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27.4.2023 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 146/4 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Politica energetica e mercato del lavoro: conseguenze per l'occupazione nelle regioni in transizione energetica»
(parere d'iniziativa)
(2023/C 146/02)
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Relatrice: |
Maria del Carmen BARRERA CHAMORRO |
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Decisione dell'Assemblea plenaria |
20.1.2022 |
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Base giuridica |
Articolo 52, paragrafo 2, del Regolamento interno |
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Parere d'iniziativa |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali, cittadinanza |
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Adozione in sezione |
30.1.2023 |
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Adozione in sessione plenaria |
22.2.2023 |
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Sessione plenaria n. |
576 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
123/43/20 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) osserva che l'intensificarsi degli effetti negativi dell'emergenza climatica, nonché le incertezze e le crisi derivanti dalle nuove realtà geopolitiche e del mercato dell'energia, impongono all'Unione europea di accelerare drasticamente la transizione verso l'energia pulita e di rafforzare l'indipendenza energetica dell'Europa da fornitori inaffidabili e combustibili fossili volatili. Accoglie pertanto con favore i piani della Commissione tesi a conseguire tali obiettivi (ad esempio REPowerEU e i suoi finanziamenti aggiuntivi attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza). |
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1.2. |
Il CESE sottolinea inoltre che i rischi ambientali (l'emergenza climatica) e i rischi energetici (la dipendenza dai combustibili fossili) incidono in modi diversi sulle attività economiche e su tutte le misure politiche correlate, determinando un forte impatto sulle regioni, sui settori economici, sui lavoratori e sui gruppi demografici più vulnerabili. Pertanto, il CESE ritiene che sia necessario concentrarsi in particolare sulle regioni interessate dalla transizione giusta, nelle quali esiste un legame più intenso tra lo sviluppo del settore energetico e le esigenze del mercato del lavoro e in cui saranno necessari interventi specifici. |
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1.3. |
A tale riguardo, gli studi più affidabili mostrano che la riuscita della transizione verde in generale, e della transizione energetica in particolare, potrebbe dar luogo a un aumento del PIL (alcuni studi stimano che tale aumento sarà pari al 5,6 % entro il 2050) e dei livelli di occupazione (secondo l'OIL e l'IRENA, i posti di lavoro creati saranno quattro volte superiori a quelli che andranno persi), come pure della qualità dell'occupazione stessa, alla luce delle più elevate qualifiche richieste. L'abbassamento dei costi dell'energia grazie all'aumento delle fonti di energia disponibili, in particolare quelle rinnovabili, individuate e incentivate attraverso un'adeguata tassonomia verde europea, migliorerà l'accesso a questi servizi e anche la produzione, generando in tal modo maggiore occupazione. I posti di lavoro creati nel settore delle energie rinnovabili sono in genere più difficili da delocalizzare e quindi andranno a beneficio di molte regioni, in particolare di quelle che presentano un rischio più elevato di spopolamento. Vanno altresì considerati gli effetti positivi sulla salubrità degli ambienti di lavoro. |
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1.4. |
Il CESE esprime tuttavia forte preoccupazione per i pesanti effetti negativi economici, occupazionali e sociali a breve e medio termine che sta generando la transizione energetica, aggravati dall'attuale crisi della guerra in Ucraina e dalla situazione economica (inflazione elevata). L'aumento dei prezzi dell'energia ha colpito le famiglie più vulnerabili e molte imprese in tutta l'UE: le elevate bollette dell'energia determinano un aumento dei costi delle imprese e si ripercuotono sui loro livelli di produzione e di occupazione, essendo esse obbligate a ricorrere a piani di ristrutturazione. Ciò dimostra che la politica energetica e le sue modifiche sono rilevanti per l'aggiustamento e l'equilibrio degli attori del mercato del lavoro, tanto i lavoratori quanto i datori di lavoro. Occorre quindi che il mercato dell'energia sia rapidamente stabilizzato e che il suo futuro sia gestito attraverso le nuove norme, che dovrebbero integrare la doppia transizione verde e digitale, la resilienza agli shock e i principi di competitività. |
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1.5. |
Al fine di correggere o attenuare questi effetti negativi della transizione energetica nell'attuale contesto caratterizzato da nuove emergenze, il Comitato propone che gli Stati membri esaminino opportune modalità per integrare meglio le politiche del mercato del lavoro nei quadri normativi e nelle politiche ambientali ed energetiche (incentivi all'occupazione sostenibile e di qualità come valore aggiunto della transizione energetica; fondi per la condivisione dei costi dei processi di ristrutturazione, sia temporanei che permanenti; programmi di riqualificazione professionale per migliorare l'occupabilità in un'economia decarbonizzata ecc.) e nelle politiche sociali (garanzie di accesso universale ai servizi energetici, offerta di accesso a un reddito sostitutivo e a un reddito minimo adeguato ecc.). Tale integrazione, nell'ambito delle misure nazionali di recepimento del piano d'azione per l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, dovrebbe sempre essere conseguita attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva, fatte salve l'autonomia e la diversità dei diversi sistemi di relazioni industriali di ciascuno Stato. |
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1.6. |
