21.4.2023   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 140/61


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Definire la rotta verso un pianeta blu sostenibile — Comunicazione congiunta sull’agenda dell’UE per la governance internazionale degli oceani»

[JOIN(2022) 28 final]

(2023/C 140/11)

Relatore:

Stefano PALMIERI

Consultazione

Commissione europea, 25.11.2022

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Assemblea plenaria

15.6.2022

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

20.12.2022

Adozione in sessione plenaria

24.1.2023

Sessione plenaria n.

575

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

184/0/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

La governance degli oceani non dovrebbe essere considerata una mera «questione che riguarda le politiche marittime». L’ambiente marino costituisce un sistema complesso, in termini di settori, legislazione, parti interessate a diversi livelli (locale, regionale, mondiale) e dimensioni. Si intreccia con le politiche, le azioni e le attività terrestri e richiede un sostegno basato sulle conoscenze per l’adozione delle decisioni con un approccio integrato transdisciplinare e una diplomazia scientifica. Il CESE accoglie con favore la proposta di istituire un gruppo intergovernativo per la sostenibilità degli oceani.

1.2.

Il CESE si compiace per la designazione di zone marine protette, sostiene il conseguimento della neutralità in termini di emissioni di carbonio e la demolizione sostenibile delle navi.

1.3.

Le decisioni e gli interventi richiedono coerenza tra le diverse politiche e i diversi accordi, con una valutazione trasparente della fattibilità rispetto agli impatti. Il CESE sostiene il ruolo svolto dall’UE in qualità di attore legislativo e il contributo fornito al rafforzamento delle reti e dei partenariati a livello mondiale, prestando attenzione al ruolo della ricerca e dell’innovazione.

1.4.

Il CESE chiede l’introduzione di disincentivi finanziari contro l’utilizzo di bandiere di comodo (ad esempio l’istituzione di un fondo dedicato costituito da garanzie per la demolizione delle navi) e propone di estendere il meccanismo di adeguamento del carbonio per coprire l’ampia gamma di inquinanti che hanno un impatto sull’ecosistema marino.

1.5.

Il CESE accoglie con favore l’approccio di «tolleranza zero» nei confronti dei sistemi di cattura accessoria e di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) e incoraggia l’UE a sostenere gli operatori onesti nel conseguimento di una conservazione e di una gestione sostenibili delle risorse della pesca. Invita inoltre la Commissione a sostenere la pesca industriale e su piccola scala a basso impatto e sostenibile, l’acquacoltura e l’alghicoltura «a impatto zero», per garantire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle regioni.

1.6.

L’estrazione mineraria in mare profondo necessita ancora di solidi risultati scientifici per valutare gli effetti a lungo termine sull’ambiente. Il CESE accoglie con favore l’adozione da parte della Commissione dell’approccio precauzionale e chiede una moratoria sull’autorizzazione delle licenze di estrazione da parte dell’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA). Raccomanda altresì l’istituzione di gruppi di esperti scientifici internazionali indipendenti incaricati di fornire informazioni basate sulle conoscenze, da utilizzare per le decisioni e gli interventi.

1.7.

L’impatto degli ordigni inesplosi, degli inquinanti emergenti e delle catastrofi naturali può trasformare l’uso dello spazio marittimo e i conseguenti scenari economici/geopolitici. Il CESE si compiace per gli sforzi messi in campo dalla Commissione per affrontare queste sfide.

1.8.

La sicurezza in mare è fondamentale. È necessario un ricambio generazionale delle competenze e delle tecnologie, accompagnato da condizioni di vita e di lavoro dignitose. Il CESE invita inoltre gli Stati membri a ratificare la Convenzione n. 188/2007 (1) dell’Organizzazione internazionale del lavoro e a garantirne l’efficace recepimento nel diritto nazionale degli Stati membri dell’UE (2). Accoglie con favore la direttiva 2017/159 del Consiglio (3) e chiede che il campo di applicazione della procedura sia ampliato per migliorare le condizioni di vita e di lavoro e per proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori nel settore della pesca marittima.

1.9.

Il CESE ricorda che le regioni ultraperiferiche (4) — per via delle loro caratteristiche geografiche — devono assumere un ruolo chiave nel quadro della governance degli oceani, come è previsto nel documento COM(2022) 198 final (5), ma che viene invece completamente ignorato nella comunicazione JOIN(2022) 28 final.

1.10.

