18.3.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 68/9


PROCESSO VERBALE DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2009

(2010/C 68/04)

(La seduta ha inizio alle 9.10)

PRESIDENZA: LOUIS MICHEL

Copresidente

1.   Sostituti

Il Copresidente annuncia i seguenti sostituti:

Attard-Montalto (in sostituzione di Scicluna), Bastos (in sostituzione di Carvalho), Cashman (in sostituzione di Toia), Girling (in sostituzione di Ford), Goebbels (in sostituzione di Bullmann), Gomes (in sostituzione di Moreira), Gurmai (in sostituzione di De Keyser), Jäätteenmäki (in sostituzione di Jensen), Migalski (in sostituzione di Vlasák), Ponga (in sostituzione di De Mita), Sargentini (in sostituzione di Jadot), Theocharous (in sostituzione di Kuhn) e Włosowicz (in sostituzione di Hannan).

2.   Approvazione del processo verbale della seduta di mercoledì 2 dicembre 2009, mattina e pomeriggio

Il processo verbale è approvato.

3.   Relazioni di sintesi a conclusione dei seminari

A conclusione dei seminari vengono presentate le seguenti relazioni:

Marthe Amon-Ago (Costa d'Avorio) sulla formazione per una governance migliore - visita alla Scuola nazionale di amministrazione.

Amadou Ciré Sall (Senegal) sul tema «Sorry, Angola under Construction» - visita ai progetti edilizi per lo sviluppo urbanistico di Luanda - edilizia abitativa, stadio, campus universitario e ZEE (zona economica speciale).

Mariya Nedelcheva sul miglioramento delle condizioni di vita nelle periferie (Musseques) - visita al progetto di rialloggiamento urbano.

4.   Votazione delle proposte di risoluzione incluse nelle relazioni presentate dalle tre commissioni permanenti

La governance globale e la riforma delle organizzazioni internazionali

Relazione a cura di Donald Ramotar (Guyana) e Miguel Angel Martínez Martínez

Commissione per gli affari politici (ACP-EU/100.587/09/def.)

Sei membri chiedono una votazione separata e una votazione per collegi separati del considerando E, che viene approvato.

Sei membri chiedono una votazione separata e una votazione per collegi separati del paragrafo 11, che viene respinto.

Sei membri chiedono una votazione separata e una votazione per collegi separati del paragrafo 29, che viene respinto.

La risoluzione è approvata all'unanimità nella versione modificata.

Impatto della crisi finanziaria sugli Stati ACP

Relazione a cura di Joseph Mugambe (Uganda) e Hans-Peter Mayer

Commissione per lo sviluppo economico, le finanze e il commercio (ACP-EU/100.510/09/def.)

Joseph Mugambe (Uganda) presenta un emendamento orale all'emendamento 4, che viene approvato nella versione modificata.

Robert Goebbels presenta un emendamento orale all'emendamento 5, che viene approvato nella versione modificata.

Il gruppo GUE-NGL presenta un emendamento orale al paragrafo 13, che viene approvato nella versione modificata.

Il gruppo S&D presenta un emendamento orale al paragrafo 17, che viene approvato nella versione modificata.

Il gruppo GUE-NGL presenta un emendamento orale al paragrafo 21, che viene approvato nella versione modificata.

Gli emendamenti 1, 6, 8 e 9 sono approvati.

La risoluzione è approvata all'unanimità nella versione modificata.

Integrazione sociale e culturale e partecipazione dei giovani

Relazione a cura di Manuel Jiménez (Repubblica Dominicana) e Olle Schmidt

Commissione per gli affari sociali e l'ambiente (ACP-EU/100.504/09/def.)

Dieci membri chiedono una votazione separata e una votazione per collegi separati del paragrafo 2, che viene respinto.

Cinque membri chiedono una votazione per collegi separati dell'emendamento 2, che viene respinto.

Gli emendamenti 1, 3 e 4 sono approvati.

La risoluzione è approvata all'unanimità nella versione modificata.

5.   Votazione delle proposte di risoluzione d'urgenza

Proposta di risoluzione d'urgenza sul cambiamento climatico (ACP-EU/100.613/09/comp.)

L'emendamento 9 al paragrafo 7 è stato dichiarato inammissibile ai sensi dell'articolo 18, paragrafo 1, del regolamento.

Gli emendamenti 1, 3, 6, 8, 11e 12 sono approvati.

La risoluzione è approvata nella versione modificata con 80 voti a favore e 12 astensioni.

Proposta di risoluzione d'urgenza sulla situazione in Madagascar (ACP-EU/100.624/09/comp.)

Gli emendamenti 1, 2 e 4 sono ritirati.

Olle Schmidt presenta un emendamento orale di compromesso per l'aggiunta di un nuovo paragrafo 6bis, che viene approvato.

Christophe Lutundula (Repubblica democratica del Congo) presenta un emendamento orale per l'aggiunta di un nuovo paragrafo 7bis, che viene approvato.

Christophe Lutundula (Repubblica democratica del Congo) presenta un emendamento orale al paragrafo 11, che viene approvato.

Christophe Lutundula (Repubblica democratica del Congo) presenta un emendamento orale per l'aggiunta di un nuovo paragrafo 11bis, che viene approvato.

L'emendamento 3 è approvato.

La risoluzione è approvata all'unanimità nella versione modificata.

6.   Dichiarazione

La dichiarazione di Luanda sulla seconda revisione dell'accordo di partenariato ACP-UE (accordo di Cotonou) è approvata per acclamazione. Il Copresidente Michel comunica ai membri che la dichiarazione dei Copresidenti sulla situazione in Niger è stata conclusa e distribuita.

Interviene: Michael Gahler che richiama l'attenzione sulla dichiarazione dei Copresidenti sulla situazione in Niger, ancora intitolata «progetto di dichiarazione».

7.   Varie

Intervengono: William (Seychelles), Gahler, Straker (Saint Vincent e Grenadine), Bundu (Sierra Leone), Sithole (Mozambico), Cashman, Ferreira J., Martínez Martínez, Milupi (Zambia), De Sousa (Angola) e Rodgers (Suriname).

Il Copresidente Michel ringrazia Bornito De Sousa (Angola) per l'aiuto prestato nell'organizzare la sessione e lo prega di progere i suoi ringraziamenti al Presidente della Repubblica, al Primo ministro e al Presidente dell'Assemblea nazionale. Porge un ringraziamento ai Cosegretari generali uscenti e al Copresidente Rasmussen, al quale consegna un dono.

8.   Data e luogo della 19a sessione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE

La 19a sessione dell'Assemblea parlamentare paritetica avrà luogo a Tenerife, Spagna, dal 29 marzo al 1o aprile 2010.

(La seduta ha termine alle 11.00)

Wilkie RASMUSSEN e

Louis MICHEL

Copresidenti

Sir John KAPUTIN e

Dietmar NICKEL

Cosegretari generali


ALLEGATO I

ELENCO ALFABETICO DEI MEMBRI DELL'ASSEMBLEA PARLAMENTARE PARITETICA

Rappresentanti dei paesi ACP

Rappresentanti del Parlamento europeo

RASMUSSEN (ISOLE COOK), Copresidente

MICHEL, Copresidente

ANGOLA (VP)

ARIF (VP)

BURKINA FASO (VP)

ŠŤASTNÝ (VP)

CONGO (Repubblica del) (VP)

HOARAU (VP)

CONGO (Repubblica democratica del) (VP)

KLASS (VP)

ETIOPIA (VP)

NICHOLSON (VP)

GAMBIA (VP)

McAVAN (VP)

GUYANA (VP)

RONZULLI (VP)

ISOLE SALOMONE (VP)

GOERENS (VP)

PAPUA NUOVA GUINEA (VP)

SCOTTA' (VP)

RUANDA (VP)

ROITHOVÁ (VP)

SURINAME (VP)

OUZKÝ (VP)

ZIMBABWE (VP)

RIVASI (VP)

ANTIGUA E BARBUDA

ALFONSI

BAHAMAS

ALVES

BARBADOS

BAUER

BELIZE

BEARDER

BENIN

BOVÉ

BOTSWANA

BULLMANN

BURUNDI

CALLANAN

CAMERUN

CARVALHO

CAPO VERDE

CASA

CIAD

CASINI

COMOROS

CASPARY

COSTA D’AVORIO

CASTEX

DOMINICA

CHRISTENSEN

ERITREA

COELHO

FIGI

DE KEYSER

GABON

DELVAUX

GHANA

DE MITA

GIAMAICA

DE SARNEZ

GIBUTI

DURANT

GRENADA

ENGEL

GUINEA

ESTARÀS FERRAGUT

GUINEA-BISSAU

FERREIRA, Elisa

GUINEA EQUATORIALE

FERREIRA, João

HAITI

FORD

ISOLE MARSHALL (Repubblica delle)

GAHLER

KENYA

GRIESBECK

KIRIBATI

GUERRERO SALOM

LESOTHO

HALL

LIBERIA

HÄNDEL

MADAGASCAR

HANNAN

MALAWI

HAUG

MALI

JADOT

MAURITANIA

JENSEN

MAURIZIO

JOLY

MICRONESIA (Stati federati di)

KACZMAREK

MOZAMBICO

KORHOLA

NAMIBIA

KUHN

NAURU (Repubblica di)

LEGUTKO

NIGER

LE PEN

NIGERIA

LÓPEZ AGUILAR

NIUE

McMILLAN-SCOTT

PALAU

MANDERS

REPUBBLICA CENTRAFICANA

MARTIN

REPUBBLICA DOMINICANA

MARTÍNEZ MARTÍNEZ

SAINT KITTS E NEVIS

MATO ADROVER

SAINT LUCIA

MAYER

SAINT VINCENT E GRENADINE

MITCHELL

SAMOA

MOREIRA

SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

NEDELCHEVA

SENEGAL

NEUSER

SEYCHELLES

ROSSI

SIERRA LEONE

SCHLYTER

SOMALIA

SCHMIDT

SUDAFRICA

SCHNELLHARDT

SUDAN

SCICLUNA

SWAZILAND

SENYSZYN

TANZANIA

SPERONI

TIMOR ORIENTALE

STRIFFLER

TOGO

STURDY

TONGA

TIROLIEN

TRINIDAD E TOBAGO

TOIA

TUVALU

VLASÁK

UGANDA

WIELAND

VANUATU

ZANICCHI

ZAMBIA

ZIMMER

COMMISSIONE PER GLI AFFARI POLITICI

Membri ACP

Membri PE

IBOVI (REPUBBLICA DEL CONGO), Copresidente

CASA, Copresidente

JOAZILE (HAITI), VP

KORHOLA, VP

PAPUA NUOVA GUINEA, VP

CASTEX, VP

DE SOUSA (ANGOLA)

ALFONSI

BELIZE

BEARDER

ALA (BENIN)

CALLANAN

AMON-AGO (COSTA D'AVORIO)

CASINI

NAIB (ERITREA)

DE KEYSER

TOGA (ETIOPIA)

DE MITA

FIGI

DURANT

ROGOMBE (GABON)

FERREIRA, Elisa

FUSEINI (GHANA)

GAHLER

ROBERTS (GRENADA)

GRIESBECK

GUINEA

HANNAN

RAMOTAR (GUYANA)

HÄNDEL

RASMUSSEN (ISOLE COOK)

KACZMAREK

KAMAR (KENYA)

LE PEN

LIBERIA

MANDERS

NIUE

MARTÍNEZ MARTÍNEZ

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

MOREIRA

SAINT VINCENT E GRENADINE

NICHOLSON

SIBHILDA (SUDAFRICA)

ROITHOVÁ

MPOROGOMYI (TANZANIA)

SCOTTA'

TOGO

SPERONI

ITALELI (TUVALU)

STRIFFLER

MLOTSHWA (ZIMBABWE)

WIELAND

COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ECONOMICO, LE FINANZE E IL COMMERCIO

Membri ACP

Membri PE

BOTSWANA, Copresidente

CARVALHO, Copresidente

LUTUNDULA (REP. DEM. DEL CONGO), VP

LEGUTKO, VP

NIGERIA, VP

ALVES, VP

BARBADOS

ARIF

MANIRAKIZA (BURUNDI)

BOVÉ

GIAMAICA

BULLMANN

GUINEA EQUATORIALE

CASPARY

MAFURA (LESOTHO)

ENGEL

IMBARCAOUANE (MALI)

FORD

MAURITANIA

GOERENS

MICRONESIA (Stati federati di)

GUERRERO SALOM

MUSHELENGA (NAMIBIA)

HOARAU

PALAU

JENSEN

POLISI (RUANDA)

KUHN

SAINT KITTS E NEVIS

MATO ADROVER

JEAN-MARIE (SAINT LUCIA)

MAYER

SOLAMALEMALO KENETI (SAMOA)

MARTIN

SAO TOME E PRINCIPE

McMILLAN-SCOTT

SALL (SENEGAL)

MICHEL

WILLIAM (SEYCHELLES)

MITCHELL

BUNDU (SIERRA LEONE)

SCHLYTER

MUSA (SUDAN)

ŠŤASTNÝ

TONGA

SCICLUNA

TRINIDAD E TOBAGO

STURDY

MUGAMBE (UGANDA)

TIROLIEN

MILUPI (ZAMBIA)

