COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 14.2.2024
COM(2024) 77 final
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
"Relazione 2024 sul mercato unico e la competitività"
{SWD(2024) 77 final} - {SWD(2024) 78 final}
Introduzione
Il mercato unico dell'UE, una delle più grandi aree di mercato integrate al mondo, è l'elemento centrale della nostra competitività. La presenza di oltre 440 milioni di consumatori e grandi economie di scala ha consentito all'UE di diventare il più grande blocco commerciale al mondo, con le sue imprese che detengono un quarto delle esportazioni mondiali di servizi e un quinto di quelle di beni ad alto contenuto tecnologico, e una destinazione appetibile per gli investimenti esteri. Il suo quadro macroeconomico stabile e le infrastrutture di alta qualità favoriscono un contesto imprenditoriale propizio agli investimenti e sono radicate in un solido modello di economia sociale di mercato, che sostengono.
La successione delle recenti crisi ha messo in risalto l'importanza di rafforzare la resilienza del mercato unico. La Commissione ha adottato importanti iniziative per preservare l'integrità del mercato unico e rafforzare la base industriale dell'UE durante la pandemia di COVID-19 e a seguito della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina. In questo difficile contesto, e alla luce della crescente concorrenza mondiale, la Commissione si adopera per coniugare la duplice transizione verde e digitale con un mercato unico competitivo e sostenibile, senza lasciare indietro nessuno. Un mercato unico ben funzionante genera vantaggi per i consumatori grazie a prezzi più bassi, scelte diversificate e diritti comuni ben tutelati.
L'UE dispone di risorse estremamente valide su cui poter contare: ingegneri altamente qualificati, eccellenza nella ricerca, infrastrutture di qualità, una base manifatturiera solida, un settore dei servizi forte, un vantaggio competitivo nello sviluppo di tecnologie pulite, computer ad alte prestazioni, tecnologie digitali quantistiche e trasformative e, naturalmente, il mercato unico come trampolino di lancio.
Ciononostante l'economia europea si trova ad affrontare sfide, sia di lunga data che più recenti, connesse al cambiamento climatico, ai mutamenti geopolitici, all'accelerazione tecnologica, agli elevati prezzi dell'energia, alla demografia, alla carenza di manodopera e di competenze, alle dipendenze strategiche e alla concorrenza internazionale sleale.
Nel 2023, con la comunicazione sui 30 anni del mercato unico è stata esaminata la questione di come procedere per approfondire ulteriormente il mercato unico al fine di sfruttarne appieno il potenziale. Parallelamente, la comunicazione sulla competitività a lungo termine ha fornito una panoramica delle sfide relative alla competitività, che sono state valutate alla luce di nove fattori di competitività (cfr. figura 1). Con la presente comunicazione viene effettuata un'analisi del mercato unico e della sua competitività, strutturata in base ai già menzionati nove fattori di competitività e ai relativi indicatori chiave di prestazione (ICP). Vengono inoltre individuate le priorità future e raccomandate azioni, laddove necessario.
La Commissione contribuisce pertanto a un primo ciclo annuale in cui il Consiglio, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo discutono dei progressi compiuti e delle misure necessarie per quanto riguarda il futuro del mercato unico e la competitività.
Figura 1: definizione di competitività in base a nove fattori
Fonte: comunicazione sulla competitività a lungo termine (COM(2023) 168)
1.Un mercato unico funzionante
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 1: integrazione nel mercato unico
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Integrazione nel mercato unico: commercio rispetto al PIL
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Aumento
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26,3 % per le merci (2022)
23,5 % per le merci (2021)
7,5 % per i servizi (2022)
6,6 % per i servizi (2021)
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ICP 2: deficit di conformità (direttive recepite in maniera non corretta)
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Misura il numero di direttive recepite per le quali la Commissione ha avviato procedure di infrazione per recepimento non corretto
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0,5 %
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1,2 % (2023)
1,3 % (2022)
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Il mercato unico costituisce un prerequisito per la competitività a lungo termine. Un mercato unico ben funzionante ha rappresentato una solida base economica per l'UE negli ultimi 30 anni: un ampio bacino di domanda, fonti di approvvigionamento diversificate e opportunità di innovazione e di aumento della produzione, con il contemporaneo sostegno di diritti sociali forti e condizioni di lavoro eque. Si è dimostrato un potente strumento per la formazione di catene di approvvigionamento resilienti, potendo anche essere impiegato come leva geopolitica quando necessario.
La Commissione e gli Stati membri hanno affrontato gli ostacoli al funzionamento del mercato unico. Nel 2023, attraverso la task force per l'applicazione delle norme sul mercato unico (Single Market Enforcement Taskforce - SMET), gli Stati membri si sono impegnati a eliminare 301 verifiche preliminari per le professioni laddove non proporzionate. La SMET ha inoltre esaminato oltre 170 ostacoli connessi all'iter di autorizzazione dei progetti di energia eolica e solare, impegnandosi a eliminarne la metà. Tale obiettivo è già stato superato, dato che è stato eliminato il 60 % degli ostacoli confermati. Sulla base dei dati forniti dalla rete SOLVIT, nel 2023 è stato avviato un progetto volto ad affrontare la discriminazione connessa all'IBAN nel mercato unico nel settore pubblico e delle telecomunicazioni.
Nel corso del presente mandato, la Commissione ha adottato misure di esecuzione tempestive quando sono entrati in gioco i principi fondamentali del libero accesso ai mercati oppure laddove sono emerse pratiche discriminatorie nei confronti di operatori stranieri. La Commissione si è adoperata in particolare per affrontare le violazioni delle norme dell'UE in tema di appalti pubblici e ritardi di pagamento, al fine di garantire la trasparenza e l'efficienza dei mercati sostenuti dagli appalti pubblici e di difendere gli interessi delle PMI. Sono stati rafforzati strumenti preventivi quali la direttiva sulla trasparenza del mercato unico e la valutazione ex ante delle nuove restrizioni nella regolamentazione nazionale dei servizi professionali.
Con la comunicazione sui 30 anni del mercato unico sono stati fissati obiettivi e iniziative concrete per la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri per l'applicazione delle norme esistenti e l'eliminazione degli ostacoli nazionali, ad esempio nel settore dei servizi. La Commissione ha fissato l'obiettivo di ridurre il deficit di conformità allo 0,5 % (come percentuale massima di direttive recepite non correttamente). La percentuale effettiva è migliorata nel 2023, raggiungendo l'1,2 % (cfr. ICP 2), e la Commissione continuerà a collaborare con gli Stati membri per conseguire il suddetto obiettivo, in quanto si potrebbe realizzare un'ulteriore sostanziale crescita affrontando gli ostacoli nazionali, in particolare attraverso una migliore attuazione delle norme concordate.
Onere normativo e semplificazione
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 17: facilità di conformità alla normativa (oneri della regolamentazione pubblica)
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Misura la percezione delle imprese nella risposta alla domanda: "Nel vostro paese, quanto è facile per le imprese rispettare la regolamentazione pubblica e le prescrizioni amministrative (ad esempio licenze, comunicazione, legislazione)? (1 = eccessivamente complesso; 7 = estremamente facile)" nell'indagine per l'indice di competitività globale del Forum economico mondiale.
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Aumento
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3,80 (2022)
3.64(2021)
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Gli oneri normativi hanno iniziato a diminuire nell'UE (cfr. ICP 17), in particolare grazie agli sforzi compiuti a livello di UE. Nel 2022 le proposte della Commissione hanno consentito risparmi amministrativi di 7,3 miliardi di EUR in più rispetto ai costi. Nel marzo 2023 la Commissione ha proposto di semplificare le formalità per le imprese che operano in più Stati membri e di ampliare ulteriormente e migliorare l'uso di strumenti e processi digitali nell'ambito del diritto societario.
La Commissione ha inoltre esteso l'attuazione dello sportello digitale unico, l'iniziativa faro dell'UE per l'eGovernment. In particolare, dal dicembre 2023 gli Stati membri sono tenuti a fornire agli utenti nazionali e transfrontalieri l'accesso in linea a 21 tipi di procedure importanti. Il sistema di informazione del mercato interno (IMI) collega 12 000 autorità e facilita gli scambi a 35 000 utenti registrati in 20 settori strategici e in tutte le lingue dell'UE. Il portale per le dichiarazioni di distacco nel settore dei trasporti su strada, collegato al sistema IMI, consente agli operatori del settore dei trasporti su strada di inviare in formato digitale un'unica dichiarazione uniforme di distacco dei conducenti. Dal febbraio 2022 al dicembre 2023 sono state presentate attraverso questo portale 33 milioni di dichiarazioni di distacco. La Commissione ha recentemente concordato con un numero significativo di Stati membri un modello elettronico volontario per le dichiarazioni di distacco dei lavoratori e sta lavorando alla realizzazione di un portale multilingue per presentare tali dichiarazioni. La normativa su un'Europa interoperabile ha istituito un meccanismo di cooperazione strutturata tra gli Stati membri e le istituzioni dell'UE per ridurre gli ostacoli ai servizi pubblici digitali transfrontalieri e intersettoriali.
