52001DC0068

Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti /* COM/2001/0068 def. */


LIBRO VERDE SULLA POLITICA INTEGRATA RELATIVA AI PRODOTTI

(presentato dalla Commissione)

INDICE

1. Introduzione

2. L'approccio della politica integrata dei prodotti

3. Ruolo delle parti interessate e iniziative locali

4. Strategia per attuare l'approccio IPP

4.1. Il meccanismo dei prezzi

4.2. Strumenti e incentivi per consumi più ecologici

4.2.1. Domanda di beni di consumo più ecologici

4.2.2. Approvvigionamenti pubblici

4.3. Strumenti e incentivi per rafforzare il primato delle imprese nella produzione ecologica

4.3.1. Preparare le informazioni sui prodotti

4.3.2. Linee guida per la progettazione dei prodotti

4.3.3. Normazione e Nuovo approccio

4.3.4. Gruppi di studio sui prodotti

4.4. Altri strumenti di supporto

4.4.1. Sistemi di gestione e di audit ambientale

4.4.2. Ricerca, sviluppo e innovazione

4.4.3. LIFE

4.4.4. Responsabilità ed attività di relazione in materia di ambiente

5. I passi successivi

1. Introduzione

I prodotti sono essenziali per la ricchezza della nostra società e per la qualità della vita che conosciamo. Il maggiore consumo di prodotti, tuttavia, è anche la causa diretta o indiretta di gran parte dell'inquinamento e della riduzione delle risorse che caratterizza la nostra società. La sfida è dunque raggiungere uno sviluppo equo per tutti gli esseri umani, comprese le future generazioni, conservando al contempo l'integrità dell'ambiente mondiale, come invocato dalla dichiarazione di Rio del 1992 sull'ambiente e sullo sviluppo. Un modo per affrontare tale sfida è puntare ad un nuovo paradigma di crescita e ad una qualità della vita più elevata, creando ricchezza e competitività sulla base di prodotti più ecologici. I prodotti del futuro dovranno utilizzare minori risorse, presentare un minore impatto e rischi inferiori per l'ambiente ed evitare la produzione di rifiuti fin dalla fase di progettazione.

Il presente Libro verde propone una strategia intesa a rafforzare e a riorientare le politiche ambientali concernenti i prodotti, per promuovere lo sviluppo di un mercato di prodotti più ecologici. Le idee presentate intendono stimolare il dibattito pubblico sulla strategia proposta e sui singoli elementi che la compongono, sulle prospettive che si aprono alle parti interessate e ai governi per rendere più ecologica la produzione e sui mezzi pratici per mettere in atto e promuovere tale strategia.

La strategia si ispira all'approccio della politica integrata dei prodotti (Integrated Product Policy - IPP) e intende integrare le politiche ambientali esistenti sfruttando potenzialità finora trascurate per migliorare una vasta gamma di prodotti e di servizi nell'arco del rispettivo ciclo di vita, dall'estrazione delle materie prime alla produzione, alla distribuzione, all'uso fino alla gestione dei rifiuti. Essa ruota attorno ad un elemento centrale: come riuscire ad ottenere, nel modo più efficiente possibile, prodotti più ecologici e come farli utilizzare dai consumatori. Non esiste un unico strumento privilegiato per una politica integrata dei prodotti e si dovrà dunque ricorrere ad una combinazione di strumenti da utilizzare e perfezionare con cura per garantirne la massima efficacia.

Raccogliere la sfida e rendere i prodotti più compatibili con l'ambiente è innanzitutto e principalmente compito dell'industria e dei consumatori, visto che le principali decisioni sull'impatto ambientale dei prodotti vengono prese negli studi di progettazione e nei negozi. Quando il prodotto è commercializzato il margine di manovra per migliorarne le caratteristiche ambientali è relativamente esiguo. Allo stesso modo, tutto l'impegno in fase di progettazione sarà vano se i consumatori non acquistano prodotti più ecologici o non li usano in maniera compatibile con l'ambiente. Per questo l'approccio della politica integrata dei prodotti sarà incentrato principalmente sulla progettazione ecologica dei prodotti e sull'informazione e sull'introduzione di incentivi che favoriscano l'adozione e l'uso di prodotti più ecologici.

L'approccio della politica integrata dei prodotti e l'attenzione che esso attribuisce al ciclo di vita dei prodotti, unito ad una forte collaborazione di tutte le parti interessate per trovare soluzioni efficienti sotto il profilo ecologico sia per l'ambiente sia per lo sviluppo delle imprese, sarà un importante elemento di innovazione del Sesto programma di azione in materia di ambiente. Grazie alle sinergie tra miglioramento dell'ambiente e sviluppo delle imprese, un approccio di questo tipo può anche contribuire a realizzare gli obiettivi della strategia per lo sviluppo sostenibile che la Commissione europea ha in preparazione in vista del vertice di Göteborg.

Un approccio comunitario alla politica integrata dei prodotti: perché-

Gran parte dei prodotti viene scambiata su scala mondiale o regionale e circola liberamente nel mercato interno. Per questo motivo ha senso elaborare una politica ambientale per i prodotti, non solo su scala ridotta per le imprese locali, ma anche per tutte le imprese che operano e conducono scambi commerciali all'interno della Comunità. Una IPP comunitaria potrà ottenere risultati positivi solo se assorbirà ed integrerà le esperienze acquisite nel corso di iniziative locali e nazionali e se le applicherà alle prassi generali adottate a livello di imprese e di governi.

Una politica integrata dei prodotti di scala comunitaria rappresenterà, pertanto, un quadro di riferimento per gli Stati membri, le autorità locali, le imprese e le ONG, che potranno sviluppare idee e divulgare esperienze positive su come rendere i prodotti più ecologici, e una forza trainante che si esplicherà in iniziative specifiche della Commissione, ove tali iniziative risultino più promettenti. Per questo sarà necessario che le azioni ai vari livelli - comunitario, nazionale, regionale e locale, senza dimenticare le iniziative dei governi e delle imprese - vadano di pari passo per garantire la massima efficacia delle iniziative intraprese.

Quadro 1: Cosa si è fatto finora per una IPP comunitaria

Nel 1997 la Commissione ha avviato uno studio sullo sviluppo dell'approccio IPP negli Stati membri e sull'utilizzo del concetto di "ciclo di vita del prodotto" da parte dell'industria e dei consumatori. Un workshop che riuniva tutte le parti interessate è stato organizzato alla fine del 1998, mentre nel 2000 è stato realizzato uno studio di aggiornamento sugli sviluppi registrati negli Stati membri (cfr. allegato I per ulteriori dettagli).

Durante la presidenza tedesca, nel maggio 1999 i ministri dell'ambiente hanno discusso di IPP nel corso del Consiglio informale di Weimar. Nelle conclusioni della Presidenza [1] "si concordava sul fatto che, per tentare di realizzare lo sviluppo sostenibile in Europa, assumono sempre maggiore importanza le ripercussioni sull'ambiente associate al processo pre-produttivo, alla fabbricazione, alla distribuzione, all'uso e allo smaltimento dei prodotti. [...] La politica ambientale [...] deve concentrarsi maggiormente sullo sviluppo e sull'applicazione di un approccio integrato che tenga conto dell'intero ciclo di vita dei prodotti. [...] Si è sottolineato che anche l'impegno teso a creare prodotti compatibili con l'ambiente e a migliorare le condizioni per garantire il successo di tali prodotti sul mercato europeo avrebbe contribuito a rafforzare la competitività delle industrie europee. Da questo punto di vista, e tenendo conto della necessità di armonizzare il più possibile gli standard richiesti per prodotti e servizi all'interno del mercato unico e di una zona a moneta unica, si è ritenuto che [...] fosse giustificata una politica ambientale per i prodotti a livello comunitario. [...] È stato sottolineato il fatto che questo nuovo e innovativo approccio politico-strategico non deve necessariamente comportare misure normative supplementari, ma deve piuttosto rappresentare un'integrazione intelligente di strumenti e di misure che tengano conto delle disposizioni esistenti. [...] I ministri hanno pertanto accolto con favore l'intenzione della Commissione di presentare [...] un Libro verde contenente proposte per l'elaborazione di una politica ambientale integrata sui prodotti. [...]".

[1] Conclusioni del Presidente sui risultati della riunione informale dei ministri dell'ambiente dell'UE a Weimar, 7-9 maggio 1999.

2. L'approccio della politica integrata dei prodotti

La politica integrata dei prodotti (IPP) è un approccio che tenta di ridurre l'impatto ambientale dei prodotti nell'arco dell'intero ciclo di vita, dall'estrazione delle materie prime alla produzione, distribuzione, uso fino alla gestione dei rifiuti. L'idea di base è che sia essenziale integrare l'aspetto dell'impatto ambientale in ogni fase del ciclo di vita del prodotto e che tale impostazione venga rispecchiata nelle decisioni delle parti interessate.

L'IPP è mirata ai momenti in cui vengono prese le decisioni e che influenzano notevolmente l'impatto ambientale del ciclo di vita dei prodotti e offrono spazio per un miglioramento, in particolare la progettazione ecologica dei prodotti, la scelta informata dei consumatori e l'integrazione del principio "chi inquina paga" nel prezzo dei prodotti. Questa strategia incentiva inoltre gli strumenti e i sistemi destinati a gestire l'intero ciclo di vita dei prodotti.

Politica...

Nell'ambito dell'IPP le autorità pubbliche avranno, nella maggior parte dei casi, il compito di agevolare gli interventi piuttosto che quello di intervenire direttamente. L'idea generale è che le politiche dovrebbero servire a definire gli obiettivi principali e a mettere a disposizione delle parti interessate i mezzi e gli incentivi necessari per conseguire tali obiettivi. A seconda del contesto l'IPP potrebbe rivelarsi utile anche per trovare soluzioni di problemi ambientali orientate alle imprese, in accordo e in collaborazione con le parti interessate, e/o per preparare normative.

Anche se la normativa non rappresenta l'obiettivo primario dell'IPP, essa dovrebbe comunque rientrare in una combinazione di strumenti cui eventualmente ricorrere, ad esempio: quadro giuridico per un'azione di tipo volontario come un marchio ecologico; legislazione di Nuovo approccio; legislazione nel caso in cui gli approcci volontari non dovessero dare i risultati previsti e fosse invece necessaria una certezza giuridica per evitare distorsioni della concorrenza; integrazione in altri tipi di normative di un approccio più olistico e maggiormente orientato al ciclo di vita dei prodotti.

... integrata...

Il termine mette in luce come venga preso in esame l'intero ciclo di vita dei prodotti, dalla fase di estrazione delle materie prime, passando per la produzione, la distribuzione, l'uso, fino al riciclaggio e/o al recupero e allo smaltimento finale (cfr. quadro 2) e come si tratti di un approccio di ampia portata, che integra vari strumenti atti a conseguire l'obiettivo di rendere i prodotti ecologici, puntando alla cooperazione con tutte le parti interessate.

Se si considera la prospettiva delle parti interessate, si può affermare che se le loro decisioni si ripercuotono sull'impatto ambientale dei prodotti in altre fasi del ciclo di vita del prodotto stesso, sia a monte che a valle, esse devono esserne consapevoli e devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze che queste hanno. Dal punto di vista delle politiche, le iniziative incentrate su particolari fasi del ciclo di vita del prodotto non devono limitarsi a trasferire l'onere ambientale su altre fasi del ciclo. In tutte le decisioni che riguardano prodotti è dunque necessario promuovere una visione che si ispiri al ciclo di vita in tutto il ciclo economico, senza per questo tralasciare altri criteri quali la funzionalità, la salute e la sicurezza.

