9.3.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/206


P8_TA(2018)0227

Libia

Raccomandazione del Parlamento europeo del 30 maggio 2018 al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulla Libia (2018/2017(INI))

(2020/C 76/25)

Il Parlamento europeo,

viste la risoluzione 2259 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni ad essa successive,

visto l'accordo politico libico,

vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, del 22 agosto 2017, sulla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia,

viste la risoluzione 1973 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza ad essa successive riguardanti la Libia, compresa la risoluzione 2380 (2017),

vista la relazione presentata dal Segretario generale delle Nazioni Unite conformemente alla risoluzione 2312 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

vista la dichiarazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 14 novembre 2017, sulla sofferenza dei migranti in Libia, che è un oltraggio alla coscienza dell'umanità,

vista la relazione dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dell'aprile 2018 dal titolo "Abuse Behind Bars: Arbitrary and unlawful detention in Libya" (Abusi dietro le sbarre: detenzione arbitraria e illegale in Libia),

viste le sue risoluzioni del 18 settembre 2014 (1), 15 gennaio 2015 (2) e 4 febbraio 2016 (3) sulla situazione in Libia,

vista la dichiarazione dei copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE del 20 dicembre 2017, sulla situazione dei migranti in Libia,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare,

visto l'approccio globale dell'Unione in materia di migrazione e mobilità,

vista la comunicazione congiunta della Commissione e del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 25 gennaio 2017, dal titolo "La migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale – Gestire i flussi e salvare vite umane" (JOIN(2017)0004),

vista la dichiarazione di Malta del 3 febbraio 2017,

visti la strategia comune UE-Africa e il relativo piano d'azione,

viste la dichiarazione congiunta sulla situazione dei migranti in Libia, adottata in occasione del vertice tra l'Unione africana e l'Unione europea del 2017, e l'istituzione della task force trilaterale ad alto livello UA-UE-ONU,

viste le conclusioni del Consiglio sulla Libia, del 17 luglio 2017,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 ottobre 2017,

visto l'articolo 113 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0159/2018),

A.

considerando che la situazione in Libia è estremamente fragile e che il paese si trova ad affrontare una serie di problemi complessi e collegati tra loro relativi alla stabilità politica, allo sviluppo economico e alla sicurezza;

B.

considerando che la crisi in Libia ha un impatto pesantissimo sul popolo libico nonché effetti sull'intera regione circostante e sull'Unione europea e che, nell'interesse della popolazione libica e dei paesi vicini così come della regione subsahariana e mediterranea, è pertanto fondamentale garantire la stabilità politica della Libia, in quanto prerequisito fondamentale per un miglioramento della situazione economica e sociale nel paese;

C.

considerando che la stabilità nel sud della Libia è fonte di particolare preoccupazione, data la fragilità dei paesi vicini, dove sui governi indeboliti della regione sahelo-sahariana incombe il rischio di una potenziale ribellione jihadista;

D.

considerando che l'Unione europea dovrebbe presentare in maniera più proattiva i suoi sforzi diplomatici e il suo importante contributo finanziario al consolidamento della sicurezza e della situazione socioeconomica della Libia;

E.

considerando che il conflitto libico può essere risolto solo attraverso un approccio coerente, globale e inclusivo, che coinvolga tutti gli attori internazionali e tutte le parti interessate, inclusi i rappresentanti delle diverse comunità locali, i capi tribali e gli attivisti della società civile, nonché garantendo che i libici abbiano la titolarità del processo di pace e vi partecipino;

F.

considerando che l'accordo politico libico e il piano d'azione delle Nazioni Unite per la Libia rappresentano attualmente l'unico quadro praticabile per la soluzione della crisi;

G.

considerando che, attraverso l'azione diplomatica e il sostegno concreto, l'Unione europea sta favorendo la transizione politica della Libia per fare di essa un paese stabile e funzionante e contribuisce agli sforzi di mediazione guidati dalle Nazioni Unite al riguardo;

H.

considerando che è della massima importanza che tutti gli Stati membri parlino con una sola voce, rafforzando gli sforzi di mediazione dell'Unione europea e sottolineando il ruolo centrale delle Nazioni Unite e del piano d'azione delle Nazioni Unite; che le iniziative individuali dei singoli Stati membri vanno comunque accolte positivamente solo se si inseriscono nella cornice europea e se pienamente in linea con la politica estera dell'Unione;

I.

considerando che l'azione dell'Unione europea sta avendo risultati sul fronte della migrazione, visto che a fine 2017 le cifre si sono ridotte di un terzo rispetto a quelle del 2016 e che nei primi mesi del 2018 sono calate del 50 % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;

J.

