SENTENZA DELLA CORTE (Quarta Sezione)

10 novembre 2022 ( *1 )

«Rinvio pregiudiziale – Cooperazione giudiziaria in materia penale – Decisione‑quadro 2005/212/GAI – Applicabilità – Irrogazione di una sanzione pecuniaria a una persona giuridica per il mancato pagamento di debiti fiscali – Nozione di “confisca” – Articoli 48, 49 e 52 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – Sanzioni a carattere penale – Principi di presunzione d’innocenza, di legalità e di proporzionalità dei reati e delle pene – Diritti della difesa – Irrogazione di una sanzione penale a una persona giuridica per un reato commesso dal rappresentante di tale persona giuridica – Procedimento penale parallelo non concluso contro detto rappresentante – Proporzionalità»

Nella causa C‑203/21,

avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, ai sensi dell’articolo 267 TFUE, dall’Okrazhen sad – Burgas (Tribunale regionale di Burgas, Bulgaria), con decisione del 12 marzo 2021, pervenuta in cancelleria il 31 marzo 2021, nel procedimento penale contro

DELTA STROY 2003

con l’intervento di:

Okrazhna prokuratura – Burgas,

LA CORTE (Quarta Sezione),

composta da C. Lycourgos (relatore), presidente di sezione, L.S. Rossi, J.‑C. Bonichot, S. Rodin e O. Spineanu-Matei, giudici,

avvocato generale: P. Pikamäe

cancelliere: A. Calot Escobar

vista la fase scritta del procedimento,

viste le osservazioni presentate per la Commissione europea da M. Wasmeier e I. Zaloguin, in qualità di agenti,

sentite le conclusioni dell’avvocato generale, presentate all’udienza del 9 giugno 2022,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1

La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sull’interpretazione degli articoli 4 e 5 della decisione quadro 2005/212/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa alla confisca di beni, strumenti e proventi di reato (GU 2005, L 68, pag. 49), nonché dell’articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (in prosieguo: la «Carta»).

2

Tale domanda è stata presentata nell’ambito di un procedimento a carico della DELTA STROY 2003 EOOD (in prosieguo: la «Delta Stroy») ai fini dell’irrogazione di una sanzione pecuniaria a tale società per un reato relativo all’imposta sul valore aggiunto (IVA) contestato alla sua amministratrice e rappresentante.

Contesto normativo

Diritto dell’Unione

Decisione quadro 2005/212

3

L’articolo 1 della decisione quadro 2005/212, intitolato «Definizioni», prevede quanto segue:

«Ai fini della presente decisione quadro si intende per:

“provento”, ogni vantaggio economico derivato da reati. Esso può consistere in qualsiasi bene quale definito al secondo trattino,

“bene”, un bene di qualsiasi natura, materiale o immateriale, mobile o immobile, nonché i documenti legali o gli strumenti comprovanti il diritto di proprietà o altri diritti sui predetti beni,

“strumento”, qualsiasi bene usato o destinato a essere usato, in qualsiasi modo, in tutto o in parte, per commettere uno o più reati,

“confisca”, una sanzione o misura, ordinata da un’autorità giudiziaria a seguito di un procedimento per uno o più reati, che consiste nel privare definitivamente di un bene,

(...)».

4

L’articolo 2 di tale decisione quadro, dal titolo «Confisca», così dispone:

«1.   Ciascuno Stato membro adotta le misure necessarie per poter procedere alla confisca totale o parziale di strumenti o proventi di reati punibili con una pena privativa della libertà superiore ad un anno o di beni il cui valore corrisponda a tali proventi.

2.   Per quanto riguarda i reati fiscali, gli Stati membri possono ricorrere a procedure diverse dalle procedure penali per privare l’autore del reato dei proventi che ne derivano».

5

L’articolo 4 di detta decisione quadro, intitolato «Mezzi giuridici di tutela», enuncia quanto segue:

«Ciascuno Stato membro adotta le misure necessarie ad assicurare che le persone cui si applicano le disposizioni di cui agli articoli 2 e 3 dispongano di effettivi mezzi giuridici a tutela dei propri diritti».

6

L’articolo 5 della medesima decisione quadro, intitolato «Salvaguardia», così dispone:

«La presente decisione quadro lascia inalterato l’obbligo di rispettare i diritti e i principi fondamentali sanciti dall’articolo 6 del trattato sull’Unione europea, tra cui, in particolare, la presunzione di innocenza».

Decisione quadro 2005/214/GAI

7

L’articolo 1 della decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa all’applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie (GU 2005, L 76, pag. 16), intitolato «Definizioni», così dispone:

«Ai fini della presente decisione quadro:

(...)

b)

per “sanzione pecuniaria” si intende l’obbligo di pagare:

i)

una somma di denaro in seguito a condanna per illecito imposta in una decisione;

(...)

La sanzione pecuniaria non include:

gli ordini di confisca degli strumenti o dei proventi di reato,

(...)».

Direttiva 2014/42/UE

8

L’articolo 2 della direttiva n. 2014/42/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea (GU 2014, L 127, pag. 39), così dispone:

«Ai fini della presente direttiva si intende per:

1)

“provento”: ogni vantaggio economico derivato, direttamente o indirettamente, da reati; esso può consistere in qualsiasi bene e include ogni successivo reinvestimento o trasformazione di proventi diretti e qualsiasi vantaggio economicamente valutabile;

2)

“bene”, un bene di qualsiasi natura, materiale o immateriale, mobile o immobile, nonché atti giuridici o documenti che attestano un titolo o un diritto su tale bene;

(...)