Per una nuova e rafforzata governance internazionale degli oceani, promossa dall’UE, il CESE chiede un coinvolgimento efficace e trasparente — in ogni fase di questo processo, dalla consultazione e dalla co-progettazione dei piani all’attuazione e alla valutazione finale — delle diverse parti interessate nello sviluppo di un sostegno alle politiche basato sulle conoscenze, nonché nella comunicazione e nella sensibilizzazione. Si potrebbero adottare nuove forme di strutture organizzative per affrontare la complessità delle sfide.

1.11.

Il CESE raccomanda un’ampia diffusione delle conoscenze sul diritto del mare tra tutti i cittadini dell’UE. Serve un diritto internazionale che disciplini i diversi ambiti di competenza (confini costieri, zone economiche, protezione delle risorse marine, definizione di «porto sicuro» ecc.), in particolare per chiarire gli obblighi internazionali in materia di salvataggio e assistenza in mare, codificando i concetti di pericolo e i metodi di ricerca e soccorso (6). Il CESE chiede una corretta applicazione di questa norma, affermando il principio fondamentale secondo cui gli esseri umani in pericolo in mare devono essere salvati e condotti in un porto sicuro senza dubbi e senza condizioni.

1.12.

Data l’importanza dell’Artico, dal punto di vista geopolitico e ambientale, il CESE accoglie con favore l’impegno dell’UE ad attuare pienamente l’accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale, gli sforzi per la designazione di zone marine protette nell’Artico e il divieto di trivellazione di idrocarburi (7).

1.13.

Il CESE rileva una mancanza di ambizione negli investimenti pianificati volti ad affrontare le sfide della governance degli oceani e chiede pertanto l’istituzione di un fondo per gli oceani adeguato, a sostegno delle sfide marittime.

2.   Osservazioni generali sul quadro di riferimento

2.1.

Una delle principali sfide per quanto riguarda le tematiche marine e marittime è la coerenza tra gli interventi ai diversi livelli (mondiale, nazionale, regionale e locale) e tra i diversi settori. Molte istanze concorrenti possono compromettere gli interventi e ridurre drasticamente l’impatto.

2.2.

La governance degli oceani richiede un sostegno alle decisioni basato sulle conoscenze. L’impatto degli esseri umani sull’ambiente marino non è limitato alle attività in mare (estrazione mineraria, pesca, trasporti), ma comprende anche azioni sulla terraferma che comportano un inquinamento su scala più ampia (rifiuti, pesticidi, antibiotici, fosfati, plastica, esplosivi ecc.). È pertanto fondamentale integrare gli oceani non solo nell’OSS 14, ma anche negli obiettivi che riguardano la produzione industriale e i comportamenti collettivi. Un ecosistema marino sano e produttivo richiede un approccio più integrato, che comprenda aspetti non limitati alle questioni marine e marittime.

2.3.

Negli ultimi anni, in seguito all’emergere della complessità in molti contesti, sono state sviluppate nuove modalità di governance, guidate principalmente dalla scienza del mercato e delle reti. I sistemi complessi sono poco controllabili e le loro dinamiche a lungo termine non sono facili da prevedere. Gli oceani costituiscono un sistema complesso in cui l’enorme discrepanza normativa tra le zone costiere e quelle offshore, le controversie a livello di governi nazionali e il settore privato suggeriscono che potrebbe essere necessario adottare una diplomazia scientifica rinnovata per affrontare le sfide. Il CESE riconosce la necessità di sviluppare strumenti di gestione adeguati allo scopo e interfacce politiche quali iniziative per integrare dimensioni diverse e interconnesse.

2.4.

Il CESE sostiene il ruolo svolto dall’UE in qualità di attore legislativo e il contributo fornito al rafforzamento delle reti e dei partenariati a livello mondiale, prestando attenzione al ruolo della ricerca e dell’innovazione, fornendo soluzioni e orientamenti e promuovendo iniziative specifiche.

3.   Una valutazione della comunicazione della Commissione

Il presente parere verte sui quattro settori della proposta: 1) rafforzare il quadro internazionale di governance degli oceani; 2) verso la sostenibilità degli oceani entro il 2030; 3) garantire la sicurezza in mare; 4) sviluppare la conoscenza degli oceani.

3.1.   Rafforzare il quadro internazionale di governance degli oceani

3.1.1.

Il CESE accoglie con favore l’impegno della Commissione a sostenere i più elevati standard internazionali in materia di trasparenza, buona governance e inclusione dei portatori di interessi nelle organizzazioni internazionali, quali l’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA) e l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

3.1.2.