ZANICCHI

COMMISSIONE PER GLI AFFARI SOCIALI E L'AMBIENTE

Membri ACP

Membri PE

VANUATU, Copresidente

RIVASI, Copresidente

SITHOLE (MOZAMBICO), VP

BAUER, VP

MAURIZIO, VP

NEDELCHEVA, VP

ANTIGUA E BARBUDA

CHRISTENSEN

BAHAMAS

COELHO

TAPSOBA (BURKINA FASO)

DELVAUX

HAMATOUKOUR (CAMERUN)

DE SARNEZ

CAPO VERDE

ESTARAS FERRAGUT

DARBO (CIAD)

FERREIRA, João

COMOROS

HALL

DOMINICA

HAUG

BALDEH (GAMBIA)

JADOT

ATTEYEH (GIBUTI)

JOLY

GUINEA-BISSAU

KLASS

ISOLE MARSHALL

LÓPEZ AGUILAR

ISOLE SALOMONE

McAVAN

KIRIBATI

NEUSER

NORBERT RICHARD (MADAGASCAR)

OUZKÝ

AIPIRA (MALAWI)

RONZULLI

NAURU

ROSSI

HAMA (NIGER)

SCHMIDT

REPUBBLICA DOMINICANA

SCHNELLHARDT

SOMALIA

SENYSZYN

RODGERS (SURINAME)

TOIA

HLOPE (SWAZILAND)

VLASÁK

TIMOR ORIENTALE

ZIMMER


ALLEGATO II

LISTA DI PRESENZA DELLA SESSIONE DEL 30 NOVEMBRE - 3 DICEMBRE A LUANDA (ANGOLA)

RASMUSSEN (Isole Cook), Copresidente

MICHEL, Copresidente

DE SOUSA (Angola) (VP)

ALFONSI (3)  (4)  (5)

DAYORI (Benin)

ARIF (VP)

MOTLHALE (Botswana) (VP)

ATTARD MONTALTO (in sostituzione di SCICLUNA) (2)  (4)  (5)

TAPSOBA (Burkina Faso) (VP)

BASTOS (in sostituzione di CARVALHO)

MANIRAKIZA (Burundi)

BEARDER

HAMATOUKOUR (Camerun)

BINEV (in sostituzione di McMILLAN) (2)  (3)

DARBO (Ciad)

CALLANAN

IBOVI (Congo, Repubblica del) (VP)

CASTEX

LUTUNDULA (Congo, Repubblica democratica del) (VP)

CASHMAN (in sostituzione di TOIA)

AMON-AGO (Costa d'Avorio)

CZARNECKI (in sostituzione di LEGUTKO) (2)  (3)  (4)

NAIB (Eritrea)

CHRISTENSEN

TOGA (Etiopia) (VP)

DURANT

ROGOMBE (Gabon)

ENGEL

BALDEH (Gambia)

FERREIRA, João

FUSEINI (Ghana)

FOX (in sostituzione di STURDY) (2)  (3)

ATTEYEH (Gibuti)

GAHLER

ROBERTS (Grenada)

GIRLING (in sostituzione di FORD)

RAMOTAR (Guyana) (VP)

GOEBELS (in sostituzione di BULLMANN)

JOAZILE (Haiti)

GOMES (in sostituzione di MOREIRA)

KAMAR (Kenya)

GUERRERO SALOM (2)  (3)

MAFURA (Lesotho)

GURMAI (in sostituzione di DE KEYSER)

AIPIRA (Malawi)

HAUG

ASSARID IMBARCAOUANE (Mali)

HOARAU (VP)

OULD GUELAYE (Mauritania)

JÄÄTTEENMÄKI (in sostituzione di JENSEN)

SITHOLE (Mozambico)

JOLY

MUSHELENGA (Namibia)

KACZMAREK

ABDULLAHI (Nigeria)

KASTLER (in sostituzione di CASPARY) (2)  (3)

DEKENA (Papua Nuova Guinea)

KORHOLA (2)  (3)  (4)

POLISI (Ruanda) (VP)

LEINEN (in sostituzione di FERREIRA, Elisa) (2)

SKERRITT-ANDREW (Saint Kitts e Nevis) (1)

McAVAN (VP)

JEAN-MARIE (Saint Lucia)

MARTIN (2)

STRAKER (Saint Vincent e Grenadine)

MARTÍNEZ MARTÍNEZ

SOLAMALEMALO (Samoa)

MAYER

SALL (Senegal)

MIGALSKI (in sostituzione di VLASÁK)

WILLIAM (Seychelles)

MITCHELL

BUNDU (Sierra Leone)

NEDELCHEVA

MANAMELA (Sudafrica)

NEUSER

MUSA (Sudan)

PONGA (in sostituzione di DE MITA)

RODGERS (Suriname) (VP)

RINALDI (in sostituzione di GRIESBEEK) (2)  (3)  (4)

HLOPHE (Swaziland)

RIVASI (VP)

MPOROGOMYI (Tanzania)

ROITHOVÁ (VP)

ITALELI (Tuvalu)

RONZULLI (VP)

MUGAMBE (Uganda)

SARGENTINI (in sostituzione di JADOT)

MILUPI (Zambia)

SCHMIDT

HLONGWANE (Zimbabwe)

SCHNELLHARDT

 

SENYSZYN

 

SPERONI (2)  (3)  (4)

 

STRIFFLER

 

THEOCHARUS (in sostituzione di KUHN)

 

TIROLIEN

 

WŁOSOWICZ (in sostituzione di HANNAN)

 

ZANICCHI (2)  (3)  (4)

 

ZIMMER

OSSERVATORI:

CUBA

MARICHAL

MADAGASCAR

RAHARINAIVO

NAIKA

RABENANTOANDRO

RASENDRAHASINE

RANDRIANJATOVO

MAHAZAKA

NORBERT RICHARD

NIGER

HAMA

BEN OMAR

LAMINE

SEYDOU

GUINEA EQUATORIALE

DOUGAN MALABO

MODU AKUSE BINDANG

Partecipano alla riunione anche:

ANGOLA

PINTO

JOAQUIM

IZATA

SAMY

PAIVA

KABANGO

MOREIRA

CARVALHO

SIMBRÃO

BELIZE

GRANT

BENIN

ALIA

SEIDOU ADAMBI

BURKINA FASO

OUEDRAOGO

NABA/OUBA

BURUNDI

BARADANDIKANYA

NDIZEYE

CAMERUN

AWUDU MBAYA

OWONA KONO

KOMBO

CONGO (Repubblica del)

EPOUMA

MOUYECKET

CONGO (Repubblica democratica del)

LUONO KIMBANGA

OTSHUMAMPITA ALOKI

MAYISHA

MOLEKO

DOMINICA

KNIGHTS

ETIOPIA

ALI

ABERA

AHMEDIN

GABON

MELIGHE

NGOYO MOUSSAVOU

ANGWE ABOUGHE

GHANA

KUMI

GIBUTI

ABDI

HAITI

BEAUPLAN

KENYA

KOMBO

MALI

CISSE

SYLLA

MAURITANIA

KAMARA

NIGERIA

AKWASHIKI

BARAYA

ADEFIDIPE

RUANDA

AYINKAMIYE

SENEGAL

EL WALY DIOP

SOW

SIERRA LEONE

BUYA

JUMU

SUDAFRICA

SIBHIDLA

DAVIDSON

SUDAN

JERVASE YAK

ALLOBA

ABDEL HALIM

SURINAME

SITAL

RATHIPAL

UGANDA

ATIM

OGWAL

DOMBO

KATENKA-APULI

ZIMBABWE

MNKANDHLA

MLOTSHWA

 

CONSIGLIO ACP-UE

KAZEMBE, Ministro dell'industria e del commercio (Malawi), Presidente in carica del Consiglio ACP

CARLSSON, Ministro dello sviluppo (Svezia), Presidente in carica del Consiglio dell'UE

COMMISSIONE EUROPEA

DE GUCHT, commissario responsabile per lo sviluppo e gli aiuti umanitari

MANSERVISI, direttore generale, DG Sviluppo

UA

ANNADIF

Commissione degli ambasciatori ACP

NDISALE, Presidente

UNHCR

KIMBIMBI

CESE

JAHIER

MAKEKA

ANTAL

DANTIN

CTA

BOTO

BURGUET

NEUN

ECOWAS

KESSIE

OSEI-MENSAH

ASADU

OUSMANE

SEIBOU

DIOUF

DELGADO

SEGRETARIATO ACP

KAPUTIN, cosegretario generale

SEGRETARIATO UE

NICKEL, cosegretario generale


(1)  Paese rappresentato da un non parlamentare.

(2)  Presente il 30 novembre 2009

(3)  Presente il 1o dicembre 2009

(4)  Presente il 2 dicembre 2009

(5)  Presente il 3 dicembre 2009


ALLEGATO III

ALLEGATO DELLA SEDUTA DI LUNEDÌ 30 NOVEMBRE 2009

Accreditamento dei delegati non parlamentari

SAINT KITTS E NEVIS

S.E. Shirley SKERRITT-ANDREW

Ambasciatrice di Saint Kitts e Nevis a Bruxelles


ALLEGATO IV

RISOLUZIONI APPROVATE

sulla governance globale e la riforma delle organizzazioni internazionali (ACP-EU/100.587/09/def.)

sull'impatto della crisi finanziaria sugli Stati ACP (ACP-EU/100.510/09/def.)

sull'integrazione sociale e culturale e la partecipazione dei giovani (ACP-EU/100.504/09/def.)

sul cambiamento climatico (ACP-EU/100.613/09/def.)

sulla situazione in Madagascar (ACP-EU/100.624/09/def.)

dichiarazione di Luanda sulla seconda revisione dell'accordo di partenariato ACP-UE (accordo di Cotonou)

RISOLUZIONE (1)

sulla governance globale e la riforma delle organizzazioni internazionali

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009,

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del suo regolamento,

visto l'esito delle riunioni del G20 svoltesi a Londra e a Pittsburgh rispettivamente nell'aprile e nel settembre 2009,

vista la comunicazione della Commissione europea, dell'aprile 2009, intitolata «Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi» (2),

vista la relazione Larosière, del febbraio 2009, concernente la vigilanza sul settore finanziario nell'UE,

vista la relazione della Banca mondiale intitolata «Global Development Finance 2009: Charting a Global Recovery»,

viste le conclusioni della Conferenza delle Nazioni Unite sulla crisi finanziaria ed economica mondiale e il suo impatto sullo sviluppo, svoltasi dal 24 al 26 giugno 2009 a New York,

vista la relazione della commissione per gli affari politici (ACP-EU/100.587/09/def.),

A.

considerando che il mondo deve ora affrontare crisi finanziarie, economiche, alimentari, energetiche e ambientali senza precedenti,

B.

considerando che, sebbene tali crisi abbiano origine nelle nazioni industrializzate, ne sono colpiti più duramente i paesi in via di sviluppo,

C.

considerando che l'architettura della governance mondiale, che risale al periodo coloniale postbellico, rispecchia ancora l'equilibrio geopolitico del secolo scorso e non è più adeguata alle realtà di un pianeta globalizzato,

D.

considerando che occorre riformare radicalmente le istituzioni politiche e finanziarie mondiali onde renderle più efficaci, più trasparenti, più rappresentative e più legittime,

E.

considerando che gli eccessi più deleteri della deregolamentazione, del capitalismo neoliberista e del fondamentalismo liberista hanno contribuito a mandare in rovina il sistema finanziario mondiale, a distruggere milioni di posti di lavoro e ad aumentare la povertà,

F.

considerando che lo Stato ha la responsabilità di promuovere la stabilità e la crescita sostenibile a favore dei poveri e di garantire che la ricchezza generata sia distribuita tra i molti e non tra i pochi, ed è pertanto necessario che svolga un ruolo di regolamentazione e vigilanza sui mercati e di ridistribuzione nell'economia,

G.

considerando che il rifiuto del multilateralismo da parte di alcune nazioni in anni recenti ha portato al confronto, al conflitto e allo scontro interculturale,

H.

considerando che occorre reagire per fermare il cambiamento climatico, onde prevenire danni ambientali devastanti e le relative gravi conseguenze a livello economico e sociale,

I.

considerando che i governi delle nazioni prospere hanno mobilitato migliaia di miliardi per salvare le istituzioni finanziarie, ma alcuni di essi stanno ritrattando gli impegni presi in ordine agli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM),

J.

considerando che soltanto l'1,6 % dei nuovi prestiti concessi dal Fondo monetario internazionale successivamente al vertice G20 di Londra è andato all'Africa subsahariana,

K.

considerando che gli Stati ACP sono fortemente sottorappresentati in seno a istituzioni quali la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

L.

considerando che le donne sono parimenti sottorappresentate nelle strutture della governance,

M.

considerando che il deflusso – sotto forma di fuga illecita – di capitali dai paesi in via di sviluppo, agevolato in ampia misura dai paradisi fiscali e dal segreto bancario, è stato stimato a 350-600 miliardi di euro l'anno,

N.

considerando che gli aiuti dei paesi OCSE agli agricoltori poveri ammontano all'1 % dei loro sussidi agricoli,

O.

considerando che uno dei compiti precipui della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (FMI) è ridurre la povertà,

P.

considerando che la Banca mondiale e il FMI continuano ad applicare ai loro prestiti criteri di condizionalità economica e politica,

Q.

considerando che il G20, che è diventato il principale forum della cooperazione economica internazionale, è più ampio del G8, ma cionondimeno esclude l'85 % della popolazione mondiale,

R.

considerando che il Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE (DAC) è un forum di governi donatori, mentre il nuovo Forum sulla cooperazione allo sviluppo nasce sotto l'egida dell'ONU e offre ai paesi in via di sviluppo possibilità di espressione e di titolarità,

