18.9.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 311/55


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo per una transizione giusta»

[COM(2020) 22 final — 2020/0006 (COD)]

e sulla «Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti»

[COM(2020) 23 final — 2018/0196 (COD)]

(2020/C 311/08)

Relatrice:

Ester VITALE

Correlatore:

Petr ZAHRADNÍK

Consultazione

Consiglio dell’Unione europea, 23.1.2020

Parlamento europeo, 29.1.2020

Base giuridica

Articoli 175, paragrafo 3, e 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

13.5.2020

Adozione in sessione plenaria

10.6.2020

Sessione plenaria n.

552

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

210/1/5

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE è profondamente convinto che il Fondo per una transizione giusta rappresenti il primo strumento tangibile per contribuire all’obiettivo molto ambizioso della neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050, e che esso sia in linea con il Green Deal europeo.

1.2.

Il CESE teme che gli investimenti previsti per la transizione giusta non siano all’altezza dell’ambizioso Green Deal della Commissione europea e ritiene che si dovrebbero reperire risorse aggiuntive mediante un aumento del quadro finanziario pluriennale, da realizzare introducendo nuove risorse proprie o aumentando il contributo degli Stati membri. L’UE deve mostrare un’ambizione proporzionata alla sfida della lotta ai cambiamenti climatici, destinando a tale obiettivo una quota media pari al 40 % del suo bilancio complessivo (QFP 2021-2027);

1.3.

Il CESE raccomanda di specificare più precisamente il quadro finanziario del Fondo per una transizione giusta, dato che, secondo la proposta, solo 30 miliardi di EUR sono garantiti, e il resto è basato su una decisione volontaria adottata dagli Stati membri. Il CESE non è convinto che il quadro finanziario si basi su un approccio e su dei presupposti prudenti.

1.4.

Il CESE è consapevole del fatto che il successo del Fondo per una transizione giusta (e dell’intero piano di investimenti per l’Europa sostenibile) dipende da un nuovo partenariato tra il settore privato e quello pubblico per quanto riguarda i finanziamenti e le responsabilità condivise. È necessario un nuovo patto tra il settore pubblico e quello privato, compresi tutti gli attori in campo economico, sociale e ambientale, che definisca il finanziamento e le responsabilità condivise. Poiché il fabbisogno finanziario del Green Deal europeo è enorme e le fonti delle risorse di bilancio comuni dell’UE sono piuttosto limitate, il ruolo del settore privato sarà notevole. Le ONG dovrebbero svolgere un ruolo importante nell’orientare l’attuazione del Fondo per una transizione giusta secondo modalità che coinvolgano pienamente tutti i gruppi della società, e ciò va di pari passo con il miglioramento dell’accessibilità per le persone con disabilità e per gli anziani.

1.5.

Il CESE condivide l’approccio ad ampio raggio che tiene conto della dimensione economica, sociale, industriale e tecnologica della transizione verso un’economia neutra, con il coinvolgimento degli attori locali, delle parti sociali e delle ONG. Bisognerebbe coinvolgere le parti sociali nello sviluppo e nell’attuazione di politiche e strategie per una transizione giusta. I sindacati dovrebbero essere presenti in tutte le fasi del processo di transizione giusta al fine di proteggere gli interessi dei lavoratori a diversi livelli.

1.6.

Il CESE auspica che il dialogo tra Commissione europea e Stati membri relativo al quadro del semestre europeo veda il coinvolgimento attivo e sostanziale delle parti sociali e delle ONG.

1.7.

Il CESE si compiace del fatto che i piani territoriali e gli eventuali programmi specifici debbano essere seguiti da comitati di sorveglianza con le stesse regole previste dal Regolamento recante disposizioni comuni sui fondi strutturali e di investimento europei.

1.8.

Il CESE raccomanda che i piani territoriali e gli eventuali programmi specifici del Fondo per una transizione giusta si caratterizzino per il pieno e sostanziale coinvolgimento delle parti sociali e delle ONG.

1.9.

Il CESE accoglie con grande favore la flessibilità delle norme sugli aiuti di Stato e le conseguenze implicite attese, che dovrebbero anche rispecchiare l’importanza del Green Deal, in particolare negli Stati membri e nelle regioni ad alta intensità di carbone e di carbonio. Gli aiuti di Stato, in special modo quelli verdi, dovrebbero sostenere la transizione verso un’economia più verde e più inclusiva, continuando a lasciare spazio, in maniera più ambiziosa, al ricorso agli aiuti di Stato per promuovere l’occupazione tra coloro che sono spesso tagliati fuori dal mercato del lavoro aperto, come le persone con disabilità.