Il CESE ribadisce il ruolo svolto dall’UE nel settore legislativo, anche attraverso la diplomazia scientifica e il rafforzamento delle reti e dei partenariati a livello mondiale. In particolare, il Comitato sottolinea la necessità di introdurre un sistema di monitoraggio e di adottare interventi appropriati. La designazione di zone marine protette (ZMP) e di «altre efficaci misure di conservazione basate sul territorio» (OECM), con un obiettivo del 30 % entro il 2030, è accolta con favore, laddove ne sia riconosciuta la rilevanza per il funzionamento del sistema oceanico e l’adozione degli interventi si basi sull’analisi dell’efficienza e dell’efficacia di ciascun settore specifico, tenendo conto dei costi, delle responsabilità, dei tempi e del monitoraggio.

3.1.3.

Il CESE osserva che, nonostante alcuni progressi tecnologici in questi ultimi anni, viene riferito che gli impatti a lungo termine dell’estrazione mineraria in mare profondo risultano ancora visibili e l’ecosistema ancora in fase di ripresa per le aree in cui si è scavato molti decenni fa (8). Il CESE accoglie con favore l’adozione da parte della Commissione dell’approccio precauzionale e chiede una moratoria sull’autorizzazione delle licenze di estrazione da parte dell’ISA. Invita l’ISA a istituire un gruppo di esperti scientifici internazionali indipendenti, incaricati di tradurre le analisi basate sulle conoscenze in decisioni politiche ben definite. Il CESE propone inoltre di promuovere gli investimenti in ricerca e sviluppo per soluzioni alternative alle materie prime estratte dai fondali marini.

3.1.4.

La piccola pesca costiera e l’acquacoltura sono fattori essenziali per la sopravvivenza di molte comunità costiere e per la conservazione del loro patrimonio culturale. Il settore della pesca in generale e, in particolare, la pesca tradizionale e su piccola scala, hanno pagato il prezzo più elevato della crisi economica, motivo per cui oggi il settore ha bisogno di una strategia specifica per recuperare una posizione solida sul mercato (9). Il CESE chiede interventi adeguati per rafforzare tali attività, diversificare le fonti di reddito delle comunità locali (ad esempio il turismo costiero e le attività acquatiche ricreative), sostenere il riorientamento delle carriere, gli aiuti alle regioni locali depresse e la sostenibilità ambientale (10).

3.1.5.

Il CESE accoglie con favore l’approccio di«tolleranza zero»nei confronti della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e incoraggia l’UE a sostenere gli operatori onesti verso una conservazione e una gestione sostenibili della pesca. Il Comitato ribadisce il ruolo dell’UE nei dialoghi sulla pesca con i paesi terzi, al fine di promuovere l’osservanza degli obblighi internazionali. In tale contesto, il CESE riconosce che gli accordi di partenariato per una pesca sostenibile (APPS) costituiscono un contributo importante per un quadro solido con una serie di paesi terzi partner.

3.1.6.

L’Artico si trova ad affrontare cambiamenti drastici che potrebbero comportare un rischio per l’ambiente e per l’equilibrio geopolitico. Il CESE accoglie con favore l’impegno dell’UE ad attuare pienamente l’accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale, gli sforzi per la designazione di zone marine protette nell’Artico e il divieto di trivellazione di idrocarburi (11).

3.1.7.

Il CESE riconosce le difficoltà di attuazione delle azioni nelle zone non soggette a giurisdizione nazionale, sottolineando la necessità di garantire la coerenza tra i diversi partenariati e accordi, e sostenendo gli sforzi dell’UE nei negoziati in corso per un trattato sull’alto mare.

3.2.   Verso la sostenibilità degli oceani entro il 2030

3.2.1.

Il CESE plaude agli impegni e agli sforzi volti a conseguire la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050. L’UE svolge un ruolo importante in seno all’Organizzazione marittima internazionale (IMO) in un processo legislativo e operativo mondiale volto a decarbonizzare il settore marittimo e della pesca.

3.2.2.

Il CESE riconosce che la lotta contro l’inquinamento marino rappresenta una sfida. L’interconnessione di diverse fonti, comprese quelle terrestri, insieme alla diversità delle parti interessate e dei confini legislativi rendono il quadro più complesso. Il Comitato sottolinea la necessità di affrontare la diversità degli inquinanti e di promuovere interventi efficaci. Sottolinea inoltre la necessità di un approccio coerente e dell’inclusione di aspetti che vanno oltre la governance degli oceani (ad esempio quelli trattati nel piano d’azione per l’inquinamento zero, nella strategia sulla biodiversità e nella strategia Dal produttore al consumatore (12)) che hanno un forte impatto sull’inquinamento marino (13).

3.2.3.