S.

considerando che è urgente ed essenziale ricostruire la fiducia della società nell'architettura della governance globale,

Governance globale – rappresentanza e partecipazione più eque e democratiche per le nazioni in via di sviluppo

1.

invita la comunità internazionale a rendere le istituzioni mondiali più rappresentative, democratiche e partecipative, consentendo alle nazioni in via di sviluppo, in particolare in Africa, di avere maggiore influenza e di godere di una maggiore capacità decisionale;

2.

chiede al G20 di invitare i membri del G77 al tavolo dei negoziati;

3.

accoglie con favore l'impegno del G20 di Pittsburgh di spostare quote-parte del FMI verso i mercati emergenti più dinamici e i paesi in via di sviluppo; ribadisce la necessità di diritti di voto più equi per le economie in via di sviluppo ed emergenti in seno al consiglio esecutivo del FMI e al consiglio dei governatori della Banca mondiale; chiede, pertanto, l'adozione di un nuovo sistema di votazione a doppia maggioranza basato sul principio «un membro, un voto» oltre che sull'importanza economica;

4.

chiede la revoca del diritto di veto degli Stati Uniti in seno al FMI e alla Banca mondiale;

5.

ribadisce la necessità che il G20 mantenga il proprio impegno per procedure aperte, trasparenti e meritocratiche per la nomina degli alti dirigenti di tutte le istituzioni finanziarie internazionali;

6.

esorta il Consiglio di sicurezza dell'ONU ad ampliare il numero dei suoi membri;

Governance economica — imparare la lezione del passato recente

7.

chiede alla comunità internazionale di garantire un quadro regolamentare più rigoroso, più trasparente e più affidabile per i mercati finanziari mondiali, con una maggiore vigilanza, come richiesto dal G20;

8.

caldeggia energicamente l'idea di una riforma del FMI che gli consenta di potenziare il proprio ruolo di vigilanza e controllo e di lanciare un allarme precoce nel caso di squilibri del mercato mondiale o di rischi a livello macroeconomico;

9.

invita tutti gli attori coinvolti a garantire un migliore coordinamento tra le istituzioni di Bretton Woods, il G20 e le banche regionali di sviluppo;

10.

esorta i membri del G20, l'UE e i paesi ACP ad adottare azioni tempestive volte a smantellare i paradisi fiscali e a combattere il segreto bancario, intensificando la cooperazione internazionale, lo scambio automatico di informazioni, l'applicazione di norme di rendicontazione «paese per paese» per le società multinazionali e il potenziamento delle capacità dei paesi colpiti dalla fuga di capitali; attende le contromisure promesse dal G20 contro i paradisi fiscali dal 2010;

11.

esorta i governi a porre un tetto alla remunerazione dei dirigenti per evitare livelli osceni di retribuzioni, e a regolare i regimi di incentivazione nel settore finanziario che minacciano la stabilità del sistema; accoglie con favore il sostegno del G20 di Pittsburgh al fine di accrescere la stabilità finanziaria e di allineare compensazioni e retribuzioni alla creazione di valore a lungo termine e non all'assunzione di rischi eccessivi;

Multilateralismo – essenziale per far fronte alle sfide globali

12.

invita tutti gli Stati a sostenere senza riserve il multilateralismo e il sistema dell'ONU;

13.

raccomanda di considerare il Forum sulla cooperazione allo sviluppo dell'ONU, unitamente al Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE, come i due forum di più alto livello per la cooperazione allo sviluppo e per l'analisi e il monitoraggio delle tendenze mondiali in materia di aiuti, compreso il programma sull'efficacia degli aiuti;

14.

plaude alla decisione degli Stati Uniti di aderire nuovamente al Consiglio dei diritti umani dell'ONU, occupando finalmente il seggio di sua pertinenza; invita l'UE, i paesi ACP e gli altri partner a garantire che il Consiglio difenda tutte le vittime di violazioni dei diritti umani;

Aiuti e scambi commerciali

15.

si rallegra che il G20 si sia impegnato a erogare 1.100 miliardi di dollari USA per ridare impulso all'economia mondiale, ma deplora che solo una piccola parte sia destinata ai paesi più poveri; mette in guardia contro il rischio di paralizzare i paesi in via di sviluppo con nuovi debiti onerosi;

16.

chiede agli Stati membri dell'UE di tenere fede ai propri impegni in materia di aiuti per conseguire gli OSM;

17.

riconosce l'importanza degli scambi commerciali, ma sottolinea che il libero mercato non offre, di per sé, la garanzia di porre fine alla povertà;

18.

esorta tutti i membri dell'OMC ad adoperarsi affinché il ciclo di negoziati di Doha sullo sviluppo abbia un esito equo, che metta un freno al protezionismo e nel contempo rispecchi le differenti capacità e i diversi livelli di sviluppo esistenti tra le economie più forti e quelle più deboli, e che consenta agli Stati ACP di tutelare le loro industrie più vulnerabili;

19.

invita l'UE, nel quadro degli accordi di partenariato economico (APE), a rispettare quei paesi ACP che decidono di non aderire a un APE completo, oppure optano per la rinegoziazione delle parti controverse degli APE interinali; ribadisce che l'APP dovrebbe svolgere un ruolo a pieno titolo in tutte le strutture di controllo degli APE previste a livello parlamentare;

20.

invita l'UE a ridurre in modo sostanziale i sussidi all'agricoltura e ad eliminare radicalmente i sussidi alle esportazioni agricole;

21.

chiede all'UE di rispettare i propri impegni in termini di aiuti al commercio e di continuare a sostenere le capacità commerciali dei paesi ACP;

Questioni sociali e ambientali

22.

invita la comunità internazionale ad applicare norme rigorose in materia di tutela sociale e ambientale e di diritti dei lavoratori, compreso il programma per un lavoro dignitoso (come definito dall'Organizzazione internazionale del lavoro – OIL), e a sostenere i paesi in via di sviluppo nell'applicazione di tali norme;

23.

invita tutti i governi a rispettare il diritto alla libera contrattazione e ai contratti collettivi e a garantire il diritto di sciopero di cui alla costituzione dell'OIL;

24.

esorta l'ONU a integrare in tutti i suoi programmi l'uguaglianza di genere e l'emancipazione femminile;

25.

invita l'ONU a rafforzare l'ECOSOC, con l'obiettivo di trovare soluzioni durevoli a problemi di natura economica, sociale, occupazionale, culturale e sanitaria;

26.

invita la Banca mondiale ad attribuire maggiore priorità ai temi dello sviluppo, al cambiamento climatico e alla promozione della salute e dell'istruzione, in linea con le conclusioni del G20 di Pittsburgh;

27.

esorta tutti i governi che in dicembre parteciperanno al vertice di Copenaghen sul clima a realizzare l'obiettivo ambizioso, equo e sostenibile, di un accordo che suddivida equamente l'onere tra le nazioni industrializzate e quelle in via di sviluppo e tenga conto dei differenti gradi di responsabilità dei vari paesi per il cambiamento climatico;

28.

sollecita gli Stati membri dell'UE a rispettare i loro impegni nel quadro del G20 di assistere i paesi in via di sviluppo nella lotta al cambiamento climatico; insiste sul fatto che detti finanziamenti debbono essere supplementari rispetto agli aiuti allo sviluppo esistenti;

29.

invita l'UE a investire massicciamente nella ricerca, nell'istruzione e nell'ambiente e ad aumentare i trasferimenti di fondi e di tecnologia verso i paesi in via di sviluppo;

Un ruolo per i parlamenti

30.

chiede a tutti gli Stati di favorire un maggiore controllo parlamentare al fine di rendere l'azione dei governi più trasparente, più democratica, più verificabile e più efficace;

31.

invita l'ONU e l'OMC a conferire maggiore priorità al contributo parlamentare;

Coinvolgere la società civile

32.

invita i responsabili delle politiche, in particolare nei paesi ACP, a collaborare con la società civile e a fornire alle sue organizzazioni (CSO) le risorse di base per poter operare;

33.

incarica i suoi Copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio dei Ministri ACP-UE, alla Commissione dell'Unione africana, al Parlamento panafricano come pure ai parlamenti nazionali e regionali dei paesi ACP, alla Commissione europea, all'ONU e alle organizzazioni regionali, alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale e all'Organizzazione mondiale del commercio nonché alla Presidenza dell'UE e alla Presidenza dell'Unione africana.

RISOLUZIONE (3)

sull'impatto della crisi finanziaria sugli Stati ACP

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009,

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del suo regolamento,

visti gli obiettivi dell'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 (accordo di Cotonou) e le relative modifiche,

visti gli obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite (OSM), in particolare l'impegno a istituire un partenariato mondiale per lo sviluppo, e viste le conclusioni e le raccomandazioni della riunione ad alto livello delle Nazioni Unite svoltasi a New York il 25 settembre 2008,

viste la relazione del 2009 del gruppo di riflessione delle Nazioni Unite sui ritardi accumulati nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio, intitolata «Strengthening the Global Partnership for Development in a Time of Crisis» (Rafforzamento del partenariato mondiale per lo sviluppo in tempo di crisi), e la relazione del 2009 sugli OSM,

visto il consenso di Monterrey, adottato dalla conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul finanziamento dello sviluppo del 21 e 22 marzo 2002, e vista la dichiarazione di Doha sul finanziamento dello sviluppo, adottata il 2 dicembre 2008 dalla successiva conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo per il riesame della messa in pratica del consenso di Monterrey,

vista la dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti del 2 marzo 2005 e visto il piano d'azione di Accra adottato dal forum ad alto livello di Accra sull'efficacia degli aiuti, svoltosi dal 2 al 4 settembre 2008,

viste le dichiarazioni del G20 a conclusione della riunione sulla crisi finanziaria tenutasi a Washington il 15 novembre 2008 e dei vertici di Londra del 2 aprile 2009 e di Pittsburgh del 24-25 settembre 2009,

visto l'appello del Presidente della Banca mondiale, Robert B. Zoellick, che invita i paesi sviluppati a destinare lo 0,7 % dei rispettivi pacchetti di incentivi a un «Fondo di vulnerabilità» a favore dei paesi in via di sviluppo (4),

vista la relazione del Fondo monetario internazionale sulle conseguenze della crisi finanziaria globale per i paesi a basso reddito («The implications of the Global Financial Crisis for Low-Income Countries») del marzo 2009,

vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni intitolata «Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi», dell'8 aprile 2009 (5),

vista la relazione della commissione per lo sviluppo economico, le finanze e il commercio (ACP-EU/100.510/09/def.),

A.

considerando che il sistema economico e finanziario globale è caratterizzato da una crescente interdipendenza tra tutti i paesi del mondo,

B.

considerando che la crisi finanziaria ed economica ha avuto origine nei centri finanziari come New York e Londra, e che gli Stati ACP non sono responsabili della crisi economica e finanziaria, ma ne subiscono piuttosto le conseguenze,

C.

considerando che la crisi finanziaria ed economica è il risultato di un crescente allontanamento fra la creazione di valore aggiunto mondiale, il risparmio effettivo e una sfera finanziaria che evolve sempre di più in direzione di un universo virtuale e speculativo, essenzialmente caratterizzato da un processo infinito e incontrollato di creazione di prodotti derivati a partire da altri prodotti derivati,

D.

considerando che, secondo la relazione del FMI recentemente pubblicata sulle conseguenze della crisi finanziaria globale per i paesi a basso reddito, la crisi aumenterà le esigenze di finanziamento di tali paesi di almeno 25 miliardi di dollari USA nel 2009 e che, con ogni probabilità, l'Africa subsahariana sarà colpita in modo particolarmente duro,

E.

considerando che il restringimento del finanziamento commerciale dall'inizio della crisi finanziaria delinea, per i paesi in via di sviluppo, un crollo fra i 100 e i 300 miliardi di dollari USA, al quale si sono aggiunti gli effetti nefasti delle nuove restrizioni commerciali in numerosi paesi, nonché lo stallo dei negoziati commerciali nel quadro del programma di Doha per lo sviluppo,

F.

considerando che i paesi ACP dipendono dai proventi derivanti dalle esportazioni dei prodotti di base, che rappresentano il 50 % delle loro riserve di cambio, e considerando che la crisi ha determinato un crollo dei proventi derivanti dalle esportazioni per molti paesi in via di sviluppo, dei trasferimenti di fondi a questi paesi, degli investimenti esteri diretti e dell'aiuto pubblico allo sviluppo,

G.

considerando che, tra altri fattori, i prezzi elevati dei combustibili e delle derrate alimentari importati, unitamente alla scarsa domanda di beni di esportazione che ha ridotto importanti fonti di reddito, hanno ostacolato la capacità di molti paesi in via di sviluppo di saldare il loro debito estero,

H.

considerando che l'impatto della crisi economica e finanziaria sui paesi ACP ha interrotto un ciclo di crescita economica continua iniziato nel 2004 e mette pertanto in pericolo i progressi realizzati, così come il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio,

I.

considerando che, secondo le stime delle Nazioni Unite, mancano ancora 35 miliardi di dollari USA l'anno ai contributi dei donatori rispetto alle promesse fatte nel 2005 sui flussi annui di aiuti dal G8 di Gleneagles e 20 miliardi di dollari USA l'anno rispetto agli aiuti all'Africa,

J.