Data la maggiore complessità di queste sfide, il CESE propone di dare priorità alle interconnessioni tra transizione energetica, mercati del lavoro e sviluppo regionale, nel quadro di una politica di coesione rinnovata (economica, sociale e territoriale). Sebbene la relazione tra la politica energetica dell'UE e il mercato del lavoro in un contesto regionale riguardi tutti i territori dell'UE, le regioni interessate dalla transizione giusta costituiscono un caso specifico, in quanto il loro forte passato in materia di energia convenzionale ha un impatto sui settori collegati. A tal fine, occorrerebbe prendere in considerazione indicatori utili, come quello relativo al potenziale di occupazione generato dalla decarbonizzazione. Il CESE ribadisce la sua convinzione che, per conseguire efficacemente gli obiettivi della politica climatica e della transizione energetica, si debba utilizzare in modo più efficace il meccanismo per una transizione giusta, tenendo conto di un ritmo compatibile con la situazione delle imprese piccole e grandi. In tali condizioni, è necessario attuare nuove azioni complementari a livello regionale per preservare per quanto possibile l'occupazione e garantire che i nuovi posti di lavoro siano di buona qualità, sempre con un coinvolgimento reale ed effettivo delle parti sociali attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva, nonché dei soggetti dell'economia sociale. La Commissione deve promuovere questo rafforzamento della dimensione sociale. Tutte le misure o politiche prese in considerazione devono sempre essere formulate in modo da rispettare le caratteristiche dei sistemi nazionali di relazioni industriali nonché i ruoli, le competenze e l'autonomia delle parti sociali. |
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1.7. |
Il CESE invita la Commissione e il Parlamento europeo, gli Stati membri e le regioni dell'UE a coinvolgere in modo più innovativo ed efficace le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile nell'elaborazione e nell'attuazione di politiche di transizione energetica ad alto valore aggiunto in termini di occupazione e di protezione sociale, nonché nel monitoraggio e nella valutazione delle stesse. Poiché gli studi di caso realizzati al riguardo hanno evidenziato squilibri territoriali in questo settore, si invitano la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure volte a favorire uno sviluppo più equilibrato dal punto di vista territoriale e socioeconomico, attraverso il dialogo sociale e il coinvolgimento dell'economia sociale. Ad esempio, si potrebbero promuovere processi di consultazione e, se del caso, patti sociali per garantire una transizione energetica equa dal punto di vista economico, occupazionale e sociale. |
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1.8. |
Il CESE riconosce la necessità di rafforzare le politiche di investimento, sia pubbliche che private, nonché le politiche di compensazione sociale, nel contesto dell'attuale crisi geopolitica, visti gli effetti negativi manifestatisi sulla competitività delle grandi imprese e delle PMI dell'UE, nonché sulle famiglie più vulnerabili. Si incoraggia, tra l'altro, l'uso del piano REPowerEU nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza per stabilizzare le condizioni di mercato e garantire l'approvvigionamento universale dei cittadini europei. Tale necessità e tale urgenza devono essere affrontate con un maggior numero di misure di investimento economico e sociale (ad esempio, aiuti destinati a compensare i costi più elevati a carico delle imprese, garanzia di risorse per prevenire la povertà energetica ecc.), senza rendere meno ambiziosi gli obiettivi di decarbonizzazione sottoscritti: gli effetti negativi di nuovi rallentamenti, infatti, sarebbero superiori a quelli innescati da un'accelerazione a medio e lungo termine. |
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1.9. |
Il CESE ritiene che sia le grandi imprese che le PMI abbiano un ruolo importante da svolgere in vista dell'obiettivo della transizione energetica: sono dunque necessarie condizioni rigorose per promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e la protezione sociale, nonché per garantire l'accesso universale ai servizi energetici (ad esempio attraverso la prevenzione della povertà energetica). Tuttavia, al fine di far fronte alle maggiori difficoltà incontrate dalle PMI, il CESE chiede di migliorare i programmi per l'accesso delle PMI ai finanziamenti, rendendoli più agili e semplici e accompagnandoli a servizi di sostegno e assistenza permanente. |
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1.10. |
Il CESE raccomanda inoltre di rafforzare la partecipazione dei prosumatori (consumatori passivi di energia che diventano protagonisti attivi nella produzione di energia rinnovabile) e dei cittadini (comunità energetiche) al fine di accelerare la transizione energetica in Europa. |
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1.11. |
Il CESE ritiene che i piani territoriali di transizione energetica debbano essere accompagnati da opportune convenzioni o accordi per un'equa consultazione sociale. Attraverso di questi, la creazione e il mantenimento di un'occupazione sostenibile e di qualità e il sostegno ai cittadini devono essere condizioni necessarie per la progettazione, l'attuazione e la valutazione delle misure previste, anche per quanto riguarda i fondi ricevuti per promuovere la transizione energetica. |
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1.12. |
Tuttavia, le esperienze attuali in materia di dialogo sociale e contrattazione collettiva nel contesto della transizione energetica a livello delle politiche macroeconomiche non sono positive. Nella maggior parte dei paesi, il coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione, nell'attuazione e nello sviluppo delle politiche relative alla duplice transizione (digitale e verde) è considerato insufficiente. |
2. Osservazioni preliminari ed elementi principali
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2.1. |
