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21.12.2022 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 486/95 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dialogo sociale nell'ambito della transizione verde»
(parere esplorativo richiesto dalla presidenza ceca)
(2022/C 486/14)
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Relatrice: |
Lucie STUDNIČNÁ |
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Consultazione |
Presidenza ceca del Consiglio, 26.1.2022 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea |
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Sezione competente |
Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente |
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Adozione in sezione |
5.9.2022 |
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Adozione in sessione plenaria |
21.9.2022 |
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Sessione plenaria n. |
572 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
162/1/7 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Affrontare l'emergenza climatica è diventata una delle massime priorità politiche. Oggi il modello economico nato dopo la rivoluzione industriale è oggetto di una profonda revisione. La colossale trasformazione necessaria per il passaggio ad un'economia circolare, digitalizzata e climaticamente neutra comporta notevoli sforzi di adattamento. L'aggressione russa contro l'Ucraina non ha fatto che rendere questa transizione ancora più necessaria, gravando al tempo stesso la società di costi e oneri enormi. |
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1.2. |
In quanto parte integrante del modello sociale europeo, e anche in quanto leva della competitività dell'Europa, il dialogo sociale deve essere significativo a tutti i livelli: europeo, nazionale, settoriale, regionale e sul luogo di lavoro. Gli Stati membri dovrebbero riconoscere non solo il valore del dialogo sociale, ma anche che esso apporta un valore aggiunto ed è una componente importante del processo decisionale. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea che tale dialogo dev'essere rafforzato e attivamente promosso. Ciò significa anche che le parti sociali devono disporre delle competenze adeguate ed avere accesso al sostegno di esperti. |
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1.3. |
Pertanto, un forte coinvolgimento dei sindacati e delle confederazioni dei datori di lavoro attraverso un solido dialogo sociale e la partecipazione della società civile devono costituire parte integrante del quadro strategico complessivo di riferimento per l'azione per il clima. Gli Stati membri devono fare di più per coinvolgere i lavoratori nella transizione verso una società sostenibile e per assicurarne l'adesione a tale processo: un compito, questo, che non spetta soltanto agli Stati membri, ma anche alle istituzioni dell'UE. |
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1.4. |
I sindacati svolgono un ruolo fondamentale nel preparare i lavoratori e rappresentarli nel processo di trasformazione socio-ecologica; di conseguenza occorre assicurare lo svolgimento di un dialogo sociale attivo e coerente per far sì che l'azione per il clima sia vantaggiosa per i lavoratori, renda giusta la transizione e non lasci davvero indietro nessuno. |
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1.5. |
Il dialogo sociale deve essere accompagnato da un dialogo civile permanente e solido, in particolare con la società civile organizzata, e dal coinvolgimento delle parti interessate. Per una transizione giusta verso un'economia a zero emissioni nette, è importante costruire società più eque, eliminare la povertà alla radice e affrontare i problemi di adattamento propri del processo di transizione verde. Le organizzazioni della società civile rappresentano milioni di persone in condizioni di vulnerabilità e tutti coloro che sono sistematicamente esclusi, e costituiscono pertanto una voce importante di cui occorre tenere conto nelle decisioni sulla transizione. Una stretta cooperazione con il Comitato delle regioni sulla questione consentirebbe di integrarvi la dimensione regionale. |
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1.6. |