1.10.

Poiché lo sviluppo sostenibile e l’azione per il clima hanno un impatto positivo sulla spesa pubblica ed eliminano un certo numero di esternalità negative (sanità, risanamento, ricostruzione ecc.), gli investimenti pubblici per la protezione dell’ambiente e i cambiamenti climatici devono essere esclusi dai vincoli imposti dal patto di stabilità. Ciò risulta adesso più importante che mai, in considerazione di questa crisi senza precedenti. La Covid-19 può avere un impatto importante sui cittadini dell’UE, sulla loro salute e sull’economia in generale.

1.11.

Al momento, la pandemia di Covid-19 è la priorità assoluta; essa sta erodendo la nostra vita sociale ed economica e sta avendo conseguenze anche sulla politica di bilancio attuale e futura dell’UE. Parallelamente, sta creando un’incertezza senza precedenti che potrebbe comportare un deciso cambiamento nell’orientamento e nell’allocazione del bilancio dell’UE. I documenti più recenti della Commissione propongono e raccomandano di allocare la parte restante delle risorse di bilancio dell’UE disponibili per il periodo 2014-2020 principalmente per attenuare le conseguenze della pandemia. Il CESE rispetterà tutte le modifiche ragionevoli necessarie nel quadro dei prossimi negoziati sul QFP che potrebbero contribuire a risolvere questa situazione disastrosa.

1.12.

Il CESE sostiene la proposta della Commissione europea Next Generation EU volta a rafforzare il meccanismo di transizione in risposta alla crisi e la nuova proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE.

1.13.

Il CESE si compiace della possibilità concessa agli Stati membri di dotarsi di un programma specifico del Fondo per una transizione giusta. Il CESE tiene in considerazione e sostiene l’importante ruolo delle regioni nel processo di programmazione, governance e attuazione del Fondo per una transizione giusta, conformemente al principio di sussidiarietà. Il CESE raccomanda inoltre di tenere conto del fatto che i singoli Stati membri, e le singole regioni, sono diversamente preparati al passaggio alla neutralità in termini di emissioni di carbonio, nonché del differente potenziale di produzione di energia pulita nell’UE. Occorre tener conto anche dei diversi atteggiamenti dei cittadini, negli Stati membri e nelle regioni, riguardo al contributo attivo alla protezione del clima.

1.14.

Il CESE apprezzerebbe molto la pubblicazione di un elenco di progetti sostenibili, nell’ottica di condividere le buone pratiche. Anche il sostegno fornito da determinate autorità di gestione dovrebbe essere reso pubblico, in modo da contribuire alla creazione di condizioni favorevoli agli investimenti. Ciò aumenterà la trasparenza e scongiurerà il rischio di informazioni disomogenee.

1.15.

Il CESE sottolinea la necessità di garantire la complementarità tra le misure finanziate dal Fondo per una transizione giusta e quelle cofinanziate da InvestEU nell’ambito del secondo pilastro e dallo strumento di prestito del settore pubblico nell’ambito del terzo pilastro del meccanismo per una transizione giusta.

1.16.

Il CESE avverte che occorre trovare il giusto equilibrio tra le misure di ristrutturazione economica e le misure volte a garantire la protezione e la riqualificazione dei lavoratori interessati dai processi di transizione.

1.17.

Il sistema di istruzione e formazione è la chiave per sostenere i processi di transizione. Il CESE raccomanda di aumentare le risorse per la politica di coesione al fine di rafforzare e rilanciare il sistema di istruzione secondaria e universitaria grazie a orientamenti scientifici e tecnologici mirati e orientati alle necessità attuali.

1.18.

Il CESE auspica che una parte consistente delle risorse del Fondo per una transizione giusta sia destinata a generare gli investimenti necessari per accompagnare i lavoratori nella transizione da un’occupazione a un’altra. Occorre tuttavia garantire un equilibrio tra l’investimento volto a riqualificare i lavoratori in transito verso nuove forme di occupazione più verde e la preparazione di quanti nelle comunità interessate fanno ora ingresso nel mercato del lavoro fornendo loro le competenze richieste per le forme emergenti di occupazione. Si dovrebbe dare particolare rilievo al sostegno dell’occupazione delle persone più lontane dal mercato del lavoro, come i giovani e le persone con disabilità.

2.   Introduzione

2.1.