considerando che la conferenza di Doha sul finanziamento dello sviluppo si è concentrata su questioni riguardanti lo sviluppo a medio termine, pur individuando una serie di obiettivi rispetto alle riforme fondamentali, sottolineando la necessità di un approccio integrato per gli aspetti economici, sociali e ambientali dello sviluppo e riconoscendo la diversità delle situazioni nazionali,

K.

considerando che l'architettura finanziaria internazionale presenta dei punti deboli che necessitano di riforme affinché essa aumenti la propria rappresentatività ed efficacia,

L.

considerando che i paesi economicamente sviluppati hanno attuato una serie di misure in reazione alla crisi, a livello multilaterale, europeo e nazionale, e che, in particolare, la risposta del G20, articolata su misure a breve termine e riforme strutturali, attribuisce importanza prioritaria al ripristino del funzionamento dei mercati finanziari e ai meccanismi per aumentare la fiducia verso tali mercati, affrontando solo sommariamente le esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo e le altre grandi sfide connesse alla risoluzione della crisi economica (sicurezza alimentare, cambiamento climatico, tutela della biodiversità, accesso alle risorse energetiche, e accesso all'acqua potabile e per uso domestico nonché destinata ai settori produttivi),

M.

considerando che i paesi ACP non sono tutti colpiti allo stesso modo dalla crisi economica e finanziaria e che le disparità si basano su criteri quali: il grado di apertura al commercio estero, la dipendenza dai proventi derivanti dalle esportazioni, le riserve finanziarie e il dinamismo dei mercati nazionali e regionali,

N.

considerando, tuttavia, che i paesi ACP sono più vulnerabili alle variabili esogene e che, secondo le stime della Banca mondiale, in termini generici una riduzione della crescita mondiale dell'1 % farebbe precipitare altri 20 milioni di persone in uno stato di povertà, poiché una tale diminuzione della crescita mondiale potrebbe mettere a rischio i progressi realizzati nell'ultimo decennio in materia di sviluppo, e in particolare i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio,

O.

considerando che l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) stima che attualmente il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è arrivato a un miliardo e che il totale è aumentato di 100 milioni a causa della crisi finanziaria mondiale (6),

P.

considerando che fra i rischi per i paesi ACP derivanti dalla crisi figurano:

un rallentamento degli scambi commerciali fra l'UE e i paesi ACP e la conseguente diminuzione per tali paesi dei proventi derivanti dalle esportazioni, e quindi l'emergere di difficoltà per il saldo degli interessi sui debiti,

le restrizioni sul credito, che determinano un calo del potere d'acquisto e adeguamenti in termini di produzione, occupazione e redditi connessi,

una diminuzione dei flussi d'investimento privati (investimenti diretti esteri, investimenti di portafoglio),

una riduzione delle rimesse dei lavoratori migranti verso i loro paesi di origine,

una diminuzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo (ODA),

Q.

considerando che sono diminuiti i prezzi delle risorse naturali, riducendo una delle principali fonti di reddito dei paesi ACP,

R.

considerando che i paesi ACP non sono in grado di ricevere denaro sotto forma di titoli sovrani,

1.

ricorda che il partenariato fra l'UE e i paesi ACP deve rispettare la lettera e lo spirito dell'accordo di Cotonou e sottolinea che l'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo decisivo nel mitigare gli effetti immediati e a lungo termine della crisi sui paesi ACP, considerata anche la sua posizione di primario partner commerciale degli Stati ACP, di principale fonte delle rimesse dei lavoratori migranti, di maggior fornitore di investimenti privati e di primo donatore a livello mondiale di aiuti pubblici allo sviluppo;

Garantire una risposta decisa e rapida alla crisi nei paesi ACP

2.

sollecita i paesi donatori a considerare seriamente, in maniera coordinata e coerente, gli effetti della crisi sui paesi ACP, in osservanza dei principi stabiliti nella dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti e ribaditi nel piano d'azione di Accra, e in conformità delle promesse sul finanziamento allo sviluppo formulate a Monterrey e riaffermate in occasione della Conferenza di Doha e dei vari vertici del G20;

3.

esorta, più specificamente, i paesi del G20 a onorare gli impegni assunti nei confronti dei paesi in via di sviluppo in occasione dei vertici sulla crisi finanziaria svoltisi a Washington il 15 novembre 2008, a Londra il 2 aprile 2009 e a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009;

4.

ribadisce l'importanza degli obiettivi di sviluppo del Millennio nella lotta alla povertà e chiede il rispetto e l'adempimento degli impegni degli Stati membri dell'Unione europea di aumentare l'aiuto pubblico allo sviluppo portandolo allo 0,56 % del reddito nazionale lordo entro il 2010 e allo 0,7 % entro il 2015; chiede l'assunzione di nuovi impegni secondo ambiziosi calendari pluriennali, allo scopo di poter misurare il graduale aumento dei bilanci destinati all'aiuto allo sviluppo;

5.

incoraggia i paesi donatori e i paesi ACP a destinare la spesa a breve e medio termine agli strati più poveri della popolazione e ai settori chiave (sanità, istruzione, agricoltura e infrastrutture rurali, creazione di occupazione, acqua potabile e per usi produttivi), nonché alla creazione e al mantenimento di sistemi di protezione sociale e reti di sicurezza adeguati; sottolinea l'importanza di tali misure, vista l'impossibilità di finanziare pacchetti di ripresa nei paesi ACP e la necessità di rendere disponibili le risorse in tempi molto rapidi;

6.

mette in evidenza che questo tipo di spesa è quello maggiormente penalizzato in tempi di crisi, pur essendo il più sostenibile a livello finanziario e il più proficuo nel breve, medio e lungo termine, e nonostante la sua potenziale capacità di produrre un effetto anticiclico;

7.

sollecita i paesi donatori a sfruttare questa crisi senza precedenti come catalizzatore per esplorare ulteriormente le possibilità esistenti in termini di fonti di finanziamento per lo sviluppo supplementari e innovative, come una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, e per identificarne di nuove, allo scopo di consentire ai paesi in via di sviluppo di diversificare le proprie fonti di reddito e di attuare programmi di spesa più efficaci, concreti e funzionali;

8.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ricchi a cancellare il debito estero di tutti i paesi che si sono impoveriti, senza imporre gravose condizioni di politica economica; sottolinea che presumibilmente sono addirittura 60 i paesi che hanno bisogno di una totale cancellazione del debito per avere almeno una possibilità di raggiungere gli OSM; si compiace dell'iniziativa già adottata da molti paesi dell'UE che hanno cancellato il debito dei paesi in via di sviluppo, ma esprime il timore che tali misure di cancellazione del debito abbiano fatto aumentare artificialmente i dati relativi agli aiuti dell'UE;

9.

sottolinea, in particolare, i benefici connessi all'impiego delle tecniche di microfinanziamento, in termini economici a livello locale e anche in termini di coinvolgimento della popolazione, specialmente delle donne, nello sviluppo;

10.

invita le istituzioni finanziarie internazionali (IFI), comprese le banche multilaterali di sviluppo, a sostenere i paesi in via di sviluppo per aiutarli a superare la crisi attuale, a ripristinare la crescita, a potenziare la loro capacità commerciale e di mercato e a ristabilire l'accesso al credito e ai flussi di capitali privati;

11.

invita i paesi sviluppati a garantire che le istituzioni finanziarie internazionali dispongano di risorse sufficienti per svolgere appieno il loro ruolo;

12.

invita i paesi ACP ad aumentare, nel loro stesso interesse, il buon governo e la trasparenza delle finanze nazionali per migliorare la prevedibilità, l'esecuzione e il controllo del bilancio; insiste sull'importanza del controllo parlamentare delle finanze pubbliche;

13.

rileva la necessità di una legislazione e di una regolamentazione adeguate per tutelare i paesi ACP, che sono i principali prestatari, contro i rapaci «fondi avvoltoio»;

14.

ricorda che la risposta alla crisi economica e finanziaria deve essere globale, che nessuna istituzione finanziaria, nessun segmento di mercato, nessuna giurisdizione devono sottrarsi alla regolamentazione o alla supervisione e che la trasparenza e la responsabilizzazione di tutti gli attori devono essere alla base di un nuovo modello di governance della finanza internazionale;

Misure strutturali per ridurre la vulnerabilità degli Stati ACP agli shock esogeni

15.

sottolinea che il commercio equo, la promozione degli investimenti nell'industria e nella produzione locale, l'imprenditorialità e l'innovazione, unitamente a mercati finanziari regolati in maniera efficace, rappresentano fattori fondamentali per la crescita economica, l'occupazione e la riduzione della povertà;

16.

invita gli Stati ACP a istituire un ambiente legislativo e regolamentare più sano in cui le imprese possano operare, al fine di attrarre maggiori investimenti privati, esteri e interni;

17.

sollecita gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi ACP a evitare la creazione di barriere protezionistiche nel commercio internazionale come reazione alla crisi economica;

18.

esorta gli Stati membri dell'Unione europea a valutare e ad applicare pienamente misure di carattere non finanziario che abbiano un impatto positivo sullo sviluppo dei paesi ACP, come in particolare il trasferimento delle tecnologie più moderne, in settori, tra cui la protezione ambientale, che favoriscano il potenziamento delle capacità e consentano lo sviluppo della ricerca e delle infrastrutture;

19.

sottolinea la necessità di rafforzare il processo di sviluppo e integrazione regionale tra gli Stati ACP e, in particolare, invita a tenere conto degli effetti della crisi sul loro sviluppo nei negoziati sugli accordi di partenariato economico (APE) tra gli Stati ACP e l'Unione europea e nella loro applicazione; ricorda che gli accordi di partenariato economico devono essere accompagnati dai nuovi finanziamenti promessi per gli aiuti al commercio, vale a dire 2 miliardi di euro l'anno entro il 2010;

20.

ricorda la necessità, accentuata dalla crisi economica, che gli Stati membri dell'Unione europea diano un'impostazione alla questione della migrazione che sia rispettosa dei diritti umani e coerente con gli obiettivi di sviluppo; i trasferimenti di fondi dei migranti verso i rispettivi paesi di origine, che hanno fortemente bisogno di capitali, devono essere agevolati e persino incoraggiati; analogamente, la dimensione sociale e culturale della migrazione, quale fattore d'integrazione, la tolleranza, gli scambi e la reciproca accettazione tra i popoli, devono essere valorizzate e acquisire maggiore importanza nell'applicazione dell'accordo di Cotonou;

21.

rileva l'urgente necessità di riformare la governance finanziaria internazionale, compresi l'architettura e il funzionamento del sistema finanziario, il che presuppone una completa ed equa integrazione dei paesi ACP negli organismi finanziari internazionali al fine di migliorarne la rappresentanza e, di conseguenza, riflettere la diversità degli interessi nazionali, regionali e internazionali con maggiore legittimità;

22.

invita i paesi ACP a favorire una maggiore integrazione dei loro parlamenti nell'ambito delle procedure decisionali, in particolare nella fase di elaborazione delle loro strategie di sviluppo;

23.

invita la comunità internazionale a concludere in maniera corretta e soddisfacente per tutte le parti il ciclo dei negoziati commerciali di Doha per lo sviluppo;

24.

è convinto che gli effetti della crisi sugli Stati ACP possano servire da stimolo per questi ultimi, incoraggiandoli ad investire nel settore agricolo in modo da garantire la sicurezza alimentare e il diritto alla sovranità alimentare nonché ad avviare un processo di riflessione sulla diversificazione della produzione e la trasformazione dei prodotti di base al fine di aumentare il valore aggiunto, il che migliorerebbe i termini di scambio e mitigherebbe la volatilità dei prezzi delle materie prime;

25.

incarica i suoi Copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio dei ministri ACP-EU, al Parlamento europeo, alla Commissione europea, alla Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, all'Unione africana, al Parlamento panafricano e ai parlamenti nazionali dei paesi ACP, alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale, alla FAO e alle banche di sviluppo regionali dei paesi ACP.