È della massima importanza dare la priorità ai temi della giustizia sociale e dell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. Inoltre, l'UE deve promuovere e sostenere attivamente la contrattazione collettiva affinché i lavoratori possano creare luoghi di lavoro sostenibili e posti di lavoro verdi, competitivi e dignitosi. Seguendo questi principi l'UE sta non solo diventando più giusta e più equa, ma anche rafforzando la propria competitività e resilienza. |
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1.7. |
È fondamentale che tutti i posti di lavoro creati durante la transizione siano conformi alla dichiarazione dell'OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, che sancisce, tra l'altro, il diritto a un lavoro dignitoso, la libertà di associazione e di contrattazione collettiva, la non discriminazione, il divieto del lavoro forzato e minorile e l'eliminazione della violenza e delle molestie sul lavoro. |
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1.8. |
Il CESE propone di realizzare una mappatura sistematica del funzionamento del dialogo sociale negli Stati membri e ritiene anche necessari nuovi studi comparativi per esaminare il ruolo del dialogo sociale nell'ambito dei piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC), ad esempio nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR). |
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1.9. |
Come parte dello sforzo complessivo per rafforzare la dimensione sociale del Green Deal europeo, occorre sostenere attivamente e potenziare, con incentivi e finanziamenti, le strutture di dialogo sociale, rivolgendo una particolare attenzione agli Stati membri e ai settori in cui queste strutture sono deboli. |
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1.10. |
In linea con la raccomandazione non vincolante del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, il CESE sottolinea che agli Stati membri andrebbero forniti degli orientamenti su come affrontare gli impatti sociali e occupazionali della transizione. Si dovrebbero prendere in considerazione delle proposte — tra cui quella avanzata nel parere del CESE sul tema «Pronti per il 55 %»: realizzare l'obiettivo climatico dell'UE per il 2030 lungo il cammino verso la neutralità climatica (1) — per incoraggiare i paesi dell'UE a istituire delle «commissioni per una transizione giusta». |
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1.11. |
Il CESE insiste sull'importanza di un'informazione e consultazione tempestive durante il processo di ristrutturazione. I diritti di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori devono essere rafforzati a tutti i livelli dell'amministrazione dell'UE, nazionale e locale, conformemente alla direttiva sui diritti di consultazione e di partecipazione (2). Si dovrebbe evitare di adottare decisioni senza una consultazione preliminare e andrebbe introdotto l'obbligo di fornire informazioni in anticipo. |
2. Osservazioni generali
Contesto di riferimento
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2.1. |
L'elaborazione del presente parere esplorativo è stata chiesta dalla presidenza ceca del Consiglio dell'UE per valutare la dimensione sociale del Green Deal europeo, e segnatamente il ruolo del dialogo sociale. |
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2.2. |
Affrontare l'emergenza climatica è diventata una delle massime priorità politiche. L'intero sistema della produzione e del consumo è oggetto di una profonda revisione. Benché i benefici che derivano da questa trasformazione verso un'economia circolare, digitalizzata e climaticamente neutra siano indiscutibili, tale transizione comporta notevoli sforzi di adattamento e costi enormi per la società. |
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2.3. |
Questo fondamentale processo di ristrutturazione che le nostre economie devono realizzare nell'arco di pochi decenni per arrivare all'azzeramento delle emissioni nette è guidato dalle politiche e avrà effetti molto diversi sui gruppi di popolazione con caratteristiche socioeconomiche distinte, oltre che sulle imprese, in particolare sulle PMI. I decisori politici devono assumersi l'enorme responsabilità di affrontare tali questioni. |
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2.4. |
I cambiamenti climatici generano certamente nuove disuguaglianze e le misure di mitigazione di tali cambiamenti e di adattamento ad essi, se applicate senza adottare strategie per una transizione giusta, potrebbero creare vincitori e vinti. Riconoscendo questo rischio, l'annuncio del Green Deal europeo nel 2019 prevedeva degli impegni a «non lasciare indietro nessuno». |
