servizi di sostegno alle imprese.

Le PMI ritengono che il mercato interno abbia introdotto una maggiore concorrenza, ma anche aperto nuove prospettive di espansione. [64] La pressione concorrenziale induce le imprese a fare costantemente ricorso alle conoscenze e all'innovazione. Le imprese possono rinnovarsi in modi diversi, grazie allo sviluppo tecnologico, a una gestione di alta qualità, a nuovi modi di organizzare il lavoro o i canali di distribuzione, alle marche o al design. Il capitale umano è essenziale per lo sviluppo di idee creative o innovative. Le imprese possono trarre vantaggi dalla valorizzazione delle conoscenze, delle competenze e delle reti di contatti dei loro dipendenti. A tal fine è necessario incoraggiare lo spirito imprenditoriale dei dipendenti offrendo loro una partecipazione finanziaria. La Commissione europea recentemente ha adottato una comunicazione relativa alla partecipazione finanziaria dei lavoratori dipendenti. [65] Le attitudini imprenditoriali del personale possono essere ulteriormente stimolate se la partecipazione finanziaria è unita a una maggiore influenza dei dipendenti nel processo decisionale dell'impresa. [66]

[64] European Business Survey, Grant Thornton, 2002 (Indagine sulle imprese europee).

[65] Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Quadro per la promozione della partecipazione finanziaria dei lavoratori dipendenti, COM (2002) 364 def. del 05.07.2002.

[66] Shared modes of Compensation and Firm Performance: UK Evidence (Modelli di compensazione condivisi e prestazioni delle imprese: l'esempio britannico), Martin J. Conyon e Richard B. Freeman (LSE e Harvard).

Distretti industriali

Il paesaggio economico dell'Italia è caratterizzato dalla presenza di una pluralità di distretti industriali (raggruppamenti), ossia agglomerati di piccole imprese specializzate in un unico settore. I distretti combinano concorrenza e cooperazione tra le imprese al fine di potenziare il rendimento globale. A livello nazionale una legge disciplina i distretti industriali, mentre il sostegno e le politiche sono elaborate prevalentemente a livello regionale (per esempio in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna). Al fine di accresce la qualità e l'efficacia numerosi distretti si sono organizzati nel 'Club dei distretti industriali', che rappresenta il 40% di tutti i distretti, ossia 30 000 aziende e 250 000 posti di lavoro. Il Club intende sviluppare una rete di distretti industriali italiani e stranieri al fine di scambiare informazioni, promuovere l'accesso alla ricerca e rappresentare gli interessi dei distretti.

Occorre migliorare le condizioni che favoriscono l'internazionalizzazione delle PMI. Secondo l'indagine dell'osservatorio europeo per le PMI, circa un terzo delle PMI ha segnalato una maggiore apertura internazionale nel corso degli ultimi cinque anni, mentre l'indagine sulle imprese europee (European Business Survey) ha rilevato che queste imprese non hanno oggi una maggiore probabilità di operare nel mercato interno allargato rispetto a dieci anni fa. Le PMI preferiscono agire in modo indipendente quando si internazionalizzano, pur facendo affidamento sulla possibilità di consulenza tramite reti locali e regionali e da parte di altre imprese, specialmente le grandi imprese internazionali, di relazioni personali e intermediari. [67] La promozione di reti regionali o di raggruppamenti può aiutare gli imprenditori non solo a condividere le esperienze relative all'espansione, ma anche ad accedere a conoscenze, a nuovi partner ed a consulenze.

[67] Internationalisation of European SMEs (Internazionalizzazione delle PMI europee), indagine coordinata dall' Institut für Soziologie, Friedrich Schiller Universität Jena et al., aprile 2002.

Gli imprenditori devono aggiornare e sviluppare le proprie competenze gestionali per fare fronte all'evoluzione dell'economia, ma i lunghi orari di lavoro non consentono loro di seguire corsi. Le tecniche di apprendimento alternative, come la formazione a distanza per manager [68] o i programmi di apprendimento assistito in cui gli imprenditori possono apprendere gli uni dagli altri, meritano maggiore attenzione. Le tecniche di apprendimento basate sulle TIC e adeguate alle necessità delle PMI andrebbero ulteriormente sviluppate nell'intento di promuovere la comprensione e l'adozione di questi strumenti da parte degli imprenditori.

[68] Cfr. anche A study and analysis of management training techniques for the Heads of SMEs', particularly using the ICTs (Studio e analisi delle tecniche di formazione alla gestione per dirigenti di PMI, basate in particolare sull'utilizzo delle TIC), Commissione europea, dicembre 2000.

