29.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 290/73


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — La strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030)

[COM(2021) 615 final]

(2022/C 290/13)

Relatore:

Ákos TOPOLÁNSZKY

Consultazione

Commissione europea, 1.12.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Occupazione, affari sociali e cittadinanza

Adozione in sezione

7.3.2022

Adozione in sessione plenaria

23.3.2022

Sessione plenaria n.

568

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

145/0/4

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene e sottolinea con decisione i valori fondamentali che costituiscono la base dell’UE e della coesistenza europea, e ritiene che qualsiasi fenomeno di antisemitismo sia incompatibile con i valori e le norme europee, in quanto porta a violazioni del diritto e all’esclusione, il che rappresenta una minaccia non solo per le comunità interessate e la vita ebraica, ma anche per il patrimonio dell’Europa, per l’Europa di oggi e per un futuro europeo democratico che può concretizzarsi solo in una società diversificata.

1.2.

Il CESE sostiene pertanto fortemente il lancio della strategia (1) e il fatto che sia stata preceduta da un ampio processo di consultazione nel 2021. Condivide inoltre, sotto tutti gli aspetti, il giudizio secondo cui occorre non solo lottare contro l’antisemitismo, ma anche perseguire politiche pubbliche e cooperazioni a livello di comunità che promuovano l’accettazione reciproca.

1.3.

Apprezza fortemente il fatto che la strategia non sia diretta esclusivamente a combattere l’antisemitismo, ma anche a sostenere la vita ebraica. Le comunità ebraiche e le persone che ne fanno parte non sono solo vittime passive del passato e del presente, ma anche parti attive dell’Europa. Il CESE sostiene decisamente la visione della strategia, quella cioè di un futuro europeo in cui le comunità ebraiche crescono e si sviluppano. A giudizio del CESE, l’antisemitismo non soltanto costituisce una violazione del diritto ai danni degli ebrei europei, ma mette anche alla prova gli affari europei, la coesistenza europea, lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e la democrazia.

1.4.

Il CESE sostiene la definizione operativa di antisemitismo adottata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (International Holocaust Remembrance Alliance — IHRA) (2) e chiede risolutamente che tutti gli Stati membri adottino tale definizione e che i loro interventi in questo settore si basino su di essa.

1.5.

Raccomanda che ogni anno il CESE metta questo tema all’ordine del giorno di uno dei suoi organi principali, e se necessario valuti l’attuazione della strategia con altri mezzi (visita di un paese, ricerche ecc.).

1.6.

Il CESE si compiace del fatto che l’istruzione abbia un rango elevato tra le priorità della strategia, perché essa svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro l’antisemitismo e nella sua prevenzione. I materiali didattici e sussidiari dell’istruzione e della formazione concernenti questioni pertinenti (tra cui l’intolleranza etnica, il razzismo, i reati generati dall’odio e la lotta ai pregiudizi) dovrebbero essere sviluppati in collaborazione con le organizzazioni della società civile e le organizzazioni ebraiche rappresentative.

1.7.

Si dovrebbero utilizzare in modo coerente tutti gli strumenti giuridici costituzionali e dell’UE per scoraggiare i contenuti antisemiti nei media, e nel contempo occorre migliorare la conoscenza e la comprensione della vita ebraica, nell’ambito di relazioni più equilibrate e sensibili.

1.8.

Il CESE propone alla Commissione di valutare come salvaguardare, nell’elaborazione delle politiche future, il diritto delle comunità ebraiche a mantenere il loro credo e i loro riti, come mezzo per promuovere la vita ebraica in Europa.

1.9.

Secondo il CESE, la cultura ebraica, in quanto patrimonio inscindibile dell’identità europea, dovrebbe essere fortemente avvicinata al pubblico e ai cittadini in generale e resa più accessibile. Ciò offre al tempo stesso una grande opportunità per promuovere la comprensione reciproca e di comunità, una condizione preliminare del successo dell’idea europea, ma anche dello sviluppo dell’identità ebraica, del rafforzamento delle comunità che vi fanno riferimento.

1.10.