Gli ordigni inesplosi (UXO) comprendono sia le armi esplosive convenzionali che le armi chimiche scaricate in mare. In passato, le innegabili minacce derivanti dagli UXO in mare sono state classificate come modeste. Il problema richiede una strategia urgente, dal momento che la domanda di spazio marino da parte dei settori economici è in aumento e la maggior parte delle munizioni è esposta alla corrosione e alla perdita di prodotti tossici, cancerogeni, mutageni e teratogeni. Sono necessari interventi di individuazione, monitoraggio e mitigazione con il sostegno tecnologico e delle conoscenze comuni a livello europeo (14).

3.2.4.

Il CESE accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti a ridurre l’impatto ambientale delle munizioni scaricate in mare e osserva che i rischi non si limitano agli UXO della prima e della seconda guerra, ma riguardano anche altri conflitti (ad esempio nei Balcani e in Ucraina), né sono limitati alla possibile tossicità delle sostanze fuoriuscite ma si estendono anche alla detonazione accidentale o all’autodetonazione.

3.2.5.

Il CESE riconosce l’impatto ambientale degli attrezzi da pesca sull’ecosistema e osserva che i costi di molte soluzioni proposte non sono sostenibili o che i loro effetti sono trascurabili a livello mondiale. Il CESE chiede l’introduzione di nuovi materiali/tecnologie per attenuare la sfida, accompagnati da misure di compensazione e da campagne mirate per sensibilizzare i pescatori in merito alle opportunità offerte (15).

3.2.6.

Lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici e le catture accessorie sono riconosciuti come problemi reali a livello mondiale. Poiché il settore della pesca incide ampiamente su molte specie, vi sono fondati motivi di temere che ciò possa mettere a rischio la sostenibilità di alcune specie, mettendo a rischio l’equilibrio dell’intero ecosistema marino. Le attività dei pescatori locali, d’altra parte, costituiscono un aspetto significativo delle culture territoriali e di un’economia sostenibile che fornisce cibi sani ai cittadini attraverso un processo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. La pressione antropica sugli stock ittici può essere ridotta promuovendo l’acquacoltura a impatto zero (compresa l’alghicoltura).

3.2.6.1.

Sulla base di questi aspetti, il CESE chiede:

a)

controlli e sanzioni più rigorosi per quanto riguarda la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata;

b)

interventi di monitoraggio e regolamentazione del settore della pesca, in modo da eliminare lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici e le catture accessorie, e promuovere l’effettiva sostenibilità di tale settore;

c)

la promozione e il sostegno dell’acquacoltura e dell’alghicoltura a impatto zero, compresi gli aspetti relativi ai mangimi e al consumo energetico;

d)

erogazione di compensazioni economiche ai lavoratori durante le fasi di transizione verso la trasformazione delle tecnologie e dei sistemi di produzione.

3.2.7.

Il trasporto marittimo movimenta oltre il 90 % delle merci commercializzate a livello mondiale e costituisce la spina dorsale dell’economia mondiale. Le navi oceaniche possono avere un impatto come fonte significativa di inquinamento anche al termine del loro ciclo di vita. Gli armatori dei paesi ad alto reddito spesso nascondono la vera identità delle navi registrandole in paradisi fiscali, anche per eludere le norme ambientali. In tale contesto, gli sforzi internazionali e regionali non sono riusciti a contrastare tali comportamenti (16). Le nazioni battenti bandiera di comodo sono ancora utilizzate come ultima bandiera, anche dai paesi dell’UE, per sfuggire alle norme e risparmiare denaro. Il CESE suggerisce di considerare la demolizione delle navi come una fonte significativa di inquinamento marino e invita l’UE a: a) adottare misure volte a garantire una regolamentazione vincolante più rigorosa, b) monitorare le attività per evitare qualunque espediente finalizzato a eludere le norme di protezione dell’ambiente, c) introdurre un disincentivo finanziario contro l’utilizzo di bandiere di comodo, ad esempio istituendo un fondo dedicato costituito da garanzie — per tutta la durata di vita della nave — per garantire il rispetto delle norme dell’UE in materia di protezione dell’ambiente e della sicurezza, anche al di fuori della giurisdizione dell’UE.

3.3.   Garantire la sicurezza in mare

3.3.1.

Il CESE si congratula con l’UE per il rafforzamento del suo ruolo di garante della sicurezza marittima all’interno e all’esterno dei suoi confini. Invita l’Unione a individuare potenziali zone marittime di interesse alla luce dei recenti sviluppi geopolitici e a concentrarsi sulle priorità emergenti.

3.3.2.