... dei prodotti

In teoria, questa politica abbraccia tutti i prodotti e i servizi, visto che punta a realizzare un miglioramento globale dell'impatto ambientale dei prodotti. In pratica, si potrebbe intervenire nei confronti di tutti i prodotti o solo di alcuni, selezionati, previa consultazione delle parti interessate, in funzione della loro importanza o delle possibilità di miglioramento prevedibili. Se l'IPP trova un'utile applicazione per migliorare l'impatto ambientale dei servizi non è possibile escluderli a priori, anche se questi non sono l'obiettivo principale di questo approccio. È vero, tuttavia, che i servizi possono svolgere un ruolo importante, sostituendo in tutto o in parte i prodotti (si pensi al car sharing, alla posta vocale in sostituzione delle segreterie telefoniche, al potenziale di "dematerializzazione" della nuova economia, ecc.).

Quadro 2: Schema del ciclo di vita di un prodotto

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

3. Ruolo delle parti interessate e iniziative locali

Per poter far fronte all'ampio spettro di misure che potrebbero contribuire a rendere i prodotti compatibili con l'ambiente, la strategia si affida ad un forte coinvolgimento di tutte le parti interessate a tutti i possibili livelli di azione. Un dialogo aperto e la creazione di incentivi volti ad applicare alle decisioni una dimensione generale che tenga conto del ciclo di vita sono i due elementi principali sui quali costruire una politica integrata dei prodotti.

I consumatori ricaveranno dei vantaggi grazie ad una maggiore informazione e trasparenza riguardo alle caratteristiche ambientali dei prodotti. Disponendo di informazioni più precise, più affidabili e più facilmente comprensibili i consumatori potranno fare scelte informate a favore di prodotti compatibili con l'ambiente. Prodotti e servizi più ecologici dovrebbero garantire una qualità più elevata, una durata maggiore e - se l'impatto ambientale viene rispecchiato correttamente nei prezzi dei prodotti - un costo complessivo inferiore per i consumatori.

Le organizzazioni non governative saranno invitate a partecipare a pieno titolo al processo di identificazione delle tematiche principali e all'elaborazione di soluzioni pratiche volte a ridurre l'impatto ambientale dei prodotti.

All'industria e ai rivenditori la politica integrata dei prodotti offre la possibilità di apportare la propria esperienza per promuovere una strategia orientata alle imprese che punti a mercati più ecologici come base per l'innovazione e la crescita economica. Le imprese dovranno assumere un ruolo attivo nel proporre soluzioni ambientali al loro interno e nell'ambito dei vari settori industriali, oltre che in collaborazione con la pubblica amministrazione e con le organizzazioni non governative. Le aziende proattive avranno la possibilità di guidare un processo di trasformazione del mercato e di convertire le proprie esperienze in opportunità di mercato. In particolare per le imprese che operano a livello transfrontaliero e per le imprese non europee, poter disporre di un quadro comunitario significa maggiore uniformità del mercato europeo. Le esperienze acquisite sul mercato europeo potranno essere successivamente trasposte a livello mondiale, anche nei paesi emergenti. Le PMI potranno avere un accesso più agevole alle informazioni e agli strumenti per ridurre gli impatti ambientali dei prodotti; un'attenzione speciale verrà riservata anche alla catena di produzione, per aiutare le imprese ad apportare miglioramenti all'ambiente.

Come è dimostrato da molti esempi (cfr. quadro 3), la leadership in campo ambientale e lo sviluppo delle imprese vanno di pari passo. Per citare le associazioni delle imprese, "L'efficienza ecologica fa molto di più che portare un'impresa al punto in cui i benefici ambientali si equivalgono ai costi. È un esercizio di leadership; serve ai leader che vogliono essere in prima linea e pensare alle esigenze future della società, alla disponibilità delle risorse naturali e alle impressioni dei cittadini." [2] Sono queste le pratiche alle quali attingere sistematicamente e che devono essere estese ad una più generale collaborazione all'interno dell'industria e tra le singole imprese, le organizzazioni non governative e le autorità nazionali e locali, perché questa filosofia diventi la regola.

[2] WBCSD/EPE, Memorandum on EEEI to Prodi Group, maggio 2000.

Quadro 3: Prodotti più ecologici come prassi industriale [3]

[3] http://www.wbcsd.ch/ee/EEMprofiles/index.htm; JUSTUS, Debra (2000), ""Green" Companies: Sustainable Development and Industry", rapporto per la Direzione Scienza, tecnologia e industria dell'OCSE, Parigi, OCSE in: OECD, Background report for the business and industry policy forum on environmental management: challenges for industry, DSTI/IND(2000)10.

L'Electrolux, uno dei più importanti fabbricanti di elettrodomestici, ha sviluppato un sistema di indicatori di prestazioni ambientali per controllare i progressi realizzati nella progettazione ecologica dei propri prodotti. In quest'ambito è stato anche identificato un gruppo prioritario di prodotti rispetto alle caratteristiche ambientali definito "Green Range" o gamma ecologica. Nel 1996 le vendite dei prodotti di questa gamma rappresentavano il 5% delle vendite complessive e l'8% dei profitti lordi; già nel 1998 queste cifre erano passate al 16% e al 24% rispettivamente.

La 3M ha adottato il programma "La prevenzione dell'inquinamento paga" che, nel periodo 1975-1996, ha evitato di produrre 750 000 tonnellate di inquinanti, con un risparmio di 920 milioni di EUR. Nello stesso arco di tempo la società ha aumentato l'efficienza energetica del 58% per unità di produzione o per metro quadrato di spazio riservato ad uffici e magazzini per le attività svolte negli Stati Uniti. Nel 1996 la società ha annunciato una scoperta nel processo di produzione dei cerotti ad uso medico che riduce il consumo energetico del 77%, riduce l'uso dei solventi di 1,1 milioni di kg, abbassa i costi di fabbricazione e abbatte la durata del ciclo produttivo del 25%.

La Rank Xerox ha sviluppato una tecnologia per produrre fotocopiatrici da altre esistenti e oggi la domanda supera l'offerta di circa il 50%. Delle 80 000 fotocopiatrici recuperate ogni anno, il 75% viene destinato nuovamente alla produzione e il resto viene smontato e destinato al riutilizzo o al riciclaggio. Nel 1995 il recupero di beni ha consentito alla Rank Xerox di evitare l'acquisto di materie prime e di componenti per un valore di 93 milioni di EUR.

Le iniziative locali rappresenteranno un importante elemento costitutivo della politica comunitaria nel settore, visto che consentono di adottare un approccio dal basso verso l'alto orientato alla prassi. Le iniziative devono essere in relazione le une con le altre per garantire una comunicazione efficiente sulle esperienze pratiche acquisite a cui ispirarsi. Gli esempi positivi (cfr. quadro 4) da trasferire su scala più ampia devono essere una delle principali fonti di ispirazione per l'elaborazione della futura strategia comunitaria.

L'IPP rappresenterà una sfida per le attività di ricerca e di sviluppo, che dovranno fornire nuove soluzioni per soddisfare i fabbisogni delle persone ricorrendo a minori risorse e producendo minori impatti ambientali. Tutto questo comporterà anche un finanziamento della ricerca, tra l'altro nell'ambito del Quinto programma quadro di ricerca e nei programmi successivi.

Quadro 4: Coup 21: l'esempio di un'iniziativa IPP già esistente nel campo della cooperazione tra imprese e amministrazione locale

La città di Norimberga, in Germania, ha istituito una rete di imprese proattive chiamata "Coup 21", che dovrebbe mettere a punto le varie fasi necessarie per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 21 a livello locale [4]. La rete comprende anche un gruppo di lavoro sulla politica integrata dei prodotti che a sua volta ha fissato i seguenti obiettivi:

[4] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.coup21.de.

- realizzazione di progetti pilota per alcuni settori industriali/imprese selezionati;

- preparazione di linee guida sulla sostenibilità con una lista di controllo sull'IPP incentrata sulla vendita al dettaglio e sui consumatori;

- sviluppo di filosofie di marketing per i prodotti IPP;

- comparazione delle proposte di azione delle imprese.

4. Strategia per attuare l'approccio IPP [5]

[5] L'allegato III presenta, in linee generali, le principali azioni previste nella strategia per attuare l'approccio IPP.

In questo capitolo viene presentata una strategia con l'obiettivo di promuovere un aumento graduale della qualità ambientale di beni e di servizi nell'ottica del ciclo di vita. La strategia è stata elaborata con l'obiettivo di promuovere un ampio dibattito su di essa e su tutti gli elementi non definitivi che la caratterizzano e che possono essere modificati a seguito della consultazione pubblica. Per orientare il dibattito alla fine di ciascun paragrafo sono state inserite alcune domande; le osservazioni da inviare non devono necessariamente rispettare questa struttura, ma possono riguardare qualsiasi aspetto attinente al presente Libro verde e alla strategia per l'applicazione dell'approccio IPP.

Nel contesto della strategia proposta promuovere la qualità ambientale di beni e servizi significa utilizzare al massimo le forze del mercato. Vista l'entità della sfida e la molteplicità dei soggetti interessati, un obiettivo come questo può essere concepito e realizzato solo se i vari attori ne riconoscono le potenzialità e si impegnano a metterlo in pratica.

Il successo di una politica ambientale orientata ai prodotti dipende pertanto dalla strategia di attuazione, dall'individuazione e dall'utilizzo dei principali fattori trainanti e dagli strumenti corrispondenti che garantiscano un miglioramento continuo delle caratteristiche ambientali dei prodotti nel contesto del mercato interno.

Poiché l'interesse economico è uno dei principali fattori trainanti, probabilmente gli strumenti più efficaci sono quelli che, come le imposte e gli aiuti, contribuiscono ad "ottenere il prezzo giusto" e ad internalizzare i costi esterni (cfr. punto 4.1). Poiché oggi ciò non avviene, sono necessarie azioni supplementari per garantire una migliore informazione dei consumatori sulle caratteristiche ambientali dei prodotti e per incoraggiare i produttori a puntare ad una migliore progettazione.

L'incentivo più potente a tale riguardo dovrebbe essere la "domanda ecologica" (punto 4.2). Per quanto riguarda le imprese, ci si può aspettare che esse migliorino le proprie prestazioni ambientali, compresa la qualità ambientale dei prodotti, se ciò rientra nel proprio interesse commerciale. Risparmio diretto sui costi finanziari, migliore immagine di marca, prospettiva di nuovi mercati e maggiori quote di mercato più, per finire, anticipazione di misure legislative, potrebbero essere tutti elementi di interesse. L'immagine di marca e la quota di mercato riflettono la potenziale influenza dei consumatori, sia del settore pubblico (cfr. punto 4.2.2) che privato (cfr. punto 4.2.1). Vista l'importanza del settore pubblico, le attività di acquisto di quest'ultimo rappresentano uno dei fattori più influenti, che consente di sviluppare un notevole "mercato ecologico". Per rendere "ecologica" la domanda in generale, l'informazione assume un ruolo fondamentale.