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2.5. |
Il processo di transizione in corso è stato ulteriormente aggravato da due eventi straordinari: la crisi della COVID-19 e un cambiamento fondamentale del contesto geopolitico in Europa dovuto all'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina. Entrambi gli eventi hanno aggravato gli oneri sulla società nel breve termine, ma potrebbero al tempo stesso contribuire anche ad accelerare la trasformazione. |
Dialogo sociale
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2.6. |
Negli ultimi decenni i grandi cambiamenti nei mezzi di produzione sono stati spesso all'origine di problemi di adattamento o di transizione, in particolare quando tali cambiamenti hanno creato posti di lavoro meno sicuri e scarsamente retribuiti, generando un gran numero di esclusi da un lavoro dignitoso, ad esempio le donne e gli appartenenti a comunità vulnerabili. Bisogna quindi affrontare una serie di problemi legati alla transizione (questioni quali la contrattualizzazione, le forme di lavoro precario, la privatizzazione e le ristrutturazioni), per realizzare un'economia giusta che abbia eliminato la povertà alla radice. Questo problema viene esaminato anche nella raccomandazione del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, adottata dal Consiglio «Occupazione e affari sociali» del 16 giugno 2022. |
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2.7. |
La promozione del dialogo sociale è sancita dal Trattato sul funzionamento dell'UE. L'iniziativa «Un nuovo inizio per il dialogo sociale» (2016) ha riconosciuto l'importanza di tale dialogo per la ripresa e la competitività. In alcuni pareri (3) e in una risoluzione (4) il CESE ha sottolineato di recente l'importanza del dialogo sociale nelle trasformazioni correlate. |
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2.8. |
Il dialogo sociale ha poi dimostrato di poter apportare un contributo positivo a un processo di ristrutturazione riuscito: le aziende in cui si svolge un dialogo sociale ben funzionante, infatti, ottengono risultati migliori, sono più competitive e più resilienti, e offrono salari più elevati. |
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2.9. |
Il CESE sottolinea che tutti i livelli di dialogo sociale — europeo, nazionale, settoriale, regionale e sul luogo di lavoro — svolgono funzioni essenziali, ma distinte, nel gestire e facilitare la trasformazione verde. Tuttavia, le strutture e le istituzioni a questi vari livelli presentano punti di forza molto diversi. |
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2.10. |
Il dialogo sociale deve essere accompagnato da un dialogo civile permanente e solido, in particolare con la società civile organizzata, e dal coinvolgimento delle parti interessate. Per una transizione giusta verso un'economia a zero emissioni nette, è importante costruire società più eque, eliminare la povertà alla radice e affrontare i problemi di adattamento propri del processo di transizione verde. Le organizzazioni della società civile rappresentano milioni di persone in condizioni di vulnerabilità e tutti coloro che sono sistematicamente esclusi, e costituiscono pertanto una voce importante di cui occorre tenere conto nelle decisioni sulla transizione. Una stretta cooperazione con il Comitato delle regioni sulla questione consentirebbe di integrarvi la dimensione regionale. |
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2.11. |
Le istituzioni e gli attori del dialogo sociale presentano livelli differenti di capacità e influenza nei vari Stati membri, in parte a causa dei differenti modelli nazionali in materia di relazioni sociali e industriali, ma in alcuni casi le politiche e le raccomandazioni in materia di decentramento adottate in seguito alla crisi finanziaria e alla crisi della zona euro hanno attivamente contribuito a indebolire tali capacità e influenza. Il CESE sottolinea che il buon funzionamento del dialogo sociale è una componente importante dell'economia sociale di mercato europea e si compiace che la Commissione europea lo abbia riconosciuto, da ultimo nelle sue raccomandazioni rivolte al Consiglio. |
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2.12. |
Come parte dello sforzo complessivo per rafforzare la dimensione sociale del Green Deal europeo, occorre sostenere attivamente e potenziare le strutture di dialogo sociale, rivolgendo una particolare attenzione agli Stati membri e ai settori in cui queste strutture sono deboli. |