Il CESE si compiace del fatto che l'UE, uno dei maggiori responsabili delle emissioni a livello mondiale, abbia assunto un impegno vincolante a conseguire la neutralità climatica entro il 2050, impegno rinnovato in occasione della COP27 (7-8 novembre 2022) nonostante i dubbi di altri importanti responsabili di emissioni a livello mondiale. Sottolinea, tuttavia, che l'efficacia delle misure adottate per decarbonizzare l'economia europea e il sistema energetico dell'UE nei prossimi anni dipenderà non solo dal conseguimento di tale obiettivo ambientale, ma anche dalla garanzia di una trasformazione equa per tutti, che contribuisca a promuovere una società sostenibile e prospera con un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva nonché un elevato livello di occupazione di qualità. |
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2.2. |
Nel parere Una visione strategica della transizione energetica per consentire l'autonomia strategica dell'UE (1), il CESE riconosce le opportunità di prosperità offerte dal processo di decarbonizzazione energetica, pur mettendo in guardia contro i rischi sociali ed economici derivanti dall'attuale crisi energetica. I problemi congiunturali, che creano ulteriori pressioni e rendono difficile conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione assunti (guerra in Ucraina, crisi dell'inflazione ecc.), sono aggravati da problemi strutturali, come i cambiamenti climatici, i cui effetti negativi sull'UE e sulle sue regioni stanno diventando sempre più visibili. |
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2.3. |
Il Comitato è consapevole del fatto che i prezzi elevati del gas e dell'energia elettrica stanno avendo gravi ripercussioni su tutte le imprese e sulle famiglie più vulnerabili. La spirale inflazionistica sta portando alla chiusura di impianti industriali (ad esempio l'azienda Slovalco in Slovacchia) e sta danneggiando la competitività di molte imprese. |
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2.4. |
Il CESE, inoltre, prende atto delle relazioni di Eurofound (2), che rilevano un aumento della povertà energetica. Benché gli Stati membri abbiano notevolmente intensificato gli sforzi per introdurre misure sociali volte ad attenuare gli effetti socioeconomici delle nuove crisi ed emergenze, tali sforzi stanno risultando insufficienti, cosa che dimostra l'importanza di rafforzare gli obiettivi sociali. Come sottolineato dall'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), nell'elaborazione e attuazione di pacchetti di politiche e misure di mitigazione dei cambiamenti climatici occorre considerare la distribuzione degli impatti sociali e le modalità per renderli più equi nei casi in cui essi siano inevitabili (Exploring the social challenges of low carbon energy policies in Europe [Esplorare le sfide sociali delle politiche per la decarbonizzazione in Europa], ottobre 2021 (3)). |
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2.5. |
In questo contesto di nuove emergenze, il CESE chiede di estendere e rafforzare le misure specifiche a livello dell'UE e degli Stati membri volte a compensare gli effetti economici, sociali e occupazionali più dannosi che derivano dal conseguimento degli ambiziosi obiettivi climatici fissati, senza per questo mettere in discussione gli obiettivi stessi. Ritiene inoltre che tali politiche debbano essere inquadrate nell'ambito delle politiche di coesione: l'attenzione rivolta alle politiche di coesione nel quadro delle politiche dell'UE a favore del clima è peraltro già stata sottolineata dal CESE nel suo parere in materia (ECO/579 (4)), al fine di porre l'accento sulle misure volte ad agevolare la capacità delle imprese di adattarsi alle esigenze della transizione energetica, tra l'altro attuando le ristrutturazioni necessarie, e a prevenire le situazioni di povertà energetica. |
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2.6. |
Su un piano più strutturale, il pacchetto «Pronti per il 55 %» è volto a rivedere e aggiornare la legislazione dell'UE e ad avviare iniziative per garantire che le politiche dell'UE siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo, come promesso dal Green Deal europeo e sancito in modo vincolante dalla normativa europea sul clima. Il CESE ritiene pertanto che le politiche volte a combattere l'emergenza climatica possano portare a grandi cambiamenti nell'economia e generare, nel breve, medio e lungo termine, perturbazioni sociali che si ripercuoteranno sull'occupazione e sul benessere, in particolare in alcune regioni. Inoltre, così come non può esservi progresso sociale senza solidi risultati economici, non vi può essere crescita economica sostenibile se non viene garantita una transizione verde ed energetica che sia equa sul piano sociale e occupazionale. |
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2.7. |
Gli effetti sui mercati del lavoro saranno più marcati in taluni settori e in alcune regioni con industrie ad alta intensità di carbonio che potrebbero chiudere. La necessità di accelerare la transizione energetica deve essere accompagnata da un «meccanismo per una transizione giusta». Dato che gli effetti positivi di questa transizione non saranno automatici, il CESE è convinto che, per garantire il successo della transizione energetica, sia essenziale concepire e attuare politiche di investimento inclusive (subordinate alla promozione di posti di lavoro dignitosi e sostenibili), basate sulla partecipazione della società, che tengano conto del punto di vista dei lavoratori e delle istanze che li rappresentano a tutti i livelli, ossia a livello dell'UE e nazionale, settoriale e delle imprese e unità locali. |
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2.8. |
In questi scenari incerti e mutevoli, il Comitato ritiene che i quadri dell'Unione dell'energia e del Green Deal siano corretti ma insufficienti per attuare politiche in materia di clima ed energia che garantiscano la coesione sociale e regionale attraverso investimenti intensivi a favore dell'innovazione tecnologica, della creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità, della formazione del capitale umano e della creazione di capitale sociale regionale. In tal senso, il CESE incoraggia il ricorso alle buone pratiche (5), ricordando che approcci di questo tipo comprendono ad esempio i progetti per la costruzione di parchi solari in ex cave di lignite in Grecia e Portogallo e il sostegno destinato in maniera molto strategica ai prosumatori in Lituania. Osserva che queste esperienze non costituiscono ancora una pratica diffusa o prevalente. |