La Commissione ha attuato il principio "one in, one out", ha introdotto un controllo obbligatorio della competitività e ha rafforzato il test PMI per l'esame delle nuove proposte. Sta altresì compiendo progressi verso l'obiettivo di ridurre del 25 % gli oneri derivanti dagli obblighi di comunicazione. Una prima serie di 41 iniziative volte a ridurre tali oneri è stata presentata nell'ambito del programma di lavoro della Commissione per il 2024. Ad esempio, la riforma del codice doganale dell'Unione dovrebbe consentire risparmi sui costi pari a circa 2 miliardi di EUR. La revisione del regolamento relativo alle statistiche europee consentirà un ulteriore risparmio di 450 milioni di EUR.
Il 17 ottobre 2023 è stato inoltre pubblicato un invito a presentare contributi. I contributi dei portatori di interessi confluiranno nella preparazione dei piani di razionalizzazione da parte di tutti i servizi della Commissione. Nel 2024 giungeranno ulteriori contributi dalla piattaforma "Fit for Future", con raccomandazioni degli Stati membri e dei portatori di interessi per la semplificazione e la riduzione degli oneri, anche per quanto riguarda gli obblighi di comunicazione. Con la prossima indagine annuale sugli oneri saranno resi noti i progressi compiuti.
Più in generale, sono necessari sforzi a livello di UE e di Stati membri per semplificare ulteriormente l'attuazione della normativa concordata, prestando particolare attenzione alla sovraregolamentazione ingiustificata e gestendo gli effetti cumulativi e le tempistiche di attuazione della legislazione. Ciò contribuirebbe a ridurre i costi di conformità e a garantire maggiore visibilità alle decisioni di investimento.
Un mercato unico più moderno
L'UE ha adottato diverse misure per aiutare i consumatori a cogliere le opportunità offerte dal mercato unico. Ad esempio, l'iniziativa sui caricabatterie standardizzati sta già semplificando la vita di milioni di europei. Anche gli sforzi volti ad affrontare le asserzioni ambientali illegittime o le iniziative sul diritto alla riparazione contribuiscono a ridurre i vincoli per i cittadini e a promuovere un'economia più verde.
Sono state adottate misure normative decisive per lo sviluppo di un mercato unico del settore digitale, che forniscono un complesso di norme uniforme che consente alle imprese di operare in tutta l'UE: il regolamento sui mercati digitali per impedire alle piattaforme dei gatekeeper di imporre condizioni inique alle imprese e ai consumatori; il regolamento sui servizi digitali per fare in modo che ciò che è illegale offline lo sia anche online; il regolamento sulla governance dei dati per aumentare la disponibilità dei dati e la fiducia nella condivisione dei dati, oltre che per superare gli ostacoli tecnici al loro riutilizzo; il regolamento sui dati per armonizzare le norme sull'accesso equo ai dati; e la legge sull'IA per garantire la certezza del diritto e favorire l'innovazione nell'ambito di un'IA affidabile.
Inoltre, in risposta alle turbative del mercato unico causate dalle misure connesse alla pandemia di COVID-19, lo strumento per le emergenze nel mercato unico (SMEI), rinominato regolamento relativo alle emergenze e alla resilienza nel mercato interno (IMERA)
, farà in modo che il mercato unico continui a funzionare e ad aiutare i cittadini e le imprese nelle situazioni critiche.
PMI e piccole imprese a media capitalizzazione
L'obiettivo del pacchetto di aiuti per le PMI è consentire alle PMI di competere e di crescere. Come dimostrato da un recente studio della Commissione, le imprese che crescono e superano la soglia per essere definite PMI, le cosiddette piccole imprese a media capitalizzazione, svolgono un ruolo fondamentale nell'economia dell'UE, rappresentando il 6 % dell'occupazione complessiva. Sono fortemente presenti in ecosistemi industriali fondamentali per la competitività e la sovranità tecnologica dell'UE, quali l'elettronica, il settore aerospaziale e della difesa, l'energia, le industrie ad alta intensità energetica e la salute. Fino a tre a prima, il 20 % di tutte le piccole imprese a media capitalizzazione era costituito da PMI. Rispetto alle PMI, le piccole imprese a media capitalizzazione sono tendenzialmente caratterizzate da un ritmo di crescita e un livello di innovazione e digitalizzazione più elevati, ma continuano a dover affrontare problemi per alcuni versi simili, come gli oneri amministrativi, inclusa la necessità di una maggiore proporzionalità nella nuova normativa e di un sostegno mirato. Per consentire una transizione agevole da PMI a piccole imprese a media capitalizzazione, è importante affrontare tali problemi in modo coerente.
Una definizione di piccole imprese a media capitalizzazione è già utilizzata nell'ambito del regolamento generale di esenzione per categoria e degli orientamenti sul finanziamento del rischio. Sulla base di tale definizione, la Commissione monitorerà i risultati sia per le PMI che per le piccole imprese a media capitalizzazione nell'ambito di programmi finanziari pertinenti e adotterà misure per rafforzare la partecipazione di tali imprese, se del caso. Elaborerà inoltre una serie più ampia di dati sulle piccole imprese a media capitalizzazione e valuterà in maniera più approfondita gli ostacoli che impediscono alle medie imprese di crescere e diventare piccole imprese a media capitalizzazione, tenendo conto dei punti di vista della rete delle PMI e di altri portatori di interessi. Ciò servirà da base per le future decisioni sul modo migliore per stabilire una definizione armonizzata di piccola impresa a media capitalizzazione a fini orizzontali e per individuare i settori in cui è opportuno definire misure normative, finanziarie o politiche proporzionate.
Allargamento
Nel dicembre 2023 il Consiglio europeo ha posto le basi per l'allargamento dell'Unione europea e quindi del mercato unico. La Commissione si sta già adoperando per integrare i paesi candidati nel mercato unico, verificando i progressi da questi compiuti per conformarsi al diritto dell'UE, aiutandoli a realizzare le necessarie (e spesso sostanziali) riforme politiche ed economiche e preparandoli in merito ai diritti e agli obblighi che l'adesione all'UE comporta. La maggior parte dei paesi candidati è attualmente associata al programma per il mercato unico e al programma Europa digitale. Per il periodo 2023-2024 sono state concordate tabelle di marcia per una migliore attuazione delle zone di libero scambio globali e approfondite con l'Ucraina e la Moldova, al fine di fornire a tali paesi un ulteriore accesso al mercato unico dell'UE.
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Il mercato unico necessita di titolarità politica e dovrebbe rappresentare uno sforzo comune in cui sono coinvolti tutti gli attori in tutti i settori politici.
Sulla base dei progressi compiuti nell'ambito del presente mandato, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero continuare a completare e modernizzare il mercato unico, in particolare intensificando la corretta attuazione e la rigorosa applicazione del diritto dell'Unione a livello nazionale, anche per quanto riguarda le questioni legate alla sovraregolamentazione. Per conseguire tali obiettivi, la Commissione continua a sostenere l'istituzione di appositi uffici nazionali per il mercato unico, per i quali gli Stati membri metterebbero a disposizione dirigenti di alto livello e le risorse necessarie. Tali uffici, che sarebbero complementari ad altri strumenti collaborativi, potrebbero contribuire in particolare ad affrontare gli ostacoli ancora presenti per quanto riguarda i servizi.
L'attuazione delle norme del mercato unico dovrebbe essere semplificata, combinando strumenti preventivi, collaborativi e correttivi. Gli Stati membri dovrebbero conseguire gli obiettivi concreti per quanto riguarda la conformità e il recepimento delle direttive. La rete SOLVIT, le attività nell'ambito della SMET e degli appositi uffici per il mercato unico possono contribuire a rimuovere un maggior numero di ostacoli al mercato unico, anche per quanto riguarda i servizi. A tale fine, a queste attività dovrebbero essere destinate risorse sufficienti.
La riduzione degli oneri normativi dovrebbe rimanere una priorità a tutti i livelli. Le riforme normative e gli strumenti di sostegno dovrebbero riguardare in particolare le PMI e le piccole imprese a media capitalizzazione.
Al contempo, i lavori preparatori e le riforme necessari per l'allargamento dovrebbero continuare a garantire un'integrazione reciprocamente vantaggiosa dei paesi dell'allargamento nelle catene di approvvigionamento europee.
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2.Accesso al capitale e agli investimenti privati
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 3: investimenti privati in % del PIL
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Gli investimenti privati sono direttamente collegati alla facilità di accesso al capitale privato.
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Aumento
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19,3 % (2022)
18,7 % (2021)
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ICP 4: investimenti in capitale di rischio in % del PIL
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I progressi in questo campo costituiscono un valido indicatore dei progressi nell'accesso al capitale privato in generale.
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Aumento
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0,09 % (2022)
0,11 % (2021)
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Dall'inizio della crisi finanziaria gli investimenti privati nell'UE hanno retto bene rispetto a quelli di altri attori internazionali. Approfondire l'Unione dei mercati dei capitali è essenziale per sbloccare gli investimenti privati e aumentare la competitività dell'UE. Gli investimenti necessari per accelerare le transizioni verde e digitale, rafforzare la resilienza e stimolare la competitività dell'Unione dovranno provenire principalmente dal settore privato.