La Commissione europea ha presentato la sua visione strategica a lungo termine per realizzare un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050. Come indicato nella comunicazione sul Green Deal europeo, la Commissione propone un meccanismo per una transizione giusta che si aggiunge alle proposte legislative e di bilancio già presentate per il periodo 2021-2027. Tra il 2021 e il 2027 sarà distribuito nel quadro del meccanismo per una transizione giusta un pacchetto di 100 miliardi di EUR per sostenere e facilitare la conversione di attività che provocano emissioni dannose, la riduzione del consumo di carbon fossile, la promozione dell’efficienza energetica e la transizione verso tecnologie meno inquinanti in tutti i settori di produzione. Il Fondo avrà una dotazione iniziale di 7,5 miliardi di EUR, destinati ad aumentare fino a un importo previsto di 100 miliardi di EUR grazie al cofinanziamento nazionale, al braccio finanziario InvestEU e alla Banca europea per gli investimenti.

2.2.

Il meccanismo per una transizione giusta consiste di tre pilastri:

un Fondo per una transizione giusta, attuato nell’ambito della politica di coesione. Il Fondo è istituito da un apposito regolamento che definisce il suo obiettivo specifico, la sua estensione geografica, il metodo da seguire per l’allocazione delle risorse finanziarie e il contenuto dei piani territoriali per una transizione giusta, necessari per sostenere la programmazione. Il Fondo provvederà anzitutto a concedere alle regioni sovvenzioni volte a sostenere i lavoratori — aiutandoli, ad esempio, ad acquisire capacità e competenze utilizzabili nel mercato del lavoro del futuro — le PMI, le start-up e gli incubatori di imprese che operano per creare nuove opportunità economiche nelle regioni in questione. Esso sosterrà inoltre gli investimenti nella transizione verso l’energia pulita, compresa l’efficienza energetica;

un regime specifico nell’ambito di InvestEU riguardante progetti relativi alle infrastrutture dell’energia e dei trasporti, comprese le infrastrutture del gas e il teleriscaldamento, come pure progetti di decarbonizzazione;

uno strumento di prestito per il settore pubblico, attuato dalla BEI per fornire risorse finanziarie agli enti locali per le regioni interessate. Ai finanziamenti a valere sul bilancio dell’UE potrebbe aggiungersi un abbuono d’interessi o una sovvenzione per gli investimenti abbinata a prestiti accordati dalla BEI.

2.3.

Saranno sbloccate ulteriori risorse pubbliche e private e sono previste norme settoriali sugli aiuti di Stato per agevolare il ricorso a fondi nazionali a favore di progetti coerenti con gli obiettivi della transizione giusta.

2.4.

La consulenza e l’assistenza tecnica alle regioni saranno parte integrante del meccanismo per una transizione giusta.

2.5.

Il Fondo per una transizione giusta sarà soggetto a un regime di gestione concorrente e sarà a disposizione di tutti gli Stati membri. Le allocazioni terranno conto delle sfide dovute alla transizione cui devono far fronte le regioni con le più elevate emissioni di carbonio, e delle sfide sociali determinate dalle potenziali perdite di posti di lavoro.

2.6.

Gli Stati membri integreranno la dotazione del Fondo per una transizione giusta ad essi assegnata con le loro risorse a titolo del FESR e del FSE+. Questi trasferimenti saranno pari ad almeno una volta e mezzo, e al massimo tre volte, la dotazione del Fondo per una transizione giusta. Tuttavia, ciascuno Stato membro non dovrebbe utilizzare più del 20 % delle sue dotazioni iniziali a titolo dell’FESR e dell’FSE, e dovrà giustificare tali risorse aggiuntive. Gli Stati membri contribuiranno anche con risorse proprie.

2.7.

Il processo di programmazione, compresa l’individuazione dei territori, sarà concordato tra la Commissione e ciascuno Stato membro e sarà guidato dal processo del semestre europeo. Gli Stati membri sono invitati a presentare i loro piani territoriali, definendo il processo di transizione fino al 2030. In tale contesto essi definiranno, per ciascun territorio, le sfide economiche sociali e ambientali, e le esigenze di riqualificazione professionale e risanamento ambientale. Il Fondo tenderà a concentrare il sostegno su territori corrispondenti alle regioni di livello NUTS 3.

2.8.

L’approvazione dei piani territoriali consentirà di erogare il sostegno a titolo del Fondo per una transizione giusta e metterà in azione i meccanismi per il ricorso a InvestEU e alla BEI. I programmi così sostenuti saranno oggetto di un riesame intermedio con le stesse modalità previste per tutti i programmi della politica di coesione.