RISOLUZIONE (7)

sull'integrazione sociale e culturale e la partecipazione dei giovani

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009,

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del suo regolamento,

visto l'Accordo di partenariato ACP-UE firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 e riveduto a Lussemburgo il 25 giugno 2005, in appresso «accordo di Cotonou», in particolare gli articoli 9, 13, 26 e 27,

visti gli articoli 149, 150 e 177-181 del trattato che istituisce la Comunità europea,

visto l'articolo 13 del trattato CE sulla lotta alle discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali,

visto il Programma mondiale di azione per i giovani per l'anno 2000 e oltre («World Programme of Action for Youth to the Year 2000 and Beyond»), adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) il 7 novembre 1995,

visti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e il relativo protocollo opzionale, adottati il 13 dicembre 2006 presso la sede delle Nazioni Unite di New York,

vista la dichiarazione di Lisbona sulle politiche e i programmi per i giovani, adottata dalla Conferenza mondiale dei ministri responsabili per la gioventù svoltasi dall'8 al 12 agosto 1998 a Lisbona,

visto il piano d'azione per la gioventù di Braga, adottato dal Terzo forum mondiale della gioventù delle Nazioni Unite, svoltosi dal 2 al 7 agosto 1998 a Braga (Portogallo),

vista la Carta europea riveduta della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale, adottata dal Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa il 21 maggio 2003,

vista l'Agenda 21 della cultura, adottata dal Quarto forum di autorità locali per l'inclusione sociale di Porto Alegre, svoltosi l'8 maggio 2004 a Barcellona (Spagna),

visti la dichiarazione di Dakar sulla promozione delle culture e delle industrie culturali dei paesi ACP e il relativo piano d'azione, adottati dai Ministri della cultura degli Stati ACP in occasione della loro prima riunione, svoltasi nel 2004 a Dakar (Senegal),

vista la risoluzione di Santo Domingo, adottata dai Ministri della cultura degli Stati ACP in occasione della loro seconda riunione, svoltasi nell'ottobre 2006 a Santo Domingo (Repubblica Dominicana),

vista la risoluzione sull'occupazione giovanile adottata dalla 93a sessione della Conferenza internazionale del lavoro, svoltasi nel giugno 2005 a Ginevra,

vista la Carta della gioventù africana, adottata dall'Unione africana nel luglio 2006 a Banjul (Gambia),

vista la Strategia per la gioventù del Pacifico 2010, adottata dalla seconda Conferenza dei Ministri della gioventù della Comunità del Pacifico, svoltasi dal 5 al 7 dicembre 2005 a Port Moresby (Papua Nuova Guinea),

visti il titolo II («Investimenti, scambi di servizi e commercio elettronico») dell'accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, che stabilisce la libera circolazione dei servizi tra le parti, e il suo protocollo III (sulla cooperazione culturale),

vista la relazione del 30 ottobre 2008 del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'attuazione del Programma mondiale d'azione per i giovani e sui progressi e i vincoli riguardanti il benessere dei giovani e il loro ruolo nella società civile,

vista la risoluzione del Consiglio del 14 dicembre 2000 relativa all'integrazione sociale dei giovani (8),

visti il Libro bianco della Commissione, del 21 novembre 2001, intitolato «Un nuovo impulso per la gioventù europea» (9), e la risoluzione del Parlamento europeo, del 14 maggio 2002, sul Libro bianco della Commissione intitolato «Un nuovo impulso per la gioventù europea» (10),

vista la risoluzione del Consiglio del 27 giugno 2002 relativa al quadro di cooperazione europea in materia di gioventù (11),

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005 relative all'adozione del patto europeo per la gioventù (12),

viste la comunicazione della Commissione al Consiglio, del 30 maggio 2005, sulle politiche europee concernenti la gioventù intitolata «Rispondere alle preoccupazioni dei giovani in Europa – attuare il patto europeo per la gioventù e promuovere la cittadinanza attiva» (13), e la risoluzione del Consiglio, del 24 novembre 2005, intitolata «Rispondere alle preoccupazioni dei giovani in Europa – attuare il patto europeo per la gioventù e promuovere la cittadinanza attiva» (14),

vista la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 novembre 2006 che istituisce il programma «Gioventù in azione» per il periodo 2007-2013 (15),

vista la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006, che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini» mirante a promuovere la cittadinanza europea attiva (16),

vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 5 settembre 2007, intitolata «Favorire il pieno coinvolgimento dei giovani nell'istruzione, nell'occupazione e nella società» (17),

viste le conclusioni del Consiglio, del 16 novembre 2007, su un approccio trasversale alle politiche giovanili che consenta ai giovani di realizzare il loro potenziale e di partecipare attivamente alla società (18),

visti la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 27 aprile 2009, intitolata «Una strategia dell'Unione europea per investire nei giovani e conferire loro maggiori responsabilità – Un metodo aperto di coordinamento rinnovato per affrontare le sfide e le prospettive della gioventù» (19), e il documento di lavoro dei servizi della Commissione, intitolato «Rapporto europeo sulla gioventù» (20) che la correda,

visti il rapporto mondiale 2003 delle Nazioni Unite sulla gioventù, il rapporto mondiale 2005 delle Nazioni Unite sulla gioventù e il rapporto mondiale 2007 delle Nazioni Unite sulla gioventù,

visto il rapporto 2004 dell'UNDP sullo sviluppo umano, «Cultural Liberty in Today's Diverse World» (Libertà culturale in un mondo di diversità),

visti la dichiarazione di Bruxelles sull'asilo, la migrazione e la mobilità e il relativo piano d'azione, adottati nell'aprile 2006 dai Ministri ACP responsabili per le questioni di asilo, migrazione e mobilità,

vista la risoluzione di Bruxelles del Gruppo ACP sulla migrazione e lo sviluppo, adottata dai Ministri ACP responsabili per le questioni di asilo, migrazione e mobilità,

vista la decisione n. 2/LXXXVII/08, adottata in occasione della 27a sessione del Consiglio dei ministri ACP, svoltasi dall'8 al 13 giugno 2008 ad Addis Abeba (Etiopia), sull'attuazione della risoluzione di Bruxelles del Gruppo ACP sulla migrazione e lo sviluppo,

visto il rapporto della Banca mondiale intitolato«Development and the Next Generation» e dedicato allo sviluppo mondiale nel 2007,

vista la relazione dell'OIL dell'ottobre 2008 intitolata «Global Employment Trends for Youth» (Tendenze occupazionali mondiali per i giovani),

vista la dichiarazione finale del vertice della gioventù Africa-Europa, svoltosi dal 4 al 7 dicembre 2007 a Lisbona (Portogallo),

visti i documenti, del 3 maggio 2008, che illustrano le posizioni del Forum europeo della gioventù sui temi «gioventù e migrazione» e «occupazione giovanile»,

visto il rapporto per il 2008 del Forum europeo della gioventù intitolato «Development Needs Youth - Youth Organisations in Action» (Lo sviluppo ha bisogno dei giovani – Le organizzazioni giovanili in azione),

vista la relazione della commissione per gli affari sociali e l'ambiente (ACP-EU/100.504/09/def.),

A.

considerando che per «giovani» si intendono le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni (21); considerando che i giovani rappresentano il 18 % della popolazione mondiale, ovvero 1,2 miliardi di persone, di cui circa l'85 % vive nei paesi in via di sviluppo,

B.

considerando che molti giovani vivono in condizioni di povertà e sono esclusi o emarginati, in particolare le giovani donne, i giovani con disabilità, i giovani migranti e rifugiati, i giovani che vivono nelle zone rurali e i giovani che appartengono a minoranze etniche,

C.

considerando che l'integrazione sociale, economica e culturale e la partecipazione attiva dei giovani nella società sono essenziali sia per il loro sviluppo personale, sia per un sano sviluppo democratico a livello nazionale e globale,

D.

considerando che l'istruzione e l'occupazione costituiscono un requisito preliminare per l'efficace integrazione e partecipazione dei giovani nella società,

E.

considerando che, sebbene i giovani d'oggi siano la generazione più istruita di tutti i tempi, la disoccupazione e la sottoccupazione giovanili hanno raggiunto livelli record, aggravati dalla crisi economica; considerando che i giovani costituiscono il 25 % della popolazione mondiale in età lavorativa, ma nel 2007 rappresentavano il 43,7 % dei disoccupati (22),

F.

considerando che l'industria della cultura promuove uno sviluppo economico alternativo, crea ricchezza e offre ai giovani opportunità di lavoro dignitoso,

G.

considerando che la migrazione è diventata uno dei meccanismi di risposta utilizzati dai giovani per ampliare le proprie possibilità di istruzione e le opportunità di lavoro, ma che queste opportunità di istruzione non vanno a beneficio dei paesi in via di sviluppo da cui essi provengono né innalzano il livello d'istruzione in tali paesi,

H.

considerando che la globalizzazione ha contribuito ad aumentare la mobilità nel settore dell'istruzione e della formazione professionale, del lavoro e dei servizi di volontariato, favorendo pertanto la solidarietà e una migliore comprensione interculturale e incoraggiando il rispetto della differenza e della diversità,

I.

considerando che la cultura riveste un ruolo importante nel benessere e nello sviluppo personale dei giovani,

J.

considerando che la proliferazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) offre ai giovani nuove opportunità per lo sviluppo personale, l'integrazione e la partecipazione civica; considerando che l'impegno dei governi di investire nel settore TIC può ridurre l'attuale divario digitale tra l'Europa e i paesi ACP e promuovere l'uguaglianza,

K.

considerando che solo a condizione di riconoscere i giovani come interlocutori nei processi decisionali sarà possibile individuare soluzioni a lungo termine alle minacce globali come quella del cambiamento climatico nonché raggiungere gli obiettivi di sviluppo;

Osservazioni generali

1.

sollecita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a integrare le questioni giovanili in tutte le decisioni politiche e a potenziare il coordinamento tra le politiche giovanili e altri settori politici che riguardano direttamente i giovani;

2.

sottolinea la necessità di difendere integralmente la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in particolare gli articoli 23, 24, 26 e 27 concernenti il lavoro, l'istruzione e la cultura;

3.

invita la Commissione a prevedere un finanziamento equilibrato per l'azione 3.2 dell'attuale programma Gioventù in azione (2007-2013) nell'ambito delle disposizioni previste e, sull'esempio del programma Euro-Med Gioventù, a istituire un programma ACP-UE per la gioventù nel quadro dell'accordo di Cotonou, prevedendo stanziamenti aggiuntivi per il programma successivo;

4.

sottolinea che i decisori politici a tutti i livelli dovrebbero sviluppare ulteriormente la cooperazione reciproca e incoraggiare lo scambio di buone pratiche in materia di integrazione e partecipazione sociale e culturale dei giovani, ad esempio promuovendo le alleanze tra le agenzie allo scopo di consolidare i programmi nazionali, regionali e internazionali per la gioventù;

5.

invita gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi ACP a garantire a tutti i giovani il pieno godimento dei loro diritti e delle loro libertà, eliminando ogni forma di discriminazione; invita la Commissione, l'Unione europea e i paesi ACP ad aumentare i finanziamenti per i programmi finalizzati all'integrazione sociale e culturale dei giovani che appartengono a gruppi vulnerabili;

6.

ritiene che l'Unione europea dovrebbe sviluppare una politica comune coerente in materia di migrazione, caratterizzata da uno spiccato senso dell'uguaglianza e incentrata sull'integrazione sociale dei migranti nelle società di accoglienza; invita gli Stati membri dell'Unione europea a garantire il rispetto dei diritti dei giovani migranti e ad assicurare loro un accesso all'istruzione, ai servizi sociali e alle opportunità economiche pari a quello di cui godono i cittadini del paese in questione;

7.

invita l'Unione europea a potenziare le misure di protezione a favore di tutti i giovani cittadini di paesi terzi che lavorano legalmente in Europa; incoraggia l'Unione europea ad adoperarsi per applicare a queste persone lo status di residenti a lungo termine e per definire lo status dei lavoratori semiqualificati e non qualificati; ritiene inoltre che i governi degli Stati membri dell'Unione europea e dei paesi ACP dovrebbero istituire dei programmi per ridurre la fuga di giovani cervelli dai paesi in via di sviluppo e per coordinare le misure finalizzate a prevenirla;

8.

invita i governi degli Stati membri dell'Unione europea e dei paesi ACP ad assicurare a tutti i giovani l'accesso a informazioni e servizi adeguati e a loro congeniali in materia di salute;

Istruzione

9.

invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a definire programmi finalizzati a ridurre i tassi di abbandono scolastico, a combattere l'analfabetismo tra i giovani e a migliorare la qualità dell'istruzione di base;

10.

chiede l'accesso universale all'istruzione secondaria; invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a rimuovere le barriere che ostacolano l'accesso all'istruzione primaria, specialmente per i giovani con disabilità e altri gruppi vulnerabili; sollecita i governi a fornire borse di studio e prestiti agevolati agli studenti dei paesi in via di sviluppo che desiderano accedere all'istruzione terziaria;

11.

invita gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi ACP a promuovere una transizione graduale dall'istruzione al lavoro attraverso il passaggio dall'insegnamento teorico all'esperienza pratica nella scuola e l'integrazione della formazione imprenditoriale nei programmi;

12.

sollecita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a porre l'accento sull'educazione sociale e culturale e ad incoraggiare l'impegno dei giovani nelle attività culturali interne ed esterne alla scuola, che possono costituire un arricchimento per la loro vita, contribuire a un loro sviluppo personale equilibrato e proteggerli dalla dipendenza dalla droga e da altri abusi, favorendone in tal modo l'integrazione sociale e culturale nella società;

13.

sollecita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a riconoscere che i giovani sono il gruppo più aperto al cambiamento e i migliori ambasciatori del medesimo che una società possa avere; invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea ad avvalersi dei giovani per produrre cambiamenti positivi nella società attraverso meccanismi come l'educazione tra pari in materia di HIV/AIDS, TIC e tecnologie sostenibili intese ad attenuare il cambiamento climatico e ad adattarvisi;

14.

chiede l'accesso universale per i giovani alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; chiede ai governi di investire nelle infrastrutture TIC e di mettere a disposizione servizi TIC nelle scuole; chiede alla Commissione, ai paesi ACP e agli Stati membri dell'Unione europea di collegare le classi ACP e UE mediante la tecnologia di gemellaggio elettronico «eTwinning» al fine di promuovere l'apprendimento interculturale; invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a promuovere l'insegnamento a distanza quale strumento per facilitare l'integrazione sociale delle persone appartenenti a categorie svantaggiate, in particolare delle persone disabili;

Occupazione

15.

chiede ai governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea di definire strategie e piani d'azione nazionali per l'occupazione giovanile, in cooperazione con l'OIL, e di monitorare regolarmente la situazione occupazionale dei giovani;

16.

invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea a promuovere i diritti lavorativi e una giusta retribuzione quale mezzo efficace per favorire l'inclusione sociale;

17.