4)

“confisca”: la privazione definitiva di un bene ordinata da un’autorità giudiziaria in relazione a un reato;

(...)».

9

L’articolo 14, paragrafo 1, di tale direttiva prevede quanto segue:

«L’articolo 1, lettera a), dell’azione comune 98/699/GAI [, del 3 dicembre 1998 sul riciclaggio di denaro e sull’individuazione, il rintracciamento, il congelamento o sequestro e la confisca degli strumenti e dei proventi di reato adottata dal Consiglio in base all’articolo K.3 del trattato sull’Unione europea (GU 1998, L 333, pag. 1)], gli articoli 3 e 4 della decisione quadro 2001/500/GAI [del Consiglio, del 26 giugno 2001, concernente il riciclaggio di denaro, l’individuazione, il rintracciamento, il congelamento o sequestro e la confisca degli strumenti e dei proventi di reato (GU 2001, L 182, pag. 1)], nonché l’articolo 1, primi quattro trattini, e l’articolo 3 della decisione quadro 2005/212/GAI, sono sostituiti dalla presente direttiva per gli Stati membri vincolati dalla presente direttiva, fatti salvi gli obblighi di tali Stati membri relativamente ai termini per il recepimento di tali decisioni quadro nel diritto nazionale».

Diritto bulgaro

Lo Zann

10

Lo zakon za administrativnite narushenia i nakazania (legge sugli illeciti amministrativi e sulle sanzioni) (DV n. 92, del 28 novembre 1969), nella versione applicabile ai fatti di cui al procedimento principale (in prosieguo: lo «Zann»), contiene un capitolo 4, intitolato «Sanzioni amministrative a carattere penale a carico delle persone giuridiche e dei singoli imprenditori», che comprende a sua volta gli articoli 83, 83a, 83b, e da 83d a 83g di tale legge.

11

L’articolo 83 di detta legge così dispone:

«(1)   Nei casi previsti dalle leggi, dai decreti, dai provvedimenti del Consiglio dei Ministri o dalle delibere municipali pertinenti, alle persone giuridiche e ai singoli imprenditori può essere inflitta una sanzione pecuniaria per mancata ottemperanza, nell’esercizio della loro attività, agli obblighi ad essi incombenti verso lo Stato o verso la municipalità.

(2)   La sanzione di cui al paragrafo precedente è inflitta secondo le modalità previste dalla presente legge, qualora l’atto normativo corrispondente non disponga altrimenti».

12

L’articolo 83a della medesima legge prevede quanto segue:

«(1)   Ogni persona giuridica che si sia arricchita o possa arricchirsi a seguito di un reato ai sensi degli articoli 255 (...) del codice penale o di qualsiasi reato commesso, per conto o su iniziativa di un’organizzazione criminale, da:

1.

una persona autorizzata a contrarre obbligazioni per la persona giuridica;

2.

una persona dotata di poteri di rappresentanza della persona giuridica;

3.

una persona eletta in seno a un organo di controllo o di sorveglianza della persona giuridica, o

4.

un lavoratore o un dipendente cui la persona giuridica ha attribuito un compito particolare, quando il reato è stato commesso nell’espletamento o in occasione di detto compito,

è punita con una sanzione pecuniaria pari almeno al valore del vantaggio ottenuto fino a un massimo di 1000 000 [leva bulgari (BGN), circa EUR 511000], ove questo assuma la forma di un vantaggio patrimoniale (...).

(2)   La sanzione pecuniaria è inflitta altresì a qualsiasi persona giuridica che non abbia la sede nel territorio della Repubblica di Bulgaria, qualora il reato di cui al paragrafo 1 sia stato commesso nel territorio della Repubblica di Bulgaria.

(3)   La sanzione pecuniaria è inflitta alla persona giuridica anche quando le persone di cui al paragrafo 1, punti 1, 2 e 3 hanno istigato al compimento dei reati indicati o ne sono state complici, nonché quando il reato non è andato oltre la fase del tentativo.

(4)   La sanzione pecuniaria è inflitta a prescindere dall’effettiva insorgenza di una responsabilità penale in capo alle persone coinvolte nel reato di cui al paragrafo 1.

(5)   Il profitto diretto o indiretto che la persona giuridica ha tratto dal reato di cui al paragrafo 1 è sequestrato a favore dello Stato, a meno che non sia soggetto a rimborso o restituzione o sequestro in forza del codice penale. Ove i beni o gli elementi patrimoniali oggetto del reato non siano più reperibili o siano stati alienati, deve essere versato un importo corrispondente al loro valore in Leva (BGN).

(...)».

13

Ai sensi dell’articolo 83b dello Zann:

«(1)   Il procedimento di cui all’articolo 83а è avviato su proposta motivata del procuratore competente per l’esame del caso o del fascicolo relativo al reato di cui trattasi dinanzi all’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] del luogo in cui ha sede la persona giuridica e, nelle ipotesi di cui all’articolo 83a, paragrafo 2, dinanzi al Sofiyski gradski sad [(Tribunale di Sofia)]:

1.

(...) a seguito del deposito dinanzi al tribunale dell’atto di imputazione, dell’ordinanza con cui sono proposti l’esonero dell’autore del reato da responsabilità penale e l’inflizione a suo carico di una sanzione amministrativa, o dell’accordo di patteggiamento della pena;

(...)

