COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 29.1.2025
COM(2025) 30 final
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
Bussola per la competitività dell'UE
Bussola per la competitività dell'UE
L'Europa ha un'economia ricca di punti di forza, ma deve agire subito per riconquistare competitività e prosperare. L'UE ha tutto quello che le serve per guidare l'economia mondiale del futuro: talenti straordinari e una forza lavoro qualificata, un'ampia disponibilità di capitali privati, un mercato unico di dimensioni continentali, un contesto giuridico stabile e prevedibile, lo Stato di diritto e un'economia sociale di mercato unica nel suo genere. Negli ultimi anni l'Europa ha dovuto fronteggiare un susseguirsi di crisi, dando prova di grande abilità. Ha resistito alla pandemia e allo shock provocato dal ricatto energetico della Russia. Ha compiuto progressi concreti nella duplice transizione verde e digitale e ha introdotto nuove politiche e nuovi strumenti di finanziamento per sostenere la ripresa e favorire la crescita economica.
Ora l'UE deve affrontare urgentemente gli annosi ostacoli e le debolezze strutturali che la frenano. Da oltre vent'anni l'Europa non riesce a tenere il passo con le altre grandi economie, a causa del persistente divario nella crescita della produttività. L'UE è rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda le tecnologie avanzate, mentre la Cina ha recuperato terreno in molti settori ed è al momento in testa nella corsa per la leadership in alcuni nuovi settori di crescita. La causa di fondo è la mancanza di innovazione. L'Europa non riesce a tradurre le sue idee in tecnologie nuove e commerciabili, né a integrare tali tecnologie nella propria base industriale. Allo stesso tempo i vincoli interni minano la capacità di reazione delle imprese europee, messe a dura prova dagli elevati prezzi dell'energia e dai gravosi oneri normativi e soggette a condizioni di concorrenza sempre meno paritarie a livello mondiale a causa di un massiccio ricorso alle sovvenzioni all'industria nei paesi terzi. L'Europa è inoltre sempre più dipendente da fattori di produzione strategici e da catene di approvvigionamento ad alta concentrazione.
Per salvaguardare il futuro dell'UE come potenza economica, destinazione degli investimenti e centro produttivo, c'è bisogno di una risposta europea rapida e risoluta.
Ne va non soltanto della crescita economica, ma anche del futuro del modello europeo. Se non aumenterà la produttività, l'Europa rischia di rimanere bloccata in un percorso di bassa crescita, che si tradurrà in un calo dei redditi per gli occupati, in meno welfare per le persone svantaggiate e in una riduzione delle opportunità per tutti. In un mondo di rivalità fra grandi potenze, concorrenza per la supremazia tecnologica e lotta per il controllo delle risorse, i valori dell'Europa sono inscindibili dalla sua competitività.
La libertà, la sicurezza e l'autonomia di tutti noi dipenderanno come mai prima d'ora dalla nostra capacità di innovare, essere competitivi e crescere. Sarà questa la chiave per finanziare le transizioni tecnologica ed energetica dell'UE, mantenere sostenibile il nostro caratteristico modello sociale e dotare l'Europa delle risorse necessarie per garantire la propria sicurezza e assumere un ruolo di spicco negli affari esteri a livello mondiale. È essenziale creare le condizioni affinché le imprese possano prosperare e tutti abbiano pari opportunità di successo. L'aumento della competitività e della produttività andrà di pari passo con una maggiore autonomia delle persone. L'economia pulita può dare un contributo significativo all'aumento della competitività dell'Europa. L'UE deve ambire a una prosperità e una competitività sostenibili, e nel contempo salvaguardare la sua economia sociale di mercato, unica nel suo genere, realizzare la duplice transizione e proteggere la propria sovranità, la propria sicurezza economica e la propria influenza mondiale. Secondo l'ammonimento di Mario Draghi, se l'Europa accetterà un declino economico controllato e graduale, si condannerà a una "lenta agonia".
Nel febbraio 2024 i rappresentanti delle imprese e dei sindacati europei hanno approvato la dichiarazione di Anversa per un patto industriale. La relazione Letta() ha esortato l'Europa a sfruttare molto di più il mercato unico se non vuole perdere rilevanza in un mondo caratterizzato dalla competizione fra grandi potenze. Prima delle elezioni europee, il rischio di deindustrializzazione e le difficoltà economiche erano al centro del dibattito pubblico in tutti gli Stati membri. Sulla base dell'agenda strategica del Consiglio europeo, i leader europei hanno adottato la dichiarazione di Budapest su un nuovo patto per la competitività europea.
La relazione Draghi(), preparata su richiesta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, presenta un'acuta analisi della situazione europea. La relazione avverte che l'Europa non potrà più contare su molti dei fattori che ne hanno sostenuto la crescita in passato: una forte domanda esterna trainata da un sistema commerciale mondiale aperto, un ampio accesso all'energia fossile a buon mercato, e i "dividendi della pace" offerti da un periodo di relativa stabilità geopolitica, che ha consentito ai governi europei di indirizzare la spesa verso altre priorità. L'Europa sta perdendo il motore della sua crescita proprio quando ha bisogno di ingenti investimenti per modernizzare l'economia, finanziare la duplice transizione verde e digitale e mantenersi al sicuro.
La relazione Draghi espone una diagnosi chiara e formula raccomandazioni concrete per un cambio di rotta. Ora è il momento di passare all'azione.
La nuova Commissione ha l'ambizioso mandato politico, basato sugli orientamenti politici della presidente, di essere una Commissione per la crescita e gli investimenti.
La competitività è al centro di questo mandato. La presente comunicazione definisce una bussola che guiderà il lavoro dei prossimi cinque anni ed elenca le azioni prioritarie per rilanciare il dinamismo economico in Europa.
Un nuovo modello di competitività: produttività trainata dall'innovazione
La relazione Draghi mostra che il rinnovamento europeo deve mettere al centro l'innovazione e nel contempo eliminare i vincoli che rallentano la crescita. La struttura industriale europea è ormai statica, dominata da settori tradizionali che spendono meno per la ricerca e l'innovazione rispetto ai settori basati sulla tecnologia negli Stati Uniti, e con poche start-up che raggiungono una massa critica grazie a nuove tecnologie innovative(
). Poiché si prospetta un calo demografico, l'Europa non può contare sull'aumento della manodopera per stimolare la crescita futura. Bisogna quindi rilanciare la produttività puntando sull'innovazione e investendo nelle competenze, non contenendo i salari.
Allo stesso tempo l'Europa deve confrontarsi con altri potenziali freni alla competitività. La transizione verso un'economia decarbonizzata non deve ostacolare la competitività e deve essere tecnologicamente neutra, mentre il passaggio a fonti energetiche più pulite deve ridurre i costi dell'energia e la volatilità dei prezzi. La regolamentazione dell'UE deve essere proporzionata. L'UE deve assicurarsi una presenza industriale in settori tecnologici chiave e attenuare i rischi per la sicurezza e la resilienza associati alle dipendenze, per evitare che l'incertezza geopolitica incida negativamente sulle prospettive delle imprese e gravi sugli investimenti.
L'obiettivo della bussola è coltivare i tradizionali punti di forza dell'Europa, sfruttarne le risorse e rimuovere gli ostacoli a livello europeo e nazionale.
L'Europa dev'essere il luogo in cui vengono inventati, fabbricati e commercializzati i servizi, le tecnologie e i prodotti puliti del futuro mentre continua ad avanzare verso la neutralità climatica. Un'Europa che continua a ospitare innovazioni all'avanguardia nel campo della scienza e della ricerca, che attira e trattiene i migliori talenti al mondo e offre posti di lavoro di qualità per tutti. Un'Europa che, grazie alla convergenza delle regioni verso l'alto, vede rafforzarsi la propria posizione nel mondo e la propria unità. Un'Europa che spicca come destinazione degli investimenti a livello mondiale e premia il rischio e l'imprenditorialità.
Bussola per la competitività
La bussola per la competitività sancisce la competitività come uno dei principi generali dell'azione dell'UE.
La bussola persegue due obiettivi generali. Il primo consiste nell'individuare il modo in cui debbano cambiare le politiche perché l'Europa possa fare un salto di qualità. In alcuni settori sarà necessario aggiornare le politiche vigenti, in altri servirà un cambiamento radicale per adattarsi alle nuove realtà. Il secondo obiettivo è sviluppare nuovi modi di lavorare insieme per accelerare e migliorare il processo decisionale, semplificare l'assetto normativo e superare la frammentazione. L'Europa può tener testa ai concorrenti di dimensione continentale solo se le politiche dell'UE e nazionali convergono sugli stessi obiettivi e operano in sinergia. Dato che molti elementi chiave, dalla tassazione ai mercati del lavoro fino alle politiche industriali, sono prevalentemente o in parte sotto il controllo dei governi, il coordinamento delle riforme e degli investimenti nazionali sarà una componente fondamentale di questa strategia globale.
La relazione Draghi ha indicato tre esigenze trasformative per stimolare la competitività; la bussola definisce l'impostazione da seguire per ciascuna e presenta una selezione di misure faro per rispondervi nei prossimi anni, nelle linee che seguono:
·Colmare il deficit di innovazione
·Tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività
·Ridurre le dipendenze eccessive e aumentare la sicurezza.
Questi punti cardinali sono integrati dalle azioni relative a una serie di attivatori trasversali, essenziali per sostenere la competitività in tutti i settori:
·semplificare il contesto normativo, ridurre gli oneri e favorire la rapidità e la flessibilità;
·sfruttare appieno i vantaggi di scala offerti dal mercato unico eliminando gli ostacoli;
·finanziare la competitività tramite un'Unione dei risparmi e degli investimenti e il riorientamento del bilancio dell'UE;
·promuovere le competenze e posti di lavoro di qualità garantendo nel contempo l'equità sociale;
·assicurare un migliore coordinamento delle politiche a livello nazionale e dell'UE.
Al termine di ciascuna sezione sono riportati un calendario e un elenco non esaustivo delle iniziative in programma.
Figura 1. Bussola per la competitività
1. Le tre esigenze trasformative per rafforzare la competitività
1.1. Colmare il deficit di innovazione
La quota europea dei brevetti mondiali è paragonabile a quella degli Stati Uniti e della Cina, eppure solo un terzo dei brevetti registrati dalle università dell'UE() viene sfruttato a fini commerciali. Per i ricercatori e gli imprenditori europei, il percorso dall'invenzione e brevettazione alla commercializzazione è pieno di ostacoli.
L'UE deve riavviare un ciclo dell'innovazione virtuoso. La relazione Draghi mostra che la crescita della produttività dipende dalla combinazione di due forze: innovazioni dirompenti introdotte da nuove start-up dinamiche che entrano in competizione con gli operatori storici; aumento dell'efficienza nelle industrie tradizionali mature che applicano queste innovazioni. Se queste due forze sono deboli, come avviene attualmente in Europa, l'economia rimane bloccata in settori con sempre minori possibilità di innovazione radicale, e il settore privato non spende in ricerca e sviluppo(). Se vogliamo che il futuro dell'industria sia costruito in Europa, l'UE deve dare nuovo slancio al ciclo dell'innovazione.
La creazione e l'espansione delle imprese in Europa sono attualmente ostacolate dalla frammentazione del mercato, dalle limitazioni che penalizzano il capitale di rischio e da un sostegno insufficiente all'innovazione. Le start-up europee hanno difficoltà a crescere all'interno del mercato unico a causa del persistere di ostacoli normativi. Hanno accesso in misura minore al venture capital e ad altre forme di capitale di rischio rispetto alle omologhe statunitensi: la quota dei fondi di venture capital mondiali raccolta nell'UE è solo del 5 % rispetto al 52 % negli Stati Uniti e al 40 % della Cina(
). I due fattori si rafforzano a vicenda: le minori prospettive di crescita per le start-up dell'UE e i maggiori costi del fallimento diminuiscono l'attrattiva agli occhi degli investitori; di conseguenza molti cercano finanziamenti negli Stati Uniti e vi trasferiscono l'attività per beneficiare di un mercato e di una clientela più ampi.