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2.9. |
Secondo una relazione elaborata su richiesta della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo, il costo della mancanza di ambizione in queste politiche di trasformazione energetica europea giusta è stimato al 5,6 % del PIL dell'UE nel 2050. Il CESE condivide l'opinione secondo cui, per evitare questo costo, sarà necessario garantire il risultato di una transizione giusta anche in termini di occupazione. La relazione presenta alcune raccomandazioni e quantifica l'impatto che deriverebbe da diverse azioni dell'Unione in tal senso, nello specifico (6):
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2.10. |
Il CESE ritiene che non solo le grandi imprese, ma anche le PMI, siano un elemento essenziale della soluzione per conseguire un'economia competitiva, climaticamente neutra, circolare e inclusiva nell'UE. Occorre creare e mantenere le giuste condizioni di finanziamento e di sostegno. Bisogna inoltre rendere più accessibili i finanziamenti per le PMI semplificando e adattando le procedure amministrative. La creazione di servizi di sostegno per le PMI agevolerà l'accesso effettivo a tali misure e promuoverà la creazione di ecosistemi imprenditoriali sostenibili in tutte le regioni dell'UE (NUTS I, II e III) e non solo in quelle attualmente qualificate come interessate dalla transizione giusta (circa 100 regioni NUTS III e 31 regioni NUTS II) (7). |
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2.11. |
Il CESE accoglie con favore l'istituzione del Fondo per una transizione giusta e del Fondo sociale per il clima (8), pur nella convinzione che tali strumenti non forniranno tutto il sostegno finanziario necessario per affrontare gli effetti socioeconomici e occupazionali in modo socialmente responsabile. Il CESE sottolinea che il perseguimento di una transizione energetica giusta non consiste solo nella mobilitazione di finanziamenti ma include anche l'obiettivo di creare posti di lavoro di qualità, rafforzare la partecipazione democratica (anche a livello delle imprese), nel rispetto dell'autonomia e della diversità dei sistemi nazionali di relazioni industriali, nonché mantenere e rafforzare ulteriormente la competitività delle imprese europee. Il CESE chiede misure specifiche a tutti i livelli, anche nel quadro del semestre europeo, per rafforzare la partecipazione degli enti regionali e locali e delle parti sociali. Ritiene inoltre necessario esigere meccanismi di monitoraggio e valutazione del corretto utilizzo dei fondi per una transizione energetica giusta che consentano di accertare la conformità agli obiettivi sociali e occupazionali delle imprese che beneficiano di tali finanziamenti pubblici. |
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2.12. |
Il CESE invita la Commissione a far sì che, nella valutazione dei piani nazionali per l'energia e il clima, nonché nei piani territoriali per una transizione giusta degli Stati membri, siano rafforzati gli obiettivi occupazionali e sociali, quali:
Il CESE ritiene essenziale, per conseguire questi ambiziosi obiettivi, incoraggiare lo sviluppo di piani territoriali per l'occupazione e l'abilitazione professionale per il futuro, con il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate, in particolare le parti sociali. |
3. Contesto e principali contributi delle evidenze scientifiche internazionali sugli effetti di una transizione energetica giusta sull'occupazione
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3.1. |
Il CESE osserva che la sostituzione delle centrali elettriche convenzionali a combustibili fossili con fonti rinnovabili può incidere sull'occupazione in modi diversi: potrebbe creare nuovi posti di lavoro verdi nel settore delle energie rinnovabili, ma potrebbe anche comportare la perdita di posti di lavoro in altri settori. Occorre tener conto del potenziale aumento dei prezzi dell'energia, che potrebbe frenare la domanda di lavoro nei settori ad alta intensità energetica e ridurre il potere d'acquisto delle famiglie. I dati confermano che la politica energetica finalizzata alla promozione delle fonti rinnovabili crea, distrugge o trasforma posti di lavoro nei paesi industriali. |
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3.2. |
Il CESE osserva che non vi è un pieno consenso scientifico sul bilancio finale della transizione energetica in termini di occupazione. Alcuni studi rivelano casi in cui la crescita netta dell'occupazione è stata nulla (caso polacco) o molto modesta (caso tedesco). L'OIL stima tuttavia che, sebbene la decarbonizzazione dell'economia comporterà la perdita di circa 6 milioni di posti di lavoro, i posti di lavoro creati aumenteranno di quattro volte, passando da 11 a 43 milioni nel 2030 per i paesi che beneficiano del sostegno dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) (9). In tutti gli scenari elaborati dall'Agenzia internazionale per l'energia, l'occupazione nel settore dell'energia pulita risulta destinata ad aumentare, compensando la perdita di posti di lavoro nei settori dei combustibili fossili. Lo scenario a zero emissioni nette per il 2050 prevede il passaggio di 16 milioni di lavoratori a nuovi ruoli connessi all'energia pulita. La relazione elaborata dal governo statunitense concernente la situazione dell'energia e dell'occupazione per gli Stati Uniti relativa al 2022 (USEER, U.S. Energy and Employment Report) (10) contiene stime analoghe: l'occupazione nel settore dell'energia pulita ha fatto registrare un aumento del 4 % (mentre l'occupazione in generale è cresciuta solo del 2,8 %). |
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3.3. |