Il CESE si compiace per gli sforzi compiuti dall’UE per promuovere e attuare qualsiasi intervento volto ad aumentare la sicurezza in mare. Invita l’UE ad ampliare la gamma di settori coinvolti in attività in mare che possono mettere a rischio l’ambiente e la salute umana, tra cui il turismo, la demolizione e l’edilizia navale, l’energia e l’acquacoltura. Raccomanda inoltre di porre l’accento sulla modernizzazione delle tecnologie (ad esempio la propulsione verde), degli spazi di lavoro e delle condizioni di lavoro nei diversi settori logistici che ruotano attorno alle attività marine e marittime (ad esempio cantieri navali, porti, imbarcazioni ecc.).

3.3.3.

Il CESE raccomanda di garantire la coerenza normativa tra le misure relative alla conservazione degli ecosistemi marini e le norme che disciplinano la sicurezza e le condizioni di lavoro in mare, attraverso valutazioni d’impatto riguardanti: i) l’occupazione, ii) i salari, iii) le tecnologie, iv) le condizioni di vita e di lavoro dignitose e v) la formazione dei lavoratori. Chiede inoltre un migliore coordinamento tra i vari servizi delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, ai fini della gestione integrata dello spazio marino (17).

3.3.4.

Il CESE invita gli Stati membri a ratificare la Convenzione n. 188 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, mettendo a disposizione i mezzi necessari per il suo corretto recepimento negli ordinamenti nazionali e per la sua applicazione. Accoglie con favore la direttiva (UE) 2017/159 del Consiglio (18) e chiede di avviare i lavori per ampliarne l’ambito di applicazione, anche allo scopo di coprire gli effetti cumulativi degli impatti a lungo termine sulla salute umana. Inoltre, sottolinea la necessità di una legislazione UE veramente ambiziosa in materia di sostenibilità delle imprese e lavoro forzato (19).

3.3.5.

Il CESE ritiene essenziale sviluppare principi generali e orientamenti pratici per servizi equi relativi al lavoro in questi settori, tra cui: a) orientamenti sufficienti e adeguati per i proprietari di pescherecci e i servizi (transfrontalieri) del mercato del lavoro; b) contratti standard per servizi (transfrontalieri) relativi al mercato del lavoro; c) orientamenti sufficienti e adeguati per i pescatori in cerca di lavoro a bordo di pescherecci (stranieri); e d) meccanismi per la presentazione di reclami (20).

3.3.6.

Un elemento legato alla conoscenza del mare e degli oceani e alla sicurezza in mare è rappresentato dalla necessaria ampia diffusione della conoscenza del diritto del mare e della sua effettiva applicazione. Serve un diritto internazionale che disciplini i diversi ambiti di competenza (confini costieri, zone economiche, protezione delle risorse marine, definizione di «porto sicuro» ecc.), in particolare per chiarire gli obblighi internazionali in materia di salvataggio e assistenza in mare, codificando i concetti di pericolo e i metodi di ricerca e soccorso.

3.3.7.

Le catastrofi naturali (inondazioni, tsunami, eventi estremi) possono avere ripercussioni sull’ambiente marino, con conseguenti rischi indiretti per le attività umane e la salute. Il CESE sottolinea la necessità di affrontare le catastrofi naturali quali possibili fonti di rischi per l’ambiente e per le attività in mare in generale.

3.4.   Sviluppare la conoscenza degli oceani

3.4.1.

Il CESE riconosce la complessità del sistema oceanico in termini di variabili ambientali interconnesse, nonché la diversità delle parti interessate, della legislazione, delle culture e delle capacità locali. Chiede un coinvolgimento efficace e trasparente di diverse discipline e competenze tecniche (scienza dei dati, della complessità e delle reti, psicologia, sociologia, economia) nello sviluppo di un sostegno politico basato sulle conoscenze (come proposto per il gruppo intergovernativo per la sostenibilità degli oceani — IPOS).

3.4.2.

Le conoscenze e le pratiche evidenziano nuove modalità di governance per affrontare le sfide della complessità con strutture autoorganizzative, in cui l’organizzazione decentrata sia stata sviluppata con buoni risultati. Il CESE chiede di estendere gli esempi e i modelli di buone pratiche a tutti i settori dell’economia blu, compresi quelli in grado di creare nuovi posti di lavoro e crescita (ad esempio il turismo, le attività subacquee ecc.) e al settore pubblico. L’assegnazione di fondi per un’economia blu sostenibile dovrebbe assicurare benefici sociali ed economici alle generazioni attuali e future, ripristinare e preservare la diversità, la produttività, la resilienza e il valore intrinseco degli ecosistemi marini e promuovere le tecnologie pulite, le energie da fonti rinnovabili e il riciclaggio (21).

