8.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 362/71


P9_TA(2020)0174

La legge della RPC sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l'Unione europea difenda l'elevato grado di autonomia di Hong Kong

Risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2020 sulla legge della RPC sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l'UE difenda l'elevato grado di autonomia di Hong Kong (2020/2665(RSP))

(2021/C 362/09)

Il Parlamento europeo,

viste la sua risoluzione del 18 luglio 2019 sulla situazione a Hong Kong (1), le sue risoluzioni del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina (2) e del 4 febbraio 2016 sul caso della sparizione di editori a Hong Kong (3) e le sue precedenti raccomandazioni riguardanti Hong Kong, in particolare la raccomandazione del 13 dicembre 2017 su Hong Kong a vent'anni dal passaggio alla Cina (4),

viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 12 settembre 2018 (5) e del 16 dicembre 2015 (6) sulle relazioni UE-Cina,

vista l'adozione della risoluzione dell'Assemblea nazionale del popolo cinese sulla legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, avvenuta il 28 maggio 2020,

viste le dichiarazioni rilasciate il 22 e 29 maggio 2020 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), a nome dell'Unione europea, su Hong Kong,

vista la dichiarazione congiunta del 21o vertice UE-Cina del 9 aprile 2019,

vista la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong, adottata il 4 aprile 1990 ed entrata in vigore il 1o luglio 1997,

viste la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR del 22 giugno 2016 sugli elementi per una nuova strategia dell'UE relativa alla Cina (JOIN(2016)0030), la comunicazione congiunta della Commissione europea e del VP/AR del 12 marzo 2019 dal titolo «UE-Cina — Una prospettiva strategica» (JOIN(2019)0005) e le conclusioni del Consiglio del 18 luglio 2016 su una strategia dell'UE relativa alla Cina,

viste le relazioni congiunte della Commissione e del VP/AR dell'8 maggio 2019 (JOIN(2019)008), del 26 aprile 2017 (JOIN(2016)0016) e del 25 aprile 2016 (JOIN(2016)0010) sulla Regione amministrativa speciale di Hong Kong: relazione annuale, nonché le altre 20 precedenti relazioni simili,

visti il 13o dialogo strutturato annuale tenutosi a Hong Kong il 28 novembre 2019 e il 37o ciclo del dialogo sui diritti umani UE-Cina tenutosi a Bruxelles il 1o e il 2 aprile 2019,

vista la dichiarazione congiunta del governo del Regno Unito e del governo della Repubblica popolare cinese sulla questione di Hong Kong, del 19 dicembre 1984, nota anche come dichiarazione congiunta sino-britannica,

vista la politica di «un'unica Cina» perseguita dall'UE,

vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966,

visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che la dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e la Legge fondamentale del 1990 della Regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong stabiliscono che Hong Kong manterrà l'autonomia e l'indipendenza del potere esecutivo, legislativo e giudiziario nonché i diritti e le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di associazione e di stampa, per 50 anni dopo il trasferimento della sovranità; che la Legge fondamentale della RAS di Hong Kong prevede disposizioni che garantiscono la sua autonomia per quanto riguarda il mantenimento della sicurezza e dell'ordine e la promulgazione di leggi su qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il governo popolare centrale; che sia la dichiarazione congiunta sia la Legge fondamentale sanciscono il principio «un paese, due sistemi» concordato tra la Cina e il Regno Unito; che la RPC ha altresì firmato e ratificato accordi internazionali su tali diritti, riconoscendo così l'importanza e l'universalità dei diritti umani; che Hong Kong ha sottoscritto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR);

B.

considerando che l'UE propugna la promozione e il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto quali valori fondamentali che guidano le nostre relazioni di lunga data con la Repubblica popolare cinese, in linea con l'impegno dell'UE a sostenere tali valori nella sua azione esterna; che l'UE rimane una convinta fautrice del mantenimento della stabilità e della prosperità di Hong Kong nell'ambito del principio «un paese, due sistemi» e annette grande importanza al mantenimento dell'elevato grado di autonomia di Hong Kong, in linea con la Legge fondamentale e con gli impegni internazionali, nonché al rispetto di tale principio; che, in particolare dopo la protesta di Occupy, il principio «un paese, due sistemi» è stato indebolito dall'ingerenza delle autorità cinesi, sono stati incarcerati leader politici, la libertà di parola è stata erosa, le sparizioni forzate sono aumentate e librerie e mezzi di comunicazione sono stati acquisiti da proprietari vicini a Pechino;