Un quadro legislativo chiaro e solido, che affronti sistematicamente la questione dell’incitamento all’odio e dei fenomeni correlati, è un elemento necessario e vincolante dell’ordinamento giuridico europeo, ma non costituisce di per sé una risposta sufficiente. Occorre integrare il quadro legislativo con strumenti educativi e un sistema di programmi comunitari e sociali a vasto raggio, in grado di raggiungere i cittadini.

1.11.

L’ascesa globale del populismo evidenzia la necessità di considerare anche il più ampio contesto sociale dell’antisemitismo. Un tipo di odio non può essere sanato senza prendere conoscenza dell’altro ed intervenire efficacemente contro di esso.

1.12.

È un obbligo fondamentale per tutti gli Stati membri far sì che i cittadini possano praticare in modo libero e senza timore il proprio credo e i propri riti religiosi. L’intimidazione nei confronti delle religioni in generale, e di quella ebraica in particolare, con qualsiasi mezzo o in qualsiasi misura, dovrebbe essere considerata un’azione contro l’ordinamento giuridico democratico.

1.13.

Il CESE incoraggia la Commissione a conferire alla lotta contro l’antisemitismo e all’agenda strategica per la promozione della vita ebraica una forte dimensione di politica esterna in tutti gli aspetti della cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.

1.14.

Ai fini di un’attuazione ancora più efficace della strategia, il Comitato raccomanda di istituire anche a livello di Consiglio un’unità permanente incaricata di monitorare e di contrastare l’antisemitismo.

1.15.

Dato che lo sport, e in particolare il calcio per la sua popolarità e il suo forte impatto pubblico, comporta un grave rischio di antisemitismo e, d’altro canto, può essere uno strumento essenziale per combattere tale fenomeno in modo efficace, il CESE è convinto che anche in questo settore debbano essere elaborate raccomandazioni e orientamenti forti.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene e sottolinea con decisione i valori fondamentali che costituiscono la base dell’UE e della coesistenza europea. Questi valori includono il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze (3). Il CESE ritiene che qualsiasi fenomeno di antisemitismo sia incompatibile con i valori e le norme europee, in quanto porta a violazioni del diritto e all’esclusione, il che rappresenta una minaccia non solo per le comunità interessate e la vita ebraica, ma anche per il patrimonio dell’Europa, per l’Europa di oggi e per un futuro europeo democratico che può concretizzarsi solo in una società diversificata.

2.2.

È tuttavia importante notare che la strategia non mira solo a combattere l’antisemitismo, ma anche a sostenere la vita ebraica. È comunque positivo che la strategia prenda in considerazione il fatto che i singoli ebrei e le comunità ebraiche sono non solo vittime passive del passato e del presente, ma anche parti attive dell’Europa, che contribuiscono in modo significativo alla creazione di un’Europa diversificata e inclusiva. Il CESE sostiene decisamente la visione della strategia, quella cioè di un futuro europeo in cui le comunità ebraiche crescono e si sviluppano.

2.3.

Il CESE sostiene pertanto fortemente il lancio della strategia (4) e il fatto che sia stata preceduta da un ampio processo di consultazione nel 2021. Condivide inoltre, sotto tutti gli aspetti, il giudizio secondo cui occorre non solo lottare contro l’antisemitismo, ma anche perseguire politiche pubbliche e cooperazioni a livello di comunità che promuovano l’accettazione reciproca. Il CESE ritiene inoltre doveroso sostenere tutti gli sforzi volti a garantire che i cittadini europei di origine ebraica si sentano sereni e sicuri, siano ben accolti in tutta Europa e abbiano una prospettiva futura positiva nell’Unione europea.

2.4.

A giudizio del CESE, l’antisemitismo non soltanto costituisce una violazione del diritto ai danni degli ebrei europei, ma mette anche alla prova gli affari europei, la coesistenza europea, lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e la democrazia. Di conseguenza, esso riguarda tutte le persone e tutte le organizzazioni politiche e sociali con responsabilità, e costituisce una cartina al tornasole della promozione dello stile di vita europeo e della protezione dei cittadini e dei valori dell’UE.

2.5.

Il CESE conviene che le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri debbano adottare una strategia basata su un approccio comune, ma osserva che ciò non è di per sé sufficiente. Anche gli impegni derivanti dai valori definiti nelle strategie devono essere attuati in modo misurabile e verificabile e riconosciuti come una realtà evidente della coesistenza europea.

