COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 30.4.2019
COM(2019) 218 final
ALLEGATI
della
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
L'Europa a maggio 2019 – Allestire un'Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo sempre più incerto
Contributo della Commissione europea alla riunione informale dei leader dell'UE a 27
del 9 maggio 2019 a Sibiu (Romania)
ALLEGATO 1
Miglioramento della situazione economica
L'ambizioso programma dell'UE per l'occupazione, la crescita e gli investimenti e le sue iniziative riguardanti il mercato unico hanno contribuito a una vigorosa ripresa economica. L'economia europea ha registrato una crescita per sei anni consecutivi. Dall'insediamento della Commissione Juncker ad oggi sono stati creati circa 12,6 milioni di posti di lavoro e la disoccupazione ha raggiunto il minimo storico del secolo. Contemporaneamente, anche lo stato delle finanze pubbliche è migliorato in tutti i settori e le disparità nella distribuzione della ricchezza tra gli Stati membri si stanno nuovamente riducendo.
CRESCITA SOSTENUTA E AUMENTO DEGLI INVESTIMENTI
Negli ultimi anni l’Europa è passata dalla ripresa economica all’espansione.
Fonte: C
Fonte: Commissione europea (Eurostat, ad eccezione delle previsioni).
NUOVI E MIGLIORI POSTI DI LAVORO
La crescita economica non è fine a sé stessa. La crescita ha contribuito a creare un'Europa più sociale.
FINANZE PUBBLICHE SANE
Sono stati compiuti progressi considerevoli nel conseguimento in Europa di finanze pubbliche sane, sostenibili e in grado di assorbire gli shock futuri.
2011
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2019
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Procedura per i disavanzi eccessivi
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1
Fiducia nell'Unione europea
In media, la fiducia nell'UE è maggiore della fiducia nei governi nazionali.
Sostegno all'euro
Il 75 % dei cittadini della zona euro è a favore dell'euro, il livello più alto dall'introduzione dell'euro.
Fonti:
●Eurobarometro standard 90, autunno 2018 (Commissione europea).
●Parlametro 2018 (Parlamento europeo)
ALLEGATO III
I 20 principali risultati dell'UE 2014-2019
1.Fondo europeo per gli investimenti strategici
Per sostenere la ripresa dopo la crisi economica e finanziaria e creare le condizioni per stimolare l'occupazione e la crescita, nel 2014 la Commissione Juncker ha avviato il piano di investimenti per l'Europa noto come Fondo Juncker per il piano di investimenti per l'Europa. Un ruolo centrale in questo ambito è svolto dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), i cui tre obiettivi principali erano i seguenti: invertire la tendenza al calo degli investimenti eliminando gli ostacoli agli investimenti; dare visibilità e assistenza tecnica ai progetti d'investimento; e fare un uso più efficiente delle limitate risorse finanziarie pubbliche mobilitando gli investimenti privati attraverso una garanzia pubblica.
L'economia europea ha evidenziato una tendenza alla crescita per sei anni consecutivi. Il FEIS ha già mobilitato 392,6 miliardi di € di investimenti in piccole e medie imprese e in settori chiave quali le infrastrutture, la ricerca, le energie rinnovabili, l'ambiente e i progetti digitali e sociali. L'obiettivo per il 2020 è quello di raggiungere i 500 miliardi di €, un livello che permetterà complessivamente di creare 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro nell'UE. Il programma InvestEU è destinato a consolidare questo successo nel prossimo bilancio a lungo termine.
2.Utilizzare la flessibilità insita nel patto di stabilità e crescita
Nella sua comunicazione del gennaio 2015, la Commissione ha illustrato il modo in cui intendeva utilizzare la flessibilità insita nelle norme del patto di stabilità e crescita. Questo approccio è stato sostenuto dal Consiglio dei ministri e ha contribuito alla ripresa economica dell'Europa individuando il giusto equilibrio
tra il perseguimento di sane politiche di bilancio e il sostegno alla crescita, in particolare attraverso le riforme e gli investimenti. Secondo le stime, l'utilizzo dei tale flessibilità ha stimolato una crescita del PIL dell'UE dello 0,8% negli ultimi quattro anni ed ha contribuito a creare 1,5 milioni di posti di lavoro. Allo stesso tempo, il debito pubblico è diminuito di 6,8 punti percentuali tra il 2014 e il 2018 e il disavanzo dell'UE si è contratto passando in media dal 3 % circa allo 0,6 %.
3.Salvare l'appartenenza della Grecia alla zona euro
La Commissione Juncker si è insediata poco dopo una nuova crisi del debito greco. Oltre a facilitare i negoziati tra tutte le parti coinvolte, nel luglio 2015 la Commissione ha varato un piano per aiutare la Grecia a stabilizzare la sua economia e a ottimizzare l'impiego dei fondi UE per stimolare l'occupazione, la crescita e gli investimenti, mobilitando fino a 35 miliardi di € per la Grecia nel quadro di vari programmi di finanziamento dell'Unione europea riguardanti il periodo 2014-2020. Nello stesso momento critico, è stato attivato un prestito a breve termine di 7 miliardi di € come finanziamento ponte nell'ambito del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, che ha di fatto impedito che la Grecia dovesse lasciare la zona euro. Attraverso il servizio di assistenza per le riforme strutturali della Commissione, creato nel 2015, la Commissione ha inoltre fornito una notevole assistenza tecnica per contribuire a creare il necessario supporto amministrativo.
Nell'agosto 2018 la Grecia è riuscita a emergere dal suo programma triennale di aggiustamento macroeconomico, nel quadro del quale le sono stati erogati prestiti per un totale di 61,9 miliardi di € sulla base dell'attuazione di un pacchetto globale di riforme senza precedenti. La crescita è ora positiva e, attestatasi su valori prossimi al 2 %, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni. Pur risultando ancora troppo elevata, la disoccupazione è diminuita notevolmente rispetto ai livelli massimi raggiunti. È in atto un monitoraggio rafforzato per ottimizzare il sostegno dell'UE e garantire che i progressi in tal senso continuino.
4.Accordo di Parigi sul clima
L’UE ha svolto un ruolo guida nel mediare lo storico e ambizioso accordo globale di Parigi sui cambiamenti climatici. 195 paesi hanno concordato un semplice obiettivo: consegnare alle generazioni future un pianeta più sano e società più prospere, moderne e giuste. L'UE è l'unica grande economia mondiale che ha integralmente tradotto in normative le misure necessarie per onorare gli impegni assunti con l'accordo di Parigi e ridurrà, entro il 2030, almeno il 40 % delle sue emissioni di gas a effetto serra, preparando la strada a un'economia neutra dal punto di vista climatico.
Si tratta di un investimento nella nostra prosperità e nella preparazione di un'economia sostenibile, neutra dal punto di vista climatico e circolare.
5.Divieto di utilizzo di prodotti di plastica monouso
Per ridurre i 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno e aumentare il tasso di riciclaggio della plastica, che è attualmente pari ad appena il 30 %, l'UE ha adottato la prima strategia globale sulla plastica al mondo. Nell'ambito della strategia sono state introdotte misure severe che riguardano i 10 prodotti di plastica più spesso rinvenuti sulle nostre spiagge e gli attrezzi da pesca abbandonati. Tra queste misure figurano la messa al bando di determinati prodotti di plastica monouso per i quali sono facilmente disponibili soluzioni alternative, ad esempio i bastoncini cotonati, posate e piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini. Le misure permetteranno di evitare l'emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, ridurre i rifiuti dispersi in ambiente marino e tutti i relativi effetti negativi sull'ambiente, nonché di avvicinarci a un'economia veramente circolare.
6.Accordi commerciali dell'UE con il Giappone e il Canada
L'accordo di partenariato economico UE-Giappone è il più grande accordo commerciale mai negoziato dall'UE e il primo accordo commerciale in assoluto che prevede l'impegno di rispettare l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. L'UE e il Giappone rappresentano insieme circa un terzo del PIL mondiale e l'accordo consentirà di creare una zona di libero scambio comprendente più di 600 milioni di persone. L'accordo è stato completato dalla conclusione di un accordo di adeguatezza reciproca con il Giappone, che ha creato la più grande zona al mondo di libero flusso di dati contraddistinta da un elevato livello di protezione.
L'UE ha inoltre concluso un moderno accordo commerciale con il Canada che apre i mercati dei beni, dei servizi e degli appalti pubblici del Canada alle imprese europee e contribuisce a proteggere i diritti dei lavoratori e l'ambiente. In particolare, per le piccole imprese dell'UE, l'accordo renderà più facile e meno costoso esportare di più in Canada.
I dazi doganali aboliti dai due accordi consentiranno alle imprese europee di risparmiare fino a 1,59 miliardi di € all'anno.
7.Dichiarazione congiunta UE-USA del 25 luglio 2018
In seguito all'aumento delle tensioni commerciali, il 25 luglio 2018 alla Casa Bianca il presidente Juncker e il presidente Trump hanno inaugurato una nuova fase delle relazioni commerciali tra l'UE e gli Stati Uniti.
Le due parti hanno convenuto di non imporre nuove tariffe, adoperandosi al tempo stesso per eliminare tutte quelle esistenti nel settore industriale e di intensificare la cooperazione in una serie di settori, fra cui l'energia e gli aspetti regolamentari. Il gruppo di lavoro esecutivo UE-USA istituito in tale occasione lavora già all’attuazione della dichiarazione congiunta.
8.Dichiarazione UE-Turchia
In seguito alla dichiarazione UE-Turchia, entrambe le parti si sono impegnate a fornire assistenza umanitaria ai rifugiati, in particolare a quelli che fuggono dalla guerra civile siriana. A causa della migliore gestione dei flussi migratori, nel 2018 gli arrivi nel Mediterraneo orientale sono diminuiti del 90 % rispetto al 2015. Parallelamente, l'UE ha fornito sostegno ai rifugiati in Turchia erogando 3 miliardi di € nel periodo 2016-2017 e ha già stanziato 1,2 miliardi di € di un nuovo finanziamento di 3 miliardi di € affinché questo sostegno di vitale importanza sia garantito anche in futuro.
9.Reinsediamento dei rifugiati e Fondo fiduciario regionale dell'UE
Dal 2015 oltre 50 000 persone fra le più vulnerabili, provenienti da tutto il mondo, hanno trovato rifugio nell’UE grazie all'aiuto offerto dai programmi di reinsediamento dell'Unione. Collaborando, gli Stati membri sono stati in grado di fornire assistenza alle regioni prioritarie, occupandosi dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia e dei rifugiati evacuati dalla Libia. Nell’ambito del nuovo meccanismo di reinsediamento volontario nell’UE di 50 000 persone proposto dal Presidente Juncker gli Stati membri hanno assunto l'anno scorso il più consistente impegno collettivo di reinsediamento nella storia dell'UE:
Per fornire istruzione, protezione, assistenza sanitaria e sostegno socioeconomico a oltre due milioni di siriani, il Fondo fiduciario regionale dell'UE ha mobilitato 1,5 miliardi di € destinati a finanziare 46 progetti in Iraq, Giordania, Libano e Turchia.
10.Sicurezza delle frontiere dell'UE
La nuova Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera prevede la mobilitazione di oltre 1 600 guardie di frontiera per contribuire al pattugliamento delle frontiere esterne dell'Unione in Bulgaria, Grecia, Italia e Spagna. La tappa successiva, ora che è stato raggiunto un accordo sulla proposta della Commissione, è quella di rafforzare ulteriormente l'Agenzia e di dotarla di attrezzature proprie e di un corpo permanente di 5 000 guardie di frontiera a partire dal 2021 e di 10 000 guardie di frontiera entro il 2027 al più tardi, nonché di un mandato potenziato per l'esecuzione dei rimpatri. Grazie a una serie di nuovi sistemi di informazione perfezionati e interoperabili, le nostre frontiere saranno allo stesso tempo più sicure e più facilmente transitabili per i viaggiatori. Il sistema di ingressi/uscite permetterà di accelerare le procedure di transito per i viaggiatori in buona fede e di individuare i casi sospetti, mentre il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi consentirà di effettuare controlli più efficaci prima del viaggio per i visitatori esenti dall'obbligo del visto. Per garantire la corretta applicazione delle norme, gli Stati membri si scambieranno tutte le informazioni pertinenti in tempo reale.
11.Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa e piano per gli investimenti esterni
Dotato di 4,2 miliardi di €, il fondo fiduciario di emergenza per l’Africa è uno degli strumenti più efficaci dell’UE per finanziare progetti collegati alla migrazione e affrontare le cause profonde della migrazione irregolare. Finora sono stati approvati 193 progetti di ampia portata, che vanno dallo sviluppo e dalla governance dell'economia all'assistenza sanitaria e alla migrazione, compresa l'assistenza di primo soccorso mirata destinata alle persone bisognose di protezione. Inoltre, il piano per gli investimenti esterni, sulla base delle esperienze del Fondo Juncker, dovrebbe mobilitare, entro il 2020, oltre 44 miliardi di € di investimenti pubblici e privati in Africa e nel vicinato dell'UE. Il piano per gli investimenti esterni e il suo fondo europeo per lo sviluppo sostenibile si concentrano sulla promozione degli investimenti in una serie di settori prioritari quali: energia pulita, finanziamento delle micro, piccole e medie imprese, agricoltura e digitalizzazione a favore dello sviluppo inclusivo.
12.RescEU, il nuovo strumento di protezione civile dell'UE
L'Unione europea ha affrontato un gran numero di catastrofi sempre più frequenti e complesse, che hanno causato perdite di vite umane e altre conseguenze dannose per i cittadini, le imprese, le comunità e l'ambiente. Nel 2018 quasi 100 persone sono morte a causa di catastrofi naturali in Europa e abbiamo assistito a incendi boschivi in alcune regioni europee che non erano mai state colpite. I costi economici delle catastrofi sono altissimi: nel 2016 in Europa i danni hanno quasi raggiunto i 10 miliardi di €. L'UE deve rispondere a questa sfida e proteggere meglio i suoi cittadini dalle catastrofi, aumentando e migliorando la prevenzione e la preparazione. Nel 2018, i paesi dell'UE hanno chiesto assistenza quasi 10 volte, principalmente a causa di incendi boschivi, assistenza medica e inquinamento marino. RescEU offre capacità di protezione civile alle persone colpite da catastrofi e bisognose di aiuto in Europa e nel resto del mondo. Questa riserva di risorse deve essere utilizzata quando i paesi necessitano di assistenza rapida per far fronte a una catastrofe. Tra le risorse figurano gli aerei antincendio e altri mezzi per far fronte a situazioni critiche, ad esempio le emergenze mediche. Nel 2017 e nel 2018 il meccanismo di protezione civile dell'UE è stato attivato 52 volte.
13.Regolamento generale sulla protezione dei dati
Il regolamento generale sulla protezione dei dati, entrato in vigore il 25 maggio 2018, ha non soltanto reso l'Europa adatta all'era digitale, ma rappresenta un nuovo standard generale in materia di riservatezza dei dati. Questa normativa unica e paneuropea tutela il diritto fondamentale dei cittadini alla protezione dei dati, consentendo ai singoli e alle imprese di cogliere appieno le opportunità del mercato unico digitale senza dover passare per 28 diverse e costose procedure burocratiche. I benefici previsti sono stimati a 2,3 miliardi di € all'anno.
I cittadini possono ora contare su diritti più solidi, ad esempio il diritto di accedere ai propri dati, il diritto di rettifica, il diritto all'oblio e il diritto alla portabilità dei dati. Prevedendo la possibilità di infliggere sanzioni severe, le nuove norme tutelano i cittadini europei dai rischi di utilizzo improprio dei loro dati personali, ad esempio nel contesto della campagna per le elezioni europee.
Per le imprese, la riforma fornisce chiarezza e coerenza alle norme che esse devono applicare e contribuisce a ripristinare la fiducia dei consumatori. Anche su scala internazionale, l'UE contribuisce a plasmare le norme in materia di riservatezza dei dati: con il Giappone essa ha creato la più grande zona al mondo di flusso libero e sicuro di dati, mentre Argentina, Uruguay, Canada, Messico, India, Israele, California e Nuova Zelanda hanno iniziato a lavorare su misure in materia di riservatezza ispirate alla nuove norme europee.
Tra maggio 2018 e gennaio 2019, le autorità per la protezione dei dati in Europa hanno ricevuto 95 180 denunce. Se le norme non vengono rispettate, possono essere imposte ammende, anche elevate: in Austria, un caffè in cui si effettuano scommesse sportive ha ricevuto una multa di 5 280 € per attività illegali di videosorveglianza; in Germania, un operatore di rete sociale ha dovuto pagare 20 000 € per non aver protetto i dati degli utenti e in Francia Google ha dovuto versare 50 milioni di € per non avere chiesto il consenso alla pubblicità.
14.La fine delle tariffe di roaming:
Dal 15 giugno 2017 tutti i cittadini europei possono chiamare, inviare messaggi di testo e utilizzare Internet mobile senza oneri aggiuntivi quando viaggiano nell'UE. La soppressione completa delle tariffe di roaming ha fatto seguito a un decennio di tagli drastici e progressivi dei prezzi, ispirati dalla proposta della Commissione sul roaming. Dal 2007 al 2016 le tariffe di roaming erano infatti calate di oltre il 90%. I cittadini europei hanno immediatamente beneficiato dei vantaggi offerti dal roaming a tariffa nazionale: l'uso dei dati mobili è cresciuto di 12 volte, mentre il numero di chiamate effettuate dai cittadini in viaggio è raddoppiato rispetto alle abitudini prevalenti prima del giugno 2017.
A partire dal 15 maggio 2019, i costi delle chiamate all'estero all'interno dell'UE si adegueranno, diminuendo drasticamente fino a un massimo di 19 centesimi al minuto per una chiamata e 6 centesimi per SMS, più IVA, ovverosia livelli fino a 10 volte inferiori rispetto al passato.
15.Riforma della direttiva sul distacco dei lavoratori e dell'Autorità europea del lavoro
Chi fa lo stesso lavoro nello stesso posto ha diritto alla stessa paga. Per garantire che questo principio di base, sancito dal pilastro europeo dei diritti sociali, si applichi anche ai più di 2 milioni di lavoratori temporaneamente distaccati in un altro Stato membro, sono state modificate le norme sul distacco dei lavoratori.
Per garantire che tutte le norme dell'UE in materia di mobilità dei lavoratori siano applicate in modo equo, semplice ed efficace è stato creato un nuovo organo europeo di controllo della loro applicazione. L'Autorità europea del lavoro favorirà la cooperazione tra i paesi dell'UE nell'applicazione transfrontaliera della pertinente normativa dell'Unione, anche agevolando le ispezioni congiunte. Essa faciliterà inoltre, per i cittadini e per i datori di lavoro, l’accesso alle informazioni sui loro diritti e sui loro obblighi, così come ai servizi competenti.
16.Procura europea
Con la partecipazione di 22 Stati membri, è in via di costituzione la Procura europea, che contribuirà a salvaguardare il denaro dei contribuenti dell’UE. Essa avrà il potere di svolgere indagini e di perseguire i reati che incidono sugli interessi finanziari dell’UE, quali l'uso improprio dei fondi dell'UE oppure le frodi transfrontaliere nel settore dell’IVA, che ogni anno costano ai contribuenti almeno 50 miliardi di € di mancati introiti ai bilanci nazionali. L'entrata in funzione della Procura europea rivoluzionerà il ruolo dell'UE in questo settore, offrendole per la prima volta uno strumento concreto d'intervento in materia di applicazione della legge.
La Commissione ha inoltre presentato un'iniziativa che prevede l'assegnazione alla Procura europea di un mandato supplementare per perseguire i reati di terrorismo transfrontaliero. Poiché il terrorismo non conosce frontiere, l'Europa deve essere in grado di perseguire i terroristi in modo più coordinato ed efficace.
17.Riforma della direttiva sul gas
La dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di gas naturale è in aumento. È probabile che questa tendenza si consolidi, a causa del calo della produzione interna di gas, che è solo parzialmente compensata dalla diminuzione della domanda di gas dovuta all'efficienza energetica e alle politiche di decarbonizzazione. Nel 2017 la percentuale delle importazioni nette di gas rispetto al consumo totale di gas nell'UE è stata pari al 74,4 %.