Per compensare l'assenza di esperienza personale in rapporto alle competenze sempre più differenziate necessarie alla gestione di un'impresa, gli imprenditori devono poter accedere a servizi di sostegno di qualità. Attualmente meno del 20% delle piccole imprese ricorre a servizi di sostegno pubblici. [69] In generale questi servizi devono migliorare l'attenzione prestata alle esigenze dei clienti, le infrastrutture informatiche ed i livelli professionali. [70] La Commissione europea fornisce già un aiuto finanziario tramite i fondi strutturali al fine di promuovere diversi tipi di sostegno alle imprese.

[69] Support services for micro, small and sole proprietor's businesses, final report (Servizi di sostegno alle microimprese, alle piccole imprese e alle imprese di una sola persona, relazione finale), Commissione europea, giugno 2002.

[70] Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Creare servizi di prima classe a servizio delle imprese SEC (2001) 1937, Commissione europea del 28.11.2001.

vi. Intrapreneurship e attività basate sul capitale di rischio

L'intrapreneurship e le attività basate sul capitale di rischio sono strumenti efficaci per l'attuazione di progetti imprenditoriali che altrimenti resterebbero irrealizzati.

I risultati della R&S o di innovazioni che le grandi imprese, le università o gli istituti di ricerca non intendono sfruttare per sé, possono essere commercializzati tramite spin-off (ossia imprese nate da altre imprese), gestite da (ex) dipendenti: questa prassi è definita intrapreneurship. Per esempio negli ultimi cinque anni circa un quarto delle grandi imprese dei Paesi Bassi ha aiutato lavoratori dipendenti ad avviare la propria impresa. Sebbene la maggior parte delle imprese sia favorevole alla intrapreneurship, l'iniziativa è in genere lasciata al dipendente. [71] Molti datori di lavoro tuttavia forniscono assistenza quando la nuova impresa si stacca dall'impresa madre, per esempio sotto forma di conoscenze, contatti, lavoro o finanziamenti. Rispetto alle altre PMI le spin-off presentano livelli d'innovazione e di crescita superiori alla media. [72]

[71] Entrepreneurship in the Netherlands New economy: new entrepreneurs! (Spirito imprenditoriale nella new economy dei Paesi Bassi: nuovi imprenditori), Ministero degli affari economici ed EIM (incentivo alla gestione delle imprese) gennaio 2001.

[72] Spin off start-ups in the Netherlands At first glance (Nuove spin-off nei Paesi Bassi - Un primo sguardo), EIM (incentivo alla gestione delle imprese), maggio 2002.

Reti regionali per promuovere l'imprenditorialità

In Germania il Ministero federale dell'istruzione e della ricerca ha elaborato il ' programma EXIST' al fine di promuovere la cooperazione regionale tra università, scuole tecniche di specializzazione, imprese ed altri operatori interessati. EXIST riunisce soggetti che altrimenti non avrebbero collaborato, nell'intento di favorire lo spirito imprenditoriale nell'ambito universitario e negli istituti di ricerca, promuovere il trasferimento di conoscenze e valorizzare il capitale di idee e di imprenditori. In tal modo il programma consente la costituzione di un numero maggiore di imprese innovative e di posti di lavoro.

E' naturale che le imprese di ogni dimensione collaborino tra loro nel proprio interesse reciproco. Le alleanze tra piccole e grandi imprese sono di crescente importanza in quanto consentono tanto la flessibilità necessaria nell'economia dell'innovazione, quanto la massa critica per conquistare i mercati su scala più ampia. Le grandi imprese hanno accesso a nuovi mercati, tecnologia e innovazioni mentre le piccole imprese possono beneficiare di un migliore accesso a finanziamenti, conoscenze e reti di contatti.

C. Verso una società imprenditoriale

i. Atteggiamenti più positivi verso l'imprenditorialità

La costruzione di una società imprenditoriale riguarda tutti. E' necessario che l'atteggiamento verso l'iniziativa imprenditoriale, e il fallimento, diventi più positivo. Nell'attuazione di questo obiettivo svolgono un ruolo determinante gli operatori dai quali dipendono gli imprenditori di oggi e di domani.