Durante l'attuale mandato, delle sedici azioni del piano d'azione per l'Unione dei mercati dei capitali del 2020 proposto dalla Commissione, quasi tutte sono state adottate o concordate a livello politico. Tuttavia, nonostante il miglioramento delle condizioni dei mercati dei capitali dell'UE, tali misure da sole non completeranno l'Unione dei mercati dei capitali, e la disponibilità di capitale di rischio continua a non essere sufficiente per l'espansione di imprese innovative e per finanziare la crescita futura.
Il regolamento sulla tassonomia dell'UE migliorerà il finanziamento delle attività economiche ecosostenibili e promuoverà la transizione verde.
Le condizioni di finanziamento si sono notevolmente inasprite nel 2023, determinando un contesto più difficile per gli investimenti. I tassi di interesse nella zona euro sono aumentati bruscamente, mentre i criteri per la concessione di nuovi prestiti o linee di credito sono diventati più rigorosi e divergono all'interno della zona euro. La BEI segnala la disponibilità di finanziamenti come un ostacolo agli investimenti per il 44 % delle imprese dell'UE.
Lo spessore e le dimensioni attuali dei mercati dei capitali dell'UE continuano a non essere sufficienti per sostenere la futura crescita dell'UE. Un'Unione dei mercati dei capitali più profonda contribuirà a mobilitare maggiori risparmi e capacità di investimento per finanziare l'economia reale, a ridurre i costi dell'assunzione di prestiti e ad agevolare gli investimenti nel mercato unico, tutti elementi indispensabili per il successo della duplice transizione.
La disponibilità di capitale di rischio (in particolare per l'espansione delle imprese) continua a essere limitata. La capitalizzazione del mercato azionario dell'UE, in percentuale del PIL, è inferiore alla metà di quella degli Stati Uniti (nonostante i maggiori risparmi nell'UE) e inferiore a quella di Giappone, Cina o Regno Unito. Dal 2016 gli investimenti in private equity e in capitale di rischio in imprese di tecnologie digitali e verdi sono stati in costante aumento. Nel 2022 il capitale di rischio era pari allo 0,09 % del PIL (cfr. ICP 4), il doppio rispetto al livello del 2018 (0,04 %), ma inferiore su base annua e ancora nettamente inferiore rispetto al livello degli Stati Uniti (0,75 %) e della Cina (0,58 %).
Il numero di scale-up dell'UE è pari al 38 % di quello degli Stati Uniti, anche se tale divario si sta riducendo. Per continuare a migliorare la situazione, il gruppo BEI e cinque Stati membri hanno avviato l'iniziativa European Tech Champions (ETCI), una struttura di fondo di fondi che investe in fondi di capitale di rischio di grandi dimensioni per le imprese innovative dell'UE. Questa azione integra le opportunità di finanziamento generate da InvestEU per i gestori di fondi di capitale di rischio in fase avanzata, come l'azione dell'UE di sviluppo per il capitale di rischio e l'iniziativa relativa al fondo dell'EUIPO.
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Mercati dei capitali più profondi e integrati sono fondamentali per finanziare le imprese dell'UE e sostenere la transizione verso un'economia digitale e sostenibile. L'attuazione delle misure del piano d'azione per l'Unione dei mercati dei capitali del 2020 avrà un impatto positivo sulla crescita dei mercati dei capitali dell'UE, migliorerà l'accesso delle imprese dell'UE alle fonti di finanziamento provenienti dal mercato e renderà più facile e attraente investire nelle imprese dell'UE.
È essenziale che gli Stati membri, i portatori di interessi privati e le istituzioni dell'UE continuino a collaborare all'Unione dei mercati dei capitali, anche garantendo maggiori riserve di capitali privati, come fondi pensione. In particolare, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero promuovere ulteriori sforzi per aumentare l'accesso diretto delle imprese e di altri soggetti ai mercati dei capitali, agevolando l'offerta di capitale di rischio nell'UE, al fine di sostenere le start-up e consentire l'espansione delle imprese in Europa.
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3.Investimenti pubblici e infrastrutture
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 5: investimenti pubblici in percentuale del PIL
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Gli investimenti pubblici svolgono un ruolo chiave nello sviluppare e nel manutenere le infrastrutture che favoriscono le attività commerciali, per esempio quelle legate all'energia, ai trasporti o alla connettività digitale.
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Aumento
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3,2 % (2022)
3,2 % (2021)
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Gli investimenti pubblici si sono ripresi rispetto ai bassi livelli registrati dopo la crisi finanziaria. I fondi della politica di coesione dell'UE, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e altri programmi hanno contribuito a finanziare la transizione verde e digitale, mantenendo condizioni di parità e promuovendo la convergenza in tutto il mercato unico. Sono però necessari investimenti pubblici più ingenti e maggiormente strategici, anche attraverso strumenti più innovativi che contribuiscano a ridurre i rischi per gli investimenti privati, per mobilitare i finanziamenti privati e garantire i 650 miliardi di EUR necessari ogni anno per la duplice transizione e per la resilienza economica dell'Europa.
Gli investimenti pubblici, pari al 3,3 % del PIL, sono appena al di sopra di quelli del Regno Unito (3,3 %) e leggermente inferiori a quelli degli Stati Uniti (3,6 %). Sebbene il fabbisogno di investimenti per la duplice transizione sarà per la maggior parte finanziato da fondi privati, gli investimenti pubblici continuano a svolgere un ruolo fondamentale, ad esempio con l'uso mirato di prodotti finanziari e la combinazione di fonti finanziarie per catalizzare gli investimenti privati e ridurne i rischi, sbloccare gli investimenti nelle infrastrutture e sostenere progetti in settori relativi agli interessi di sicurezza economica in cui gli investimenti privati potrebbero mancare. I finanziamenti dell'UE continuano a essere necessari per fare fronte alle esigenze di finanziamento, evitando la frammentazione del mercato unico dovuta a diversi livelli di sostegno nazionale (temporaneo) sotto forma di aiuti di Stato, e per ridurre le disparità regionali.
Figura 2: investimenti pubblici
Fonte: Commissione europea, banca dati macroeconomica (AMECO) annuale
Dal 2021 il dispositivo per la ripresa e la resilienza ha erogato oltre 222 miliardi di EUR, mentre a titolo dei fondi della politica di coesione sono stati versati nel periodo 2021-2024 192 miliardi di EUR. InvestEU ha fornito 13,44 miliardi di EUR in garanzie dell'UE e Orizzonte Europa ha mobilitato oltre 24 miliardi di EUR per la scienza e l'innovazione.
Strumenti più mirati svolgono inoltre un ruolo essenziale per i settori chiave attraverso una combinazione di interventi normativi e, laddove disponibili, l'utilizzo di fondi dell'UE o nazionali. La normativa sull'industria a zero emissioni nette, il regolamento sui chip e la normativa sulle materie prime critiche rafforzano la capacità di produzione interna dell'UE e incoraggiano le imprese a sfruttare il potenziale del mercato unico. Il regolamento sui chip sosterrà, attraverso 3,3 miliardi di EUR a titolo del bilancio dell'UE, investimenti per un valore di quasi 43 miliardi di EUR. Sono stati annunciati oltre 100 miliardi di EUR di investimenti pubblici e privati nell'ambito della catena di approvvigionamento dei chip. Le alleanze industriali, come l'alleanza per i medicinali critici, varata di recente, facilitano una maggiore cooperazione lungo le catene di approvvigionamento delle tecnologie fondamentali, contribuendo alla competitività dell'UE.
La nuova agenda europea per l'innovazione (NEIA) fornisce orientamenti e misure di sostegno fondamentali per facilitare l'accesso ai finanziamenti, promuovere l'innovazione attraverso banchi di prova e spazi di sperimentazione normativi, appalti innovativi e sviluppo di talenti.
Gli importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI) sostengono innovazioni pionieristiche o progetti di infrastrutture nei settori delle tecnologie critiche. Finora sono stati approvati sette IPCEI integrati, per un valore di 27,9 miliardi di EUR di sostegno pubblico nazionale, con i quali sono stati sbloccati oltre 50 miliardi di EUR di investimenti privati.
Il "Fondo per l'innovazione", finanziato attraverso le entrate del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE, sostiene e potenzia l'innovazione nelle tecnologie a zero emissioni nette affinché raggiungano la piena maturità tecnologica e commerciale e sta diventando uno strumento pubblico fondamentale per attuare la strategia industriale del Green Deal europeo. Dato il successo degli inviti a presentare proposte su larga scala, per i quali si è registrato un eccesso di adesioni, la Commissione cercherà di massimizzare il bilancio a titolo del Fondo per l'innovazione anticipando l'impegno dei fondi disponibili.