La riforma della direttiva sul gas garantisce che le stesse norme siano applicate in tutto il territorio dell'UE (terrestre e marittimo) e prevede una vigilanza efficace sull'applicazione delle norme del mercato interno dell'UE. Essa migliora la trasparenza e la cooperazione tra le autorità nazionali e rappresenta un importante passo in avanti verso un mercato interno dell'UE del gas ben funzionante, trasparente e competitivo, in cui tutti i fornitori agiscano sulla base delle medesime norme UE.
18.Cooperazione strutturata permanente e Fondo europeo per la difesa
Secondo le stime, l'assenza di cooperazione tra gli Stati membri nel settore della difesa costa ogni anno tra i 25 e i 100 miliardi di €. Nell'UE vi sono 178 sistemi d'armamento rispetto ai 30 presenti negli Stati Uniti, circostanza che rende la spesa per la difesa molto meno efficiente. Per questo motivo l’UE intensifica il suo ruolo di garante della sicurezza e della difesa verso la costruzione di un'Unione europea della difesa. Con la partecipazione di 25 Stati membri è stata avviata una cooperazione strutturata permanente (PESCO) con l'obiettivo di rafforzare la sicurezza e la difesa dell’Europa. Il Fondo europeo per la difesa è operativo e i primi progetti promuovono già gli investimenti transfrontalieri in tecnologie e materiali per la difesa all'avanguardia e totalmente interoperabili, in settori quali il software criptato e la tecnologia dei droni.
19.Accordo sulla Macedonia del Nord
Nel giugno 2018 Atene e Skopje hanno raggiunto un accordo bilaterale (l'"accordo di Prespa") sulla composizione delle controversie tra i rispettivi paesi, compresa la controversia relativa al nome, che ha risolto una delle vertenze di più lunga data della regione. Nel febbraio 2019 la Repubblica della Macedonia del Nord ha formalmente notificato all'UE l'entrata in vigore dell'accordo.
L'Unione europea ha sostenuto con vigore questo accordo storico, firmato dai primi ministri Tsipras e Zaev, a conclusione di negoziati condotti sotto l'egida delle Nazioni Unite. Ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro svolto dell'UE nel paese e i nuovi incentivi e stimoli offerti dalla strategia per i Balcani occidentali nel 2018. Per comporre una delle controversie più radicate della regione tutte le parti coinvolte hanno dovuto dar prova di coraggio politico, leadership e responsabilità. Entrambi i paesi hanno colto questa opportunità unica, che costituisce un esempio di riconciliazione per l'Europa nel suo insieme e darà ulteriore impulso alle prospettive europee della regione.
20.Riforma dell'iniziativa dei cittadini europei
Ad oggi oltre 9 milioni di europei hanno sostenuto l'iniziativa dei cittadini europei e la Commissione ha intrapreso azioni concrete, anche proponendo atti legislativi, per dar seguito alle iniziative che hanno raccolto almeno 1 milione di firme. La riforma delle norme renderà questo strumento partecipativo molto più accessibile ed agevole e per i cittadini risulterà più facile proporre le iniziative e sottoscriverle. Per fornire consulenza e consentire ai cittadini di tutta Europa di mettersi in contatto per preparare le loro iniziative è stata istituita una piattaforma collaborativa online. La Commissione fornirà inoltre un servizio gratuito agli organizzatori per la raccolta delle firme online.
ALLEGATO IV
Questioni in sospeso: le 10 principali questioni UE in attesa di accordo definitivo
1.Quadro finanziario pluriennale 2021-2027
Le proposte della Commissione relative al nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 presentate nei mesi di maggio e giugno 2018 gettano le basi per un bilancio a lungo termine più moderno ed efficiente, che aiuti l'UE a concentrarsi sulle priorità fondamentali.
Per ogni 4 € di bilancio, 1 € sarà speso per l'azione per il clima, mentre i programmi destinati ai giovani, come Erasmus, vedranno le loro dotazioni più che raddoppiate.
Le proposte presentate rappresentano una visione per l'Unione che vogliamo ma contengono anche i piani concreti per realizzarla. Il quadro si basa essenzialmente sul valore aggiunto offerto dall'UE e prevede investimenti ancora più cospicui nei settori in cui gli Stati membri non possono agire da soli o in cui risulta più efficace agire insieme. È per questo motivo che i finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, gli investimenti strategici europei, il mercato unico e i programmi spaziali riceveranno un totale di 187,4 miliardi di €, mentre i finanziamenti per l'azione esterna ammonteranno a 123 miliardi di €, i finanziamenti per i programmi relativi alla gestione delle frontiere e alla migrazione aumenteranno fino a 34,9 miliardi di € e la spesa per la sicurezza e la difesa sarà portata a 27,5 miliardi di €.
2.Riforma del sistema europeo comune di asilo
Negli ultimi anni l'Europa ha compiuto notevoli passi in avanti in materia di politica migratoria ed è riuscita ad uscire dalla crisi del 2015-2016. Risulta tuttavia ancora necessario creare un sistema di asilo pienamente efficace, umano e in grado di far fronte ad eventuali crisi future. Il sistema europeo comune di asilo prevede norme minime comuni per il trattamento di tutti i richiedenti asilo ed è costituito da un quadro giuridico comprendente tutti gli aspetti del procedimento di asilo e di un'agenzia di sostegno, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO). L'insieme delle proposte di riforma del sistema di asilo presentate dalla Commissione nei mesi di maggio e luglio 2016 prevedevano un equilibrio tra solidarietà e responsabilità. Tali misure andrebbero a vantaggio di coloro che cercano protezione grazie a condizioni più coerenti e a un processo decisionale più semplice e rapido. Esse ridurrebbero gli incentivi ai movimenti secondari, scoraggerebbero la caccia alle condizioni di asilo più vantaggiose (asylum shopping) e migliorerebbero l'efficacia dei rimpatri di coloro che non hanno il diritto di restare. Le norme che determinano quale paese dell'UE è competente per una domanda di asilo diventerebbero più chiare ed efficaci mentre il sistema di assistenza agli Stati membri soggetti a una pressione sproporzionata sarebbe più strutturato e prevedibile. La necessità di un sistema di asilo moderno e all'altezza delle pressioni future resta più che mai attuale.
3.e-Privacy
L'Europa è all'avanguardia nel mondo in materia di norme sulla protezione dei dati, ma le sue norme sulla privacy online sono decisamente superate: i servizi online possono leggere le nostre comunicazioni su Internet e condividerle senza il nostro consenso. Nel 2016, il 92 % degli europei intervistati in proposito ha dichiarato che la riservatezza delle loro e-mail e dei messaggi istantanei andrebbe garantita. La proposta presentata dalla Commissione il 10 gennaio 2017 garantirebbe tale protezione.
4.e-Evidence e prevenzione della diffusione di contenuti terroristici online
I criminali lasciano tracce digitali - nelle e-mail o nei documenti conservati nel cloud - che possono fungere da elementi di prove nei procedimenti giudiziari. La proposta presentata dalla Commissione il 17 aprile 2018 prevede nuove norme adattate al mondo digitale che renderebbero più facile e più rapido per le autorità di polizia e giudiziarie dei diversi Stati membri ottenere le prove necessarie per indagare, perseguire e condannare criminali e terroristi. Negli ultimi anni le grandi società di Internet, come Facebook, Twitter e Google, si sono sempre più impegnate a eliminare i contenuti terroristici online. Tuttavia, la portata della minaccia è superiore alle risposte adottate. La proposta della Commissione, presentata il 12 settembre 2018, garantirebbe un quadro giuridico chiaro e armonizzato per la prevenzione dell'uso improprio dei servizi di hosting per la diffusione di contenuti terroristici online, imponendo la rimozione automatica di tali contenuti entro un'ora.
5.Spazio Schengen — garantire sia la sicurezza che la libertà di circolazione
Le norme sul ripristino temporaneo dei controlli di frontiera all'interno dello spazio Schengen vanno aggiornate. La proposta della Commissione, del 27 settembre 2017, garantirebbe il giusto equilibrio tra la necessità di far fronte alle attuali minacce alla sicurezza interna e la garanzia che i controlli alle frontiere interne rimangano eccezionali e non limitino indebitamente la libera circolazione in Europa.
6.Norme fiscali moderne per un'economia moderna
La proposta della Commissione relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, presentata il 25 ottobre 2016, renderebbe più facile e meno oneroso operare nel mercato unico europeo. Essa avrebbe inoltre l'effetto di bloccare molte possibilità di elusione fiscale, contribuendo a creare condizioni di parità per le imprese multinazionali. Non si tratterebbe di introdurre aliquote d'imposta comuni: ogni paese dell'UE continuerebbe a decidere autonomamente. Le norme internazionali in materia di tassazione delle società risultano particolarmente obsolete quando riguardano i servizi digitali. La proposta della Commissione relativa a un'imposta sui servizi digitali, presentata il 21 marzo 2018, renderebbe più chiaro il principio che l'imposta va versata nel luogo in cui si realizza il profitto, anche se in tale luogo non si registra la presenza fisica delle grandi società tecnologiche. La proposta della Commissione relativa a uno spazio unico europeo dell'imposta sul valore aggiunto (IVA), presentata dalla Commissione il 18 gennaio 2018, renderebbe il sistema dell'IVA più resistente ai rischi di frodi, tutelando al contempo le entrate pubbliche.
7.Sistema europeo di assicurazione dei depositi e sostegno al Fondo di risoluzione unico
La proposta della Commissione relativa a un sistema europeo di assicurazione dei depositi, presentata il 17 novembre 2015, completerebbe l'Unione bancaria e costituirebbe un elemento essenziale di un sistema finanziario fondato su una moneta comune. Il sistema andrebbe ad integrare l'Unione economica e monetaria, migliorando la tutela dei clienti delle banche e rafforzando ulteriormente la stabilità e la resilienza del sistema finanziario nella zona euro e oltre. Il sostegno al Fondo di risoluzione unico - concordato in linea di principio ma non ancora operativo - aumenterebbe ulteriormente la fiducia nel sistema bancario dell'UE fornendo una linea di credito al Fondo e riducendo al minimo anche il rischio che i contribuenti debbano sostenere le banche in difficoltà. Il Fondo di risoluzione unico, pre-finanziato con i contributi delle banche della zona euro, ha un volume previsto di circa 55 miliardi di €. L'entità del sostegno corrisponderà a quella del Fondo.
8.Accesso all'acqua potabile sicura
La proposta della Commissione europea sull'acqua potabile, presentata il 1º febbraio 2018, è il risultato della prima iniziativa dei cittadini europei che ha avuto successo. Tale proposta migliorerebbe le condizioni di vita di circa due milioni di persone nell'UE. Attualmente, ogni anno circa il 5 % della popolazione dell'UE è soggetto al rischio di problemi di salute causati dall'acqua (anche se la situazione varia notevolmente tra i diversi paesi dell'UE). Il problema della scarsità delle risorse idriche interessa invece l'11 % della popolazione dell'UE. La proposta permetterebbe di ridurre la percentuale della popolazione dell'UE esposta a rischi per la salute a meno dell'1 % e garantirebbe l'accesso all'acqua per tutti. Un'acqua corrente più sicura ridurrebbe il consumo di acqua in bottiglia, premettendo al contempo di risparmiare denaro e di ridurre i rifiuti di plastica e le emissioni di CO2.
9.Riforma del coordinamento della sicurezza sociale
Nel 2017, 17 milioni di europei - pari al 3,3% della popolazione dell'UE - viveva o lavorava in uno Stato membro diverso dal proprio, un numero quasi doppio rispetto ad un decennio prima. L'interazione tra le disposizioni in materia di sicurezza sociale dei diversi paesi dell'UE è complessa e comporta un onere per i lavoratori, i datori di lavoro e le amministrazioni previdenziali. La proposta che la Commissione ha presentato il 13 dicembre 2016 renderebbe le norme più semplici e più eque.
10.Strumento per gli appalti internazionali
Ogni anno sul mercato mondiale degli appalti pubblici vengono concluse operazioni per 8 000 miliardi di €. Tuttavia, più della metà di tale mercato risulta precluso alle imprese dell'UE, che nei paesi terzi si aggiudicano soltanto contratti per 10 miliardi di €. L'apertura dei mercati non soltanto avrebbe ricadute positive sull'occupazione e la crescita in Europa, ma comporterebbe anche costi inferiori nei paesi interessati. La proposta riveduta della Commissione, presentata il 29 gennaio 2016, offrirebbe un nuovo strumento per contrastare il protezionismo di molti paesi extraeuropei — che prevede, come ultima ratio, la penalizzazione, nelle gare d'appalto nei paesi europei, delle imprese dei paesi che adottano misure protezionistiche.
ALLEGATO V
Dati numerici fondamentali dell'UE 2014-2019
Sostegno all’UE
2014
2019
50 %
62 %
240 milioni di persone lavorano nell'UE –rispetto a 228 milioni nel T4 2014
Il 62% dei cittadini è a favore dell'UE - rispetto
al 50 % di prima dell'insediamento dell'attuale
Commissione
Euro
175 milioni di persone in 60 paesi del mondo utilizzano l'euro o vi hanno agganciato le loro valute
Disoccupazione
2014
2019
10,6 %
6,4 %
6,4% di disoccupati nel marzo 2019 rispetto al 10,6 % del febbraio 2014
Crescita economica
Disoccupazione giovanile
21,7 %
14 %
6 anni di crescita ininterrotta
2014
2018
La disoccupazione giovanile dell'UE è diminuita passando dal 21,7 % del 2014 al 14 % della fine del 2018
Salari
Indicazioni geografiche
Dal 2014
+19 %
2014 - 2019
I salari sono diminuiti dopo la crisi, ma hanno registrato una forte tendenza al rialzo, in particolare dal 2017. Tra il 2014 e il 2019 i salari sono aumentati del 5,7 % nell'UE e del 3,9 % nella zona euro
2019
Dal 2014 altri 232 prodotti tra vini, bevande spiritose e prodotti alimentari (Choucroute d'Alsace - Francia, Salam de Sibiu - Romania, Cornish Pasty - UK) sono stati protetti dalle norme dell'UE contro la concorrenza sleale: un aumento del 19 %
Stabilità dei prezzi
1,7 %
dall'introduzione dell'euro nel 1999, l'inflazione media nella zona euro è stata dell'1,7 %
Esportazioni
36 milioni di posti di lavoro nell'UE - 1 su 7 - dipendono dalle esportazioni
Accordi commerciali
Nuovi accordi con 15 partner (+ 4 conclusi con altri 13 paesi)
Principale partner commerciale
UE
USA
20
L'UE è il principale partner commerciale e il 1º partner commerciale di 80 paesi, mentre gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale di soli 20 paesi.
Sostegno ai bambini in difficoltà
Dal 2014, i finanziamenti dell'UE hanno offerto opportunità di istruzione a oltre 6,5 milioni di bambini di 55 paesi esposti a conflitti e catastrofi
Un'amministrazione all'insegna della diversità
di genere
Attualmente, il 39,9 % delle posizioni dirigenziali della Commissione europea è occupato da donne, rispetto al 30 % nel novembre 2014: un aumento del 30 %
Migrazione
2015
2019
Maggiore utilizzo del sistema d’informazione Schengen
2014
2018
+200 %
-90 %
90 %
di riduzione degli arrivi irregolari dal 2015
I funzionari di polizia e le guardie di frontiera hanno consultato il sistema d'informazione Schengen più di 6 miliardi di volte nel 2018 — un aumento del 200 % rispetto al 2014. Ciò porta a 267,239 il numero di riscontri positivi rispetto a persone ricercate o oggetti di ricerca.
Consiglio europeo della ricerca
5 500 scienziati di altissimo livello sono stati finanziati dal Consiglio europeo della ricerca (CER) e 4 di essi sono stati insigniti del premio Nobel
Meccanismo di protezione civile dell'UE
2017-2018
Nel 2017 e 2018 il meccanismo di protezione civile dell'UE è stato attivato 52 volte
Emissioni di gas a effetto serra
Pesca sostenibile
2014 — 27 contingenti pescati in modo sostenibile
2019 — 59 contingenti pescati in modo sostenibile
diminuite del 22 % tra il 1990 e il 2017, a fronte del contemporaneo aumento del 58 % del prodotto interno lordo
Dal 2014 il numero di contingenti raccolti in modo sostenibile nell'Atlantico, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico è più che raddoppiato
Dialoghi con i cittadini
51
2012
Aumenta il numero delle iniziative dei cittadini europei registrate
2014
2019
registrate
non registrate
29
2014
33
2019
20
2014
4
2019
Aiuti umanitari dell’UE
130 milioni
L'UE è il primo donatore al mondo di aiuti allo sviluppo
meno di
UE con gli Stati membri
Erasmus
1987
2019 2021
2027
Dal 1987 il numero di studenti, apprendisti e insegnanti ha raggiunto i 10 milioni.
La Commissione ha proposto di raddoppiare la dotazione destinata a Erasmus per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE. Ciò dovrebbe consentirci di sostenere altri 12 milioni di persone tra il 2021 e il 2027.
COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 30.4.2019
COM(2019) 218 final
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE
L'Europa a maggio 2019 – Allestire un'Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo sempre più incerto
Contributo della Commissione europea alla riunione informale dei leader dell'UE a 27
del 9 maggio 2019 a Sibiu (Romania)
Prefazione
Nel mio discorso del 2017 sullo stato dell'Unione avevo suggerito che, per preparare il nostro futuro a 27 nell'ambito della tabella di marcia verso un'Unione più unita, più forte e più democratica, i leader europei si riunissero nella città rumena di Sibiu la quale, per la sua storia unica, rappresenta l'est e l'ovest dell'Europa, il suo passato e il suo futuro. Il nostro incontro del 9 maggio sarà l'occasione per dimostrare quello che un'Unione unita può realizzare in futuro, a pochi giorni dalle elezioni del Parlamento europeo che si terranno tra il 23 e il 26 maggio.
Le molteplici crisi degli ultimi cinque anni ci hanno messo a dura prova, ma ogni volta ne siamo usciti più forti. Durante tutto questo periodo ci siamo adoperati con costante impegno per tener fede alle promesse fatte cinque anni fa, quando i leader hanno elaborato, alla luce dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo, un'agenda strategica 2014-2019 a cui mi sono ispirato per definire in parallelo le 10 priorità politiche della mia Commissione.
All'epoca avevo dichiarato che quella era l'ultima possibilità di dimostrare agli europei che l'Unione lavora per loro. La Commissione che ho l'onore di presiedere ha vissuto a fondo questa missione, tenendo conto delle speranze, dei timori e delle aspettative degli europei. Siamo intervenuti sulle questioni più importanti: per rilanciare l'occupazione, la crescita e gli investimenti dopo la crisi, per rafforzare la solidarietà e la responsabilità nell'Unione o per garantire ai lavoratori la stessa retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso luogo.
Ora dobbiamo guardare avanti, imparando dalle nostre esperienze e prendendo le mosse dai nostri successi. Dobbiamo essere più ambiziosi e determinati che mai. I leader europei inizieranno a riflettere su questo a Sibiu, prima di concordare la prossima agenda strategica al Consiglio europeo di giugno. Il presente documento è il contributo della Commissione a questo processo.
Ogni generazione ha il dovere di cambiare in meglio il destino degli europei, di tener fede alla promessa permanente di pace, progresso e prosperità. Questa è stata la mia vocazione, che ha guidato il mio lavoro di tutta una vita e deve continuare a ispirare noi tutti in futuro. A Sibiu celebrerò, insieme ai 27 leader europei, la giornata dell'Europa, in cui ricorre l'anniversario della dichiarazione Schuman, orgoglioso del nostro passato ma ancora più determinato e fiducioso per il nostro futuro.
Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea
Introduzione
Il 9 maggio 2019 i leader dell'UE si riuniranno a Sibiu (Romania) per riflettere sulle aspirazioni politiche della nostra Unione e preparare l'"agenda strategica" per i prossimi cinque anni. Il vertice si terrà poco prima delle elezioni del Parlamento europeo, in cui più di 400 milioni di europei esprimeranno il loro voto in quello che rappresenta il più vasto esercizio transnazionale di democrazia al mondo. Saranno passati trent'anni dalla fine del comunismo e dalla caduta del muro di Berlino e quindici anni dall'allargamento senza precedenti della nostra Unione che ha posto fine alla dolorosa divisione del continente.
Oggi, malgrado le numerose sfide interne ed esterne, la nostra Unione garantisce pace, stabilità e prosperità in tutta Europa e al di là dei suoi confini. La nostra Unione difende strenuamente i suoi principi democratici, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, anche se si stanno facendo strada sempre più la voglia dell'uomo forte e le spinte sovraniste. La nostra storia comune ci permette di tener duro contro queste tendenze: questa qualità intrinseca del progetto europeo lo rende un modello unico che va salvaguardato.