C.

considerando che il 28 maggio 2020 l'Assemblea nazionale del popolo cinese (ANP) ha adottato una risoluzione che autorizza il Comitato permanente dell'ANP ad adottare leggi contro il separatismo, la sovversione del potere dello Stato, il terrorismo e le ingerenze straniere a Hong Kong e che cita anche altre misure da adottare, tra cui l'educazione alla sicurezza nazionale, l'istituzione di organi di sicurezza nazionale del governo popolare centrale (GPC) a Hong Kong e la rendicontazione periodica da parte del capo dell'esecutivo al GPC sui risultati ottenuti da Hong Kong riguardo al suo dovere di garantire la sicurezza nazionale;

D.

considerando che la comunità internazionale considera tale decisione una minaccia al principio «un paese, due sistemi», ritiene che essa ignori le disposizioni della Legge fondamentale e della dichiarazione congiunta sino-britannica, contrasti con gli impegni di Hong Kong in materia di diritti umani, aggiri completamente il processo legislativo di Hong Kong e costituisca il più recente e più palese dei continui tentativi in corso da anni, da parte di Pechino, di limitare la libertà e l'autonomia di Hong Kong e le libertà civili dei suoi cittadini;

E.

considerando che negli ultimi anni la popolazione di Hong Kong è scesa in piazza con una partecipazione senza precedenti, esercitando il suo diritto fondamentale di riunione e di protesta; che, anziché ridurre le attuali tensioni nella politica e nella società di Hong Kong, questa legge intensifica ulteriormente le tensioni esistenti; che nel febbraio 2019 il governo della RAS di Hong Kong ha presentato il disegno di legge 2019 relativo ai criminali latitanti e all'assistenza giudiziaria reciproca in materia penale, inteso a modificare l'ordinanza sui criminali latitanti, che ha incontrato la massiccia opposizione dei cittadini di Hong Kong e ha dato vita alle proteste di massa verificatesi a Hong Kong nel 2019 e nel 2020, ma è stato successivamente ritirato dopo 20 settimane di proteste;

F.

considerando che nei mesi di aprile e maggio 2020 Pechino ha raddoppiato i suoi sforzi al fine di imporre la propria legge a Hong Kong, mettendo a tacere, arrestando e perseguendo centinaia di attivisti filodemocratici e gruppi di opposizione; che la polizia di Hong Kong ha goduto dell'impunità per tutte le brutalità commesse contro i manifestanti nel 2019 e nel 2020; che il 27 maggio 2020 oltre 360 attivisti filodemocratici di Hong Kong sono stati arrestati durante le manifestazioni contro la legge cinese anti-sedizione; che la polizia di Hong Kong ha usato le misure di distanziamento sociale legate alla Covid-19 come pretesto per esercitare la forza in modo non necessario ed eccessivo nei confronti della grande maggioranza pacifica, compreso l'utilizzo di gas lacrimogeni, proiettili di gomma, munizioni «beanbag» e spray al peperoncino;

G.

considerando che il 20 aprile 2020 i deputati al Parlamento europeo hanno esortato il capo dell'esecutivo a garantire che siano ritirate le accuse nei confronti di 15 attivisti filodemocratici che nel 2019 hanno partecipato a manifestazioni pacifiche a Hong Kong; che il 13 maggio 2020 gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno esortato le autorità della Regione amministrativa speciale di Hong Kong ad archiviare immediatamente il procedimento penale nei confronti dei 15 attivisti filodemocratici;

H.