2.6.

Le raccomandazioni risultanti da ricerche indipendenti, fondate su dati concreti, e da indagini basate sulle comunità, saranno essenziali per lo sviluppo e l’attuazione delle strategie nazionali e dei relativi piani d’azione, nonché per il loro monitoraggio e la loro valutazione, come avviene nel caso delle dichiarazioni del Consiglio sulla lotta all’antisemitismo (del 2018) (5) e sull’integrazione della lotta contro l’antisemitismo in tutti i settori d’intervento (del 2020) (6).

2.7.

Il CESE raccomanda che il progetto NOA (Networks Overcoming Antisemitism, Reti di lotta contro l’antisemitismo), sostenuto dalla Commissione, che valuta le azioni intraprese da ciascuno Stato membro nella lotta contro l’antisemitismo mediante domande e indicatori obiettivi basati su standard internazionali ed europei (7), sia attuato su vasta scala in tutti gli Stati membri, al fine di aiutare questi ultimi ad attuare e sviluppare efficacemente le loro politiche.

2.8.

Il CESE adotta e applica la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA). Al tempo stesso sostiene fortemente l’adozione di tale definizione da parte di tutti gli Stati membri, e auspica che essa costituisca la base dei loro interventi in questo campo, determinando il funzionamento delle istituzioni statali e locali in tale settore.

2.9.

Il CESE accoglie con favore e considera esemplare il fatto che la strategia sia sviluppata attraverso un’ampia consultazione (8). Condivide il giudizio secondo cui occorre rispettare sotto ogni aspetto il principio di non discriminazione, così come le disposizioni e lo spirito della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

2.10.

Il CESE auspica fortemente che ciascuno Stato membro nomini un coordinatore nazionale o un delegato, quale parte indispensabile della sua strategia, e sostenga un’azione autonoma e libera di tali autorità, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate della società.

2.11.

Come rappresentante della società civile organizzata dell’Unione europea, il CESE ravvisa l’urgente necessità di agire, non solo attraverso una campagna una tantum o una campagna contro l’antisemitismo, ma nel quadro di un compito permanente di monitoraggio e sensibilizzazione nell’Unione europea. Nel far ciò, il Comitato raccomanda con forza che venga istituita un’unità permanente anche a livello di Consiglio per il monitoraggio e il contrasto dell’antisemitismo (9). Un tale organo non soltanto costituirebbe un simbolo importante e visibile, ma anche un rafforzamento, da parte degli Stati membri, del meritevole lavoro svolto dal coordinatore della Commissione europea per la lotta contro l’antisemitismo e la promozione della vita ebraica e dal gruppo di lavoro del Parlamento europeo contro l’antisemitismo.

2.12.

Raccomanda che ogni anno il CESE metta questo tema all’ordine del giorno di uno dei suoi organi principali, e se necessario valuti l’attuazione della strategia con altri mezzi (visita di un paese, ricerche ecc.).

3.   Politiche in materia di istruzione e gioventù

3.1.

Il CESE si compiace del fatto che l’istruzione abbia un rango elevato tra le priorità della strategia, perché essa svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro l’antisemitismo e nella sua prevenzione. Sebbene la legislazione e l’applicazione del diritto, compreso il diritto penale, abbiano ovviamente un ruolo importante da svolgere nella lotta alla trasmissione intergenerazionale dell’odio, i cambiamenti a lungo termine negli atteggiamenti, nel dibattito pubblico e nel pensiero possono essere conseguiti solo attraverso strumenti di politica dell’istruzione e strumenti di comunità.

3.2.

Una relazione (10) del 2019 dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali mostra chiaramente che gli attacchi antisemiti sono diretti spesso contro persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni, e che per molte di tali persone tali atti costituiscono una realtà quotidiana. Le scuole ebraiche di tutta Europa hanno bisogno di protezione. Il CESE raccomanda di assegnare agli studenti delle scuole secondarie, agli studenti universitari e ai giovani adulti un ruolo di primo piano nell’attuazione della strategia, coinvolgendo gli animatori giovanili e le organizzazioni di studenti universitari, e sviluppando una consultazione e un dialogo costante con essi, anche a livello locale. Anche la loro esperienza nel campo dell’incitamento all’odio, dei reati generati dall’odio, dei social media e dell’istruzione è di fondamentale importanza, essendo essi i primi a poter essere interessati e, in certi casi, a poter essere il principale bersaglio degli attacchi antisemiti.