3.4.3.

La società civile e le parti interessate locali dovrebbero essere coinvolte in ogni fase del processo, dalla consultazione e dalla co-progettazione dei piani, all’attuazione fino alla valutazione finale. L’alfabetizzazione oceanica è fondamentale per innescare una trasformazione della società verso la sostenibilità integrata del sistema. Le strutture e i processi organizzativi dovrebbero dare priorità alla dimensione sociale e al sostegno scientifico verso la sostenibilità integrata, rafforzando e finanziando misure volte a promuovere e sostenere il dialogo sociale, aumentare la sicurezza, migliorare le condizioni di lavoro, sviluppare le competenze dei lavoratori e garantire il«ricambio generazionale» (22).

3.4.4.

Il CESE plaude alla prassi dell’UE di condividere i dati marini e le osservazioni degli oceani. Riconosce l’importanza dei servizi marini e il loro impatto sull’economia, nonché i costi delle infrastrutture marine che richiedono ingenti investimenti da parte dei fondi nazionali. Osserva che la modellizzazione della complessità dell’ecosistema marino fatica ancora a consentire una comprensione dell’ecosistema e della sua interazione con le attività umane. Invita l’UE a promuovere l’accesso aperto e il riutilizzo dei dati, anche finanziando approcci innovativi per ridurre i costi delle osservazioni e fornendo una efficace valutazione del buono stato ecologico (23).

3.4.5.

Il CESE sottolinea la necessità di adottare una metodologia scientifica in materia di diplomazia scientifica e di negoziati. Il Comitato chiede l’introduzione di corsi di formazione per utenti finali e dirigenti, anche a livello locale, al fine di conseguire un’effettiva sostenibilità e la fattibilità delle azioni.

4.   Le criticità

4.1.

Il concetto di governance è associato a un’ampia varietà di fenomeni diversi, dai processi decisionali agli strumenti politici. L’ampiezza del concetto di governance può aver contribuito alla sua notevole popolarità e, molto probabilmente, al suo abuso. Gli oceani non conoscono confini politici e sono anche strettamente interconnessi con l’uso del suolo. Le sfide non possono essere risolte dai singoli paesi e richiedono un approccio transnazionale, sulla base di una condivisione fattibile ed efficace degli sforzi e delle responsabilità, adottando sistemi concepiti in maniera congiunta, piani d’azione e interventi comuni che colleghino gli sforzi locali a quadri regionali globali. Non è possibile adottare una modalità di governance unica per fornire strutture organizzative per dimensioni diverse. In tale contesto, il CESE osserva che il sostegno ai processi decisionali basato sulle conoscenze, la diplomazia scientifica e una legislazione coerente in tutti i paesi e settori sono fondamentali per affrontare la complessità delle sfide marine.

4.2.

La continua domanda di spazio marino da parte dell’economia sta aumentando la complessità del sistema oceanico in termini di variabili ambientali interconnesse. La diversità delle parti interessate, della legislazione, delle culture e delle capacità locali è collegata alla progettazione e all’attuazione di interventi che possono essere sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale. Il CESE chiede l’adozione trasparente della metodologia scientifica nel coinvolgimento delle diverse discipline (scienza dei dati, della complessità e delle reti, psicologia, sociologia, economia ecc.) al momento di definire un sostegno basato sulle conoscenze per la governance degli oceani.

4.3.

Una questione di fondamentale importanza per il futuro di molti settori coinvolti nelle attività in mare è il «ricambio generazionale». Alcuni aspetti che sembrano lontani dalla governance contribuiscono indirettamente ai buoni risultati di una gestione efficace delle attività in mare. Molte iniziative volte ad agevolare la modernizzazione delle tecnologie, la formazione professionale e il miglioramento delle condizioni di lavoro sono utili, ma necessitano anche di misure di accompagnamento e di un rendimento accettabile del capitale investito (24).

4.4.

Le attività sostenibili continuano a essere l’obiettivo principale di una governance proficua degli oceani e tutti i settori dovrebbero essere messi in condizione di conseguire tale obiettivo. Il CESE chiede che siano finanziate misure volte a migliorare la sicurezza e le condizioni di lavoro, ad esempio nei settori della formazione, dei servizi di consulenza, della promozione del capitale umano, del dialogo sociale, della salute e della sicurezza. Esorta i colegislatori a dare priorità alla dimensione sociale nell’adozione di strutture e processi organizzativi (ossia la governance), rafforzando e finanziando misure volte a promuovere e sostenere il dialogo sociale, la sicurezza, le condizioni di lavoro e le competenze.

4.5.