Il Comitato rileva l'esistenza di diversi squilibri. I nuovi posti di lavoro nel settore dell'energia pulita non si trovano sempre nello stesso luogo di quelli che essi vanno a sostituire e richiedono nuove competenze. Pertanto, le legislazioni nazionali e le relative politiche energetiche dovrebbero mirare a garantire che lo sviluppo delle capacità per la transizione sia efficace e che, per quanto possibile, rechi vantaggio alla maggioranza dei cittadini. Inoltre, sebbene nel settore delle energie rinnovabili la percentuale di donne nella forza lavoro (32 %) sia più elevata rispetto ad altri ambiti del settore energetico, nel settore dell'energia eolica tale quota arriva appena al 21 %, a dimostrazione che — in questo settore — permangono degli stereotipi di genere. Pertanto, la legislazione nazionale e le relative politiche di attuazione devono porre l'accento sugli obiettivi di parità di genere nei nuovi posti di lavoro. |
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3.4. |
Il Comitato ritiene essenziale riconoscere che la transizione energetica non è solo una questione di tecnologia e di investimenti pubblici e privati, ma costituisce anche una profonda sfida sociale di natura globale. Occorre pertanto garantire e promuovere la partecipazione della società civile che utilizza l'energia e della parte della società che la produce (imprese e lavoratori, direttamente e attraverso le loro istanze rappresentative). Le considerazioni climatiche, inoltre, devono essere presenti in tutti i tipi di politiche e decisioni. Il CESE, peraltro, ritiene che queste ultime debbano essere concepite attraverso processi e, se del caso, patti di concertazione sociale tra le autorità, a tutti i livelli, e le parti sociali, nel rispetto dell'autonomia e della diversità dei sistemi di relazioni industriali statali, nonché altre organizzazioni rappresentative della società civile, al fine di conseguire una transizione energetica inclusiva per i lavoratori, i consumatori e i cittadini in generale. |
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3.5. |
Il CESE osserva che, da un esame della letteratura scientifica e dell'esperienza acquisita nei casi concreti (alcuni con esito positivo, altri con esito negativo) risulta che non esiste un unico percorso di trasformazione predeterminato e che il modo in cui le transizioni energetiche incidono sui posti di lavoro e sui luoghi di lavoro dipende dalle condizioni sociali in cui vengono introdotte le tecnologie e si apportano cambiamenti nella transizione energetica. I dati tratti da studi di caso a livello di impresa (ad esempio Renault e Siemens Energy (11)) mostrano che, quando sono stati coinvolti i dipendenti, l'adozione dei cambiamenti ha portato a risultati positivi (maggiori competenze professionali, produttività e qualità dei prodotti). |
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3.6. |
Tuttavia, le conclusioni sul dialogo sociale e la contrattazione collettiva nel contesto della transizione energetica a livello delle politiche macroeconomiche non sono positive. Nella maggior parte dei paesi, il coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione, nell'attuazione e nello sviluppo delle politiche relative alla duplice transizione (digitale e verde) è considerato insufficiente. Alla luce dell'esperienza maturata da alcuni paesi, è possibile affermare che questo insufficiente coinvolgimento sia dovuto a due ordini di sfide con cui si confrontano le parti sociali:
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4. Osservazioni generali
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4.1. |
Il Comitato prende atto delle analisi che dimostrano che gli strumenti politici e giuridici dell'UE possono essere importanti per affrontare le sfide della transizione energetica in modo equo dal punto di vista economico, sociale e occupazionale. Ritiene tuttavia che gli strumenti esistenti (ad esempio la direttiva sui comitati aziendali europei o la direttiva che istituisce un quadro generale relativo all'informazione e alla consultazione dei lavoratori), recepiti in tutti gli Stati membri, siano applicati e fatti rispettare in modo efficace. Il Comitato chiede di incoraggiare e adottare, ai vari livelli pertinenti, riforme più appropriate volte a rafforzare il dialogo sociale, nonché di ricorrere alla contrattazione collettiva in questi processi di transizione energetica giusta. Ciò al fine di promuovere equilibri positivi in termini di creazione di posti di lavoro sostenibili e di protezione dei lavoratori, mantenendo nel contempo un tessuto economico e imprenditoriale adeguato in tutti gli Stati membri e in tutte le regioni, nel dovuto rispetto dell'autonomia delle parti sociali. |
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4.2. |
L'esperienza dimostra inoltre che i cambiamenti economici e nelle strutture occupazionali derivanti dalle transizioni energetiche hanno esito positivo o negativo in termini di transizione sociale e professionale giusta, a seconda del fatto che venga sostanzialmente mantenuto — o meno — il volume dell'occupazione grazie al trasferimento di posti di lavoro da attività non sostenibili (in ragione della loro impronta di carbonio) ad altri posti di lavoro sostenibili. L'interazione tra le politiche in materia di energia e occupazione ha anche un impatto sull'ambiente o sul più generale contesto regionale, creando opportunità e rischi (ad esempio le tariffe regolamentate e l'aumento dei prezzi dell'energia che mette a rischio i posti di lavoro nell'industria, come nel caso della Germania e della Spagna). Il CESE rileva che, secondo quanto emerge da alcune esperienze regionali, come ad esempio nel bacino minerario della Spagna settentrionale, i nuovi posti di lavoro creati dalla transizione energetica sono in numero notevolmente minore e offrono salari inferiori rispetto a quelli precedenti. |
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4.3. |
Su un piano più globale, il Comitato osserva che, secondo gli studi più affidabili, circa il 45 % dei lavoratori del settore energetico a livello mondiale svolge professioni altamente qualificate, rispetto a quasi il 25 % dell'economia in generale. Tuttavia, non si tratta di un'opzione sempre valida, ed è pertanto necessario rafforzare la garanzia di una transizione giusta e incentrata sulle persone per i lavoratori interessati, onde evitare che la decarbonizzazione porti alla disoccupazione netta, come nel caso della Polonia. |