osserva che i giovani che contemporaneamente studiano e lavorano acquisiscono preziose esperienze che ne facilitano il passaggio dall'istruzione al mercato del lavoro; incoraggia il settore privato a creare maggiori opportunità di apprendistato per i giovani che ancora frequentano la scuola; mette in guardia contro tutti i tipi di sfruttamento del lavoro in questo contesto;

18.

constata che tra le giovani donne (23) e tra i giovani con disabilità (24) si registrano tassi di disoccupazione e sottoccupazione più elevati; chiede l'elaborazione di politiche specifiche a sostegno dell'occupazione delle giovani donne e delle persone appartenenti a categorie svantaggiate;

19.

sottolinea la necessità di creare condizioni più favorevoli per i giovani imprenditori, offrendo loro informazioni e incentivi finanziari e sollevando dagli oneri amministrativi coloro che intendono avviare un'attività; chiede agli istituti finanziari di facilitare l'accesso dei giovani al microcredito; chiede ai governi di definire programmi di finanziamento e consulenza professionale per i giovani imprenditori che operano nel settore culturale e nell'industria creativa, e di favorire i servizi di prossimità allo scopo di promuovere una migliore integrazione sociale a livello locale;

Cultura

20.

chiede ai parlamenti nazionali e ai governi degli Stati membri dell'Unione europea e dei paesi ACP di integrare nelle rispettive legislazioni nazionali la tutela delle culture esistenti nei loro territori, a garanzia della salvaguardia e dello sviluppo di tali culture;

21.

respinge la nozione della cultura quale merce soggetta alle regole del profitto; sostiene la democratizzazione della creazione e della messa a frutto della cultura per stimolare lo sviluppo culturale dei giovani, definita secondo le loro aspirazioni e con la loro partecipazione;

22.

sollecita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea ad elaborare piani o a sostenere le iniziative esistenti per contribuire a promuovere lo sviluppo del turismo culturale, incoraggiando i giovani ad apprezzare il patrimonio culturale e naturale dei nostri paesi;

23.

chiede ai governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea di progettare nuove politiche interculturali o potenziare quelle già esistenti al fine di promuovere la diversità culturale e la coesistenza pacifica delle diverse culture nella società; chiede inoltre ai governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea di incoraggiare il decentramento delle politiche culturali, promuovendo in tal modo lo sviluppo locale sulla base della cultura e delle subculture nonché il rispetto della diversità e della differenza;

24.

chiede ai governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea, alla Commissione e alle organizzazioni internazionali di intensificare gli sforzi per organizzare laboratori, seminari e campi per giovani di diversa origine culturale, etnica e religiosa, come strumento per favorire la comprensione interculturale;

25.

ritiene che le Nazioni Unite, la Commissione e i governi debbano integrare la dimensione culturale nelle politiche, nei programmi e nei piani di cooperazione allo sviluppo;

26.

chiede alla comunità internazionale e ai governi degli Stati membri dell'Unione europea e dei paesi ACP di impegnarsi per la salvaguardia dell'artigianato tradizionale attraverso l'assegnazione di maggiori risorse alla formazione professionale e alle possibilità produttive, di sostenere la vendita e la commercializzazione di questi prodotti, di migliorare le opportunità di accesso al mercato per i beni e i servizi culturali, specialmente quelli realizzati dai giovani, al fine di migliorare la mobilità dei beni e dei servizi culturali, nonché di sostenere le iniziative mirate all'apprendimento delle lingue locali tramite Internet;

27.

invita i governi dei paesi ACP e degli Stati membri dell'Unione europea ad assicurarsi che i giovani trovino ascolto e si compiace dell'istituzione di parlamenti dei giovani con l'obiettivo di promuovere la cultura politica dei giovani e lo sviluppo del loro senso di responsabilità;

Partecipazione

28.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione riguardante il dialogo strutturato con i giovani e le organizzazioni giovanili sulle questioni politiche che li interessano, ma sottolinea la necessità di definire più precisamente l'attuazione di tale concetto;

29.

osserva che il miglioramento dell'accesso alle informazioni aumenta la trasparenza dei governi e della pubblica amministrazione, il che incoraggerà l'emancipazione dei giovani e la loro partecipazione alle decisioni politiche; rileva l'importanza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per migliorare l'accesso alle informazioni, e chiede ai governi di istituire e applicare meccanismi che garantiscano la protezione dei giovani utenti delle TIC; sottolinea il ruolo che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione svolgono nel rafforzare le nuove forme di partecipazione dei giovani, come la partecipazione informatica e la cittadinanza elettronica;

30.

ritiene che l'età minima per l'esercizio del diritto di voto non dovrebbe superare i 18 anni, per garantire la piena partecipazione dei giovani alla società;

31.

incarica i suoi Copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-EU, alla Commissione europea, all'Unione africana, agli Stati membri dell'Unione europea, ai paesi ACP, alle Nazioni Unite e all'UNESCO.

RISOLUZIONE (25)

sul cambiamento climatico

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009,

visto l'articolo 17, paragrafo 2, del suo regolamento,

vista la Convenzione quadro delle Nazioni Unite del 1992 sul cambiamento climatico (UNFCCC),

visto il protocollo di Kyoto del 1997,

visto il piano d'azione adottato dal Consiglio europeo a seguito della relazione dell'Alto rappresentante per la PESC a marzo 2008,

vista la dichiarazione congiunta ACP-UE su cambiamento climatico e sviluppo adottata a maggio 2009 dal Consiglio congiunto,

vista la risoluzione A/63/281 sul cambiamento climatico e le relative possibili ripercussioni per la sicurezza, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 3 giugno 2009,

visto il parere del Forum umanitario mondiale tenutosi il 23 giugno 2009 a Ginevra, su iniziativa di Kofi Annan, ex Segretario generale delle Nazioni Unite,

vista la dichiarazione sui cambiamenti climatici della Conferenza parlamentare panafricana tenutasi a Yaoundé (Camerun) dal 25 al 27 Giugno 2009

vista le risoluzioni adottate il 10 luglio 2009 al Vertice del G8 e del Forum delle principali economie su clima ed energia tenutosi a L'Aquila (Italia),

visto il seminario regionale di parlamentari dell'Africa occidentale e di rappresentanti locali sulla governance dei cambiamenti climatici tenutosi a Praia (Capo Verde) dal 3 al 6 agosto 2009,

viste le risoluzioni su cambiamento climatico e conflitti adottate dal Vertice dell'Unione africana svoltosi a Sirte (Libia) il 30 agosto 2009,

viste le raccomandazioni della riunione ad alto livello sul cambiamento climatico convocata a New York il 22 settembre 2009 da Ban Ki-Moon, Segretario generale delle Nazioni Unite,

viste le raccomandazioni del Forum mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Ouagadougou (Burkina Faso) dal 9 all' 11 ottobre 2009,

vista la Dichiarazione della seconda rete parlamentare panafricana sui cambiamenti climatici tenutasi a Nairobi (Kenya) da 12 al 15 ottobre 2009,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 29 e del 30 ottobre 2009,

vista la dichiarazione della Terza Conferenza subregionale (bacino del Congo) della rete parlamentare panafricana sui cambiamenti climatici tenutasi a Yaoundé (Camerun), dal 12 al 13 novembre 2009,

vista la risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2009 sulla strategia dell'UE per la Conferenza di Copenaghen sul cambiamento climatico (COP 15) (26),

viste la prossima XV Conferenza delle parti (COP 15) alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e la quinta sessione della Conferenza delle parti che fungerà da riunione delle parti del protocollo di Kyoto (COP/MOP 5), previste a Copenaghen, Danimarca, dal 7 al 18 dicembre 2009,

vista la sua risoluzione del 4 aprile 2009 sulle conseguenze sociali ed ambientali del cambiamento climatico nei paesi ACP (27)

A.

considerando che il riscaldamento globale pone il problema universalmente riconosciuto come urgente della sopravvivenza e dello sviluppo sostenibile del genere umano,

B.

considerando che, secondo una relazione del Forum globale umanitario guidato da Kofi Annan, il cambiamento climatico ha già gettato in condizioni di povertà oltre 12 milioni di persone, mentre oltre 300 000 muoiono ogni anno a seguito degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e nel 2030 vi saranno 20 milioni di nuovi poveri,

C.

considerando che il clima instabile, che è già percepibile a causa dell'intensità e della frequenza delle catastrofi naturali osservate in tutti i continenti (inondazioni, siccità, erosione delle coste, innalzamento del livello dei mari, ecc), rappresenta una grave e terribile minaccia per i paesi in gran parte costituiti da regioni desertiche, insulari o costiere,

D.

considerando che la relazione del 2009 sullo stato della popolazione mondiale presentata dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UFPA) riconosce che il cambiamento climatico riguarda anche la dinamica, la povertà e l'equità di genere della popolazione,

E.

considerando inoltre che la deforestazione ai Tropici costituisce un importante fattore del cambiamento climatico e una grave minaccia per la biodiversità e il sostentamento di oltre un miliardo di poveri che vivono in tali foreste e grazie ad esse,

F.

considerando che la comunità internazionale riconosce l'impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza internazionale,

G.

consapevole del fatto che i paesi meno sviluppati (PMS), con limitate capacità e carenti di risorse per adattarsi ai cambiamenti climatici, subiranno le più gravi ripercussioni, pur avendo contribuito meno al riscaldamento globale,

H.

considerando l'importanza del settore agricolo, in particolare le aziende agricole di piccole e medie dimensioni, nei paesi meno sviluppati, in termini di percentuale della popolazione attiva e di impatto dei cambiamenti climatici in questo settore,

I.

convinta che garantire un ambiente sostenibile per le generazioni future richieda la responsabilità condivisa ma differenziata di tutta l'umanità,

J.

considerando che i paesi industrializzati hanno una responsabilità storica per l'inquinamento globale e hanno quindi il dovere di fornire assistenza finanziaria ai paesi in via di sviluppo nei loro sforzi per adattarsi alle conseguenze, comprese le perdite e i danni causati dall'impatto dei cambiamenti climatici,

K.

considerando che la maggior parte dei fondi promessi per i cambiamenti climatici viene dal bilancio dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS), deviando quindi stanziamenti dall'assistenza allo sviluppo e mettendo gravemente a rischio il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della povertà e degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM),

L.

considerando che il crescente numero di profughi e la migrazione forzata a seguito del cambiamento climatico possono comportare gravi problemi e conflitti, quindi il problema va affrontato seriamente, dal momento che gli accordi internazionali sul cambiamento climatico e il diritto internazionale non forniscono agli interessati l'assistenza specifica,

M.

considerando che il Vertice del G8 e il forum delle principali economie sul clima e l'energia tenutosi a L'Aquila (Italia) hanno riconosciuto che, in linea con le conclusioni della UNFCCC e con il Protocollo di Kyoto, la temperatura media nel mondo non deve aumentare oltre 2° C rispetto ai livelli pre-industriali;

N.

rilevando l'urgente necessità di tener conto della situazione delle donne allorché si analizza l'impatto del cambiamento climatico, e la connessione con l'OSM3 3 (parità di genere) e l'OMS 5 (salute materna),

1.

accoglie con favore l'unanime consenso finalmente raggiunto sulla necessità di agire insieme in fretta per salvare il pianeta dall'incombente crisi ecologica e ambientale;

2.

chiede che l'accordo da concludersi al Vertice di Copenaghen di dicembre 2009 ponga l'accento su equità e giustizia sociale con un approccio differenziato che tenga conto della popolazione dei paesi, dello sviluppo industriale e della povertà;

3.

sottolinea la necessità di raggiungere un accordo giuridicamente vincolante a Copenaghen, entro la fine di quest'anno, che si basi sul protocollo di Kyoto ed entri in vigore il 1o gennaio 2013;

4.

invita i rappresentanti dell'UE e dei paesi ACP a lavorare di concerto coordinando le rispettive posizioni in modo che vertice di Copenaghen sia degnamente concluso;

5.

rileva il riconoscimento da parte del G8 e del Forum delle principali economie a L'Aquila della necessità di istituire un partenariato mondiale per promuovere basse emissioni di carbonio, tecnologie rispettose dell'ambiente e di raddoppiare i relativi investimenti del settore pubblico;

6.

sottolinea che la causa principale dei cambiamenti climatici è l'attività economica sviluppatasi fin dalla rivoluzione industriale che non rispetta gli equilibri naturali;

7.

sottolinea che l'accordo dovrebbe basarsi sul principio della «responsabilità comune, ma differenziata», con l'assunzione di un ruolo guida da parte dei paesi industrializzati nella riduzione delle emissioni a livello nazionale, e con l'impegno, da parte dei paesi in via di sviluppo e dei paesi emergenti di adottare le azioni di mitigazione opportune a livello nazionale nel contesto dello sviluppo sostenibile, con il supporto quantificabile, rendicontabile e verificabile dei paesi industrializzati in termini di tecnologia, finanziamenti e sviluppo delle capacità;

8.

invita i paesi industrializzati ad assumere un ruolo guida nel risolvere le questioni del cambiamento climatico rendendo giuridicamente vincolanti gli impegni di ridurre le emissioni dal 25 al 40 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, e da 80 a 95 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050;

9.

invita i paesi ACP e UE a fissare un obiettivo specifico per l'uso delle energie rinnovabili e ritiene che l'efficienza energetica e le energie rinnovabili dovrebbero essere al centro dei programmi di cooperazione allo sviluppo ACP-UE nel quadro dell'accordo di Cotonou;

10.