La "piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa" (STEP)
sosterrà gli investimenti per lo sviluppo e la produzione di tecnologie critiche nei settori delle tecnologie pulite, delle tecnologie digitali, dell'innovazione a elevatissimo contenuto tecnologico e delle biotecnologie. La piattaforma STEP, in cui saranno convogliati i finanziamenti nell'ambito dei programmi esistenti, sosterrà i promotori di progetti attraverso un portale della sovranità di prossima realizzazione. Il potenziale di investimento di tale iniziativa potrebbe raggiungere decine di miliardi di euro, a seconda delle decisioni di riprogrammazione degli Stati membri.
Si possono compiere ulteriori progressi anche attraverso gli appalti pubblici strategici, pari a circa il 14 % del PIL dell'UE. Attualmente gli aspetti ambientali, sociali e innovativi non sono sufficientemente presi in considerazione per gli appalti pubblici. Nuove iniziative, come la normativa sull'industria a zero emissioni nette, introducono negli appalti pubblici la sostenibilità ambientale e sociale e criteri di resilienza. Ciò dovrebbe spingere a fare maggior affidamento ad aspetti non legati al prezzo per gli appalti di beni e servizi in generale.
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L'ulteriore approfondimento del mercato unico dovrebbe essere accompagnato da investimenti pubblici continui in settori prioritari in tutti gli Stati membri, anche a livello regionale attraverso la politica di coesione, al fine di ottenere una crescita coesa, competitività e resilienza, evitando la frammentazione del mercato unico.
Il finanziamento della transizione verde e digitale richiede una combinazione strategica di strumenti. A tale fine è necessario utilizzare in misura maggiore e in maniera più innovativa le fonti di finanziamento a livello europeo, per catalizzare gli investimenti privati e ridurne i rischi. Gli appalti pubblici dovrebbero essere utilizzati per incoraggiare e premiare la sostenibilità, la resilienza, l'innovazione e le pratiche socialmente responsabili.
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4.Ricerca e innovazione
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 6: spesa in R&S in percentuale del PIL
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Misura la spesa totale in R&S (pubblica e privata).
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>3 %
oltre il 2030
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2,2 % (2021)
2,3 % (2020)
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ICP 7: numero di domande di brevetto per milione di abitanti
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I brevetti rispecchiano la capacità di un'economia di sfruttare le conoscenze e indicano il vantaggio di competitività che può essere ottenuto attraverso l'innovazione.
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Aumento
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UEB-UE:
151,1 (2022)
151,75 (2021)
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L'Europa è una potenza scientifica che produce un quinto del 10 % delle pubblicazioni scientifiche più citate. Ciò non sempre si traduce però in una leadership commerciale (cfr. ICP 7), spesso a causa delle difficoltà nell'espandere le attività imprenditoriali nell'UE. È necessario adoperarsi maggiormente per sostenere gli sforzi dell'Europa dalla fase di progettazione a quella di realizzazione, ad esempio per quanto riguarda i semiconduttori attraverso il regolamento sui chip, agevolando la collaborazione nel settore della ricerca e fornendo sostegno attraverso Orizzonte Europa o il programma Europa digitale.
L'innovazione rappresenta il fulcro di un'economia prospera e competitiva e il quadro europeo di valutazione dell'innovazione 2023 evidenzia un miglioramento dei risultati conseguiti dall'UE in termini di innovazione in tutta Europa.
Gli investimenti dell'UE in R&I sono aumentati passando dall'1,8 % al 2,2 % del PIL in vent'anni (cfr. ICP 6), ma sono scesi su base annuale e rimangono al di sotto dell'obiettivo del 3 % oltre a essere distribuiti in maniera disomogenea tra le regioni e gli Stati membri. Gli investimenti in R&I continuano a essere inferiori a quelli degli Stati Uniti (3,4 % del PIL) e della Cina (2,4 %), soprattutto a causa del divario esistente a livello di R&I nel settore delle imprese e degli investimenti pubblici stagnanti in R&S. Inoltre l'efficienza e l'impatto di tali investimenti sono ostacolati da persistenti sfide strutturali in diversi sistemi di R&I, come la debolezza dei collegamenti tra mondo scientifico e imprese.
L'UE è fra i leader mondiali per lo sviluppo di tecnologie che combinano innovazioni digitali e verdi e un'ampia percentuale delle sue attività brevettuali è concentrata nelle tecnologie legate al cambiamento climatico. Soltanto nel settore digitale, nel 2020 la quota dell'UE era pari al 20 %, simile a quella degli Stati Uniti.
Per contribuire a colmare il divario di mercato dell'Europa nel finanziamento delle imprese in espansione, il Consiglio europeo per l'innovazione (CEI) combina sovvenzioni e capitale proprio per sostenere start-up e scale-up promettenti a elevatissimo contenuto tecnologico. Sono già stati approvati investimenti per oltre 1 miliardo di EUR in quasi 200 scale-up a elevatissimo contenuto tecnologico. Inoltre l'Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia ha contribuito a mobilitare ulteriori 7,3 miliardi di EUR di investimenti privati in start-up in settori strategici quali le batterie, l'idrogeno o la sanità.
Nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli Stati membri stanno mobilitando oltre 47 miliardi di EUR in investimenti in R&I e introdurranno riforme nei propri sistemi di R&I, nonché 35 miliardi di EUR nell'ambito della politica di coesione.
Nonostante tutto ciò, la crescita della produttività totale dei fattori nell'UE è stata inferiore alla metà di quella degli Stati Uniti negli ultimi 30 anni. È pertanto necessario dedicare maggiore attenzione alle tecnologie strategiche (ad esempio tecnologie pulite, sostituzione delle materie prime critiche, tecnologie digitali, materiali avanzati, tecnologie di produzione avanzate e pulite), comprese quelle con potenziale di duplice uso.
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Oltre all'aumento degli investimenti dell'UE nella ricerca e nell'innovazione, sono necessarie misure per attribuire ulteriore priorità alle attività di ricerca in funzione delle esigenze di competitività a lungo termine dell'UE e incrementare la traduzione dei risultati della ricerca in applicazioni commerciali pratiche.
Sono necessarie riforme per modernizzare i sistemi di R&I al fine di amplificare gli effetti degli investimenti in R&I. Ad esempio, il rafforzamento dei legami tra le imprese e gli enti di ricerca e il miglioramento delle strutture di supporto per l'adozione dei risultati delle attività di ricerca e innovazione da parte dell'industria possono rappresentare opportunità economiche interessanti.
A livello di UE, la Commissione continuerà a sviluppare e attuare politiche mirate alla promozione di start-up e scale-up innovative a elevatissimo contenuto tecnologico e operanti nel settore delle tecnologie verdi, anche potenziando le capacità del Consiglio europeo per l'innovazione.
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5.Energia
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 8: percentuale di energia da fonti rinnovabili
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Misura la produzione di energia rinnovabile (come proposto per la direttiva sull'energia da fonti rinnovabili).
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45 % nel
2030
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23,02 (2022)
21,77 % (2021)
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ICP 9: prezzi dell'energia elettrica per i consumatori dell'utenza non domestica
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Il prezzo dell'energia elettrica per i consumatori industriali costituisce un valido indicatore dell'accessibilità economica dell'energia.
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Riduzione e poi stabili
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Fascia IC dell'UE:
0,21 EUR per kWh (1º semestre 2023)
0,18 EUR per kWh (1º semestre 2022)
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L'UE guida la transizione globale verso un sistema energetico decarbonizzato. Nel 2022 le emissioni di gas a effetto serra sono state inferiori del 32,5 % rispetto al 1990, mentre il PIL dell'UE è aumentato del 67 %. Allo stesso tempo, la guerra della Russia in Ucraina ha innescato una crisi energetica che ha avuto forti ripercussioni sulle famiglie e sulla competitività dell'industria europea. Sebbene siano attualmente diminuiti, i prezzi dell'energia rimangono ben al di sopra delle precedenti tendenze di lungo termine e costantemente superiori rispetto a quelli delle regioni concorrenti. Mercati interni dell'energia più interconnessi e integrati contribuiranno a garantire l'accesso a un'energia economicamente accessibile, abbondante, affidabile e decarbonizzata.
Dal 2010 al 2021 le emissioni degli ecosistemi industriali dell'UE sono diminuite complessivamente del 3 %. Nello stesso periodo le emissioni del settore dell'approvvigionamento energetico sono diminuite del 35 %.
Fino al 2021 i prezzi dell'energia elettrica nell'UE per le industrie di grandi dimensioni si sono mantenuti leggermente al di sotto di quelli del Giappone e del Regno Unito, ma a un livello doppio rispetto ai prezzi degli Stati Uniti. Dal 2021, al di là dello shock causato dalla guerra di aggressione russa in Ucraina, il differenziale di prezzo con gli Stati Uniti è aumentato, a scapito della competitività dell'UE.
La riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica dell'UE dovrebbe accelerare la diffusione dell'energia pulita agevolando i contratti a lungo termine che garantiscono sia la prevedibilità dei prezzi che la certezza degli investimenti, contribuendo così al contenimento dei costi di produzione dell'energia a medio termine. Negli ultimi cinque anni la spesa delle PMI nelle tecnologie per il risparmio energetico è aumentata in tutti gli ecosistemi industriali, in particolare nei settori agroalimentare, tessile, turistico, aerospaziale e della difesa34. Tecnologie di fabbricazione avanzate come la robotica industriale e la produzione additiva possono contribuire a realizzare ulteriori risparmi.