3.3.

Il CESE ritiene che la strategia dovrebbe includere le cosiddette «azioni stabilite congiuntamente», dirette a realizzare cambiamenti sostanziali, con il coinvolgimento di tutti gli attori, compresi altri gruppi minoritari e rappresentanti delle organizzazioni interconfessionali esistenti.

3.4.

Le università e le comunità scientifiche possono costituire in certi casi il terreno di coltura intellettuale dell’antisemitismo. La strategia dovrebbe dare particolare rilievo al coinvolgimento dei responsabili delle università nella lotta contro tale fenomeno. Orientamenti in tal senso sono contenuti nel documento dell’Unesco Addressing antisemitism through education (11) (Affrontare l’antisemitismo attraverso l’istruzione), che sarebbe sicuramente opportuno recepire a titolo obbligatorio. Rientrano in tale contesto meccanismi trasparenti in caso di fenomeni di antisemitismo, come un’adeguata procedura, resoconto degli incidenti e loro monitoraggio, nonché abrogazione di eventuali misure antisemite da parte della dirigenza universitaria.

3.5.

Al fine di rendere chiaro agli insegnanti e ai docenti, nelle scuole e nelle università, cosa sia l’antisemitismo, occorrerebbe rendere accessibili ad essi anche nella pratica le opportunità di formazione e istruzione menzionate anche nella strategia, e si dovrebbero incoraggiare le scuole, attraverso mezzi finanziari e di organizzazione dell’istruzione, ad attuare programmi di sensibilizzazione e di sviluppo delle conoscenze su questo tema; tali programmi dovrebbero coinvolgere le organizzazioni ebraiche, sia civili che religiose, allo scopo di perseguire il negazionismo, la distorsione, l’offuscamento e la banalizzazione dell’Olocausto, e di contrastare gli sforzi volti a esaltare i nazisti e i loro collaboratori. Programmi tematici analoghi potrebbero far parte anche dei corsi (di integrazione) per gli immigrati. Per il CESE sarebbe auspicabile e opportuno che anche i membri degli organi decisionali dell’UE e nazionali potessero prendere parte a corsi di formazione volti a sviluppare le loro competenze in settori che riguardano gli ebrei e le altre minoranze.

3.6.

Nella prospettiva del futuro e della sicurezza della comunità ebraica in Europa, il CESE raccomanda agli Stati membri di esaminare, attraverso i rispettivi ministeri competenti, il contenuto e l’orientamento dei programmi didattici nazionali e dei programmi degli istituti di istruzione sotto il profilo dell’antisemitismo e del riconoscimento dei valori e dell’identità ebraici. I materiali didattici e sussidiari dell’istruzione e della formazione concernenti questioni pertinenti (tra cui l’intolleranza etnica, il razzismo, i reati generati dall’odio e la lotta ai pregiudizi) dovrebbero essere sviluppati in collaborazione con le organizzazioni della società civile e le organizzazioni ebraiche rappresentative.

3.7.

Il CESE raccomanda alla Commissione di elaborare materiale informativo, accessibile e in grado di raggiungere tutti i gruppi sociali interessati, a sostegno dell’attività didattica, che definisca, nella lingua di scolarizzazione e a beneficio delle minoranze, comprese le comunità ebraiche, cosa significa far parte di un’Unione europea fondata sui valori della democrazia e dei diritti umani fondamentali, e in cui la diversità e la lotta alla discriminazione costituiscono evidenti valori impliciti.

3.8.

Raccomanda che gli istituti di istruzione secondaria e superiore includano in modo chiaro nella loro politica di antidiscriminazione sia il loro impegno contro l’antisemitismo sia l’accettazione dei valori ebraici.

3.9.

Raccomanda di attribuire alle organizzazioni giovanili ebraiche un ruolo di primo piano nelle future politiche pubbliche volte a promuovere la vita ebraica in tutti i settori individuati dalla strategia, e auspica che i responsabili politici assicurino un sostegno adeguato alle attività di tali organizzazioni.