Transizione giusta
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2.13. |
Una transizione giusta significa che l'atto di affrontare gli effetti sia occupazionali che distributivi del passaggio a un'economia a zero emissioni nette dovrebbe essere considerato parte integrante del quadro per le politiche sul clima (ad esempio il pacchetto «Pronti per il 55 %») e non dovrebbe tradursi soltanto in una serie di ulteriori misure correttive. Queste problematiche presentano tutta una gamma di dimensioni differenti, come gli effetti distributivi delle politiche di decarbonizzazione, la perdita di posti di lavoro e le transizioni occupazionali, la tutela dei diritti sociali di base e l'inclusione dei cittadini e della società civile organizzata nel processo decisionale. |
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2.14. |
Il Fondo per una transizione giusta e il Fondo sociale per il clima proposto nell'ambito del pacchetto «Pronti per il 55 %» sono alcune delle principali misure annunciate finora dall'UE per attenuare l'impatto della transizione sulle regioni più colpite, sulle imprese e sulle persone vulnerabili. Il CESE si compiace che la Commissione europea abbia proposto anche una raccomandazione del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, onde fornire orientamenti agli Stati membri su come affrontare gli impatti sociali e occupazionali della transizione. |
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2.15. |
Il banco di prova di una «transizione giusta» sarà costituito dall'efficacia con cui verranno affrontati i problemi di adattamento delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini in generale, promuovendo ad esempio la ristrutturazione delle attività delle aziende, il miglioramento del livello di competenze e la riqualificazione professionale della forza lavoro ed evitando la povertà energetica e di mobilità, per fare in modo che nessuno sia lasciato indietro; e in particolare dalla misura in cui le donne e gli uomini i cui posti di lavoro saranno soppressi, declassati o in altro modo minacciati verranno coinvolti, riceveranno la garanzia di un avvenire proficuo, soddisfacente e sicuro in un impiego di buona qualità, e saranno assistiti nel loro percorso di sviluppo personale per essere in grado di ricoprire tali ruoli. |
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2.16. |
È impossibile sottovalutare la portata di una tale sfida, Essa richiederà lo sviluppo di obiettivi economici e sociali ben ponderati e integrati nel medio e lungo periodo al fine di garantire la produttività e l'inclusione, tenendo debitamente conto delle specificità dei vari Stati membri e coinvolgendo le parti sociali a livello nazionale, regionale e locale in tutte le fasi del processo di elaborazione delle politiche, anche — laddove opportuno — attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva. Questi comporteranno un deliberato e consapevole riorientamento delle risorse a livello nazionale e centrale verso le aree e le regioni interessate. Oltre a stimolare nuovi investimenti con la fornitura di sovvenzioni, prestiti e competenze specifiche, e ad assistere le MPMI (microimprese e piccole e medie imprese) nel loro funzionamento, gli aiuti alle start-up (imprese in fase di avviamento) possono prendere anche la forma di partecipazioni al capitale, mentre potrebbero essere create anche nuove aziende pubbliche. In aggiunta all'impegno ad investire risorse pubbliche, occorrerà pervenire ad una flessibilità ottimale delle norme in materia di aiuti di Stato e persino, in determinate circostanze, procedere alla loro sospensione. |
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2.17. |
È fondamentale che questo processo di ristrutturazione su vasta scala, che prevede la trasformazione di decine di milioni di posti di lavoro in Europa, avvenga in modo equilibrato e sia ben gestito e lungimirante; un dialogo sociale ben funzionante è essenziale per raggiungere questo obiettivo. Il Fondo per una transizione giusta, destinato a sostenere i lavoratori nella transizione verso un nuovo posto di lavoro, dovrebbe disporre sia di maggiori risorse che di un ambito di applicazione più esteso, con misure mirate a specifici settori. |
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2.18. |