considerando che la Libia rappresenta un punto di transito e di partenza importante per i migranti, in particolare per quelli originari dell'Africa subsahariana, e che migliaia di migranti e rifugiati in fuga dalle violenze in Libia hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l'Europa;

K.

considerando che i migranti sono tra coloro che più soffrono per i problemi di sicurezza in Libia, essendo spesso soggetti a violenza, arresto e detenzione arbitraria da parte di attori non-statali, nonché di estorsioni, rapimenti finalizzati al ricatto e sfruttamento;

L.

considerando che molti migranti, in particolare quelli provenienti dall'Africa subsahariana, hanno subito detenzioni arbitrarie ad opera di vari gruppi armati del paese;

M.

considerando che il rimpatrio forzato in Libia da parte del Niger di almeno 132 sudanesi che ricevevano assistenza dall'UNHCR è fonte di grande preoccupazione;

N.

considerando che rimane vivo il problema degli sfollati interni, che spesso si trovano esposti a minacce critiche quali l'attraversamento di zone di conflitto, la presenza di mine terrestri e di ordigni inesplosi, oltre che alla violenza delle varie milizie;

O.

considerando che la Libia è diventata un paese di transito per la tratta di esseri umani; che in Libia si trovano tuttora centinaia di migliaia di migranti e richiedenti asilo di diverse nazionalità, molti dei quali vivono in condizioni tragiche e rappresentano pertanto una preda per i trafficanti; che vi sono state accuse di schiavitù in Libia;

P.

considerando che la vita quotidiana dei comuni cittadini libici è caratterizzata da condizioni di vita sempre più difficili, ulteriormente complicate dalla crisi di liquidità, da riduzioni nell'approvvigionamento idrico e frequenti blackout elettrici e dalla situazione in generale catastrofica del sistema sanitario del paese;

Q.

considerando che il clima politico in Libia è caratterizzato da una profonda sfiducia tra i principali attori politici e militari delle diverse regioni;

R.

considerando che il governo di intesa nazionale riconosciuto a livello internazionale fa sempre più affidamento su varie milizie per la propria sicurezza; che tali milizie hanno acquisito un'influenza senza precedenti sulle istituzioni statali a Tripoli, minacciando così gli attuali tentativi delle Nazioni Unite di creare nel paese un quadro politico più sostenibile;

S.

considerando che paesi come la Turchia, il Qatar, l'Egitto e gli Emirati arabi uniti esercitano una notevole influenza su vari gruppi delle fazioni in guerra;

T.

considerando che le identità subnazionali delle diverse comunità libiche, le tribù e i gruppi etnici costituiscono da sempre il profondo tessuto socio-culturale libico e giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche sociali e politiche e nelle questioni di sicurezza del paese; che la società libica ha solide tradizioni in termini di processi di risoluzione informale delle dispute tra città, tribù e comunità etniche;

U.

considerando che attualmente nel paese manca un quadro legislativo chiaro e condiviso per quanto riguarda il sistema elettorale; che non è stata adottata una Costituzione, e che il paese è dunque privo del quadro giuridico necessario per tenere nuove elezioni; che il prevalere dell'attuale clima d'impunità, della diffusa illegalità, della corruzione così come il ruolo dei gruppi armati e le tensioni tribali e regionali libiche contribuiscono a diminuire ulteriormente la fiducia nelle già deboli istituzioni pubbliche e governative;

V.

considerando che in Libia sono in continuo aumento le esecuzioni extragiudiziali, le torture, le detenzioni arbitrarie e gli attacchi indiscriminati contro zone residenziali e infrastrutture, oltre ai discorsi che incitano all'odio e alla violenza;

W.

considerando che il gruppo estremista salafita madkhali sta diventando sempre più forte e più importante tanto nella parte orientale quanto nella parte occidentale della Libia; che i madkhali sono contrari alle elezioni, desiderano mantenere lo status quo, respingono completamente qualsiasi modello di democrazia e sono pesantemente armati, e rappresentano di conseguenza un rischio concreto di intensificazione dell'estremismo e della violenza nel paese;

X.

considerando che il collasso del sistema della giustizia penale accresce l'impunità nel paese, riducendo le possibilità per le vittime di ottenere protezione e accedere a mezzi di ricorso; che in varie regioni, anche nei casi in cui sia stata presentata denuncia alla polizia dopo un reato, si fa poco per avviare indagini tempestive, accurate, efficaci, imparziali e indipendenti e consegnare i responsabili alla giustizia; che dal 2011 in Libia non è stato condannato alcun autore di reati appartenente a un gruppo armato;

Y.