considerando che, in virtù del piano di sicurezza nazionale proposto, i gruppi di attivisti potrebbero essere vietati e perseguiti, i tribunali potrebbero imporre lunghe pene detentive per violazioni della sicurezza nazionale, le agenzie di sicurezza cinesi potrebbero operare apertamente nella città e nuove norme antiterrorismo conferiranno alle autorità e alle forze militari e di sicurezza cinesi un potere discrezionale ampio e senza controllo per agire a Hong Kong; che, secondo quanto riferito, le agenzie di contrasto della Cina continentale operano già a Hong Kong illegalmente; che qualsiasi operazione delle autorità di contrasto della RPC a Hong Kong costituisce una grave violazione del principio «un paese, due sistemi»;

I.

considerando che Carrie Lam, capo dell'esecutivo di Hong Kong, ha difeso la legislazione proposta da Pechino, ammettendo che a Hong Kong non avrà luogo alcuna consultazione pubblica sul piano di sicurezza e affermando al contempo che i diritti e le libertà non sono assoluti; che il capo dell'esecutivo ha rivolto un appello ai cittadini di Hong Kong con una lettera pubblicata sulla stampa il 29 maggio 2020, invitandoli a comprendere pienamente e a sostenere fermamente la decisione adottata dall'ANP;

J.

considerando che il 10 giugno 2014 il Consiglio di Stato della RPC ha pubblicato un libro bianco sulla pratica della politica «un paese, due sistemi» a Hong Kong, sottolineando che l'autonomia della RAS di Hong Kong è in ultima analisi soggetta all'autorizzazione del governo centrale della RPC; che il governo cinese ha incoraggiato il governo della RAS di Hong Kong ad adottare una nuova politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi menzione dei principi di «autodeterminazione» e «indipendenza», per motivi di sicurezza nazionale e in violazione della Legge fondamentale;

K.

considerando che il sistema giudiziario della Cina continentale non è indipendente dal governo e dal Partito comunista cinese ed è caratterizzato da detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti, gravi violazioni del diritto a un processo equo, sparizioni forzate e diversi sistemi di detenzione in incommunicado senza processo;

L.

considerando che una coalizione internazionale interpartitica guidata dall'ex governatore di Hong Kong, Lord Patten, alla quale hanno finora aderito circa 900 parlamentari e responsabili politici di oltre 40 paesi, ha rilasciato una dichiarazione che condanna l'introduzione unilaterale da parte di Pechino della legislazione sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e invita i governi simpatizzanti a unirsi contro tale palese violazione della dichiarazione congiunta sino-britannica;

M.

considerando che il campo della pan-democrazia ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni distrettuali di Hong Kong del 24 novembre 2019; che le elezioni del Consiglio legislativo di Hong Kong sono previste per settembre 2020;

N.

considerando che il 2 giugno 2020 il ministro degli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab, ha dichiarato nella Camera dei Comuni che se la Cina porterà avanti la sua proposta legislativa il governo emanerà nuove disposizioni per permettere ai titolari di un passaporto di cittadino britannico d'oltremare a Hong Kong l'ingresso nel Regno Unito senza l'attuale limite di sei mesi, consentendo loro di vivere e richiedere il permesso di studio e di lavoro per periodi rinnovabili di durata superiore a 12 mesi e offrendo altresì una via di accesso alla cittadinanza;

O.

considerando che, a norma dell'articolo 21 del trattato sull'Unione europea (TUE), «[l]'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l'allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo»;

1.

deplora l'introduzione unilaterale della legislazione sulla sicurezza nazionale a Hong Kong da parte di Pechino, poiché ciò rappresenta un attacco globale all'autonomia della città, allo Stato di diritto e alle libertà fondamentali; sottolinea che l'integrità del principio «un paese, due sistemi» è gravemente minacciata; sottolinea che l'introduzione della prevista legislazione in materia di sicurezza nazionale sarebbe considerata una violazione degli impegni e degli obblighi assunti dalla Repubblica popolare cinese nell'ambito del diritto internazionale, in particolare della dichiarazione congiunta sino-britannica, e rischia di compromettere gravemente il rapporto di fiducia tra la Cina e l'UE e di incidere sulla loro futura cooperazione, nonché sulla fiducia delle imprese nei confronti di Hong Kong come importante centro finanziario globale;

2.