4.   Media

4.1.

Per contrastare i contenuti antisemiti i media devono attuare, nel quadro del loro normale funzionamento, un’azione risoluta, basata su valori comuni, sostenendo esplicitamente la diffusione di contenuti positivi che riconoscano la dignità e i diritti delle minoranze, comprese le persone di origine ebraica, anche attraverso campagne sui social media.

4.2.

La rappresentazione delle comunità ebraiche e dei loro membri nei media tradizionali e nei social media è, nella maggior parte dei casi, molto limitata e si concentra anzitutto sull’impatto della violenza antisemita e del terrorismo e sulla memoria collettiva dell’Olocausto in Europa, temi la cui importanza è ovviamente fuor di dubbio. Sono nondimeno necessari, in aggiunta a quanto sopra, contenuti positivi, che presentino per esempio le arti dello spettacolo ebraiche contemporanee o le festività ebraiche, o promuovano le lingue ebraiche in uno spirito di riconoscimento dell’importanza della coesistenza nella società.

4.3.

Al di là del campo culturale, anche al giorno d’oggi vengono realizzati in modo parallelo negli Stati membri dell’UE vari progetti e iniziative della comunità e della società civile ebraica, che operano per un’Europa più inclusiva e democratica, tenendo presenti i valori e gli obiettivi dell’UE. Tali iniziative si svolgono in una serie di settori, tra cui la lotta al razzismo, i diritti umani, la protezione dell’ambiente e la diversità culturale.

4.4.

Secondo il CESE, sarebbe auspicabile che, in aggiunta alla possibilità offerta sui social media di familiarizzarsi con i valori tradizionali e le espressioni storiche e religiose della società ebraica, la società in generale avesse una visione degli effetti positivi che l’attivismo della comunità ebraica genera per la società nel suo complesso, cosa che potrebbe svolgere un ruolo importante anche nella lotta agli stereotipi (12).

4.5.

Bisogna migliorare, attraverso la formazione e l’informazione dei giornalisti, la conoscenza e la comprensione della vita ebraica nei media, per garantire che i contenuti proposti siano più equilibrati e mostrino una maggiore sensibilità verso questi temi.

4.6.

Tutti gli strumenti giuridici costituzionali e dell’UE devono essere utilizzati in modo coerente nei media per contrastare i contenuti antisemiti. A tal fine dovrebbero essere svolte attività di verifica sistematiche, con la partecipazione degli organi nazionali di sorveglianza dei media e delle organizzazioni di vigilanza.

5.   Cultura

5.1.

Secondo il CESE, la cultura ebraica, in quanto patrimonio inscindibile dell’identità europea, dovrebbe essere fortemente avvicinata al pubblico e ai cittadini in generale e resa più accessibile. Ciò offre al tempo stesso una grande opportunità per promuovere la comprensione reciproca e di comunità, una condizione preliminare del successo dell’idea europea, ma anche dello sviluppo dell’identità ebraica, del rafforzamento delle comunità che vi fanno riferimento.

5.2.

L’educazione alla cultura ebraica, in quanto parte evidente, integrante e inscindibile del panorama culturale europeo, è sempre più necessaria nelle scuole, dato che dopo la Shoah il numero di persone che ha contatti quotidiani con la vita ebraica si è ridotto.

5.3.

Il CESE è convinto che il patrimonio culturale debba essere riconosciuto, rispettato e promosso come una realtà vivente e in evoluzione, e non come l’eredità di un passato concluso. A tal fine è necessario sostenere a livello locale una partecipazione e un impegno maggiori, incoraggiando i partenariati con le parti interessate.

5.4.

Sebbene la strategia faccia riferimento alla convenzione di Faro (13), essa non affronta l’applicazione pratica di tale convenzione. È necessario mettere in pratica il quadro e gli orientamenti previsti da detta convenzione, per promuovere la cooperazione e lo sviluppo nel settore scientifico, culturale, artistico e dell’istruzione, compreso il turismo.

5.5.