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4.4. |
Il CESE è convinto che, in linea con le relazioni dell'IRENA e dell'OIL (12), il potenziale delle energie rinnovabili di generare posti di lavoro dignitosi e sostenibili sia un chiaro indizio del fatto che non è necessario scegliere tra la sostenibilità ambientale e la creazione di posti di lavoro. Entrambi gli obiettivi possono e devono andare di pari passo, un fine che può essere perseguito creando le giuste condizioni giuridiche, politiche e finanziarie, imponendo la dovuta responsabilità per tutte le imprese che ricevono fondi e garantendo il coinvolgimento di tutte le parti interessate (territori, parti sociali e cittadini) nella loro gestione. |
5. Osservazioni particolari
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5.1. |
Il CESE osserva che l'industria energetica rivestirà un ruolo sempre più strategico nell'economia, dal momento che rappresenta un volano per tutti i settori. Tuttavia, negli attuali scenari di crisi e di cambiamento, essa presenta diversi squilibri e rischi che devono essere affrontati mediante investimenti adeguati, politiche coerenti e nuove strutture di governance, al fine di garantire il coinvolgimento dell'economia territoriale, della società civile e delle parti sociali. I piani territoriali di transizione energetica devono essere accompagnati da opportune convenzioni o accordi per un'equa consultazione sociale in cui la creazione e il mantenimento di un'occupazione sostenibile e di qualità e il sostegno alle persone siano condizioni necessarie nella progettazione, nell'attuazione e nella valutazione delle misure previste. |
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5.2. |
Il Comitato ricorda che uno dei principali meccanismi di governance per l'attuazione di transizioni socialmente giuste e il monitoraggio dei progressi compiuti in tal senso è il semestre europeo. In passato, il CESE ha dichiarato che l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali nel ciclo del semestre europeo e il suo monitoraggio attraverso il quadro di valutazione della situazione sociale sono un passo nella giusta direzione (13). Ritiene, tuttavia, che occorra dare maggiore rilievo all'interazione tra le politiche ambientali e quelle del lavoro, al fine di promuovere un bilancio finale favorevole alla creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità, garantendo al contempo un reddito sufficiente per coloro che perdono il lavoro e non possono reintegrarsi. Il ruolo delle regioni e il loro capitale sociale, la specializzazione intelligente e l'agenda per il capitale umano dovrebbero essere rafforzati. |
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5.3. |
Il CESE ribadisce la necessità di attuare il pertinente acquis dell'UE e degli Stati membri nel settore del diritto del lavoro e della sicurezza sociale. In linea con quanto già affermato dal CESE in precedenza, con la proclamazione del pilastro europeo dei diritti sociali (il «pilastro sociale»), al vertice di Göteborg del novembre 2017, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno riaffermato il loro impegno ad adoperarsi per costruire un'Europa più giusta e più equa. Il pilastro dovrebbe fungere da bussola per una rinnovata convergenza verso l'alto, in direzione di un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, e per orientare le riforme dei mercati del lavoro e delle politiche sociali (14). |
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5.4. |
A un'analisi delle legislazioni nazionali che attuano la normativa europea sul clima, il CESE rileva differenze significative: in legislazioni come quella francese, è stata sottolineata la dimensione del coinvolgimento delle imprese e della rappresentanza dei lavoratori nell'interazione tra la transizione verde e le questioni socio-occupazionali; in altri ordinamenti invece, come quello italiano o quello spagnolo o negli ordinamenti di tutte le regioni interessate dalla transizione giusta dei paesi dell'Europa orientale, non vi è quasi alcun riferimento a tali obblighi e diritti. Il Comitato, ad esempio, prende atto del successo dell'esperienza francese (legge n. 2021-1104): in tale paese, il concetto di «sfide della transizione verde» è stato inserito nel codice del lavoro con competenze per gli accordi di settore, sistemi di gestione prospettica di posti di lavoro e competenze per affrontare le sfide specifiche della transizione verde ed energetica (articolo L 2242-20), nonché il diritto sindacale all'allarme ambientale e alla salute pubblica (L 4133-L 4133-4). Pertanto, pur rispettando rigorosamente l'autonomia e la diversità dei vari sistemi europei di relazioni industriali, il Comitato invita la Commissione a promuovere iniziative per lo scambio di buone pratiche tra i diversi Stati membri e le diverse regioni. |
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5.5. |
Il CESE insiste sul fatto che il presupposto principale per il successo della transizione risiede in un approccio proattivo e inclusivo che garantisca e promuova politiche specifiche in materia di lavoro e previdenza sociale. Una caratteristica importante di politiche efficaci dovrebbe essere il fatto di essere ben mirate alle reali esigenze del mercato del lavoro, in particolare, ma non solo, nelle regioni maggiormente interessate dalle conseguenze della transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili o che si trovano a poter sfruttare le opportunità offerte dalla ricchezza di tali risorse. Sebbene utile, il Fondo per una transizione giusta ha i suoi limiti, che devono essere rettificati, e non costituisce una risposta onnicomprensiva alle sfide di una transizione giusta, ma può essere sostenuto da misure politiche aggiuntive a livello degli Stati membri. |
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5.6. |