considerando che la spirale di violenza in Libia è continuamente alimentata dall'impunità generale per gravi violazioni dei diritti umani; che, se la questione non sarà adeguatamente risolta, l'assenza costante dello Stato di diritto priverà di significato per la popolazione l'idea di una coesistenza pacifica e della lotta contro l'estremismo violento;

Z.

considerando che decine di attivisti politici e dei diritti umani, professionisti del settore dei media e altre personalità pubbliche sono state rapite o hanno subito minacce; che le Nazioni Unite hanno ricevuto segnalazioni di detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti a opera di entrambe le parti;

AA.

considerando che i crescenti attacchi contro membri della magistratura, organizzazioni locali della società civile, difensori dei diritti umani e professionisti del settore dei media, nonché rifugiati e migranti, hanno accelerato il deterioramento della situazione dei diritti umani per tutti i civili nel territorio libico; che l'assenza dello Stato di diritto e l'impunità per gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, le detenzioni arbitrarie, le esecuzioni extragiudiziali e gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture, continuano ad alimentare la spirale di violenza nel paese;

AB.

considerando che la porosità dei confini libici incentiva il traffico illecito transfrontaliero e che la proliferazione dei gruppi armati nelle zone di confine ha di recente esacerbato la lotta tra trafficanti rivali per il controllo delle risorse transfrontaliere e l'accesso alle medesime; che i cosiddetti foreign fighters che arrivano nel paese e le diverse reti criminali continuano a trarre vantaggio dalla proliferazione incontrollata di armi;

AC.

considerando che l'insicurezza e l'instabilità politica hanno fatto della Libia un terreno fertile per le attività di gruppi estremisti; che la regione del Fezzan è strutturalmente instabile e luogo storico di transito verso l'Europa per rifugiati e migranti nonché per il contrabbando di petrolio, oro, armi e droga e per il traffico di esseri umani; considerando che tale regione è caratterizzata da tensioni etniche e tribali rinforzatesi dopo la caduta di Gheddafi e dalla lotta per il controllo delle risorse del paese; che la stabilizzazione del Fezzan è fondamentale per la stabilizzazione dell'intero paese;

AD.

considerando l'importanza delle autorità libiche locali nel prevenire i conflitti e nel fornire alla popolazione servizi pubblici essenziali;

AE.

considerando che dal 7 maggio 2018 la città di Derna è oggetto di crescenti attacchi terrestri, aerei e d'artiglieria; che numerosi civili sono stati uccisi, mentre gli aiuti e l'accesso alle cure mediche sono stati gravemente limitati e la situazione umanitaria è drammatica;

AF.

considerando che una delegazione ufficiale del Parlamento ha effettuato una missione in Libia dal 20- al 23 maggio 2018;

1.

raccomanda al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza:

a)

di assicurare il massimo sostegno al piano d'azione delle Nazioni Unite per la Libia, presentato nel settembre 2017 dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, in vista della stabilizzazione della Libia e di un processo politico e inclusivo di riconciliazione nazionale, che permetta a tutti gli attori libici, comprese tutte le entità tribali, di raggiungere un accordo politico stabile e duraturo, prestando la debita attenzione alla partecipazione delle donne e delle minoranze; di tener conto dei risultati dei processi consultivi inclusivi presentati al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 21 maggio 2018; di condannare con fermezza qualsiasi tentativo di compromettere il processo di pace guidato dalle Nazioni Unite; di continuare a cooperare strettamente con la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL);

b)

di intensificare il loro impegno diplomatico per sostenere il piano d'azione delle Nazioni Unite e contribuire a consolidare il governo libico, i cui sforzi sono volti a creare consenso politico, garantire la sicurezza ed estendere la propria autorità all'intero territorio libico – al di là del limitato controllo territoriale del governo di intesa nazionale riconosciuto a livello internazionale –, in quanto condizione preliminare necessaria per una soluzione politica inclusiva che favorisca la stabilizzazione, la ricostruzione e la riconciliazione del paese, per la costruzione dello Stato e per qualsiasi operazione di mantenimento della pace basata sulla democrazia, sullo Stato di diritto e sui diritti umani; di provvedere affinché la titolarità del processo di stabilizzazione e la decisione sulla futura forma di Stato spetti ai libici; di supportare il rafforzamento dei meccanismi e delle capacità locali nel paese per quanto riguarda la mediazione, la risoluzione delle controversie e i cessate il fuoco, e di collegarli al piano d'azione delle Nazioni Unite nel quadro di un approccio coerente e integrato che porti a risultati concreti e duraturi;

c)

di sostenere le cosiddette riunioni pubbliche informali, che si svolgono in diversi comuni sotto l'egida delle Nazioni Unite, in quanto efficaci iniziative di riconciliazione dal basso, che puntano a incoraggiare il dialogo tra le diverse comunità, contribuendo così concretamente all'elaborazione di una soluzione praticabile e sostenibile per la crisi libica e alla creazione di una cultura nazionale di senso civico;