Dopo anni di crisi l'Europa è in ripresa. In Europa lavorano 240 milioni di persone, un livello mai registrato prima. I consumatori e le imprese possono beneficiare di un mercato unico che offre loro una scelta più ampia e prezzi più bassi. La nostra moneta unica rafforzata ci protegge dalle turbolenze finanziarie. In nessuna altra parte del mondo si riesce a garantire come in Europa che tutte le fasce della popolazione usufruiscano dei benefici derivanti dalla nostra economia sociale di mercato. L'Europa si adopera per mantenere i propri cittadini in condizioni di sicurezza: nella gestione della migrazione, nella protezione delle frontiere e nella sicurezza sono stati conseguiti più risultati negli ultimi quattro anni che nel ventennio precedente. L'Europa è inoltre una potenza mondiale responsabile, che prende l'iniziativa nella lotta ai cambiamenti climatici, promuove la pace e lo sviluppo sostenibile a livello mondiale, sostiene il commercio libero ed equo e fissa i parametri in materia di diritti umani, condizioni di lavoro, sicurezza alimentare e protezione dei dati.
Con l'aggravarsi delle fratture e dell'instabilità nel mondo intorno a noi, non è mai stato così importante - ma anche così difficile - salvaguardare e consolidare i progressi compiuti finora. Ogni giorno si moltiplicano le sfide che noi europei dobbiamo fronteggiare collettivamente: i flussi migratori su scala mondiale, l'aumento delle pressioni competitive sui principali settori economici, le minacce accresciute per la nostra sicurezza e lo Stato di diritto, il ritmo dei cambiamenti demografici e tecnologici e i rischi ecologici sempre più gravi. Al tempo stesso, l'ordine internazionale basato su regole, che è stato così a lungo il baluardo indispensabile di un'Unione europea prospera e sicura, viene ora messo in discussione o persino attaccato deliberatamente da soggetti importanti.
Queste tendenze presentano molte opportunità ma anche altrettante sfide e servono da monito: la prosperità dell'Europa implica necessariamente un'azione collegiale degli Stati membri dell'UE. Soltanto uniti possiamo preservare lo stile di vita europeo, mantenere il pianeta su un percorso sostenibile e rafforzare l'influenza dell'Unione nel mondo. Solo con la forza che deriva dall'unità l'Europa potrà influenzare il corso degli eventi mondiali. Sibiu rappresenta quindi per i leader dell'UE l'opportunità di dimostrare la loro unità e offrire una nuova prospettiva al nostro continente, dimostrando di aver ascoltato le speranze, le preoccupazioni e le aspettative dei cittadini e di essere pronti ad agire fermamente e collegialmente per rispondervi.
Oggi la Commissione europea presenta una serie di raccomandazioni per la prossima agenda strategica che aiuterà l'Unione proprio in tal senso. Poiché la politica e la comunicazione sono due facce della stessa medaglia, formuliamo anche raccomandazioni su come migliorare la comunicazione sulle decisioni collettive al servizio dei cittadini e della democrazia in Europa. Sia le priorità che fissiamo sia il modo in cui le spieghiamo e in cui ci rivolgiamo ai cittadini europei saranno determinanti per rendere l'Unione più unita, più forte e più democratica.
Parte I - Il contributo della Commissione europea all'agenda strategica dell'UE 2019-2024
In un decennio di cambiamenti e sfide incessanti l'Europa ha dimostrato di essere in grado di tenere fede alla promessa di pace, prosperità e progresso per i suoi cittadini, smentendo le tante visioni pessimistiche. L'economia e la società europee sono uscite più forti dalle prove superate, anche se resta ancora molto da fare per garantire che i nostri cittadini si sentano protetti e al sicuro e che i benefici delle nostre politiche comuni siano condivisi in ogni parte della nostra Unione.
Questo compito è reso più arduo dalla crescente insicurezza e instabilità del mondo intorno a noi. Di fronte all'emergere di nuove potenze e con le vecchie potenze che sperimentano nuove strade, la cooperazione europea e un'integrazione mirata non sono mai state così importanti o urgenti.
In vista delle elezioni del Parlamento europeo del 23-26 maggio 2019 e del cambio di leadership politica nelle istituzioni dell'UE che ne scaturirà, sono maturi i tempi per definire nuovi orientamenti politici, nuove priorità e un rinnovato slancio riformista. Solo se l'Unione europea dimostrerà di saper rispondere alle sfide comuni il nostro continente potrà padroneggiare il mondo di domani. Solo se saremo in grado di concordare e attuare decisioni comuni in modo rapido ed efficace potremo soddisfare le aspettative dei cittadini. Sarà necessario l'impegno collegiale delle istituzioni dell'UE e di tutti gli Stati membri dell'Unione a livello nazionale, regionale e locale.
Nella sezione che segue si analizza la situazione in cui si trova l'Europa oggi e il modo in cui può adattarsi ai cambiamenti in corso e plasmare i cambiamenti futuri. Sulla base dell'esperienza acquisita negli ultimi cinque anni abbiamo quindi formulato una serie di raccomandazioni politiche per aiutarci a raggiungere tali obiettivi.
I.1 Situazione attuale dell'UE
Cinque anni fa il Consiglio europeo ha definito nelle linee generali l'agenda strategica per l'Unione in una fase di cambiamento
, che ha assunto forma più nitida con le 10 priorità politiche del Presidente Jean-Claude Juncker
, sviluppate durante la campagna elettorale e decise in dialogo con gli Stati membri e il Parlamento europeo. Le priorità riguardavano ciò che sta più a cuore agli europei: il rilancio dell'occupazione, della crescita e degli investimenti, il potenziamento dell'equità sociale, la gestione della migrazione, l'attenuazione delle minacce alla sicurezza, lo sfruttamento delle opportunità offerte dalla transizione digitale ed energetica, un ruolo più incisivo dell'UE a livello mondiale e il rafforzamento della trasparenza e della legittimità democratica.
Queste iniziative hanno prodotto risultati tangibili per i cittadini, nonostante alcune difficoltà impreviste che sono tuttora fonte di gravi problemi per l'Unione.
L'economia europea
L'ambizioso programma dell'UE per l'occupazione, la crescita e gli investimenti, insieme agli sforzi tesi all'approfondimento del mercato unico e alla politica monetaria accomodante della Banca centrale europea, hanno contribuito a una vigorosa ripresa economica. L'economia europea ha registrato una crescita per sei anni consecutivi. Attualmente lavorano in Europa 240 milioni di persone - cifra mai raggiunta prima - e la disoccupazione si attesta ai livelli più bassi di questo secolo, anche se rimane elevata in alcuni Stati membri, in particolare tra i giovani. Le finanze pubbliche hanno registrato un miglioramento generale. La povertà e l'esclusione sociale stanno diminuendo e si osserva una maggiore convergenza tra gli Stati membri, grazie soprattutto all'impatto positivo delle politiche strutturali e di investimento dell'UE. Un settore finanziario europeo più forte sostiene il credito e gli investimenti.
Gli Stati membri meno avanzati stanno recuperando il ritardo rispetto al resto dell'UE: tra il 2006 e il 2017 il loro prodotto interno lordo (PIL) pro capite è cresciuto a un tasso annuo del 4,5 % rispetto all'1,4 % negli Stati membri più avanzati.
Fonte: Commissione europea.
Dopo una contrazione dei salari a seguito della crisi, si registra attualmente una forte tendenza al rialzo sia per l'UE che per la zona euro, in particolare dal 2017. I salari dovrebbero aumentare ulteriormente nel 2019 in tutti gli Stati membri dell'UE, il che costituisce una solida base per il rafforzamento del consumo interno e, quindi, della crescita interna, meno condizionata dall'evoluzione della situazione esterna.
Il Fondo europeo per gli investimenti strategici, lanciato nel 2014 e noto come Fondo Juncker, ha consentito di generare quasi 400 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi, superando il suo obiettivo iniziale di più di 70 miliardi di euro. Il Fondo ha permesso di creare 750 000 posti di lavoro in Europa, ha migliorato l'accesso ai finanziamenti per 945 000 piccole e medie imprese e ha aumentato il PIL europeo dello 0,6 %. Esemplifica inoltre come utilizzare in modo innovativo e più efficiente il bilancio dell'UE per realizzare molteplici obiettivi strategici, quali l'innovazione, la lotta ai cambiamenti climatici, la connettività o un'occupazione di qualità.
Il sostegno pubblico all'euro non è mai stato così forte. La nostra moneta unica è uno strumento di protezione e di acquisizione di potere economico, con una forte posizione a livello mondiale. 175 milioni di persone in 60 paesi al di fuori della zona euro utilizzano la nostra moneta o vi hanno agganciato le loro valute locali. Ciò dipende anche dal fatto che l'euro è una valuta molto stabile che nei suoi primi venti anni di esistenza ha registrato un tasso di inflazione medio solo dell'1,7 %.
Una moneta forte presuppone una politica economica solida e sforzi costanti per attuare le riforme strutturali negli Stati membri. È la ragione per cui nel corso degli anni è stato rafforzato il meccanismo di coordinamento delle politiche economiche dell'UE, il cosiddetto "semestre europeo", introdotto nel 2011, che attualmente include anche raccomandazioni specifiche per la zona euro e una maggiore attenzione alle priorità sociali e alle esigenze di investimento a livello degli Stati membri. La Commissione ha anche iniziato a fornire sostegno tecnico per le riforme strutturali negli Stati membri, con oltre 700 progetti di riforma in 26 Stati membri che riguardano, ad esempio, la digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche o le moderne procedure di insolvenza. Investire nelle persone è un elemento fondamentale della resilienza dell'Europa e della sua crescita futura. In questa ottica, il Fondo sociale europeo ha aiutato più di 15 milioni di persone a sviluppare le competenze necessarie per il mercato del lavoro di oggi.
I rischi nel settore bancario sono diminuiti in modo significativo grazie a una vigilanza più rigorosa e al fatto che le banche dell'UE detengono attualmente molte più attività liquide e che le banche della zona euro hanno incrementato le loro riserve di capitale di 812 miliardi di euro dal 2014. La quantità di crediti deteriorati è ormai prossima ai livelli pre-crisi. Il Vertice euro del dicembre 2018 ha potuto quindi spianare la strada per le prossime fasi dell'Unione bancaria.
L'applicazione rigorosa delle norme dell'UE attraverso gli strumenti del mercato unico e la politica di concorrenza ha protetto i cittadini e le imprese, stimolando nel contempo la crescita e l'innovazione. In particolare, la Commissione ha adottato provvedimenti decisi ed efficaci per far fronte alle violazioni del diritto dell'UE, prendendo misure rigorose nei casi in cui tali violazioni non hanno potuto essere risolte attraverso il dialogo
. Questo approccio più strategico ha posto maggiormente l'attenzione sui problemi sistemici rispetto ai quali l'azione di attuazione della Commissione può davvero essere decisiva. Attualmente sono in corso oltre 1 500 procedure d'infrazione nei confronti degli Stati membri nel loro insieme, che la Commissione si sta adoperando per risolvere in collaborazione con le autorità nazionali, possibilmente senza dover adire la Corte di giustizia dell'Unione europea. Dal 2014 ad oggi si è trovata una soluzione per 500 casi d'infrazione l'anno, pari al 90 % del totale. Ciò dimostra il valore di una efficace interazione tra la Commissione e le autorità nazionali prima che subentri la fase giudiziaria spesso dispendiosa in termini di tempo.
Fonte: Commissione europea
La Commissione ha inoltre monitorato attentamente l'applicazione delle norme di concorrenza dell'UE frutto di accordo comune. Ogniqualvolta necessario, ha intrapreso un'azione risoluta nei confronti delle concentrazioni anticoncorrenziali, dei cartelli, degli abusi di posizione dominante o delle decisioni illegali in materia di aiuti di Stato. Tra il 2015 e il 2018, gli interventi della Commissione in materia di antitrust e di concentrazioni hanno fatto risparmiare ai consumatori un importo compreso tra 48 e 78 miliardi di euro. Ad esempio, nel 2016 e nel 2017 la Commissione ha inflitto un'ammenda pari a 3,8 miliardi di euro al cartello degli autocarri e nel 2018 ha imposto impegni vincolanti a Gazprom per consentire la libera circolazione del gas nell'Europa centrale e orientale a prezzi competitivi. L'applicazione del diritto delle concorrenza è stata fondamentale anche per garantire condizioni di parità sui mercati digitali dell'UE. Tra il 2017 e il 2019 la Commissione ha multato Google a tre riprese per violazione delle norme antitrust dell'UE per un importo totale pari a 8,25 miliardi di euro. Queste violazioni hanno impedito ad altre imprese la possibilità di competere in base ai propri meriti e di innovare, privando i consumatori europei dei vantaggi della concorrenza. Infine, anche gli interventi della Commissione nel settore degli aiuti di Stato hanno contribuito a garantire condizioni di concorrenza eque per tutti, compreso nel settore della fiscalità. Ad esempio, nell'agosto 2016 la Commissione ha constatato che Apple aveva ricevuto vantaggi fiscali illegali e ha imposto all'Irlanda di recuperare 14,3 miliardi di euro. Al tempo stesso la Commissione ha autorizzato la concessione di 1,75 miliardi di euro in aiuti di Stato da parte di quattro Stati membri a favore di un importante progetto di comune interesse europeo, al fine di favorire l'innovazione nel settore della microelettronica, nell'interesse di tutta l'economia europea.
Risultati dell'agenda strategica dell'UE 2014-2019
Si dice spesso che l'Unione è troppo divisa o troppo lenta nel produrre reali risultati politici. Queste critiche ignorano il fatto che l'UE non è uno Stato federale, bensì un sistema di governance a più livelli che comprende 28 democrazie a livello nazionale, al di sotto del quale si trovano spesso altri livelli democratici influenti, nonché una serie di processi democratici tra le istituzioni dell'UE. Per raggiungere un compromesso equo ed equilibrato occorre quindi spesso del tempo e la disponibilità di tutti a fare qualche concessione. È ovvio che le decisioni dell'UE siano spesso più lente da adottare rispetto a quelle dei singoli Stati. Tuttavia, malgrado l'unicità di questo sistema politico e le numerose difficoltà aggiuntive incontrate lungo il percorso, l'UE è riuscita a rispettare gli impegni presi nel 2014 nell'agenda strategica del Consiglio europeo e nelle dieci priorità politiche della Commissione Juncker.
Entro l'estate 2018 la Commissione Juncker aveva presentato tutte le proposte legislative per le quali si era impegnata a inizio mandato, formulandone in totale 471 nuove e portandone avanti 44 presentate dalle Commissioni precedenti. Di queste proposte, 348 sono state adottate da Parlamento europeo e Consiglio o ne hanno ottenuto l'accordo nel corso del mandato attuale. Ciò significa che in 348 casi l'Unione è stata in grado di decidere di comune accordo le iniziative da prendere per fare avanzare l'Europa. È significativo che nel 90 % circa dei casi il compromesso finale sia stato raggiunto per consenso dal Consiglio e quindi sostenuto da tutti i 28 Stati membri. Questo fenomeno si inquadra in una chiara tendenza: dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il numero di casi in cui viene raggiunto un consenso fra i 28 Stati membri cresce ogni anno
.
Negli ultimi cinque anni sono stati compiuti progressi significativi in tutti i settori. I 20 risultati principali figurano nell'allegato III, mentre l'allegato IV mostra le 10 principali proposte "in sospeso", ossia ancora all'esame presso il Parlamento e il Consiglio. Nell'elaborare la prossima agenda strategica occorrerà tener conto degli sviluppi politici elencati qui di seguito.
·L'UE è riuscita ad attuare la sua agenda strategica in modo più rapido ed efficace poiché la Commissione Juncker si è impegnata fin dall'inizio a legiferare meglio, sulla base dell'impegno assunto dal Presidente Juncker di rendere l'Unione "più grande e più ambiziosa sui temi importanti e più piccola e più modesta su aspetti meno rilevanti": un principio approvato in seguito dai leader europei nella dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017
. Questo metodo ha permesso di formulare un programma legislativo più mirato. All'inizio del suo mandato, segnando una discontinuità politica, la Commissione Juncker ha ritirato 100 proposte legislative in sospeso ereditate dalla precedente, e complessivamente ha formulato ogni anno il 75 % di proposte legislative in meno rispetto alla precedente Commissione. Ha inoltre cessato di presentare nuove proposte nell'estate 2018, permettendo così al Parlamento, al Consiglio e alla Commissione di dedicare tutte le loro energie al completamento delle procedure legislative in corso. La creazione della carica di Primo vicepresidente responsabile per la Qualità della legislazione - e la nomina di Frans Timmermans per questo ruolo impegnativo -, il rafforzamento della funzione di coordinamento esercitata dal segretariato generale della Commissione, la creazione del comitato indipendente per il controllo normativo e l'operato della Task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per "fare meno in modo più efficiente"
sono state le innovazioni cruciali che hanno contribuito ad attuare e applicare il principio della "grandezza sui temi importanti" enunciato dal Presidente Juncker.
·Nel mercato unico digitale i successi registrati dall'UE nel corso degli ultimi cinque anni sono stati di particolare rilievo. Liberati dalle tariffe di roaming, i cittadini che si recano in un altro paese dell'Unione usano adesso una quantità di dati mobili 12 volte superiore al passato e non sono più soggetti in modo ingiustificato a blocchi dei servizi online basati sulla posizione geografica. In più, sono state stabilite nuove norme sul diritto d'autore adatte all'era digitale che garantiranno un'equa remunerazione per i creatori e rafforzeranno i diritti degli utenti e le responsabilità delle piattaforme. Grazie alle nuove regole sulla portabilità adottate nell'aprile 2018, i cittadini potranno portare con sé i loro abbonamenti televisivi o a servizi in streaming in qualunque luogo dell'UE; il 49 % degli abbonati ha già approfittato di questa possibilità nel primo anno dall'entrata in vigore della normativa. Delle 30 proposte presentate dalla Commissione per completare il mercato unico digitale, 28 sono state adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio e soltanto due, quelle relative alla e‑privacy e al centro e alla rete di competenza sulla cibersicurezza, rimangono in attesa di adozione.
Fine dei sovrapprezzi di roaming per chi si sposta nell'UE
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CRONOLOGIA
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2007
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2012
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2015
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2016
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2017
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2008
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2012
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2015
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2016
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2017
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2007
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2012
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2015
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2016
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2017
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Prezzo nazionale
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Prezzo nazionale
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Prezzo nazionale
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Prezzo nazionale
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Prezzo nazionale
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0,49 €
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0,29 €
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0,19 €
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+ fino a 0,05 €
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0,28 €
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0,09 €
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0,06 €
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+ fino a 0,02 €
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6,00 €
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0,7 €
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0,2 €
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+ fino a 0,05 €
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Fonte: Commissione europea.
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·Nell'azione per il clima, nella politica energetica e nell'economia circolare sono stati compiuti notevoli progressi. L'UE ha svolto un ruolo centrale nel negoziare l'accordo di Parigi del 2015 e con la sua ratifica ha permesso che entrasse in vigore. La transizione dell'Europa verso l'energia pulita è ormai ben avviata. Ad esempio, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato tutte le misure del pacchetto "Energia pulita per tutti gli europei", che promuoveranno la transizione verso fonti energetiche rinnovabili, rafforzeranno l'efficienza energetica e renderanno più connesso il mercato europeo dell'energia. Per onorare gli impegni assunti con l'accordo di Parigi, l'UE ridurrà le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 % entro il 2030. Iniziative dell'UE quali la strategia per la plastica e il divieto dei prodotti di plastica monouso fanno dell'Europa un precursore a livello mondiale nella transizione verso un'economia realmente circolare. L'impegno profuso per diversificare le importazioni energetiche e per rafforzare il mercato comune dell'energia dell'UE comincia a portare i suoi frutti. Se all'inizio dell'attuale mandato sei Stati membri (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia e Svezia) dipendevano completamente da un unico fornitore di gas, oggi soltanto la Finlandia rimane in questa situazione, ma il gas rappresenta una parte limitata del suo mix energetico complessivo. Questa evoluzione ci renderà meno dipendenti dalle importazioni di energia, promuoverà la transizione energetica e ci aiuterà a conseguire i nostri obiettivi in materia di clima.