Il Comitato invita le istituzioni dell’UE, gli Stati membri, le organizzazioni della società civile e le parti sociali a presentare e celebrare degnamente il contributo ebraico all’Unione europea, quale parte integrante e inalienabile di una cultura comune, ad esempio sul modello dell’iniziativa tedesca per i 1700 anni di vita ebraica in Germania. Propone di sostenere le Giornate europee della cultura ebraica, coinvolgendo le istituzioni competenti e la società civile, e sostiene la cooperazione con il Consiglio d’Europa nell’attuazione e nell’ampliamento del programma sugli itinerari culturali europei.

5.6.

Ove tali iniziative non esistano, è opportuno stabilire norme e orientamenti nazionali per preservare, mantenere e rinnovare il patrimonio culturale ebraico, garantendo finanziamenti adeguati. Occorre promuovere la presenza della cultura ebraica e la sua presentazione nel dialogo interculturale.

5.7.

Il CESE ritiene che occorra provvedere all’elaborazione — e sostenere finanziariamente l’attuazione — di strategie integrate a lungo termine di tutela del patrimonio culturale, basate sul coinvolgimento delle comunità locali e dotate di un approccio multidisciplinare. Ciò richiede l’identificazione delle parti interessate (comunità locali, enti locali, volontari, attivisti, parti sociali e organizzazioni della società civile, comunità religiose ebraiche, Chiese, istituzioni regionali e nazionali, autorità pubbliche), la definizione di metodi di informazione, partecipazione e consultazione, l’individuazione di opportunità di cooperazione e di partenariati, e un sostegno sistematico a tali processi. È essenziale coinvolgere in modo permanente l’Associazione europea per la conservazione e la promozione della cultura e del patrimonio culturale ebraici (AEPJ), la maggiore organizzazione europea per la tutela del patrimonio ebraico.

6.   Incitamento all’odio, reati generati dall’odio, sicurezza

6.1.

Un quadro legislativo chiaro e solido, che affronti sistematicamente la questione dell’incitamento all’odio e dei fenomeni correlati, è un elemento necessario e vincolante dell’ordinamento giuridico europeo, ma non costituisce di per sé una risposta sufficiente. Tale quadro legislativo dovrebbe essere integrato da strumenti educativi e programmi di vasta portata, in grado di raggiungere i cittadini, promuovendo tra l’altro l’alfabetizzazione digitale, la cultura dell’informazione, la definizione dei valori di una cittadinanza responsabile e la formazione contro i pregiudizi e la disinformazione, al fine di costruire una cultura della comprensione reciproca.

6.2.

Per il CESE è indispensabile comprendere le radici e le cause di tutte le forme di violenza contro le persone e le comunità ebraiche, al fine di poter intervenire efficacemente non solo attraverso gli strumenti della giustizia penale, ma anche attraverso un sistema — più efficace — di interventi a livello della comunità e della società, tra cui la promozione di campagne di sensibilizzazione sulla non discriminazione, il sostegno alle organizzazioni della società civile affinché attuino misure di formazione destinate ai gruppi interessati affinché riconoscano l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio e vi reagiscano, il sostegno e il finanziamento delle organizzazioni della società civile ai fini del monitoraggio, della raccolta di dati e della segnalazione a livello nazionale e internazionale.

6.3.

A giudizio del CESE, il livello di responsabilità in questi settori non è lo stesso per tutti i cittadini, ed occorre segnalare soprattutto la responsabilità dei soggetti le cui attività possono influire maggiormente sui pregiudizi sociali, intervenire nei loro confronti e nei casi gravi avviare dei procedimenti contro di essi. Tra essi figurano attori politici, funzionari della pubblica amministrazione e delle amministrazioni locali, nonché rappresentanti delle autorità di contrasto e delle istituzioni giudiziarie. Le violazioni commesse da tali soggetti dovrebbero pertanto essere trattate in via prioritaria.

6.4.

È necessario rafforzare la formazione interna in materia di sensibilizzazione in seno a tali istituzioni, in particolare presso le autorità di contrasto, e svolgere a intervalli regolari valutazioni interne per definire politiche volte a individuare eventuali pregiudizi nell’ambito del personale e migliorare la situazione.

6.5.