Al fine di migliorare il nesso tra le politiche ambientali e le politiche di transizione energetica, da un lato, e quelle in materia di mercato del lavoro e di protezione sociale, dall'altro, il CESE chiede che si presti maggiore attenzione agli indicatori disponibili relativi ai posti di lavoro sostenibili nell'elaborazione e attuazione del previsto meccanismo per una transizione giusta. Occorre tenere conto dell'indicatore relativo al potenziale di occupazione generato dalla decarbonizzazione nelle diverse regioni NUTS. Nell'ottica di ottenere dati relativi all'impatto della nuova crisi energetica sull'occupazione, la banca dati dell'Osservatorio sulla ristrutturazione in Europa (ERM, European Restructuring Monitor) di Eurofound (15) contiene un numero rilevante di esperienze registrate. |
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5.7. |
Il CESE chiede altresì di accelerare e migliorare l'attuazione del meccanismo per una transizione giusta (16). Il Comitato plaude alla mobilitazione di 55 miliardi di EUR entro il 2027 nelle regioni più colpite dalla transizione energetica al fine di conseguire l'obiettivo di «non lasciare indietro nessuno» compensando gli effetti socioeconomici della transizione verso un'economia climaticamente neutra attraverso tre pilastri: un nuovo Fondo per una transizione giusta (oltre 25 miliardi di EUR di investimenti), il regime InvestEU per una transizione giusta (15 miliardi di EUR destinati al settore privato) e il nuovo strumento di prestito per il settore pubblico (che mobiliterà 18,5 miliardi di EUR di investimenti pubblici). |
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5.8. |
Il CESE ritiene inoltre opportuno, nella formalizzazione dei piani territoriali per la transizione energetica, promuovere non solo gli accordi di transizione (concertazione sociale regionale), ma anche le buone pratiche nell'ambito della contrattazione collettiva e del coinvolgimento dei lavoratori nella transizione energetica socialmente giusta. A tale riguardo, occorre tenere presente che il passaggio a un maggior numero di fonti energetiche rinnovabili migliora la qualità ambientale riducendo le emissioni di inquinanti atmosferici, con effetti positivi sulla salute e la produttività del lavoro. |
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5.9. |
Il CESE ritiene essenziale garantire che la dimensione verde dell'Europa e la transizione energetica creino sinergie positive con la transizione inclusiva, al fine di contribuire al successo delle imprese, a maggiori opportunità di occupazione sostenibile e di qualità per i lavoratori e al benessere di tutti i cittadini in un ecosistema che rispetti la salute del pianeta. |
Bruxelles, 22 febbraio 2023
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) GU C 75 del 28.2.2023, pag. 102.
(2) https://www.eurofound.europa.eu/publications/customised-report/2022/the-cost-of-living-crisis-and-energy-poverty-in-the-eu-social-impact-and-policy-responses-background
(3) https://www.eea.europa.eu/publications/exploring-the-social-challenges-of
(4) GU C 323 del 26.8.2022, pag. 54.
(5) Cfr. GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 30 e GU C 62 del 15.2.2019, pag. 269.
(6) https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2021/694222/EPRS_STU(2021)694222_EN.pdf
(7) https://ec.europa.eu/eurostat/web/nuts/background
(8) GU C 152 del 6.4.2022, pag. 158.
(9) https://irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2019/Jan/IRENA_Gender_perspective_2019.pdf
(10) https://www.energy.gov/policy/us-energy-employment-jobs-report-useer
(11) https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2022/733972/IPOL_STU(2022)733972_EN.pdf
(12) https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/---publ/documents/publication/wcms_823807.pdf
(13) Parere del CESE sul tema «Considerazioni supplementari sulla strategia annuale di crescita sostenibile 2022» (GU C 75 del 28.2.2023, pag. 35).
(14) Parere del CESE sul tema «Salari minimi dignitosi in tutta Europa» (GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 159).
(15) https://www.eurofound.europa.eu/observatories/emcc/european-restructuring-monitor
(16) https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/actions-being-taken-eu/just-transition-mechanism_it
ALLEGATO
I seguenti emendamenti, che hanno ottenuto almeno un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso delle deliberazioni (articolo 74, paragrafo 3, del Regolamento interno):
EMENDAMENTO 1
SOC/718 — Politica energetica e mercato del lavoro
Punto 2.12
Modificare come segue:
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Parere della sezione |
Emendamento |
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Il CESE invita la Commissione a far sì che, nella valutazione dei piani nazionali per l'energia e il clima, nonché nei piani territoriali per una transizione giusta degli Stati membri, siano rafforzati gli obiettivi occupazionali e sociali, quali: |
Il CESE invita la Commissione a far sì che, nella valutazione dei piani nazionali per l'energia e il clima, nonché nei piani territoriali per una transizione giusta degli Stati membri, venga incoraggiata una maggiore concentrazione sugli obiettivi e sulle politiche occupazionali e sociali, quali: |
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Il CESE ritiene essenziale, per conseguire questi ambiziosi obiettivi, incoraggiare lo sviluppo di piani territoriali per l'occupazione e l'abilitazione professionale per il futuro, con il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate, in particolare le parti sociali. |
Il CESE ritiene essenziale, per conseguire questi ambiziosi obiettivi, incoraggiare lo sviluppo di piani territoriali per l'occupazione e l'abilitazione professionale per il futuro, con il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate, in particolare le parti sociali. Tali piani dovrebbero inoltre tenere conto delle conseguenze economiche del ritmo della transizione per le imprese, in particolare le PMI. |
Motivazione
L'emendamento è inteso a chiarire la formulazione, aggiungendo un riferimento all'esigenza di concentrarsi maggiormente sugli obiettivi sociali e occupazionali e di sottolineare che i pagamenti a carico dei fondi (ove richiesto dalle norme nazionali) non sono da soli sufficienti per risolvere il problema della perdita di posti di lavoro: occorre infatti molto di più (politiche, misure amministrative ecc.) per sostenere e reintegrare nel mercato del lavoro le persone disoccupate.