·In settori apparentemente controversi l'UE è stata in grado di progredire considerevolmente negli ultimi cinque anni. Nella politica sociale l'Unione ha agito in modo unito e determinato affinché il suo mercato del lavoro e le sue istituzioni previdenziali siano in grado di affrontare le sfide future e sostengano pienamente la nostra economia sociale di mercato. Delle 25 proposte presentate dalla Commissione - dalla riforma della direttiva sul distacco dei lavoratori all'Autorità europea del lavoro, fino all'atto europeo sull'accessibilità e all'equilibrio tra vita professionale e vita privata, alle migliori condizioni di lavoro e all'accesso alla protezione sociale - 24 sono state approvate; rimane in sospeso soltanto la proposta sulla riforma del coordinamento della sicurezza sociale. Il pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione a Göteborg il 17 novembre 2017
, è concepito come bussola per un rinnovato processo di convergenza verso migliori condizioni di lavoro e di vita in tutto il continente. È progredito anche il settore fiscale: 14 delle 21 proposte presentate dalla Commissione sono state approvate, tra cui quelle sulla trasparenza fiscale, sulla lotta all'elusione e sull'imposta sul valore aggiunto. Restano in sospeso altre importanti proposte, come quelle sulla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e sulla tassazione del digitale.
·Tra le proposte in sospeso, 57 riguardano il prossimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027) e i programmi di spesa relativi a diversi settori. Tutte queste proposte, presentate dalla Commissione a maggio e giugno 2018, sono ancora in sospeso, anche se su 11 di esse è stato raggiunto un accordo parziale tra il Parlamento europeo e il Consiglio: occorre infatti un accordo sul quadro complessivo prima che possano essere finalizzati i singoli programmi settoriali. Il Consiglio europeo di dicembre 2018 ha concluso che dovrebbe essere raggiunto un accordo entro l'autunno 2019.
·Investire nelle persone è una priorità dell'attuale agenda strategica. Il programma Erasmus+ e i suoi precursori hanno già offerto a 10 milioni di persone l'opportunità di studiare, seguire una formazione o svolgere un'attività di volontariato all'estero. Creato poco più di due anni fa, il Corpo europeo di solidarietà ha mostrato il livello di impegno e di senso civico dei giovani europei: più di 120 000 hanno manifestato interesse e circa 14 000 hanno già cominciato un'attività di volontariato, cifra che dovrebbe salire a 23 000 entro la fine del 2019.
·Copernicus e Galileo, i servizi spaziali dell'UE di osservazione della terra e localizzazione, sono ormai operativi e avviati ad apportare vantaggi tangibili al mercato unico. Contribuiscono alla crescita economica e sostengono le nostre attività in settori quali i cambiamenti climatici, l'agricoltura, i mari, i trasporti, la digitalizzazione, la sorveglianza di frontiera, la sicurezza e la difesa. Il programma spaziale Galileo mantiene l'Europa nella corsa allo spazio e mostra l'autentico valore della sovranità europea: nessuno Stato membro, da solo, avrebbe potuto collocare in orbita 26 satelliti, di cui beneficiano attualmente oltre 700 milioni di utenti in tutto il mondo.
·L'Unione dei mercati dei capitali è fortemente progredita. Delle 13 proposte presentate dalla Commissione soltanto le due relative al crowdfounding e all'opponibilità ai terzi in materia di cessione di crediti sono ancora in sospeso. Il nuovo regolamento sul prospetto permetterà alle società, specialmente alle piccole e medie imprese, di raccogliere più facilmente fondi sui mercati di capitali. Il prodotto pensionistico individuale paneuropeo e le misure dirette a migliorare il mercato dell'Unione per gli investimenti transfrontalieri offrono ai cittadini nuove opportunità di risparmio e di investimento e contribuiscono a creare mercati più spessi e liquidi.
·Dal novembre 2014 l'UE ha concluso e iniziato ad attuare nuovi accordi commerciali equilibrati, tra i quali spiccano l'accordo di partenariato economico con il Giappone - il maggior accordo commerciale bilaterale mai concluso dall'Unione - e l'accordo economico e commerciale globale UE-Canada. Sono inoltre entrati in vigore accordi commerciali con altri 13 paesi. Nello stesso periodo l'UE ha concluso accordi commerciali con le Comunità dell'Africa orientale e occidentale, Singapore, il Vietnam e il Messico, ha avviato nuovi negoziati con l'Australia, il Cile, il Messico, la Nuova Zelanda e la Tunisia e prosegue i negoziati con il Mercosur, l'Indonesia, nonché con la Cina
per un accordo globale sugli investimenti. La maggiore trasparenza nei negoziati introdotta dalla Commissione Juncker si è rivelata cruciale per il loro successo.
·Per garantire condizioni generali di parità nel commercio mondiale, gli strumenti di difesa commerciale sono stati modernizzati in modo da permettere all'UE di reagire efficacemente alle pratiche commerciali sleali. Il nuovo meccanismo di cooperazione per il controllo degli investimenti esteri diretti ci aiuta a individuare i casi in cui gli investimenti esteri minacciano la nostra sicurezza. Soltanto tre delle 17 proposte nel settore commerciale sono in attesa di adozione (quelle relative alla protezione dalla normativa extraterritoriale, al controllo delle esportazioni di prodotti a duplice uso e agli appalti internazionali).
·Per proteggere il diritto fondamentale dei cittadini al rispetto della vita privata, l'UE ha fissato norme globali con il regolamento generale sulla protezione dei dati. Nell'intento di migliorare la sicurezza degli europei online e nel mondo reale, i paesi dell'UE cooperano adesso contro le frodi e le contraffazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti. Il regolamento sulla cibersicurezza ha introdotto certificati europei per i prodotti e i servizi connessi. Le nuove norme sulla lotta contro il terrorismo, sul codice di prenotazione per i viaggi aerei, sugli ingredienti per la fabbricazione delle bombe e sulle armi da fuoco contribuiscono a prevenire atti terroristici e criminali. La nuova Procura europea, in corso di istituzione con la cooperazione di 22 Stati membri, indagherà sui reati che coinvolgono fondi dell'UE o frodi transfrontaliere relative all'imposta sul valore aggiunto.
·L'azione dell'UE ha prodotto risultati tangibili in materia di migrazione, anche se non senza controversie, soprattutto sotto la pressione della crisi del 2015. L'intensificarsi della cooperazione con i paesi di origine e di transito tramite il quadro di partenariato ha aiutato l'Unione a concludere nuovi accordi di riammissione e sta aiutando i paesi terzi ad affrontare le cause profonde della migrazione. La dichiarazione UE-Turchia e la dotazione di 6 miliardi di euro a favore dello strumento dell'UE per i rifugiati in Turchia aiutano questo paese a ospitare quasi quattro milioni di rifugiati. Il dialogo dell'UE con la Turchia ha inoltre contribuito a diminuire gli attraversamenti irregolari e pericolosi della frontiera dell'UE e ha permesso di ridurre la perdita di vite umane in mare. Oggi il numero di arrivi irregolari è ritornato ai livelli precedenti alla crisi. Gli arrivi nel Mediterraneo centrale sono diminuiti dell'80 % rispetto al 2016 e quelli nel Mediterraneo orientale sono calati del 90 % rispetto ai picchi raggiunti nel 2015. Le operazioni dell'UE hanno aiutato a salvare 730 000 vite umane dal 2015. Grazie ai programmi di reinsediamento dell'UE oltre 50 000 persone tra le più vulnerabili nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale e subsahariana hanno ottenuto rifugio nell'Unione dal 2015. Grazie al meccanismo UE di ricollocazione di emergenza istituito dal Consiglio nel 2015, quasi 35 000 richiedenti asilo (tutti quelli che potevano beneficiarne) sono stati trasferiti dall'Italia e dalla Grecia in altri Stati membri dell'Unione. Il Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per l'Africa, con una dotazione di 4,2 miliardi di euro, sta contribuendo ad affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati e della migrazione irregolare e a gestire meglio la migrazione.
·Istituendo la guardia di frontiera e costiera europea e aumentandone la capacità a 5 000 guardie entro il 2021 e a 10 000 al più tardi entro il 2027, tutti gli Stati membri si sono assunti congiuntamente una responsabilità supplementare nella protezione delle frontiere esterne dell'Unione. Tali frontiere sono state inoltre rafforzate con l'introduzione di un sistema di ingressi/uscite e di un sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi.
·Con il programma rescEU l'Unione ha creato una riserva aggiuntiva di mezzi, compresi aerei ed elicotteri per interventi antincendio, per venire in aiuto degli Stati membri in caso di necessità. Il programma, inoltre, aumenta nettamente il sostegno finanziario (ad esempio per coprire i costi di adattamento e riparazione e i costi operativi) per i mezzi registrati nel pool europeo di protezione civile e favorisce lo scambio di informazioni transfrontaliero e la condivisione di conoscenze sulla prevenzione delle catastrofi. Migliora altresì il coordinamento con il Fondo di solidarietà dell'Unione europea, che ha aiutato le popolazioni di regioni colpite da catastrofi, versando più di 2 miliardi di euro dal novembre 2014.
·Malgrado la gravità delle sfide connesse alla migrazione e alla sicurezza, lo spazio Schengen di libera circolazione delle persone è stato mantenuto. Tuttavia, ad oggi vari Stati mantengono controlli temporanei alle frontiere interne, mettendo così in discussione il corretto funzionamento dello spazio Schengen a lungo termine, nonché i suoi vantaggi per i cittadini e l'economia dell'Europa. Per realizzare la tabella di marcia della Commissione "Ritorno a Schengen"
del marzo 2016 gli Stati membri devono continuare ad agire in modo determinato al fine di rafforzare la fiducia reciproca e ripristinare una situazione di frontiere interne aperte in tutta l'UE.
·L'UE ha assunto un ruolo più incisivo a livello mondiale. In particolare, ha potenziato il partenariato con l'Africa tramite l'alleanza Africa - Europa per gli investimenti e l'occupazione sostenibili del 2018. Mobilitando 44 miliardi di euro di investimenti fino al 2020, il piano europeo per gli investimenti esterni sta ottenendo risultati concreti in Africa e nei paesi del vicinato per quanto riguarda il sostegno alle riforme, gli investimenti in infrastrutture e il finanziamento delle piccole e medie imprese. L'UE ha inoltre rinnovato il suo impegno per portare stabilità nei paesi del vicinato e, con la sua politica di allargamento salda e credibile, esporta stabilità e promuove la trasformazione politica, economica e sociale nei Balcani occidentali. Questo programma ha ricevuto un nuovo impulso con la strategia dell'Unione per i Balcani occidentali del 2018.
·Dal 2014, sotto l'impulso del Presidente Juncker che ha assegnato alla difesa una posizione prioritaria nel suo programma politico, l'UE ha compiuto progressi senza precedenti nei settori della sicurezza e della difesa. La cooperazione strutturata permanente, che riunisce 25 Stati membri per approfondire la cooperazione in materia di difesa nel quadro dell'Unione, favorirà ulteriori progressi. Il Fondo europeo per la difesa recentemente stabilito e i programmi che lo hanno preceduto promuovono un'industria della difesa forte, innovativa ed efficiente e accrescono l'autonomia dell'UE.
·Nell'ambito dell'impegno per rendere il processo decisionale dell'UE più trasparente e responsabile, l'iniziativa dei cittadini europei è stata riformata e resa di più facile accesso. Il procedimento è stato semplificato e presenta ora una piattaforma collaborativa che offre un sostegno pratico agli organizzatori. Grazie a queste innovazioni, durante l'attuale mandato della Commissione le iniziative registrate sono aumentate del 14 % e quelle non registrate sono diminuite dell'80 % rispetto al periodo della Commissione precedente
.
·Nel corso dell'attuale mandato nessuna proposta della Commissione è stata respinta dal Consiglio, mentre due proposte sono state formalmente respinte dal Parlamento europeo: la prima introduceva nuove norme sugli organismi geneticamente modificati (OGM) che avrebbero autorizzato i singoli Stati membri a vietare alimenti e mangimi OGM nel loro territorio, la seconda stabiliva una riassegnazione di fondi (ad esempio fondi destinati allo sviluppo regionale, all'agricoltura o alla pesca) per aumentare il sostegno dell'Unione a riforme economiche strutturali. In altri casi, anche se non è stato espresso un rifiuto formale, i lavori si sono in pratica interrotti: tra gli esempi figurano una proposta di riforma destinata ad aumentare la trasparenza e la responsabilità dei comitati dei rappresentanti nazionali preposti alla supervisione delle competenze di esecuzione della Commissione (la cosiddetta "comitatologia"), di fatto bloccata in seno al Consiglio, e quella relativa alla carta elettronica europea dei servizi (che, senza essere mai stata votata dal Parlamento europeo in seduta plenaria, ha ricevuto l'opposizione della commissione parlamentare competente).
Una salda strategia mirata malgrado le difficoltà e i periodi di crisi
Negli ultimi cinque anni l'Unione europea, oltre a cercare di conseguire gli obiettivi previsti dalla sua agenda strategica, ha dovuto far fronte a diverse crisi, il che ha reso necessarie nuove forme di governance e gestione al suo livello. La Commissione ha anticipato questa esigenza modificando profondamente la propria struttura nel novembre 2014 e concentrandosi strategicamente su un numero ridotto di priorità e di proposte legislative. Incaricando i vicepresidenti di dirigere gruppi di progetto relativi a specifici settori connessi alle dieci priorità politiche e creando servizi e task force della Commissione incaricati di occuparsi delle nuove sfide, il Presidente Juncker ha permesso alla Commissione di realizzare l'agenda strategica dell'UE in modo efficace e comprensibile, abbattendo le divisioni tra settori e promuovendo una prospettiva politica più vasta e completa.
Evitata la "Grexit": nei primi mesi del suo mandato la Commissione Juncker ha dovuto affrontare una nuova crisi, quando la Grecia non è riuscita a completare il secondo programma e, per varie settimane, si è concretizzato il pericolo di una "Grexit". Per tutto il primo semestre del 2015 il Presidente Juncker, il Vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale e il Commissario per gli Affari economici e finanziari hanno negoziato senza interruzione con il nuovo governo greco, gli Stati membri della zona euro, il meccanismo europeo di stabilità, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale per preparare il terreno a un nuovo programma di sostegno alla stabilità, che è stato infine adottato in occasione del Vertice euro del 12-13 luglio 2015. Per la prima volta il programma è stato sottoposto dalla Commissione a una valutazione ex ante dell'impatto sociale. La Commissione ha elaborato un piano destinato ad aiutare la Grecia a stabilizzare l'economia e a ottimizzare l'uso dei fondi dell'UE per favorire l'occupazione, la crescita e gli investimenti. L'Unione ha mobilitato fino a 35 miliardi di euro per la Grecia nell'ambito di diversi programmi di finanziamento per il periodo 2014-2020, permettendo così al PIL greco di crescere di una percentuale stimata del 2 %. Mediante il nuovo servizio di assistenza per le riforme strutturali creato nel 2015, la Commissione ha inoltre allestito e coordinato un ampio sostegno tecnico per aiutare la Grecia a predisporre il sostegno amministrativo necessario per le riforme. Nel luglio 2015, in un momento critico, la Commissione ha contribuito a mobilitare, tramite un prestito a breve termine, un finanziamento ponte di 7 miliardi di euro nell'ambito del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, riuscendo così a impedire che la Grecia uscisse accidentalmente dalla zona euro. Nell'agosto 2018 la Grecia è emersa con successo dal programma triennale di sostegno alla stabilità, che le aveva fornito prestiti per un totale di 61,9 miliardi di euro sulla base dell'attuazione di un pacchetto globale di riforme senza precedenti. Adesso occorre mantenere questo slancio di riforma. Comunque sia, gli sforzi della popolazione greca, il sostegno della Commissione e la solidarietà degli altri 18 Stati membri della zona euro hanno messo fine una volta per tutte a ogni ipotesi di "Grexit".
Migrazione: nel 2015 è scoppiata la più grave crisi dei rifugiati alla quale il mondo abbia assistito dalla fine della seconda guerra mondiale, le cui ripercussioni per l'Unione europea sono state immediate e profonde. In previsione di questa sfida il Presidente Juncker ha nominato, per la prima volta, un Commissario per la Migrazione. Ha inoltre affidato al Primo vicepresidente il coordinamento di tutto l'operato necessario, a livello sia interno che esterno, coinvolgendo tutti i commissari e i direttori generali. Tale coordinamento, con la stretta collaborazione del Presidente Juncker, ha favorito l'attuazione coerente della dichiarazione UE-Turchia e la preparazione dei relativi vertici UE-Turchia. A partire dall'agenda europea sulla migrazione del 2015, l'UE ha adottato iniziative decisive in tre settori chiave: la collaborazione con i partner terzi, la protezione delle frontiere esterne e l'azione interna. Ha potenziato la capacità operativa per aiutare gli Stati membri a gestire la migrazione, rafforzando le sue agenzie e fornendo un sostegno operativo e finanziario rapido ed efficace agli Stati membri sotto pressione, specialmente la Grecia e l'Italia.
Tensioni commerciali: in un mondo caratterizzato da tensioni commerciali crescenti, la Commissione Juncker ha adottato a partire dal 2017 una serie di iniziative volte a rafforzare la legittimità e l'inclusività dei processi di negoziato e di adozione nella politica commerciale. Vengono pubblicati tutti i testi di negoziato: raccomandazioni per nuove autorizzazioni di negoziato, progetti di direttive di negoziato, proposte di testi di negoziato, relazioni sulle tornate di negoziato e risultati dei negoziati in corso. La Commissione ha creato un gruppo consultivo sugli accordi commerciali che le permetterà di dialogare con la società civile e di raccogliere più facilmente le diverse idee e prospettive di un ventaglio ampio ed equilibrato di portatori di interessi: sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, associazioni dei consumatori e altre organizzazioni non governative. Ha inoltre inaugurato una nuova strategia per i suoi accordi bilaterali in materia di commercio e investimenti: i negoziati di accordi commerciali riguardano settori di esclusiva competenza dell'UE, mentre i negoziati di accordi per la protezione degli investimenti riguardano sia settori di esclusiva competenza dell'UE, sia settori nei quali l'UE dispone di competenza concorrente con gli Stati membri. L'accordo di partenariato economico con il Giappone è stato il primo per il quale è stato seguito con successo questo metodo.
Il 25 luglio 2018 il Presidente Juncker e il Presidente Trump hanno deciso di avviare una nuova fase di stretta amicizia e forti relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l'UE e hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta UE-USA, nell'intento di evitare l'inasprimento delle tensioni commerciali e definire un programma positivo per il commercio transatlantico. Per portare avanti questo programma congiunto hanno deciso di istituire immediatamente un gruppo di lavoro esecutivo composto dei loro consiglieri più fidati. Nell'ambito della Commissione l'azione di questo gruppo è sostenuta da tutti i servizi e coordinata dal segretariato generale. Come conseguenza diretta, non sono stati imposti finora nuovi dazi e l'UE e gli USA stanno collaborando per eliminare tutti i dazi industriali esistenti e per migliorare la cooperazione. Nell'aprile 2019 il Consiglio ha dato mandato alla Commissione di negoziare un accordo sui dazi industriali e un accordo di valutazione della conformità con gli USA, attuando così la dichiarazione Juncker-Trump.
Sicurezza: all'indomani degli orribili attentati terroristici di Parigi del 2015 la Commissione ha adottato l'Agenda europea sulla sicurezza, nell'intento di guidare l'azione dell'UE in un contesto di sicurezza complesso e in rapida evoluzione. Nominando un Commissario per l'Unione della sicurezza, incaricato di coordinare il lavoro sulla sicurezza in tutti i settori con il sostegno di un'apposita task force composta di esperti di tutti i servizi competenti della Commissione, il Presidente Juncker ha introdotto un approccio coerente, efficace e trasversale. Le varie misure adottate mirano ad affrontare le sfide transfrontaliere del terrorismo e della criminalità organizzata migliorando lo scambio di informazioni, rafforzando la cibersicurezza e la cooperazione operativa tra le autorità di contrasto e con le agenzie dell'UE. Grazie alle nuove misure, le autorità di contrasto nazionali hanno inoltre ottenuto gli strumenti necessari per combattere efficacemente il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la criminalità informatica, ed è aumentata la resilienza dell'UE nei confronti di tali minacce.