condanna fermamente l'ingerenza costante e crescente della Cina negli affari interni di Hong Kong, nonché la recente affermazione della Cina, secondo la quale la dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 è un documento storico e, pertanto, non ha più valore; sottolinea che la dichiarazione congiunta, registrata presso le Nazioni Unite come trattato giuridicamente vincolante, obbliga il governo cinese a rispettare l'elevato grado di autonomia di Hong Kong nonché i suoi diritti e le sue libertà; teme vivamente che la violazione continua del quadro di governo autonomo di Hong Kong frenerà gravemente la sua economia; invita il governo centrale della RPC a desistere dall'esercitare pressioni sulla comunità imprenditoriale affinché sostenga la legge sulla sicurezza nazionale e ad astenersi dal qualificare il sostegno internazionale all'autonomia e alle libertà di Hong Kong come «ingerenza negli affari interni» e atti di sovversione e separazione, dal momento che le preoccupazioni espresse riguardano obblighi internazionali vincolanti per la RPC;

3.

invita le autorità cinesi a rispettare gli obblighi internazionali della Cina ai sensi della dichiarazione congiunta sino-britannica; insiste sulla necessità che la Cina rispetti pienamente la Legge fondamentale e il principio «un paese, due sistemi», anche introducendo finalmente il suffragio universale; sottolinea che la Cina non deve pregiudicare l'elevato grado di autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong;

4.

sostiene la valutazione del VP/AR secondo cui occorre una nuova strategia più incisiva per far fronte a una Cina più risoluta, nonché un dialogo aperto e onesto; esorta il Consiglio e il SEAE ad adottare una posizione più ferma a sostegno del mantenimento dell'autonomia giuridica di Hong Kong; sottolinea che ciò è indispensabile affinché i sostenitori della democrazia a Hong Kong e la comunità internazionale in generale sappiano che l'UE continuerà a difendere i suoi valori fondanti di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e Stato di diritto;

5.

esorta vivamente il Consiglio e il VP/AR a garantire che tutti gli aspetti dei rapporti dell'UE con la Repubblica popolare cinese siano improntati ai principi e ai valori sanciti dall'articolo 21 TUE e ad affrontare la questione della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong quale priorità assoluta all'ordine del giorno del previsto vertice UE-Cina e in occasione della riunione dei leader UE-Cina, nonché altre questioni in materia di diritti umani, come la situazione degli uiguri;

6.

sottolinea che l'UE è il principale mercato di esportazione della Cina; ritiene che l'UE debba sfruttare la propria influenza economica per contrastare con mezzi economici la repressione dei diritti umani da parte della Cina; sottolinea che l'attuale situazione rafforza la convinzione del Parlamento che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali debba essere un elemento importante dei negoziati su un accordo di investimento UE-Cina; invita la Commissione a utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione, unitamente ai negoziati in corso per un accordo bilaterale sugli investimenti, al fine di esercitare pressione sulle autorità cinesi per preservare l'elevato grado di autonomia di Hong Kong, come pure i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini e delle organizzazioni della società civile indipendenti, e migliorare la situazione dei diritti umani sul continente e a Hong Kong; rinnova l'invito a inserire nell'accordo un capitolo vincolante e applicabile sullo sviluppo sostenibile; esorta l'UE, a norma dell'articolo 21 TUE, a includere una clausola sui diritti umani in qualsiasi futuro accordo commerciale con la Repubblica popolare cinese; incarica la Commissione di comunicare alla parte cinese che il Parlamento intende esaminare la situazione dei diritti umani in Cina, tra cui Hong Kong, quando gli verrà chiesto di approvare un accordo globale sugli investimenti o su futuri accordi commerciali con la RPC;

7.

sottolinea la necessità che la comunità internazionale collabori strettamente per esercitare pressioni su Pechino al fine di garantire che le sue azioni siano in linea con gli impegni internazionali assunti dal paese in virtù della dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984;

8.

osserva che la politica della RPC di abbandonare l'approccio basato sul principio «un paese, due sistemi» ha fortemente alienato la popolazione taiwanese e sottolinea la propria volontà di cooperare con partner internazionali per contribuire a rafforzare la democrazia a Taiwan;