(2)   La proposta deve (...):

1.

contenere una descrizione del reato commesso, indicare il contesto della sua commissione e mettere in luce l’esistenza di un nesso di causalità tra il reato e il vantaggio per la persona giuridica;

2.

indicare la natura e il valore del vantaggio;

3.

indicare il nome, l’oggetto dell’attività, la sede e l’indirizzo della direzione della persona giuridica;

4.

indicare i dati personali del rappresentante della persona giuridica;

5.

indicare i dati personali delle persone accusate del reato o condannate per esso;

6.

contenere un elenco dei documenti scritti che ricostruiscono le circostanze di cui ai punti 1 e 2, oppure copie certificate di detti documenti;

7.

contenere un elenco delle persone da citare;

8.

indicare la data e il luogo della sua redazione nonché il nome, la funzione e la firma del pubblico ministero.

(...)».

14

L’articolo 83d di tale legge enuncia quanto segue:

«(...)

(2)   Il tribunale, in composizione monocratica, esamina la proposta in occasione di un’udienza pubblica cui partecipa il pubblico ministero e alla quale è citata la persona giuridica.

(3)   La mancata comparizione della persona giuridica regolarmente citata non osta all’esame del caso da parte del tribunale.

(4)   Il tribunale acquisisce gli elementi di prova d’ufficio o su istanza delle parti.

(5)   Il tribunale esamina il caso e, sulla base degli elementi di prova acquisiti, stabilisce:

1.

se la persona giuridica di cui trattasi abbia ottenuto un vantaggio illecito;

2.

se esista un legame tra l’autore del reato e la persona giuridica;

3.

se esista un nesso tra il reato e il vantaggio ottenuto dalla persona giuridica;

4.

quali siano la natura e il valore del vantaggio, se si tratta di un vantaggio patrimoniale.

(6)   Il tribunale si pronuncia mediante decisione con la quale:

1.

infligge una sanzione pecuniaria; [oppure]

2.

nega l’inflizione di una sanzione pecuniaria.

(7)   La decisione di cui al paragrafo 6, punto 1, contiene:

1.

i dati relativi alla persona giuridica;

2.

i dati relativi all’origine, alla natura e al valore del vantaggio;

3.

l’importo della sanzione pecuniaria inflitta;

4.

la descrizione del bene che, se del caso, è confiscato a beneficio dello Stato;

5.

la liquidazione delle spese.

(...)».

15

Ai sensi dell’articolo 83e di detta legge:

«(...)

(1)   La decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] ai sensi dell’articolo 83d, paragrafo 6, può essere impugnata mediante ricorso [della persona sanzionata] o mediante reclamo («protest») [del pubblico ministero] dinanzi all’Apelativen sad (Corte d’appello, Bulgaria), nel termine di 14 giorni a decorrere dalla sua notifica alle parti.

(2)   Il caso è esaminato in udienza pubblica con la partecipazione del pubblico ministero. Anche la persona giuridica è citata all’udienza.

(3)   Sono ammesse nel procedimento (...) soltanto prove scritte.

(4)   L’Apelativen sad [(Corte d’appello)] decide mediante decisione con la quale può:

1.

annullare la decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] e rinviare la causa ai fini del suo riesame, qualora siano state commesse violazioni sostanziali delle norme procedurali nel corso del procedimento di primo grado;

2.

annullare la decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] e infliggere una sanzione pecuniaria;

3.

annullare la decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] e rifiutare di infliggere una sanzione pecuniaria;

4.

modificare la decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)];

5.

confermare la decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)].

(5)   La decisione dell’Apelativen sad [(Corte d’appello)] è definitiva».

16

L’articolo 83f dello Zann è così formulato:

«(...)

(1)   Il procedimento con cui l’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] o l’Apelativen sad [(Corte d’appello)] hanno pronunciato una decisione definitiva può essere riaperto se:

1.

con sentenza o decisione avente autorità di giudicato viene accertato che talune delle prove scritte sulla cui base la decisione era stata adottata sono false o contengono informazioni errate;

2.

con sentenza o decisione avente autorità di giudicato viene accertato che il tribunale, il pubblico ministero, una delle parti o una parte intervenuta nel procedimento ha commesso un reato nel quadro della sua partecipazione al procedimento;

3.

successivamente all’entrata in vigore della decisione con cui è stata comminata una sanzione pecuniaria alla persona giuridica, la persona indicata all’articolo 83а, paragrafo 1, punti da 1 a 4, è stata assolta con decisione giurisdizionale passata in giudicato o il pubblico ministero ha archiviato il procedimento preliminare sospeso nei casi di cui all’articolo 24, paragrafo 1, punto 1, del codice di procedura penale;

4.

successivamente all’entrata in vigore della decisione emergono circostanze o prove di cui la parte e il tribunale erano all’oscuro e che rivestono un’importanza significativa ai fini della causa;

5.

una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo ha constatato una violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che riveste un’importanza significativa ai fini della causa;

6.

nel corso del procedimento è stata commessa una violazione sostanziale delle regole processuali.

(2)   L’istanza di riapertura può essere presentata nel termine di sei mesi dal momento in cui si è avuta conoscenza della circostanza che giustifica tale provvedimento e, nei casi di cui al paragrafo 1, punto 6, dall’entrata in vigore della decisione dell’Okrazhen sad [(Tribunale regionale)] o dell’Apelativen sad [(Corte d’appello)].

(3)   Salvo diversa decisione del tribunale, l’istanza di riapertura non sospende l’esecuzione della decisione entrata in vigore.

(4)   Possono proporre istanza di riapertura del procedimento:

1.

il procuratore presso la procura regionale;

2.

la persona giuridica cui è stata irrogata la sanzione pecuniaria.