Il CESE rileva una mancanza di ambizione negli investimenti pianificati volti ad affrontare le sfide della governance degli oceani. La lotta contro le fonti di inquinamento, gli interventi di mitigazione e la gestione delle attività in mare in tutti i settori richiedono adeguati sforzi finanziari, azioni strutturali e l’impegno della società civile. Accoglie con favore gli sforzi volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a incentivare risultati migliori e l’innovazione (25). In questo modo è possibile contribuire all’obiettivo ambizioso di decarbonizzare il settore del trasporto marittimo e di istituire un Fondo per gli oceani a sostegno delle sfide marittime. Il CESE chiede inoltre che il meccanismo di adeguamento del carbonio sia esteso agli aspetti ambientali e sociali.

4.6.

Per le loro caratteristiche geografiche, le regioni ultraperiferiche possono svolgere un ruolo fondamentale se si vogliono cogliere tutte le opportunità legate agli oceani, ai mari e alle risorse marine, opportunità che vanno privilegiate in quanto hanno un grande potenziale per stimolare le economie, creare posti di lavoro di qualità e garantire il benessere delle persone (26). Per tutti questi motivi, il CESE ritiene che occorra rafforzare il ruolo specifico che le tali regioni possono rivestire nell’attuazione della governance degli oceani, in particolare: a) nella messa in atto della missione Far rivivere i nostri oceani e le nostre acque entro il 2030; b) nella raccolta e nel monitoraggio dei dati relativi all’attività di pesca; c) nella lotta contro la pesca illegale e indiscriminata e nella promozione della pesca sostenibile; d) nello scambio di conoscenze sulla pianificazione dello spazio marittimo (27).

4.7.

L’alfabetizzazione oceanica ha contribuito alla comunicazione in merito alle sfide marine e può contribuire a promuovere la ricerca di soluzioni. La plastica ha ricevuto notevole attenzione da parte dei media e dei politici, ma è solo una delle numerose sfide per i mari e gli oceani. I legami tra le sfide marine, da un lato, e l’uso del suolo e il comportamento dei consumatori, dall’altro, sono spesso trascurati. Il CESE chiede una comunicazione più completa e trasparente sugli oceani, che colleghi anche la legislazione e gli interventi sia in mare che a terra. Si spera che ciò possa aprire la strada a una trasformazione della produzione industriale e alla creazione di nuove tecnologie e posti di lavoro maggiormente incentrati sulla sostenibilità ambientale.

4.8.

La recente guerra in Ucraina ha cambiato lo scenario politico e ha attirato l’attenzione su emergenze impreviste (approvvigionamento energetico, inflazione). Sfide impreviste (come la sicurezza dei gasdotti Nord Stream e le munizioni scaricate nel Mar Nero, nonché l’importanza geopolitica strategica dell’Artico) richiedono ulteriori sforzi per adottare interventi congiunti adeguati. Nonostante il fatto che la guerra abbia avuto ripercussioni anche sul numero di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali, la pressione nei punti di attraversamento lungo le rotte del Mediterraneo resta elevata, mettendo a dura prova le capacità di accoglienza di alcuni paesi dell’UE ed esponendo le persone al rischio di incidenti. Il CESE chiede all’UE di intensificare gli sforzi per finanziare iniziative a sostegno della sicurezza in mare, in uno scenario che è destinato ad aggravarsi a causa delle pressioni climatiche ed economiche.

Bruxelles, 24 gennaio 2023

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Convenzione dell’OIL sul lavoro nel settore della pesca n. 188/2007.

(2)  Attualmente 167 Stati non hanno ratificato la convenzione n. 188; tra questi 19 Stati membri dell’UE, tra cui importanti paesi costieri, quali Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Malta, Spagna e Svezia.

(3)  Direttiva (UE) 2017/159 del Consiglio, del 19 dicembre 2016, recante attuazione dell'accordo relativo all'attuazione della Convenzione sul lavoro nel settore della pesca del 2007 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, concluso il 21 maggio 2012, tra la Confederazione generale delle cooperative agricole nell'Unione europea (Cogeca), la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti e l'Associazione delle organizzazioni nazionali delle imprese di pesca dell'Unione europea (Europêche) (GU L 25 del 31.1.2017, pag. 12).

(4)  Le RUP sono costituite da isole e arcipelaghi, più un territorio di terraferma (la Guyana francese). Queste regioni, nove in tutto, si trovano nell’Oceano Atlantico occidentale, nel bacino dei Caraibi, ai margini della foresta amazzonica e nell’Oceano Indiano: Guyana francese, Guadalupa, Martinica, Saint-Martin, Riunione e Mayotte (Francia), Azzorre e Madera (Portogallo) e isole Canarie (Spagna).