2.9.

Il Fondo per una transizione giusta integrerà i fondi della politica di coesione. Ciò vuol dire che si dovrà modificare la proposta di regolamento recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti, al fine di aggiungere il Fondo per una transizione giusta come nuovo Fondo per la politica di coesione.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il CESE sostiene la strategia dell’UE per la riduzione a lungo termine delle emissioni di gas a effetto serra e il suo obiettivo di rendere l’Unione europea un’economia climaticamente neutra entro il 2050. Il CESE concorda sul fatto che l’obiettivo verde rappresenti una delle priorità fondamentali della futura politica di coesione, con una dotazione pari ad almeno il 30 % delle risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale e al 37 % di quella del Fondo di coesione. Il CESE esprime tuttavia preoccupazione per il fatto che gli investimenti previsti per la transizione giusta non corrispondono all’ambizioso Green Deal della Commissione europea. Il finanziamento che viene proposto per dieci anni è quello che sarebbe necessario ogni anno per raggiungere in maniera equa la neutralità climatica entro il 2050. Il CESE ritiene che occorra aumentare le previsioni di spesa del QFP. Se si vogliono davvero raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati nel Green Deal occorre aumentare il bilancio dell’UE, introducendo nuove risorse proprie o aumentando il contributo degli Stati membri.

3.2.

Il CESE apprezza gli sforzi compiuti per adeguare il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’UE alle esigenze e alle sfide in materia di clima attraverso lo strumento del Fondo per una transizione giusta e, in un contesto più ampio, attraverso l’intero piano di investimenti per l’Europa sostenibile, di cui il Fondo per una transizione giusta rappresenta la parte più significativa. Anche se il Fondo per una transizione giusta è il primo passo tangibile per affrontare la questione dal punto di vista finanziario e degli investimenti, il CESE constata, e sottolinea, l’esigenza di attuare in pratica anche gli altri compiti previsti dall’accordo sul Green Deal europeo. In mancanza di ciò, l’efficacia del Fondo per una transizione giusta sarebbe limitata.

3.3.

Come già sottolineato in precedenti pareri (1), il CESE concorda sul fatto che nel contesto della politica di coesione dovrebbero essere forniti, attraverso il meccanismo della transizione giusta, finanziamenti mirati. Tuttavia, i finanziamenti dovrebbero provenire da adeguati stanziamenti ad hoc, per evitare ulteriori riduzioni della disponibilità di fondi della politica di coesione.

3.4.

Inoltre, nel caso del Fondo sociale europeo+, un trasferimento obbligatorio potrebbe causare involontariamente conflitti di interesse. Potrebbero ad esempio sorgere questioni quali il sostegno alle persone a rischio di povertà o ai lavoratori dell’industria che rischiano di perdere il lavoro. Tali conflitti di interesse potrebbero avere un impatto negativo sull’accettazione dell’intera politica climatica. In ogni caso, l’ampliamento del campo di applicazione del Fondo sociale europeo+ deve andare di pari passo con un aumento delle risorse.

3.5.

Poiché lo sviluppo sostenibile e l’azione per il clima hanno un impatto positivo sulla spesa pubblica ed eliminano un certo numero di esternalità negative (sanità, risanamento, ricostruzione ecc.), gli investimenti pubblici per la protezione dell’ambiente e i cambiamenti climatici devono essere esclusi dai vincoli imposti dal patto di stabilità. Ciò risulta adesso più importante che mai, in considerazione di questa crisi senza precedenti. La pandemia di Covid-19 può avere un grande impatto sui cittadini dell’UE, sulla loro salute e sull’economia in generale.

3.6.

Il CESE è convinto che vi siano molti interessi e obiettivi coincidenti tra il ventaglio di soluzioni alla crisi pandemica e le sfide del Green Deal. Tuttavia, sembra opportuno ridefinire la realizzazione di alcuni degli obiettivi del «Green Deal», in particolare per quanto riguarda il loro calendario. Si raccomanda vivamente una qualche forma di flessibilità (paragonabile a quella prevista per le norme in materia di bilancio e aiuti di Stato).

3.7.