(5)   La domanda di riapertura è esaminata dall’Apelativen sad [(Corte d’appello)] del circondario giudiziario nel quale si trova l’autorità che ha emesso la decisione entrata in vigore.

(6)   L’Apelativen sad [(Corte d’appello)] esamina la domanda in un collegio composto da tre giudici. Qualora riguardi una decisione dell’Apelativen sad [(Corte d’appello)], la domanda di riapertura viene esaminata da una sezione diversa di tale Apelativen sad [(Corte d’appello)].

(7)   Il caso è esaminato in udienza pubblica con la partecipazione del pubblico ministero. Anche la persona giuridica è convocata all’udienza.

(8)   Qualora reputi l’istanza fondata, l’Apelativen sad [(Corte d’appello)] annulla la decisione e rinvia il caso affinché sia fatto oggetto di nuovo esame, indicando l’atto processuale a partire dal quale occorre riprendere l’esame».

17

L’articolo 83 g di tale legge così dispone:

«Gli aspetti non disciplinati negli articoli 83b e da 83d a 83f sono regolati dalle disposizioni del codice di procedura penale».

Codice penale

18

L’articolo 255, paragrafo 1, del Nakazatelen kodeks (codice penale) dispone quanto segue:

«Chiunque si sottragga all’accertamento o al pagamento di debiti fiscali di importi elevati:

(...)

2.

fornendo informazioni non veritiere oppure occultando la verità nella dichiarazione presentata,

3.

omettendo di emettere una fattura o altro documento contabile,

(...)

è punito con la pena della detenzione da uno a sei anni e con un’ammenda sino a [BGN] 2000».

Procedimento principale e questioni pregiudiziali

19

ZK è l’amministratrice e la rappresentante della Delta Stroy, con sede a Burgas (Bulgaria). In tal veste, il 5 agosto 2019 ZK è stata accusata di aver eluso, in forma di reato continuato, il pagamento di debiti fiscali per un totale di BGN 11388,98 (circa EUR 5800), corrispondenti all’IVA dovuta per i periodi fiscali di marzo, aprile e luglio 2009, reato previsto e punito dall’articolo 255, paragrafo 1, punti 2 e 3, del codice penale. Tale procedimento penale era pendente dinanzi all’Okrazhen sad Burgas (Tribunale regionale di Burgas) alla data di proposizione della presente domanda di pronuncia pregiudiziale.

20

Il 9 dicembre 2020 il procuratore dell’okrazhna prokuratura – Burgas (procura regionale di Burgas, Bulgaria) ha proposto a quest’ultimo giudice, nell’ambito di un procedimento distinto, l’irrogazione di una sanzione pecuniaria alla Delta Stroy, sulla base degli articoli 83a e seguenti dello Zann, in quanto tale società aveva percepito un vantaggio patrimoniale derivante dall’infrazione commessa da ZK. A tale proposta veniva allegato l’atto di imputazione a carico di quest’ultima.

21

L’Okrazhen sad – Burgas (Tribunale regionale di Burgas) nutre dubbi quanto alla conformità alla decisione quadro 2005/212, nonché al principio di legalità dei reati e delle pene, sancito all’articolo 49 della Carta, degli articoli 83a e seguenti dello Zann, in quanto essi consentono al giudice penale di comminare a una persona giuridica una sanzione pecuniaria per un reato oggetto di un procedimento penale parallelo che non è ancora stato definitivamente concluso.

22

Tale giudice ricorda anzitutto che una versione anteriore delle disposizioni pertinenti dello Zann prevedeva la possibilità di infliggere una sanzione pecuniaria ad una persona giuridica, per un reato commesso da una persona fisica in relazione all’attività di tale persona giuridica, solo dopo che la decisione giudiziaria di condanna della suddetta persona fisica aveva acquisito l’autorità di giudicato. Orbene, a seguito della modifica di tali disposizioni, un siffatto requisito sarebbe venuto meno.

23

Detto giudice chiarisce che, nella presente causa, sono stati avviati due procedimenti paralleli, uno contro ZK, sulla base dell’articolo 255, paragrafo 1, del codice penale, per un reato tributario che quest’ultima avrebbe commesso, e l’altro contro la Delta Stroy, fondato sugli articoli 83a e seguenti dello Zann e mirante all’irrogazione a tale società di una sanzione pecuniaria di importo equivalente al vantaggio patrimoniale derivante da tale reato. Lo stesso giudice rileva che lo Zann non prevede la possibilità di sospendere il procedimento avviato ai sensi dei suoi articoli 83a e seguenti fino alla conclusione del procedimento penale a carico di ZK.

24

Il giudice del rinvio ritiene poi che l’irrogazione a una persona giuridica, a causa del compimento di un reato ad opera di una persona fisica, di una sanzione pecuniaria corrispondente al vantaggio che tale persona giuridica ha tratto o potrebbe trarre da detto reato, costituisca una confisca totale o parziale dei proventi del reato, ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 1, della decisione quadro 2005/212.

25

Infine, il giudice del rinvio ricorda che l’articolo 49 della Carta sancisce il principio di legalità dei reati e delle pene, il quale vieterebbe di irrogare una sanzione prima dell’accertamento della sussistenza del reato. Orbene, per quanto riguarda lo Zann, la questione dell’effettiva commissione di un reato ad opera della persona fisica non figurerebbe tra gli elementi che il giudice penale è tenuto a valutare, ai sensi dell’articolo 83d, paragrafo 5, di tale legge, al fine di irrogare alla persona giuridica un’eventuale sanzione pecuniaria di carattere penale.