9.

invita l'UE e i suoi Stati membri a prendere in considerazione, in caso di applicazione della nuova legge sulla sicurezza, la possibilità di presentare un ricorso dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, sostenendo che la decisione della Cina di imporre a Hong Kong la legislazione sulla sicurezza nazionale viola la dichiarazione congiunta sino-britannica e l'ICCPR;

10.

esorta gli Stati membri dell'UE che sono membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU a convocare una «riunione Arria» per discutere della situazione di Hong Kong con gli attivisti, i rappresentanti delle ONG e i relatori speciali dell'ONU; chiede in tale contesto di valutare la possibilità che il Segretario generale delle Nazioni Unite o l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani designi un inviato speciale o un relatore speciale dell'ONU sulla situazione a Hong Kong, aderendo all'iniziativa dei presidenti delle commissioni per gli Affari esteri britannica, canadese, australiana e neozelandese;

11.

invita il Consiglio e il VP/AR a collaborare con la comunità internazionale per creare un gruppo di contatto internazionale su Hong Kong e coordinare le azioni con i partner internazionali, in particolare con il Regno Unito;

12.

invita il Consiglio, e in particolare la prossima presidenza del Consiglio, a ultimare nel 2020 i lavori su un meccanismo globale dell'UE per le sanzioni delle violazioni dei diritti umani, come sostenuto dal Parlamento nella sua risoluzione del 14 marzo 2019 (7), e invita il Consiglio a procedere a sanzioni mirate e al congelamento dei beni nei confronti dei funzionari cinesi responsabili dell'elaborazione e dell'attuazione di politiche che violano i diritti umani; ritiene che tale quadro dei diritti umani possa essere utilizzato per imporre sanzioni in stile Magnitsky ai leader che sono responsabili della repressione ai danni di Hong Kong e dei suoi cittadini, nonché di gravi violazioni dei diritti umani; insiste sul fatto che tali sanzioni dovrebbero essere discusse e, ove possibile, coordinate con partner democratici quali l'Australia, il Canada, gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud;

13.

invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale ad adoperarsi per l'imposizione di idonei meccanismi per il controllo delle esportazioni, tra cui dispositivi per la sorveglianza informatica, onde impedire alla Cina, e in particolare a Hong Kong, l'accesso a tecnologie utilizzate per la violazione dei diritti fondamentali; invita i colegislatori, a tale riguardo, a trovare una posizione comune sulla riforma del regolamento sui prodotti a duplice uso; sottolinea di aver ulteriormente sviluppato e rafforzato la proposta della Commissione sull'inclusione di rigorosi controlli delle esportazioni per tecnologie di sorveglianza informatica, comprese o meno nei pertinenti elenchi;

14.

invita gli Stati membri dell'UE a valutare attentamente come evitare la dipendenza economica, e in particolare tecnologica, dalla RPC, anche per quanto riguarda le decisioni degli Stati membri dell'UE sullo sviluppo delle loro reti 5G;

15.

invita il Consiglio e la Commissione a prendere in considerazione la creazione di un sistema di «scialuppa di salvataggio» per i cittadini di Hong Kong, in caso di ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

16.

condanna fermamente tutti i casi di violazione dei diritti umani a Hong Kong, in particolare gli arresti arbitrari, le consegne, le confessioni estorte, la custodia preventiva in isolamento e le violazioni della libertà di pubblicazione e di espressione; chiede che si ponga immediatamente fine alle violazioni dei diritti umani e all'intimidazione politica; esprime profonda preoccupazione per le segnalazioni di pratiche di detenzioni segrete, torture e maltrattamenti e confessioni estorte; invita gli Stati membri dell'UE ad applicare pienamente le pertinenti linee guida dell'Unione in materia di diritti umani, mobilitando tutto il personale diplomatico per reagire con risolutezza agli arresti e alle condanne di attivisti, anche assicurando l'osservazione dei processi, chiedendo visite in carcere e rivolgendosi alle autorità competenti per sollecitare il rilascio delle persone detenute e condannate per l'esercizio pacifico della loro libertà di espressione;

17.