La richiesta di prodotti ecologici e il cambiamento del comportamento dei consumatori possono e devono essere integrati da misure a livello di offerta (cfr. punto 4.3), comprendenti strumenti che incentivino le imprese ad applicare ai propri prodotti un approccio che tenga conto del ciclo di vita complessivo dei prodotti. Le norme e le direttive sui prodotti (punto 4.3.3) oltre che il sostegno alla progettazione (punto 4.3.2) rientrano in questa categoria, come pure l'informazione sui prodotti (cfr. punto 4.3.1). Dove è possibile ottenere un valore aggiunto riunendo le varie parti interessate per elaborare soluzioni a problemi specifici che vadano incontro alle imprese -come gli accordi ambientali- vengono proposti gruppi di studio sui prodotti (product panels) strutturati in base alle tematiche specifiche (cfr. punto 4.3.4).

Inoltre, per contribuire alla realizzazione di questa strategia potrebbero essere necessari strumenti nuovi o perfezionati (cfr. punto 4.4): potrebbe, ad esempio, essere necessario sviluppare e diffondere ulteriormente strumenti di facile uso applicabili all'intero ciclo di vita che consentano di verificare rapidamente l'impatto ambientale dei prodotti, in particolare per le piccole e medie imprese. Anche gli strumenti per la gestione del flusso di informazioni ambientali riguardanti il ciclo di vita in tutta la catena produttiva potrebbero dover essere ulteriormente sviluppati. Altri strumenti a sostegno della strategia sono i sistemi di gestione e di audit ambientale (punto 4.4.1) e i concetti di responsabilità e relazione in materia di ambiente (punto 4.4.4). Questa nuova strategia politica dovrebbe inoltre essere sostenuta da una politica di ricerca e sviluppo ben mirata, che al contempo sostenga l'innovazione nello sviluppo di prodotti e servizi compatibili con l'ambiente e consenta di comprendere meglio i meccanismi che permettono di disporre di prodotti più ecologici (cfr. punti 4.4.2 e 4.4.3).

4. Qual è l'opinione generale delle parti interessate riguardo alla strategia e agli elementi che la compongono-

Il Libro verde descrive adeguatamente l'approccio della politica integrata dei prodotti e le tematiche che essa dovrebbe trattare-

La strategia globale proposta è in grado di realizzare efficacemente la politica integrata dei prodotti- Inviare suggerimenti su come migliorare e integrare la strategia globale.

Che cosa pensano le parti interessate dei vari elementi della strategia e come è possibile migliorarli-

4.1. Il meccanismo dei prezzi

Le prestazioni ambientali dei prodotti possono essere ottimizzate al meglio dal mercato se i prezzi riflettono i veri costi ambientali dei prodotti nell'intero ciclo di vita. Questa, tuttavia, non è sempre la realtà e vi sono delle carenze del mercato ("costi esterni"); in altri termini, può accadere che i prodotti e i loro utilizzatori causino impunemente impatti sull'ambiente senza pagarne i danni. Se i produttori riducono l'impatto ambientale dei loro prodotti e, di conseguenza, i costi ambientali che la società nel suo complesso deve sostenere, è giusto che essi godano di un trattamento preferenziale in materia fiscale, di aiuti di Stato, ecc.

Il mezzo più potente per trasformare il mercato indirizzandolo verso prodotti e servizi più compatibili con l'ambiente è rettificare tali carenze del mercato applicando il principio "chi inquina paga" [6]: si deve cioè garantire che il prezzo del prodotto comprenda il vero costo ambientale generato nel ciclo di vita del prodotto stesso.

[6] Articolo 174, paragrafo 2 del trattato di Amsterdam.

Per valutare i costi esterni è imperativo stabilire criteri oggettivi di valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti. Partendo da tali criteri la Commissione intende esaminare le principali componenti dei prezzi che non risultano conformi al principio "chi inquina paga" e che impediscono che l'impegno ambientale delle imprese sia adeguatamente riconosciuto a livello di prezzi dei prodotti. I costi esterni connessi devono essere quantificati nel modo più dettagliato possibile. Le valutazioni dovrebbero aiutare ad individuare le fasi principali del ciclo di vita dei prodotti cui sono imputabili i costi esterni, compresi i trasporti, e a ideare misure che tengano maggiormente conto di tali costi esterni nel prezzo di nuovi prodotti e/o elementi connessi al loro utilizzo [7].

[7] Per citare un esempio, si potrebbe ricorre a strumenti analoghi a quelli attualmente impiegati nel settore automobilistico, sotto forma di tasse sull'acquisto dei veicoli nuovi, di imposte sul carburante e di pedaggi stradali.

Identificare i veri costi esterni indotti dai prodotti e i loro apporti non sarà certamente un'operazione immediata e non sarà sempre facile elaborare strategie politiche per l'applicazione del principio "chi inquina paga" che raccolgano un ampio consenso. Sarà pertanto necessario procedere a delle semplificazioni, per realizzare l'obiettivo più vasto di disporre di misure semplici ed efficaci atte a correggere carenze del mercato che possono essere gestite. Si possono prevedere alcune azioni che potrebbero rappresentare un punto fermo della politica integrata dei prodotti e che vengono qui proposte come spunti di riflessione. La soluzione principale in questo contesto è un'imposizione differenziata in base alle prestazioni ambientali dei prodotti. Un primo passo potrebbe, ad esempio, essere l'applicazione di aliquote IVA ridotte per i prodotti muniti del marchio europeo di qualità ecologica (Ecolabel); queste possibilità verranno esaminate nell'ambito della nuova strategia in materia di IVA. Oltre ad esse, si potrebbero sviluppare e applicare altre tasse e imposte ambientali, autorizzazioni scambiabili, ecc. a tutti i livelli di governo. [8] È evidente che strumenti di questo tipo devono essere valutati e preparati più approfonditamente e possono applicarsi solo nel medio e lungo periodo. Occorrerà prestare attenzione al fatto che tali misure rispecchino adeguatamente le differenze nei costi esterni legate ai vari prodotti e che non determinino strutture artificiali dei prezzi, che potrebbero ostacolare la concorrenza nel mercato interno.

[8] Il tema dei tributi ambientali è stato dibattuto nella comunicazione della Commissione "Tasse e imposte ambientali nel mercato unico" (COM(97)9 def.). Attualmente è in programma un'altra comunicazione sugli aspetti più vasti degli strumenti economici applicabili nella politica ambientale.

Il concetto di responsabilità del produttore si riferisce all'integrazione dei costi che insorgono dopo la vendita del prodotto nel prezzo di nuovi prodotti; tale concetto incentiva la prevenzione in fase di progettazione e consente ai consumatori di riconsegnare gratuitamente i prodotti al termine della loro vita utile ed è stato recentemente integrato nella direttiva relativa ai veicoli fuori uso [9] e nella proposta di direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche [10]. Questo concetto va esteso ad altri settori della normativa comunitaria e delle legislazioni degli Stati membri, ogniqualvolta esso permetta di integrare utilmente le considerazioni ambientali nella progettazione dei prodotti. Potrebbero infine essere valutate altre soluzioni per incentivare i cittadini a riconsegnare i prodotti fuori uso, quali sistemi di deposito-rimborso.

[9] Direttiva 2000/53/CE.

[10] COM(2000)347 def.

Nell'ambito della legislazione comunitaria gli Stati membri dovrebbero finanziare lo sviluppo di prodotti compatibili con l'ambiente attraverso aiuti di Stato; a tal fine gli aiuti che abbiano l'effetto contrario andrebbero limitati al minimo. Il 21 dicembre 2000 la Commissione ha adottato nuovi orientamenti sugli aiuti di Stato per la tutela dell'ambiente, che definiscono le possibilità di utilizzare misure di aiuto a fini ambientali, compatibilmente con le disposizioni del trattato. La direttiva prevista sulla responsabilità ambientale dovrebbe rappresentare un forte incentivo per le imprese a prevenire danni per i quali potrebbero essere ritenute responsabili in futuro.

4.1. In che modo l'IPP può contribuire ad ottenere "i prezzi giusti"-

Che cosa sanno le parti interessate delle carenze del mercato in merito all'impatto ambientale dei prodotti-

Quale può essere il contributo degli strumenti economici applicati ai prodotti alla correzione di queste carenze e quali altre opzioni potrebbero essere proposte nell'ambito dell'approccio IPP-

4.2. Strumenti e incentivi per consumi più ecologici

Comprando prodotti più ecologici i consumatori possono fare la differenza: la preferenza che possono esprimere per prodotti compatibili con l'ambiente è la principale forza che spinge le imprese a riflettere su soluzioni per rendere ecologici i propri prodotti e per conquistare quote di mercato grazie all'innovazione e ad una migliore progettazione. Un impulso importante può anche venire dagli approvvigionamenti pubblici: le amministrazioni pubbliche devono assumersi le proprie responsabilità ed essere le prime a creare una domanda di prodotti ecologici. Più forte sarà la domanda e più rapido e massiccio sarà il passaggio verso un consumo più sostenibile.

4.2.1. Domanda di beni di consumo più ecologici

La domanda di prodotti più ecologici sarà uno dei principali fattori trainanti per l'industria, che si vedrà spinta a rafforzare il proprio impegno per l'ambiente e a migliorare le prestazioni dei propri prodotti e servizi in tutto il ciclo di vita. Una domanda di questo tipo deve essere creata e rafforzata attraverso un processo di educazione reciproca tra le imprese, che dovrebbero promuovere fattivamente l'informazione in campo ambientale, e i consumatori, che dovrebbero spingere le imprese a migliorare le caratteristiche ecologiche dei propri prodotti. Un processo analogo deve coinvolgere anche i bambini, i consumatori di domani: in famiglia, negli asili e nelle scuole essi devono imparare come fare scelte informate sui prodotti tenendo conto delle caratteristiche ambientali di questi.

L'obiettivo dovrebbe essere il seguente: il potere di scelta del consumatore stimola le possibilità di un miglioramento costante dei prodotti trainato dal mercato alla luce di considerazioni ambientali. Un esempio di tale miglioramento determinato dall'informazione è l'apposizione obbligatoria di un'etichetta UE relativa al consumo energetico: essa dimostra che le informazioni sui prodotti possono essere efficaci non solo per aiutare i consumatori a trovare e a scegliere i prodotti con un migliore profilo ambientale, ma anche per spingere i fabbricanti di prodotti bianchi a mettere in commercio modelli con la migliore efficienza energetica e a ritirare gradualmente i modelli con prestazioni inferiori.

I consumatori devono poter accedere facilmente a informazioni comprensibili, pertinenti e credibili, attraverso l'etichettatura dei prodotti o attraverso altre fonti prontamente accessibili (ad esempio ONG per la protezione dei consumatori o per l'ambiente, siti web, amministrazioni pubbliche).

Le informazioni riguardanti le caratteristiche dei prodotti sono disponibili in varie forme e da fonti diverse, comprese le dichiarazioni degli stessi produttori, le informazioni messe a disposizione dalle associazioni dei consumatori, i marchi ecologici verificati da terzi. Per gran parte dei prodotti di consumo, tuttavia, le informazioni ambientali del caso non si ritrovano sul prodotto in sé; al contrario, in molti casi il consumatore deve cercarle faticosamente e sapere dove trovarle. Oggi solo il consumatore più motivato lo fa.