26

Pertanto, il procedimento ai sensi degli articoli 83a e seguenti dello Zann consentirebbe, in pratica, di irrogare ad una persona giuridica una sanzione fondata unicamente sugli elementi dell’accusa formulata nei confronti del rappresentante e amministratore di tale persona giuridica con riferimento a uno specifico reato la cui sussistenza non è stata ancora accertata con decisione giurisdizionale passata in giudicato.

27

Alla luce di quanto precede, l’Okrazhen sad – Burgas (Tribunale regionale di Burgas) ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

«1)

Se gli articoli 4 e 5 della decisione quadro [2005/212] e l’articolo 49 della [Carta] debbano essere interpretati nel senso che non ostano a una normativa di uno Stato membro in base alla quale, in un procedimento come quello principale, il giudice nazionale può infliggere una sanzione a carico di una persona giuridica fissando l’importo di tale sanzione nell’importo del profitto che sarebbe stato ottenuto mediante un determinato reato la cui commissione non è stata ancora accertata perché oggetto di un procedimento penale parallelo non ancora concluso in via definitiva».

2)

Se gli articoli 4 e 5 della decisione quadro [2005/212] e l’articolo 49 della [Carta] debbano essere interpretati nel senso che non ostano a una normativa di uno Stato membro in base alla quale, in un procedimento come quello principale, il giudice nazionale può infliggere una sanzione a carico di una persona giuridica fissando l’importo di tale sanzione nell’importo del profitto che sarebbe stato ottenuto mediante un determinato reato la cui commissione non è stata ancora accertata perché oggetto di un procedimento penale parallelo non ancora concluso in via definitiva».

Sulle questioni pregiudiziali

Sulla prima questione

Osservazioni preliminari

28

Secondo costante giurisprudenza della Corte, nell’ambito della cooperazione tra i giudici nazionali e la Corte istituita dall’articolo 267 TFUE, spetta a quest’ultima fornire al giudice nazionale una risposta utile che gli consenta di dirimere la controversia sottopostagli. In tale prospettiva spetta alla Corte, se necessario, riformulare le questioni che le sono sottoposte. La Corte ha infatti il compito di interpretare tutte le norme del diritto dell’Unione che possano essere utili ai giudici nazionali al fine di dirimere le controversie di cui sono investiti, anche qualora tali norme non siano espressamente indicate nelle questioni ad essa sottoposte [v., in tal senso, sentenza del 7 luglio 2022, Pensionsversicherungsanstalt (Periodi di cura dei figli all’estero), C‑576/20, EU:C:2022:525, punto 35 e giurisprudenza ivi citata].

29

Al riguardo occorre in primo luogo rilevare che, benché con la sua prima questione il giudice del rinvio si interroghi sull’interpretazione degli articoli 4 e 5 della decisione quadro 2005/212, relativa alla confisca dei proventi, degli strumenti e dei beni correlati al reato, il procedimento principale non si riferisce a un siffatto procedimento di confisca.

30

Infatti, per quanto riguarda, anzitutto, la nozione di «confisca», occorre fare riferimento non già alla definizione di cui all’articolo 1, quarto trattino, della decisione quadro 2005/212, bensì a quella di cui all’articolo 2, punto 4, della direttiva 2014/42, poiché tale direttiva ha sostituito, in forza del suo articolo 14, paragrafo 1, segnatamente, i primi quattro trattini dell’articolo 1 di detta decisione quadro. Orbene, secondo quest’ultima definizione, costituisce confisca la «privazione definitiva di un bene ordinata da un’autorità giudiziaria in relazione a un reato».

31

Inoltre, l’articolo 2, paragrafo 1, della decisione quadro 2005/212 esige che ciascuno Stato membro adotti le misure necessarie per poter procedere alla confisca totale o parziale di strumenti o proventi di reati punibili con una pena privativa della libertà superiore ad un anno o di beni il cui valore corrisponda a tali proventi.

32

Infine, dall’articolo 2, punto 1, della direttiva 2014/42 risulta che un «provento» corrisponde a ogni vantaggio economico derivato da reati e che esso può consistere in qualsiasi bene.

33

In tale contesto, se è vero che una somma di denaro costituisce un «bene» che può essere confiscato (v., in tal senso, sentenza del 21 ottobre 2021, Okrazhna prokuratura – Varna, C‑845/19 e C‑863/19, EU:C:2021:864, punto 58), un bene siffatto può essere oggetto di una misura di confisca, in applicazione dell’articolo 2, paragrafo 1, della decisione quadro 2005/212, solo se corrisponde al vantaggio derivante da un reato, ossia il provento di tale reato, o allo strumento di tale reato, ossia l’oggetto utilizzato o destinato ad essere utilizzato per commettere il reato stesso.

34

Per contro, la nozione di «sanzione pecuniaria», come definita all’articolo 1, lettera b), i), della decisione quadro 2005/214, designa qualsiasi obbligo di pagare una somma di denaro in seguito a condanna per illecito, imposta in una decisione in materia penale. Tale disposizione precisa che essa non include, segnatamente, gli ordini di confisca degli strumenti o dei proventi di reato.