L'UE dovrà procedere a una massiccia elettrificazione della propria domanda di energia, un processo che richiede ingenti investimenti in tecnologie decarbonizzate. Gli investimenti all'interno dell'UE nelle energie rinnovabili sono aumentati del 18,7 % all'anno tra il 2015 e il 2022, raggiungendo i 38 miliardi di EUR all'anno. Il deflusso ancora maggiore (92 miliardi di EUR) di investimenti esteri diretti conferma l'UE quale leader in questo settore34. Dalla valutazione d'impatto della comunicazione sull'obiettivo climatico dell'Europa per il 2040 emerge che le energie rinnovabili, integrate dall'energia nucleare, copriranno oltre il 90 % del consumo di energia elettrica nell'UE nel 2040. La Commissione ha inoltre varato l'alleanza industriale europea sui piccoli reattori modulari.
Sarà inoltre essenziale collegare nuovi centri di produzione di energia decarbonizzata a nuovi centri di consumo. Il piano d'azione europeo sulle infrastrutture di rete rappresenta un primo passo, con la decisione di attuare varie azioni per accelerare la diffusione delle reti e consentire un'integrazione più rapida delle energie rinnovabili. Dovrebbe costituire la base per future azioni globali volte ad accelerare lo sviluppo di infrastrutture energetiche integrate europee. Anche la digitalizzazione è al centro del nuovo sistema di reti. La digitalizzazione, l'accesso ai dati e l'automazione sono necessari per integrare tutte le (nuove) fonti energetiche e stabilizzare il sistema.
La normativa sull'industria a zero emissioni nette rafforzerà, oltre che la diffusione, anche la produzione di tecnologie a zero emissioni nette nell'UE. Il piano d'azione europeo per l'energia eolica reca raccomandazioni e impegni per sostenere la capacità di produzione di energia eolica in Europa.
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e REPowerEU rivestono inoltre una funzione fondamentale per quanto riguarda il rafforzamento della resilienza, della sicurezza e della sostenibilità del sistema energetico dell'UE, in particolare mediante investimenti nell'efficienza energetica e nelle reti ed energie rinnovabili, contribuendo alla lotta contro la povertà energetica.
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Negli ultimi cinque anni l'UE ha aggiornato in misura considerevole i propri strumenti di politica energetica al fine di conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, anche a livello di piano industriale.
Ma saranno necessari ulteriori sforzi per favorire la diffusione dell'energia elettrica decarbonizzata, la relativa integrazione nelle reti energetiche e una maggiore produzione di tecnologie a zero emissioni nette. Tutto ciò è indispensabile per ridurre i prezzi dell'energia e rafforzare la competitività dell'Europa.
Gli Stati membri dovrebbero apportare il proprio contributo in questo ambito, ad esempio attraverso l'attuazione dei piani d'azione per le reti e l'energia eolica, la direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili e le attività della SMET in materia di autorizzazione e rapida attuazione della normativa sull'industria a zero emissioni nette. Gli Stati membri dovrebbero avvalersi dell'iniziativa STEP per sfruttare il potenziale di tutti gli strumenti dell'UE, compresi i fondi della politica di coesione dell'UE, e sostenere lo sviluppo e la produzione di tecnologie strategiche fondamentali per l'energia pulita.
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6.Circolarità
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 10: percentuale di utilizzo di materiali circolari
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La percentuale di utilizzo di materiali circolari misura la quota di materiali recuperati e reintrodotti nell'economia nell'utilizzo complessivo di materiali. Obiettivo del piano d'azione per l'economia circolare: raddoppio rispetto al 2020.
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23,4 % entro il
2030
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11,5 % (2022)
11,7 % (2021)
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L'Europa sta lentamente progredendo verso un'economia più circolare. Dal 2000 la produttività delle risorse dell'industria dell'UE è aumentata del 37 %, il che indica un uso più efficiente dei materiali nella produzione dell'UE, mentre invece l'impronta dei materiali dell'UE è rimasta stabile nell'ultimo decennio. Una volta attuata, la normativa recentemente concordata migliorerà l'utilità economica della circolarità.
Una maggiore circolarità nell'economia comporta un minore consumo di materie prime, meno rifiuti e minori dipendenze, oltre ad aprire a notevoli possibilità per ciò che concerne la creazione di posti di lavoro di qualità, in particolare nell'economia sociale. La bioeconomia può potenzialmente contribuire a una maggiore circolarità, ad esempio nel settore dei materiali per batterie.
Il tasso di utilizzo di materie prime secondarie, che si è attestato all'11,5 % nel 2022, corrisponde a meno della metà dell'obiettivo concordato per il 2030, rivelando un notevole potenziale inutilizzato (cfr. figura 3 e ICP 10). Allo stesso tempo, la produttività delle risorse dell'industria dell'UE è aumentata del 37 % in vent'anni, ed è attualmente paragonabile a quella degli Stati Uniti e tre volte superiore a quella della Cina.
Il consumo non sostenibile e la relativa produzione rappresentano i principali ostacoli alla circolarità. Soltanto il 20 % delle PMI utilizza materiali riciclati e soltanto l'11 % adotta modelli aziendali per i materiali circolari.
Le normative recentemente adottate o concordate a livello politico generano un forte interesse economico per una maggiore circolarità nell'UE. A monte, la normativa sulle materie prime critiche prevede che la capacità di riciclaggio dell'Unione giunga a coprire il 25 % del consumo annuo di materie prime strategiche dell'Unione da qui al 2030. A livello di prodotti, il regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili consentirà di definire criteri di circolarità specifici per le categorie di prodotti immessi sul mercato dell'UE. Ciò contribuirà ad affrontare la frammentazione del mercato unico dovuta all'esistenza di norme nazionali divergenti sulla sostenibilità dei prodotti. Il passaporto digitale dei prodotti faciliterà la condivisione delle informazioni nell'ambito delle catene di approvvigionamento. Si provvederà a rafforzare la vigilanza del mercato al fine di colmare le carenze nell'applicazione delle specifiche di progettazione ecocompatibile, in particolare per quanto riguarda i prodotti importati. Il quadro normativo dell'UE per le batterie già contribuisce a catene del valore circolari per la produzione di batterie. Restano però da affrontare alcuni ostacoli per favorire una maggiore circolarità, ad esempio per quanto riguarda la definizione dei rifiuti. Al livello dei consumatori, la direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde e la direttiva sulle asserzioni ambientali aiutano i consumatori a individuare prodotti affidabili e sostenibili.
Figura 3: Percentuale di utilizzo di materiali circolari (uso di materiali secondari in % rispetto all'utilizzo complessivo dei materiali)
Fonte: Eurostat
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Le normative recentemente adottate aumenteranno la circolarità nell'UE. Tuttavia, per garantirne l'efficacia, gli Stati membri devono adoperarsi per rafforzare la vigilanza del mercato sui requisiti normativi dei prodotti connessi alla circolarità. Gli Stati membri potrebbero inoltre promuovere il consumo sostenibile di materiali sostenendo l'uso industriale di materiali secondari (simbiosi industriale tra le imprese) e le piattaforme per l'economia collaborativa dove far incontrare l'offerta e la domanda di rifiuti riciclabili/riutilizzabili. È altresì importante integrare l'economia circolare promuovendo la ricerca e l'innovazione, provvedendo all'aumento del livello delle competenze e alla riqualificazione della forza lavoro e indirizzando l'uso degli strumenti di finanziamento.
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7.Digitalizzazione
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 11: intensità digitale delle PMI
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Misura la percentuale di imprese dell'UE con almeno un livello base di intensità digitale. Un livello base comporta il ricorso ad almeno quattro delle
dodici
tecnologie digitali selezionate
(ad esempio l'utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale, il fatto di disporre di un
account per le vendite tramite commercio elettronico
per almeno l'1 % del fatturato totale ecc.) secondo la definizione del programma strategico per il decennio digitale.
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90 % entro il
2030
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69,30 % (2022)
61,36 % (2021)
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ICP 12: adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese
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Misura la percentuale di imprese europee che utilizza servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale. Obiettivo fissato nel programma strategico per il decennio digitale.
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75 % entro il
2030
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Servizi di cloud computing: 34 % (2021)
Big data: 14 % (2020)
Intelligenza artificiale: 8% (2021)
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La diffusione e l'adozione delle tecnologie digitali e la digitalizzazione complessiva dell'economia sono fattori essenziali per la competitività e la sovranità. Sono attualmente disponibili diversi strumenti di finanziamento e varie iniziative legislative per migliorare la digitalizzazione delle imprese e la competitività del settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione dell'UE. Sarà necessario proseguire e intensificare gli sforzi collettivi per accelerare la trasformazione digitale, affrontare le carenze relative agli investimenti e rafforzare le capacità digitali in linea con il programma strategico per il decennio digitale.