Una specifica strategia dell'UE su start-up e scale-up affronterà gli ostacoli che impediscono alle nuove imprese di emergere ed espandersi. In primo luogo migliorerà le relazioni tra università e imprese e creerà migliori prospettive di commercializzazione dei brevetti. Rimuoverà gli ostacoli creati dalla mancanza di accesso al capitale di rischio, dalla frammentazione del mercato unico, dalle limitate disponibilità e mobilità di talenti e lavoratori qualificati e da un sostegno all'innovazione non abbastanza mirato. L'atto legislativo europeo a favore dell'innovazione promuoverà l'accesso delle imprese innovative alle infrastrutture di ricerca e tecnologia europee, patrimonio intellettuale generato dalle attività di ricerca e sviluppo finanziate con fondi pubblici al fine di aumentare i brevetti, e la creazione di spazi di sperimentazione normativa che consentano agli innovatori di sviluppare e testare nuove idee.
Per le imprese innovative, poter fruire di un insieme unico e armonizzato di norme dell'UE ovunque investano e operino nel mercato unico, anziché doversi confrontare con 27 diversi regimi giuridici, rappresenterebbe una svolta. La Commissione proporrà dunque un 28º regime giuridico, che semplificherà le norme applicabili e ridurrà i costi del fallimento, compresi i pertinenti aspetti di diritto societario, diritto fallimentare, diritto del lavoro e diritto tributario.
Man mano che le imprese innovative cresceranno in Europa, l'UE farà tutto il possibile per assicurarsi che abbiano i finanziamenti di cui hanno bisogno. In Europa il capitale non manca, ma viene messo a disposizione prevalentemente tramite finanziamenti bancari piuttosto che tramite capitale azionario o altre forme di capitale di rischio. Per creare un contesto di finanziamento più adeguato per le start-up e le scale-up, nell'ambito dell'Unione dei risparmi e degli investimenti verranno presentate misure per stimolare il venture capital europeo (cfr. sezione 2.3).
La Commissione lavorerà con il gruppo BEI e gli investitori privati a un programma di investimenti TechEU per contribuire a colmare il deficit di finanziamento e sostenere l'innovazione dirompente, potenziare la capacità industriale dell'Europa e far espandere le imprese che investono in tecnologie innovative quali l'IA, le tecnologie pulite, le materie prime critiche, lo stoccaggio di energia, il calcolo quantistico, i semiconduttori, le scienze della vita e le neurotecnologie.
Con l'evolversi della visione per il futuro dell'agricoltura e dei sistemi alimentari, bisognerà sostenere l'imprenditorialità agricola in quanto fattore di sviluppo di pratiche agricole innovative e più sostenibili.
L'Europa sosterrà i canali dell'innovazione con rinnovata attenzione all'aumento della spesa per ricerca e sviluppo e al suo coordinamento per progetti ad alto impatto. Per migliorare il contesto complessivo in cui nascono le innovazioni, la Commissione presenterà un atto legislativo sullo Spazio europeo della ricerca per aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo e portarli all'obiettivo del 3 % del PIL, concentrare maggiormente sulle priorità strategiche il sostegno alla ricerca, allineare maggiormente le priorità di finanziamento dell'UE e degli Stati membri e favorire la circolazione delle conoscenze e dei talenti in tutta Europa. Come suggerito nella relazione Draghi, il lavoro avviato dal Consiglio europeo per l'innovazione a sostegno dell'espansione delle imprese ad alto rischio dovrebbe proseguire con una maggiore assunzione di rischi, che si ispiri ad alcuni elementi del modello DARPA().
Eccellere nelle tecnologie per l'economia di domani
Man mano che cadranno gli ostacoli all'espansione, l'Europa dovrà creare le condizioni affinché le tecnologie avanzate possano prosperare. L'Europa deve guidare l'innovazione nei settori tecnologici che saranno rilevanti nell'economia del futuro – ad esempio l'intelligenza artificiale, i semiconduttori e le tecnologie quantistiche, i materiali avanzati, le biotecnologie, le tecnologie energetiche pulite, la robotica, le tecnologie spaziali, la mobilità connessa e autonoma – per aumentare la propria sovranità tecnologica e la competitività.
L'Europa ha fatto da apripista offrendo un insieme di regole stabile e sicuro per le imprese che sviluppano e gestiscono tecnologie digitali nel mercato unico, con misure quali il regolamento sui dati, il regolamento sulla governance dei dati, il regolamento sulla ciberresilienza e il regolamento sull'intelligenza artificiale, e iniziative settoriali come il regolamento sull'industria a zero emissioni nette e il nuovo spazio europeo dei dati sanitari. Le norme europee hanno influenzato l'evoluzione del quadro normativo mondiale. Ora dobbiamo concentrarci sul modo in cui dare adeguate possibilità ai nostri talenti tecnologici e favorire uno sviluppo industriale di prim'ordine per sfruttare i vantaggi offerti dalla tecnologia in termini di produttività.
L'Europa ha bisogno delle infrastrutture informatiche, cloud e di dati necessarie per la leadership nel campo dell'intelligenza artificiale. Nell'ambito della strategia sul continente dell'IA, l'iniziativa sulle fabbriche di IA punterà a sfruttare tutti i vantaggi dell'aggregazione e degli effetti di rete a livello europeo. Basandosi sull'attuale rete europea d'eccellenza di supercomputer EuroHPC, l'iniziativa crea delle "fabbriche di IA" per aumentare la potenza di calcolo dell'Europa e renderla accessibile alle start-up, ai ricercatori e all'industria così che possano addestrare, sviluppare e migliorare i loro modelli di intelligenza artificiale. Parallelamente, attraverso un atto legislativo dell'UE sullo sviluppo del cloud e dell'IA, la Commissione incentiverà iniziative pubbliche e private per la creazione di nuove gigafactory di intelligenza artificiale specializzate nell'addestramento dei modelli di IA di grandissime dimensioni che consentano di sviluppare ecosistemi chiave di IA in tutta l'UE. L'atto legislativo fisserà inoltre requisiti minimi per l'offerta di servizi di cloud in Europa. L'iniziativa si affiancherà al sostegno alla progettazione e alla fabbricazione dei chip in Europa, per esempio tramite ulteriori azioni relative ai chip per IA all'avanguardia. Poiché per lo sviluppo dell'IA è indispensabile una grande quantità di dati di alta qualità, la Commissione proporrà una strategia per l'Unione dei dati per migliorare e agevolare la condivisione sicura di dati pubblici e privati, semplificare il regime normativo e la relativa applicazione e accelerare lo sviluppo di nuovi sistemi o applicazioni.
L'Europa deve mantenere una posizione di spicco nel settore delle tecnologie quantistiche, che possono rivoluzionare i sistemi di cifratura digitale su cui si fondano la comunicazione nel campo della sicurezza e della difesa, il sistema sanitario attraverso la diagnostica per immagini e la scoperta di farmaci, e le operazioni commerciali. Una strategia e un atto legislativo dell'UE sui quanti prenderanno le mosse dal regolamento sui chip già in vigore per ovviare alla frammentazione normativa, allineare i programmi nazionali e dell'UE e favorire gli investimenti nelle infrastrutture paneuropee di calcolo, comunicazione e rilevamento quantistici.
Investire nei nuovi motori della crescita
Le scienze della vita stimolano l'innovazione in ambito biotecnologico e presentano notevoli potenzialità di rendere competitivi molti settori, da quello farmaceutico all'agricoltura, dall'energia agli alimenti e ai mangimi. La strategia dell'UE per la bioeconomia inserirà l'Unione in questo mercato in rapida espansione e con un notevole potenziale di crescita nei settori dei materiali a base biologica, della biofabbricazione, della biochimica e delle biotecnologie agricole; ridurrà la nostra dipendenza dai combustibili fossili e migliorerà le prospettive economiche delle zone rurali. Un nuovo atto legislativo europeo sulle biotecnologie offrirà un insieme di norme lungimirante che favorirà l'innovazione in settori come la valutazione delle tecnologie sanitarie e gli studi clinici e, più in generale, sfrutterà il potenziale delle biotecnologie a vantaggio dell'economia dell'Unione.
Nei prossimi anni la domanda di materiali avanzati innovativi crescerà esponenzialmente, attraendo investimenti e ridisegnando le catene di approvvigionamento mondiali. La Commissione presenterà un atto legislativo sui materiali avanzati per creare condizioni quadro che ne sostengano l'intero ciclo di vita, dalla ricerca e l'innovazione alla creazione di start-up, fino alla produzione e alla distribuzione.
Analogamente, lo spazio è un settore altamente tecnologico che entro il 2030 dovrebbe crescere di nove volte. La competitività del settore spaziale europeo deve essere preservata coordinando maggiormente la spesa pubblica, sostenendo gli investimenti delle start-up e delle scale-up innovative europee e aumentando la resilienza della catena di approvvigionamento. Una proposta di atto legislativo sullo spazio tutelerà e migliorerà il funzionamento del mercato interno per le attività spaziali tramite una serie di misure volte ad armonizzare i requisiti di sicurezza, resilienza e sostenibilità di tali attività a livello dell'Unione e ad eliminare la frammentazione derivante dalle diverse normative nazionali.
La politica di concorrenza è importante per rafforzare la competitività dell'Europa. L'applicazione rigorosa ed efficace di norme chiare e prevedibili in materia di antitrust e concentrazioni salvaguarda la concorrenza leale e incentiva le imprese a innovare e diventare più efficienti. Allo stesso tempo, nella corsa mondiale allo sviluppo di tecnologie deep tech e innovazioni pionieristiche, la politica di concorrenza deve tenere il passo con l'evoluzione dei mercati e le innovazioni tecnologiche. A tal fine serve un approccio nuovo, che sia più allineato agli obiettivi comuni e che consenta alle imprese di espandersi nei mercati mondiali, garantendo sempre condizioni di parità nel mercato unico.
Tale approccio dovrebbe trovare riscontro nella revisione degli orientamenti per la valutazione delle concentrazioni affinché l'innovazione, la resilienza e l'intensità di investimento nella concorrenza in determinati settori strategici abbiano il giusto peso alla luce delle pressanti esigenze dell'economia europea. Più in generale il nuovo approccio alla politica di concorrenza dell'UE richiede un'attuazione che non sia solo più semplice e rapida, ma anche rafforzata e meglio mirata. Sarà un approccio coerente che aiuterà a raggiungere gli obiettivi generali dell'UE, in particolare colmare il deficit di innovazione, rispondere alle esigenze di efficienza ove necessario, e sostenere la decarbonizzazione dell'industria dell'UE. Ad esempio, la Commissione riesaminerà il quadro relativo al trasferimento di tecnologia() affinché le imprese dispongano di norme chiare, semplici e aggiornate su accordi di licenza di tecnologie favorevoli alla concorrenza, agevolando in questo modo la diffusione delle tecnologie, incentivando le attività di ricerca e sviluppo iniziale e promuovendo l'innovazione. L'attuazione del regolamento sui mercati digitali aprirà gli ecosistemi chiusi e consentirà alle imprese innovative di proporre nuovi servizi digitali ai clienti. Infine la Commissione promuoverà un più ampio ricorso agli importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI), da combinare con lo strumento di coordinamento per la competitività (cfr. sezione 2.5).