35

A tal proposito, occorre rilevare che l’importo della sanzione pecuniaria non corrisponderà necessariamente al valore del vantaggio economico derivato dal reato che tale sanzione reprime. Una sanzione di tal genere può infatti essere fissata ad un importo inferiore, pari o superiore al valore di detto vantaggio e può altresì essere irrogata in assenza di un siffatto vantaggio o parallelamente alla confisca dei proventi del reato. Peraltro, una siffatta sanzione pecuniaria non è neppure assimilabile alla confisca dello strumento con il quale è stato commesso il reato di cui trattasi.

36

Risulta quindi che il legislatore dell’Unione, adottando le decisioni quadro 2005/212 e 2005/214, ha inteso distinguere le misure relative alla confisca di beni, costituenti il provento o lo strumento di reati, da quelle relative alla sanzione pecuniaria connessa a siffatti reati.

37

Nella specie, il giudice del rinvio ritiene che il fatto di irrogare a una persona giuridica, in ragione del compimento di un reato da parte di una persona fisica, una sanzione pecuniaria corrispondente al vantaggio che la persona giuridica ha tratto o potrebbe trarre da tale reato, costituisca una confisca totale o parziale dei proventi del reato, ai sensi della decisione quadro 2005/212. Esso precisa, tuttavia, che il diritto bulgaro consente l’irrogazione di una siffatta sanzione pecuniaria anche qualora non sia stato effettivamente ottenuto alcun vantaggio o, ancora, qualora il vantaggio non sia di natura patrimoniale, e aggiunge che il procedimento di cui agli articoli 83a e seguenti dello Zann non si concentra esclusivamente sui beni acquisiti illecitamente. Inoltre, da detto articolo 83a, paragrafo 1, risulta che l’importo della sanzione pecuniaria che può essere irrogata può superare il valore del vantaggio ottenuto.

38

Alla luce di quanto precede, una sanzione pecuniaria, quale quella prevista all’articolo 83a, paragrafo 1, dello Zann, non costituisce una misura di confisca ai sensi della decisione quadro 2005/212 e della direttiva 2014/42, anche qualora l’importo di tale sanzione corrisponda al valore del vantaggio patrimoniale derivato dal reato.

39

Ne consegue che tale decisione quadro non è applicabile al procedimento principale e che non occorre pertanto interpretare gli articoli 4 e 5 della stessa nell’ambito del presente rinvio pregiudiziale.

40

Per quanto riguarda, in secondo luogo, i dubbi che il giudice del rinvio nutre quanto alla conformità all’articolo 49 della Carta degli articoli 83a e seguenti dello Zann, occorre, in primo luogo, constatare che il procedimento principale ha ad oggetto l’irrogazione di una sanzione pecuniaria a una società a causa di un vantaggio patrimoniale illecito da essa ottenuto in ragione di un reato che sarebbe stato commesso dalla sua rappresentante e amministratrice in materia di dichiarazione dell’IVA.

41

La Corte ha già stabilito che le sanzioni amministrative inflitte dalle autorità tributarie nazionali e i procedimenti penali avviati per reati in materia di IVA, poiché mirano ad assicurare l’esatta riscossione dell’IVA e a combattere l’evasione, costituiscono un’attuazione del diritto dell’Unione, ai sensi dell’articolo 51, paragrafo 1, della Carta (v., in tal senso, sentenze del 26 febbraio 2013, Åkerberg Fransson, C‑617/10, EU:C:2013:105, punti 2627, e del 5 maggio 2022, BV, C‑570/20, EU:C:2022:348, punto 26). Lo stesso vale per le sanzioni inflitte da un giudice nell’ambito di siffatti procedimenti penali. Ne consegue che la Carta è applicabile al procedimento principale.

42

In secondo luogo, è pacifico che il regime sanzionatorio di cui trattasi nel procedimento principale ha carattere penale. Il giudice del rinvio afferma, in particolare, che il procedimento di cui agli articoli 83a e seguenti dello Zann presenta tutte le caratteristiche di un procedimento penale.

43

In terzo luogo, l’articolo 49 della Carta sancisce, in particolare, il principio di legalità dei reati e delle pene e corrisponde, come risulta dalle spiegazioni relative alla Carta dei diritti fondamentali (GU 2007, C 303, pag. 17), all’articolo 7 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 (in prosieguo: la «CEDU»).

44

A norma dell’articolo 52, paragrafo 3, della Carta, laddove quest’ultima contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla CEDU, il significato e la portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti da tale convenzione. La Corte deve, pertanto, sincerarsi che l’interpretazione da essa fornita dell’articolo 49 della Carta assicuri un livello di protezione che non violi quello garantito dall’articolo 7 della CEDU, come interpretato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo [v., in tal senso, sentenza del 23 novembre 2021, IS (Illegittimità dell’ordinanza di rinvio), C‑564/19, EU:C:2021:949, punto 101 e giurisprudenza ivi citata].

45

Orbene, come rilevato dallo stesso giudice del rinvio, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che l’articolo 7 della CEDU osta a che una sanzione di natura penale possa essere inflitta a un individuo senza che sia previamente accertata e dichiarata la sua responsabilità penale personale, risultando altrimenti violata anche la presunzione di innocenza garantita dall’articolo 6, paragrafo 2, della CEDU (Corte EDU, 28 giugno 2018, G.I.E.M s.r.l e altri c. Italia, CE:ECHR:2018:0628JUD000182806, § 251).

46

Poiché l’articolo 49 della Carta deve essere interpretato come contenente le stesse prescrizioni derivanti dall’articolo 7 della CEDU e che sono menzionate al punto precedente, detto articolo 49 risulta pertinente ai fini della risposta da fornire alla prima questione pregiudiziale.