Nonostante l'UE presenti punti di forza in settori specifici delle tecnologie digitali, come le tecnologie di fabbricazione avanzate e le apparecchiature per la fabbricazione di semiconduttori, la quota dell'UE nel mercato mondiale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) è drasticamente diminuita nell'ultimo decennio, passando dal 21,8 % (2013) all'11,3 % (2022), mentre la quota degli Stati Uniti è aumentata dal 26,8 % al 36 %.
Il programma strategico per il decennio digitale è un sistema di governance collaborativa tra l'UE e le autorità nazionali per sostenere il conseguimento di finalità e obiettivi concreti per il 2030, incentrati su quattro ambiti: competenze digitali; infrastrutture digitali; digitalizzazione delle imprese, anche attraverso l'adozione di tecnologie avanzate quali l'intelligenza artificiale (IA), i servizi cloud e l'analisi dei big data; digitalizzazione dei servizi pubblici. La prima relazione sullo stato del decennio digitale sottolinea la necessità di accelerare e approfondire gli sforzi collettivi per realizzare le ambizioni dell'UE nel settore dei semiconduttori e delle competenze digitali avanzate e per promuovere la trasformazione digitale delle imprese europee.
Diversi strumenti di finanziamento dell'UE sostengono il rafforzamento delle capacità, delle infrastrutture e delle competenze digitali necessarie per la transizione digitale. Ad esempio, il programma Europa digitale ha contribuito (con Orizzonte Europa) a rendere l'UE un leader a livello mondiale nel calcolo ad alte prestazioni e fornisce finanziamenti strategici per sostenere progetti in tema di intelligenza artificiale, competenze digitali avanzate, cibersicurezza e per la diffusione di soluzioni digitali per le pubbliche amministrazioni e le imprese.
La prorompente comparsa dell'IA generativa offre un'opportunità unica in un mercato che, secondo le previsioni, crescerà di oltre il 24,4 % all'anno tra il 2023 e il 2030. Per stimolare l'innovazione nel settore dell'IA, la legge sull'IA mette a disposizione degli sviluppatori di IA un quadro giuridico stabile, prevedibile e proporzionato, incentivando la fiducia dei cittadini e delle imprese nelle applicazioni di IA e promuovendone in tal modo la diffusione nell'UE.
Inoltre, a integrazione del quadro normativo, il pacchetto a sostegno delle start-up per l'innovazione in materia di IA trasformerà l'Europa in una fucina di innovazione per un'IA affidabile. Prendendo le mosse dall'infrastruttura europea di calcolo ad alte prestazioni (EuroHPC), all'avanguardia a livello mondiale, questo pacchetto istituisce "fabbriche di IA" che racchiudono gli elementi chiave dell'IA - dati, calcolo, algoritmi e talenti - e fungono da sportello unico per le start-up nel settore dell'IA al fine di formare e sviluppare modelli di IA di grandi dimensioni. Collega inoltre le start-up e i ricercatori in tema di IA con gli utenti industriali, promuovendo le applicazioni innovative dell'IA generativa in tutti i 14 ecosistemi industriali europei.
Con altre misure politiche dell'UE si è già iniziato a sviluppare la capacità interna per altre tecnologie digitali trasversali e ci si è concentrati sulla riduzione delle dipendenze strategiche per quanto riguarda i chip e i servizi cloud. Il regolamento sui chip aumenterà la capacità di produzione dell'UE, con l'obiettivo di fare in modo che entro il 2030 almeno il 20 % del valore della produzione mondiale di semiconduttori all'avanguardia sia prodotto in Europa. Gli IPCEI sulla microelettronica e sulle infrastrutture e i servizi cloud di prossima generazione mobilitano grandi imprese e start-up affinché investano in grandi capacità industriali innovative e sviluppino un ecosistema europeo di trattamento dei dati interoperabile e liberamente accessibile.
L'adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese dell'UE può aumentare notevolmente la produttività del lavoro in tutta l'economia. Nel 2022 il 69 % delle PMI dell'UE aveva raggiunto almeno un livello di base di intensità digitale, rispetto all'obiettivo del 90 % previsto dal programma strategico per il decennio digitale 2030 (cfr. ICP 11). La percentuale di imprese dell'UE con dieci o più dipendenti che hanno adottato tecnologie digitali era pari al 14 % per i big data nel 2020, al 34 % per il cloud e all'8 % per l'IA nel 2021, rispetto all'obiettivo del 2030 in base al quale il 75 % delle imprese dovrebbe utilizzare almeno una di queste tecnologie (cfr. ICP 12). Le start-up del settore delle tecnologie digitali sono molto attive nella maggior parte degli ecosistemi industriali, in particolare nell'industria sanitaria, nella mobilità, nella cultura e nella creatività34. Molte di queste start-up offrono soluzioni digitali di base, come mercati online o servizi software, che contribuiscono alla trasformazione degli ecosistemi.
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La digitalizzazione delle imprese dell'UE, in particolare delle PMI, e dei servizi pubblici sta progredendo, ma in alcuni settori rimane ben al di sotto delle finalità e degli obiettivi del decennio digitale 2030. Per rimediare a tale problema, l'UE e gli Stati membri dovrebbero attuare pienamente il programma strategico per il decennio digitale.
L'UE ha già adottato varie misure politiche per ridurre le dipendenze strategiche e promuovere la competitività intensificando gli investimenti in tecnologie strategiche, come i semiconduttori, i servizi cloud, l'IA e il calcolo ad alte prestazioni. Tali politiche, per essere più efficaci, impongono agli Stati membri di allineare le strategie per sviluppare la capacità industriale nei settori interessati.
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8.Istruzione e competenze
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 13: partecipazione annuale degli adulti all'istruzione e alla formazione (media di donne e uomini)
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Una maggiore partecipazione alla formazione sarà indice di buoni progressi nello sviluppo delle competenze per una competitività sostenibile (obiettivo contemplato dagli obiettivi del vertice di Porto, pilastro sociale).
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60 % entro il
2030
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37,4 % (2016)
In base all'Indagine sull'istruzione degli adulti, che in passato è stata svolta una volta ogni sei anni.
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ICP 14: tasso di occupazione della popolazione adulta
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Un aumento del tasso di occupazione contribuisce alla competitività socialmente sostenibile (obiettivo contemplato dagli obiettivi del vertice di Porto, pilastro sociale).
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78 % entro il
2030
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74,6 % (2022)
73 % (2021)
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ICP 15: specialisti in TIC (media di donne e uomini, in % dell'occupazione)
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Questo indicatore, uno degli obiettivi del programma strategico per il decennio digitale, misura i progressi verso una forza lavoro proporzionata specializzata nello sviluppo e nella diffusione delle tecnologie digitali.
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20 milioni entro il 2030 (circa il 10 % dell'occupazione totale)
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9,4 milioni (2022)
8,9 milioni (2021)
Percentuale dell'occupazione totale:
4,6 % (2022)
4,5 % (2021)
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ICP candidato 15 bis: punteggi medi dei test per i quindicenni (PISA)
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PISA è il programma dell'OCSE per la valutazione internazionale delle competenze degli studenti. Misura la capacità dei quindicenni di utilizzare le loro conoscenze e competenze in lettura, matematica e scienze per affrontare le sfide della vita reale.
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Aumento
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Matematica:
474 (2022)
492 (2018)
Lettura:
475 (2022)
488 (2018)
Scienze:
484 (2022)
488 (2018)
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Avendo raggiunto una percentuale del 74,6 % nel 2022, l'UE è sulla buona strada verso il conseguimento dell'obiettivo per il 2030 di un tasso di occupazione del 78 %. Tuttavia tre quarti delle PMI registrano attualmente carenze di manodopera e di competenze, che hanno iniziato ad essere affrontate con il patto per le competenze e con misure volte ad agevolare la mobilità dei lavoratori. La disponibilità di posti di lavoro di qualità, la lotta ai divari di genere e la promozione di pari opportunità per tutti sono fondamentali per attrarre e trattenere la forza lavoro. Una forza lavoro qualificata rappresenta un fattore determinante per la competitività, in un contesto caratterizzato dal cambiamento demografico in corso.
Le transizioni verde e digitale fanno nascere una domanda di nuove competenze che rende necessario un miglioramento del livello delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro. Ad esempio, tra il 35 % e il 45 % della forza lavoro nel settore delle ristrutturazioni edilizie avrà bisogno di ricevere formazione in materia di efficienza energetica. Le competenze in materia di TIC sono molto richieste, anche se le esigenze specifiche variano notevolmente da un ecosistema all'altro (cfr.
Figure 4
). Nel 2022 il numero di specialisti in TIC ha raggiunto i 9,4 milioni, pari al 4,6 % del totale degli occupati, e compie progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo di 20 milioni di persone per il 2030 (cfr. ICP 15). D'altro canto, nell'UE solo un adulto su tre partecipa ogni anno ad attività di apprendimento (cfr. ICP 13). Inoltre nell'UE i punteggi medi per i quindicenni sono diminuiti nel 2022 rispetto al 2018 in tutte le discipline; in tale ambito l'UE è stata superata dai suoi principali concorrenti. Da ciò si evince che l'Europa si trova ad affrontare un problema nel dotare i giovani di competenze di base.