è fermamente convinta che la politica del cambiamento climatico non debba essere dissociata da altre politiche come quelle dell'agricoltura, della sicurezza alimentare, dell'energia, dell'ambiente, della sanità pubblica e la politica commerciale internazionale; invita pertanto l'UE i governi dei paesi emergenti e in via di sviluppo ad integrare attivamente la dimensione ambientale, sociale e del cambiamento climatico in documenti strategici nazionali e regionali, nonché in tutti i programmi e progetti di sviluppo;

11.

ritiene che la speranza sorta dall'esistenza, soprattutto nei paesi africani, di grandi riserve naturali, che potrebbero realmente fungere da polmoni del pianeta, deve tradursi in adeguati flussi finanziari che consentano loro di utilizzare le proprie risorse naturali, rispettando l'ecosistema per il bene di tutto il genere umano;

12.

invita la Commissione europea a sviluppare con urgenza un programma globale per ridurre la deforestazione e il degrado delle foreste nei paesi in via di sviluppo, con la promozione di accordi volontari di partenariato nell'ambito del programma Forest Law Enforcement, Governance and Trade (FLEGT), per garantire il rispetto dei diritti delle comunità indigene della foresta; ritiene inoltre che la Commissione debba presentare proposte chiare e rigorose per vietare l'importazione nel mercato dell'Unione europea di legname tagliato illegalmente e dei relativi prodotti; invita la Commissione a presentare tempestivamente proposte in tal senso;

13.

sottolinea che le risorse finanziarie necessarie per contrastare i cambiamenti climatici devono essere aggiuntive, rinnovabili, prevedibili, trasparenti, a lungo termine, adeguate e assegnate in primo luogo come sovvenzioni; richiama l'attenzione sul fatto che i paesi donatori devono investire nel miglioramento e nel rafforzamento della «capacità di assorbimento» dei paesi in via di sviluppo, affinché questi ultimi possano essere in grado di utilizzare le risorse in modo efficace;

14.

sottolinea che la mitigazione e l'adeguamento finanziario debbano rispettare le priorità stabilite dai paesi in via di sviluppo; sottolinea la necessità di integrare conoscenze a livello locale nelle strategie di mitigazione e di adattamento, nonché l'importanza di trasferimenti di conoscenze da Sud a Sud;

15.

chiede che i trasferimenti tecnologici siano organizzati rapidamente, in modo da poter far fronte a situazioni di emergenza a seguito di catastrofi ecologiche (siccità, inondazioni, etc.);

16.

invita la comunità internazionale ad esplorare meccanismi di finanziamento innovativi al fine di aumentare il suo sostegno finanziario per l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici per i paesi in via di sviluppo; incoraggia l'Unione europea e i governi dei paesi ACP a creare programmi per attrarre, in modo trasparente, finanziamenti supplementari dal settore privato per il finanziamento di progetti di adattamento; sottolinea che occorre maggiore coordinamento tra donatori e cooperazione rafforzata tra paesi donatori e paesi beneficiari;

17.

chiede altresì che l'accordo concluso dal G8 di ridurre il livello dei gas a effetto serra entro il 2050 sia accompagnato da piani d'azione a breve e medio termine;

18.

invita i paesi ACP e governi dell'Unione europea a includere l'agricoltura in tutti gli accordi sul cambiamento climatico a Copenaghen, in modo da ampliarne l'accesso al finanziamento per l'adattamento essendo di vitale importanza per la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà e il mantenimento dell'ecosistema;

19.

invita i governi ACP a promuovere un fondo regionale per il miglioramento e la diffusione di tecniche di cooperazione tra i piccoli agricoltori per i programmi di adeguamento e mitigazione; sottolinea la necessità di potenziare campagne di istruzione e di informazione sull'impatto del cambiamento climatico;

20.

richiama l'attenzione sulla dichiarazione del relatore speciale dell'ONU sul diritto all'alimentazione secondo la quale la promozione di biocarburanti sta creando le condizioni per una nuova crisi alimentare nel prossimo futuro; sottolinea che l'obiettivo primario dell'agricoltura è produrre prodotti alimentari;

21.

invita pertanto i paesi sviluppati riuniti a Copenaghen ad impegnarsi in attività di ricerca e sviluppo e a condividere le nuove tecnologie con i paesi meno sviluppati e tutti i paesi in via di sviluppo;

22.

sottolinea la necessità di responsabilità istituzionale e fiducia mediante l'instaurazione di una rappresentanza paritetica di paesi donatori e paesi beneficiari nell'organismo di gestione delle istituzioni di finanziamento dell'adattamento;

23.

insiste sul fatto che l'accordo sui cambiamenti climatici dopo il 2012 debba tener conto dei processi di sviluppo esistenti a livello sia internazionale che nazionale; incoraggia la Commissione europea e gli Stati membri a creare i necessari collegamenti tra il cambiamento climatico e gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM), integrando l'adattamento al cambiamento climatico e la mitigazione dei suoi effetti nei progetti e programmi finalizzati al raggiungimento degli OSM e in tutte le strategie di riduzione della povertà;

24.

invita la comunità internazionale a individuare e colmare le lacune giuridiche esistenti per quanto concerne la protezione dei profughi e dei migranti per motivi climatici e ad introdurre uno specifico sistema di assistenza e protezione;

25.

chiede il potenziamento del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (PNUA) in una vera e propria Organizzazione mondiale dell'ambiente, con sede a Nairobi (Kenya), rafforzata con capacità adeguate ad affrontare la gravità della catastrofe ambientale e delle relative sfide mondiali;

26.

incarica i suoi Copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-EU, alla Commissione europea, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Commissione dell'Unione africana, al Parlamento panafricano, alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e alla Banca mondiale.

RISOLUZIONE (28)

sulla situazione in Madagascar

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009,

visto l'articolo 17, paragrafo 2, del suo regolamento,

visto l'accordo di partenariato ACP-UE firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 e riveduto a Lussemburgo il 25 giugno 2005,

vista la dichiarazione della Commissione dell'Unione africana,

vista la dichiarazione del 31 marzo 2009 del comitato degli ambasciatori ACP sulla situazione in Madagascar,

vista la risoluzione sulla situazione politica in Madagascar, adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica il 10 febbraio 2009,

visto il lavoro del Gruppo di contatto internazionale sul Madagascar e in particolare gli accordi di Maputo e Addis Abeba conclusi rispettivamente il 9 agosto e il 6 novembre 2009,

vista la risoluzione del Parlamento europeo del 7 maggio 2009 sulla situazione in Madagascar (29),

vista la dichiarazione del 10 novembre 2009 del Segretario generale dell'organizzazione internazionale dei paesi francofoni (OIF) sulla situazione in Madagascar,

A.

considerando che Andry Rajoelina, sindaco della capitale Antananarivo, è divenuto leader dell'Alta autorità di transizione malgascia il 17 marzo 2009, dopo che l'esercito gli ha consegnato il potere esecutivo che aveva preso con la forza all'ex Presidente Marc Ravalomanana, il quale è stato costretto a dimettersi e ad andare in esilio,

B.

considerando che Rajoelina, dopo aver sospeso l'assemblea nazionale e il senato, si è autoproclamato Presidente della Repubblica e capo dell'Alta autorità di transizione;

C.

considerando le numerose dimostrazioni di protesta, che sono state soffocate con la forza dall'esercito,

D.

considerando che tali avvenimenti sono stati condannati dalla comunità internazionale e in particolare dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dall'Unione africana (AU), dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC), dall'OIF, dall'Unione interparlamentare, dall'Unione europea, dagli Stati Uniti e dalla Norvegia,

E.

considerando che l'AU e la SADC non hanno riconosciuto l'autorità di Rajoelina e hanno sospeso la partecipazione del Madagascar a entrambe le organizzazioni,

F.

considerando che il 6 luglio 2009 l'Unione europea ha avviato un processo di consultazione con la Repubblica del Madagascar ai sensi dell'articolo 96 dell'accordo di Cotonou, aprendo così un dialogo per esaminare le modalità per individuare soluzioni adeguate ai problemi politici del paese,

G.

considerando che l'Unione europea ha sospeso gli aiuti finanziari a favore del Madagascar, ad eccezione dell'assistenza umanitaria e di alcuni programmi e progetti di cui beneficia direttamente la popolazione, finché non ritenga che il ritorno della tabella di marcia all'ordine costituzionale sia credibile e basato sulla partecipazione consensuale di ciascuno,

H.

considerando che gli sforzi della comunità internazionale per sostenere i partiti locali nel conseguire una soluzione globale alla crisi e il rapido ripristino dell'ordine costituzionale in Madagascar sono ostacolati dall'atteggiamento intransigente di Rajoelina – il quale sembra essere ostaggio della sua stessa frazione – e dalle richieste del presidente esiliato, Ravalomanana, il quale sta dimostrando una controproducente mancanza di realismo,

I.

considerando che la situazione politica del Madagascar sta penalizzando il paese sul piano economico e che la ripresa economia nazionale è subordinata alla stabilità politica,

1.

condanna con forza la presa del potere in Madagascar, in flagrante violazione della Costituzione nazionale e la decisione di affidare il potere a Rajoelina, decisione che in realtà corrisponde a un colpo di Stato,

2.

chiede il ritorno a un ordine repubblicano costituzionale e invita i partiti malgasci a mettersi d'accordo su una soluzione politica globale alla crisi e ad attuarla in modo rigoroso;

3.

chiede alle quattro formazioni politiche coinvolte di lavorare intensamente, come si sono impegnate a fare a Maputo e Addis Abeba, per conseguire una consenso sulla ripartizione dei posti di responsabilità e delle cariche governative affinché la transizione possa avvenire nel rispetto del calendario fissato ad Addis Abeba;

4.

ribadisce la necessità che il parlamento malgascio riprenda immediatamente le sue funzioni e sia coinvolto negli interventi intrapresi per risolvere la crisi;

5.

ritiene che il pluralismo politico, le libertà democratiche fondamentali, il rispetto per i diritti umani e lo Stato di diritto possano essere garantiti solo attraverso un processo di dialogo consensuale e senza esclusi, che affronti le cause profonde dei numerosi problemi del paese di natura economica, sociale, politica e ambientale;

6.

plaude a quanto conseguito dal Gruppo di contatto internazionale cui hanno partecipato l'ONU, l'AU e l'UE e molte altre organizzazioni regionali – il Mercato comune dell’Africa orientale ed australe (COMESA), la Commissione dell'Oceano Indiano (IOC) e la SADC – nelle riunioni di mediazione a Maputo e Addis Abeba e lo incoraggia a proseguire nel suo impegno a normalizzare la situazione;

7.

chiede un'indagine internazionale indipendente che faccia luce sulle violazioni dei diritti umani e sulla serie di atti repressivi contro la popolazione;

8.

chiede alla comunità internazionale di rafforzare l'assistenza umanitaria a favore della popolazione malgascia; invita la comunità internazionale e l'UE a ripristinare gradualmente gli aiuti a favore del Madagascar, non appena le istituzioni transitorie del governo di unità nazionale siano operative e chiede il pieno rispetto di tutti i principi democratici e delle libertà fondamentali;

9.

chiede al futuro governo provvisorio del Madagascar di non concludere alcun accordo o contratto con altri paesi o imprese che riguardi le sue risorse naturali e i suoi beni nazionali prima dello svolgimento delle elezioni e prima che un nuovo governo abbia ottenuto un mandato legittimo dalla popolazione malgascia;

10.

plaude alla posizione di principio adottata dalla comunità internazionale che si oppone a qualsiasi tentativo di conseguire il potere con mezzi incostituzionali ed esprime particolare soddisfazione in relazione al rifiuto dell'Assemblea generale dell'ONU di tenere un'audizione con Rajoelina;

11.

invita tutti i soggetti politici a porre in cima alla loro agenda la lotta contro la povertà, con l'obiettivo di migliorare il tenore di vita della popolazione istituendo un'efficace politica di sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda i servizi sanitari di base, l'istruzione e la creazione di posti di lavoro;

12.

si impegna a realizzare una missione esplorativa sull'attuazione degli accordi di Maputo e Addis Abeba e chiede che una missione internazionale di osservazione elettorale sia organizzata a tempo debito, alla quale è disposta a partecipare;

13.

chiede la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici e l'annullamento dei procedimenti giudiziari nei loro confronti;

14.

invita l'Unione Africana, il Gruppo internazionale di contatto e i soggetti politici malgasci a valutare la possibilità di istituire un organismo di monitoraggio e di sostegno, al fine garantire il rispetto degli impegni presi a Maputo e Addis Abeba e di portare il processo di transizione a una conclusione positiva;

15.

chiede sanzioni individuali, nel caso in cui gli impegni presi a Maputo e Addis Abeba non fossero rispettati;

16.

incarica i suoi Copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-UE, alla Commissione europea, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla SADC, al presidente Joaquim Chissano e alla Commissione dell'Unione africana.