47

Ciò posto, come confermato dalla giurisprudenza richiamata al punto 45 della presente sentenza, siffatte prescrizioni equivalgono anche a quelle derivanti dal principio di presunzione di innocenza previsto all’articolo 6, paragrafo 2, della CEDU, il quale è espressamente sancito all’articolo 48, paragrafo 1, della Carta.

48

Pertanto, alla luce dell’oggetto della presente domanda di pronuncia pregiudiziale, riguardante, in sostanza, l’attribuzione in via presuntiva di una responsabilità penale a una persona giuridica per atti del suo rappresentante e amministratore, è sufficiente, nell’ambito della risposta da fornire a tale questione, fare riferimento non già all’articolo 49, bensì all’articolo 48, paragrafo 1, della Carta, il quale, conformemente alla giurisprudenza citata al punto 44 della presente sentenza, deve essere interpretato garantendo un livello di protezione che non violi quello garantito all’articolo 6 della CEDU.

49

Anche l’articolo 48, paragrafo 2, della Carta, che sancisce il principio del rispetto dei diritti della difesa, appare pertinente al fine di fornire una risposta utile al giudice del rinvio.

50

La prima questione deve pertanto essere riformulata come diretta, in sostanza, a stabilire se l’articolo 48 della Carta debba essere interpretato nel senso che esso osta a una normativa nazionale in forza della quale il giudice nazionale può infliggere a una persona giuridica una sanzione di natura penale per un reato di cui sarebbe responsabile una persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla, nel caso in cui tale responsabilità non sia stata ancora definitivamente accertata.

Nel merito

51

Ai sensi dell’articolo 48, paragrafo 1, della Carta, ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Tale principio trova applicazione ove si tratti di determinare gli elementi oggettivi costitutivi di un’infrazione che può portare all’inflizione di sanzioni amministrative aventi carattere penale (sentenza del 9 settembre 2021, Adler Real Estate e a., C‑546/18, EU:C:2021:711, punto 46 e giurisprudenza ivi citata), al pari di quanto avviene nel caso di specie, come rilevato al punto 42 della presente sentenza.

52

Peraltro, l’articolo 48, paragrafo 2, della Carta enuncia che il rispetto dei diritti della difesa è garantito ad ogni imputato. La Corte ha già dichiarato che il rispetto dei diritti della difesa in qualsiasi procedimento che possa concludersi con l’irrogazione di sanzioni costituisce un principio fondamentale del diritto dell’Unione [sentenze del 14 settembre 2010, Akzo Nobel Chemicals e Akcros Chemicals/Commissione e a., C‑550/07 P, EU:C:2010:512, punto 92, nonché del 15 luglio 2021, Commissione/Polonia (Regime disciplinare dei giudici), C‑791/19, EU:C:2021:596, punto 204].

53

Ad avviso del giudice del rinvio, dal combinato disposto dell’articolo 83a, paragrafo 1, nonché degli articoli 83b e 83f dello Zann risulta che a una persona giuridica può essere irrogata una sanzione penale qualora essa si sia arricchita o possa arricchirsi a seguito di un reato imputato ad una persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o che la rappresenta, ancor prima che detta persona fisica sia stata definitivamente condannata per tale reato.

54

Inoltre, dalla decisione di rinvio risulta che il giudice investito di una proposta del procuratore competente di irrogare una sanzione pecuniaria a una persona giuridica, in applicazione dell’articolo 83a, paragrafo 1, dello Zann, deve, a norma dell’articolo 83d, paragrafo 5, di tale legge, esaminare il caso sulla base dei soli elementi previsti da quest’ultima disposizione, vale a dire l’ottenimento di un vantaggio illecito da parte della persona giuridica di cui trattasi, l’esistenza di un nesso tra l’autore del reato e la persona giuridica, l’esistenza di un nesso tra il reato e il vantaggio ottenuto, nonché la natura e il valore del vantaggio, se quest’ultimo è patrimoniale. Il giudice del rinvio sottolinea che tutti questi elementi si basano sul presupposto che sia stato commesso di un reato e aggiunge che il giudice investito della proposta del procuratore competente non è legittimato a contestare la fondatezza di tale presupposto, poiché è solo nell’ambito del procedimento penale avviato contro la persona fisica che può essere affrontata la questione se sia stato commesso un reato.

55

Infine, dal fascicolo di cui dispone la Corte non risulta affatto che la persona giuridica disponga di un ricorso giurisdizionale esteso al merito che le consenta di contestare, in una fase successiva del procedimento avviato nei suoi confronti, l’effettiva sussistenza di un reato.

56

Invero, benché tale persona giuridica possa proporre appello avverso la propria condanna in forza dell’articolo 83e dello Zann, neppure il giudice che si pronuncia in appello sembra in grado di valutare la sussistenza di detto presupposto.

57

Del pari, è solo in talune circostanze assai peculiari che il procedimento che ha condotto a sanzionare penalmente la persona giuridica può essere riaperto, conformemente all’articolo 83f di detta legge. Pertanto, senza neppure doversi pronunciare sulla questione se tali motivi di riapertura conferiscano al giudice investito della causa competenze più ampie di quelle di cui esso disponeva quando ha statuito in primo grado o in appello, è sufficiente constatare che si tratta di un mezzo di ricorso eccezionale che non può essere esercitato ipso iure dalla persona giuridica condannata penalmente in forza degli articoli 83a e seguenti di detta legge.