L'ISO [11] ha già istituito un quadro di diversi tipi di etichettature ambientali, che si distinguono anche per la diversa applicazione della filosofia e della metodologia del ciclo di vita [12]. Si tratta di una base utile e importante per sistemi quali, in particolare, quello del marchio ecologico. Se c'è chiarezza sul tipo di marchio si favorisce la comparabilità e si può favorire anche l'avanzamento da un tipo di marchio ad un altro.

[11] ISO: Organizzazione internazionale di normalizzazione.

[12] ISO 14021:1999; ISO 14024:1999; ISO tipo III/TR 14025:2000.

Per una serie di categorie di prodotti sono disponibili informazioni relative al prodotto poste sul prodotto stesso grazie ad etichettature verificate da terzi (ISO tipo I), come il marchio europeo di qualità ecologica [13]. I marchi ecologici, siano essi nazionali o dell'UE, indicano prodotti di eccellenza ambientale tra quelli immessi sul mercato e garantiscono una buona qualità minima ("adeguatezza all'uso"). Sotto questo punto di vista svolgono un ruolo importante ai fini del consumo sostenibile, in quanto definiscono, in maniera credibile e trasparente, un limite che contraddistingue i prodotti più compatibili con l'ambiente da quelli meno compatibili. Essi fissano uno standard elevato per tutti i prodotti appartenenti a una determinata categoria, rispetto al quale vengono valutati anche altri prodotti. In questo modo tali marchi presentano effetti secondari importanti, ovvero influenzano l'ulteriore sviluppo di tutta la serie di prodotti. In alcuni casi lo standard applicato per il marchio ecologico è successivamente diventato lo standard generale riferito a quel prodotto. La loro portata dovrebbe pertanto essere estesa al maggior numero di prodotti possibile, puntando a quelle categorie per le quali possono rivelarsi più efficaci.

[13] Marchio europeo di qualità ecologica (Ecolabel), sito EUROPA.

Questi sistemi sono, tuttavia, complessi e finora non hanno sfruttato tutte le loro potenzialità di influenzare il mercato: è infatti necessario svolgere prove, presentare domande che devono essere successivamente approvate e pagare spese e diritti. Se si vuole incentivare l'uso di sistemi di marchi ecologici su scala nazionale e dell'UE, essi devono ricevere maggiori finanziamenti pubblici. Questo non solo consentirebbe di ridurre le spese, ma, soprattutto, consentirebbe di incrementare il marketing per diffondere la conoscenza e l'uso di tali marchi presso i fabbricanti, i rivenditori e i consumatori.

La filosofia generale a favore di una maggiore informazione sui prodotti presenti sul mercato richiede soluzioni flessibili ed efficaci sotto il profilo dei costi. Si potrebbe, ad esempio, ricorre più intensamente ai criteri di prestazione ambientale elaborati per gruppi di prodotti e basati su una valutazione trasparente di considerazioni relative al ciclo di vita. Ciò potrebbe avvenire non solo nell'ambito dei marchi o delle etichette in sé, ma in qualsiasi situazione in cui il mercato debba fare una distinzione tra prodotti più ecologici e meno ecologici (si pensi, ad esempio, agli appalti pubblici, agli esercizi di analisi comparativa, agli ecofondi, agli indicatori, alle autodichiarazioni o ai requisiti essenziali). Andrebbero inoltre presi in considerazione procedure e altri aspetti riguardanti lo sviluppo di tali opportunità che garantiscono un impatto efficace.

Rimane ancora aperta la questione di come sia possibile fornire informazioni ambientali pertinenti, comprensibili e credibili sul maggior numero possibile di prodotti di consumo, in modo da aiutare i consumatori a scegliere quelli che presentano il minor impatto ambientale. In questo contesto, e in vista di una strategia di etichettatura di più ampio respiro, la Commissione intende rivedere la propria strategia in materia di etichettatura ecologica.

Le dichiarazioni e le autodichiarazioni ecologiche, ISO tipo II, sono, probabilmente, gli strumenti che verranno utilizzati su vasta scala in un futuro prevedibile. Nella pratica, molte informazioni di carattere ambientale sui prodotti sono già presentate sotto forma di autodichiarazioni.

La Commissione sta ultimando delle linee guida per la presentazione e la valutazione delle autodichiarazioni ambientali da parte dei fabbricanti o dei distributori, in base alla norma ISO 14021:1999, con l'obiettivo di prevenire le dichiarazioni ingannevoli e di incoraggiare invece quelle veritiere. Un riferimento alla norma europea recepita e alle linee guida potrebbe essere inserito nella direttiva sulla pubblicità ingannevole, attualmente in corso di modifica. In questo caso è essenziale che gli Stati membri e tutti gli interessati esercitino un controllo sulle dichiarazioni.

Le dichiarazioni ambientali relative ai prodotti conformi all'etichettatura ISO tipo III [14] sono ancora scarsamente reperibili sul mercato, anche se cominciano ad essere utilizzate, soprattutto nella comunicazione tra imprese. Per sostenerne l'uso potrebbe essere necessaria una cooperazione su scala europea.

[14] Più precisamente, la norma ISO tipo III/TR 14025:2000 consiste in dati ambientali quantificati su tutti gli impatti significativi di un prodotto, in base a procedure e ai risultati di uno studio sul ciclo di vita, più informazioni supplementari, ad esempio sui sistemi di gestione ambientale o sugli aspetti sociali, se del caso.

Un aspetto dell'informazione riguarda la pratica di un consumo informato. L'impatto ambientale in fase di utilizzo di un prodotto può, spesso, essere ridotto se il prodotto stesso viene impiegato secondo le istruzioni del fabbricante o delle organizzazioni dei consumatori. Per i prodotti muniti del marchio ecologico dell'UE, le informazioni sull'uso corretto del prodotto, ai fini di ridurne al minimo l'impatto ambientale, sono spesso un requisito fondamentale. Alcune industrie e le relative associazioni hanno varato campagne di informazione del pubblico in questo senso.

Le tecnologie della comunicazione, Internet in testa, aprono la strada a nuove possibilità di rendere le informazioni più accessibili. Esse offrono inoltre l'opportunità di trasferire le informazioni in senso biunivoco, con un utile sia per i produttori che per i consumatori in un contesto come quello attuale, caratterizzato da prodotti altamente differenziati e orientati all'utilizzatore. Questo elemento potrebbe essere l'oggetto di uno scambio di buone prassi e di valutazione.

4.2.1. Come si può rendere "più ecologica" la domanda dei consumatori in maniera più efficace-

Come si può migliorare l'informazione dei consumatori sulle caratteristiche ambientali dei prodotti- E come si può garantire che le informazioni fornite ai consumatori contribuiscano ad aumentare "le conoscenze" dei consumatori e a "renderli più consapevoli"-

Come si può incrementare l'impatto e l'efficacia dei costi dei sistemi di etichettatura ambientale-

Come si può aumentare la sensibilizzazione dei consumatori e migliorare il loro comportamento perché utilizzino al meglio i prodotti dal punto di vista ambientale-

4.2.2. Approvvigionamenti pubblici

Il settore degli approvvigionamenti pubblici rappresenta mediamente il 12% del PIL dell'UE, ma può raggiungere anche il 19% in alcuni Stati membri come la Francia [15]. Queste cifre mettono in evidenza il potere d'acquisto che hanno le amministrazioni pubbliche. Esse dovrebbero assumersi la responsabilità di fungere da traino nel processo di gestione ecologica e nel riorientamento dei consumi verso prodotti più "verdi". Se una parte consistente di amministrazioni pubbliche incrementerà la propria domanda di prodotti ecologici ci sarà un effetto enorme sul mercato dei prodotti compatibili con l'ambiente e l'industria si troverà ad aumentarne sensibilmente la produzione.

[15] OCSE, 1999, Greener Public Purchasing: issues and practical solutions, pag. 11.

Le norme dell'UE in materia di appalti pubblici sono di natura essenzialmente economica, ma devono leggersi alla luce del principio della sostenibilità di cui all'articolo 2 del trattato CE. Se i contratti superano una certo importo vengono applicate le direttive comunitarie, che prevedono obblighi e procedure specifici e offrono, da un lato, numerose possibilità di tener conto delle considerazioni ambientali negli acquisti pubblici ma, dall'altro, potrebbero, in alcuni casi, limitare la differenziazione favorendo prodotti e servizi più compatibili con l'ambiente [16]. La Commissione considererà anche la praticabilità di promuovere l'acquisto di prodotti ecologici previa l'obbligazione di eseguire, una valutazione dell'impatto ambientale delle differenti opzioni rispondenti ai bisogni fissati dalle amministrazioni pubbliche acquirenti. In questo modo, le decisioni verranno prese in piena consapevolezza delle conseguenze per l'ambiente. L'entrata in vigore del trattato di Amsterdam ed, entro certi limiti, la nuova normativa potrebbero essere utili al riguardo. Occorre sottolineare che, al di sotto dell'importo cui si faceva riferimento, le norme sugli appalti pubblici non sono armonizzate e gli acquirenti sono in genere più liberi di optare per prodotti ecologici, pur essendo vincolati al rispetto di altre disposizioni applicabili del trattato, in particolare quelle relative alla libera circolazione delle merci.

[16] Cfr. il documento interpretativo riguardante la legislazione comunitaria sugli appalti pubblici e sull'integrazione delle problematiche ambientali nelle procedure relative agli appalti pubblici (comunicazione della Commissione in preparazione).

C'è comunque un altro ostacolo ben più rilevante nel campo degli appalti pubblici: in generale, gli acquirenti pubblici non dispongono di sufficienti informazioni specifiche riguardo alle caratteristiche ambientali che dovrebbero cercare nei prodotti. Si tratta di un elemento importante, in quanto, se nei capitolati degli appalti venissero chiaramente specificati i criteri ecologici da rispettare per i prodotti, il settore pubblico potrebbe acquistare prodotti "verdi" senza alcun ostacolo.

Sono pertanto necessarie iniziative sistematiche di sensibilizzazione presso le amministrazioni responsabili degli appalti pubblici. A questo proposito la Commissione adotterà una comunicazione interpretativa sugli appalti pubblici e l'ambiente, nella quale esaminerà in che misura sarà possibile imporre l'utilizzo di un determinato processo produttivo o tener conto di tutti i costi sostenuti nell'intero ciclo di vita di un prodotto. Si considera anche la possibilità di preparare un manuale e/o una comunicazione sugli appalti pubblici "verdi" con esempi pratici su come stilare un bando di gara alla luce di considerazioni ambientali, conformemente alla normativa dell'UE.

Per facilitare l'accesso ai criteri applicabili ai prodotti nell'ambito dei bandi di gara si potrebbe discutere la possibilità di istituire una rete di scambio di buone prassi sulle basi dati dei criteri per i prodotti ecologici destinata alle amministrazioni pubbliche, facendo riferimento alle iniziative già in corso negli Stati membri e ai criteri già applicati per il marchio ecologico comunitario. La Commissione potrebbe coordinare e agevolare questo scambio di informazioni, anche attraverso l'uso di Internet.