Brexit: nel gennaio 2013 l'allora Primo ministro Cameron ha annunciato l'intenzione di organizzare un referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell'Unione europea. In risposta alla richiesta di una "nuova intesa" formulata dal Regno Unito nel novembre 2015, il Presidente Juncker ha istituito una task force della Commissione diretta da Jonathan Faull, un esperto direttore generale, per le "questioni strategiche relative al referendum nel Regno Unito", che ha elaborato per conto dell'UE nuove disposizioni sull'appartenenza del Regno Unito all'Unione. Questo lavoro ha permesso di adottare nel febbraio 2016 una nuova serie di disposizioni che rispondevano alle preoccupazioni del Regno Unito, tra cui una decisione giuridicamente vincolante dei capi di Stato o di governo dell'UE riuniti in sede di Consiglio europeo
. Le nuove disposizioni sono state approvate all'unanimità da tutti gli Stati membri dell'UE a 27 e dal Regno Unito. Nonostante questi sforzi, il 23 giugno 2016 il 51,9 % degli elettori ha votato a favore del recesso dall'UE, contro il 48,1 % a favore della permanenza del Regno Unito nell'UE.
In seguito al referendum, il Presidente Juncker ha immediatamente creato una task force della Commissione "Articolo 50" incaricata di preparare i negoziati da svolgere con il Regno Unito in prospettiva del suo recesso dall'Unione europea, e ha nominato Michel Barnier, ex Vicepresidente della Commissione ed ex ministro degli Affari esteri francese, capo della task force e capo negoziatore. Il Consiglio ha prontamente nominato la Commissione negoziatore dell'UE. I negoziati sono però iniziati solo nel giugno 2017 in quanto solo nel marzo 2017 il Regno Unito ha notificato formalmente, ai sensi dell'articolo 50 del trattato sull'Unione europea, la sua intenzione di lasciare l'Unione. Tale notifica è stata seguita in tempi brevi da elezioni politiche. È stato allora negoziato un accordo inteso a garantire un recesso ordinato del Regno Unito, insieme a una dichiarazione politica che ha definito i parametri di un partenariato ambizioso, ampio, approfondito e flessibile. La Commissione ha provveduto affinché i negoziati fossero sempre condotti nella piena trasparenza e in stretta cooperazione con gli Stati membri dell'UE a 27 e il Parlamento europeo. Sia l'accordo di recesso, sia la dichiarazione politica sulle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito hanno ricevuto il sostegno unanime di tutti gli Stati membri dell'UE a 27 e del governo del Regno Unito. Parallelamente ai negoziati la Commissione si è preparata, a partire dal dicembre 2017, alla possibilità di un mancato accordo. Nell'ambito del segretariato generale è stato istituito un "Gruppo sui preparativi per la Brexit" che ha redatto più di 90 avvisi ai portatori di interessi e 19 proposte legislative per assicurare che l'UE a 27 fosse preparata all'ipotesi, indesiderata ma possibile, di un recesso disordinato del Regno Unito dall'Unione.
Complessivamente la Commissione ha passato quattro mesi a negoziare nuove disposizioni con l'ex Primo ministro Cameron e 18 mesi a negoziare l'accordo di recesso e la dichiarazione politica con la Prima ministra May. Grazie alla creazione di gruppi specializzati in seno alla Commissione incaricati di trattare materie attinenti al Regno Unito, tali negoziati non hanno distolto l'attenzione dal lavoro svolto dall'UE per il suo programma positivo. Ciò ha permesso alla Commissione di concentrarsi completamente sull'attuazione dell'agenda strategica dell'UE senza subire le interferenze dei volubili negoziati sulla Brexit. Il Consiglio europeo ha sostenuto pienamente questo approccio. Come si legge al punto 27 degli orientamenti del Consiglio europeo (Articolo 50) del 29 aprile 2017 per i negoziati sulla Brexit, "[i]l Consiglio europeo resta determinato a portare avanti con ambizione le priorità che l'Unione si è prefissa. I negoziati con il Regno Unito saranno tenuti separati dalle attività in corso dell'Unione e non interferiranno con il loro avanzamento".
I.2 Le sfide dell'Europa nel contesto mondiale
Viviamo in un'epoca di transizioni. A livello mondiale, ci stiamo spostando verso un sistema multipolare nel quale devono convivere diversi interessi e diverse aspirazioni. Sotto il profilo economico, siamo esposti a una maggiore pressione su risorse sempre più limitate e alla crescita esponenziale della concorrenza internazionale. A questo si aggiungono le legittime aspirazioni di tutti di beneficiare della prosperità futura. Sul piano tecnologico ci stiamo orientando verso un modello in cui le capacità umane saranno sempre più valorizzate dalle macchine.
Le trasformazioni dell'economia e del mondo del lavoro, i cambiamenti climatici e l'evoluzione geopolitica stanno già modellando la nostra Unione e saranno i principali motori del nostro futuro; i leader non devono dimenticarlo quando verrà il momento di decidere, alla luce dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo, la portata delle nostre ambizioni e le nostre priorità per i prossimi cinque anni e oltre.
Dalle numerose sfide che interesseranno l'Europa nel medio e nel lungo periodo emergono quattro fenomeni. La nostra capacità di trasformarli da sfide in opportunità dipenderà dal modo in cui riusciremo ad anticiparli e a prepararci ad affrontarli.
Digitalizzazione
La digitalizzazione e le nuove tecnologie rivoluzioneranno il nostro modo di vivere e di lavorare. Si profileranno nuove opportunità soprattutto nei settori della sanità, della mobilità, dell'industria e della scienza, che racchiudono un enorme potenziale per la competitività e la crescita future dell'Europa. Al tempo stesso, la digitalizzazione comporta dei rischi, specialmente per quanto riguarda l'accentuarsi del divario in materia di competenze digitali e l'acuirsi del divario sociale e regionale all'interno dell'Europa.
I dati aumentano più rapidamente della capacità di elaborarli, cosicché l'intelligenza artificiale diventa sempre più importante per interpretare e sfruttare i flussi di dati. L'Europa si trova a competere con le altre regioni del mondo per controllare sia le tecnologie che i dati. Le imprese tecnologicamente avanzate, in particolare quelle di Stati Uniti e Cina, sono rapidamente diventate le imprese più grandi del pianeta e stanno plasmando le nuove catene mondiali del valore. I loro prodotti e servizi stanno ridefinendo il modo di vivere, lavorare e consumare degli europei.
All'Europa non mancano idee commerciali innovative nel settore digitale ma poche delle nostre imprese europee innovative si ampliano e si espandono in Europa o configurano questi nuovi mercati mondiali. Il livello di ambizione di altri grandi operatori, che spesso beneficiano di aiuti pubblici, di norme meno rigorose o di aliquote fiscali più basse, mette a rischio l'influenza dell'Europa sugli sviluppi tecnologici mondiali. Ciò si ripercuote sui nostri valori, sui nostri principi etici e sui nostri interessi riguardo a questioni quali l'economia, la sicurezza e la riservatezza dei dati e compromette la sicurezza della catena di approvvigionamento del comparto digitale.
Cambiamenti climatici e ambiente
Le conseguenze dei cambiamenti climatici si fanno sempre più evidenti e presentano crescenti rischi per la prosperità mondiale, il mantenimento del tenore di vita e la sicurezza. In Europa e in tutto il mondo cresce di giorno in giorno la richiesta perentoria di intervento, giacché gli effetti dei cambiamenti climatici e le misure adottate per farvi fronte sono avvertiti in maniera sempre più forte nella vita quotidiana di ciascuno. A tal fine occorrono misure strategiche determinate ma eque ed equilibrate.
Per realizzare le ambizioni dell'accordo di Parigi bisogna accelerare notevolmente la transizione verso l'energia pulita a livello mondiale. Saranno necessari ingenti investimenti e il settore finanziario dovrà fare la sua parte, ma non vi è utile maggiore di un pianeta pulito, di una minore dipendenza dalle importazioni di energia, di una crescita economica sostenibile e di una maggiore diffusione delle soluzioni basate sull'energia pulita e sull'efficienza energetica. Le imprese europee figurano tra le prime al mondo per quanto concerne le tecnologie pulite. Di conseguenza, se affrontati nel modo giusto, i cambiamenti climatici non rappresentano soltanto un problema da risolvere ma anche un'opportunità commerciale.
I cambiamenti climatici comportano altresì difficoltà e rischi per l'uguaglianza sociale, che devono essere affrontati al fine di garantire una transizione equa per i lavoratori e i cittadini, soprattutto nelle regioni carbonifere e ad alta intensità di carbonio. L'impatto economico, sociale e geopolitico della transizione a livello mondiale si ripercuoterà sui partenariati e sulla politica estera dell'UE.
Oltre alle questioni legate ai cambiamenti climatici e all'energia, l'esaurimento delle risorse naturali al di là dei limiti del nostro pianeta comporta una situazione di degrado ambientale e compromette la nostra capacità di soddisfare le esigenze delle generazioni future. Questo eccessivo sfruttamento delle risorse naturali minaccia altresì la nostra economia, che dipende dalle importazioni di materie prime. Per affrontare le sfide climatiche e ambientali dobbiamo passare infine a un'economia circolare, proteggere gli ecosistemi e la biodiversità, rendere sostenibile il nostro sistema alimentare e limitare la deforestazione.
Demografia e società
Gli effetti del cambiamento demografico saranno all'origine di alcune delle sfide più prevedibili che la nostra Unione e i suoi Stati membri dovranno affrontare a medio termine. Grazie all'elevata qualità della vita e al benessere generale, la speranza di vita degli europei continua ad aumentare. Entro il 2030 l'Europa sarà il primo tra i continenti a registrare un'età mediana di circa 45 anni. Pur rappresentando uno sviluppo estremamente positivo, questa maggiore speranza di vita mette sotto pressione l'assistenza sanitaria e i sistemi di previdenza sociale, solleva questioni senza precedenti in termini di equità intergenerazionale e avrà ripercussioni durature sulle nostre società nel loro insieme.
Al tempo stesso, un abbassamento generale del tasso di natalità determinerà probabilmente un calo della popolazione dell'UE entro il 2050. Se attualmente quest'ultima rappresenta il 6,7 % della popolazione mondiale, tale percentuale scenderà al 6,1 % nel 2030 e al 5,4 % nel 2050. La forte crescita demografica in altre parti del mondo, l'eterogeneità delle norme di previdenza sociale e le conseguenze dei cambiamenti climatici e dei conflitti rischiano di intensificare ulteriormente le pressioni migratorie dall'Africa e dal resto del mondo.
Un maggiore benessere e l'accesso a servizi di istruzione e riqualificazione o riconversione professionale, a servizi di previdenza sociale e a servizi pubblici di qualità e inclusivi figurano tra le grandi preoccupazioni dei cittadini europei. Non è facile garantire l'accesso ad alloggi popolari, a prezzi abbordabili ed efficienti sotto il profilo energetico. Circa il 10 % delle famiglie dell'UE spende oltre il 40 % del proprio reddito per l'alloggio.
Le disparità tra gli Stati membri in termini di benessere si stanno generalmente riducendo. L'Europa è di gran lunga il primo continente del mondo per quanto riguarda i progressi compiuti per ridurre le disuguaglianze.
Al tempo stesso, il divario tra i livelli di benessere rischia di accentuarsi all'interno degli Stati membri, in particolare tra le zone urbane e le regioni rurali più isolate. Nonostante le difficoltà che comporta, la modernizzazione economica offrirà opportunità per accelerare lo sviluppo regionale e la creazione di posti di lavoro. La tecnologia e l'automazione continueranno a cambiare radicalmente il nostro modo di lavorare, fabbricare prodotti e fornire servizi. Molti giovani europei svolgeranno professioni che attualmente non esistono e la maggior parte dei lavoratori dovrà cambiare occupazione e rinnovare le proprie competenze più volte durante la carriera.
Un mondo sempre più multipolare
L'Europa e il resto del mondo sono chiamati a far fronte a una situazione sempre più complessa e instabile sotto il profilo della sicurezza. Nuove potenze stanno cercando di affermarsi sulla scena mondiale, mentre quelle esistenti si ritirano dal sistema internazionale basato sulle regole o ne perturbano addirittura il funzionamento. L'ordine mondiale multilaterale basato sulle regole è messo a dura prova proprio in un momento in cui risulta più che mai necessario.
Negli ultimi anni, la situazione della sicurezza nell'Unione europea è cambiata radicalmente. Molte delle attuali sfide per la pace e la sicurezza in Europa derivano dall'instabilità dell'immediato vicinato dell'UE e dalle diverse forme assunte dalle minacce.
Con la diffusione delle tecnologie digitali, si fanno sempre più comuni le minacce ibride e le minacce alle infrastrutture critiche. Cresce il rischio di attività informatiche dolose e di campagne di disinformazione mirate condotte da soggetti stranieri allo scopo di influenzare il sostegno pubblico o compromettere le nostre democrazie.
È improbabile che la minaccia del terrorismo si allontani nel prossimo futuro. Tanto all'interno quanto all'esterno, sempre più gruppi si servono dei moderni canali di comunicazione per diffondere ideologie radicali che hanno l'effetto di dividere le nostre società e provocare instabilità in tutto il mondo. L'Europa dovrà dar prova di risolutezza nell'azione sia di prevenzione del terrorismo sia di sostegno alle vittime. I recenti attentati nello Sri Lanka e a Christchurch, in Nuova Zelanda, hanno dimostrato che internet svolge un ruolo centrale nell'aiutare le organizzazioni terroristiche a radicalizzare e reclutare cittadini e ad agevolare e dirigere le attività terroristiche. È essenziale che i contenuti terroristici online siano individuati e rimossi rapidamente; poiché tale operazione può essere efficace soltanto se realizzata a livello europeo e mondiale, la Commissione ha presentato proposte a al fine.
La concorrenza economica è in aumento anche nel vicinato dell'UE, in Africa e in tutto il mondo. Poiché le risorse primarie si fanno sempre più scarse, la concorrenza per accaparrarsi tali risorse, e in particolare l'acqua dolce o gli alimenti, rischiano di intensificare e accrescere le minacce alla sicurezza. La fragilità sociale ed economica che pervade il mondo, causata dell'incapacità o dalla riluttanza dei governi nazionali ad assicurare i servizi di base o l'uguaglianza sociale, alimenta ancor più l'instabilità e le minacce alla sicurezza. In questo contesto mondiale in rapida evoluzione, l'Europa e l'Africa in particolare hanno molto da guadagnare dal rafforzamento dei legami economici e politici. In un momento in cui altri soggetti mondiali rivolgono maggiore attenzione al continente, l'Europa collabora con l'Africa sulla base di un partenariato tra pari e dovrebbe cercare di aumentare ulteriormente gli investimenti e gli scambi commerciali.
Nel contempo, le dinamiche geopolitiche sottolineano il ruolo dell'Unione europea quale partner affidabile e stabile e quale promotore dell'ordine multilaterale per un numero crescente di paesi. L'Unione europea ha avuto, ad esempio, un ruolo determinante nella conclusione e nell'attuazione dell'accordo sul nucleare iraniano per contribuire alla stabilità e alla prosperità a lungo termine della regione. L'UE ha difeso l'ordine internazionale basato sulle regole reagendo con fermezza all'annessione della Crimea da parte della Russia e alla destabilizzazione dell'Ucraina orientale. Si è inoltre adoperata per portare stabilità, pace e sicurezza nella regione del Sahel, in Libia e in Afghanistan e ha sostenuto il ruolo delle Nazioni Unite, anche svolgendo un ruolo di primo piano nei negoziati internazionali sul clima che hanno portato all'accordo di Parigi e nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
I.3 Raccomandazioni politiche per la prossima agenda strategica
Nel marzo 2017, in vista del 60º anniversario dei trattati di Roma, la Commissione ha pubblicato il Libro bianco sul futuro dell'Europa
, che delinea cinque possibili scenari per il futuro dell'Unione a 27. Il Libro bianco ha dato avvio a un dibattito di ampio respiro sul tema, a cui ora possiamo ispirarci per individuare le principali priorità dell'agenda strategica 2019‑2024. La Commissione ha promosso attivamente la partecipazione dei cittadini, sviluppando nuove forme di dialogo e consultazione, rendendo il dibattito più flessibile e interattivo, portandolo online e rivolgendosi a un pubblico più ampio e diversificato.
Il futuro dell'Europa – Riflessioni e scenari per l'UE a 27 verso il 2025
(dal Libro bianco della Commissione sul futuro dell'Europa, marzo 2017)
Scenario 1 – Avanti così. I problemi vengono affrontati nel momento in cui si presentano e la normativa viene aggiornata di conseguenza. La velocità del processo decisionale dipende dalla capacità di superare le differenze di opinioni.
Scenario 2 – Solo il mercato unico. L'attenzione si concentra sull'approfondimento del mercato unico. In ambiti quali la migrazione, la sicurezza o la difesa, gli Stati membri dell'UE a 27 non collaborano più di quanto facciano ora.
Scenario 3 – Chi vuole di più fa di più. L'UE a 27 continua secondo la linea attuale, ma gli Stati membri che ambiscono a fare di più in determinati settori possono collaborare. Altri possono associarsi in un secondo tempo.
Scenario 4 – Fare meno in modo più efficiente. L'UE a 27 si concentra su un numero ristretto di priorità. In questi settori interviene con prontezza e dispone di strumenti efficaci per attuare e far rispettare le decisioni.
Scenario 5 – Fare molto di più insieme. Gli Stati membri decidono che le sfide si possono affrontare solo insieme e dedicano più tempo e risorse al processo decisionale collettivo in tutti gli ambiti. Le decisioni vengono adottate e applicate più rapidamente.
Centinaia di migliaia di cittadini di diverse nazionalità, età, religioni e convinzioni politiche hanno partecipato a quasi 1 600 dibattiti pubblici in municipi, università e altri luoghi in tutta l'Unione. Inoltre, più di 80 000 persone hanno risposto al questionario online sul futuro dell'Europa, elaborato da un gruppo di 96 cittadini europei.
I sondaggi di Eurobarometro confermano che negli ultimi anni, di fronte alle nuove sfide e al mutamento del contesto globale, le priorità dei cittadini sono cambiate.
Prendendo le mosse dai progressi compiuti dall'Unione negli ultimi anni, tenendo presente le opinioni dei cittadini e alla luce dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo, la definizione dell'agenda strategica dell'UE per il 2019-2024 è l'occasione perfetta per affrontare le sfide e raccogliere le opportunità che si profilano per l'Europa. In questo momento l'UE ha bisogno di nuovi obiettivi, ambiziosi, realistici e mirati, per il prossimo ciclo politico. Tutto ciò che facciamo dovrebbe contribuire a portare sulla via della sostenibilità l'economia, la società e l'ambiente europei. Se vogliamo un'Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo sempre più incerto, la Commissione ritiene che le azioni future debbano essere incentrate su cinque dimensioni. La Commissione ha anche pubblicato quattro comunicazioni sul rafforzamento dei poteri decisionali in settori strategici fondamentali
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Un'Europa che protegge
Il progetto europeo ha portato pace e prosperità per più di settant'anni grazie a un'attenta combinazione di azioni mirate civili e militari: è proprio questo approccio che rende l'Unione europea un attore della sicurezza mondiale unico nel suo genere. La pace globale richiede interventi allo stesso livello e l'UE – il progetto di pace di maggior successo di sempre – deve fare la propria parte senza tirarsi indietro. Abbiamo il dovere di contribuire, per quanto possibile, alla prevenzione dei conflitti violenti. Quando non è possibile, e quando sono in gioco i valori e gli interessi dell'UE, dobbiamo agire rapidamente e con decisione adottando un approccio integrato.
Dovremmo proseguire nel nostro impegno verso un'autentica ed efficace Unione europea della sicurezza. Il terrorismo e la sicurezza sono tra le principali preoccupazioni dei cittadini dell'UE. Data la natura sempre più transfrontaliera delle minacce, l'Unione è chiamata a svolgere un ruolo importante nel rafforzamento della sicurezza interna. Dobbiamo usare le risorse europee in modo più efficace, unendo gli sforzi di prevenzione e lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e informatica e le minacce ibride. La sicurezza dei cittadini può trarre beneficio anche dall'interoperabilità dei sistemi di informazione e dalla modernizzazione del quadro giuridico per la cooperazione, ad esempio con un miglioramento dell'accesso alle prove elettroniche.