Il Consiglio ha riconosciuto l'opportunità di promuovere l'imprenditorialità in quanto le competenze e le attitudini imprenditoriali apportano alla società benefici che superano l'ambito d'applicazione imprenditoriale. [73] Per apprezzare lo spirito imprenditoriale la società deve riconoscere e valorizzare il successo degli imprenditori e tollerare il fallimento. Un atteggiamento positivo verso l'attività imprenditoriale è particolarmente importante tra gli operatori determinanti per gli imprenditori di oggi e di domani, come scuole, università, investitori, comunità locali, regioni, organizzazioni di imprese, consulenti aziendali e mezzi di comunicazione. Un modo per incoraggiare gli atteggiamenti positivi consiste nell'esporre in "vetrina" le cronache dei successi.

[73] Gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e di formazione; Consiglio dell'Unione europea, 5980/01 EDUC 23 del 14.02.2001 e Programma di lavoro dettagliato per il seguito alla relazione circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa, adottato dal Consiglio e dalla Commissione; Consiglio dell'Unione europea, EDUC 27, 6365/02 del 20.02.2002 e COM (2001) 501 def.

Le "vetrine" dell'imprenditorialità

Il Lussemburgo ha istituito premi per i progetti d'impresa riusciti. Con il sostegno della Commissione europea, la "Chambre des Métiers" conferisce un premio ai giovani imprenditori. Il Ministero delle pari opportunità premia le imprese di successo gestite da donne. Un premio prestigioso per i progetti d'impresa innovativi richiama notevole attenzione tra imprenditori e giovani ricercatori.

Formazione per i formatori

Nel Regno Unito l'università di Strathclyde propone un programma volto a promuovere tra gli insegnanti un atteggiamento positivo verso l'imprenditorialità. Il contenuto del programma è flessibile e orientato al 'learning by doing' (imparare facendo). I compiti consistono nell'elaborare un piano aziendale e nel prendere decisioni relative alla gestione dell'impresa con l'assistenza di un docente. Gli insegnanti studiano le competenze e le attitudini imprenditoriali, ma imparano anche ad applicare questa esperienza nei loro istituti nell'ambito dell'educazione all'imprenditorialità.

Gli imprenditori falliti, sebbene sia dimostrato che imparano dai propri errori e hanno maggior successo in seguito, [74] restano comunque segnati dal marchio del fallimento. I consumatori hanno meno fiducia in loro e spesso gli investitori e i soci d'affari esigono garanzie supplementari. [75] Nell'ambito dell'indagine dell'Eurobarometro il 45% dei cittadini europei ha dichiarato di essere meno disposto a fare ordinazioni presso un'impresa di questo tipo. La società dovrebbe invece dare agli imprenditori falliti la possibilità di ricominciare.

[74] Seminar on Business Failure (Seminario sul fallimento delle imprese), Commissione europea e ministero degli affari economici, Noordwijk, Paesi Bassi, 10-11 maggio 2001.

[75] Bankruptcy and a fresh start (Fallimento e nuovo inizio), Commissione europea, agosto 2002.

ii. Il ruolo dell'imprenditorialità nel perseguimento di obiettivi sociali

L'economia sociale e le imprese sociali applicano l'efficienza e i principi imprenditoriali nel perseguire obiettivi sociali e societari. Queste imprese incontrano particolari difficoltà nell'accedere ai finanziamenti, alla formazione manageriale e alla consulenza.

L'economia sociale è costituita da imprese come cooperative, mutue, associazioni e fondazioni, il cui obiettivo primario consiste nel fornire servizi ai propri membri o a una comunità più ampia. Le imprese dell'economia sociale, che rappresenta circa l'8% dell'occupazione nel settore privato in Europa, [76] sono spesso in grado di sopravvivere e di fornire servizi di qualità in situazioni che le imprese 'guidate' dagli investitori giudicherebbero meno lucrative. Il loro particolare sistema di gestione, i gruppi interessati e la struttura patrimoniale richiedono d'altro canto competenze specifiche da parte dei dirigenti e del consiglio di amministrazione.

[76] Il 7.92% dei lavoratori civili dipendenti equivalenti a tempo pieno (1995-1997), The Third System and Employment (Terzo sistema e occupazione), CIRIEC, 2000.

Numerose amministrazioni locali hanno cercato di combinare gli aspetti positivi del settore pubblico e privato per accrescere l'efficienza dei servizi pubblici. In tal modo si spiega in parte la crescente importanza delle imprese sociali, che perseguono primariamente obiettivi sociali o societari e attualmente forniscono 3,5 milioni di posti di lavoro nell'Unione europea. [77]

[77] Researching social enterprise (Ricerche sulle imprese sociali), David Smallbone et al., the UK Small Business Service (servizio di sostegno britannico alle piccole imprese).