La Commissione intende, nel rispetto delle regole sugli appalti pubblici, assumere un ruolo di guida e applicare considerazioni ambientali ai propri approvvigionamenti, incentivando in questo modo la diffusione e lo sviluppo di prodotti eco-compatibili. Ove possibile, la Commissione intende privilegiare i prodotti conformi ai requisiti previsti per l'attribuzione del marchio ecologico comunitario. La Commissione intende aderire al sistema EMAS [17] e invita le altre amministrazioni pubbliche a seguirne l'esempio. Questo processo deve essere valutato per aumentare gradualmente il numero di prodotti compatibili con l'ambiente acquistati; l'esperimento sarà sottoposto a una valutazione, che sarà pubblicata e messa a disposizione degli Stati membri e delle amministrazioni locali.

[17] Sistema comunitario di ecogestione e audit.

4.2.2. Come si possono incentivare appalti pubblici "verdi"-

Che ruolo dovrebbero rivestire gli appalti pubblici "verdi" nell'ambito dell'approccio IPP-

Quali ostacoli occorre superare per rendere gli appalti pubblici "verdi" e come si può stimolare questo processo-

4.3. Strumenti e incentivi per rafforzare il primato delle imprese nella produzione ecologica

Le imprese di successo anticipano sviluppi successivi per cogliere le opportunità di mercato. Una buona gestione ambientale e progettazione dei prodotti sono la chiave per conquistare future quote di mercato in un'economia sostenibile. Non è pertanto strano che le imprese in prima linea nello sviluppo imprenditoriale siano anche quelle più avanzate nel rendere i propri prodotti compatibili con l'ambiente. Dal dicembre 1993 all'agosto 2000 le società che fanno parte del Dow Jones Sustainability Group Index (DJSGI) hanno avuto prestazioni superiori al Dow Jones Global Index (DJGI) dell'86,5% [18]. La sfida di una politica integrata dei prodotti è di rafforzare e amplificare questa tendenza alla sostenibilità per garantire un più rapido passaggio a prodotti più ecologici. Per raggiungere lo scopo sono previste misure che incoraggino lo sviluppo e la disponibilità di strumenti per migliorare le prestazioni ambientali dei prodotti e per rafforzare gli incentivi alle imprese, affinché queste trainino le altre verso la sostenibilità.

[18] Il DJSGI si basa sulle prestazioni economiche delle imprese (prodotti e servizi) considerate leader in materia di sostenibilità sulla base di determinati criteri, che possono essere discutibili nel dettaglio, ma che globalmente rappresentano uno dei pochissimi tentativi di identificare le società proattive e di compararne le prestazioni nel mercato azionario generale. Le società che fanno parte del DJSGI hanno visto aumentare il valore delle proprie azioni del 240,6% nel periodo dicembre 1993-agosto 2000, mentre il DJGI è aumentato del 174,1%.

4.3.1. Preparare le informazioni sui prodotti

Perché il mercato si orienti in maniera sostenibile verso la considerazione degli aspetti ambientali, tutte le parti in causa devono disporre, e utilizzare, le informazioni sugli impatti ambientali dei prodotti e dei componenti nell'arco dell'intero ciclo di vita, prima di prendere una decisione in merito. In generale è necessario che informazioni accurate e non ingannevoli siano sempre più disponibili, siano più orientate agli utilizzatori e abbiano più presa sul mercato.

- I fabbricanti dovrebbero conoscere il profilo ambientale dei componenti che utilizzano nei propri prodotti.

- I progettisti dovrebbero esaminare l'impatto che le loro scelte hanno su tutto il ciclo di vita del prodotto e, per farlo, avere agevole accesso ai dati e alle metodologie esistenti sul ciclo di vita.

- I produttori dovrebbero trasmettere le informazioni lungo tutta la catena fino ai consumatori e agli acquirenti, in una forma che sia facilmente accessibile.

- I rivenditori, i consumatori e gli acquirenti dovrebbero poter riconoscere i prodotti più ecologici.

Per migliorare le prestazioni di un prodotto nell'arco del ciclo di vita è necessario innanzitutto conoscerle. Un primo passo per diffondere la filosofia del "ciclo di vita" in tutti i settori economici è la preparazione e la comparazione di informazioni sull'impatto ambientale dei prodotti nell'arco del ciclo di vita.

Queste informazioni possono essere riunite in inventari dei cicli di vita (LCI) e interpretate grazie ad analisi del ciclo di vita [19] (LCA). LCI ed LCA non sono strumenti semplici né poco costosi; alcuni elementi sono di dominio pubblico, altri no e il loro valore dipende dalla qualità e dalla rilevanza che hanno rispetto alle esigenze e alle possibilità di scelta degli utilizzatori. La Commissione ritiene che lo sviluppo e la comparazione di informazioni di facile accesso sul ciclo di vita siano una priorità. In questo senso si potrebbe armonizzare e infine mettere in relazione tra loro le informazioni già esistenti sul ciclo di vita dei prodotti e, se necessario, creare nuove basi dati conformi a norme approvate in materia di dati. Sarà incoraggiata la creazione di basi dati contenenti le informazioni esistenti sul ciclo di vita standard dei prodotti, affinché siano messe a disposizione dei cittadini; questa operazione dovrà essere condotta in cooperazione con le organizzazioni dei consumatori e dell'industria, oltre che con le agenzie competenti, quali le agenzie nazionali di protezione dell'ambiente e l'Agenzia europea per l'ambiente. La stessa facilità di accesso sarà garantita per le altre informazioni pertinenti (ad esempio buone prassi di prestazione durante il ciclo di vita tra gruppi di prodotti, nuove tecnologie di interesse per l'ambiente).

[19] L'analisi del ciclo di vita (LCA) è un metodo di valutazione dell'impatto ambientale e dell'impatto potenziale associato ad un prodotto, che prevede la compilazione di un inventario degli input e degli output del caso di un determinato sistema, la valutazione del potenziale impatto ambientale correlato a tali input e output e l'interpretazione dei risultati. In teoria le LCA sono strumenti esaurienti e sistematici, anche se nella pratica è possibile semplificarle deliberatamente o limitarne la portata.

Vanno sviluppati e messi a disposizione strumenti che consentano di verificare tempestivamente l'impatto ambientale dei prodotti, in particolare per coloro che, come le piccole e medie imprese, non dispongono di conoscenze specifiche e di risorse per svolgere da soli analisi dei cicli di vita dei prodotti. Strumenti analoghi dovrebbero occuparsi di gestire il flusso di informazioni ambientali riguardanti il ciclo di vita lungo tutta la catena produttiva. Analisi comparative, lo stato dell'arte tecnologico, i principali indicatori di prestazione, linee guida per la progettazione (cfr. punto 4.3.2) e norme (punto 4.3.3) sono tutti elementi da sviluppare come riferimenti che i produttori e i consumatori potrebbero utilizzare per confrontare le caratteristiche ambientali di particolari prodotti.

La Commissione intende patrocinare uno o più workshop di esperti per discutere delle opzioni pratiche e delle esigenze.

L'obiettivo dell'approccio IPP non è necessariamente quello di prevedere un'analisi completa del ciclo di vita prima di prendere qualsiasi decisione in materia, quanto quello di individuare le informazioni più importanti e le modalità per tradurle in una filosofia generale ispirata al ciclo di vita dei prodotti.

Una possibile soluzione per aumentare le informazioni prodotte e renderle più accessibili è obbligare e/o incoraggiare i produttori a fornire dati essenziali in tutta la catena di produzione e ai consumatori. Le caratteristiche specifiche di tale obbligo/incentivo e le modalità di attuazione dovrebbero essere studiate e valutate in base a criteri di efficacia rispetto ai costi. Le iniziative già in atto da parte dei produttori e di altri soggetti interessati potrebbero servire da fonte di ispirazione. Tra gli esempi si possono citare:

* l'iniziativa per la gestione della catena logistica dell'EICTA (European Information and Communications Technology Industry Association) si prefigge di elaborare un approccio europeo comune per la gestione della catena logistica per l'industria dell'elettronica, semplificando la raccolta dei dati sia per chi li richiede che per chi li fornisce, introducendo al contempo miglioramenti ambientali nei prodotti forniti. In questo modo si garantirà una lista comune di materiali su cui presentare informazioni e un modello comune di presentazione delle informazioni sui prodotti e sarà pertanto possibile effettuare comparazioni su materiali critici tra fornitori;

* nel settore automobilistico la direttiva sui veicoli fuori uso ha incoraggiato i produttori automobilistici a stringere un'alleanza strategica per creare un sistema di TI per raccogliere dati sui materiali dei prodotti denominato IMDS (International Material Data System). Questa base dati centralizzata consentirà ad ogni elemento della catena logistica di inserire dati sui prodotti; trattandosi di una base dati a struttura gerarchica, i produttori automobilistici possono comparare le informazioni a vari livelli e riferire sulla composizione del veicolo in sé e sulla somma dei suoi componenti. I dati completi sulla composizione vengono forniti per strati, consultando direttamente la base; l'accesso ai vari rapporti è soggetto a una tariffa che serve a garantire la gestione del sistema. L'EICTA sta valutando la possibilità di inserire il suo progetto nel sistema IMDS.

Le iniziative da avviare e/o da sviluppare ulteriormente nell'ambito dell'IPP possono svolgere varie funzioni. Una possibilità potrebbe consistere nel fornire informazioni su una serie di criteri di ampia applicazione e orientati dagli obiettivi in materia di politica ambientale e da linee guida sulla progettazione già istituite; un'altra potrebbe essere quella di incentrarsi su informazioni relativamente note ai produttori e facilmente comprensibili e verificabili dai consumatori stessi, come la durata di vita prevista di un prodotto, i costi presunti di smaltimento, la garanzia delle riparazioni o i costi operativi previsti.

4.3.1. Come si può produrre un'informazione più affidabile sulle caratteristiche ambientali dei prodotti-

Quale può essere il ruolo dell'informazione nella realizzazione dell'approccio IPP-

Quali iniziative è possibile adottare per incentivare la produzione, il flusso, la disponibilità e l'utilizzo di informazioni relative al ciclo di vita dei prodotti- E ancora, dovrebbe trattarsi di iniziative volontarie o obbligatorie-

Come può l'IPP contribuire a sviluppare e collegare ulteriormente tra loro queste iniziative-

Dati o informazioni essenziali obbligatori possono fornire un valore aggiunto ai sistemi volontari-

4.3.2. Linee guida per la progettazione dei prodotti

Un tipo di informazione che potrebbe rivelarsi particolarmente efficace nell'incentivare, all'interno delle imprese, una filosofia ispirata al ciclo di vita dei prodotti sono le linee guida relative alla progettazione ecologica. Attività su linee guida per la progettazione di carattere generale o specifiche a un gruppo di prodotti si sono svolte in varie sedi, compreso il comitato ISO/TC 207.

Prima di preparare una strategia generalizzata per inserire considerazioni ambientali nell'attività di progettazione è necessario considerare la complessità e la diversità dei prodotti, nonché la rapida evoluzione delle conoscenze e del know-how che caratterizza il campo della progettazione.

Una simile strategia dovrebbe ruotare attorno ai seguenti elementi:

- ottimizzazione del servizio offerto dal prodotto;

- conservazione delle risorse;

- riduzione dei rifiuti;

- riduzione dell'inquinamento;

- riduzione dei pericoli e dei rischi.