Diffondere l'innovazione in tutta l'economia
La digitalizzazione e la diffusione di tecnologie avanzate nell'economia europea sono il secondo ingrediente necessario per far crescere la produttività in Europa.
Nel complesso, il 70 % del nuovo valore creato nell'economia mondiale nei prossimi dieci anni poggerà sulla digitalizzazione(
).
L'integrazione dell'IA in settori strategici in cui l'Europa è tradizionalmente forte sarà fondamentale perché tali settori mantengano il vantaggio competitivo. Oggi solo una percentuale limitata delle imprese dell'UE si serve di tecnologie digitali: ad esempio, solo il 13 % usa l'IA(). La strategia per l'IA applicata punterà a promuovere nuove applicazioni industriali dell'IA in settori quali l'industria manifatturiera, l'industria automobilistica, l'energia, la robotica, i settori farmaceutico e aeronautico e i servizi finanziari, nonché a migliorare i servizi pubblici, per esempio l'assistenza sanitaria e la giustizia.
La digitalizzazione dei servizi pubblici e l'integrazione dell'IA nel settore pubblico rafforzeranno la competitività. Un migliore coordinamento e un migliore sostegno a livello dell'UE per questi casi d'uso verticale dell'IA e per l'uso dell'IA nella scienza risulterebbero possibili tramite un "CERN per l'intelligenza artificiale". In quest'ottica il Consiglio europeo della ricerca e il Consiglio europeo per l'innovazione devono perseguire gli stessi interessi strategici nei rispettivi campi d'azione e collaborare più da vicino per ottenere risultati.
Le principali imprese manifatturiere devono aumentare le attività di ricerca e sviluppo e allo stesso tempo accelerare la diffusione dell'innovazione. I partenariati strategici con le start-up potrebbero portare allo sviluppo di nuovi prodotti e sistemi. In futuro i finanziamenti dell'UE per la ricerca saranno destinati in modo mirato alla competitività industriale, grazie a un approccio più strategico e meno burocratico al sostegno alla transizione dalla ricerca applicata alla fase di espansione.
Per colmare il deficit di innovazione serviranno investimenti in infrastrutture digitali d'avanguardia, ad esempio reti con fibra ottica moderne, soluzioni satellitari e senza fili, investimenti nel 6G e nelle capacità di cloud computing. Tuttavia l'Europa è ben lontana dagli obiettivi del decennio digitale per il 2030 per quanto riguarda i collegamenti infrastrutturali. Per correggere la rotta, un atto legislativo sulle reti digitali proporrà soluzioni per migliorare gli incentivi di mercato per costruire le reti digitali del futuro, ridurre gli oneri e i costi di conformità e migliorare la connettività digitale per gli utenti finali, creando un mercato unico integrato per la connettività e una politica dell'UE più coordinata in materia di spettro radio.
Iniziative faro del pilastro 1
·Strategia per start-up e scale-up [secondo trimestre 2025]
·28º regime [quarto trimestre 2025 – primo trimestre 2026]
·Atto legislativo europeo a favore dell'innovazione [quarto trimestre 2025 – primo trimestre 2026]
·Atto legislativo sullo Spazio europeo della ricerca [2026]
·Iniziativa sulle fabbriche di IA [primo trimestre 2025], strategie su IA applicata, IA nella scienza e Unione dei dati [terzo trimestre 2025]
·Atto legislativo dell'UE sullo sviluppo del cloud e dell'IA [quarto trimestre 2025 – primo trimestre 2026]
·Strategia e atto legislativo dell'UE sui quanti [rispettivamente secondo e quarto trimestre 2025]
·Atto legislativo europeo sulle biotecnologie e strategia per la bioeconomia [2025-2026]
·Strategia per le scienze della vita [secondo trimestre 2025]
·Atto legislativo sui materiali avanzati [2026]
·Atto legislativo sullo spazio [secondo trimestre 2025]
·Revisione degli orientamenti orizzontali sul controllo delle concentrazioni
·Atto legislativo sulle reti digitali [quarto trimestre 2025]
1.2. Tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività
L'Europa ha definito un insieme di regole ambizioso per decarbonizzare l'economia entro il 2050 e manterrà salda la rotta, anche attraverso l'obiettivo intermedio del 90 % di emissioni in meno entro il 2040(). Con un buon allineamento tra obiettivi e politiche, questo quadro normativo può stimolare la competitività in quanto garantisce certezza e prevedibilità sia alle imprese che agli investitori. Inoltre, come emerso dalla relazione Draghi, le politiche di decarbonizzazione sono un potente motore di crescita se opportunamente integrate con le politiche industriali, economiche, commerciali e di concorrenza. Su questa convinzione si fonderà il patto per l'industria pulita, iniziativa volta a fare dell'UE un luogo attraente per la produzione, anche per i settori ad alta intensità energetica, e a promuovere le tecnologie pulite e nuovi modelli di business circolari per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione concordati.
Energia a prezzi accessibili
L'UE deve affrontare risolutamente il problema dei prezzi elevati e volatili dell'energia che gravano su imprese e famiglie: i prezzi dell'energia sono infatti molto più alti che nelle regioni concorrenti e variano notevolmente all'interno dell'UE. Il fenomeno è in parte causato da fattori strutturali. L'Europa dipende dalle importazioni di combustibili fossili per quasi due terzi del suo fabbisogno energetico. La strumentalizzazione di questa dipendenza da parte della Russia nel contesto della guerra di aggressione contro l'Ucraina è la prima causa delle recenti impennate dei prezzi. Una maggiore indipendenza sarà possibile solo col passare del tempo, man mano che aumenterà in Europa la produzione di energia da fonti decarbonizzate. L'UE deve quindi accelerare la transizione verso l'energia pulita e favorire l'elettrificazione. L'impatto di alcuni componenti dei costi dell'energia può tuttavia essere attenuato nel breve periodo, perché tali componenti sono determinati da una progettazione delle tariffe di rete o una tassazione inefficienti o dalla scarsa integrazione del mercato dell'energia.
Il piano d'azione per l'energia a prezzi accessibili affronterà tali questioni attraverso una serie di misure volte a garantire alle famiglie e ai clienti industriali un più ampio accesso diretto all'energia a basso costo. Il piano aiuterà a sfruttare al meglio le riduzioni dei costi dell'energia derivanti da una maggiore integrazione del mercato, amplierà il ricorso a garanzie e strumenti di riduzione del rischio per facilitare la conclusione di accordi di compravendita di energia elettrica a lungo termine, incentiverà i clienti industriali a offrire servizi di flessibilità della domanda e favorirà una distribuzione equa dei costi del sistema energetico attraverso tariffe meglio concepite.
Elemento indispensabile del piano sono gli investimenti nelle reti europee, che serviranno per progredire verso un sistema energetico a zero emissioni nette, limitare i rischi di riduzione delle energie rinnovabili e trarre vantaggio dal mercato unico dell'energia. L'Europa deve investire di più nella modernizzazione e nell'espansione della rete di infrastrutture di trasmissione e distribuzione dell'energia, accelerando gli investimenti nelle reti di trasmissione dell'energia elettrica e trasporto dell'idrogeno e del biossido di carbonio e nei sistemi di stoccaggio.
Giustificazione economica della produzione pulita
Per riorientare l'economia verso la produzione pulita e la circolarità, l'UE deve sviluppare mercati guida e politiche per premiare coloro che per primi si muoveranno in questa direzione. A tal fine la soluzione più efficace consiste nello sfruttare il potere del mercato interno, per esempio attraverso misure nuove per stimolare la domanda di prodotti a basse emissioni di carbonio, come l'istituzione di parametri di riferimento/sistemi di etichettatura, l'introduzione di requisiti obbligatori o di regimi preferenziali negli appalti pubblici o la concessione di incentivi finanziari tramite contratti per differenza. Assumendo un ruolo di coordinamento tra l'UE e gli Stati membri, la Commissione promuoverà l'aggregazione della domanda e organizzerà l'azione degli Stati membri, per esempio intensificando e semplificando l'uso dei meccanismi di asta come servizio().
Oltre a incentivare la domanda, bisogna aiutare i produttori di tecnologie pulite a trasformare un'attività innovativa in una leadership manifatturiera.
Per accompagnare meglio le imprese – specialmente quelle ad alta intensità energetica – nel passaggio alle tecnologie pulite, è necessaria una disciplina degli aiuti di Stato favorevole e flessibile. Nel patto per l'industria pulita la Commissione definirà il modo in cui aiuti mirati e semplificati possano fungere da ulteriore incentivo agli investimenti nella decarbonizzazione, evitando nel contempo distorsioni del mercato. In quest'ottica la Commissione esorterà gli Stati membri a fare sì che gli elementi dei loro sistemi fiscali che incidono sugli incentivi agli investimenti privati, come le norme sull'ammortamento e i crediti d'imposta, creino una giustificazione economica per la produzione pulita.
I settori ad alta intensità energetica, come la siderurgia, la metallurgia e l'industria chimica, sono tra i più vulnerabili in questa fase della transizione. Queste industrie sono la colonna portante del sistema manifatturiero europeo, in quanto producono fattori produttivi essenziali per intere catene del valore. Per assisterle nella transizione, dopo il patto per l'industria pulita per alcune di esse saranno presentati piani d'azione su misura, sulla base di intensi dialoghi e consultazioni con i portatori di interessi. Ad esempio, nella primavera del 2025 il piano d'azione per la siderurgia e la metallurgia proporrà misure concrete riguardanti il fabbisogno di investimenti, l'accesso ai materiali primari e secondari e l'uso di strumenti di difesa commerciale, e definirà una soluzione a lungo termine per sostituire le attuali misure di salvaguardia alla luce dell'eccesso di capacità a livello mondiale non legato al mercato. Il pacchetto sull'industria chimica previsto per la fine del 2025 sarà fondamentale per garantire la competitività del settore e la protezione della salute umana e dell'ambiente, tenendo conto anche dell'approvvigionamento di sostanze chimiche critiche.
La mobilità e la neutralità tecnologica sono indispensabili per la competitività.
La Commissione ha avviato il dialogo strategico con il settore automobilistico per affrontare con urgenza le sfide attuali e ideare strategie e soluzioni concrete per assicurare a questo settore chiave un futuro solido in Europa. Il dialogo sarà incentrato sui seguenti argomenti: difficoltà relative all'innovazione e alla leadership nelle tecnologie future, transizione pulita e decarbonizzazione, accesso a fattori produttivi competitivi a livello mondiale e sicurezza dell'approvvigionamento, manodopera e competenze, pratiche commerciali e concorrenza leali a livello mondiale, semplificazione e attuazione delle norme e stimolo della domanda grazie a investimenti nelle infrastrutture di ricarica e alla promozione della diffusione dei veicoli elettrici. Le norme in materia di CO2 forniscono certezze a lungo termine per mobilitare gli investimenti necessari. Nell'ambito del dialogo individueremo soluzioni immediate per tutelare la capacità di investimento del settore, valutando le possibili flessibilità per fare in modo che l'industria europea rimanga competitiva, senza per questo rendere meno ambiziosi gli obiettivi per il 2025. Inoltre per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica al 2035 per le autovetture sarà necessario assicurare la neutralità tecnologica, attribuendo un ruolo agli elettrocarburanti tramite una modifica mirata del regolamento nell'ambito del riesame previsto. Il dialogo confluirà in un piano d'azione industriale dell'UE per il settore automobilistico, che comprenderà iniziative ambiziose sia sul versante dell'offerta che su quello della domanda, ad esempio una proposta per rendere più ecologici i parchi veicoli aziendali.