Non si possono immaginare grandi investimenti per la lotta ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica se permangono i vincoli sui disavanzi. Ciò ovviamente non implica l’abolizione del consueto obbligo di stabilizzare le finanze pubbliche, ma significa scegliere tra due alternative: o vogliamo veramente invertire il processo di riscaldamento globale e quindi dobbiamo reperire enormi somme da investire, o vogliamo solo introdurre alcune misure correttive per mantenere le coscienze tranquille e le finanze pubbliche in buono stato.

3.8.

Il CESE ritiene che, per rendere più incisiva economicamente e più credibile politicamente la transizione, bisogni intervenire al più presto per eliminare il sistema di sovvenzioni dirette e indirette al settore dei combustibili fossili, responsabile di enormi costi ambientali, sociali ed economici, tali da annullare i progressi compiuti nell’azione per il clima.

3.9.

Grazie alla graduale soppressione delle sovvenzioni all’energia fossile, alla promozione di un settore emergente come le energie rinnovabili e alla creazione di condizioni di parità, le energie rinnovabili avvantaggiano i consumatori in termini di prezzi accessibili, prosperità economica e sostenibilità climatica.

3.10.

Il Fondo per una transizione giusta rappresenta una simbiosi equilibrata tra sovvenzioni e strumenti finanziari, tra un approccio coordinato e un approccio gestito a livello centrale. È necessario un nuovo patto tra il settore pubblico e quello privato, compresi tutti gli attori in campo economico, sociale e ambientale, che definisca il finanziamento e le responsabilità condivise. Esso richiederà tuttavia nuove capacità di gestione e di governance per la sua efficace applicazione. Il CESE si compiace del fatto che la Commissione europea affiancherà le autorità pubbliche e i promotori di progetti sostenibili durante tutte le fasi degli stessi, dalla pianificazione all’attuazione.

3.11.

Affinché questa impostazione abbia successo è fondamentale incoraggiare i capitali privati a entrare nel sistema. Sarà necessario costruire un nuovo contratto sociale tra il settore pubblico e quello privato, in base al principio di esiti vantaggiosi per tutti (win-win).

3.12.

Il CESE condivide l’approccio ad ampio raggio che tiene conto della dimensione economica, sociale, industriale e tecnologica della transizione verso un’economia neutra, con il coinvolgimento degli attori locali, delle parti sociali e delle ONG. Lo sviluppo sostenibile deve essere affrontato in tutti gli ambiti politici in modo coerente e deve tendere ad un modello di convergenza tra gli Stati membri. Il CESE raccomanda che sia effettivamente garantita la partecipazione di tutte le parti interessate a tutti i livelli e che le ricadute sull’occupazione determinate dal cambiamento del modello economico siano affrontate e gestite attraverso un dialogo sociale che colleghi il livello nazionale e quello europeo.

3.13.

Il CESE ritiene che il processo di trasformazione in un’economia neutra in termini di carbonio dipenda anche dagli investimenti in sistemi di trasporto pubblico e ambienti edificati accessibili e sostenibili. Insieme al Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo per una transizione giusta dovrebbe essere utilizzato per promuovere la neutralità in termini di carbonio mediante investimenti in questi settori, in modo da garantire che possano essere utilizzati da tutti i membri della società e che siano accessibili alle persone con disabilità e agli anziani.

3.14.

Il CESE ritiene che una transizione giusta dal punto di vista sociale sia essenziale per conquistare il sostegno e la fiducia dei lavoratori, delle imprese e della società civile e per attuare i grandi mutamenti economici necessari per salvare il pianeta dal cambiamento climatico. La fine dell’era dei combustibili fossili in Europa deve essere accompagnata dagli investimenti necessari a garantire la tutela dei lavoratori, la creazione di nuovi posti di lavoro e il sostegno allo sviluppo locale. I processi di transizione devono essere negoziati con le parti sociali e le organizzazioni della società civile e collegati a politiche di trasparenza e di comunicazione efficace.

3.15.

Il CESE avverte che occorre trovare il giusto equilibrio tra le misure di ristrutturazione economica e le misure volte a garantire la protezione e la riqualificazione dei lavoratori interessati dai processi di transizione. Occorre anche garantire un equilibrio tra l’investimento volto a riqualificare i lavoratori in transito verso nuove forme di occupazione più verde e la preparazione di quanti nelle comunità interessate fanno ora ingresso nel mercato del lavoro fornendo loro le competenze richieste per le forme emergenti di occupazione. Si dovrebbe dare particolare rilievo al sostegno dell’occupazione delle persone più lontane dal mercato del lavoro, come i giovani e le persone con disabilità.

3.16.