Figura 4: percentuale di annunci di lavoro online in cui sono richieste competenze digitali almeno moderate o avanzate, UE-27.
Fonte: analisi del gruppo Technopolis basata sui dati Skillovate del Cedefop, per il progetto 2023 relativo a un osservatorio europeo degli ecosistemi industriali (European Monitor of Industrial Ecosystems - EMI)
L'UE dispone di strumenti politici per fare fronte a queste sfide. I finanziamenti per la coesione e in particolare il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) fungono da sostegno agli investimenti nazionali nel capitale umano. Attraverso il patto per le competenze e partenariati specifici stabiliti per ciascuno dei 14 ecosistemi industriali, l'UE contribuisce al necessario miglioramento del livello delle competenze e alla necessaria riqualificazione di milioni di lavoratori in tutti gli ecosistemi industriali. Ben 1 500 parti economiche e sociali si sono impegnate a migliorare il livello delle competenze e a provvedere alla riqualificazione di 10 milioni di lavoratori entro il 2030, e a tale fine sono già stati sviluppati oltre 15 000 programmi di formazione. Inoltre, nell'ambito della normativa sull'industria a zero emissioni nette, la Commissione sta sostenendo la creazione di accademie delle competenze per accrescere la produzione e l'installazione di tecnologie a zero emissioni nette e l'ottenimento delle materie prime necessarie. Lo strumento di sostegno tecnico aiuta ulteriormente gli Stati membri a elaborare e attuare riforme strutturali volte a promuovere il miglioramento del livello delle competenze e la riqualificazione della popolazione e a migliorare le competenze dei giovani. Il meccanismo di incentivazione dei talenti sostiene le regioni dell'UE colpite dal brusco calo della popolazione in età lavorativa.
La mobilità dei lavoratori nel mercato unico può contribuire ad alleviare le carenze di competenze, anche se finora interessa un numero relativamente esiguo di lavoratori dell'UE (3,8 %) ed è molto più diffusa tra i lavoratori altamente qualificati. Solo il 14 % delle PMI dell'UE (rispetto al 30 % delle imprese di grandi dimensioni) ha cercato di assumere personale proveniente da altri Stati membri dell'UE. La mobilità dei lavoratori è spesso ostacolata da requisiti normativi o amministrativi, per cui è necessaria una semplificazione. Quando si spostano per motivi di lavoro, i cittadini dell'UE si trovano ad affrontare differenze nelle pratiche di registrazione presso le autorità locali e nell'accesso ai sistemi informatici nazionali. Il tasso di riconoscimento delle qualifiche professionali per accedere a una professione regolamentata in un altro Stato membro è ragionevolmente elevato nella grande maggioranza degli Stati membri, ma per alcuni paesi e professioni continuano ad applicarsi requisiti restrittivi in materia di qualifiche e lunghe procedure. Al fine di riuscire ad attrarre più facilmente lavoratori provenienti da paesi terzi, il pacchetto sulla mobilità delle competenze e dei talenti della Commissione comprende raccomandazioni per gli Stati membri sulle modalità per agevolare il riconoscimento delle qualifiche dei cittadini di paesi terzi e una proposta di regolamento relativo all'istituzione di un bacino di talenti dell'UE.
A seguito del vertice delle parti sociali tenutosi a Val Duchesse il 31 gennaio 2024 la Commissione, in collaborazione con le parti sociali, presenterà entro la primavera del 2024 un piano d'azione per affrontare le carenze di manodopera e di competenze.
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Un uso più efficiente e mirato dei fondi dell'UE per gli investimenti nell'istruzione e nelle competenze a livello nazionale, ad esempio al fine di sostenere azioni nell'ambito del patto per le competenze e le accademie per le competenze a zero emissioni nette, può contribuire a compiere progressi nell'allineare istruzione e formazione alla domanda di competenze.
La mobilità dei lavoratori e dei prestatori di servizi potrebbe inoltre essere agevolata da requisiti di accesso proporzionati per le professioni regolamentate, da un riconoscimento più agevole delle qualifiche professionali e da pratiche di registrazione più semplici e maggiormente digitalizzate per i cittadini che si trasferiscono in un altro Stato membro.
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9.Commercio e autonomia strategica aperta
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ICP
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Descrizione
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Obiettivo
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Valore più recente dell'UE
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ICP 16: commercio con il resto del mondo (in % del PIL)
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Commercio con il resto del mondo (in % del PIL)
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Aumento
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17,6 % per le merci (2022)
14,8 % per le merci (2021)
7,7 % per i servizi (2022)
6,9 % per i servizi (2021)
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ICP candidato 16 bis: esportazioni di beni e servizi in percentuale delle importazioni del resto del mondo
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Esportazioni di beni e servizi dell'UE, del Regno Unito, degli Stati Uniti, del Giappone e della Cina in percentuale delle importazioni del resto del mondo.
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Stabile o aumento
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16,2 % per le merci (2022)
16,4 % per le merci (2021)
33,1 % per i servizi (2022)
35,2 % per i servizi (2021)
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Il commercio è fondamentale per la competitività a lungo termine dell'UE. Promuove l'efficienza e l'innovazione e apre i mercati agli operatori dell'UE. L'UE trae forza economica e politica dalla sua posizione di principale operatore commerciale e investitore, visto che con il 16 % delle esportazioni mondiali rappresenta il maggiore esportatore al mondo. L'UE promuove un commercio aperto e basato su regole, da cui trae beneficio. Allo stesso tempo, i nuovi rischi derivanti dall'aumento delle tensioni geopolitiche, da pratiche commerciali sleali e da dipendenze asimmetriche hanno indotto l'UE ad adottare nuove misure, incoraggiando la diversificazione dell'approvvigionamento, rafforzando i legami commerciali e di investimento e incrementando la capacità produttiva in settori critici. L'UE sta inoltre utilizzando i suoi strumenti di difesa commerciale e ampliando il suo pacchetto di strumenti al fine di difendere le condizioni di parità per le imprese dell'UE.
Il commercio è fondamentale per la competitività a lungo termine dell'UE. Nel 2022 gli scambi di beni e servizi al di fuori dell'UE ammontavano rispettivamente al 18 % e all'8 % del PIL dell'UE. L'UE è il maggiore esportatore al mondo (ad essa fa capo il 16 % delle importazioni di tutti i paesi, una percentuale simile a quella della Cina e significativamente superiore a quella degli Stati Uniti). L'UE registra risultati particolarmente elevati nei servizi (cfr.
Figure 5
) e nelle esportazioni di prodotti ad alta tecnologia (23 %), sebbene tale quota sia gradualmente diminuita nell'ultimo decennio. L'UE domina le esportazioni mondiali anche in diversi settori manifatturieri, come i mercati delle sostanze chimiche e dell'industria automobilistica (cfr.
Figure 6
), dove tuttavia i recenti sviluppi, in particolare la crisi energetica e la rapida crescita della Cina nei mercati delle tecnologie pulite, hanno fatto registrare perdite di quote di mercato. Di fatto, una combinazione di fattori di "respingimento" (costi energetici più elevati nell'UE) e di "attrazione" (condizioni di investimento molto attraenti in paesi terzi) potrebbe incidere negativamente sugli investimenti necessari in Europa per il successo della transizione verde e digitale.
Figura5 : percentuale delle esportazioni mondiali: totale (a sinistra); servizi (a destra).
Fonte: Commissione europea sulla base dell'OMC (Organizzazione mondiale del commercio)
Figura 6: percentuale delle esportazioni mondiali: UE, Cina, USA (%): sostanze chimiche (a sinistra); settore automobilistico (a destra).
Fonte: Commissione europea sulla base dell'OMC
La crisi causata dalla pandemia di COVID-19 e l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia hanno messo in risalto la vulnerabilità del mercato unico nei confronti delle turbative nella catena di approvvigionamento, per cui sono stati necessari interventi audaci, tra cui misure di reciprocità, acquisti in comune e approvvigionamento diversificato. La piattaforma dell'UE per l'energia si è rivelata fondamentale per l'aggregazione della domanda degli acquirenti europei e l'approvvigionamento di gas in Europa dai produttori e fornitori internazionali. Potrebbe essere utilizzata come modello per organizzare l'acquisto in comune di prodotti strategici, tra cui l'idrogeno e le materie prime critiche.
L'esposizione dell'UE nei confronti della Cina è aumentata negli ultimi due decenni. I recenti controlli sulle esportazioni applicati dalla Cina su prodotti a base di gallio, germanio e grafite artificiale mostrano i rischi intrinseci di una dipendenza economica di vasta portata da importazioni provenienti da fornitori di paesi terzi. In tale contesto, la Commissione sta elaborando e attuando la sua strategia di riduzione dei rischi in relazione alla Cina.
In risposta alla richiesta del Consiglio europeo dell'ottobre 2020, la Commissione ha individuato le dipendenze strategiche dell'UE e ha iniziato ad affrontarle. Le dipendenze strategiche rappresentano circa il 9,2 % del totale delle importazioni extra-UE e nel 40 % dei casi individuati sono presenti singoli punti di vulnerabilità. Anche settori chiave come lo spazio e la difesa sono esposti a dipendenze dall'estero che richiedono un aumento dell'integrazione dei relativi mercati all'interno dell'UE.