Parallelamente la Commissione presenterà un piano di investimenti per i trasporti sostenibili contenente ulteriori misure volte a rendere meno rischiosi gli investimenti necessari per potenziare rapidamente le infrastrutture di ricarica e la produzione e la distribuzione di carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio per il trasporto. Una nuova strategia metterà in evidenza il ruolo che i porti e il settore marittimo avranno nella futura economia dell'UE, e saranno compiuti ulteriori sforzi per rafforzare la connettività ferroviaria transfrontaliera dell'UE, per esempio tramite un piano per un'ambiziosa rete ferroviaria europea ad alta velocità.
L'Europa deve contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio da parte delle sue industrie. È prevista una revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere(
), che terrà conto della situazione delle industrie ad alta intensità energetica incluse nel sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE (ETS) e della necessità di ridurre al minimo i casi di elusione e le conseguenze indesiderate sulle catene del valore. Per rendere più efficace il meccanismo la revisione valuterà la possibilità di ampliarne l'ambito di applicazione a nuovi settori e prodotti a valle e analizzerà le possibili misure relative all'impatto sulle esportazioni dei beni interessati. L'iniziativa è un passo avanti verso l'obiettivo di impedire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e di promuovere in modo più efficace la fissazione del prezzo del carbonio a livello mondiale e, di conseguenza, condizioni di parità sul piano internazionale.
Per proteggere e promuovere la produzione decarbonizzata e a tecnologia pulita nell'UE, il patto per l'industria pulita e i relativi obiettivi azioneranno in modo coordinato diverse leve politiche, dalle agevolazioni in materia di permessi e autorizzazioni a incentivi di politica industriale, dalla riforma delle norme sugli appalti pubblici a strumenti di difesa commerciale, da investimenti mirati del Global Gateway e dai partenariati internazionali all'ampliamento dell'accesso al mercato. L'azione politica si baserà sulla valutazione delle esigenze e delle prospettive di mercato, concentrandosi sulle tecnologie fondamentali per la decarbonizzazione e la resilienza economica, sui settori emergenti o sulle tecnologie in cui la produzione interna dell'UE rischia di essere messa sotto pressione da concorrenti internazionali che beneficiano di condizioni non paritarie, sovvenzioni o politiche di sostegno che portano a un eccesso di capacità non legato al mercato. Gran parte delle tecnologie efficienti sotto il profilo energetico è fabbricata in Europa, il che offre un vantaggio competitivo all'economia dell'UE. Per conseguire la neutralità climatica ci sarà bisogno di emissioni negative. Saranno elaborati incentivi, per esempio nel contesto della revisione della direttiva ETS nel 2026, per creare una giustificazione economica degli assorbimenti di carbonio al fine di compensare le emissioni residue dei settori in cui è difficile ridurle.
Infine la visione per l'agricoltura e la produzione alimentare dell'UE si concentrerà sul modo in cui rendere i settori agricolo e alimentare competitivi e sostenibili a lungo termine nel rispetto dei limiti del pianeta, per assicurare la prosperità delle zone rurali, la sicurezza alimentare e la resilienza. Grazie al patto europeo per gli oceani l'Europa potrà sfruttare la sua vasta area marittima e costiera per stimolare l'innovazione tramite nuove tecnologie blu, favorire la produzione di energia pulita e aumentare la sicurezza alimentare.
Sfruttare il potenziale dell'economia circolare
L'efficienza delle risorse e un maggiore uso circolare dei materiali contribuiscono alla decarbonizzazione, alla competitività e alla sicurezza economica. Stando alle previsioni, entro il 2030 il potenziale di circolarità del mercato europeo della rifabbricazione passerà dal valore attuale di 31 miliardi di EUR a 100 miliardi di EUR, creando 500 000 nuovi posti di lavoro(). L'Europa deve puntare a creare un mercato unico dei rifiuti, dei materiali secondari e di quelli riutilizzabili per aumentare l'efficienza e il riciclaggio. Una proposta di atto legislativo sull'economia circolare servirà a catalizzare gli investimenti nella capacità di riciclaggio e incoraggiare l'industria dell'UE a sostituire i materiali vergini e ridurre il collocamento in discarica e l'incenerimento delle materie prime usate. La proposta sarà accompagnata dall'introduzione di requisiti di progettazione ecocompatibile per importanti gruppi di prodotti.
Iniziative faro del pilastro 2
·Patto per l'industria pulita e piano d'azione per un'energia a prezzi accessibili [primo trimestre 2025]
·Atto legislativo sull'accelerazione della decarbonizzazione industriale [quarto trimestre 2025]
·Piano d'azione per l'elettrificazione e pacchetto sulle reti europee [primo trimestre 2026]
·Nuova disciplina degli aiuti di Stato [secondo trimestre 2025]
·Piano d'azione per la siderurgia e la metallurgia [2025]
·Pacchetto sull'industria chimica [quarto trimestre 2025]
·Dialogo strategico sul futuro dell'industria automobilistica europea e piano d'azione industriale [primo trimestre 2025]
·Piano di investimenti per i trasporti sostenibili [terzo trimestre 2025]
·Strategia portuale europea e strategia industriale marittima europea [2025]
·Piano per le ferrovie ad alta velocità [2025]
·Revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere [2025]
·Atto legislativo sull'economia circolare [quarto trimestre 2026]
·Visione per l'agricoltura e l'alimentazione [primo trimestre 2025]
·Patto per gli oceani [secondo trimestre 2025]
·Modifica della normativa europea sul clima [2025]
1.3. Ridurre le dipendenze eccessive e aumentare la sicurezza
I collegamenti che l'UE si è creata nel mondo giovano sia alla crescita economica che alla sicurezza. L'UE è molto aperta al commercio, che crea interconnessioni profonde, favorendo catene di approvvigionamento diversificate e alleanze strette con i partner fondamentali. La futura crescita dell'UE dovrà passare necessariamente dal commercio.
In un sistema economico mondiale frammentato da rivalità geopolitiche e tensioni commerciali, l'UE deve lasciare più spazio nelle sue politiche economiche alle considerazioni relative alla sicurezza e all'autonomia strategica aperta. Un contesto sicuro è presupposto indispensabile del successo economico e della competitività delle imprese dell'UE. Queste non investiranno a lungo termine in settori che non offrono garanzie di sicurezza o in cui le infrastrutture critiche sono esposte a minacce, in cui temono che le tensioni internazionali possano perturbare e interrompere le catene di approvvigionamento, o in cui i loro investimenti rischiano di essere spazzati via dalla concorrenza sleale derivante da condizioni di disparità a livello mondiale. Allo stesso tempo la sicurezza e la resilienza possono fare da traino alla competitività e all'innovazione.
Commercio e sicurezza economica
Il commercio con i paesi terzi è un motore fondamentale della prosperità dell'Europa. Attualmente il commercio estero di beni e servizi rappresenta già una quota importante del PIL dell'UE. Nel 2023 il commercio transatlantico tra l'UE e gli Stati Uniti ha superato i 1 500 miliardi di EUR; insieme i due partner rappresentano quasi il 30 % del commercio mondiale. Secondo le previsioni, in futuro il 90 % della crescita economica mondiale avverrà al di fuori dei confini europei. Un alto livello di apertura commerciale è dunque fondamentale, non soltanto per preservare la prosperità dell'Europa, ma anche per migliorarne la resilienza.
La capacità dell'UE di diversificare e ridurre le dipendenze ruoterà attorno a partenariati efficaci. L'UE gode già della rete più ampia e in più rapida crescita di accordi commerciali al mondo, che copre 76 paesi con i quali l'Unione conclude quasi la metà degli scambi commerciali. Siamo il primo partner commerciale per 72 paesi che rappresentano il 38 % del PIL mondiale. A livello mondiale stiamo inoltre mobilitando pacchetti di investimenti Global Gateway in settori chiave in cui gli interessi economici dell'Europa si intersecano con quelli dei partner.
La conclusione dei negoziati sull'accordo UE-Mercosur e la modernizzazione dell'accordo globale UE-Messico sono una testimonianza del modo in cui scambi commerciali vantaggiosi per entrambe le parti possano andare di pari passo con la creazione di condizioni di parità e reciprocità e aumentare la sicurezza economica. Per esempio, considerando come scenario di base gli 84 miliardi di EUR di esportazioni annuali dall'UE, l'eliminazione degli elevati dazi imposti dal Mercosur consentirà agli esportatori dell'Unione di risparmiare più di 4 miliardi di EUR di dazi doganali all'anno() e conferirà loro il vantaggio del pioniere. L'accesso agli appalti pubblici, l'accesso preferenziale esclusivo a determinate materie prime critiche e prodotti ambientali e la protezione di oltre 350 indicazioni geografiche dell'UE per prodotti alimentari tradizionali costituiscono ottime opportunità per espandere gli scambi commerciali. Allo stesso tempo sono previste garanzie per i settori sensibili(). L'UE continuerà a lavorare a stretto contatto con i partner per espandere ulteriormente la sua vasta rete di accordi commerciali, ampliare l'accesso al mercato per le imprese europee, ottenere una maggiore reciprocità e allo stesso tempo favorire il commercio mondiale basato su regole e disciplinato da un'OMC ammodernata.
L'UE deve continuare ad adattare la propria offerta e a cercare nuovi modi di rafforzare i partenariati e creare vantaggi per le imprese, per esempio accordi sul commercio digitale (sono in corso negoziati con la Corea; già conclusi quelli con Singapore), accordi sul riconoscimento reciproco (già in vigore o in preparazione con diversi partner tra cui Australia, Canada, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera e Stati Uniti, con conseguente abbattimento dei costi delle procedure di conformità) e accordi sull'agevolazione degli investimenti sostenibili (il primo è già stato concluso, altri sono in fase di sviluppo). A tal fine i nuovi partenariati per il commercio e gli investimenti puliti riuniranno in un unico partenariato esteso a tutta l'amministrazione norme mirate sul commercio e gli investimenti, gli investimenti del Global Gateway e la cooperazione in ambito normativo. Aiuteranno a garantire l'approvvigionamento di materie prime, energia pulita, carburanti sostenibili per i trasporti e tecnologie pulite da tutto il mondo, e contemporaneamente faranno crescere gli investimenti europei vantaggiosi per i paesi partner e contribuiranno agli obiettivi mondiali in campo energetico promossi dalla presidente von der Leyen. Nell'ambito del nuovo patto per il Mediterraneo, un'ambiziosa iniziativa transmediterranea per la cooperazione sull'energia e le tecnologie pulite incentiverà gli investimenti pubblici e privati su vasta scala nelle energie rinnovabili.
Talvolta le relazioni commerciali dell'UE possono però creare rischi. In un contesto di crescenti tensioni, le dipendenze eccessive possono essere sfruttate o strumentalizzate. Le politiche industriali di alcuni paesi terzi possono avere lo specifico intento di creare eccessi di capacità e dipendenze strategiche, ragion per cui bisogna comprendere i rischi e agire di conseguenza in modo mirato e proporzionato.
Quando il mercato europeo dipende solo da uno o da pochi fornitori di beni, servizi o altri fattori di produzione essenziali, l'UE ha bisogno di politiche e investimenti per garantirsi la sicurezza economica, riducendo al minimo le possibilità di strumentalizzazione delle dipendenze o di coercizione economica. La relazione Draghi indica la via che l'Europa deve seguire per avere catene di approvvigionamento resilienti, in particolare per le materie prime critiche o per le importazioni di tecnologie pulite o digitali avanzate essenziali, come i semiconduttori. Un altro esempio sono le attuali dipendenze di approvvigionamento per quanto riguarda i principi attivi dei medicinali critici, essenziali per la salute pubblica in generale e per determinati pazienti in particolare, e i fertilizzanti, che sono alla base della sicurezza alimentare.