d)

di adoperarsi per trovare i mezzi atti a promuovere il rafforzamento delle istituzioni, la creazione di una vera società civile e il rilancio dell'economia, nonché per allontanarsi da un servizio pubblico chiaramente in difficoltà e promuovere lo sviluppo di un settore privato sostenibile, in quanto elementi necessari a garantire la stabilità e la prosperità a lungo termine nel paese;

e)

di sostenere gli sforzi da parte libica volti alla definizione di un nuovo ordine costituzionale che dovrebbe prevedere una formula per l'equa distribuzione della ricchezza derivante dal petrolio nonché una chiara divisione di compiti e obblighi tra le regioni storiche, da un lato, e qualsiasi governo nazionale, dall'altro lato; di ricordare che tale nuova costituzione, che potrebbe ispirarsi ad elementi della costituzione modificata del 1963, favorirebbe gli sforzi volti all'organizzazione di elezioni nazionali, che si dovrebbero tenere solo dopo l'adozione della nuova costituzione e una volta realmente soddisfatte le condizioni necessarie, al fine di garantire un'affluenza elevata e l'accettazione da parte del pubblico e la legittimità;

f)

di continuare a dare la priorità, all'interno delle istituzioni dell'Unione europea, a come affrontare al meglio tutti gli aspetti della crisi libica e alla ricerca degli strumenti e settori attivare, anche prestando maggiore attenzione alle dinamiche locali, per definire un approccio globale efficace nei confronti di tale paese e far sì che istituzioni e Stati membri diano prova di unità d'intenti e di iniziativa, onde garantire la coerenza delle misure attuate da tutti i vari attori coinvolti, nel quadro di una più ampia strategia regionale;

g)

di rafforzare la sua presenza, visibilità e comprensione della complessità della situazione nel paese ristabilendo la delegazione dell'Unione europea a Tripoli e riassegnandovi personale permanente dell'Unione;

h)

di continuare a sottolineare che non vi può essere una soluzione militare alla crisi libica e di ribadire la necessità che tutte le parti e i gruppi armati in Libia si impegnino a rispettare l'articolo 42 dell'accordo politico libico nonché i principi del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani e si astengano dall'utilizzare una retorica violenta e dal ricorrere alla violenza, smobilitino e si impegnino a trovare una soluzione pacifica al conflitto, evitando così ulteriori danni e perdite di vite umane; reputa che i negoziati dovrebbero servire a unificare le forze di sicurezza libiche delle varie regioni del paese, al fine di costruire un'architettura di sicurezza nazionale sotto il controllo civile, facente capo al governo libico inclusivo riconosciuto dalla comunità internazionale, con garanzie in materia di trasparenza e responsabilità e nel rispetto degli obblighi internazionali della Libia in tema di diritti umani, e dovrebbero sfociare anche nella firma di un protocollo mediante il quale tutti i gruppi armati si impegnino a rinunciare all'uso della forza e della violenza, nel quadro di un processo coerente e globale di disarmo, smobilitazione e reinserimento finalizzato alla reintegrazione nella società dei membri dei gruppi armati e a un processo di riforma del sistema di sicurezza, sulla base dei principi di Skhirat di non discriminazione e trasparenza; ritiene che la firma di un siffatto protocollo dovrebbe consentire l'attuazione dell'accordo di pace spianando il cammino verso elezioni libere ed eque e creare incentivi economici e finanziari nonché indurre i firmatari a impegnarsi nella costruzione delle nuove istituzioni dello Stato;

i)

di tener conto della necessità di sviluppare programmi su misura per reintegrare nell'apparato di sicurezza regolare singoli individui appartenenti alle milizie, e non gruppi, in modo da limitare lealtà divise;

j)

di sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite tesi all'organizzazione di elezioni in Libia entro la fine del 2018 e solo una volta adottata una nuova costituzione; di sostenere, in particolare gli sforzi finalizzati alla registrazione degli elettori, dal momento che finora è registrato solo il 50 % circa degli aventi diritto; di garantire che, prima delle elezioni, sia adottato un accordo su un meccanismo transitorio, al fine di ricostruire la fiducia e rafforzare in tal modo la legittimità internazionale e nazionale del nuovo governo; di sostenere, anche tecnicamente, il processo per la definizione di un valido quadro costituzionale così come dell'intero processo elettorale, vincolando i contributi finanziari europei all'adozione di una legge elettorale che rispetti il più possibile i principi internazionali stabiliti dalla Commissione di Venezia;

k)