(5)  COM(2022) 198 final, Mettere al primo posto le persone, garantire una crescita sostenibile e inclusiva, liberare il potenziale delle regioni ultraperiferiche dell’UE.

(6)  Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo (Amburgo, 29 aprile 1979); Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Montego Bay, 10 dicembre 1982); Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (25 maggio 1980).

(7)  Comunicazione congiunta Commissione/SEAE JOIN(2021) 27 final, Un impegno rafforzato dell’UE per un Artico pacifico, sostenibile e prospero.

(8)  Cfr. https://www.jpi-oceans.eu/en/ecological-aspects-deep-sea-mining.

(9)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dimensione sociale della pesca» (parere esplorativo) (GU C 14 del 15.1.2020, pag. 67).

(10)  https://oceans-and-fisheries.ec.europa.eu/publications/communication-commission-towards-strong-and-sustainable-eu-algae-sector_it

(11)  Comunicazione congiunta JOIN(2021) 27 final, Un impegno rafforzato dell'UE per un Artico pacifico, sostenibile e prospero.

(12)  Direttiva 2005/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni (GU L 255 del 30.9.2005, pag. 11); direttiva (UE) 2019/883 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che modifica la direttiva 2010/65/UE e abroga la direttiva 2000/59/CE (GU L 151 del 7.6.2019, pag. 116).

(13)  Orientamenti dell’OCSE per le imprese multinazionali, 2011; Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite, 2011.

(14)  Cfr. https://www.jpi-oceans.eu/en/munition-sea.

(15)  Cfr. le linee guida volontarie della FAO sulla marcatura degli attrezzi da pesca e il lavoro svolto dalle organizzazioni regionali di gestione della pesca e dalle convenzioni marittime regionali.

(16)  Cfr. Wan et al. Marine Policy, 2021.

(17)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dimensione sociale della pesca» (parere esplorativo) (GU C 14 del 15.1.2020, pag. 67).

(18)  Direttiva (UE) 2017/159 del Consiglio, del 19 dicembre 2016, recante attuazione dell'accordo relativo all'attuazione della Convenzione sul lavoro nel settore della pesca del 2007 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, concluso il 21 maggio 2012, tra la Confederazione generale delle cooperative agricole nell'Unione europea (Cogeca), la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti e l'Associazione delle organizzazioni nazionali delle imprese di pesca dell'Unione europea (Europêche) (GU L 25 del 31.1.2017, pag. 12).

(19)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dimensione sociale della pesca» (parere esplorativo) (GU C 14 del 15.1.2020, pag. 67); proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità e che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 [COM(2022) 71 final]; proposta di regolamento che vieta i prodotti ottenuti con il lavoro forzato sul mercato dell’Unione [COM(2022) 453 final].

(20)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dimensione sociale della pesca» (parere esplorativo) (GU C 14 del 15.1.2020, pag. 67).

(21)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e che abroga il regolamento (UE) n. 508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio» [COM(2018) 390 final — 2018/0210 (COD)] (GU C 110 del 22.3.2019, pag. 104).

(22)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e che abroga il regolamento (UE) n. 508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio» [COM(2018) 390 final — 2018/0210 (COD)] (GU C 110 del 22.3.2019, pag. 104).

(23)  https://jpi-oceans.eu/en/science-good-environmental-status

(24)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dimensione sociale della pesca» (parere esplorativo) (GU C 14 del 15.1.2020, pag. 67).

(25)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2003/87/CE che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell’Unione, della decisione (UE) 2015/1814 relativa all’istituzione e al funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato nel sistema dell’Unione per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra e del regolamento (UE) 2015/757 [COM(2021) 551 final — 2021/0211 (COD)] e sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione (UE) 2015/1814 per quanto riguarda il quantitativo di quote da integrare nella riserva stabilizzatrice del mercato per il sistema dell’Unione per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra fino al 2030 [COM(2021) 571 final — 2021/0202 (COD)] (GU C 152 del 6.4.2022, pag. 175); Parere del Comitato europeo delle regioni — Far funzionare il sistema di scambio di quote di emissione (ETS) e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) per le città e le regioni dell’UE (GU C 301 del 5.8.2022, pag. 116); Revisione da parte del Parlamento europeo del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (22 giugno 2022).

(26)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema: «Le risorse delle regioni ultraperiferiche (RUP) per l’UE» (parere esplorativo) (GU C 194 del 12.5.2022, pag. 44).

(27)  COM(2022) 198 final.