L'Europa deve continuare a mettere in atto politiche che le consentano di svincolarsi dalle dipendenze da fornitori unici o altamente concentrati in settori strategici tramite il riciclaggio, l'innovazione e la ricerca, l'erogazione di sostegno finanziario mirato per la creazione o la promozione di capacità di fabbricazione o trasformazione interne e per la creazione di scorte o riserve, nonché tramite i partenariati bilaterali e multilaterali per la diversificazione di cui sopra. Inoltre, nel contesto del ricatto energetico tentato dalla Russia in relazione alla guerra d'aggressione in Ucraina, la Commissione presenterà una tabella di marcia sulle misure legittime per porre fine alle importazioni di energia dalla Russia.
Nell'ambito della strategia di sicurezza economica() l'UE ha definito quattro settori di rischio e dieci tecnologie critiche. Sulla base delle approfondite valutazioni dei rischi attualmente in corso, saranno adottate misure di attenuazione proporzionate e mirate a fini di protezione, promozione e collaborazione per rispondere ai rischi individuati e aumentare la resilienza. Tra queste figurano misure quali il controllo degli investimenti esteri diretti, il controllo delle esportazioni e il monitoraggio degli investimenti diretti all'estero.
La Commissione elaborerà norme di sicurezza economica per le catene di approvvigionamento fondamentali, di concerto con i paesi del G7 e altri partner che condividono i nostri principi.
Concorrenza sleale e creazione di parità di condizioni
Quando la concorrenza sleale minaccia il mercato unico, dobbiamo ricorrere agli strumenti di protezione di cui disponiamo, come quelli di difesa commerciale, e assicurare il rispetto rigoroso del regolamento sulle sovvenzioni estere. La combinazione adeguata di questi elementi dipenderà dal settore interessato. L'UE continuerà anche a sollecitare l'ammodernamento delle regole dell'OMC.
Un maggiore coordinamento tra gli Stati membri e forme di aggregazione della domanda o di acquisto in comune a livello dell'UE possono aumentare il potere di mercato nei confronti dei fornitori stranieri. Ad esempio, per essere competitiva l'UE deve assicurare un approvvigionamento affidabile e diversificato delle materie prime, in quanto si tratta di fattori di produzione fondamentali per i settori energetico, alimentare e industriale. Muovendo dall'attuazione del regolamento sulle materie prime critiche, occorre perseguire una politica che combini la promozione della produzione interna, la costituzione di scorte e la diversificazione. Sulla scia della recente esperienza maturata con AggregateEU, la Commissione allestirà una piattaforma per l'acquisto in comune di materie prime critiche che permetta di individuare il fabbisogno delle industrie dell'UE, aggregare la domanda e coordinare gli acquisti in comune. Analogamente, l'atto legislativo sui medicinali critici mirerà a rafforzare l'approvvigionamento di medicinali critici e relativi ingredienti, a rimediare ai fallimenti del mercato e a ridurre le dipendenze di fornitura.
L'UE deve rispondere alla sfida posta dalla concorrenza sleale e dalle eccedenze di capacità produttiva a livello mondiale, che spesso derivano da sovvenzioni e investimenti eccessivi, sistematici e di origine pubblica, concentrati lungo le catene di approvvigionamento in settori industriali critici e strategici. Le eccedenze strutturali di capacità non legate al mercato si traducono in strategie di esportazione aggressive, che aumentano la pressione sui produttori europei su uno sfondo di disparità preesistente. In taluni settori critici la perdita di capacità produttive e del know-how in Europa rischia di trascinare l'UE in un'eccessiva dipendenza dalle importazioni in segmenti chiave dell'economia.
Il settore pubblico deve svolgere un ruolo centrale. In un contesto che vede altri importanti protagonisti restringere l'accesso ai loro mercati e adoperarsi per rafforzare la capacità produttiva di tecnologie critiche, l'Europa è chiamata a salvaguardare le proprie capacità. La Commissione proporrà l'introduzione di una preferenza europea negli appalti pubblici per i settori e le tecnologie di rilevanza strategica. Gli appalti pubblici rappresentano circa il 14 % del PIL dell'UE(). La revisione prevista delle direttive sugli appalti pubblici punta a rafforzare la sicurezza tecnologica e le catene di approvvigionamento interne, come pure a semplificare e modernizzare le norme, in particolare riguardo alle start-up e alle imprese innovative.
Industria della difesa, sicurezza e preparazione
L'industria della difesa dell'UE è un importante motore della competitività, ma manca di dimensioni di scala sufficienti e non realizza appieno il suo potenziale. Pur essendo competitive a livello mondiale, le imprese dell'UE nel settore della difesa risentono di un insieme di debolezze strutturali e di decenni di carenza di investimenti. Il settore è frammentato e costituito principalmente da attori nazionali, molti dei quali operano su mercati interni di dimensioni relativamente ridotte, il che riduce la capacità di approvvigionamento. Gli investimenti nella R&S per la difesa sono notevolmente inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti, portando l'UE a dipendere fortemente dai fornitori di paesi terzi. L'UE rischia concretamente di rimanere indietro tanto nell'innovazione per la difesa quanto nello sviluppo di nuovi sistemi d'arma avanzati, con ricadute negative sulle tecnologie a duplice uso. L'industria europea della difesa deve essere in grado di realizzare l'intera gamma delle sue capacità e di guidare l'innovazione in tutti i segmenti dell'economia.
Dobbiamo intensificare e sostenere gli sforzi degli Stati membri volti a investire di più, meglio, insieme e in Europa(). Approfondire il coordinamento è fondamentale per finanziare, sviluppare, produrre e sostenere in Europa tutte le capacità e le infrastrutture di difesa necessarie (comprese quelle a duplice uso). L'Europa deve incrementare in modo significativo la cooperazione tra gli Stati membri nel campo della difesa, aggregando la domanda con un maggiore ricorso agli appalti congiunti nel settore della difesa, promuovendo il rapido potenziamento dell'industria e la cooperazione in materia di R&S congiunta su iniziative europee comuni, riunendo le risorse attraverso progetti di comune interesse europeo nel settore della difesa, integrando la capacità industriale dell'UE, istituendo un mercato unico per la difesa e migliorando l'accesso ai finanziamenti per le PMI al fine di aumentare le dimensioni di scala, ridurre le inefficienze e favorire l'interoperabilità. La Commissione e l'alto rappresentante presenteranno un libro bianco sul futuro della difesa europea per definire le azioni necessarie a centrare questi obiettivi.
L'esperienza ha insegnato all'Europa il valore aggiunto della preparazione. In questa fase è necessaria un'azione concreta. L'UE e gli Stati membri devono adottare un approccio esteso a tutta l'amministrazione e a tutta la società per salvaguardare l'economia e proteggere i cittadini, che contempli anche un'ampia cooperazione pubblico-privato e un nuovo principio di preparazione "fin dalla progettazione". Ad esempio, in caso di limitazioni delle capacità industriali e produttive, sarà possibile coordinare congiuntamente a livello di UE gli appalti o la costituzione di scorte di beni rilevanti per le crisi. Sulla scorta della relazione Niinistö, la Commissione e l'alto rappresentante presenteranno una strategia dell'Unione in materia di preparazione, che delineerà un approccio comune per contrastare le minacce esistenti e potenziali.
Le crescenti minacce ibride richiedono un maggiore allineamento tra il settore pubblico e quello privato. Con l'era digitale le minacce e gli attacchi informatici si fanno sempre più rapidi. Interi settori economici e servizi essenziali() dipendono dalla resilienza delle infrastrutture digitali, dei trasporti e dello spazio, delle reti energetiche e del materiale informatico. La recente vicenda dei cavi sottomarini è un esempio lampante di settore esposto all'aumento dei rischi per la sicurezza. L'Europa deve tenere conto dei rischi per la sicurezza delle infrastrutture critiche – sia digitali che fisiche – in tutte le fasi, dalla costruzione alla scelta della tecnologia, fino alle capacità operative e di ripristino. Una strategia di sicurezza interna darà all'Unione i mezzi per rispondere in modo esaustivo alle minacce, sia online che offline, e garantirà che la sicurezza sia integrata nella normativa e nelle politiche dell'UE fin dalla progettazione.
I cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi rappresentano una crescente minaccia per la sicurezza economica europea. Di conseguenza l'UE e gli Stati membri devono dare prova di una maggiore resilienza e di una preparazione rafforzata, aggiornando regolarmente le valutazioni del rischio climatico e rendendo più resilienti le infrastrutture critiche fin dalla progettazione. L'integrazione della resilienza ai cambiamenti climatici nella pianificazione urbana, l'adozione di soluzioni basate sulla natura, la creazione di "crediti natura" e l'adattamento in agricoltura, preservando nel contempo la sicurezza alimentare, rientrano tra le altre opzioni disponibili per salvaguardare l'economia e la società dell'UE dalle più disastrose calamità naturali, quali inondazioni, siccità, incendi boschivi e tempeste, che compromettono le catene di approvvigionamento e i siti di produzione. A tal fine proporremo un piano europeo di adattamento ai cambiamenti climatici.
Più in generale, per parare la crescente carenza d'acqua, gli Stati membri devono migliorare le pratiche e le infrastrutture di gestione delle risorse idriche, accrescere l'efficienza idrica e promuovere un uso sostenibile dell'acqua. A livello dell'UE, la Commissione presenterà una strategia europea sulla resilienza idrica.
Iniziative faro del pilastro 3
·Concludere e attuare accordi commerciali ambiziosi e partenariati per il commercio e gli investimenti puliti
·Iniziativa transmediterranea per la cooperazione su energia e tecnologie pulite [quarto trimestre 2025]
·Piattaforma di acquisto in comune dei minerali grezzi critici [secondo e terzo trimestre 2025]
·Revisione delle direttive sugli appalti pubblici [2026]
·Libro bianco sul futuro della difesa europea [primo trimestre 2025]
·Strategia dell'Unione in materia di preparazione [primo trimestre 2025]
·Strategia di sicurezza interna [primo trimestre 2025]
·Atto legislativo sui medicinali critici [primo trimestre 2025]
·Piano europeo di adattamento ai cambiamenti climatici [2026]
·Strategia sulla resilienza idrica [secondo trimestre 2025]
2. Attivatori trasversali per la competitività
2.1. Semplificare, snellire, accelerare: garantire che la regolamentazione dell'UE sia adatta alla competitività
Gli oneri normativi rappresentano ormai un freno alla competitività dell'Europa. Nonostante il considerevole stato di avanzamento della politica dell'UE per legiferare meglio, due imprese su tre individuano in tali oneri il principale ostacolo agli investimenti a lungo termine(). A giudizio di molte, la complessità, la varietà e la durata delle procedure di autorizzazione e amministrative rendono l'Europa meno attraente di altre regioni sul piano degli investimenti. Per ripristinare la competitività europea occorre operare uno snellimento burocratico molto più radicale rispetto al passato. La regolamentazione deve essere proporzionata, stabile, coerente e tecnologicamente neutra.
Le istituzioni dell'UE, quelle nazionali e quelle locali devono adoperarsi alacremente per semplificare le norme e accelerare le procedure amministrative. Le imprese e i cittadini devono fruire di modalità più rapide e meno dispendiose di accesso ai finanziamenti e di rilascio delle decisioni amministrative. Ad esempio, muovendo dal sistema di autorizzazioni per le energie rinnovabili e dal regolamento sull'industria a zero emissioni nette, l'annunciato atto legislativo sull'accelerazione della decarbonizzazione estenderà le autorizzazioni accelerate a un maggior numero di settori (ad esempio ad alta intensità energetica) in transizione. Le procedure per gli importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI) e per i progetti di interesse comune per le infrastrutture energetiche saranno rese più semplici e più rapide. L'accesso agli strumenti di finanziamento dell'UE, attualmente frammentati tra troppi programmi, potrà essere ulteriormente razionalizzato e semplificato nel quadro della proposta relativa al prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP).