Per conseguire tali obiettivi la progettazione dovrebbe ispirarsi a concetti quali:

- produzione e utilizzo più puliti (ad esempio, riduzione delle fonti che comporta una riduzione della massa e minori quantità di rifiuti; minimo consumo di energia);

- riduzione/sostituzione (di materie pericolose, tossiche o altre incompatibili con l'ambiente, sia nel prodotto sia nel consumo relativo);

- utilizzo di materiali rinnovabili;

- durabilità (ad esempio, possibilità di riparare o di effettuare una manutenzione dei prodotti);

- longevità (ad esempio, possibilità di potenziamento di un prodotto; disegno classico; considerazione di eventuali esigenze future);

- ampliamento delle funzioni (ad esempio, multifunzionalità o modularità dei prodotti);

- riutilizzo e riciclaggio (semplicità di smontaggio; materiali di scarsa complessità; utilizzo di materiali riciclati e riciclabili; recupero dei componenti mediante remanufacturing (fabbricazione con materiali riciclati) nell'ambito di un ciclo chiuso e applicazioni secondarie);

- semplicità (con minori costi di fabbricazione, minore massa di materiali, maggiore durabilità, maggiore facilità di smontaggio in caso di manutenzione o recupero dei beni).

La Commissione intende favorire la preparazione, la divulgazione e l'applicazione di queste linee guida, che troveranno spazio anche nell'ambito di iniziative comunitarie, ad esempio nel contesto del Nuovo approccio (cfr. punto 4.3.3), delle normative specifiche sui prodotti e delle etichettature ambientali (cfr. punto 4.2.1).

4.3.2. Com'è possibile trasformare gli aspetti ambientali in caratteristiche fondamentali della progettazione di un prodotto-

Quali attività vengono già svolte sulle linee guida in materia di progettazione ambientale- Come può contribuire la Comunità alla preparazione, alla divulgazione e all'applicazione delle linee guida-

Come si possono integrare le linee guida sulla progettazione ecologica nelle iniziative comunitarie presenti e future-

4.3.3. Normazione e Nuovo approccio

Delle circa cinquemila norme europee oggi applicate, molte riguardano i prodotti. Alcune vengono applicate al di fuori di un quadro legislativo, mentre altre fungono da supporto ad una normativa (si pensi al Nuovo approccio). Attualmente se un prodotto è certificato conforme ad una specifica norma europea significa che esso è "adatto all'uso" e "sicuro per l'utilizzatore". Sarebbe vivamente auspicabile che in un prossimo futuro il concetto di "compatibilità ambientale" venisse sistematicamente associato ai prodotti conformi ad una norma europea.

Le norme [20] sono il frutto di un processo di ricerca del consenso, aperto a tutti gli interessati. Pur non essendo, in genere, vincolanti, esse fissano alcune regole importanti che, in molti casi, vengono applicate in tutto il mercato. Le norme possono essere uno strumento importante per influenzare l'impatto ambientale dei prodotti.

[20] "Garantendo che tutte le imprese che forniscono un prodotto o un servizio lo facciano nel contesto di una serie di regole tecniche o professionali verificabili e quantificabili, le norme possono garantire parità di condizioni in settori di importanza per la collettività, dalla salute pubblica alla sicurezza, dall'ambiente alla qualità di prodotti/processi/servizi. In questo modo alcune norme diventano obbligatorie, come espressione di un'intenzione di regolamentazione o più spontaneamente, grazie alle interazioni delle forze di mercato (ad esempio, regolamentazioni tecniche e norme obbligatorie "de facto")", OCSE, 1998, What do standards for environmental management system offer", pag.17

Oltre alle norme formali, gli organismi di normazione sono giunti ad altre forme di accordi (come gli accordi tecnici - workshop agreements): questi "nuovi elementi" non sono soggetti a tutti i requisiti procedurali delle norme formali e possono invece essere elaborati rapidamente come soluzioni consensuali di fronte alla rapida evoluzione delle esigenze del mercato o ad innovazioni meno stabili.

Tra le proposte per garantire un utilizzo più proficuo delle norme nell'ambito dell'approccio IPP possono figurare le seguenti:

* elaborare norme o altri prodotti frutto di consenso che abbiano rilevanza per la protezione dell'ambiente;

* inglobare gli aspetti ambientali nel processo di normazione europea sui prodotti (ad esempio quando si preparano nuove norme o se ne riesaminano altre);

* elaborare e applicare linee guida ambientali per la preparazione di nuove norme sui prodotti o per la riformulazione di norme esistenti.

La Commissione intende cooperare con gli organismi di normazione e con le parti interessate per sviluppare meccanismi intesi ad integrare sistematicamente le caratteristiche ambientali nelle norme sui prodotti. Occorre studiare come anticipare il processo teso a rendere più "ecologiche" le norme grazie alla partecipazione della società civile. Sono inoltre in corso dibattiti su come migliorare e ampliare il ruolo dello sportello ambientale del CEN.

Un altro possibile campo d'azione strettamente correlato alla normazione è la normativa di Nuovo approccio, intesa a promuovere la progettazione ecologica, che racchiude in sé un notevole potenziale. Le direttive di Nuovo approccio sono misure di armonizzazione completa che definiscono requisiti essenziali vincolanti e lasciano ai fabbricanti la facoltà di scegliere come dimostrare la conformità dei propri prodotti ai requisiti essenziali. Una delle possibili soluzioni è l'applicazione delle "norme armonizzate" elaborate dal CEN, dal CENELEC e dall'ETSI [21] su mandato della Commissione; la conformità alle suddette norme conferisce presunzione di conformità alla legislazione applicabile e garantisce la libera circolazione del prodotto nel mercato interno.

[21] Il CEN, il CENELEC e l'ETSI sono, rispettivamente, il Comitato europeo di normalizzazione, il Comitato europeo di coordinamento delle norme elettrotecniche e l'Istituto europeo per le norme di telecomunicazione.

Il Nuovo approccio e la normazione sono diventati un pilastro fondamentale e prezioso della normativa comunitaria riguardante la salute e l'aspetto della sicurezza della progettazione dei prodotti. Finora, l'unica esperienza del ricorso al Nuovo approccio specificamente per la progettazione ambientale dei prodotti è rappresentata dalla direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio [22], anche se si discute ancora sulla completezza e sull'opportunità degli elementi del Nuovo approccio inseriti nella direttiva. Analogamente, anche le norme elaborate in base a questo approccio hanno scatenato un acceso dibattito. L'esperienza della direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio dovrebbe essere considerata il punto di partenza per avviare un dibattito su come sia meglio applicare il Nuovo approccio nell'ambito delle nuove iniziative, ad esempio la prevista direttiva sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quest'ultima ha l'obiettivo di garantire un miglioramento continuo e prolungato a livello di impatto ambientale complessivo e di consumo delle risorse da parte delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, integrando un approccio olistico alla filosofia ambientalista nel processo di sviluppo dei prodotti e garantendo al contempo la libera circolazione delle merci nel mercato interno.

[22] Direttiva 94/62/CE.

Nell'allegato II sono illustrate alcune proposte su come affrontare aspetti specifici della progettazione ecologica nel quadro del Nuovo approccio.

4.3.3. Come può l'IPP contribuire a rendere più "ecologico" il processo di normazione e a sfruttare al meglio il potenziale insito nella normativa di Nuovo approccio-

Come si può far sì che le considerazioni ambientali diventino parte integrante del processo di normazione-

Come può la legislazione di Nuovo approccio contribuire a promuovere le caratteristiche ambientali dei prodotti (cfr. anche allegato II)-

4.3.4. Gruppi di studio sui prodotti

In generale gli operatori economici sono pronti a tener conto delle istanze ambientali nella progettazione e nella fabbricazione dei prodotti, purché ciò non comprometta in maniera rilevante la loro competitività. Anche i consumatori preferiscono i prodotti più ecologici, a condizione che la differenza di prezzo non sia eccessiva. In molti casi sarà sufficiente creare lo slancio necessario per migliorare i prodotti sotto il profilo ambientale avviando il dibattito con tutti gli interessati. In questo modo le reazioni saranno più rapide e più orientate all'industria e sarà possibile risolvere problemi di natura ambientale prima di disporre della legislazione.

Una delle possibili vie da seguire per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere quella di istituire gruppi di soggetti interessati che studino come raggiungere gli obiettivi ambientali fissati o come superare gli eventuali ostacoli legati ad un particolare gruppo di prodotti. Ai fini dell'approccio IPP, i suddetti gruppi di interessati possono chiamarsi gruppi di studio sui prodotti (product panels); essi possono essere istituiti secondo varie strutture e devono essere flessibili, in base alle tematiche considerate. Le tematiche in questione possono riguardare la prestazione ambientale complessiva di prodotti o gruppi di prodotti specifici, ma anche tematiche specifiche di uno o più gruppi di prodotti (ad esempio la riduzione delle sostanze pericolose presenti in particolari prodotti o gruppi di prodotti). In alcuni casi i gruppi possono essere in massima parte autorganizzati, mentre in altri si può prevedere un intervento più consistente da parte delle autorità pubbliche e della Commissione. Questa soluzione presenta analogie con il meccanismo degli accordi tecnici utilizzati dagli organismi europei di normazione [23]. Gli accordi tecnici possono essere utilizzati anche per scopi analoghi, in base al contesto.

[23] Cfr. allegato II.

Per garantire l'utilizzo efficace delle risorse, occorre tuttavia garantire che i gruppi di studio vengano istituiti solo nei casi in cui si intraveda una possibilità concreta di progressi rilevanti verso il conseguimento degli obiettivi ambientali dell'UE. Tra le altre condizioni preliminari dovrebbero figurare la disponibilità degli interessati a collaborare, l'accettazione di condizioni ragionevoli di trasparenza, partecipazione, qualità dell'informazione, ecc. e un'indicazione di qualche tipo che gli interessati potrebbero essere disposti a mettere in atto quanto deciso al termine dei lavori del gruppo. Esempi di iniziative analoghe sono il gruppo Auto-Oil e vari altri organizzati in Danimarca.

Un dibattito proficuo va preparato. Perché la discussione parta da basi comuni è necessario preparare un'analisi iniziale delle tematiche da affrontare; un secondo elemento è la definizione, chiara e traducibile in pratica, dei compiti affidati ai vari gruppi di studio; il terzo elemento è la definizione di scadenze che evitino il rischio di protrarre il dibattito senza ottenere risultati tangibili; infine, occorre un'adeguata valutazione dei risultati. In mancanza dei risultati eventualmente previsti, il lavoro dei gruppi potrà essere utilizzato per preparare altri strumenti, ad esempio la normativa.

4.3.4 Come si può influenzare il processo di progettazione dei prodotti per tener conto più ampiamente dei fattori ambientali-

I gruppi di studio sui prodotti rappresentano una soluzione adeguata e come possono essere organizzati nella pratica-

Esistono iniziative analoghe e quali esperienze sono disponibili-

4.4. Altri strumenti di supporto

Esiste una serie di strumenti non destinata principalmente ai prodotti, ma che potrebbe incentivare gli operatori a seguire un approccio ispirato al ciclo di vita. Tra questi figurano i sistemi di gestione e di audit ambientale (ISO 14001 ed EMAS), le relazioni in campo ambientale, LIFE e le attività di ricerca e sviluppo.