chiede un'indagine indipendente, imparziale, efficace e tempestiva sull'uso della forza da parte della polizia di Hong Kong nei confronti dei manifestanti; invita le autorità della Regione amministrativa speciale di Hong Kong a garantire che siano ritirate le accuse a carico dei 15 attivisti e politici filodemocratici, nonché di manifestanti pacifici, inclusi, tra gli altri, Martin Lee, Margaret Ng, Lee Cheuk-yan, Benny Tai, Jimmy Lai, Albert Ho e Leung Kwok-hung; e che sia sospeso il procedimento penale a loro carico;

18.

manifesta profonda inquietudine per il costante deterioramento dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà di stampa; è profondamente preoccupato per l'abrogazione dei diritti dei giornalisti, le pressioni inaudite esercitate nei loro confronti e la loro crescente autocensura riguardo, in particolare, alla copertura mediatica delle questioni sensibili per la Cina continentale o di quelle relative al governo della RAS di Hong Kong;

19.

esprime crescente preoccupazione per l'accresciuto rischio che comporta l'entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale per centinaia di migliaia di cittadini dell'UE a Hong Kong;

20.

esorta il VP/AR e le delegazioni degli Stati membri a seguire da vicino e a riferire regolarmente sulla preparazione delle elezioni al Consiglio legislativo attualmente previste per settembre, verificando in particolare se ai candidati è ingiustamente impedito di presentarsi alle elezioni tramite ostacoli procedurali o procedimenti giudiziari infondati, se tutti possono esercitare il diritto di riunirsi a fini di campagna elettorale e se gli elettori possono esprimere liberamente il loro voto; invita il governo della RAS di Hong Kong a garantire lo svolgimento di elezioni libere ed eque al Consiglio legislativo nel settembre 2020; esorta la Cina ad astenersi dall'interferire nei processi elettorali della RAS di Hong Kong; rinnova l'invito a realizzare una riforma sistematica per l'attuazione di elezioni dirette alla carica di capo dell'esecutivo e al Consiglio legislativo, come sancito dalla Legge fondamentale, e chiede di concordare un sistema elettorale complessivamente democratico, equo, aperto e trasparente che garantisca ai cittadini della RAS di Hong Kong il diritto di elettorato attivo e passivo nel processo di selezione di tutte le posizioni di responsabilità;

21.

chiede il rilascio immediato e incondizionato del libraio svedese Gui Minhai detenuto nella RPC;

22.

invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a sollevare con fermezza tutti questi punti e ad assicurare un dialogo con i governi della RAS di Hong Kong e della Cina; ricorda l'importanza, in occasione di ogni dialogo politico e in materia di diritti umani con le autorità cinesi, che l'UE sollevi la questione delle violazioni dei diritti umani in Cina, segnatamente il caso delle minoranze del Tibet e dello Xinjiang, in linea con l'impegno dell'Unione di esprimersi con una voce unica, forte e chiara nel suo approccio al paese; ricorda inoltre che, nel contesto del suo attuale processo di riforma e del suo crescente impegno internazionale, la Cina ha aderito al quadro internazionale sui diritti umani firmando una nutrita serie di trattati internazionali in materia; invita pertanto a proseguire il dialogo con la Cina per garantire che il paese onori tali impegni;

23.

plaude al coraggio del popolo cinese riunitosi nel giugno 1989 in Piazza Tienanmen, a Pechino, per sollecitare l'eliminazione della corruzione, le riforme politiche e le libertà civili; esorta le autorità cinesi ad autorizzare la commemorazione del massacro di Tienanmen, non solo a Hong Kong, ma anche in tutto il territorio della RPC;

24.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, nonché al capo dell'esecutivo e all'Assemblea della Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

(1)  Testi approvati, P9_TA(2019)0004.

(2)  GU C 244 del 27.6.2018, pag. 78.

(3)  GU C 35 del 31.1.2018, pag. 46.

(4)  GU C 369 dell'11.10.2018, pag. 156.

(5)  GU C 433 del 23.12.2019, pag. 103.

(6)  GU C 399 del 24.11.2017, pag. 92.

(7)  Testi approvati, P8_TA(2019)0215.