Dovremmo aspirare a una vera Unione europea della difesa e consolidare le basi gettate negli ultimi anni affinché la cooperazione tra Stati membri in questo settore diventi la norma e non più l'eccezione. L'UE dovrebbe concentrarsi sugli ambiti in cui la cooperazione può produrre risultati tangibili, come la ricerca e l'industria della difesa, la difesa informatica, la mobilità militare e la gestione delle crisi ibride, nonché le missioni e le operazioni all'estero. Ciò consentirà all'Europa di assumersi una maggiore responsabilità della propria sicurezza, migliorare l'autonomia strategica e rafforzare così l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
Dobbiamo essere più proattivi nel gestire la migrazione, che richiede interventi di ampia portata a tutti i livelli e un approccio veramente unionale, basato sulla ripartizione della responsabilità e sulla solidarietà tra gli Stati membri. Un sistema di asilo funzionante deve essere in grado di riconoscere le esigenze e gli obblighi comuni, in modo che l'Europa possa adempiere alle proprie responsabilità nei confronti di chi davvero ha bisogno di protezione e rimpatriare rapidamente chi non ha il diritto di restare. Una protezione efficace delle frontiere esterne dell'UE non può prescindere da una guardia di frontiera e costiera europea pienamente operativa, che dovrebbe raggiungere il prima possibile (e comunque entro il 2027) l'obiettivo di 10 000 operatori. L'Europa deve continuare a promuovere una politica di integrazione a tutti i livelli, quanto mai necessaria per costruire società inclusive e coese. Al tempo stesso la gestione della migrazione è strettamente connessa alla necessità di tutelare, mediante norme affidabili e prevedibili, una grande conquista quale la libera circolazione all'interno dello spazio Schengen. Va poi riconosciuta l'importanza sempre più decisiva di un approccio coerente in materia di migrazione legale, dal momento che i percorsi legali come il reinsediamento disincentivano l'uso delle rotte della tratta verso l'Europa. La cooperazione con i paesi partner è essenziale per contrastare le cause profonde di questo fenomeno, aiutare i rifugiati, gestire i flussi migratori misti, lottare contro i trafficanti e garantire il funzionamento dei meccanismi di rimpatrio e riammissione. Al fine di fornire un'assistenza concreta alle popolazioni nei rispettivi paesi d'origine è fondamentale coordinare gli strumenti umanitari, politici e di sviluppo, come già auspicato dall'Alta rappresentante/vicepresidente della Commissione Federica Mogherini nella strategia globale dell'UE
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Un'Europa competitiva
Dobbiamo orientare la ricerca e l'innovazione verso la transizione ecologica, sociale ed economica e le sfide per la società che ne derivano. Dobbiamo anche fare leva sui punti di forza della scienza europea per assumere un ruolo guida nel campo dell'innovazione pionieristica e dirompente. Ciò significa adottare, a livello dell'UE, misure con obiettivi ambiziosi per le questioni che ci interessano quotidianamente, quali lo sviluppo delle competenze, la lotta contro il cancro, le emissioni nocive e lo stato degli oceani, compresa la problematica delle materie plastiche. L'UE, i suoi Stati membri e il settore industriale dovrebbero fare squadra negli investimenti e incanalare risorse finanziarie e competenze verso progetti di ricerca e innovazione all'avanguardia che vadano dalle risorse all'innovazione fino all'attuazione. La Commissione ha proposto di stanziare 100 miliardi di euro per la ricerca e l'innovazione nel prossimo bilancio dell'UE, mentre i fondi della politica di coesione dell'UE mobiliteranno un importo simile a sostegno dell'innovazione in tutte le regioni d'Europa. L'uso di questi fondi dovrebbe essere strettamente in linea con la nostra politica industriale e con le riforme individuate nel contesto del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche.
Bisogna investire nelle capacità digitali europee chiave per permettere all'Europa di diventare leader mondiale nella trasformazione digitale. Dobbiamo collaborare per incentivare l'intelligenza artificiale antropocentrica e "made in Europe", facendoci guidare dalla strategia della Commissione
e dal piano coordinato predisposto insieme agli Stati membri per promuovere lo sviluppo e l'utilizzo dell'intelligenza artificiale in Europa. Servono azioni congiunte in quattro ambiti fondamentali: aumento degli investimenti, accessibilità a un maggior numero di dati, promozione del talento e salvaguardia della fiducia. L'UE dovrebbe adottare e diffondere, sul piano interno e internazionale, approcci etici e antropocentrici alle tecnologie. Affinché l'Europa raggiunga il primato mondiale nello sviluppo e nell'applicazione di un'intelligenza artificiale all'avanguardia, etica e sicura, serve un coordinamento più stretto, a cui deve sommarsi l'obiettivo di costruire supercomputer europei d'eccellenza e di potenziare le capacità informatiche strategiche.
Il nostro futuro tecnologico e industriale va progettato in modo più strategico. Una politica industriale moderna creerà l'infrastruttura necessaria, incentiverà l'innovazione, agevolerà la diffusione delle nuove tecnologie, promuoverà un ecosistema normativo intelligente e sosterrà l'industria in generale. Dovrebbe basarsi sul mercato unico e concentrarsi sulle catene strategiche del valore
, ad esempio la produzione di batterie sostenibili in Europa. In questo contesto dovremmo essere pronti a intervenire immediatamente qualora le condizioni di parità siano falsate da concorrenti interni o esterni. L'Unione dovrebbe sviluppare nuovi strumenti per ovviare agli effetti distorsivi della proprietà statale e degli aiuti di Stato esteri, senza nulla togliere all'importanza delle norme dell'UE in materia di concorrenza, che restano il fondamento di una concorrenza leale a beneficio dei consumatori, della scelta e dell'innovazione: per fare i conti con gli ultimi sviluppi tecnologici, segnatamente la maggiore dipendenza dall'accesso ai dati in tutti i settori industriali, è importante mantenerle aggiornate
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Dobbiamo potenziare, modernizzare e attuare appieno tutti gli aspetti del mercato unico, lasciandoci alle spalle la distinzione artificiosa tra mercati tradizionali e digitali. Siamo tenuti a raccogliere i molteplici appelli del Consiglio europeo a completare e approfondire il mercato unico, in particolare nei settori più problematici; tra questi si annovera quello dei servizi, che rappresenta il 70 % del nostro PIL e in cui alcuni concorrenti ci stanno superando in termini di produttività. Un mercato unico approfondito, che integri una dimensione dedicata all'economia digitale e basata sulla protezione dei dati, consentirà alle imprese di crescere e commerciare a livello transfrontaliero. All'aumento della fiducia dei consumatori possono invece contribuire nuove norme per la loro tutela adeguate all'era digitale, una migliore protezione degli informatori e un'applicazione più efficace del diritto. L'applicazione della normativa in materia di concorrenza è fondamentale per aumentare la competitività globale delle imprese europee, incentivando gli investimenti e gli sforzi tesi all'ottimizzazione dei modelli aziendali. La modernizzazione del regime di imposizione societaria e sul valore aggiunto, infine, permetterà alle imprese di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico.
Occorre continuare a promuovere la crescita e garantire la prosperità sostenibile attraverso un ulteriore approfondimento dell'Unione economica e monetaria
e il rafforzamento delle riforme strutturali a livello nazionale. Con i nuovi paesi che probabilmente aderiranno alla moneta unica nei prossimi cinque anni, l'UE e la zona euro diventeranno poco a poco un'area monetaria comune a tutta l'Unione, come nelle intenzioni originarie. Dovremmo quindi consolidare ulteriormente il sistema bancario e accelerare l'integrazione dei mercati dei capitali. Un mercato europeo dei capitali liquido e spesso incoraggerà la condivisione del rischio tra privati, migliorerà la competitività e la resilienza dell'Unione e costituirà la colonna portante per il rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro. Dobbiamo anche realizzare ulteriori progressi in termini di convergenza tra le politiche economiche, di bilancio e sociali degli Stati membri. Una semplificazione del patto di stabilità e crescita potrebbe garantire maggiore trasparenza e conformità, agevolando al contempo la progressiva definizione di orientamenti di bilancio comuni nella zona euro
. Introdotta gradualmente, un'attività sicura europea rappresenterebbe un altro strumento di stabilizzazione utile per il completamento dell'Unione economica e monetaria. Un'iniziativa del genere richiederebbe un intervento parallelo sul trattamento normativo delle esposizioni sovrane.
Dobbiamo introdurre nel quadro finanziario pluriennale dell'UE uno strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro che incoraggi le riforme e gli investimenti, già proposto dalla Commissione e avallato al Vertice euro del dicembre 2018. In futuro, per completare l'Unione economica e monetaria avremo bisogno anche di una funzione di stabilizzazione in grado di rafforzare ulteriormente la nostra resilienza.
È necessario continuare a sostenere la trasformazione del mercato del lavoro europeo senza rinunciare all'equità. Serve un ulteriore miglioramento delle condizioni di lavoro e della salute e sicurezza sul lavoro. La mobilità dei lavoratori deve essere equa e gestita adeguatamente e le norme esistenti vanno applicate efficacemente. Dobbiamo sostenere gli Stati membri nell'adeguamento dei sistemi nazionali di istruzione e formazione al fine di garantire le competenze richieste dal mercato del lavoro odierno
. Di fronte a una società che invecchia e alle sfide della digitalizzazione sarà essenziale assicurare un'adeguata protezione sociale a tutti i lavoratori, investire nell'apprendimento permanente, nella formazione e nel perfezionamento della forza lavoro dell'UE e garantire pari opportunità.
Occorre definire un quadro normativo moderno e flessibile per i trasporti e la mobilità, in particolare quella connessa e automatizzata. È auspicabile completare lo spazio unico europeo dei trasporti per migliorare la connettività in tutta Europa. L'Europa dovrebbe assumere un ruolo guida nella definizione di nuove norme internazionali per una mobilità sicura, intelligente, sostenibile, solida e resiliente. La normativa dell'UE deve proteggere in modo efficace i nostri sistemi di trasporto dalle minacce emergenti e in costante evoluzione che minano la sicurezza della mobilità, quali gli attacchi informatici. Dobbiamo ridurre l'impatto ambientale e climatico dei nostri sistemi di trasporto: ciò significa passare con urgenza ai combustibili alternativi, rendendo ancora più stringenti le norme che disciplinano le emissioni di CO2, gli inquinanti e il rumore dei veicoli. Dovremmo anche adottare un approccio basato su un'economia realmente circolare e far fronte all'impatto sociale della transizione a trasporti più puliti e automatizzati.
Un'Europa equa
Abbiamo il dovere di proseguire nella realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione a novembre 2017. Dobbiamo superare le sfide sociali e le disuguaglianze, tanto nelle varie regioni e negli Stati membri quanto nei diversi comparti economici: all'origine della sensazione di non avere prospettive vi sono spesso proprio le disuguaglianze. Non possiamo accontentarci di creare più posti di lavoro, dovremmo ambire a crearne di qualità e a migliorare l'accesso alla protezione sociale, oltre a garantire pari accesso all'istruzione, alla formazione e all'apprendimento permanente di qualità. Andrebbero prese in considerazione anche altre possibilità, come la creazione graduale di un regime comune di riassicurazione contro la disoccupazione.
Inoltre, dobbiamo collaborare con gli Stati membri per conseguire l'inclusione e l'uguaglianza sociale, occupandoci tra le altre cose degli squilibri regionali, delle esigenze delle minoranze, delle questioni di genere e della sfida rappresentata dall'invecchiamento della popolazione. È noto che le disuguaglianze, tanto sociali quanto territoriali, sono spesso terreno fertile per un crescente senso di ingiustizia. Le istituzioni europee dovrebbero dare il buon esempio, segnatamente in relazione alle questioni di genere e alle pari opportunità per tutti.
È nostro compito sostenere e diffondere i valori condivisi e la fiducia reciproca su cui si fonda l'Unione europea, valori che sottendono le nostre politiche e promuovono un senso di appartenenza basato sulla nostra cultura comune. Si tratta di un aspetto che riveste particolare importanza nel caso dello stato di diritto, uno dei presupposti della democrazia e dei diritti fondamentali, per il buon funzionamento del mercato interno e per la cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni. Dobbiamo rafforzare ulteriormente la nostra capacità congiunta di salvaguardarlo e sostenerlo. A tal fine dobbiamo sviluppare una cultura dello stato di diritto in tutta l'UE, impegnarci a trovare soluzioni efficaci e affinare gli strumenti di cui disponiamo.
È d'obbligo proteggere i nostri diritti fondamentali nel mondo digitale. Le nuove tecnologie non sono e non devono essere sinonimo di nuovi valori. L'UE dovrebbe espandere la propria leadership in materia di protezione dei dati e della vita privata, trasformandola nel punto di forza di un modello di economia dei dati basata sui valori. Un solido quadro normativo dovrebbe affrontare proattivamente le questioni etiche e giuridiche legate all'intelligenza artificiale. Inoltre, la trasformazione digitale esige standard elevati di sicurezza informatica e protezione dei consumatori.
Abbiamo bisogno di una politica fiscale equa e moderna, adatta alle sfide dell'economia digitale e capace di garantire condizioni di parità per i giganti di internet, le piattaforme di vendita online e le imprese locali. La lotta contro l'evasione, la frode e l'elusione fiscali richiederà una cooperazione più intensa a livello internazionale e tra le autorità fiscali nazionali.
Dobbiamo promuovere un'assistenza sanitaria di qualità, accessibile e a prezzi ragionevoli puntando sulla digitalizzazione dei sistemi sanitari. Le norme UE sui prodotti farmaceutici dovrebbero stare al passo con gli sviluppi scientifici, permettere di contrastare la resistenza agli antimicrobici, colmare la carenza di farmaci e migliorare la disponibilità e l'accessibilità, anche economica, delle terapie. L'UE dovrebbe sostenere le iniziative degli Stati membri impegnati a rendere più efficaci, accessibili e resilienti i propri sistemi sanitari, anche mediante la digitalizzazione. Occorre poi affrontare la questione dei cosiddetti "deserti sanitari", vale a dire regioni dell'UE in cui si registra un calo del numero di medici altamente qualificati. In queste regioni è messo a rischio l'accesso ai servizi sanitari di base.
Dobbiamo agevolare l'accesso ad alloggi di qualità, efficienti sul piano energetico e a prezzi abbordabili per tutti in Europa, fornendo sostegno agli Stati membri allo scopo di garantire il funzionamento dei mercati dell'edilizia residenziale e un'offerta adeguata di alloggi sociali.
Un'Europa sostenibile
Particolare attenzione deve essere rivolta alla realizzazione di tutti i nostri obiettivi di sostenibilità, sia nell'UE sia a livello globale, in linea con l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dalle Nazioni Unite. Per raggiungere tali obiettivi dobbiamo modernizzare la nostra economia in modo da aderire a modelli sostenibili di consumo e di produzione, correggere gli squilibri del nostro sistema alimentare e immettere su un percorso sostenibile la mobilità, le modalità di produzione e uso dell'energia e la progettazione dei nostri edifici. Tutto ciò deve avvenire in un'ottica di equità sociale, senza lasciare indietro nessuno. È altresì necessario utilizzare l'istruzione, la scienza, i finanziamenti, la fiscalità e la governance di cui disponiamo per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Dobbiamo intensificare la lotta contro i cambiamenti climatici e invertire la tendenza al degrado ambientale, che minaccia la biodiversità terrestre e marina. È imperativo raggiungere gli obiettivi per il 2030 in materia di clima ed energia e tradurre in fatti la nostra ambiziosa strategia a lungo termine per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A tal fine la Commissione ha destinato il 25 % del futuro quadro finanziario pluriennale a investimenti a sostegno dell'azione per il clima. Bisogna arrestare e invertire la perdita di biodiversità, da un lato, e prevenire e attenuare meglio i rischi di catastrofi e patologie legate al clima, dall'altro, anche avvalendoci del nuovo meccanismo di protezione civile "rescEU". Questo approccio integrato alla sostenibilità dovrebbe essere coadiuvato da una politica agricola comune modernizzata.
Dobbiamo passare a un'economia circolare più efficiente sotto il profilo delle risorse, promuovendo la crescita "verde", la bioeconomia e le innovazioni sostenibili. Dovremmo fare di più per sostenere una condotta d'impresa responsabile, incoraggiare scelte sostenibili da parte dei consumatori e attirare finanziamenti privati da diverse fonti. Un nuovo piano d'azione per l'economia circolare incentrato sull'uso sostenibile delle risorse, soprattutto nei settori ad alta intensità di risorse e a impatto elevato, potrebbe avviare l'Europa su un percorso sostenibile e rispondere all'aspettativa dei cittadini di nutrirsi di alimenti sicuri, sani e a prezzo accessibile
. Una strategia tesa verso un ambizioso modello a inquinamento zero stimolerebbe l'innovazione in materia di alternative e sostituti più puliti, preservando l'aria, il suolo e i mari per le generazioni presenti e future.
Dobbiamo sfruttare al massimo le potenzialità dell'Unione dell'energia nelle grandi sfide ancora da vincere, tra cui la sicurezza energetica, i costi dell'energia per le famiglie e le imprese e l'impatto sui cambiamenti climatici. L'UE, che in tema di energia pulita può già vantare il quadro giuridico più avanzato fra quelli vigenti, dovrebbe ora concentrarsi sulla sua attuazione. Dovremmo proseguire gli sforzi volti alla diversificazione dell'approvvigionamento energetico e all'interconnessione delle reti energetiche nazionali, favorire la transizione a fonti di energia sostenibili e promuovere l'efficienza energetica. La tassazione dell'energia può sostenere la transizione all'energia pulita e contribuire a una crescita sostenibile e socialmente equa.
Un'Europa influente
In un mondo sempre più frammentario e multipolare, l'UE sarà chiamata a consolidare la propria posizione per garantire prosperità e sicurezza e per salvaguardare i propri valori. Questo implica uno sforzo collettivo: nessuno Stato membro può riuscirci da solo. Solo facendo fronte comune l'UE sarà in grado di plasmare il corso degli eventi mondiali e far sì che gli europei scrivano le regole invece di limitarsi a seguirle. È soltanto restando uniti che potremo proteggere il modo di vivere europeo di fronte a un'accanita concorrenza mondiale e difendere i nostri valori nel mondo.
Come sottolinea la strategia globale del giugno 2016, l'Europa deve affermarsi come leader globale grazie al sostegno convinto e coerente a un ordine mondiale multilaterale basato sulle regole, con al centro le Nazioni Unite. L'UE dovrebbe promuovere una governance mondiale informata ai valori fondamentali dei diritti umani, dello stato di diritto, dello sviluppo sostenibile, del multilateralismo e del rispetto del diritto umanitario internazionale.
Dovremmo sfruttare con più decisione la grande potenza economica dell'UE per promuovere i nostri interessi globali. Un'agenda commerciale aperta ed equa crea opportunità per le imprese e i cittadini europei, garantendo al contempo condizioni di parità sia nei rispettivi paesi sia all'estero. Le nostre priorità dovrebbero includere la tutela del sistema commerciale multilaterale che poggia sull'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), riformato per integrare le nuove realtà del commercio mondiale, e il potenziamento della cooperazione con i principali partner commerciali internazionali.
L'UE dovrebbe usare tutto il peso economico di cui dispone per migliorare le capacità nel settore delle sanzioni, rendendo più efficaci le misure che adotta e migliorando il proprio strumentario per proteggersi dagli effetti extraterritoriali delle sanzioni imposte unilateralmente da paesi terzi. Il rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro accrescerebbe la sovranità economica e monetaria dell'Europa, riducendo i costi e i rischi degli scambi internazionali e contribuendo alla stabilità finanziaria.
L'UE dovrebbe inoltre attribuire priorità allo sviluppo di relazioni solide con i vicini immediati, basate su un chiaro equilibrio tra diritti e doveri. In tale contesto si inserisce il sostegno alla trasformazione nei Balcani occidentali mediante una politica di allargamento credibile, in virtù della quale l'UE sarà tenuta a rispettare gli impegni presi. Dobbiamo anche contribuire a stabilizzare i nostri vicini orientali e meridionali, affrontando contestualmente le sfide comuni. L'UE dovrebbe intensificare i legami e l'interazione con l'Africa allo scopo di avvicinare i due continenti sul piano politico ed economico e di occuparsi delle sfide e degli interessi comuni. L'alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l'occupazione sostenibili, stretta a settembre 2018, va attuata integralmente affinché l'aumento del commercio e gli investimenti mirati – ivi compresi quelli nell'istruzione e nelle competenze adeguate – possano creare nuove opportunità e si instauri così un solido partenariato, improntato a un ordine internazionale basato su regole e valori.