4.4.1. Sistemi di gestione e di audit ambientale

I sistemi di gestione ambientale sono concepiti per aiutare le imprese a migliorare le rispettive prestazioni ambientali, compresa la prestazione dei loro prodotti, attività e servizi nell'arco del ciclo di vita. Grazie a tali sistemi le imprese dispongono di un quadro preciso dell'impatto ambientale che producono, possono puntare a quelli più significativi e gestirli opportunamente. I sistemi di gestione e di audit ambientale servono inoltre ad introdurre un cambiamento nello stile di gestione, inserendo le tematiche ambientali nella gestione quotidiana delle imprese.

Il regolamento UE sull'EMAS [24], adottato il 29 giugno 1993, e la norma internazionale ISO 14001 adottata successivamente vengono applicati da un numero sempre crescente di imprese e di altre organizzazioni.

[24] Regolamento (CEE) n. 1836/93 del Consiglio, del 29 giugno 1993, sull'adesione volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione e audit. Il riesame dell'attuale regolamento EMAS (EMAS II) sarà adottato tra poco e riprenderà la norma internazionale ISO 14001 come componente del sistema di gestione ambientale dell'EMAS, per garantire che in futuro i due sistemi siano compatibili.

L'EMAS II, come la norma ISO, non riguarderà soltanto l'industria, ma tutti i settori e non tratterà solo dell'impatto ambientale delle attività economiche, ma anche quello dei prodotti e dei servizi.

Tali sistemi di gestione ambientale possono pertanto contribuire a diffondere l'approccio IPP in tutta l'Unione europea in due modi: essi da un lato avviano un cambiamento di gestione e dall'altro forniscono informazioni ambientali e soluzioni per gestire tali informazioni che corrispondono adeguatamente all'approccio IPP.

Perché ciò avvenga è necessario che questi strumenti volontari siano applicati su vasta scala e riguardino un'alta percentuale di attività economiche. Per le imprese gestione ambientale significa efficienza e miglioramenti sotto il profilo ambientale, oltre che benefici finanziari e una migliore immagine. Per le parti interessate e per i cittadini essa significa che le imprese prendono sul serio le proprie responsabilità rispetto alle tematiche ambientali. L'EMAS, inoltre, dovrebbe apportare futuri "vantaggi normativi" per le imprese che vi partecipano: gli Stati membri, infatti, dovrebbero valutare come si possa tener conto dell'adesione al sistema EMAS nell'attuazione e nell'esecuzione della normativa ambientale. Ciò potrà significare che, in caso di applicazione del sistema EMAS, i controlli ambientali potranno essere meno frequenti o seguire un iter meno burocratico, le procedure di relazione e di autorizzazione potranno essere più flessibili e, in alcuni casi, saranno possibili sovvenzioni per l'applicazione del sistema di gestione e per i diritti di registrazione.

Per consentire alle autorità pubbliche di avere un quadro migliore dei potenziali incentivi a favore dell'adesione al sistema EMAS, i servizi della Commissione intendono organizzare uno scambio di pareri tra gli Stati membri dopo l'adozione del nuovo regolamento sull'EMAS. Come indicato al punto 4.2.2, la Commissione stessa intende aderire all'EMAS.

4.4.1 Come possono contribuire I sistemi di gestione ambientale a rendere più ecologici i prodotti-

4.4.2. Ricerca, sviluppo e innovazione

L'approccio IPP si fonda sull'idea che ci può essere una nuova dinamica nella quale i produttori siano incentivati ad inserire gli aspetti ambientali nella loro filosofia strategica e nella progettazione dei propri prodotti. Questo impulso all'innovazione all'interno delle industrie va rafforzato con l'ausilio dei programmi di ricerca e sviluppo; tra quelli attualmente in corso si possono citare il programma sulla crescita sostenibile del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo che finanzia anche la ricerca su prodotti elettrici ed elettronici più compatibili con l'ambiente. Tali programmi di ricerca sostengono innovazioni concettuali, organizzative e tecniche per rispondere alle future esigenze della società, utilizzando risorse molto inferiori e producendo un impatto ambientale meno significativo. Occorre pertanto rafforzare il legame tra la politica integrata dei prodotti e questi programmi ed estendere il concetto a tutti i livelli che finanziano la ricerca, anche per far sì che lo sviluppo di prodotti e servizi più ecologici rientri tra le priorità del Sesto programma quadro di ricerca comunitario.

Per promuovere maggiormente l'innovazione occorre comprendere meglio i fattori che determinano la progettazione ambientale dei prodotti, l'evoluzione del mercato, i cambiamenti a livello di sistema, l'evoluzione delle esigenze della società, gli scenari futuri, ecc. Occorre maggiore impegno anche per sviluppare, armonizzare e diffondere la metodologia dell'analisi del ciclo di vita, assicurandone un'agevole applicazione, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese. Per facilitare la valutazione del ciclo di vita in seno alle PMI la ricerca potrebbe comprendere anche lo sviluppo di metodologie più semplificate; essa potrebbe inoltre contribuire a identificare le categorie di prodotti con un notevole impatto sull'ambiente e a svolgere LCA dettagliate su tali prodotti.

La Comunità e altre autorità competenti dovrebbero fornire strumenti per finanziare reti e progetti in tutti i casi in cui i programmi di ricerca e sviluppo possono avere un impatto significativo per dar vita a innovazioni a favore di sistemi di prodotti e servizi nuovi e più compatibili con l'ambiente.

Sotto il profilo della politica, la valutazione dell'efficacia degli strumenti e gli indicatori dei progressi realizzati continueranno ad essere un requisito fondamentale. Il vasto cambiamento a livello di prodotti e di consumi che l'approccio IPP intende introdurre rappresenta una sfida; in questo contesto, la ricerca potrebbe rivelarsi utile, basti pensare all'elaborazione degli indicatori.

4.4.2 Quale contributo all'IPP può venire dai programmi comunitari di ricerca e sviluppo-

4.4.3. LIFE

LIFE [25] è l'unico strumento che finanzia specificamente lo sviluppo della politica ambientale della Comunità, come descritto nei vari programmi d'azione comunitari. Il nuovo regolamento Life III è stato pubblicato nel luglio 2000 ed ha introdotto opportunità molto importanti e positive per realizzare l'approccio IPP.

[25] LIFE è uno strumento finanziario comunitario per tre settori di azione principali: ambiente, natura e paesi terzi.

LIFE III ha ampliato la portata dei progetti di innovazione e dimostrazione destinati a promuovere lo sviluppo sostenibile e delle misure preparatorie intese a sviluppare o modificare la politica della Comunità.

LIFE Ambiente ha lo scopo specifico di contribuire allo sviluppo di tecniche e metodi innovativi ed integrati. Le linee guida LIFE sui progetti di dimostrazione citano l'approccio IPP tra i cinque obiettivi specifici, unitamente allo sviluppo della pianificazione territoriale, alla gestione delle acque e dei rifiuti e all'impatto delle attività economiche.

Particolare interesse richiamano i progetti di dimostrazione riguardanti la progettazione ecologica, l'efficienza ecologica e i prodotti finanziari "verdi" (cioè fondi di investimento o strumenti di credito o assicurativi legati a criteri ambientali), oltre che l'etichettatura ecologica.

4.4.3 Quale contributo può fornire lo strumento LIFE all'IPP-

4.4.4. Responsabilità ed attività di relazione in materia di ambiente

La responsabilità e l'attività di relazione in materia di ambiente sono due elementi sempre più importanti per le imprese. Un altro elemento di crescente interesse è la relazione tra le prestazioni ambientali di un'impresa e la rispettiva "salute" finanziaria, che talvolta può preoccupare gli investitori, i creditori, i governi e il pubblico nel senso più ampio del termine. La relazione annuale/finanziaria di una società è lo strumento principale a disposizione degli azionisti per tenersi informati sulle attività, sui progressi realizzati e sui futuri programmi della società stessa. Attualmente, tuttavia, non esiste un formato standard di presentazione delle informazioni ambientali, né norme relative al tipo di analisi da applicare per interpretarle. Queste carenze riducono pertanto l'impatto delle relazioni finanziarie.

La Commissione ha iniziato uno studio per individuare soluzioni che consentano di standardizzare e comparare le informazioni ambientali contenute nelle relazioni annuali/finanziarie delle imprese. Potrebbero seguire orientamenti anche su come incorporare costi e benefici ambientali nel bilancio annuale societario.

4.4.4. Quale contributo possono dare i sistemi di relazione finanziaria per rendere i prodotti "ecologici"-

5. I passi successivi

Il Libro verde intende avviare un dibattito pubblico sulla strategia proposta e sugli elementi che la compongono, oltre che sulle prospettive che si aprono alle parti interessate, ai governi e all'ambiente stesso per rendere ecologici i prodotti e nell'ambito dell'approccio IPP. Il dibattito dovrebbe vertere sia sulle modalità per istituire un quadro UE sia sulle modalità pratiche per l'attuazione di tale quadro [26].

[26] L'allegato III contiene una rassegna delle azioni principali previste dalla strategia per realizzare l'approccio IPP.

Questo esercizio comporterà, in particolare, il dibattito sul presente documento all'interno delle istituzioni europee, soprattutto il Consiglio e il Parlamento europeo, che saranno strettamente coinvolte nell'ulteriore sviluppo della politica integrata dei prodotti e degli elementi che la costituiscono. La Commissione intende inoltre utilizzare e sostenere la rete europea informale IPP di esperti degli Stati membri quale sede di discussione e di scambio di esperienze sui temi introdotti nel Libro verde e della politica integrata dei prodotti in generale.

Per tutte le altre parti interessate, quali amministrazioni locali, associazioni industriali e dei consumatori, organizzazioni non governative e altre parti che desiderino partecipare al dibattito, la Commissione organizzerà una serie di consultazioni degli interessati imperniate attorno alle principali tematiche del presente Libro verde. Informazioni su tali eventi verranno pubblicate nel sito web della Commissione: http://www.europa.eu.int/comm/environment/ipp/home.htm, unitamente a sintesi dei dibattiti e delle principali conclusioni presentate. Chiunque desideri partecipare a tali consultazioni può inviare la richiesta [27] al seguente indirizzo elettronico: env-ippstakeholder@cec.eu.int.

[27] La richiesta deve contenere la descrizione del soggetto interessato e i suoi interessi specifici per la politica integrata dei prodotti. Gli inviti verranno distribuiti in funzione del numero di posti disponibili. In generale si accetterà una persona per associazione e non verrà garantita alcuna partecipazione alle spese, se non per motivi specifici documentati.

Le parti interessate possono inviare commenti scritti alla Commissione entro il 30 giugno 2001, indirizzandoli a: Sig.ra Marianne Klingbeil, Capo dell'Unità Industria, mercato interno, prodotti e approcci volontaristici (DG Ambiente E.4), 200 rue de la Loi/Wetstraat 200, B-1049 Bruxelles/Brussel, Belgio. I commenti possono essere inviati anche per e-mail al seguente indirizzo: env-ippstakeholder@cec.eu.int. Il Libro verde in tutte le lingue e i documenti ad esso relativi si trovano al seguente indirizzo Internet: http://www.europa.eu.int/comm/environment/ipp/home.htm.

Dalla consultazione dovrebbe emergere un'analisi di come si possa integrare al meglio l'approccio IPP nella politica ambientale. La consultazione costituirà il punto di partenza di una comunicazione prevista per la seconda metà del 2001, che conterrà una sintesi dei risultati del dibattito e le conclusioni della Commissione relative all'attuazione dell'approccio IPP.