Le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile — economica, sociale e ambientale — sono strettamente interconnesse e devono essere affrontate avvalendosi di un quadro politico globale e coerente. Le linee guida 2015 dell'OIL per una transizione giusta forniscono un insieme di strumenti pratici per i governi e le parti sociali nella gestione di questo processo di trasformazione. |
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2.19. |
Le suddette linee guida sottolineano che un consenso sociale forte sull'obiettivo e sui percorsi da seguire verso la sostenibilità è fondamentale. Il dialogo sociale deve essere parte integrante del quadro istituzionale per l'elaborazione e l'attuazione delle politiche a tutti i livelli. Sono opportune consultazioni adeguate, informate e continue con tutte le pertinenti parti interessate. |
Il dialogo sociale nell'ambito della transizione verde
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2.20. |
È opportuno che il dialogo sociale non venga ridotto ad una pura formalità, ma che al contrario esso sia significativo a tutti i livelli: europeo, nazionale, settoriale, regionale e sul luogo di lavoro. Ciò significa anche che le parti sociali devono disporre delle competenze adeguate ed avere accesso al sostegno di esperti. |
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2.21. |
Il CESE riconosce che all'interno dell'UE si riscontra una notevole disomogeneità tra le istituzioni responsabili del dialogo sociale, per via delle differenze tra i modelli e le tradizioni a livello nazionale e di relazioni industriali nei singoli Stati membri. |
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2.22. |
Il CESE propone di realizzare una mappatura e un monitoraggio sistematici del funzionamento del dialogo sociale negli Stati membri (5) e ritiene anche necessari nuovi studi comparativi per valutare e monitorare il ruolo del dialogo sociale nell'ambito dei piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC), ad esempio nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR). |
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2.23. |
A giudizio del CESE, le iniziative in corso volte ad affrontare le sfide sociali della trasformazione verde rimangono tuttora frammentarie. Il meccanismo per una transizione giusta presenta dei limiti e riguarda solo una piccola parte del processo di transizione. Il Fondo sociale per il clima proposto avrà portata e finalità limitate e sarà destinato soprattutto a bilanciare gli effetti distributivi regressivi del sistema di scambio di quote di emissione ETS2 previsto per i settori dei trasporti e dell'edilizia (cfr. in particolare il parere del CESE sul Fondo sociale per il clima (6)). Il CESE valuta certo positivamente la raccomandazione del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, ma osserva anche che questo testo, non vincolante, non offre la piattaforma politica globale di cui l'UE ha bisogno per affrontare gli effetti della transizione sui lavoratori, sulle regioni e sulle persone vulnerabili che subiscono quelle ripercussioni. |
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2.24. |
Il CESE sottolinea che l'UE deve disporre di un quadro di riferimento robusto che garantisca condizioni di parità per la gestione della transizione. Tale solido quadro di riferimento dell'UE per una transizione giusta dovrebbe, tra l'altro, affrontare la questione dell'anticipazione e della gestione del cambiamento nella trasformazione verde, attraverso una partecipazione significativa dei lavoratori, delle imprese e dei cittadini in generale. |
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2.25. |
Il CESE insiste sull'importanza di un'informazione e consultazione tempestive durante il processo di ristrutturazione. Si dovrebbe evitare di adottare decisioni senza una consultazione preliminare e andrebbe introdotto l'obbligo di fornire informazioni in anticipo. |
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2.26. |
Il CESE chiede di promuovere il dialogo sociale e il coinvolgimento delle parti interessate a tutti i livelli, e di garantire che i nuovi posti di lavoro verdi siano di qualità, conformemente all'agenda per il lavoro dignitoso dell'OIL e al pilastro europeo dei diritti sociali. Conformemente allo spirito della raccomandazione del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, e facendo riferimento anche al parere del CESE sul Fondo sociale per il clima, un Fondo sociale per il clima dovrebbe affrontare uno spettro più ampio di effetti distributivi determinati dalle politiche climatiche con misure mirate contro la precarietà energetica e dei trasporti, sostenendo e favorendo l'accessibilità, anche economica, delle tecnologie a basse emissioni di carbonio per le famiglie a basso reddito. |