Parte II – Una sfida unica per l'Europa: comunicare in modo efficace in tutto il continente in un'epoca di crescente frammentazione e disinformazione
In un mondo sempre più polarizzato e instabile, è nella sua unità e nei suoi valori condivisi che l'Europa troverà le risorse per superare le sfide che ha di fronte. Solo insieme possiamo rispondere efficacemente alle aspettative dei cittadini, che ambiscono a un'Unione che li protegga e dia loro forza. Questo però non basta: per poter prosperare l'Europa deve fondarsi sull'impegno attivo e sostenuto di coloro per i quali è costruita. Ciò richiede una comunicazione costante, onesta e trasparente sull'UE: cos'è, cosa fa, quali sono i suoi valori e come vengono prese le decisioni.
La comunicazione sull'Unione è una responsabilità condivisa delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale) e non deve essere sottovalutata né relegata in secondo piano. Il suo fine ultimo è consentire ai cittadini di fare scelte consapevoli e di partecipare pienamente alla democrazia europea: per questo si deve comunicare sull'Europa nelle lingue che i cittadini comprendono. La comunicazione multilingue è un tratto distintivo dell'UE e della sua diversità culturale.
Quando si recheranno alle urne tra il 23 e il 26 maggio 2019, gli europei dovranno potersi basare su fatti e prove concrete, oltre che sui programmi politici. Nell'attuale contesto mediatico e informativo, contrassegnato da una sempre maggiore frammentazione e polarizzazione e dal ruolo sempre più importante dei social media, questo non è tuttavia sempre così scontato. Nell'era digitale le informazioni sono più che mai facili da reperire e da generare: ciò offre grandi potenzialità di ampliamento e approfondimento del dibattito in tutta l'Unione, ma al tempo stesso comporta una serie di rischi e accresce la necessità di informazioni affidabili e accurate su cui basare le discussioni. Per garantire che ciò avvenga le istituzioni e gli Stati membri dell'UE devono agire insieme.
Nel corso del loro mandato le istituzioni dell'UE, e la Commissione Juncker in particolare, hanno cercato di comunicare in modo più politico e al tempo stesso più strategico. In questa sezione sono illustrati alcuni degli insegnamenti tratti da questa esperienza.
II.1 La comunicazione sull'UE è una responsabilità condivisa
L'Unione europea è anzitutto un'unione di persone e di valori, con un sistema unico di democrazia che interagisce con i sistemi democratici nazionali, regionali e locali di tutti gli Stati membri e li integra, oltre a collaborare direttamente con i cittadini e la società civile. Tutti coloro che hanno un interesse nel futuro dell'Europa hanno un ruolo da svolgere per spiegare cosa significa fare parte dell'Unione e chiarire quali sono i benefici o le conseguenze delle sue politiche e delle sue scelte.
Serve inoltre maggiore onestà nel riconoscere che la comunicazione sull'UE ai cittadini è una responsabilità condivisa di tutte le parti coinvolte nell'elaborazione delle politiche e nel processo decisionale. È il momento di abbandonare la tendenza a nazionalizzare i successi ed europeizzare i fallimenti e di provare invece a spiegare meglio le nostre decisioni e politiche comuni. Nessun sistema può sopravvivere se i suoi critici più accesi sono i corresponsabili della sua concezione. Le argomentazioni dei nazionalisti populisti si basano su una falsa dicotomia nazionale-europeo. Le istituzioni e gli Stati membri dell'UE devono rispondere con un'unica voce proponendo controargomentazioni solide che spieghino il ruolo fondamentale e i benefici dell'Unione.
Se vogliamo che i cittadini ripongano la loro fiducia nell'Europa, dobbiamo rispondere alle loro legittime preoccupazioni e aspettative. Gli europei sentono spesso di non essere adeguatamente informati in merito al lavoro dell'UE
. Perché questo cambi, la nostra comunicazione deve spiegare quale influenza ha l'Unione sulle vite dei cittadini e deve costruire e sviluppare una migliore comprensione del funzionamento dell'UE e delle questioni di sua competenza.
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La comunicazione deve essere integrata sin dall'inizio nell'elaborazione delle politiche: non può essere relegata in secondo piano né utilizzata al solo fine di renderle più attraenti.
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La comunicazione deve essere una conversazione bilaterale: prima bisogna ascoltare, poi partecipare.
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Deve essere fattuale – oltre a fare appello alle emozioni, deve basarsi sui dati – e adattata ai destinatari e deve utilizzare un linguaggio chiaro.
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La comunicazione dovrebbe partire dai nostri valori condivisi per poi concentrarsi sui risultati concreti delle politiche dell'UE per le persone nel luogo in cui vivono e sostenere la creazione di comunità
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Per essere compresa e condivisa, la buona politica ha bisogno di una buona comunicazione multilingue.
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La libertà e il pluralismo dei media sono e devono rimanere una pietra angolare dell'Unione, come sancito all'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali. I mezzi di comunicazione tradizionali – soprattutto la stampa brussellese, ma anche i media regionali e locali – sono partner essenziali per la comunicazione in merito alle attività dell'Unione. Il quotidiano briefing di mezzogiorno della Commissione consente ad oltre 1 000 giornalisti e rappresentanti dei media accreditati di quasi 60 paesi di tutto il mondo di porre domande sulle politiche e sulle decisioni dell'Unione. Insieme ad altri briefing, queste conferenze stampa intendono aiutare i giornalisti a inquadrare il dibattito dell'UE nelle discussioni nazionali in ciascuno degli Stati membri. I cittadini hanno più fiducia nella stampa tradizionale che nei social media come fonte indipendente di notizie e analisi sull'UE
. Eppure, il punto di osservazione privilegiato che i media brussellesi offrono è spesso offuscato o relegato ai margini da storie raccontate da una prospettiva fondamentalmente nazionale. Un continuo sostegno ai giornalisti e ai media specializzati con un punto di vista autenticamente europeo, unito a un discorso politico più europeo da parte dei leader nazionali, rimarrà fondamentale per la creazione di un vero "spazio pubblico europeo" per la discussione e il dibattito informati.
Comunicare l'Europa non è tuttavia compito di una singola istituzione o persona. Nel comunicare sull'Unione, le istituzioni dell'UE devono essere pienamente consapevoli del loro dovere di spiegare e giustificare il proprio lavoro in maniera completamente trasparente. Al contempo, esse non possono e non dovrebbero farsi carico da sole della difesa dell'Unione. Se da un lato la Commissione ha un ruolo specifico in quanto custode dei trattati e istituzione dotata del potere di iniziativa legislativa, dall'altro non ha, per risonanza o vicinanza, la stessa capacità che hanno i governi nazionali o regionali di comunicare con i loro cittadini, né può compensare le lacune in termini di informazione. Per comunicare le politiche dell'Unione è pertanto essenziale un forte impegno da parte delle altre istituzioni dell'UE e degli Stati membri a tutti i livelli.
Come sancito dai trattati, le decisioni dell'UE dovrebbero essere prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini
. Nonostante i notevoli progressi compiuti, sono essenziali più responsabilità e più chiarezza nel processo decisionale per garantire una maggiore titolarità congiunta dei risultati dei processi politici. Ciò contribuirebbe anche a dissipare la "leggenda della crisi" e la tendenza a concentrare la comunicazione principalmente sui punti di disaccordo. Le discussioni e il dibattito tra leader, governi, istituzioni e cittadini riguardo alle politiche dell'UE non sono sintomi di un conflitto, ma segni di una sana e forte partecipazione democratica. La costante necessità di raggiungere compromessi equilibrati e sostenibili è parte integrante della forma di governance che gli europei hanno scelto. È importante che tutti i soggetti coinvolti nel processo decisionale sottolineino questo aspetto.
Vi sono molti esempi positivi di istituzioni e di Stati membri dell'UE che collaborano per proiettare un'immagine di unità europea sulla scena mondiale. Nel 2015, ad esempio, la comunicazione sull'Anno europeo per lo sviluppo ha sottolineato l'impegno dell'Unione a favore degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, riunendo tutte le istituzioni dell'UE e la comunità delle organizzazioni non governative di sviluppo. La comunicazione e la sensibilizzazione del pubblico nei paesi terzi devono essere ulteriormente migliorate per promuovere gli interessi strategici dell'Unione.
L'accordo di libero scambio dell'UE con il Giappone è stato un altro esempio di fronte unito, nell'ambito del quale la Commissione, il Consiglio e i governi nazionali hanno comunicato attivamente i benefici dell'accordo. Questa Commissione ha deliberatamente scelto di pubblicare e rendere trasparenti tutti i mandati e i documenti negoziali, basandosi sugli insegnamenti appresi nel corso di negoziati precedenti, di cui è stata spesso pesantemente criticata la scarsa trasparenza.
Analogamente, nell'ambito della comunicazione della Commissione sul recesso del Regno Unito dall'Unione europea, i 27 Stati membri hanno ribadito un unico messaggio chiaro e semplice di unità e i negoziati sulla Brexit sono stati contrassegnati da un livello di apertura e trasparenza senza precedenti. La gestione della comunicazione in materia, principalmente attraverso un'apposita task force della Commissione, ha anche impedito che la Brexit dirottasse o contaminasse l'agenda positiva dell'Unione europea.
I vertici e le riunioni ad alto livello con i paesi terzi offrono alle istituzioni e agli Stati membri dell'UE una chiara occasione di mettere in luce il ruolo importante dell'Unione come generatore di cambiamenti positivi sia al suo interno sia all'esterno. Alla base di questo approccio vi è la trasparenza, attraverso la pubblicazione di documenti negoziali in altri settori strategici. Ne è stato un esempio il ruolo decisivo rivestito dall'UE nel raggiungimento dell'accordo sui cambiamenti climatici a Parigi nel dicembre 2015: l'approccio trasparente ha contribuito a garantire l'unità tra gli Stati membri e l'informazione e l'inclusione dei cittadini in tutte le fasi del processo.
I tanti esempi di questo tipo sono la prova del valore di una comunicazione coordinata e congiunta. Sono molti tuttavia anche gli insegnamenti che si possono trarre dalle occasioni in cui la nostra comunicazione non è stata altrettanto efficace. Gli sforzi dell'Unione in questo senso sono spesso minati da grande enfasi e risultati scarsi. Questo è tanto più evidente quando si esamina quante volte i leader dell'UE si sono impegnati nelle conclusioni del Consiglio europeo a completare il mercato unico digitale o l'Unione bancaria. D'altro canto, l'UE si è spesso anche resa colpevole di grandi risultati e scarsa enfasi: ne è un esempio eloquente la comunicazione sulla migrazione. Sebbene la "crisi migratoria in Europa" sia ancora al centro del dibattito pubblico e politico, la realtà e che gli arrivi nell'UE sono stati riportati ai livelli pre-crisi.
La comunicazione istituzionale dell'UE è inoltre spesso ostacolata dalla sua incapacità di competere con la persuasività delle voci nazionali o delle piattaforme online: nella riforma della normativa dell'Unione in materia di diritto d'autore, ad esempio, le istituzioni dell'UE hanno dovuto scontrarsi con potenti campagne di comunicazione e lobbying costruite contro la proposta di riforma nelle settimane immediatamente precedenti il voto decisivo in seno al Parlamento europeo. La mancanza di una risposta altrettanto vigorosa da parte dell'UE ha impedito di far conoscere ai cittadini le intenzioni e le motivazioni alla base della riforma, nonostante questa sia stata infine approvata con una maggioranza netta in Parlamento.
Per contrastare queste tendenze e colmare queste lacune, serve più comunicazione congiunta a livello nazionale. I leader dell'UE dovrebbero in particolare assicurare un migliore coordinamento quando comunicano i risultati dei negoziati e dei vertici al pubblico nazionale.
Vi sono inoltre tante altre opportunità di comunicazione congiunta che le istituzioni e gli Stati membri dell'UE dovrebbero cogliere lungo tutto l'arco del processo decisionale.
Tutti questi esempi evidenziano la necessità di coordinare meglio gli sforzi di comunicazione sull'Unione a livello europeo, nazionale, locale e regionale. La cooperazione tra le istituzioni dell'UE in materia di comunicazione è ben sviluppata, in particolare tra la Commissione e il Parlamento europeo. Con una dichiarazione congiunta firmata nel dicembre 2017, i servizi di comunicazione delle due istituzioni hanno concordato di collaborare e condividere le risorse nel periodo precedente le elezioni europee (con la
campagna www.stavoltavoto.eu
), riconoscendo la loro responsabilità condivisa di mobilitare e responsabilizzare i cittadini affinché prendano decisioni consapevoli sul futuro dell'Europa.
Questo approccio pragmatico ha forgiato una nuova cultura della collaborazione, superando le rivalità istituzionali per promuovere i benefici dell'Unione per i cittadini con un branding dell'UE. Analogamente, tutta la comunicazione visiva delle istituzioni dell'Unione sul 60° anniversario del trattato di Roma ha utilizzato il branding dell'UE anziché quello istituzionale.
Al di là delle prossime elezioni, il Parlamento e la Commissione dovrebbero intensificare la cooperazione tra gli Uffici di collegamento del primo e le rappresentanze negli Stati membri della seconda. Essi devono promuovere ulteriori sinergie nella loro comunicazione costante e combinare le loro attività di sensibilizzazione, prevedendo anche la partecipazione delle organizzazioni non governative, delle parti sociali, dei centri di informazione Europe Direct, di altre reti e del mondo accademico. Le rappresentanze della Commissione e gli Uffici di collegamento del Parlamento rendono più forti e tangibili la presenza e il marchio dell'UE grazie agli spazi condivisi nelle "Case d'Europa" in tutta l'Unione e alle strutture "Esperienza Europa", già operative in diversi Stati membri: quella di Helsinki, recentemente inaugurata, è già stata visitata da oltre 70 000 persone.
II.2 Un dialogo permanente con i cittadini
Coinvolgere costantemente i cittadini è essenziale per rafforzare l'identità e la democrazia europee e garantire una maggiore titolarità del progetto europeo. I commissari sono stati attivamente incoraggiati a partecipare ai dialoghi con i cittadini in tutta l'Unione.
Il coinvolgimento dei cittadini funzionerà solo come processo bidirezionale. Questi dialoghi costituiscono opportunità per presentare l'agenda politica della Commissione e, soprattutto, per ascoltare le idee e le aspettative dei cittadini. Le rappresentanze svolgono un ruolo fondamentale, in quanto "occhi, orecchie e voce" della Commissione sul campo, per garantire che tali dialoghi si adattino al contesto nazionale e locale.
Il libro bianco della Commissione europea sul futuro dell'Europa, del marzo 2017, ha dato un nuovo impulso a questo processo. Negli ultimi cinque anni centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a circa 1 600 dialoghi con i cittadini e consultazioni dei cittadini organizzati in tutta Europa dalla Commissione o con il suo aiuto. Da gennaio 2015 centinaia di deputati del Parlamento europeo e membri dei governi nazionali e regionali e i 28 membri della Commissione hanno partecipato ai dialoghi con i cittadini e alle consultazioni dei cittadini. Il Comitato delle regioni ha inoltre portato il dibattito nelle regioni nell'ambito dell'iniziativa "Riflettere sull'Europa", mentre il Comitato economico e sociale europeo ha coinvolto la società civile nei dialoghi sul futuro dell'Europa. Il sostegno esplicito del Presidente francese Macron a questa nuova forma di interazione ne ha accresciuto significativamente la visibilità.
La relazione della Commissione sui dialoghi con i cittadini e sulle consultazioni dei cittadini, pubblicata il 30 aprile 2019, conferma che la maggior parte dei cittadini considera l'Europa essenziale per affrontare le sfide globali, ma si aspetta che diventi più efficiente e trasparente
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Le principali aspettative dei cittadini nei confronti dell'UE
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Un'Europa che protegge: i cittadini si aspettano che l'UE ascolti le loro preoccupazioni e adotti misure a favore della salute e della sicurezza. Si aspettano di essere protetti dalla criminalità e tutelati in termini di diritti sociali.
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Affrontare la migrazione: i cittadini si aspettano che le politiche europee in materia di migrazione fermino la perdita di vite umane e, nel contempo, pongano fine alla migrazione irregolare.
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Un'economia dinamica: i cittadini si aspettano interventi intesi a sventare il pericolo di future crisi economiche. Si aspettano che l'UE porti prosperità, che cresca e che disciplini il settore tecnologico al fine di mantenere la propria posizione competitiva a livello globale. Vorrebbero che l'Unione desse priorità alla ricerca, all'innovazione e agli investimenti, dedicando un'attenzione particolare all'economia circolare e all'economia digitale.
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Lotta ai cambiamenti climatici e tutela dell'ambiente: i cittadini si aspettano che l'UE assuma un ruolo di guida a livello mondiale nell'azione per il clima e nella tutela dell'ambiente.
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Un'Europa dei valori – compresi la democrazia, la trasparenza e lo Stato di diritto: i cittadini si aspettano più informazioni sul processo decisionale dell'UE e maggiori canali di influenza. Si aspettano che l'Unione sia fedele ai suoi valori, compresi i principi fondanti della parità di genere e della non discriminazione.
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Una prospettiva per le giovani generazioni: i cittadini si aspettano che l'Europa offra migliori opportunità ai giovani, anche affrontando la disoccupazione giovanile e investendo nell'istruzione.
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Un'Europa più forte nel mondo: i cittadini si aspettano che l'Europa assuma un ruolo forte sulla scena mondiale, in nome dei propri principi.
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Nel corso dell'intero processo di dialogo, consultazione e dibattito, la Commissione ha tenuto conto delle attese dei cittadini e ha dato loro seguito: ad esempio nel novembre 2017, quando le istituzioni dell'UE hanno proclamato il pilastro europeo dei diritti sociali in risposta alle richieste diffuse di un'Europa più sociale, o ancora nel gennaio 2018, con l'adozione della prima strategia europea sulla plastica in risposta all'ampio sostegno pubblico a favore della transizione verso un'economia più circolare.
L'UE ha inoltre cercato di mettere in evidenza l'impatto tangibile delle sue politiche. In quest'ottica, la guardia di frontiera e costiera europea è stata inaugurata il 6 ottobre 2016 presso un valico di frontiera in Bulgaria: si è trattato di un messaggio chiaro rivolto alle persone che vivono in quella regione e le cui esistenze sono state maggiormente colpite dalla sfida migratoria globale. Resta tuttavia ancora molto da fare per rafforzare il sentimento di titolarità condivisa del progetto europeo da parte dei cittadini. In questo spirito, lo slancio impartito dai dialoghi con i cittadini e dalle consultazioni dei cittadini dovrà essere mantenuto anche con l'elezione del nuovo Parlamento europeo e l'insediamento della prossima Commissione.
I capi di Stato o di governo dell'UE hanno recentemente compiuto passi importanti in questa direzione. Per la prima volta, le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2018 hanno accolto con favore lo svolgimento dei dialoghi con i cittadini e delle consultazioni dei cittadini. I leader dell'UE li considerano "un'opportunità senza precedenti di coinvolgere i cittadini europei", che "potrebbe servire da fonte di ispirazione per ulteriori consultazioni e dialoghi"
. Le conclusioni hanno inoltre tracciato un collegamento diretto tra il coinvolgimento dei cittadini e la prossima agenda strategica dell'Unione europea, che sarà preparata nel corso della riunione informale dei leader dell'UE a 27 a Sibiu.
I risultati di tali dialoghi e consultazioni devono essere comunicati apertamente e confluire nell'elaborazione delle politiche. Ciò comporta la pubblicazione dei principali risultati di ciascun dialogo, la compilazione e l'analisi periodiche delle tendenze e la garanzia che esse siano prese in considerazione nella concezione delle politiche.
È altrettanto importante mettere a frutto l'enorme potenziale della comunicazione online per coinvolgere quotidianamente i cittadini, sia attraverso i social media e altri canali online, sia tramite il sito web Europa dell'UE, che nel 2018 ha contato oltre 200 milioni di visitatori unici.
Vi è margine per andare oltre i progressi compiuti negli ultimi anni, tra cui il portale "Di' la tua" sul sito web Europa, e consentire ai cittadini e alle parti interessate di trasmettere le proprie preoccupazioni e i propri interessi direttamente ai responsabili delle politiche e delle decisioni. Questi meccanismi dovranno anche essere più ampiamente pubblicizzati.