Poiché l'approccio della politica integrata dei prodotti si fonda, in certa misura, su iniziative esistenti, le attività su questi strumenti procederanno in parallelo. Come già affermato nel presente documento, c'è anche l'intenzione di istituire un numero limitato di esperimenti, soprattutto per i gruppi di studio sui prodotti.

ALLEGATO I: Studi sull'IPP e consultazione delle parti interessate

Nel 1997 la Commissione ha commissionato uno studio sulla politica integrata dei prodotti (IPP) [28] che lo definisce un approccio completo, rivolto ad azioni, attori ed impatti che intervengono nell'intero ciclo di vita dei prodotti. Lo studio ha esaminato lo stadio di sviluppo dell'IPP nei vari Stati membri e l'utilizzo del concetto di "ciclo di vita del prodotto" da parte dell'industria e dei consumatori. Gli autori hanno presentato un'analisi generale dell'IPP, che si articola attorno a cinque "pilastri" di iniziative politico-strategiche relative ad aspetti quali i rifiuti, l'innovazione, i mercati, l'informazione e la responsabilità. A loro parere, il ruolo di una politica dell'UE deve essere quello di fornire una visione comune di quanto l'IPP stia cercando di ottenere, di diffondere buone prassi in materia, di integrare il concetto nelle politiche dell'UE e di fissare alcune misure specifiche comunitarie per l'IPP.

[28] Ernst & Young/SPRU per la Commissione europea 1998, Integrated Product Policy. La sintesi dello studio può essere scaricata dal sito web IPP della Commissione: http://www.europa.eu.int/comm/environment/ipp/home.htm.

Partendo da questo studio, alla fine del 1998 la Commissione ha organizzato un workshop con le parti interessate, per trattare temi di vasta portata. Nelle conclusioni generali si è sottolineata l'unanimità esistente attorno all'interesse che suscita un approccio all'intero ciclo di vita del prodotto e al relativo coinvolgimento degli interessati. Un altro elemento di fondamentale importanza in tutta la catena è l'informazione. Una serie di strumenti è stata ritenuta utile: sistemi di gestione ambientale nell'industria, etichettatura ecologica dei prodotti, integrazione delle considerazioni ambientali nelle norme relative ai prodotti, approvvigionamenti pubblici più "verdi", accordi ambientali. Infine, è stata espressa la necessità di disporre di una maggiore chiarezza su ciò che l'IPP rappresenta e sugli scopi e gli obiettivi globali che intende perseguire.

Uno studio successivo sui recenti sviluppi delle politiche IPP dei vari Stati membri e sulle implicazioni per la politica dell'UE [29] ha confermato che la maggior parte degli Stati membri non dispone ancora di un'attiva politica nel settore; negli Stati membri in cui invece esiste, nonostante un consenso ragionevole sui principi fondamentali dell'IPP, permangono notevoli divergenze sull'attuazione. La maggior parte degli Stati membri sembra propensa ad affidare alla Commissione il ruolo di guida, aiutando gli Stati che ancora non sono intervenuti e definendo un quadro da applicare in maniera uniforme in tutta la Comunità.

[29] Ernst & Young per la Commissione europea, 2000, Developing the Foundation for Integrated Product Policy in the EU. Lo studio può essere scaricato dal sito web IPP della Commissione: http://www.europa.eu.int/comm/environment/ipp/home.htm.

ALLEGATO II: Soluzioni per affrontare le particolarità della progettazione ecologica nel contesto del Nuovo approccio

Le soluzioni presentate di seguito intendono fornire alcune idee pratiche per avviare un dibattito su come evitare le difficoltà incontrate nell'applicazione del Nuovo approccio alla direttiva sugli imballaggi nella futura legislazione di Nuovo approccio applicabile alla progettazione ecologica dei prodotti.

1) Sistemi di gestione ambientale e/o linee guida per la progettazione ecologica abbinati al ricorso a sistemi di attuazione per raccogliere idee sui possibili miglioramenti nell'arco del ciclo di vita.

Come dimostra l'esperienza della direttiva sugli imballaggi, è difficile definire requisiti essenziali e norme che siano chiari e inequivocabili, da utilizzare per decisioni atte a confermare o respingere la conformità dei prodotti. Una possibilità potrebbe essere il ricorso a criteri applicabili alle decisioni sul processo di progettazione come requisiti essenziali al posto di requisiti concreti del prodotto finale, che possono risultare di difficile controllo. I requisiti relativi al processo di progettazione possono essere istituiti facendo riferimento, ad esempio, ai sistemi di gestione ambientale quali la norma ISO 14000/EMAS e/o le linee guida in materia di progettazione ecologica.

Invece di adottare decisioni immediate sulla conformità dei prodotti, le autorità responsabili di verificare l'attuazione potrebbero discutere direttamente con i fabbricanti i punti sui quali si potrebbero migliorare le caratteristiche ambientali dei prodotti. Se necessario, tali temi potrebbero essere discussi più ampiamente in seno alle associazioni industriali o essere portati all'attenzione delle autorità competenti, che successivamente potrebbero decidere le azioni più opportune per dare un seguito alle iniziative.

2) Ricorso a "nuovi elementi" come gli accordi tecnici

Il miglioramento delle caratteristiche ecologiche dei prodotti dovrebbe essere un processo continuo e ricorrente. Potrebbe pertanto essere più opportuno aggiornare le norme ambientali seguendo gli sviluppi tecnologici con una frequenza maggiore rispetto a quella consentita dalle procedure in vigore per le norme formali. Un'impostazione "velocizzata" come questa potrebbe concretizzarsi in "nuovi elementi" (New Deliverables), che in un primo tempo potrebbero assumere la forma di accordi tecnici (i cosiddetti workshop agreements). Una volta stabilita la loro utilità potrebbero diventare norme formali che conferiscono una vera prova di conformità. Il vantaggio di un processo analogo è che consente di diffondere tali accordi di consenso. Impostazioni di questo tipo esistono già in altri settori in rapida evoluzione, come quello della tecnologia informatica.

3) Utilizzo dei criteri per l'assegnazione del marchio ecologico per conferire presunzione di conformità

I prodotti muniti di marchio ecologico sono particolarmente avanzati per quanto riguarda le loro caratteristiche ambientali. Sembra pertanto più che logico che essi godano automaticamente di una presunzione di conformità alla normativa sulla progettazione ecologica dei prodotti.

4) Impiego dei principali indicatori di prestazione per definire i requisiti essenziali

Questa strategia può assumere due varianti. 1) Prima di definire i requisiti essenziali si cerca di stabilire chiaramente quali sono i principali indicatori di prestazione ambientale per i prodotti in questione e li si riflette direttamente nella formulazione dei requisiti. 2) I requisiti essenziali vengono formulati in maniera flessibile, successivamente grazie ad un meccanismo di qualche tipo si raggiunge un consenso sui principali indicatori di prestazione che, a loro volta, potrebbero essere un ausilio nell'eventuale formulazione e applicazione delle norme. Questa strategia richiede l'individuazione di indicatori validi da applicare in tutti i gruppi di prodotti in questione.

5) Combinazione di vari elementi

Le soluzioni presentate, unite alle modalità classiche della normativa di Nuovo approccio, non devono intendersi come elementi incompatibili tra loro. Una possibilità potrebbe, ad esempio, essere quella di definire chiari requisiti di approvazione/rifiuto per quanto riguarda le caratteristiche ambientali dei prodotti nell'ambito dei requisiti essenziali, nelle norme e/o, se possibile, in accordi tecnici. Le linee guida sulla progettazione ecologica potrebbero invece essere impiegate per altri aspetti della stessa normativa. Potrebbe infine essere utile integrare la normativa di Nuovo approccio con la normativa classica, soprattutto per le tematiche che rappresentano un contenzioso politico e che sono difficili da gestire da organizzazioni che operano sulla base di un consenso, quali gli organismi di normazione.

ALLEGATO III: Rassegna dei principali strumenti ed azioni

STRUMENTO // AZIONE PROPOSTA

Strumenti economici // * Individuare le componenti del prezzo che impediscono una diffusione più rapida dei prodotti più ecologici nel mercato.

* Esaminare le possibilità di applicare imposte differenziate (ad esempio un'aliquota IVA ridotta per i prodotti muniti di marchio ecologico nell'ambito della nuova strategia sull'IVA), ecc.

Responsabilità del fabbricante // * Estendere il concetto ad altri settori della legislazione comunitaria.

* Incentivare le iniziative degli Stati membri.

Marchi ecologici // * Estenderli ad un numero maggiore di prodotti.

* Maggiori finanziamenti pubblici per la commercializzazione e per le spese e i diritti.

* Riesaminare la strategia comunitaria sul marchio ecologico.

* Utilizzare i criteri applicabili al marchio ecologico per altre applicazioni (ad esempio appalti, analisi comparative, fondi ecologici, indicatori, requisiti essenziali).

Dichiarazioni ambientali // * Preparare il monitoraggio per quanto riguardo l'uso delle autodichiarazioni ambientali.

* Istituire un quadro per favorire le dichiarazioni conformi alla norma ISO tipo III.

Appalti pubblici // * Adottare una comunicazione interpretativa su appalti pubblici e ambiente.

* Preparare un manuale sugli appalti pubblici "verdi".

* Coordinare e promuovere uno scambio di informazioni sugli appalti pubblici "verdi".

* Applicare considerazioni ambientali anche agli appalti pubblici della Commissione.

Informazioni sui prodotti // * Correlare tra loro le informazioni esistenti riguardanti l'impatto dei prodotti nell'arco dell'intero ciclo di vita.

* Favorire lo sviluppo e la divulgazione di strumenti di agevole applicazione per valutare l'impatto dei prodotti nell'intero ciclo di vita (in particolare per le PMI) e migliorare il flusso di informazioni lungo la catena produttiva.

* Organizzare workshop sulle modalità più efficienti per conseguire tali obiettivi.

* Esaminare la possibilità di mettere in atto sistemi per obbligare/invitare i fabbricanti a fornire informazioni essenziali sulle caratteristiche ecologiche dei prodotti.

Linee guida sulla progettazione ecologica // * Incentivare l'elaborazione, la diffusione e l'applicazione delle linee guida.

Norme // * Sostenere lo sviluppo di norme sulla progettazione ecologica.

* Trovare modalità e strumenti, in collaborazione con le parti interessate, per garantire che tutte le norme europee assicurino sistematicamente la "compatibilità ambientale".

Nuovo approccio // * Riesaminare le potenzialità della normativa di Nuovo approccio per incentivare una progettazione più ecologica dei prodotti.

* Garantire un utilizzo ottimale del Nuovo approccio nella legislazione (ad esempio nella proposta di direttiva sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche)

Gruppi di studio sui prodotti // * Creare il quadro per la costituzione di gruppi di studio sui prodotti.

* Avviare uno o due progetti pilota nel 2001.

Strumenti di sostegno

// * Creare un collegamento con il sistema EMAS.

* Garantire che l'innovazione dei prodotti ecologici abbia un ruolo chiave nei programmi comunitari di ricerca e sviluppo (Quinto programma quadro, programma sulla crescita sostenibile; Sesto programma quadro).

* Puntare l'attenzione sul programma LIFE relativo ai prodotti ecologici.

* Esaminare le potenzialità delle relazioni ambientali.