Il cambiamento partirà dalla Commissione. Per la prima volta è stato nominato un commissario per l'Attuazione e la semplificazione, che coordina i lavori della Commissione in questo ambito e sta guidando un esame approfondito dell'acquis dell'UE al fine di individuare modalità per semplificare, consolidare e codificare la legislazione laddove necessario. Ciascun membro della Commissione incontrerà i portatori di interessi a intervalli regolari – due volte all'anno – nell'ambito dei dialoghi in materia di attuazione, per comprenderne le problematiche, ascoltare le preoccupazioni delle imprese e individuare prospettive di semplificazione e riduzione degli oneri. Le verifiche fattuali effettuate dai servizi della Commissione con i portatori di interessi contribuiranno ulteriormente a sondare i limiti della regolamentazione dell'UE. La semplificazione deve poggiare sulla comprensione del funzionamento pratico delle catene del valore e su un sistema normativo basato sulla fiducia e sugli incentivi piuttosto che su controlli rigidi.
La Commissione presenterà un approccio globale il mese prossimo.
La Commissione compirà uno sforzo di semplificazione senza precedenti. Lo scopo è centrare gli obiettivi strategici concordati nel modo più semplice, meglio mirato, più efficace e meno oneroso possibile. Nell'ottica di assicurare un impegno duraturo e misurabile nei prossimi anni, la Commissione ha fissato traguardi ambiziosi di riduzione degli oneri di comunicazione: una riduzione di almeno del 25 % per tutte le imprese e di almeno il 35 % per le PMI. Gli oneri di comunicazione sono un sottogruppo dell'insieme degli oneri amministrativi. Per accrescere ulteriormente il livello di ambizione, gli obiettivi di riduzione degli oneri del 25 % e del 35 % dovrebbero in futuro essere estesi ai costi di tutti gli oneri amministrativi e non solo agli obblighi di informativa. Ciò si tradurrebbe in un obiettivo di riduzione pari a circa 37,5 miliardi di EUR di costi ricorrenti da qui alla fine del mandato(
). Misure specifiche per le PMI punteranno a conseguire l'obiettivo del 35 %.
L'iniziativa sarà avviata il mese prossimo con il lancio del primo di una serie di pacchetti omnibus di semplificazione. La prima proposta omnibus introdurrà, tra l'altro, una semplificazione di ampia portata nei settori dell'informativa sulla finanza sostenibile, del dovere di diligenza ai fini della sostenibilità e della tassonomia. Il quadro per la finanza sostenibile mira a mobilitare investimenti nella transizione verso l'energia pulita; in linea con questo obiettivo, la Commissione assicurerà un migliore allineamento dei requisiti alle esigenze degli investitori, scadenze proporzionate, metriche finanziarie che non scoraggino gli investimenti nelle imprese più piccole in transizione e obblighi proporzionati alla scala delle attività delle diverse imprese. In particolare affronterà il problema dell'effetto "trickle-down" per evitare che le imprese più piccole lungo le catene di approvvigionamento siano di fatto soggette a richieste di comunicazione eccessive che non erano nelle intenzioni dei legislatori.
Ai fini di una regolamentazione proporzionata e adeguata alle dimensioni delle imprese, sarà presto proposta una nuova definizione di piccole imprese a media capitalizzazione. Con l'introduzione di questa nuova categoria – più grande delle PMI ma più piccola delle grandi imprese – migliaia di imprese nell'UE beneficeranno di una semplificazione normativa su misura, come già avviene per le PMI. La Commissione sta inoltre approntando una semplificazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere per gli operatori di mercato più piccoli.
Nel corso dell'anno e per tutta la durata del mandato, la Commissione continuerà a proporre misure di semplificazione, basate sul dialogo con i portatori di interessi. La revisione del regolamento REACH riguarderà l'acquis vigente e nuove iniziative sulle sostanze chimiche, concretando la semplificazione sul campo e accelerando il processo decisionale sui rischi importanti, come pure la sostenibilità, la competitività e la sicurezza in tutte le sue accezioni. A seguito della proposta di revisione del quadro giuridico del settore farmaceutico dell'UE per accelerare le autorizzazioni e razionalizzare i processi regolatori, la Commissione sta preparando misure di esecuzione a breve termine atte a ridurre gli oneri e semplificare il comparto dei dispositivi medici. Quest'anno sarà anche presentato un ampio pacchetto di semplificazione che ridurrà sensibilmente gli oneri a carico delle aziende agricole e offrirà sostegno agli agricoltori.
Il nuovo controllo relativo alle PMI e alla competitività nelle valutazioni d'impatto filtrerà in modo più incisivo le nuove iniziative, vagliando anche gli effetti previsti sui differenziali di costo rispetto ai concorrenti internazionali. Ove pertinente si valuteranno con maggiore attenzione i costi degli atti delegati e di esecuzione proposti.
Per ridurre gli oneri di comunicazione, la digitalizzazione andrà di pari passo con la semplificazione. Nell'attuazione della normativa dell'UE occorre offrire un supporto migliore sia alle imprese che alle autorità pubbliche, il che richiede un maggiore sostegno, lo sviluppo di capacità e assistenza tecnica. Occorre agevolare l'uso degli strumenti digitali e dell'IA per stimolare le iniziative di semplificazione a livello di pubbliche amministrazioni, assicurando la piena interoperabilità transfrontaliera tra le soluzioni degli enti pubblici quali la fatturazione elettronica, la firma elettronica, la presentazione elettronica delle offerte e i passaporti digitali dei prodotti. Ove possibile l'informativa deve passare a formati digitali basati su dati standardizzati. Muovendo dal quadro eIDAS dell'UE, il portafoglio europeo delle imprese costituirà il fondamento di un'attività commerciale semplice e digitale nell'UE, offrendo alle imprese un ambiente privo di intralci per interagire con tutte le pubbliche amministrazioni.
Per assicurare condizioni di parità in tutto il mercato unico e contrastare la frammentazione e la sovraregolamentazione, la Commissione perseguirà con risolutezza un approccio improntato alla piena armonizzazione e applicazione delle norme. Oltre ad adoperarsi per semplificare la tenuta dei registri ai sensi del regolamento generale sulla protezione dei dati, la Commissione continuerà a lavorare all'ulteriore armonizzazione dell'attuazione e dell'applicazione.
Tutte le istituzioni dell'UE devono collaborare per scongiurare l'"effetto cricchetto" della normativa. L'impegno a legiferare meglio deve essere condiviso da tutte le istituzioni lungo l'intero iter legislativo, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. In collaborazione con il Parlamento europeo e il Consiglio, un accordo interistituzionale riveduto consentirà di mantenere l'impegno per la semplificazione e l'attenzione all'attuazione dall'inizio alla fine dell'iter legislativo.
2.2. Sfruttare al meglio il mercato unico europeo
Il mercato unico è fondamentale per raggiungere una scala continentale in un mondo di giganti. Da 30 anni il mercato unico costituisce il motore collaudato della competitività dell'Europa(). Oggi rappresenta il mercato interno di 23 milioni di imprese, che prestano beni e servizi a quasi 450 milioni di europei. Le imprese beneficiano della libera circolazione e di condizioni commerciali prevedibili, supportate da garanzie del rispetto dello Stato di diritto. I consumatori beneficiano di un ampio ventaglio di scelta e di una protezione elevata. Tuttavia il completamento del mercato unico è ancora lontano. Nonostante i ripetuti sforzi per rimuoverli, alcuni degli ostacoli alla libera circolazione di merci, servizi, capitali e persone permangono ostinatamente e ne emergono di nuovi, accompagnati da nuove cause di frammentazione.
La relazione annuale 2025 sul mercato unico e la competitività mostra i costi dell'inazione: negli ultimi anni l'integrazione del mercato ha perso slancio. In effetti nel 2023 la quota del PIL dell'UE rappresentata dal commercio tra Stati membri è diminuita sia per le merci (23,8 %) che per i servizi (7,6 %)(
). All'interno del mercato unico, lo scambio transfrontaliero di servizi rappresenta meno di un terzo di quello delle merci e, contrariamente a quest'ultimo, non è superiore allo scambio di servizi con i paesi terzi.
La relazione Letta ha individuato gli ostacoli persistenti e messo in evidenza i vantaggi che si otterrebbero accelerando l'integrazione delle comunicazioni elettroniche, dell'energia e dei mercati finanziari e sviluppando un mercato unico per la difesa.
La rimozione degli ostacoli rimanenti e l'espansione del mercato unico contribuiranno alla competitività a tutti i livelli, creando mercati più ampi, abbassando i prezzi dell'energia e migliorando l'accessibilità(
). Per migliorare il funzionamento del mercato unico in tutti i settori, la strategia orizzontale per il mercato unico modernizzerà il quadro di governance, rimuovendo gli ostacoli che esistono all'interno dell'UE e impedendo che se ne erigano di nuovi, promuovendo la collaborazione con gli Stati membri e proponendo un nuovo approccio all'attuazione. Il rafforzamento della task force per l'applicazione delle norme sul mercato unico (SMET) garantirà un recepimento che non comporti oneri superflui, oltre all'attuazione e all'applicazione complete della normativa dell'UE. Saranno introdotte ulteriori misure di armonizzazione per ridurre la frammentazione giuridica residua, in linea con il duplice obiettivo di approfondimento del mercato unico e di semplificazione. L'integrazione precoce e graduale dei paesi candidati in alcune aree del mercato unico consentirà alle imprese di integrarsi nelle catene del valore europee, facilitando il processo di convergenza e stimolando gli investimenti, gli scambi commerciali e la competitività.
Una politica di coesione modernizzata è essenziale per stimolare la crescita, ridurre le disparità e promuovere la competitività nel mercato unico, sostenendo nel contempo lo sviluppo a lungo termine e la transizione giusta delle regioni e delle comunità.
La Commissione coglierà l'occasione per sveltire i processi di definizione delle norme e migliorarne l'accessibilità, in particolare per le PMI e le start-up. L'attuale sistema europeo di normazione non riesce a tenere il passo con la rapidità dei cicli di innovazione delle tecnologie emergenti. La partecipazione sistematica ai processi di definizione delle norme a livello mondiale è cruciale per influenzare i risultati nell'interesse dell'UE e può aiutare l'industria a mantenere posizioni competitive sui mercati delle tecnologie chiave, quali le telecomunicazioni 5G e 6G, l'IA, le tecnologie per le energie rinnovabili, le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, l'accessibilità e l'internet delle cose. Laddove non esistano o non siano disponibili norme armonizzate, oppure di fronte a situazioni urgenti, occorre ricercare soluzioni alternative affinché le imprese possano contare sulla certezza del diritto in merito alla conformità alle norme dell'UE.
2.3 Finanziamenti a favore della competitività e Unione dei risparmi e degli investimenti
Per realizzare gli obiettivi già concordati l'UE deve soddisfare un fabbisogno enorme di finanziamenti. L'innovazione, la transizione pulita, la diffusione digitale e tecnologica in tutti i settori economici comportano costi molto elevati in termini di capitale, anche per il necessario potenziamento massiccio dei beni comuni in tutto il continente, ad esempio le infrastrutture. Gli Stati membri si sono impegnati a fissare obiettivi quantificati riguardo alle energie rinnovabili, ad aumentare la spesa per ricerca e sviluppo al 3 % del PIL, a innalzare la spesa per la difesa ad almeno il 2 % del PIL (per i membri della NATO) e a potenziare l'infrastruttura digitale dell'Unione. La relazione Draghi valuta il fabbisogno complessivo di investimenti aggiuntivi in Europa a 750-800 miliardi di EUR l'anno da qui al 2030, il che significa che, in totale, il rapporto investimenti/PIL dell'UE dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali di PIL dell'UE l'anno, raggiungendo livelli mai registrati dagli anni '60 e '70 del secolo scorso. La disponibilità di sufficienti investimenti pubblici e privati è fondamentale per stimolare la crescita della produttività e conseguire gli obiettivi dell'UE su innovazione, neutralità climatica e difesa.