3. Osservazioni particolari
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3.1. |
Il CESE ritiene essenziale riconoscere che esiste una complementarità tra le politiche climatiche, ambientali e sociali. La dimensione sociale dovrebbe essere parte integrante di un quadro globale per la politica climatica, dalla fase di concezione fino a quella di attuazione, e questo riguarda l'intero processo del Green Deal europeo e tutte le concrete politiche di attuazione a titolo del pacchetto «Pronti per il 55 %». |
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3.2. |
Il CESE riconosce inoltre che questo processo di ristrutturazione avrà un enorme impatto sull'occupazione, sui rapporti di lavoro e sulla distribuzione del reddito. Gli effetti saranno avvertiti in tutti gli ambiti della società e dell'economia, dal livello transnazionale a quello del luogo di lavoro, e il dialogo sociale dovrebbe fornire un contributo centrale alla gestione lungimirante di tale processo. |
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3.3. |
Il CESE accoglie con favore il solido e ambizioso quadro strategico per il clima adottato dalla Commissione europea nell'ambito del Green Deal europeo, sostenuto da corrispondenti misure legislative, ma sottolinea anche che, malgrado tutte le dichiarazioni positive al riguardo, la dimensione sociale del Green Deal è tuttora sviluppata in misura insufficiente. |
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3.4. |
Lo sviluppo di tale dimensione dipende soprattutto dagli Stati membri dell'UE e dalle parti sociali nazionali, dato che sono nella posizione migliore per comprendere la situazione e proporre misure a livello locale, regionale e nazionale. Tuttavia, le sfide sociali e occupazionali della transizione verde comprendono tutta una gamma di dimensioni differenti, come la perdita di posti di lavoro e le transizioni occupazionali, la riqualificazione e il perfezionamento professionale della forza lavoro, gli effetti distributivi delle politiche di decarbonizzazione, nonché la tutela dei diritti sociali e la partecipazione dei cittadini. Sono quindi necessarie azioni e misure coordinate a livello dell'UE per accompagnare e sostenere le iniziative in ambito nazionale. Se non vengono opportunamente trattate a un livello adeguato, è probabile che le misure di mitigazione dei cambiamenti climatici accrescano e aggravino le disuguaglianze sociali. |
Fare della transizione giusta una realtà — requisiti in materia di governance/normativi per rafforzare il dialogo sociale
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3.5. |
Le transizioni nel mercato del lavoro, i piani sociali e i percorsi verso nuovi posti di lavoro sostenibili e dignitosi, insieme a un impegno a lungo termine a favore dello sviluppo regionale e della comunità, sono tutti elementi essenziali di una tabella di marcia per una transizione giusta. |
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3.6. |
Andrebbe promossa l'istituzione di programmi di formazione adattati alle esigenze individuali e del mercato del lavoro ed offerti da centri per la transizione occupazionale con finalità particolari. Ciò richiede un impegno in un dialogo sociale proattivo a livello di comunità e regione, in cooperazione con tutte le parti interessate. I sindacati e i datori di lavoro dovrebbero agire di concerto per sostenere i programmi di transizione occupazionale. |
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3.7. |
A differenza della serie coordinata e ad ampio raggio di misure vincolanti in materia di ambiente, gli elementi sociali del pacchetto «Pronti per il 55 %» mancano di omogeneità e la proposta di raccomandazione del Consiglio non ha effetti giuridici vincolanti. |
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3.8. |
È necessario rafforzare queste caratteristiche e il dialogo sociale dovrebbe diventare una componente obbligatoria delle principali politiche nazionali adottate per conseguire gli obiettivi della politica climatica entro il 2050, tra l'altro nell'ambito dei PNEC, dei PNRR e dei piani per una transizione giusta. |
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3.9. |