DICHIARAZIONE DI LUANDA

sulla seconda revisione dell'accordo di partenariato ACP-UE (accordo di Cotonou)

Diciottesima sessione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, tenutasi a Luanda (Angola) dal 30 novembre al 3 dicembre 2009:

I.   Premessa

A.

considerando che l'articolo 95 dell'accordo di partenariato ACP-UE, firmato a Cotonou (Benin) il 23 giugno 2000, prevede che l'accordo sia rivisto ogni cinque anni, considerando che la prima revisione si è conclusa nel 2005 e che i negoziati per la seconda revisione sono in corso e si concluderanno probabilmente entro la fine del 2010,

B.

considerando che l'attuale revisione dell'accordo di Cotonou non comprende i negoziati per un nuovo Fondo europeo di sviluppo (FES) poiché il decimo FES non scade fino al 2013, considerando che la terza revisione dell'accordo di Cotonou è prevista per il 2015 e si terrà quindi due anni dopo la scadenza del decimo FES,

C.

considerando che l'obiettivo principale dell'accordo di Cotonou è la riduzione e infine l'eliminazione della povertà, in linea con gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile e della progressiva integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale,

D.

considerando che la data della terza revisione dell'accordo di Cotonou nel 2015 coinciderà con il termine per il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio,

E.

considerando che, in seguito alla prima revisione dell'accordo di Cotonou, vi sono stati cambiamenti significativi nel contesto internazionale, determinati da sfide quali l'aumento vertiginoso dei prezzi degli alimentari e dell'energia, le crisi finanziarie, economiche e sociali globali nonché il cambiamento climatico, eventi che hanno avuto le ripercussioni più gravi nei paesi in via di sviluppo,

F.

considerando che il processo negoziale degli accordi di partenariato economico (APE), insieme alla conclusione e all'attuazione di accordi interinali o completi, hanno minato la coesione del gruppo ACP e il processo di integrazione regionale in corso,

G.

considerando che qualsiasi revisione della dimensione politica delle relazioni ACP-UE, sancita dalla parte I, titolo II, dell'accordo di Cotonou, deve essere attuata rispettando appieno un partenariato tra pari,

H.

sottolineando che la dimensione politica delle relazioni ACP-UE non deve in alcun modo essere indebolita,

I.

considerando che, prima di avviare i negoziati su una revisione dell'accordo di Cotonou, sarebbe opportuno tenere una consultazione aperta e trasparente di tutte le parti interessate, inclusi i parlamenti e gli attori non statali,

II.   Obiettivi della seconda revisione

1.

sottolinea che la seconda revisione dell'accordo di Cotonou dovrebbe rafforzare i principali obiettivi dell'accordo, ossia l'eliminazione della povertà, la promozione dello sviluppo sostenibile, una progressiva ed efficace integrazione degli Stati ACP nell'economia mondiale, il mantenimento e il potenziamento dell'acquis di Lomé, nonché il rafforzamento dell'unità, della coesione e della solidarietà degli ACP; mette in guarda, in proposito, contro l'introduzione nell'accordo di elementi che sarebbe più opportuno trattare in altri accordi di cooperazione internazionale;

2.

invita le parti negoziali a dar prova di flessibilità per quanto riguarda il termine per la conclusione della revisione, alla luce dei cambiamenti istituzionali che avverranno in seno alla Commissione e al Segretariato ACP nel 2010, insieme con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona e della possibile conclusione dei negoziati sugli APE;

3.

sottolinea che il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio dovrebbe rimanere uno degli obiettivi principali della cooperazione allo sviluppo ACP-UE; sottolinea che l'accordo di Cotonou dovrebbe prevedere maggiori investimenti nei servizi pubblici e nelle infrastrutture;

4.

ritiene che la revisione dell'accordo di Cotonou dovrebbe includere un impegno concernente la possibilità di un finanziamento della cooperazione ACP-UE dopo il 2013, a prescindere dall'esito dei negoziati sugli APE;

III.   Differenziazione regionale e integrazione

5.

ribadisce che i tentativi di privilegiare la differenziazione regionale in seno al gruppo ACP non devono indebolire la coesione e la solidarietà del gruppo e che tale differenziazione non deve applicarsi ad aspetti delle relazioni ACP-UE che possono essere trattati in modo adeguato su una base «tutti gli ACP»-UE; si preoccupa in modo particolare, in tale contesto, per il fatto che la differenziazione regionale possa interferire con il funzionamento delle istituzioni paritetiche ACP-UE nel quadro dell'accordo di Cotonou o impedire il rafforzamento delle relazioni tra l'UE e il gruppo ACP nel suo complesso;

6.

riconosce il ruolo sempre più importante svolto dalle organizzazioni regionali e continentali, in particolare l'Unione africana (AU), nel contesto economico, sociale e istituzionale per lo sviluppo degli Stati ACP; esprime tuttavia la ferma convinzione che le risorse destinate a sostenere l'AU o altre organizzazioni internazionali non dovrebbero provenire dalle dotazioni nazionali a titolo del FES o da iniziative orizzontali di lunga data; sottolinea, a tal fine, che la cooperazione allo sviluppo ACP-UE e le strategie regionali distinte dell'UE devono continuare a sostenere e rafforzare i processi di integrazione regionale in corso in seno al gruppo ACP;

IV.   Cooperazione economica e commerciale

7.

rileva che il capitolo relativo alla cooperazione commerciale ed economica andrebbe modificato per tenere conto della scadenza del regime commerciale di Cotonou; insiste tuttavia sul fatto che le nuove disposizioni per i regimi commerciali destinati a regolamentare il commercio ACP-UE, pur essendo in linea con i requisiti dell'OMC, dovrebbero tenere conto degli interessi e delle preoccupazioni di tutti gli Stati ACP, alla luce dei loro diversi livelli di sviluppo economico e dei loro vincoli strutturali, a prescindere dal fatto che abbiano concluso o rinunciato agli APE;

8.

chiede che si proceda ad una revisione approfondita al fine di garantire che gli APE conseguano i loro obiettivi; ritiene che una revisione formale ed esaustiva del progetto APE sia necessaria e debba essere attuata in futuro, in una data da definirsi, a livello di tutti gli ACP e l'UE;

9.

invita a rafforzare le pertinenti disposizioni, al fine di garantire che la Commissione europea proceda a una consultazione integrale del gruppo ACP prima di assumersi qualsiasi impegno che potrebbe pregiudicare l'integrazione economica delle regioni ACP o delle relazioni commerciali ACP-UE;

10.

sottolinea che la revisione dell'accordo di Cotonou non dovrebbe esercitare pressioni indebite sugli Stati ACP affinché concludano i negoziati sugli APE;

V.   Dimensione politica

11.

riconosce che le situazioni di insicurezza o di fragilità degli Stati presentano sfide particolari relative allo sviluppo e al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio e a tal fine auspica che la cooperazione allo sviluppo ACP-UE sostenga le iniziative volte a controllare la diffusione delle armi leggere e di piccolo calibro negli Stati e nelle regioni ACP;

12.

insiste sul fatto che, in relazione alla migrazione, le attuali disposizioni dell'accordo di Cotonou concernenti gli accordi di riammissione non dovrebbero essere modificate durante l'attuale processo di revisione;

13.

riconosce che le procedure di consultazione di cui agli articoli 96 e 97 dell'accordo di Cotonou dovrebbero essere eccezionali e invocate solo nei casi in cui si sia fatto ricorso a tutte le altre forme di dialogo, quali quelle di cui all'articolo 8; reputa tuttavia che, quando si verifichino tali circostanze eccezionali, sia importante che le procedure di consultazione possano essere avviate dall'una o dall'altra parte che partecipa all'accordo;

VI.   Aspetti istituzionali

14.

sottolinea l'importanza della dimensione parlamentare dell'accordo di Cotonou, rappresentata dall'Assemblea parlamentare paritetica (APP) ACP-UE; si dichiara fermamente intenzionata a garantire che l'APP e i parlamenti nazionali svolgano appieno il loro ruolo nelle azioni e nei processi nel quadro dell'accordo di Cotonou e sottolinea altresì la propria netta opposizione a qualsiasi tentativo volto a ridurre il ruolo dell'APP, in particolare attraverso proposte che incidano sui suoi metodi di lavoro o sulla frequenza delle sue riunioni, su cui l'APP deve poter decidere da sola;

15.

chiede che l'accordo di Cotonou preveda che i documenti strategici nazionali e regionali siano trasmessi all'APP, così come attualmente previsto ai sensi del regolamento del Consiglio dell'UE sull'attuazione del decimo FES (30); ritiene, a tal fine, che in futuro l'APP e i parlamenti nazionali e regionali dovrebbero essere consultati durante il processo di elaborazione di tali documenti strategici;

16.

ribadisce che l'accordo di Cotonou dovrebbe prevedere una diposizione che autorizzi l'APP a controllare l'attuazione delle strategie nazionali e regionali;

17.

crede fermamente nel ruolo chiave che i parlamenti nazionali ACP potrebbero svolgere in tutti gli aspetti delle relazioni ACP-UE; chiede che ai parlamenti nazionali siano attribuite responsabilità di controllo sull'attuazione dell'accordo di Cotonou, in particolare nella programmazione, l'attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle azioni e dei programmi nel quadro della cooperazione allo sviluppo; insiste sulla necessità di misure efficaci per il controllo dell'assistenza di bilancio, in particolare da parte dei parlamenti nazionali e le principali istituzioni di controllo; chiede un rafforzamento delle capacità in seno ai parlamenti ACP, affinché essi siano in grado di svolgere in modo efficace i compiti di cui sopra;

18.

riconosce il contributo fondamentale degli attori non statali nel migliorare la trasparenza e la legittimità democratica e nel rafforzare la capacità dei cittadini di costringere i governi a rendere conto del loro operato e sottolinea pertanto la necessità di un maggiore coinvolgimento degli attori non statali dell'UE e degli Stati ACP;

VII.   Cooperazione allo sviluppo

19.

chiede che nell'accordo di Cotonou si presti maggiore attenzione alla necessità urgente di attuare maggiori sforzi per conseguire gli Obiettivi di sviluppo del millennio, in particolare considerando l'ampiezza della sfida e l'avvicinarsi del termine del 2015; insiste con forza, pertanto, affinché i finanziamenti correlati ai settori degli Obiettivi di sviluppo del millennio non siano sottratti per sostenere iniziative orizzontali in aree meno direttamente legate agli Obiettivi di sviluppo del millennio;

20.

richiama l'attenzione sull'importanza dei principi relativi all'efficacia degli aiuti definiti nella dichiarazione di Parigi e nel programma di azione di Accra nonché i principi del coordinamento dei donatori enunciati nel Codice di condotta dell'UE in materia di divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo (31); ritiene che ciò sia essenziale per utilizzare al meglio i fondi della cooperazione allo sviluppo e chiede pertanto che tali principi siano presi appieno in considerazione durante la revisione dell'accordo di Cotonou;

21.

chiede una maggiore coerenza tra il FES e il nuovo mandato in materia di sviluppo della Banca europea per gli investimenti (BEI);

22.

plaude all'impegno dell'UE, sancito dal trattato di Lisbona, di tenere conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nell'attuazione delle politiche che possono avere un impatto sui paesi in via di sviluppo (32); esprime tuttavia preoccupazione per la comunicazione sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS) (33), che introduce un approccio diverso alla CPS; insiste, in proposito, sulla necessità che l'approccio dell'UE alla CPS tenga pienamente conto delle priorità di sviluppo degli Stati ACP.


(1)  Adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 3 dicembre 2009 a Luanda (Angola).

(2)  COM(2009)0160 definitivo.

(3)  Adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 3 dicembre 2009 a Luanda (Angola).

(4)  http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/ACCUEILEXTN/NEWSFRENCH/0,,contentMDK:22051899~pagePK:64257043~piPK:437376~theSitePK:1074931.00.html

(5)  COM(2009)0160 definitivo.

(6)  Bollettino FAO del 19 giugno 2009.

(7)  Adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 3 dicembre 2009 a Luanda (Angola).

(8)  GU C 374 del 28.12.2000, pag. 5.

(9)  COM(2001)0681.

(10)  P5_TA(2002)0223.

(11)  GU C 168 del 13.7.2002, pag. 2.

(12)  7619/1/05, Allegato 1 alle conclusioni della Presidenza.

(13)  COM(2005)0206.

(14)  GU C 292 del 24.11.2005, pag. 5.

(15)  GU L 327 del 24.11.2006, pag. 30.

(16)  GU L 378 del 27.12.2006, pag. 32.

(17)  COM(2007)0498.

(18)  GU C 282 del 24.11.2007, pag. 16.

(19)  COM(2009)0200 definitivo.

(20)  SEC(2009) 0549 definitivo.

(21)  Definizione delle Nazioni Unite.

(22)  Rapporto mondiale 2007 delle Nazioni Unite sulla gioventù, pag. 238.

(23)  «Global Trends in Women's access to Decent Work», OIL, Occasional papers n. 43, maggio 2009, pag. 18.

(24)  «Men and Women with disabilities in the EU: Statistical Analysis of the LFS ad hoc module and the EU-SILC», relazione finale, 2007, pag. 94.

(25)  Adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 3 dicembre 2009 a Luanda (Angola).

(26)  P7_TA-PROV(2009)0089 Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.

(27)  ACP-EU/100.383/09/def, GU C 221 del 14.9.2009, pag. 31.

(28)  Adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 3 dicembre 2009 a Luanda (Angola).

(29)  Testi approvati, P6_TA-PROV(2009)0392. Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.

(30)  Regolamento (CE) n. 617/2007 del Consiglio, del 14 maggio 2007, relativo all’applicazione del 10o Fondo europeo di sviluppo nell'ambito dell’accordo di partenariato ACP-CE, GU L 152 del 13.6.2007, pag. 1-13.

(31)  Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, COM(2007) 72 definitivo.

(32)  Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, articolo 208, paragrafo 1.

(33)  Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni – Coerenza delle politiche per lo sviluppo: Definizione del quadro politico per un approccio unico dell'Unione, COM (2009)0458 definitivo del 15 settembre 2009.