58

Ne consegue che, come sostanzialmente rilevato dall’avvocato generale ai paragrafi 50 e 52 delle sue conclusioni, la persona giuridica può essere sanzionata penalmente, in maniera definitiva, a seguito di un reato imputato alla persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla, senza che il giudice competente possa valutare l’esistenza di tale reato e senza che la persona giuridica possa esporre utilmente le sue osservazioni in proposito.

59

Una situazione di tal genere è idonea ad arrecare un pregiudizio manifestamente sproporzionato al principio di presunzione di innocenza nonché ai diritti della difesa, garantiti a detta persona giuridica dall’articolo 48 della Carta.

60

Infatti, se è vero che l’articolo 48 della Carta non osta a che uno Stato membro introduca presunzioni di fatto o di diritto, detto Stato membro è tenuto a contenere le presunzioni contemplate dalle leggi penali entro limiti ragionevoli, tenendo conto dell’importanza degli interessi in gioco e rispettando i diritti della difesa, a pena di arrecare un pregiudizio manifestamente sproporzionato al principio di presunzione di innocenza sancito al paragrafo 1 di detto articolo (v., in tal senso, sentenza del 9 settembre 2021, Adler Real Estate e a., C‑546/18, EU:C:2021:711, punto 47).

61

Del pari, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che gli Stati contraenti possono segnatamente, a determinate condizioni, rendere punibile un fatto materiale o oggettivo considerato di per se stesso. Tuttavia, in materia penale, la CEDU impone loro di rispettare una determinata soglia. Tale soglia viene superata quando una presunzione produce l’effetto di privare una persona di ogni possibilità di discolparsi in ordine ai fatti posti a suo carico, privandola così del beneficio di cui all’articolo 6, paragrafo 2, della CEDU (v., in tal senso, Corte EDU, 28 giugno 2018, G.I.E.M s.r.l e altri c. Italia, CE:ECHR:2018:0628JUD000182806, § 243 e giurisprudenza ivi citata).

62

Orbene, come sottolineato al punto 54 della presente sentenza, il giudice chiamato a comminare una sanzione alla persona giuridica è meramente legittimato a statuire su taluni elementi precisi, senza poter valutare la sussistenza del reato su cui può fondarsi una sanzione siffatta. Ne consegue che detta persona giuridica non è in grado di esercitare utilmente i suoi diritti della difesa, non potendo contestare la sussistenza di tale reato e dovendo subire, in definitiva, le conseguenze dell’esistenza di un procedimento distinto avviato contro la persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla.

63

A tal riguardo, occorre ricordare che i diritti della difesa hanno carattere soggettivo, cosicché sono le stesse parti interessate a dover essere in grado di esercitarli effettivamente (sentenza del 9 settembre 2021, Adler Real Estate e a., C‑546/18, EU:C:2021:711, punto 59 e giurisprudenza ivi citata). D’altronde, non si può in alcun modo escludere una divergenza di interessi tra la persona giuridica e la persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla.

64

Una siffatta conclusione non può essere messa in discussione dalla possibilità, per la persona giuridica, in forza dell’articolo 83f dello Zann, di chiedere la riapertura del procedimento al fine di ottenere la revoca dalla sanzione pecuniaria inflittale, segnatamente, nel caso in cui la persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla sia scagionata dalle accuse mosse nei suoi confronti. Infatti, come rilevato al punto 55 della presente sentenza, un siffatto mezzo di ricorso non può essere assimilato a un ricorso esteso al merito che possa essere esercitato ipso iure da tale persona giuridica.

65

Peraltro, se è vero che la procedura istituita dagli articoli 83a e seguenti dello Zann consente di tutelare gli interessi finanziari dell’Unione assicurando una corretta riscossione dell’IVA, resta il fatto che un simile obiettivo non può giustificare una lesione sproporzionata delle garanzie contenute nell’articolo 48 della Carta (v., per analogia, Corte EDU, 23 novembre 2006, Jussila c. Finlandia, CE:ECHR:2006:1123JUD007305301, § 36). Del resto, non è dimostrato che un procedimento come quello di cui trattasi nel procedimento principale sia necessario per evitare un rischio sistemico di impunità.

66

Ne consegue che un procedimento come quello previsto dagli articoli 83a e seguenti dello Zann lede in modo manifestamente sproporzionato i diritti sanciti dall’articolo 48 della Carta.

67

Dalle considerazioni che precedono risulta che l’articolo 48 della Carta deve essere interpretato nel senso che esso osta a una normativa nazionale in forza della quale il giudice nazionale può irrogare a una persona giuridica una sanzione penale per un reato di cui sarebbe responsabile una persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla, nel caso in cui a quest’ultima non sia stata data la possibilità di contestare la sussistenza di detto reato.

Sulla seconda questione

68

Considerata la risposta alla prima questione, non occorre rispondere alla seconda questione.

Sulle spese

69

Nei confronti delle parti nel procedimento principale la presente causa costituisce un incidente sollevato dinanzi al giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese. Le spese sostenute da altri soggetti per presentare osservazioni alla Corte non possono dar luogo a rifusione.

 

Per questi motivi, la Corte (Quarta Sezione) dichiara:

 

L’articolo 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea deve essere interpretato nel senso che esso osta a una normativa nazionale in forza della quale il giudice nazionale può irrogare a una persona giuridica una sanzione penale per un reato di cui sarebbe responsabile una persona fisica che ha il potere di contrarre obblighi per tale persona giuridica o di rappresentarla, nel caso in cui a quest’ultima non sia stata data la possibilità di contestare la sussistenza di detto reato.

 

Firme


( *1 ) Lingua processuale: il bulgaro.