Affinché il dialogo sociale sia fruttuoso, fattori importanti sono la fiducia reciproca e l'ambizione comune di raggiungere risultati che apportino un valore aggiunto a tutte le parti in causa. |
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3.10. |
In alcuni Stati membri dell'UE questo tipo di dialogo sociale esiste già, mentre in altri è assente. In quest'ultimo caso, si dovrebbe promuovere attivamente lo svolgimento di tale dialogo, ad esempio imponendo una tempestiva condivisione di determinate informazioni e offrendo il dialogo sociale come strumento per risolvere diverse questioni di diritto amministrativo e del lavoro, nonché favorendo l'accesso ai finanziamenti, facilitando le decisioni di pianificazione, le licenze edilizie, ecc. Per impedire gli abusi, questi vantaggi dovrebbero essere collegati all'obbligo di conseguire dei risultati. |
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3.11. |
Il CESE è consapevole che in alcuni Stati membri l'adozione del dialogo sociale sarà una questione di cambiamento culturale che potrebbe richiedere un certo tempo, ma è convinto che valga senz'altro la pena di investire tempo e fatica per raggiungere l'obiettivo. |
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3.12. |
La dimensione sociale del Green Deal europeo deve essere collegata al pilastro europeo dei diritti sociali, e trovare riscontro nel processo del semestre europeo. |
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3.13. |
Nel febbraio 2021 la Commissione europea ha pubblicato una relazione (7) sul rafforzamento del dialogo sociale, che è confluita nel piano d'azione per l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, presentato nel marzo 2021. Nel piano d'azione la Commissione si impegna a presentare nel 2022 un'iniziativa a sostegno del dialogo sociale a livello dell'UE e nazionale. Il CESE è fermamente convinto che queste raccomandazioni della Commissione attese tra breve contribuiranno in misura sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. |
Bruxelles, 21 settembre 2022
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) GU C 275 del 18.7.2022, pag. 101.
(2) GU L 80 del 23.3.2002, pag. 29.
(3) Parere del CESE sul tema La transizione industriale verso un'economia europea verde e digitale: requisiti normativi e il ruolo delle parti sociali e della società civile (GU C 56 del 16.2.2021, pag. 10); parere del CESE sul tema Nessun Green Deal senza Social Deal (GU C 341 del 24.8.2021, pag. 23); parere del CESE sul tema Il dialogo sociale quale pilastro importante della sostenibilità economica e della resilienza delle economie alla luce dell'influenza del vivace dibattito pubblico negli Stati membri (GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 14).
(4) Risoluzione sulle proposte del CESE per la ricostruzione e la ripresa dopo la crisi della COVID-19: «L'UE deve essere guidata da un principio: quello di essere considerata una comunità unita da un destino comune», basate sui lavori del sottocomitato Ripresa e ricostruzione dopo la pandemia di COVID-19 (GU C 311 del 18.9.2020, pag. 1).
(5) Risoluzione del CESE (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 1); parere del CESE (GU C 220 del 9.6.2021, pag. 38).
(6) GU C 152 del 6.4.2022, pag. 158.
(7) Report on strengthening EU social dialogue (Relazione sul rafforzamento del dialogo sociale nell'UE), elaborato da Andrea Nahles.
ALLEGATO I
Il seguente emendamento, pur avendo ricevuto almeno un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso delle deliberazioni:
Punto 2.25
Modificare come segue:
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Parere della sezione |
Emendamento |
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Il CESE insiste sull'importanza di un'informazione e consultazione tempestive durante il processo di ristrutturazione. Si dovrebbe evitare di adottare decisioni senza una consultazione preliminare e andrebbe introdotto l'obbligo di fornire informazioni in anticipo. |
Il CESE insiste sull'importanza di un'informazione e consultazione tempestive durante il processo di ristrutturazione. Si dovrebbe evitare di adottare decisioni senza una consultazione preliminare e fornire informazioni in anticipo dovrebbe diventare prassi corrente, conformemente alla già citata raccomandazione del Consiglio . |
Esito della votazione
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(favorevoli/contrari/astenuti) |
55/95/0 |