Per sostenere tali sforzi, è essenziale incoraggiare e assecondare una maggiore conoscenza generale della storia, del funzionamento e delle competenze dell'UE, anche attraverso i programmi di studio. L'istruzione e l'apprendimento hanno una funzione fondamentale da svolgere per spiegare e promuovere la comprensione dei diversi ruoli e compiti dell'Unione e degli Stati membri. Nel rispetto delle competenze di questi ultimi, l'UE dovrebbe mirare a creare partenariati con gli istituti di istruzione a livello nazionale e regionale per garantire che l'educazione civica europea diventi parte dell'apprendimento formale. L'apprendimento dell'Europa e della nostra storia comune promuoverebbe anche una migliore comprensione dei valori e dei diritti fondamentali dell'UE.
II.3 Un messaggio unificato attraverso la comunicazione istituzionale
Negli ultimi cinque anni le istituzioni dell'UE, in particolare la Commissione, hanno lavorato per ridurre la compartimentazione nella propria comunicazione. Affinché i cittadini percepiscano gli effetti positivi che l'UE ha sulle loro vite è necessario comunicare loro in modo chiaro e coerente i valori che l'UE rappresenta e i vantaggi derivanti dalle sue politiche e dai suoi interventi. Un approccio unificato alla comunicazione consente alle persone di vedere più chiaramente la rilevanza delle diverse politiche rispetto a una comunicazione scollegata relativa a singoli programmi e iniziative. È questo l'obiettivo della strategia di comunicazione istituzionale della Commissione: informare i cittadini in merito ai valori e agli interventi dell'UE, alle sfide e alle opportunità, e a come affrontarle insieme.
L'attuale Commissione si è concentrata principalmente sugli ambiti strategici in cui l'UE avrebbe potuto apportare benefici. Le dieci priorità politiche del Presidente Juncker presentate nel luglio 2014 erano accompagnate dall'impegno a spiegarne gli obiettivi con messaggi chiave chiari e coerenti. Le conseguenti campagne istituzionali, che illustrano i valori dell'UE e hanno un alto impatto emotivo, contribuiscono a trasmettere questi messaggi di portata generale.
Questo approccio si basa su una narrativa chiara e coerente che mostra i vantaggi per i cittadini sotto forma di narrazione. La narrazione è un potente strumento per attirare e coinvolgere i cittadini. Se una politica o una priorità politica non è spiegata né basata su esempi ed emozioni è improbabile che venga accolta nello stesso modo dai cittadini che ne sono coinvolti e interessati. Narrare la storia dell'UE in maniera più coinvolgente ed emotiva è un metodo di comunicazione più efficace rispetto alla mera esposizione di argomentazioni basate su fatti e dati concreti. Questo metodo è inoltre in linea con la natura dell'UE quale unione di valori e non solo di economie.
Con questo approccio ciascuna politica continua ad essere comunicata in modo mirato ai portatori di interessi all'interno di una narrativa positiva più ampia. Nel contempo la comunicazione istituzionale garantisce che i cittadini e i portatori di interessi ricevano messaggi chiari e diretti nella loro lingua, adattati alla loro età, alla loro cultura e al loro background, con un impiego sempre maggiore di infografiche, narrazioni visive e video che raccontano storie. Questo approccio razionalizzato ha consentito alla Commissione di proiettare una voce istituzionale europea.
La comunicazione istituzionale ha avuto un impatto tangibile e si è dimostrata efficace in termini di costi, essendo finanziata esclusivamente con risorse già esistenti. Mettendo in comune le risorse la Commissione è stata maggiormente in grado di interagire con i cittadini, migliorare la comprensione dei valori, delle priorità politiche e delle strategie dell'UE e incoraggiare il pubblico a partecipare attivamente alla definizione del futuro dell'UE. La valutazione e i riscontri ottenuti confermano l'efficienza, l'efficacia, la pertinenza e la coerenza di questo approccio. Dalla recente valutazione della campagna #InvestEU, che ha riguardato l'intera gamma dei fondi dell'UE dedicati alla promozione degli investimenti, emerge che in un solo anno la campagna ha raggiunto potenzialmente 240 milioni di contatti, con un aumento di 4-5 punti percentuali della percezione positiva dell'impatto dei finanziamenti dell'UE nelle regioni dell'Unione
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In risposta alle principali preoccupazioni dei cittadini la Commissione ha creato una narrazione incentrata sulle dieci priorità politiche del suo mandato. Tre campagne istituzionali pubbliche complementari hanno presentato i messaggi in modo creativo e innovativo per avviare un dialogo in tutta Europa sull'impatto dell'UE nelle vite quotidiane dei cittadini.
I temi della campagna sono stati scelti accuratamente, facendo sempre più ricorso ai social media, alla comunicazione audiovisiva e agli strumenti digitali:
InvestEU utilizza cento storie di vita reale per illustrare come gli investimenti dell'UE creano occupazione, migliorano la vita delle persone e rilanciano le comunità di tutta Europa,
EUandME si rivolge ai giovani europei per avviare un dialogo sui valori e i successi dell'UE attraverso una serie di cortometraggi e storie di giovani le cui vite sono state cambiate dall'UE, e
EUprotects mostra come "gli eroi della porta accanto" collaborano in tutta Europa per affrontare le preoccupazioni dei cittadini in materia di sicurezza, illustrando gli interventi dell'UE nell'ambito di sfide globali che non possono essere gestite a livello nazionale.
La Commissione sta anche organizzando una campagna istituzionale pilota in svariate zone rurali, concepita per illustrare il valore della cooperazione dell'UE nelle comunità più difficili da raggiungere. La campagna, che durerà 18 mesi, ha preso avvio nel marzo 2019 mediante riunioni con i portatori di interessi del mondo rurale e proseguirà in maggio con gruppi di riflessione, con l'obiettivo di definire i temi e i messaggi principali per ciascun paese; in seguito saranno lanciate attività di comunicazione su misura. La Commissione lancerà inoltre una campagna sulla cooperazione dell'UE con l'Africa, che si svolgerà parallelamente alle attuali attività di comunicazione relative a progetti e programmi specifici.
Riunite sotto la bandiera dell'UE, le campagne istituzionali spianano la strada alla collaborazione dei comunicatori dell'UE a tutti i livelli. I dipartimenti tematici della Commissione forniscono le conoscenze e le informazioni specialistiche che alimentano le campagne, mentre i gruppi di riflessione e di ricerca contribuiscono a garantire che a ciascun pubblico siano rivolti messaggi adeguati e le rappresentanze della Commissione adattano i contenuti agli interessi e alle sensibilità locali.
L'esperienza maturata con le campagne istituzionali durante il mandato dell'attuale Commissione ha dimostrato il forte impatto ottenuto rivolgendosi ai cittadini con una narrazione emotiva e messaggi su misura indirizzati ai diversi Stati membri e alle diverse regioni. La Commissione ha proposto di continuare ad applicare il metodo di comunicazione istituzionale nell'ambito del quadro finanziario pluriennale post 2020, individuando messaggi di comunicazione e priorità fondamentali nell'arco di diversi anni. Questo modello dovrebbe inoltre essere ulteriormente sviluppato per sostenere gli obiettivi strategici dell'Unione per il futuro.
Le altre istituzioni dell'UE sono invitate a sostenere e ad adottare questo approccio di comunicazione istituzionale nelle loro attività comunicative così da contribuire alla creazione di narrative condivise, durevoli e coese. Anche gli Stati membri dovrebbero sviluppare strumenti di comunicazione complementari che aiutino i cittadini a comprendere meglio l'impatto a livello locale delle politiche dell'UE.
II.4 Cooperare nella lotta contro la disinformazione
Per proteggere la democrazia europea è fondamentale lottare contro la disinformazione difendendo nel contempo la libertà e il pluralismo dei media. Il rapido sviluppo delle tecnologie digitali non si è limitato a cambiare il modo in cui i cittadini fruiscono delle notizie, ma ha anche trasformato il modo in cui interagiscono. Le piattaforme online collegano i cittadini, consentono loro di creare contenuti e abbattono le barriere geografiche e sociali. Le piattaforme online sono diventate potenti portali di informazione
, i cui amministratori hanno interessi finanziari nel fornire agli utenti informazioni personalizzate.
Questo contesto permette ai cittadini di interagire ed esprimere le loro opinioni politiche con maggiore facilità, contribuendo quindi al sano funzionamento delle società democratiche, ma consente anche la rapida diffusione di una dannosa disinformazione che mira a perturbare i processi democratici. I dati dimostrano anche un aumento dell'uso di strategie di disinformazione da parte di soggetti di stati stranieri per influire sui dibattiti sociali, creare divisioni e interferire nei processi decisionali democratici.
Fonte: Eurobarometro 2018
Secondo la definizione della Commissione, per disinformazione si intende "un'informazione rivelatasi falsa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico"
. L'obiettivo della disinformazione è distrarre e dividere, insinuare il dubbio distorcendo e falsando i fatti e di conseguenza confondere le persone e indebolire la loro fiducia nelle istituzioni e nei processi politici consolidati.
È nostro dovere comune difendere il valore fondamentale della libertà di espressione e proteggere i cittadini europei dalla disinformazione. Per questo è necessario un intervento su tre livelli, con misure strategiche efficaci per regolamentare i contenuti e i fornitori di servizi online, una comunicazione innovativa per rafforzare la resilienza nei confronti della disinformazione e una difesa costante della libertà e del pluralismo dei media.
Negli ultimi cinque anni l'UE ha intensificato i suoi sforzi nella lotta contro la disinformazione. A seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2015 è stata istituita la
task force East StratCom
del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Congiuntamente alla Commissione e alle delegazioni dell'UE nei paesi terzi, la task force svolge attività di comunicazione in merito alle politiche dell'Unione nei paesi del vicinato orientale, rafforzando il panorama mediatico e sostenendo la libertà e l'indipendenza dei mezzi di comunicazione. Migliora inoltre le capacità dell'UE di prevedere e affrontare le attività di disinformazione e di sensibilizzare il pubblico in proposito.
La Commissione ha contrastato la disinformazione dal punto di vista legislativo, della sicurezza e della comunicazione. Lo scorso anno ha sottolineato l'importanza di garantire elezioni europee libere e corrette
e ha incoraggiato le principali piattaforme online a sottoscrivere un codice di buone pratiche contro la disinformazione e a presentare un piano d'azione contenente proposte per una risposta coordinata dell'UE alla sfida della disinformazione. Ora le piattaforme online devono assumersi la propria parte di responsabilità per garantire la libertà di parola in condizioni di imparzialità in Europa.
Il piano d'azione
si concentra su quattro ambiti per potenziare le capacità dell'UE e degli Stati membri e rafforzare la cooperazione: 1) migliorare l'individuazione, l'analisi e la denuncia della disinformazione, 2) rafforzare la cooperazione e la risposta comune attraverso un nuovo sistema di allarme rapido, 3) cooperare con le piattaforme e l'industria online, come indicato nel codice di buone pratiche sottoscritto dalle piattaforme online, dai principali social network, dagli inserzionisti e dall'industria pubblicitaria e 4) sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini attraverso campagne mirate e programmi dedicati che promuovano l'alfabetizzazione mediatica a livello europeo e nazionale.
Per lottare contro la disinformazione è di fondamentale importanza un flusso costante di messaggi basati sui fatti che aiutino i cittadini a distinguere la realtà dalle falsità.
La Commissione risponde alla disinformazione direttamente attraverso il servizio del portavoce e le rappresentanze negli Stati membri nonché sui social media, attingendo alle conoscenze specialistiche della sua rete contro la disinformazione (un gruppo della Commissione dedicato a sfatare i falsi miti), ad analisi dei dati provenienti dai social media e a nozioni di scienza del comportamento. La Commissione fornisce informazioni accurate e fattuali relative ai suoi obiettivi e alle sue priorità politiche e smentisce eventuali informazioni false che mirano a indurre i cittadini europei in errore per quanto riguarda l'UE.
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L'Unione europea "bandirà" i pastelli e le matite colorate. Nel 2017 sui titoli dei giornali è comparso erroneamente che l'UE avrebbe vietato le matite colorate e i pastelli. In realtà l'UE aveva proposto di ridurre il valore limite per il piombo nei giocattoli, sulla base di dati scientifici. Tale misura garantisce che i bambini possano utilizzare in sicurezza le matite colorate senza essere esposti all'avvelenamento da piombo.
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L'UE vieta i kebab. Nel 2017, a seguito di un dibattito relativo agli additivi fosfatici nelle carni trasformate tenutosi al Parlamento europeo, si è sparsa la voce che l'UE avrebbe vietato i kebab. In realtà la ricerca scientifica aveva dimostrato un legame tra tali sostanze chimiche e le malattie cardiache. La proposta mirava a modificare il processo di fabbricazione della carne utilizzata nei kebab ma non intendeva in alcun modo vietare il popolare snack.
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Negli Stati membri anche le rappresentanze della Commissione svolgono un ruolo importante nello sfatare i falsi miti
e fare chiarezza circa le menzogne più diffuse e persistenti sull'UE.
Nel mondo in rapida evoluzione della disinformazione le istituzioni devono proseguire gli sforzi per adattarsi molto velocemente non solo ai cambiamenti delle circostanze politiche, ma anche a quelli del panorama tecnologico. L'uso di "bot" (robot online che svolgono compiti ripetitivi sulla base di algoritmi) nella comunicazione è già una realtà
. Nel prossimo futuro anche l'intelligenza artificiale sarà sempre più utilizzata per svolgere attività di comunicazione. Le istituzioni e gli Stati membri dell'UE devono continuare ad impegnarsi per adattarsi a questa nuova realtà e anticiparla. In questo senso i sistemi d'istruzione possono essere d'aiuto. Il piano d'azione per l'istruzione digitale potrebbe promuovere una formazione più specialistica nel campo dell'intelligenza artificiale.
Rappresentanze all'opera sui miti da sfatare
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Décodeurs de l'Europe – un'iniziativa della rappresentanza della Commissione a Parigi
https://ec.europa.eu/france/news/decodeurseurope_fr
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Wojownicy Klawiatury (I guerrieri della tastiera) – un'iniziativa della rappresentanza della Commissione a Varsavia
https://www.facebook.com/groups/wojownicyklawiatury/
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Al fine di continuare la lotta contro il flusso crescente di disinformazione, gli Stati membri e le istituzioni devono collaborare per potenziare le sinergie esistenti e mettere in comune le risorse. Insieme, gli Stati membri e le istituzioni dell'UE devono garantire che il nuovo sistema di allarme rapido sia pienamente sfruttato. Al di là della condivisione delle informazioni è necessaria una vera e propria comunità delle conoscenze con competenze specifiche sui diversi aspetti della disinformazione, che si avvalga dei contributi del mondo accademico e della ricerca, dei verificatori di fatti, delle piattaforme online, degli esperti di tecnologia e dei partner internazionali. La Commissione è pronta a unire le competenze della sua rete contro la disinformazione al sistema di allarme rapido e a fornire un hub per i contenuti relativi alla politica dell'UE al fine di contrastare la disinformazione.
La Commissione intende sostenere la creazione di una comunità multidisciplinare europea per promuovere la cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti, in particolare i verificatori indipendenti di fatti e i ricercatori universitari impegnati nella lotta contro la disinformazione. A tal fine la Commissione intende istituire una piattaforma europea sulla disinformazione. La piattaforma rafforzerà la collaborazione tra i verificatori di fatti e i ricercatori universitari al fine di garantire la piena copertura del territorio dell'Unione e facilitare il rafforzamento e l'interconnessione delle pertinenti organizzazioni nazionali, compresi i centri nazionali sulla disinformazione.
La comunicazione dell'UE al servizio dei cittadini e della democrazia
5 raccomandazioni
Nel convenire a Sibiu, Romania, il 9 maggio 2019, i leader dell'UE sono invitati a:
1.riconoscere che la comunicazione sull'Unione europea è una responsabilità comune degli Stati membri dell'UE, dei governi a tutti i livelli e delle istituzioni dell'UE. Dobbiamo comunicare di più utilizzando messaggi comuni, recanti il marchio dell'UE, che illustrino il significato che le decisioni e le politiche rivestono per i cittadini e i risultati tangibili che ottengono. Dovremmo capitalizzare le decisioni e gli accordi politici più importanti in seno alle riunioni del Consiglio europeo e sfruttare le tappe fondamentali e gli eventi di riferimento per sottolineare l'unità europea (ad esempio la giornata dell'Europa il 9 maggio, gli anniversari degli allargamenti dell'Unione e dei trattati).
2.Aumentare il dialogo e l'interazione con i cittadini in merito alle politiche e alle questioni relative all'Unione europea. Le istituzioni e gli Stati membri dell'UE dovrebbero intensificare il loro sostegno a un dialogo costante con i cittadini sull'Unione europea, utilizzando dialoghi con i cittadini e dibattiti civici, consultazioni o convention, nonché tecnologie digitali e audiovisive. Essi dovrebbero informare i cittadini circa l'intera gamma di opzioni di cui dispongono per esprimere le proprie opinioni sull'UE e sulle sue politiche e garantire che esistano procedure e canali per fornire un riscontro sui risultati dei dialoghi con i cittadini e delle consultazioni.
3.Garantire che in futuro le istituzioni dell'UE collaborino più strettamente a campagne di comunicazione istituzionale dell'UE basate su valori europei condivisi, che raccontino come l'Unione europea incide positivamente sulla vita quotidiana delle persone. Le campagne dovrebbero rivolgersi a tutti i tipi di pubblico, nella loro lingua, in maniera accattivante, coinvolgente ed evocativa e dovrebbero essere pienamente in linea con le priorità strategiche del prossimo ciclo politico.
4.Unire le forze per contrastare la disinformazione con una comunicazione dell'UE fondata sui fatti. Potenziare i servizi indipendenti di verifica dei fatti a livello nazionale ed europeo, promuovere l'alfabetizzazione mediatica e lo sviluppo delle competenze nell'intelligenza artificiale. Rafforzare la collaborazione con i social network e le piattaforme online a livello dell'UE per promuovere buone pratiche, difendendo nel contempo la libertà e il pluralismo dei media. Intensificare gli sforzi volti a mettere in comune risorse nazionali e dell'UE per tutelare il diritto dei cittadini a un'informazione fattuale, obiettiva ed affidabile sull'Unione europea.
5.Promuovere l'insegnamento e l'apprendimento dell'Unione europea a tutti i livelli di istruzione per rafforzare la conoscenza dei discenti in materia di Unione europea, dei suoi valori, del suo funzionamento e dei suoi ambiti di attività. L'UE dovrebbe creare partenariati con gli istituti di istruzione a livello nazionale e regionale per garantire che l'educazione civica europea diventi parte integrante dell'apprendimento formale. Coinvolgere in queste attività coloro che hanno partecipato al programma Erasmus e al Corpo europeo di solidarietà. Garantire che i cittadini dell'UE siano consapevoli dei propri diritti.
Parte III - Conclusioni
Quando si recheranno alle urne, tra il 23 e il 26 maggio 2019, gli europei dovranno poter votare con la piena consapevolezza delle sfide a cui ci troviamo di fronte, delle opportunità che l'UE può offrire loro e delle visioni alternative per il futuro dell'Europa presentate e discusse durante l'attuale campagna per le elezioni del Parlamento europeo.
La riunione informale dei leader dell'UE a 27 che si terrà a Sibiu il 9 maggio 2019 è l'occasione giusta per ribadire la nostra unità e i nostri obiettivi comuni, nel rispetto della sana divergenza di vedute che emerge durante il processo elettorale ma senza che questo sia fonte di limitazioni. "Uniti nella diversità": questo è nel tempo il tratto distintivo della nostra Unione, il principio che le permette di funzionare anche nei momenti più difficili. In questo spirito, Sibiu sarà la sede giusta per dimostrare che la prossima agenda strategica terrà conto delle preoccupazioni dei cittadini e inviare un messaggio di fiducia e orientamento per il futuro della nostra Unione in un contesto mondiale all'insegna dell'incertezza.
L'Europa deve guardare al futuro con fiducia. Se sono in grado di unire le loro forze per realizzare una serie di obiettivi comuni, le nazioni europee possono affrontare qualsiasi sfida. Se sono in grado di ispirare, coinvolgere e responsabilizzare i cittadini, i decisori europei possono sormontare qualsiasi divisione.
La prossima agenda strategica dell'UE è un'opportunità per dimostrare chiaramente che siamo capaci di sormontare le divergenze interne e di affrontare a testa alta i grandi problemi dei nostri tempi. Il mondo non starà ad aspettare l'Europa. Anzi, è proprio ora che l'Europa inizi a far sentire la sua voce nel mondo.