Il CESE si compiace del fatto che il Fondo per la transizione giusta miri a rimediare alle conseguenze del declino dell’industria carbonifera, all’esigenza di sostenere i settori dell’industria pesante per consentire loro di mantenere le loro attività in modo sostenibile, e all’esigenza di affrontare i relativi impatti sociali, ma osserva che esso non deve limitarsi a finanziare i processi di decarbonizzazione. Il CESE auspica che parte delle risorse del Fondo per una transizione giusta siano destinate a generare gli investimenti necessari per accompagnare la transizione da un’occupazione a un’altra dei lavoratori e delle comunità interessate dalla catena del valore dei processi di decarbonizzazione.

3.17.

Il sistema di istruzione e formazione è la chiave per sostenere i processi di transizione. Il CESE raccomanda di aumentare le risorse per rafforzare e rilanciare il sistema di istruzione secondaria e universitaria grazie a orientamenti scientifici e tecnologici mirati e orientati alle necessità attuali, impiegando tutte le risorse disponibili provenienti dalla politica di coesione.

3.18.

Il CESE sostiene la decisione di promuovere e sostenere brevetti e start-up innovativi e sostenibili. Il sostegno alle imprese impegnate in attività responsabili e sostenibili e che sviluppano soluzioni ecologiche per il benessere della comunità deve essere ricompensato.

3.19.

La programmazione delle risorse del Fondo per una transizione giusta sarà strettamente correlata al quadro del semestre europeo, come già previsto nei regolamenti per i fondi della politica di coesione 2021-2027. Il CESE si dice certo che, in aggiunta al monitoraggio previsto dalle regole della politica di coesione, il quadro di governance economica dell’UE sarà utilizzato per monitorare l’attuazione del Fondo per una transizione giusta negli Stati membri attraverso il dialogo strutturato annuale tra gli Stati membri e la Commissione europea. A tal fine il CESE auspica che tale dialogo tra Commissione europea e Stati membri veda il coinvolgimento attivo e sostanziale delle parti sociali e delle ONG.

3.20.

Il CESE apprezza la previsione che il Fondo per una transizione giusta sia programmato attraverso uno o più piani territoriali per una transizione giusta, definendo il processo di transizione fino al 2030, in linea con i piani nazionali per l’energia e il clima e con la transizione verso un’economia climaticamente neutra. Il CESE sostiene la possibilità concessa agli Stati membri di dotarsi di un programma specifico del Fondo per una transizione giusta.

3.21.

Il CESE raccomanda che i piani territoriali e gli eventuali programmi specifici del Fondo per una transizione giusta si caratterizzino per il pieno e sostanziale coinvolgimento delle parti sociali e delle ONG.

3.22.

Il CESE si compiace del fatto che i piani territoriali e gli eventuali programmi specifici debbano essere seguiti da comitati di sorveglianza con le stesse regole previste dal Regolamento recante disposizioni comuni sui fondi strutturali e di investimento europei.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

Il CESE è convinto che sarebbe opportuno elaborare più precisamente il quadro finanziario non solo per il Fondo per una transizione giusta, ma per l’insieme del meccanismo per una transizione giusta e del piano di investimenti per un’Europa sostenibile. Il CESE aggiunge che la mobilitazione di risorse al di sopra di 30 miliardi di EUR non è garantita (ossia non sono obbligatori i trasferimenti superiori a 1,5 volte lo stanziamento del Fondo per una transizione giusta). Vi sono inoltre molte questioni in sospeso riguardanti il regime speciale nell’ambito del programma InvestEU e lo strumento di prestito della BEI per il settore pubblico.

4.2.

Il CESE teme che la scelta di destinare in dieci anni circa 1 000 miliardi alla transizione ecologica, anche mobilitando gli investimenti pubblici e privati attraverso il ricorso a InvestEU, possa togliere risorse ad altri comparti che beneficiavano di questo fondo. Il CESE sottolinea pertanto la necessità di garantire la complementarità tra le misure finanziate dal Fondo per una transizione giusta e quelle finanziate da InvestEU nell’ambito del secondo pilastro e dallo strumento di prestito del settore pubblico nell’ambito del terzo pilastro del meccanismo per una transizione giusta.

4.3.

Gli obiettivi del Green Deal saranno inoltre sostenuti da risorse provenienti dalla politica agricola comune, che destinerà il 40 % della sua dotazione totale agli obiettivi relativi al clima. A questo proposito, sarà importante mantenere l’impegno dei governi nazionali e delle istituzioni dell’UE a investire nella coesione come in passato.