IV. La strada da seguire

A. Un approccio coordinato alla politica a favore dell'imprenditorialità

i. Coordinare la politica a favore dell'imprenditorialità a livello di responsabili politici

L'imprenditorialità richiede un approccio coordinato a causa della sua natura orizzontale. La strategia politica dovrebbe includere tutti gli elementi che influenzano gli ambiti politici pertinenti, per consentire un potenziamento reciproco. Nell'ambito delle amministrazioni pubbliche i servizi di coordinamento possono creare legami tra diversi servizi e tra le amministrazioni locali e regionali al fine di individuare le priorità e garantire un approccio coerente. La Commissione europea potrebbe assumere un ruolo di coordinamento a livello europeo.

Un approccio coordinato

I Paesi Bassi hanno posto in essere un approccio coordinato all'imprenditorialità, basato sull'interazione tra amministrazioni statali, istituti pubblici e proprietari d'impresa. La partecipazione delle regioni che sono direttamente coinvolte nell'attuazione della politica imprenditoriale è apparsa essenziale. Le regioni hanno concordato con il ministero degli affari economici d'impegnarsi in un'iniziativa congiunta sulle questioni principali, come la necessità di stimolare lo spirito imprenditoriale nell'ambito dell'istruzione superiore e di facilitare lo sviluppo di servizi di sostegno integrati.

ii. Imparare dai migliori

In numerosi aspetti dell'imprenditorialità alcuni Stati membri raggiungono risultati più brillanti e il loro esempio potrebbe ispirare gli altri. La Commissione europea aiuta gli Stati membri a imparare gli uni dagli altri grazie al 'metodo aperto di coordinamento', con il quale la Commissione realizza piattaforme che consentono agli Stati membri di scambiarsi buone prassi e di confrontarsi tramite opportuni parametri di riferimento.

La possibilità di altre analisi comparative delle prestazioni potrebbe essere considerata negli ambiti ritenuti vitali per la promozione dell'imprenditorialità. E' opportuno ricordare che i diversi contesti nazionali o regionali influenzeranno l'efficacia dei provvedimenti politici, per cui nell'individuare obiettivi prioritari o nell'attuare una politica paesi o regioni devono tener conto del contesto specifico. Gli orientamenti comuni vanno adattati alle situazioni nazionali o regionali. Poiché l'efficacia di tali analisi dipende dalla disponibilità di indicatori comparabili e pertinenti, la Commissione s'impegna a coordinare attivamente l'elaborazione dei dati statistici necessari.

1- Quali sono gli obiettivi principali in tema d'imprenditorialità nell'Unione europea e come si rapportano alle altre finalità politiche? E' possibile creare un modello d'imprenditorialità in un'Europa allargata?

B. Tre pilastri per un intervento a favore di una società imprenditoriale

i. Eliminare gli ostacoli allo sviluppo e alla crescita delle imprese

Per quanto concerne i tempi e i costi necessari alla creazione di un'impresa sono stati fissati valori di riferimento europei che i governi sono tenuti a raggiungere. Nel perseguire tali obiettivi essi dovrebbero assicurarsi che l'opinione pubblica sia informata degli sforzi per ridurre gli ostacoli alla fondazione di nuove imprese.

E' opportuno continuare le attività in corso volte a migliorare il funzionamento del mercato interno e a ridurre la burocrazia, così da eliminare gli ostacoli all'attività delle imprese e di promuovere il principio del 'pensare prima in piccolo'. Allo stesso modo occorre migliorare l'accesso ai finanziamenti e alla manodopera specializzata. Gli imprenditori vanno aiutati ad acquisire le competenze necessarie per adeguare le loro imprese all'evolversi della situazione. La condivisione di esperienze e la collaborazione in raggruppamenti o reti può aiutare gli imprenditori a trovare ispirazione e consigli, ad accedere a tecnologie e conoscenze, o a individuare nuovi partner. La promozione di reti può essere particolarmente efficace per sostenere alcuni settori o gruppi di imprenditori, come gli imprenditori appartenenti a minoranze etniche.

2- Come migliorare la disponibilità di finanziamenti (provvedimenti fiscali, cooperazione tra settore pubblico e privato, bilanci più sani, garanzie) e quali alternative promuovere ai prestiti bancari (finanziamenti dei 'business angel', leasing, factoring e microcrediti di operatori non bancari)? Come sostenere gli imprenditori nell'ottenere finanziamenti esterni?