Un siffatto impegno su vasta scala richiede che l'UE e i suoi Stati membri diano prova di maggiore efficacia nel mobilitare gli investimenti privati, anche da parte degli investitori istituzionali, e nell'usare i finanziamenti pubblici in modo più intenso e mirato. Molte imprese necessitano di capitali di rischio e di investimenti azionari per prosperare, ma l'UE dipende eccessivamente dalle banche per finanziare il debito().
Nel 2022 i tassi di risparmio delle famiglie sono stati nell'Unione superiori del 65 % a quelli degli Stati Uniti d'America(), eppure il settore finanziario dell'UE non li convoglia in modo efficiente verso gli investimenti produttivi né destina capitali sufficienti all'innovazione nella propria economia. Ne consegue che i cittadini non ricavano un rendimento adeguato dai loro risparmi e che ogni anno 300 miliardi di EUR di risparmi degli europei sono investiti al di fuori dell'UE.
Per mobilitare le risorse del settore privato e dirigerle verso settori di crescita orientati al futuro l'UE deve necessariamente integrare i mercati dei capitali e aumentarne spessore e liquidità. È inoltre necessario, servendosi del denaro pubblico come ancora, instillare negli investitori privati una maggiore propensione al rischio.
Le annose remore devono essere vinte: al fine di consentire la creazione di ricchezza per i cittadini dell'UE e di mobilitare capitali per progetti realizzati in Europa, la Commissione presenterà nel 2025 una strategia per l'Unione dei risparmi e degli investimenti, cui farà seguito una serie di proposte specifiche. A tal fine occorre promuovere prodotti di risparmio e di investimento a basso costo a livello di UE, incoraggiando nel contempo gli investitori al dettaglio a servirsene. La Commissione lavorerà inoltre sulle potenzialità delle pensioni private e professionali per aiutare i cittadini dell'UE a pianificare la pensione e per convogliarne i risparmi verso l'economia. Parallelamente opererà per abbattere gli ostacoli al consolidamento a guida di mercato delle infrastrutture dei mercati finanziari.
La Commissione presenterà infine misure di promozione del mercato delle cartolarizzazioni dell'UE al fine di creare capacità di finanziamento supplementari per le banche (che dovrebbero in particolare andare a beneficio dei prestiti alle imprese e alle PMI) e misure atte a incrementare considerevolmente l'unificazione della vigilanza. Porterà avanti la riforma e l'armonizzazione dei regimi di insolvenza a livello di UE, attualmente ancora molto frammentati, anche in termini di grado del credito, di attivatori dell'insolvenza o di norme sulla garanzia finanziaria e il regolamento, e abbatterà gli ostacoli fiscali agli investimenti transfrontalieri.
Migliore coordinamento economico
Oltre agli investimenti pubblici diretti, il sostegno pubblico sarà necessario anche per ridurre i rischi e liberare investimenti privati nei volumi necessari. Considerata l'entità dei bilanci nazionali degli Stati membri (che rappresentano il 50 % circa del PIL dell'UE), la capacità dell'Unione di finanziare investimenti pubblici strategici, compresi beni pubblici europei, dipenderà dalle priorità stabilite dalle politiche macroeconomiche e di bilancio nazionali e dal relativo coordinamento nel perseguimento di tale obiettivo.
Il quadro riveduto di governance economica dell'UE sostiene detto obiettivo potenziando l'integrazione di politiche di bilancio sostenibili e propizie alla crescita, grazie a una maggiore gradualità dei percorsi di aggiustamento che, rispetto al precedente quadro normativo, lascia un più ampio margine di bilancio per le riforme e gli investimenti prioritari(
). Nella prima valutazione effettuata secondo il nuovo quadro, per cinque Stati membri il periodo di aggiustamento è stato prorogato da quattro a sette anni, ferma restando l'assunzione di una serie di impegni di riforma e di investimento. In futuro il rafforzamento della sostenibilità del debito tramite il risanamento graduale del bilancio dovrebbe sempre più andare di pari passo con la salvaguardia degli investimenti pubblici e la garanzia di una maggiore titolarità nazionale e di un maggiore rispetto delle norme.
Bilancio dell'UE riorientato
Con il regolamento sulla piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP) l'UE ha iniziato a riorientare i finanziamenti di 11 diversi programmi di finanziamento verso progetti industriali che vertono su tre tecnologie critiche: tecnologie digitali e innovazione nel settore deep-tech, tecnologie pulite ed efficienti sotto il profilo delle risorse e biotecnologie. Grazie al portale unico STEP, l'accesso ai finanziamenti dell'UE risulta oggi più agevole e semplice per promotori di progetti, autorità di gestione e investitori. Dall'esperienza maturata finora con la STEP emerge il valore aggiunto di un riorientamento del sostegno del bilancio dell'UE verso priorità chiare e condivise in materia di competitività.
Il prossimo quadro finanziario pluriennale offrirà l'occasione di spingersi oltre ripensando la struttura e l'assegnazione del bilancio dell'UE a sostegno delle priorità della competitività. Attualmente la spesa del bilancio dell'UE è frammentata tra troppi programmi, caratterizzati spesso da una direzione strategica poco coordinata e da una grande complessità per i beneficiari. La concentrazione sulla competitività dell'UE implica la definizione di priorità di finanziamento concordate sotto forma di beni pubblici dell'UE e di progetti di investimento multinazionali, da stabilirsi tramite un meccanismo di orientamento politico rafforzato (cfr. sezione 2.5). Nel prossimo quadro finanziario pluriennale il nuovo fondo europeo per la competitività dovrebbe apportare una risposta maggiormente integrata a tali esigenze. Il fondo istituirà una capacità di investimento che sosterrà le tecnologie e la produzione strategiche (dall'intelligenza artificiale allo spazio, dalle tecnologie pulite ai settori biotecnologici, ecc.) che sono fondamentali per la competitività europea, anche in termini di ricerca e innovazione, e gli importanti progetti di comune interesse europeo. Concorrerà a mobilitare l'investimento privato e a ridurne i rischi.
I finanziamenti pubblici non sono sufficienti: occorre sfruttare su vasta scala anche il capitale privato. Occorre valorizzare appieno le potenzialità del gruppo BEI per attrarre investimenti privati e colmare la carenza di investimenti dell'Europa in tutte le aree prioritarie, dalla decarbonizzazione alla difesa. Anche la rete delle banche di promozione europee e altre istituzioni finanziarie internazionali possono concorrere a un ulteriore effetto leva degli investimenti pubblici. La riduzione dei rischi degli strumenti finanziari e le garanzie di bilancio si sono rivelati strumenti potenti, finora con un effetto moltiplicatore medio superiore a 15. Muovendo dal successo di InvestEU, che ha già mobilitato investimenti per 218 miliardi di EUR(), di cui il 65 % da fonti private, sarà proposto di allargare il ricorso a regimi di riduzione del rischio finanziati dall'UE per sostenere gli investimenti a più alto rischio e investimenti più numerosi e più ingenti nei settori economici fondamentali. Dovrebbero essere ulteriormente mobilitate anche le risorse proprie del gruppo BEI. Abbinato alle risorse dell'UE, questo dovrebbe consentire di aumentare il ricorso a garanzie, prestiti, strumenti di finanziamento misto e altri tipi di strumenti finanziari (compreso il capitale proprio) in tutte le priorità politiche sostenute dal bilancio dell'UE. Implica altresì l'ampliamento dell'ambito di applicazione dei programmi di finanziamento vigenti, a partire da InvestEU, con relative estensione, semplificazione e maggiori rapidità e flessibilità dei mandati del gruppo BEI e di altri partner. L'architettura aperta di tali strumenti permette d'intensificare la cooperazione e le sinergie con le banche di promozione nazionali e fra di esse.
2.4 Promuovere le competenze e posti di lavoro di qualità garantendo nel contempo l'equità sociale
Il fondamento della competitività dell'Europa è costituito dai suoi cittadini. L'UE ospita alcuni dei migliori scienziati e ricercatori del mondo e palpitanti industrie creative e culturali. Dispone di un ampio bacino di lavoratori qualificati, di solidi sistemi di istruzione e formazione, di mercati del lavoro inclusivi, di leggi sulla non discriminazione e di uno Stato sociale solido. Nonostante tutto questo, il mercato del lavoro europeo attraversa una profonda trasformazione: mentre il numero di occupati nell'UE è salito a 216,5 milioni, innalzando il tasso di occupazione al nuovo primato del 75,3 % e portando il tasso di disoccupazione al minimo storico (6,1 %) nel 2023, persistono carenze sia di competenze sia di manodopera. Quasi quattro piccole e medie imprese dell'UE su cinque, ad esempio, segnalano difficoltà a trovare lavoratori che abbiano le giuste competenze(
).
Per plasmare un'Europa competitiva sono essenziali politiche sociali efficaci fondate sul pilastro europeo dei diritti sociali. Un'economia più competitiva caratterizzata da un'elevata produttività garantirà che il modello sociale europeo sia finanziariamente sostenibile a lungo termine e che ai cittadini risultino chiari i percorsi verso la riuscita economica. Tutti gli europei devono essere in grado di contribuire ai miglioramenti che porteranno a una maggiore competitività e di trarne vantaggio.
Ai fini di una buona corrispondenza tra competenze ed esigenze del mercato del lavoro, la Commissione presenterà un'iniziativa per costituire un'Unione delle competenze incentrata sugli investimenti, sull'apprendimento permanente e in età adulta, sulla creazione di competenze adeguate alle esigenze future, sul mantenimento delle competenze, sulla mobilità equa, sull'attrazione e sull'integrazione di talenti qualificati di paesi terzi e sul riconoscimento di diversi tipi di formazione che consenta alle persone di lavorare in tutta l'Unione. Per permettere la transizione tra un posto di lavoro e l'altro o fra una professione e l'altra è indispensabile aggiornare e riqualificare le competenze della forza lavoro europea. L'Unione delle competenze si articolerà in un piano strategico per l'istruzione in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM), un piano d'azione per le competenze di base incentrato sull'istruzione scolastica e una strategia europea per l'istruzione e la formazione professionale; rafforzerà inoltre le alleanze delle università europee. Analogamente, affinché le competenze e le professioni siano pertinenti al mercato del lavoro, è necessario un dialogo forte con le parti sociali, che faciliti il riconoscimento e la convalida delle competenze e metta a disposizione dati concreti sulle competenze attuali e future e sulle tendenze del mercato del lavoro. Le attività su questo tema includeranno un'iniziativa sulla trasferibilità delle competenze, volta a facilitare il riconoscimento delle competenze acquisite in caso di mobilità. Prendendo le mosse dai vigenti partenariati volti ad attirare talenti conclusi con paesi partner e dal futuro bacino di talenti dell'UE, l'Europa deve peraltro affermarsi anche come destinazione più accessibile e più attraente per i professionisti qualificati di paesi terzi per i quali siamo in concorrenza con altre giurisdizioni.