4.4.

Il CESE apprezza in modo particolare le procedure proposte in relazione all’interpretazione più flessibile delle norme in materia di aiuti di Stato e alla semplificazione continua proposta dalla Commissione nell’ambito del più ampio quadro strategico definito nella comunicazione sul piano di investimenti per un’Europa sostenibile. Sono necessarie norme diverse per fare spazio a investimenti che dovrebbero portare a una nuova crescita.

4.5.

Il CESE comprende la logica del ventaglio di criteri ben quantificati per l’ammissibilità ai finanziamenti a titolo del Fondo per una transizione giusta e concorda con essi.

4.6.

Aiuti di Stato verdi:

applicare condizioni verdi agli aiuti di Stato a favore delle imprese operanti in settori ad elevata impronta del carbonio e/o dei materiali;

applicare simili condizioni verdi ai prestiti bancari nuovi e prorogati (con o senza garanzie pubbliche) a tali settori;

negare aiuti di Stato a imprese e settori che non possono o non vogliono adottare tecnologie circolari e a basse emissioni di carbonio, e riqualificare i loro dipendenti per nuovi posti di lavoro;

accelerare le procedure di pianificazione per le energie rinnovabili, i trasporti pubblici e i progetti e le infrastrutture circolari nell’edilizia. Le imprese lottano per sopravvivere e devono ricevere rapidamente aiuti di Stato.

Per ridurre gli oneri amministrativi iniziali, i governi possono scegliere di applicare una sommaria verifica ambientale all’atto della concessione di un aiuto di Stato, e una analoga ma più rigorosa verifica a posteriori. Se un’impresa viola le condizioni verdi convenute, l’aiuto di Stato sarebbe parzialmente o interamente restituito, a seconda della gravità della violazione. Si propone inoltre di puntare su settori chiave ad alta intensità di carbonio e di materiali, per ridurre al minimo la burocrazia (2).

4.7.

Il CESE accoglie con favore anche l’indicazione dei settori in cui è possibile allocare le risorse del Fondo per una transizione giusta e di quelli in cui i suoi finanziamenti non possono essere erogati. Il metodo di assegnazione contribuisce a garantire che i fondi siano sufficientemente concentrati sugli Stati membri chiamati a rispondere alle sfide più impegnative, offrendo al contempo un sostegno significativo a tutti gli Stati membri. Gli Stati membri con un RNL pro capite inferiore al 90 % della media dell’UE, nello specifico, riceverebbero due terzi circa dei fondi del Fondo per una transizione giusta.

4.8.

Date le circostanze, il CESE raccomanda di fare più spazio a soggetti diversi dalle PMI, in quanto le principali imprese minerarie e dell’industria pesante interessate dall’azione per il clima sono per lo più di grandi dimensioni. Inoltre soprattutto queste imprese, forniscono spesso una grande quantità di posti di lavoro dignitosi e sono cruciali per il benessere economico delle regioni. Prevenire la disoccupazione dovrebbe diventare un obiettivo principale dei piani territoriali. Ciò dovrebbe comprendere non solo aiutare gli attuali lavoratori nella transizione verso nuove forme di occupazione, ma anche sostenere i giovani e le persone tagliate fuori dal mercato del lavoro aperto, come le persone con disabilità, a trovare lavoro in questi settori in via di sviluppo.

4.9.

Il CESE apprezza le nuove possibilità aperte agli enti locali e regionali di assumersi direttamente la responsabilità della gestione di progetti e di attuare concretamente un approccio basato sul territorio, in quanto le unità di base per i piani territoriali per la transizione giusta sono le regioni NUTS 3.

4.10.

Le parti sociali e le ONG attive in questo campo devono essere coinvolte nello sviluppo e nell’attuazione di politiche e strategie ambiziose di riduzione delle emissioni al fine di garantire una transizione equa che garantisca posti di lavoro dignitosi e che raggiunga un equilibrio tra sistemi di energia pulita e qualità sostenibile dei lavori. I sindacati dovrebbero essere presenti in tutte le fasi del processo di transizione giusta al fine di proteggere gli interessi dei lavoratori a diversi livelli.

4.11.

Al fine di conseguire i risultati previsti, l’approccio della Commissione all’ammissibilità dei territori è restrittivo, dal momento che i finanziamenti possono essere assegnati solo a paesi che applicano e presentano piani di transizione territoriale giusta. Pertanto, il CESE invita tutti gli Stati membri a preparare quanto prima i loro piani affinché molti lavoratori possano essere sostenuti in tutta Europa nelle regioni individuate nei piani.