Il CESE raccomanda che venga eseguita, nel quadro dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali, un’analisi più approfondita dell’attuale situazione della sicurezza e delle minacce alla vita ebraica. Allo stesso tempo dovrebbero essere analizzati e prevenuti, mediante strumenti di comunicazione e di politica pubblica, i tentativi di disinformazione basati su informazioni false o erronee sull’ebraismo a livello degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda gli atti legati al rito.

6.6.

Occorre rafforzare i meccanismi istituzionalizzati di cooperazione tra le autorità di contrasto e le organizzazioni della comunità ebraica, attuare misure di formazione per consentire alla polizia di individuare con precisione tali reati e le loro motivazioni basate su pregiudizi. In accordo con la strategia dell’UE sui diritti delle vittime 2020-2025 (14), occorre sostenere la capacità della comunità ebraica e delle organizzazioni della società civile di fornire servizi di assistenza alle vittime. A livello dell’UE è necessario procedere a una raccolta di dati uniforme, completa e maggiormente comparabile.

6.7.

L’espansione globale del populismo evidenzia la necessità di considerare anche il più ampio contesto sociale dell’antisemitismo, nel quadro della lotta contro di esso: la xenofobia, l’omofobia, la transfobia, il razzismo, l’antiziganismo vanno spesso di pari passo con l’antisemitismo e non si può eradicare un tipo di odio senza conoscere gli altri tipi. Si tratta infatti di sintomi diversi dello stesso fenomeno sociale, che non possono essere interpretati — e contrastati efficacemente — in maniera separata.

6.8.

Le comunità ebraiche in Europa devono far fronte a crescenti esigenze in materia di sicurezza di scuole, sinagoghe e centri comunitari. Gli Stati dovrebbero adottare un approccio globale e a vasto raggio in questo campo, disponendo misure e/o finanziamenti adeguati per affrontare tali sfide, al fine di garantire la sicurezza delle istituzioni ebraiche e della vita delle comunità ebraiche.

7.   Libertà di religione e pratica religiosa

7.1.

È un obbligo fondamentale per tutti gli Stati membri far sì che i cittadini possano praticare in modo libero e senza timore il proprio credo e i propri riti religiosi. L’intimidazione nei confronti delle religioni in generale, e di quella ebraica in particolare, con qualsiasi mezzo o in qualsiasi misura, dovrebbe essere considerata un’azione contro l’ordinamento giuridico democratico.

7.2.

Il dialogo interreligioso dovrebbe essere valutato e attuato come un vero e proprio atto strategico basato su valori condivisi tra le istituzioni religiose, piuttosto che come un gesto di cortesia, e dovrebbe essere sostenuto con gli strumenti propri dello Stato.

7.3.

Le comunità ebraiche chiedono che venga eliminata la crescente incertezza giuridica in merito alla macellazione rituale (Shechitah) e alla circoncisione (Berit Milah), mediante una soluzione uniforme a livello del diritto dell’UE. Il CESE raccomanda pertanto che tali questioni siano in ogni caso discusse con le comunità ebraiche e regolate per via legislativa, in considerazione del fatto che anche in Europa formano parte integrante della vita religiosa attiva degli ebrei da migliaia di anni.

8.   Aspetti internazionali

8.1.

Il CESE incoraggia la Commissione a conferire alla lotta contro l’antisemitismo e all’agenda strategica per la promozione della vita ebraica una forte dimensione di politica esterna in tutti gli aspetti della cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.

8.2.

Il CESE si compiace del fatto che la comunicazione della Commissione affronti anche gli aspetti internazionali e sottolinea in particolare che la politica di vicinato e gli strumenti di cooperazione allo sviluppo dell’UE, nonché gli strumenti che avvicinano all’UE i paesi candidati all’adesione, sono meccanismi adeguati per combattere l’antisemitismo e promuovere la vita ebraica.

9.   Sport

9.1.

Dato che lo sport, e in particolare il calcio per la sua popolarità e il suo forte impatto pubblico, comporta un grave rischio di antisemitismo e, d’altro canto, può essere uno strumento essenziale per combattere tale fenomeno in modo efficace, il CESE è convinto che anche in questo settore debbano essere elaborate raccomandazioni e orientamenti forti. In questo campo sostiene gli orientamenti forniti dalla Federazione internazionale del calcio (FIFA) sulle buone pratiche in materia di diversità e di lotta alla discriminazione, che potrebbero costituire anche un riferimento importante per la strategia.