Poiché l'Europa si confronta con una diminuzione della popolazione in età lavorativa, è necessario incrementare la partecipazione al mercato del lavoro(). Molti fattori limitano l'accesso al lavoro per le donne, i giovani e gli anziani che desiderano rimanere economicamente attivi. L'accesso è difficile anche per le persone scarsamente qualificate, le persone con disabilità e altri gruppi sottorappresentati. L'aumento della partecipazione al mercato del lavoro e della produttività dipende in larga misura da condizioni di lavoro eque, da salari dignitosi, dall'equilibrio tra vita professionale e vita privata e dall'accesso a servizi di accudimento dell'infanzia e di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili. Per superare le sfide che rappresentano queste ed altre dimensioni che incidono sulla partecipazione al mercato del lavoro, la Commissione collaborerà con le parti sociali per presentare una tabella di marcia per posti di lavoro di qualità. Presenterà parimenti un piano per gli alloggi a prezzi accessibili.
Infine il mondo del lavoro sta cambiando e, con l'emergere di nuovi settori economici in rapida crescita, i lavoratori hanno bisogno di percorsi di adattamento per mantenere un'occupazione e trovarla e nel contempo devono poter contare su una rete di sicurezza nelle fasi di transizione. Il semestre europeo metterà fortemente in risalto la necessità che gli Stati membri modernizzino i sistemi di protezione sociale per garantire a tutti i lavoratori l'accesso a una tutela effettiva, efficiente e adeguata. Le riforme pensionistiche dovrebbero essere accompagnate da iniziative che promuovano l'allungamento della vita lavorativa, sostengano un invecchiamento attivo e in buona salute e creino mercati del lavoro più inclusivi.
2.5 Unire le forze per sortire il massimo effetto: lo strumento di coordinamento per la competitività
L'UE riuscirà a conseguire gli obiettivi che si prefigge soltanto se le politiche nazionali e unionali potranno essere coordinate in modo più efficace. L'Europa ottiene risultati inferiori a quelli che potrebbe raggiungere agendo unita perché in materia di industria e di ricerca le politiche sono frammentate tra Unione e Stati membri e perseguono obiettivi molteplici e non coordinati. Nel mercato unico ciascuno Stato membro conduce le proprie politiche industriali e di sostegno per rafforzare la competitività nazionale, tenendo poco conto di quel che accade negli altri Stati membri o addirittura danneggiandoli. L'efficacia di tali politiche e risorse ne risulta diminuita, così come diminuiti sono i benefici complessivi visti dalla prospettiva unionale(
).
La Commissione proporrà un nuovo strumento di coordinamento per la competitività al fine di intervenire di concerto con gli Stati membri sulle priorità comuni in materia di competitività in determinati settori e progetti fondamentali ritenuti di importanza strategica e di comune interesse europeo. Il semestre europeo e NextGenerationEU hanno introdotto una logica efficace di combinazione di riforme e investimenti ai fini della realizzazione delle priorità dell'UE a livello nazionale. Tale impostazione dovrebbe essere integrata da azioni coordinate a livello transfrontaliero e di UE.
Lo strumento di coordinamento per la competitività punterà ad allineare le politiche industriali e della ricerca a livello di UE e nazionale e i relativi investimenti. Contribuirà alla realizzazione di nuove grandi iniziative e/o progetti transfrontalieri con valore aggiunto europeo per la trasformazione strutturale dell'economia, per la produttività, per la crescita a lungo termine e per posti di lavoro di qualità, e a vantaggio del mercato unico. In stretta collaborazione con gli Stati membri e gli altri grandi portatori di interessi saranno individuati le iniziative da avviare sulle priorità comuni in materia di competitività in un determinato settore, le riforme e gli investimenti necessari e i progetti concreti per cui è necessario un coordinamento transfrontaliero. Lo strumento di coordinamento opererà in sinergia con un semestre europeo semplificato, incentrato sulle riforme e sugli investimenti da attuare a favore della competitività a livello nazionale. I due elementi confluiranno in un meccanismo di orientamento coerente e snello che informerà le decisioni in materia di investimenti e riforme a livello nazionale e di UE. Il nuovo meccanismo di orientamento collegherà le priorità dell'Unione al suo bilancio, perché per realizzare l'Unione degli investimenti occorre allineare la spesa dell'Unione, pubblica e privata alle priorità dell'UE in materia di competitività.
In una prima fase la Commissione proporrà di coordinare le politiche dell'UE e degli Stati membri su determinati settori che presentano un chiaro valore aggiunto per la competitività dell'UE, i quali costituiranno casistiche pilota. I settori potrebbero essere le infrastrutture energetiche e di trasporto (ad esempio le reti elettriche e lo stoccaggio, i combustibili sostenibili e la ricarica), le infrastrutture digitali e i casi d'uso verticale dell'IA, le biotecnologie e altre capacità produttive fondamentali (ad esempio, dei medicinali critici).
In considerazione dell'elevato fabbisogno di investimenti, i finanziamenti pubblici per la realizzazione dei casi pilota dovranno mobilitare il massimo capitale privato possibile. La Commissione monitorerà i progressi verso un allineamento efficace in stretta cooperazione con gli Stati membri. In base a quest'esperienza la Commissione metterà a punto con gli Stati membri un meccanismo di orientamento per gli investimenti. La Commissione prevede di collaborare per la messa a punto di una metodologia che permetta di individuare e stabilire, tenendo conto delle potenzialità di innovazione, decarbonizzazione e sicurezza economica che presentano, altre reti infrastrutturali strategiche, altri settori o altre attività idonei ad investimenti e al coordinamento politico nell'ambito dello strumento di coordinamento per la competitività().
Nell'attuale quadro finanziario pluriennale gli incentivi finanziari per l'attuazione di investimenti coordinati potrebbero basarsi sull'esperienza positiva della STEP, nel cui ambito oltre 6 miliardi di EUR sono già stati riorientati dai fondi della politica di coesione degli Stati membri e delle regioni al sostegno degli obiettivi strategici e 8,7 miliardi di EUR nei cinque programmi gestiti direttamente dalla Commissione. Oltre a un'ulteriore riprogrammazione dei fondi della politica di coesione, gli incentivi finanziari per l'attuazione dei piani d'azione potrebbero provenire dal gruppo BEI, dalle banche di promozione nazionali e da altri partner esecutivi sulla base di una garanzia InvestEU rafforzata. Rientrerebbero in quest'ottica una riprogrammazione dei fondi NextGenerationEU degli Stati membri verso i rispettivi comparti nazionali nell'ambito di InvestEU e modifiche mirate delle regole di InvestEU per aumentarne la capacità di rischio.
Nel prossimo quadro finanziario pluriennale l'attuazione dello strumento di coordinamento per la competitività sarà sostenuta dal nuovo fondo per la competitività, il quale intende rispondere al problema costituito dal fatto che la spesa dell'UE è ripartita fra un numero eccessivo di programmi che si sovrappongono, molti dei quali finanziano la stessa cosa prevedendo tuttavia requisiti diversi, con conseguenti difficoltà nel combinare efficacemente i finanziamenti. L'architettura globale del fondo per la competitività gli consentirà di accompagnare i progetti europei lungo l'intero percorso di investimento, dalla ricerca all'espansione, fino all'applicazione industriale e alla produzione. Sarà così possibile mobilitare in modo flessibile tutto lo strumentario finanziario dell'Unione: sovvenzioni, prestiti, capitale azionario e appalti. Per garantire la coerenza e massimizzare la potenza di fuoco, i finanziamenti collegati a futuri piani nazionali che combinano riforme e investimenti fondamentali potrebbero offrire incentivi finanziari e sostegno alle misure individuate grazie allo strumento di coordinamento.
Attivatori di iniziative faro
Semplificazione con metodo omnibus e definizione di piccole imprese a media capitalizzazione [26.2.2025]
·Portafoglio europeo delle imprese [2025]
·Strategia per il mercato unico [secondo trimestre 2025]
·Revisione del regolamento sulla normazione [2026]
·Unione dei risparmi e degli investimenti [primo trimestre 2025]
·Prossimo QFP, compresi il fondo per la competitività e lo strumento di coordinamento per la competitività [2025]
·Unione delle competenze [primo trimestre 2025]
·Tabella di marcia per posti di lavoro di qualità [quarto trimestre 2025]
·Iniziativa sulla trasferibilità delle competenze [2026]
3. Conclusioni
La stella polare dei prossimi anni dev'essere il rinnovamento della forza competitiva dell'Europa. L'Europa dispone di tutte le risorse necessarie per essere competitiva nell'economia mondiale di domani, ma deve urgentemente cambiare marcia. Deve sfruttare i suoi punti di forza e avviarsi rapidamente su un proprio percorso di crescita della produttività basata sull'innovazione che sfoci in un futuro a impatto climatico zero. La bussola per la competitività punta a un'Unione in cui gli innovatori possono portare rapidamente i prodotti sul mercato e le imprese possono accedere facilmente ai finanziamenti grazie a un mercato dei capitali privati di dimensione unionale integrato ed efficiente. In cui una start-up può ubicare l'attività ed espanderla ovunque nel mercato unico, che si tratti di beni o di servizi. In cui una percentuale equa degli attori globali di punta nei settori a elevatissimo contenuto tecnologico è europea e in cui i settori manifatturieri e l'agricoltura riescono a combinare la competitività con la transizione a una produzione sostenibile e a basse emissioni di carbonio. In cui i lavoratori possono prosperare in posti di lavoro di qualità e contare su reti di protezione sociale e reti di sicurezza stabili. In cui tutti i clienti hanno accesso a energia e prodotti puliti e a prezzi abbordabili ogniqualvolta e ovunque ne abbiano bisogno, grazie a uno dei più grandi mercati continentali al mondo e alle infrastrutture di rete. In cui l'UE e gli Stati membri sfruttano il loro peso collettivo per agire insieme e ridurre le dipendenze eccessive.
La bussola propone un approccio nuovo alla competitività, che combina politiche industriali, investimenti e riforme in una visione comune. Ciascuna componente rafforza le altre. Le riforme volte ad approfondire il mercato unico sono necessarie affinché le politiche industriali e gli investimenti producano appieno i loro effetti, ampliando il mercato, facilitando l'espansione delle imprese e mantenendo una sana pressione concorrenziale a vantaggio delle imprese e dei lavoratori. Il nuovo approccio poggia su un impegno fattivo di semplificazione su vasta scala e su un quadro di governance nuovo per coordinare le iniziative a livello di UE e di Stati membri.
La competitività non è una responsabilità esclusiva del livello dell'UE. Le istituzioni dell'Unione, le amministrazioni nazionali, le autorità regionali e le imprese devono attivarsi per far fronte alla sfida, lavorando insieme in uno sforzo comune e innalzando impegno e cooperazione a un livello superiore. Lo strumento di coordinamento per la competitività costituirà uno strumento fondamentale per realizzare le priorità strategiche. Nell'attuazione del presente programma la Commissione interagirà con i portatori di interessi, in stretta e regolare consultazione, per individuare le aree prioritarie d'interesse e trovare soluzioni per agevolare le condizioni d'impresa. Il dialogo sociale resterà il fondamento.
La bussola inquadrerà i lavori della Commissione nel corso dell'intero mandato. Promuovere la competitività non è faccenda che si possa sbrigare dall'oggi al domani. Alcune delle misure della bussola saranno presentate a breve e potranno produrre effetti tangibili in tempi rapidi, ma molte produrranno risultati a medio termine e richiederanno di mantenere ferma la rotta. I progressi relativi alla bussola per la competitività saranno monitorati e comunicati a cadenza annuale con la relazione annuale sul mercato unico e la competitività.
Il tempo per agire è poco. L'UE deve scegliere se vuole agire all'unisono per un futuro di prosperità sostenibile per tutti oppure rassegnarsi alle divisioni e al declino economico.
La Commissione invita il Parlamento europeo, il Consiglio europeo, il Consiglio e le parti sociali ad approvare la bussola per la competitività e a contribuire attivamente alla realizzazione delle iniziative che prevede.