Infine, come sottolineato anche al punto 1.6 del progetto di parere, è importante tenere in considerazione la compatibilità del ritmo della transizione con la situazione delle imprese, in particolare delle PMI.
Esito della votazione:
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Voti favorevoli: |
73 |
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Voti contrari: |
78 |
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Astensioni: |
8 |
EMENDAMENTO 2
SOC/718 — Politica energetica e mercato del lavoro
Punto 5.2
Modificare come segue:
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Parere della sezione |
Emendamento |
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Il Comitato ricorda che uno dei principali meccanismi di governance per l'attuazione di transizioni socialmente giuste e il monitoraggio dei progressi compiuti in tal senso è il semestre europeo. In passato, il CESE ha dichiarato che l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali nel ciclo del semestre europeo e il suo monitoraggio attraverso il quadro di valutazione della situazione sociale sono un passo nella giusta direzione (1). Ritiene, tuttavia, che occorra dare maggiore rilievo all'interazione tra le politiche ambientali e quelle del lavoro, al fine di promuovere un bilancio finale favorevole alla creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità , garantendo al contempo un reddito sufficiente per coloro che perdono il lavoro e non possono reintegrarsi. Il ruolo delle regioni e il loro capitale sociale, la specializzazione intelligente e l'agenda per il capitale umano dovrebbero essere rafforzati. |
Il Comitato ricorda che uno dei principali meccanismi di governance per l'attuazione di transizioni socialmente giuste e il monitoraggio dei progressi compiuti in tal senso è il semestre europeo. In passato, il CESE ha dichiarato che l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali nel ciclo del semestre europeo e il suo monitoraggio attraverso il quadro di valutazione della situazione sociale sono un passo nella giusta direzione (1). Ritiene, tuttavia, che occorra dare maggiore rilievo all'interazione tra le politiche ambientali e quelle del lavoro, al fine di promuovere un bilancio finale favorevole alla creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità . Gli Stati membri dovrebbero inoltre, conformemente alle rispettive norme nazionali, fornire e garantire l'accesso a prestazioni di disoccupazione o a un reddito minimo adeguato per coloro che perdono il lavoro e non possono reintegrarsi. Il ruolo delle regioni e il loro capitale sociale, la specializzazione intelligente e l'agenda per il capitale umano dovrebbero essere rafforzati. |
Motivazione
Poiché il testo del riferimento a «coloro che perdono il lavoro e non possono reintegrarsi», sembra logico che il termine «reddito» si riferisca a un «reddito minimo». In questo caso la terminologia utilizzata dovrebbe rispecchiare la formulazione utilizzata al punto 1.5 del progetto di parere, vale a dire «offerta di accesso a (…) un reddito minimo adeguato». Si potrebbe inoltre fare riferimento ai sistemi di prestazioni di disoccupazione degli Stati membri.
Esito della votazione:
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Voti favorevoli: |
79 |
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Voti contrari: |
98 |
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Astensioni: |
8 |
EMENDAMENTO 3
SOC/718 — Politica energetica e mercato del lavoro
Punto 1.9
Modificare come segue:
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Parere della sezione |
Emendamento |
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Il CESE ritiene che sia le grandi imprese che le PMI abbiano un ruolo importante da svolgere in vista dell'obiettivo della transizione energetica: sono dunque necessarie condizioni rigorose per promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e la protezione sociale, nonché per garantire l'accesso universale ai servizi energetici (ad esempio attraverso la prevenzione della povertà energetica). Tuttavia, al fine di far fronte alle maggiori difficoltà incontrate dalle PMI, il CESE chiede di migliorare i programmi per l'accesso delle PMI ai finanziamenti, rendendoli più agili e semplici e accompagnandoli a servizi di sostegno e assistenza permanente. |
Il CESE ritiene che sia le grandi imprese che le PMI abbiano un ruolo importante da svolgere in vista dell'obiettivo della transizione energetica: promuovendo e realizzando un'occupazione sostenibile e di qualità e contribuendo quindi alla protezione sociale, nonché attraverso il loro eventuale ruolo nel garantire l'accesso universale ai servizi energetici (ad esempio favorendo la prevenzione della povertà energetica). Tuttavia, al fine di far fronte alle maggiori difficoltà incontrate dalle PMI, il CESE chiede di migliorare i programmi per l'accesso delle PMI ai finanziamenti, rendendoli più agili e semplici e accompagnandoli a servizi di sostegno e assistenza permanente. |
Motivazione
L'emendamento mira a chiarire il testo, specificando che le imprese e le PMI contribuiscono a creare occupazione sostenibile e di conseguenza a promuovere la protezione sociale.
Esito della votazione:
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Voti favorevoli: |
76 |
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Voti contrari: |
99 |
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Astensioni: |
8 |
(1) Parere del CESE sul tema Considerazioni supplementari in merito all'Analisi annuale della crescita sostenibile 2022 (non ancora pubblicato).
(1) Parere del CESE sul tema Considerazioni supplementari in merito all'Analisi annuale della crescita sostenibile 2022 (non ancora pubblicato).