Diversi paesi terzi hanno adottato misure per ridurre le proprie dipendenze e stimolare il credito e gli investimenti in settori strategici. Grazie a sovvenzioni statali che favoriscono le imprese statali, programmi di sostegno, fondi di orientamento governativi e pratiche commerciali, la Cina è attualmente all'avanguardia nel mercato delle tecnologie pulite. Superando i 280 miliardi di USD, il programma di investimenti in tecnologie pulite annunciato dalla Cina determina un eccesso di capacità e pressioni sui prezzi che potrebbero compromettere l'interesse economico per le industrie di altri paesi. Con la legge sulla riduzione dell'inflazione (Inflation Reduction Act - IRA), gli Stati Uniti hanno intensificato gli sforzi per combattere il cambiamento climatico. L'approccio degli Stati Uniti si basa su sovvenzioni per creare una base di produzione nazionale di tecnologie a zero emissioni nette. Alcuni elementi dell'IRA, in particolare per quanto riguarda i contenuti discriminatori, i requisiti di assemblaggio e le sovvenzioni alla produzione, hanno suscitato preoccupazioni nell'UE e in altri partner internazionali. Ad esempio, i crediti d'imposta previsti dall'IRA aumentano il vantaggio in termini di costi per la produzione interna di pacchi batterie del 25-30 % rispetto ai costi totali di produzione.
Per affrontare tali sfide l'UE ha sviluppato un proprio pacchetto di strumenti, combinando l'impegno per la diversificazione dell'approvvigionamento con gli stimoli alla capacità interna.
La Commissione continua a impegnarsi attivamente per tutelare e riformare l'OMC per affrontare in modo più efficace le distorsioni della concorrenza, e la prossima 13a conferenza ministeriale rappresenta un'importante opportunità in tal senso. Ha inoltre concluso accordi di libero scambio e accordi di partenariato economico, ad esempio con la Nuova Zelanda, il Kenya e il Cile, mentre altri accordi sono in fase di negoziazione. Parallelamente, per accelerare la cooperazione industriale l'UE ha concluso partenariati strategici per le materie prime con Canada, Ucraina, Kazakhstan, Namibia, Argentina, Cile, Repubblica democratica del Congo, Zambia e Groenlandia. Questi partenariati facilitano l'attuazione di progetti industriali sulle materie prime in paesi terzi con acquirenti dell'UE e sostengono lo sviluppo di catene del valore sostenibili e di posti di lavoro locali di qualità. I partenariati con i paesi in via di sviluppo sono sostenuti dalla più ampia strategia "Global Gateway" dell'UE. L'UE ha inoltre concluso quattro partenariati digitali, con Giappone, Corea, Singapore e Canada, incentrati in particolare sul 5G sicuro, la cibersicurezza, il calcolo quantistico e la resilienza dell'industria dei semiconduttori. L'UE si sta inoltre adoperando per definire norme vincolanti per il commercio digitale con i suoi principali partner.
L'UE ha inoltre adottato una serie di nuovi strumenti insieme ai suoi strumenti di difesa commerciale per garantire una concorrenza a parità di condizioni. La Commissione ha avviato in particolare un'indagine ufficiale sulle sovvenzioni distorsive per i veicoli elettrici a batteria importati dalla Cina.
L'UE ha inoltre adottato la strategia europea per la sicurezza economica. La Commissione risponde ai rischi individuati proponendo misure volte a promuovere la competitività dell'UE, a proteggere la sicurezza economica dell'UE e a rafforzare ulteriormente la cooperazione collaborando con numerosi paesi. Nel gennaio 2024 la Commissione ha adottato un pacchetto di proposte per attuare questa strategia.
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L'UE dovrebbe costruire una rete più moderna di accordi commerciali, partenariati e alleanze, pur continuando ad adoperarsi per rafforzare la cooperazione multilaterale e il commercio aperto.
Allo stesso tempo, il nostro arsenale ottimizzato di strumenti di protezione commerciale può rafforzare la sicurezza economica e la resilienza. L'UE dovrebbe ricorrere alla difesa commerciale per proteggere il mercato unico quando necessario e adoperarsi costantemente per valutare e affrontare i rischi per la sicurezza economica in un contesto complesso.
La Commissione e gli Stati membri dovrebbero: 1) monitorare attivamente la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche e partecipare alle valutazioni dei rischi previste dalla strategia per la sicurezza economica; 2) allineare le strategie sulle catene di approvvigionamento e sviluppare la capacità industriale nei settori di importanza strategica, sfruttando le sinergie di un'azione coordinata, in particolare attraverso il consiglio dei semiconduttori, il comitato per le materie prime critiche e la piattaforma "Europa a zero emissioni nette"; 3) promuovere la diversificazione attraverso la cooperazione tra gli attori industriali europei e dei paesi partner nell'ambito di progetti legati alle materie prime e i partenariati digitali istituiti dall'UE.
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Conclusioni
In un contesto geopolitico globale difficile e in rapida evoluzione, il mercato unico continua a essere la maggiore risorsa dell'UE. La presente comunicazione ricorda che il mercato unico non è una conquista immutabile. La sua salute e la competitività delle economie dell'UE dipendono da sforzi congiunti e continui per mantenerlo in linea con le realtà economiche.
Negli ultimi anni l'UE ha modernizzato il mercato unico organizzando il proprio spazio digitale, fissando un complesso di norme uniforme che consente alle imprese di operare online in tutta l'UE. L'UE è inoltre impegnata a promuovere un'economia più circolare, offrendo opportunità commerciali alle imprese e risparmi per i consumatori.
L'UE si è inoltre adoperata per eliminare gli ostacoli agli investimenti. La Commissione ha fornito un impulso decisivo per ridurre gli oneri di comunicazione. Gli strumenti dell'UE sostengono gli investimenti nella transizione verde e digitale. Il patto per le competenze e le misure che agevolano la mobilità dei lavoratori mirano a rispondere alle carenze di competenze. Nuove misure quali il regolamento sui chip, la normativa sull'industria a zero emissioni nette o la normativa sulle materie prime critiche, accelereranno i progetti di produzione di tecnologie del futuro e affronteranno le vulnerabilità della catena di approvvigionamento.
La presente comunicazione individua i settori in cui occorre mantenere e migliorare la competitività globale dell'UE, in particolare:
·sforzi mirati per migliorare e semplificare l'attuazione delle norme concordate, anche evitando la sovraregolamentazione, al fine di agevolare i commerci e l'imprenditorialità in Europa;
·la Commissione e gli Stati membri dovrebbero accelerare gli sforzi per fare fronte ai costi dell'energia, accelerando la diffusione di energia decarbonizzata e investendo nelle infrastrutture, fra cui reti e interconnessioni transfrontaliere;
·la Commissione e gli Stati membri dovrebbero continuare ad attribuire priorità alla realizzazione di un'Unione dei mercati dei capitali autentica e profonda, ad agevolare l'accesso ai finanziamenti privati, non da ultimo al capitale di rischio, e a consentire l'espansione delle imprese in Europa;
·sono necessari investimenti pubblici continui per assicurare il vantaggio competitivo dell'Europa nei settori prioritari, alla luce del successo di Next Generation EU e di REPowerEU. L'attuazione tempestiva di fondi dell'Unione come gli strumenti della politica di coesione può contribuire a garantire condizioni di parità e a rafforzare la convergenza regionale nel mercato unico, anche attraverso maggiori investimenti nei settori tecnologici strategici contemplati dalla STEP;
·sono necessarie misure per attribuire ulteriore priorità alle attività di ricerca e incrementare la traduzione dei risultati della ricerca in applicazioni commerciali pratiche;
·non da ultimo, per fare sì che le imprese dell'UE possano continuare a prosperare nei settori delle tecnologie digitali e pulite e in altri settori strategici, l'UE dovrebbe continuare a promuovere un commercio equo e aperto e utilizzare strumenti di difesa commerciale per proteggere il mercato unico, ove necessario;
·è opportuno dedicare maggiore attenzione alle carenze di competenze e di manodopera nel quadro di tendenze demografiche generali, in particolare compiendo sforzi in tema di istruzione e formazione, ma anche agevolando la mobilità delle competenze e dei talenti all'interno dell'UE e verso l'UE.
In tale contesto, la presente comunicazione indica i settori su cui occorre concentrarsi e reca gli orientamenti da seguire per mettere efficacemente in pratica quanto concordato nella strategia per la competitività a lungo termine e per conseguire gli obiettivi stabiliti in detta strategia e nella comunicazione sui 30 anni del mercato unico.
Il dibattito proseguirà e sarà arricchito da contributi fondamentali con la prossima pubblicazione della relazione di alto livello di Enrico Letta sul futuro del mercato unico e della relazione di Mario Draghi sul futuro della competitività europea.
In attesa di tali contributi, la Commissione invita il Consiglio, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo a esaminare la situazione attuale e le prospettive di progresso del mercato unico e della competitività alla luce della presente relazione.