3- Quali fattori ostacolano maggiormente la crescita ((l'assenza di) un riconoscimento reciproco e di disposizioni dell'UE o la loro (mancata) applicazione a livello nazionale, i provvedimenti fiscali nazionali o la situazione dei mercati del lavoro)? Quali interventi sono più adeguati a sostenere la crescita e l'internazionalizzazione (missioni commerciali, analisi di mercato, raggruppamenti, reti, servizi d'informazione e di consulenza)?

4- Per garantire l'alta qualità delle imprese, che tipo di formazione e di sostegno sono necessari in fase di avviamento (formazione di base - obbligatoria o volontaria, incubatori d'impresa, apprendimento assistito) e di sviluppo (reti, corsi, apprendimento assistito, a distanza, ad esempio per via telematica)? Sono necessari servizi adeguati alle esigenze di gruppi specifici (donne, minoranze etniche, disoccupati o soggetti socialmente svantaggiati) o di particolari imprese (attività basate sulla conoscenza)? La qualità della distribuzione dei servizi di sostegno va migliorata (attraverso l'utilizzo delle TIC, o norme professionali)?

5- Gli ostacoli e gli incentivi allo sviluppo e alla crescita delle imprese nell'Unione europea sono analoghi per gli imprenditori dei paesi candidati, o il futuro allargamento richiede provvedimenti specifici per i futuri Stati membri?

ii. Bilanciare rischi e ricompense dell'attività imprenditoriale

L'assunzione di rischi andrebbe premiata e non punita. Le disposizioni relative alla sicurezza sociale e il regime tributario vanno valutati ex novo alla luce della loro influenza sulla disponibilità degli imprenditori ad assumersi il rischio della creazione e dell'ampliamento di un'impresa. Gli imprenditori andrebbero incoraggiati a rilevare imprese esistenti e il potenziale dell'intrapreneurship andrebbe esplorato più a fondo. Per ridurre gli effetti negativi del fallimento è opportuno considerare provvedimenti adeguati come una liquidazione dei crediti più veloce, la possibilità di conservare alcune risorse o l'eliminazione delle restrizioni imposte agli imprenditori falliti.

6- Che cosa possono fare gli Stati membri dell'UE per ottenere un equilibrio tra rischi e ricompense favorevole alla promozione dell'imprenditorialità (ridurre gli effetti negativi del fallimento, aumentare i benefici degli imprenditori nell'ambito della sicurezza sociale, ridurre l'onere tributario in termini di spese amministrative o di tasse)?

7- Come incoraggiare i potenziali imprenditori a prendere in considerazione il rilevamento piuttosto che la costruzione ex novo di un'impresa (basi di dati o borse per acquirenti e venditori, formazioni specifiche per imprese a conduzione familiare, acquisizione d'imprese da parte di dirigenti o dipendenti)?

8- Come rendere più interessanti gli spin-off (acquisizione dell'impresa da parte dei dirigenti, campagne d'informazione, consulenza specifica, provvedimenti fiscali o di altro tipo per i dipendenti e datori di lavoro durante la fase di avviamento dell'impresa)?

iii. Una società che attribuisca il giusto valore allo spirito imprenditoriale

Sebbene numerose persone affermino di essere interessate all'attività imprenditoriale, in molti casi mancano la fiducia e le competenze necessarie ad attuare le proprie ambizioni. I giovani dovrebbero entrare in contatto con il mondo delle imprese e andrebbero aiutati assieme ai loro insegnanti a sviluppare competenze imprenditoriali. Campagne d'informazione potrebbero presentare i modelli da seguire e gli imprenditori di successo per illustrare i vantaggi che apportano alla società. E' opportuno rivolgersi in particolare agli operatori che possono svolgere un ruolo essenziale nel sostegno ai potenziali imprenditori, come scuole, università, investitori, comunità locali, regioni, organizzazioni di imprese, consulenti e mezzi di comunicazione.

9- In che modo l'educazione può sostenere lo sviluppo della consapevolezza e delle competenze necessarie a promuovere una cultura imprenditoriale (introduzione della formazione all'imprenditorialità nei programmi scolastici, testimonianze di imprenditori nelle classi, tirocini degli studenti presso imprenditori esperti, più formazione all' imprenditorialità nelle università, più MBA, legami tra la formazione all'imprenditorialità e i programmi di ricerca pubblici)?

10- Che ruolo possono svolgere le organizzazioni d'imprese, i mezzi di comunicazione e le amministrazioni pubbliche nel promuovere l'imprenditorialità (modelli da seguire, campagna d'informazione, 'porte aperte' nelle imprese, l'assegnazione di premi per imprenditori) e a quale livello (europeo, nazionale, regionale o locale)?