9.2.

Sarebbe importante che le federazioni e le organizzazioni sportive formulassero i loro obiettivi in rapporto ai vari temi, sulla base delle raccomandazioni della FIFA (regolamenti interni, sanzioni e monitoraggio della loro attuazione, educazione, creazione di reti e cooperazione, comunicazione e pari opportunità).

9.3.

Ritiene importante sviluppare e utilizzare ampiamente programmi di formazione e informazione per tifosi, club e associazioni, nel quadro di un chiaro impegno di tali soggetti in questo campo. Una formazione analoga può essere utilizzata anche nell’ambito delle sanzioni contro i tifosi, in aggiunta agli strumenti di diritto penale o separatamente da essi.

9.4.

Ritiene necessario preparare materiali didattici per le comunità dei tifosi al fine di migliorare la comprensione del contesto storico dell’antisemitismo sugli spalti, contribuendo nel contempo a creare una cultura dell’inclusione (15).

9.5.

Le federazioni nazionali e le squadre dovrebbero essere incoraggiate, mediante strumenti propri del settore sportivo, a elaborare esse stesse pubblicazioni educative e programmi di sensibilizzazione, insieme alle pertinenti organizzazioni locali (16).

Bruxelles, 23 marzo 2022

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Comunicazione della Commissione COM(2021) 615 final — La strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica.

(2)  «L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto.» (https://www.holocaustremembrance.com/it/resources/working-definitions-charters/la-definizione-di-antisemitismo-dellalleanza-internazionale).

(3)  Versione consolidata del trattato sull’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:12012M/TXT&from=EN).

(4)  Comunicazione della Commissione COM(2021) 615 final — La strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica.

(5)  https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-15213-2018-INIT/it/pdf

(6)  https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-13637-2020-INIT/it/pdf

(7)  https://www.noa-project.eu/report-cards/ Il sistema misura gli interventi degli Stati membri nei dieci ambiti considerati anche nella strategia: istruzione, reati generati dall’odio, discorsi di incitamento all’odio, media, memoria dell’Olocausto, sport, dialogo interreligioso, libertà di religione, cultura e tutela del patrimonio, sicurezza. Gli standard sono quasi tutti basati su norme, direttive, raccomandazioni od orientamenti internazionali, approvati dalle istituzioni dell’UE o da altre organizzazioni internazionali (ad esempio l’OSCE o l’Unesco).

(8)  Ad esempio, la strategia include nel suo testo finale 58 dei 76 punti della raccomandazione comune presentata da nove organizzazioni ebraiche attive in Europa (B’nai B’rith International-BBI, Centro europeo ebraico di informazione-CEJI, Congresso ebraico mondiale-WJC, Congresso ebraico europeo-EJC, Unione europea degli studenti ebrei-EUJS, Unione europea del giudaismo progressista-EUPJ, Comitato ebraico americano-AJC, Associazione europea per la conservazione e la promozione della cultura e del patrimonio culturale ebraici-AEPJ, B’nai B’rith Europe-BBE).

(9)  Intervento della presidente del CESE in apertura del dibattito sull’antisemitismo nel quadro dell’elaborazione del presente parere, riunione della sezione SOC del 10 febbraio 2022.

(10)  Young Jewish Europeans: Perceptions and experiences of antisemitism (Giovani ebrei europei: percezioni ed esperienze dell’antisemitismo) (https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2019-young-jewish-europeans_en.pdf).

(11)  https://en.unesco.org/preventing-violent-extremism/education/antisemitism

(12)  Per degli esempi di tali campagne e progetti consultare il sito: https://www.noa-project.eu/profiles/

(13)  https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list?module=treaty-detail&treatynum=199

(14)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52020DC0258

(15)  Vedere per esempio https://changingthechants.eu/wp-content/uploads/2021/10/Guidelines.ENGpdf.pdf

(16)  Buoni esempi in questo campo sono il manuale della squadra di calcio del Chelsea: https://www.efdn.org/wp-content/uploads/2018/05/CFC-CST-KIO-Antisemitism-Stewards-Guide-2018.pdf o l’iniziativa Show Racism the Red Card (https://www.theredcard.org/).