di esercitare pressioni su quanti ostacolano i colloqui politici di pace e di applicare efficacemente nei confronti della Libia l'embargo delle Nazioni Unite sulle armi; di valutare l'introduzione di nuove sanzioni contro chi sostiene accordi petroliferi illegali;

l)

di intensificare la cooperazione con tutte le organizzazioni internazionali e gli altri attori sul terreno, al fine di accrescere la coerenza e convergenza dell'azione internazionale; di aumentare l'impegno diplomatico con tutti gli attori regionali e i paesi limitrofi per far sì che contribuiscano a una soluzione positiva della crisi libica, in linea con il piano d'azione delle Nazioni Unite, che al momento rappresenta l'unico quadro possibile per pervenire a detta soluzione; di promuovere il processo in corso della conferenza nazionale in Libia con l'obiettivo di pervenire a un accordo tra le diverse parti del paese riguardo ai prossimi passi da compiere per completare la transizione; di scoraggiare gli attori regionali dal prendere in considerazione un eventuale intervento militare unilaterale o multilaterale privo di qualsivoglia base giuridica o senza il consenso politico del governo libico;

m)

di sostenere il ricorso a legislatori, giudici e procuratori specializzati in Libia in grado di fornire assistenza nella revisione delle leggi antiterrorismo della Libia e di garantire che siano adeguatamente preparati a presiedere e portare avanti cause antiterrorismo nel rispetto dello Stato di diritto;

n)

di inquadrare la riflessione sulla crisi libica in un contesto più ampio, regionale e panafricano, tenendo presente che la Libia è fondamentale per la stabilità nel Nord Africa, nel Sahel e nel Mediterraneo; a promuovere e agevolare la cooperazione della Libia con i suoi vicini del Sahel; di considerare, nell'ambito di tale riflessione, l'impatto della situazione in Libia sulle dinamiche e le sfide cui l'UE è confrontata; di elaborare una politica globale nei confronti della Libia che tenga conto della prospettiva regionale e panafricana contemplando politiche più ampie in materia di sviluppo, sicurezza e migrazione, nonché la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e la lotta contro il terrorismo, la schiavitù e lo sfruttamento; di garantire che tale politica sia supportata da risorse adeguate e sufficienti per la sua attuazione, compreso il prossimo quadro finanziario pluriennale, affinché possa produrre risultati concreti; di continuare e intensificare, ove possibile, la cooperazione tra Operation Sea Guardian della NATO ed EUNAVFOR Operation Sophia;

o)

di garantire un coinvolgimento permanente e attivo negli sforzi di lotta al terrorismo e di contrasto alla tratta di esseri umani, non solo attraverso l'integrazione dei servizi di intelligence, la cooperazione finanziaria e il sostegno tattico, ma anche con programmi sociali ed educativi per l'assistenza sanitaria e l'istruzione che sostengano la formazione e l'impiego di attori sociali e opinionisti influenti per contrastare l'estremismo violento e diffondere un messaggio di coesistenza e cooperazione pacifica;

p)

di tenere presente che, mentre il Daesh/ISIS potrebbe essersi indebolito in modo significativo in Libia, nel paese stanno crescendo nuove forme di estremismo, come quello rappresentato dai madkhali; di ricordare che la risposta più efficace alla presenza radicale militante nel paese risiede, in ultima istanza, nella creazione di istituzioni nazionali inclusive che possano far applicare lo Stato di diritto, forniscano servizi pubblici, garantiscano la sicurezza locale e lottino efficacemente contro i gruppi che stanno minacciando la stabilità del paese e dell'intera regione;

q)

di garantire che, in linea con la dichiarazione di Parigi del 25 luglio 2017, i finanziamenti dell'Unione europea siano utilizzati in modo efficace per assicurare il coordinamento intergovernativo nel ripristino delle infrastrutture pubbliche attraverso i meccanismi di stabilizzazione dell'UE; di dare priorità ai finanziamenti a favore di progetti e iniziative a sostegno di attori che promuovono la responsabilità e il cambiamento democratico e che incoraggiano meccanismi integrati a livello locale per il dialogo e la risoluzione dei conflitti, coinvolgendo le donne e lavorando con i giovani per impedire che questi ultimi si dedichino ad attività criminali come entrare a far parte di milizie coinvolte nella tratta e nel traffico di esseri umani; di continuare a rafforzare la società civile, in particolare i difensori dei diritti umani, e sostenere il processo politico, la sicurezza e le attività di mediazione attraverso lo strumento europeo di vicinato (ENI) e lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP); di promuovere l'attuazione di una governance rappresentativa a livello locale e nazionale per rispondere meglio alle sfide legate alla riconciliazione, alla stabilizzazione e al ripristino della sicurezza; di garantire che la concessione di contributi a titolo del Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea sia subordinata al rispetto degli obiettivi iniziali, a un'analisi rigorosa delle autorità locali e dei beneficiari e a una successiva valutazione;