4.12.

Il CESE accoglie con favore l’adeguamento del regolamento recante disposizioni comuni per creare una base giuridica chiara e trasparente per la futura politica di coesione dell’UE e il suo orientamento climatico.

4.13.

Dato l’elevato livello di incertezza circa l’impatto della transizione sull’occupazione e la sua possibile distribuzione geografica, il CESE osserva che sarebbe stato preferibile non avere alcuna preassegnazione geografica ex ante delle risorse del Fondo per una transizione giusta. Un’altra preoccupazione riguarda la governance del Fondo. La designazione delle aree ammissibili e l’importo dei finanziamenti da assegnare a ciascuna area sono interamente affidate ai governi nazionali. Dato che non vi saranno assegnazioni regionali, vi è il rischio che ciò possa portare a squilibri nella distribuzione dei finanziamenti a livello subnazionale e che le aree meno vulnerabili agli impatti negativi degli obiettivi in materia di cambiamenti climatici non ricevano risorse.

4.14.

Il CESE osserva che l’intenzione di fare affidamento su InvestEU e sulla BEI per mobilitare rispettivamente 45 miliardi di EUR e 25-30 miliardi di EUR dovrà essere soggetta a un’attenta vigilanza per non ritrovarsi di fronte ai problemi constatati con gli investimenti FEIS (3). È necessario garantire che tali investimenti siano pienamente allineati all’accordo di Parigi e che gli obiettivi dell’UE rendano l’Europa il primo continente a impatto zero.

4.15.

Il CESE sostiene la proposta della Commissione europea Next Generation EU volta a rafforzare il meccanismo di transizione in risposta alla crisi e la nuova proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE. Il CESE auspica che il bilancio complessivo del Fondo per una transizione giusta sia incrementato a 40 miliardi di EUR e che sia rafforzato il regime di transizione giusta nell’ambito di InvestEU. Il CESE approva inoltre la proposta della Commissione relativa a uno strumento di prestito per il settore pubblico, che mobiliterà un importo compreso tra 25 e 30 miliardi di euro. In tal modo, il meccanismo per una transizione giusta sarà in grado di mobilitare almeno 150 miliardi di EUR di investimenti pubblici e privati.

4.16.

La salvaguardia di un bilancio ambizioso per la politica di coesione post-2020 deve rimanere la priorità principale nella lotta ai cambiamenti climatici a livello territoriale. In altre parole, l’istituzione di un fondo aggiuntivo non dovrebbe essere utilizzata come pretesto per giustificare ulteriori tagli alla dotazione della politica di coesione nel contesto dei negoziati sul QFP.

4.17.

Il CESE esprime qualche perplessità relativamente al processo di programmazione, dato che il testo giuridico deve essere ancora adottato e c’è ancora da modificare il regolamento sulle disposizioni comuni. La Commissione prevede che i piani territoriali saranno approvati nella seconda metà del 2020 e che i programmi relativi al Fondo per una transizione giusta saranno adottati nel corso del 2021. Questo potrebbe causare ritardi nell’attuazione di alcuni programmi della politica di coesione.

Bruxelles, 10 giugno 2020

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Cfr. il parere del CESE sul Regolamento recante disposizioni comuni 2021-2027 (GU C 62 del 15.2.2019, pag. 83).

(2)  I seguenti settori hanno impronte del carbonio e dei materiali relativamente elevate: 1) trasporti: i trasporti aerei, su strada e per via d’acqua utilizzano per lo più combustibili fossili; 2) industria manifatturiera: numerose industrie utilizzano ancora tecnologie ad alta intensità di energia e di materiali; 3) edilizia: molte imprese edili usano ancora materiali non riciclabili e ad alta intensità energetica, come il cemento; 4) energia: il passaggio dai combustibili fossili all’energia rinnovabile è molto graduale.

(3)  Relazione speciale n. 3/2019 della Corte dei conti. Alcuni aiuti del FEIS hanno solo sostituito altri finanziamenti della BEI e dell’UE, alcuni finanziamenti sono andati a progetti che avrebbero potuto utilizzare altre fonti di finanziamento pubblico o privato. In definitiva, le stime degli investimenti aggiuntivi attratti dal FEIS sono state talvolta sopravvalutate e la maggior parte degli investimenti è stata destinata ad alcuni degli Stati membri più grandi dell’UE-15, con banche nazionali di promozione consolidate.