r)

di sostenere i comuni nella loro prestazione di servizi essenziali e nel rafforzamento della governance locale; di garantire alla popolazione un tenore di vita di base, tenendo conto del fatto che una più profonda conoscenza del sistema politico ed economico locale è fondamentale per coinvolgere la popolazione nel processo di riconciliazione e per contrastare i traffici illeciti; di far sì che i fondi dell'UE siano effettivamente utilizzati per progetti che aiutino la popolazione e la società civile libiche; di promuovere la comunicazione tra le organizzazioni della società civile e le autorità delle amministrazioni locali;

s)

di sostenere iniziative come quella promossa dalla commissione di riconciliazione Misurata-Tawergha, nell'ambito della quale le due città di Misurata e Tawergha hanno raggiunto un accordo basato sulla dottrina di una coesistenza pacifica, aprendo la strada per il ritorno a Tawergha della popolazione sfollata;

t)

di continuare ad incoraggiare le istituzioni libiche affinché lavorino in modo più efficace e trasparente per migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini libici, tra l'altro ripristinando i servizi pubblici prioritari e ricostruendo le infrastrutture pubbliche, rafforzino la governance economica del paese, risolvano la crisi di liquidità e attuino le necessarie riforme economiche e finanziarie richieste dalle istituzioni finanziarie internazionali per sostenere la ripresa economica e la stabilizzazione; di assistere le autorità libiche nell'istituzione di un'economia di mercato in grado di apportare vantaggi a tutti i libici; di esortare le autorità libiche a garantire che i proventi dello sfruttamento delle risorse naturali e dei vantaggi che ne derivano siano utilizzati a beneficio dell'intera popolazione, anche a livello locale; di invitare le autorità libiche a impegnarsi a rispettare norme rigorose di trasparenza nel settore estrattivo nazionale, e in particolare a conformarsi ai requisiti dell'Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI) nel più breve tempo possibile; di aiutare le autorità libiche a contrastare qualsiasi attività illecita che freni l'economia nazionale, come recentemente riportato nella relazione intermedia del gruppo di esperti istituito ai sensi della risoluzione 1973(2011) relativa alla Libia;

u)

di continuare a condannare con fermezza gli abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e di intensificare gli sforzi volti a fornire assistenza umanitaria alla popolazione bisognosa e a tutte le parti del paese, in particolare per quanto riguarda l'assistenza sanitaria e gli impianti energetici; di accrescere l'efficacia degli aiuti finanziari umanitari e di potenziare il sostegno accordato alle organizzazioni umanitarie che operano sul terreno nonché la cooperazione con le medesime; di condannare i numerosi tentativi, in continuo aumento, di ridurre lo spazio a disposizione della società civile, in particolare attraverso un quadro giuridico repressivo e attacchi contro i difensori dei diritti umani e la magistratura; di far sì che l'Unione africana, le Nazioni Unite e l'Unione europea continuino a collaborare e adottino misure risolute per porre immediatamente fine a tali violazioni dei diritti umani; di rafforzare la società civile e supportare lo sviluppo e l'indipendenza dei media locali;

v)

di accelerare gli sforzi relativi al meccanismo di evacuazione di emergenza dell'UNHCR finanziato dall'UE, che ha consentito di evacuare dalla Libia circa 1 000 dei rifugiati più vulnerabili e bisognosi di protezione; di incoraggiare gli omologhi libici ad aumentare il numero di nazionalità con cui la Libia consente attualmente all'UNHCR di lavorare;

w)

di affrontare la questione della migrazione irregolare attraverso la Libia e da tale paese, tenendo conto della necessità di trovare soluzioni a lungo termine efficaci e sostenibili che affrontino le cause profonde della migrazione in Africa nei paesi d'origine e di transito e definiscano la base giuridica per i processi di migrazione internazionale, attualmente limitata ai reinsediamenti attraverso il meccanismo del transito di emergenza o ai reinsediamenti diretti; di concentrare gli sforzi dell'UE sulla protezione dei migranti in Libia; di assistere le autorità libiche nel garantire il ritorno degli sfollati interni alle proprie case e di sostenere le comunità locali nel far fronte alle sfide, garantendo nel contempo che il ritorno degli sfollati interni non costituisca un mero scambio tra un risarcimento pecuniario che favorisce le varie milizie e il diritto di ritorno; di sensibilizzare la comunità internazionale circa la necessità di misure per affrontare i problemi relativi allo sviluppo, ai diritti umani e alla sicurezza in Libia e nella regione sahelo-sahariana, compresi strumenti per contrastare la tratta di esseri umani e il traffico di migranti; di garantire che le misure volte a contrastare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani non ostacolino la libertà di circolazione ai fini dello sviluppo economico della regione;

x)

di intensificare gli sforzi congiunti compiuti dall'UE, dall'Unione africana e dalle Nazioni Unite per migliorare la tutela dei migranti e dei rifugiati in Libia, prestando particolare attenzione ai soggetti vulnerabili; di indagare a fondo e immediatamente sulle accuse relative agli abusi e al trattamento disumano di cui migranti e rifugiati sarebbero vittime in Libia da parte di gruppi criminali, così come sulle denunce relative a pratiche di schiavitù; di elaborare iniziative per impedire il ripetersi di simili episodi in futuro; di migliorare le condizioni dei rifugiati e dei migranti nei centri di trattenimento e di esortare le autorità libiche a chiudere quanto prima le strutture che risultano non essere in linea con le norme internazionali; di far proseguire e intensificare i rimpatri volontari assistiti e gli sforzi di reinsediamento profusi in cooperazione con le Nazioni Unite e l'Unione africana, sottolineando in tale contesto l'importanza di abolire l'obbligo libico relativo ai "visti d'uscita"; di incoraggiare le autorità libiche a interrompere le detenzioni arbitrarie e a evitare la detenzione di persone vulnerabili, in particolare minori; di garantire che i migranti siano trattati nel pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e di stanziare a tal fine le risorse necessarie a titolo del bilancio dell'Unione; di invitare la Libia a firmare e ratificare la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo protocollo del 1967; di garantire che la missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere (EUBAM) in Libia, l'EUNAVFOR MED Operation Sophia e l'operazione Themis di Frontex si incentrino congiuntamente sulle modalità di contrasto alle attività illecite, tra cui il traffico di migranti, la tratta di esseri umani e il terrorismo nel Mediterraneo centrale; di garantire che l'EUBAM, conformemente al proprio mandato, continui ad assistere le autorità libiche e a collaborare attivamente con esse in ambiti prioritari correlati alla gestione delle frontiere, all'applicazione della legge e al sistema di giustizia penale globalmente inteso;

y)

di intensificare ulteriormente gli sforzi contro tutte le forme di contrabbando e tratta di esseri umani da, verso e attraverso il territorio libico nonché al largo della costa libica, che compromettono il processo di stabilizzazione della Libia e mettono a repentaglio la vita di migliaia di persone; di garantire, in tal senso, la continuità del contributo dell'UE volto a contrastare tali problemi, fornendo assistenza agli omologhi libici nel rafforzamento dell'indispensabile capacità di garantire la sicurezza dei suoi confini terrestri e marittimi, e di collaborare con le autorità libiche all'attuazione di una strategia globale di gestione delle frontiere;

z)

di appoggiare una soluzione sostenibile per gli oltre 180 000 sfollati interni in Libia, compresi i 40 000 ex abitanti stimati di Tawargha, attraverso possibilità di reinsediamento o l'agevolazione di rimpatri sicuri alle proprie case e con un maggiore sostegno all'UNHCR e all'OIM a tale scopo;

a bis)

di affrontare il fenomeno dell'ibridazione tra le attività dei gruppi criminali internazionali e quelle dei gruppi terroristici, conducendo indagini approfondite riguardo, in particolare, alla tratta di esseri umani e alle violenze sessuali compiute durante i conflitti;

a ter)

di sostenere la collaborazione con la guardia costiera libica che ha consentito di salvare quasi 19 000 migranti nelle acque territoriali libiche tra gennaio e la fine di ottobre 2017; di assistere le autorità libiche nella comunicazione formale della loro area di ricerca e soccorso, di istituire una serie di chiare procedure operative standard per lo sbarco e di garantire un sistema di monitoraggio funzionante della guardia costiera libica, al fine di istituire un registro chiaro e trasparente di tutte le persone sbarcate sulle coste libiche, assicurando che siano adeguatamente assistite in conformità delle norme umanitarie internazionali; di collaborare ulteriormente con le autorità libiche per intensificare le attività preparatorie per un centro di coordinamento di salvataggio marittimo in Libia allo scopo di rafforzare la sua capacità di ricerca e salvataggio; di garantire il mantenimento della formazione specializzata fornita dall'OIM e dall'UNHCR alla guardia costiera libica in materia di protezione internazionale, diritto dei rifugiati e diritti umani;

a quater)

di rafforzare i loro aiuti umanitari e civili al fine di dare sollievo alla popolazione libica e rispondere alle esigenze più urgenti delle persone gravemente colpite dal conflitto in Libia, in particolare nelle zone maggiormente interessate, e di prepararsi a rispondere a qualsiasi deterioramento della situazione; di esortare l'UE a sostenere l'emancipazione delle organizzazioni della società civile, in particolare dei gruppi per la difesa delle donne, il cui obiettivo è quello di pervenire a soluzioni non violente alle numerose crisi nel paese;

a quinquies)

di rendere disponibili tutte le risorse finanziarie e umane necessarie per aiutare i rifugiati e di fornire aiuti umanitari adeguati alle persone che sono state sfollate, onde affrontare la crisi umanitaria in Libia, che ha costretto migliaia di persone a fuggire dal paese;

a sexies)

di incrementare gli sforzi internazionali per smantellare le reti del traffico di migranti e della tratta di esseri umani e di intensificare gli sforzi per combattere tale reato e consegnare i responsabili alla giustizia; di proseguire e intensificare il lavoro dell'EUNAVFOR Med Operation Sophia per interferire con il modello di attività dei trafficanti e dei contrabbandieri, sviluppare le capacità della guardia costiera libica e sostenere l'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'embargo sulle armi e sul traffico illecito di petrolio; di continuare a fornire sostegno alla Libia attraverso le missioni civili della PSDC; di accrescere le capacità connesse alla ricerca e soccorso di persone in pericolo e le capacità di impiego delle stesse da parte di tutti gli Stati, e di riconoscere il sostegno degli attori privati e delle ONG nell'esecuzione di operazioni di soccorso in mare e a terra, tenendo conto dell'attuale quadro giuridico internazionale e delle preoccupazioni in materia di sicurezza;

a septies)

di ribadire il suo pieno sostegno al mandato della Corte penale internazionale riguardo alle violazioni dei diritti umani in atto in Libia, ricordando che i meccanismi internazionali di responsabilità come la CPI e la giurisdizione universale svolgono un ruolo importante nell'attuazione del piano di pace, nell'ambito di un quadro che prevede disposizioni in materia di responsabilità e rispetto dei diritti umani in Libia; di sostenere la Corte penale internazionale negli sforzi per consegnare alla giustizia gli autori di atrocità; di sostenere il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Libia nel suo invito alla comunità internazionale, del novembre 2017, ad assistere la Libia nella lotta contro l'impunità dei crimini di guerra e a valutare la possibilità di istituire tribunali congiunti; di invitare l'UE e gli Stati membri a sostenere i meccanismi internazionali nel fornire al sistema di giustizia nazionale tutti i mezzi necessari all'avvio di indagini su gravi violazioni passate e presenti e a sostenere le future autorità legittime della Libia nell'adempimento autonomo di tale missione; di considerare che processi equi garantirebbero giustizia a tutte le vittime di violazioni dei diritti umani in territorio libico, il che spianerà la strada a una riconciliazione e una pace sostenibili;

a octies)

di esprimere la propria preoccupazione riguardo alla crescente presenza del Daesh e di altri gruppi terroristici in Libia, che sta destabilizzando il paese e minacciando i paesi vicini e l'UE;

a nonies)

di invitare in particolare le autorità e le milizie libiche a garantire l'accesso esterno ai centri di permanenza, in particolare quelli destinati ai migranti;

a decies)

di chiarire la situazione relativa al pagamento di dividendi azionari, proventi obbligazionari e interessi sui beni della Libyan Investment Authority congelati nell'UE; di fornire una relazione dettagliata sull'importo complessivo degli interessi maturati sui beni di Gheddafi dal loro congelamento nel 2011 e un elenco delle persone o delle società che hanno beneficiato di tali pagamenti di interessi; di affrontare in via prioritaria i problemi relativi a una possibile scappatoia riguardo a tale aspetto nel regime di sanzioni dell'UE;

a undecies)

di promuovere progetti volti allo sviluppo economico della regione del Fezzan e dell'economia legale cooperando strettamente con i diversi comuni, soprattutto quelli collocati lungo le rotte migratorie, per contrastare le attività illegali delle reti criminali e il violento estremismo dei gruppi terroristici attraverso la creazione di fonti alternative di reddito, soprattutto per i giovani;

a duodeces)

di intraprendere azioni diplomatiche urgenti per proteggere la popolazione civile e affrontare la situazione umanitaria a Derna;

a terdecies)

di continuare l'embargo sull'esportazione di armi verso la Libia, in modo che queste cessino di cadere nelle mani di estremisti e gruppi armati, un fattore che alimenta ulteriormente l'insicurezza e l'instabilità dell'intero territorio libico;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché, per informazione, al governo libico di intesa nazionale.

(1)  GU C 234 del 28.6.2016, pag. 30.

(2)  GU C 300 del 18.8.2016, pag. 21.

(3)  GU C 35 del 31.1.2018, pag. 66.