Strasburgo, 17.4.2018

COM(2018) 450 final

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Comunicazione 2018 sulla politica di allargamento dell’UE

{SWD(2018) 150 final}
{SWD(2018) 151 final}
{SWD(2018) 152 final}
{SWD(2018) 153 final}
{SWD(2018) 154 final}
{SWD(2018) 155 final}
{SWD(2018) 156 final}


I.    INTRODUZIONE

Nel novembre 2015 la Commissione europea ha delineato una strategia a medio termine per la politica di allargamento dell’UE, che rimane valida. La presente comunicazione traccia un bilancio dei progressi compiuti nell’attuazione della politica di allargamento entro la fine di gennaio 2018 e incoraggia i paesi interessati a proseguire sulla via della modernizzazione per mezzo di riforme politiche ed economiche, in linea con i criteri di adesione.

Il processo di allargamento si basa tuttora su criteri consolidati e su condizioni eque e rigorose. Ciascun paese è valutato in base ai propri meriti. La valutazione dei progressi compiuti e l’individuazione delle carenze mirano a fornire incentivi e orientamenti ai paesi perché portino avanti le ambiziose riforme necessarie. Affinché la prospettiva di allargamento diventi realtà, rimane essenziale un forte impegno a rispettare il principio della “priorità alle questioni fondamentali”. Permangono carenze strutturali, specialmente nei settori fondamentali dello Stato di diritto e dell’economia. I candidati all’adesione devono soddisfare i requisiti in materia di Stato di diritto, riforma della giustizia, lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, sicurezza, diritti fondamentali, istituzioni democratiche e riforma della pubblica amministrazione, sviluppo economico e competitività. Data la natura complessa delle riforme necessarie, si tratta di un processo a lungo termine.

È doveroso riconoscere che i negoziati di adesione non sono - né sono mai stati - un fine in sé, ma fanno parte di un più ampio processo di modernizzazione e di riforma. I governi dei paesi dell’allargamento dovranno intraprendere più attivamente le riforme necessarie, integrandole realmente nella loro agenda politica. Non perché l’Europa lo chieda, ma per il bene dei loro cittadini. Aderire ai valori europei fondamentali, come lo Stato di diritto, è un elemento centrale della scelta generazionale di aspirare all’adesione all’UE. Il sostegno pubblico ai futuri allargamenti dipenderà dal grado di preparazione dei paesi candidati. Le riforme attuate nel quadro del processo di adesione all’UE dovrebbero contribuire ad aumentare la fiducia dei cittadini, sia negli Stati membri dell’UE che nei paesi candidati.

Nella comunicazione “Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell’UE per i Balcani occidentali” 1 del febbraio 2018, la Commissione europea ha ribadito la prospettiva di adesione dei Balcani occidentali all’UE, decisa e fondata sul merito. Questo è un forte messaggio di incoraggiamento per tutti i Balcani occidentali e una dimostrazione dell’impegno dell’UE nei confronti del loro futuro europeo. I leader della regione non devono lasciare alcun dubbio quanto al loro orientamento strategico e al loro impegno. La cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato sono fondamentali per i progressi lungo i rispettivi percorsi europei. La Commissione europea ha inoltre dichiarato che la nostra Unione deve essere più forte e più solida prima di potersi estendere ulteriormente. Per questo motivo, in linea con la sua tabella di marcia per un’Unione più unita, più forte e più democratica 2 , la Commissione presenterà nel corso dell’anno una serie di iniziative volte a migliorare il quadro democratico, istituzionale e politico per l’Unione del 2025, sulla base dei vigenti trattati.

La Turchia è un partner fondamentale per l’UE e un paese candidato con cui sono proseguiti il dialogo ad alto livello e la cooperazione negli ambiti di comune interesse, tra cui il sostegno ai rifugiati siriani. La Commissione ha riconosciuto l’esigenza legittima della Turchia di reagire in modo rapido e proporzionato di fronte al fallito tentativo di colpo di Stato del luglio 2016. La Turchia, tuttavia, si è molto allontanata dall’Unione europea, specie per quanto riguarda lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e l’indebolimento del sistema di bilanciamento dei poteri. La Commissione europea ha esortato ripetutamente la Turchia a invertire in via prioritaria questa tendenza negativa.

II.    ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA DI ALLARGAMENTO 2015

L’attuazione delle riforme relative allo Stato di diritto, ai diritti fondamentali e alla buona governance resta la questione più urgente per i paesi dell’allargamento. È anche il principale parametro di riferimento rispetto al quale l’UE valuterà le prospettive di questi paesi, che devono sposare questi valori fondamentali dell’Unione in modo molto più deciso e credibile. Il loro mancato rispetto costituisce inoltre un deterrente per gli investimenti e gli scambi commerciali. Rafforzare lo Stato di diritto non è solo una questione istituzionale, è necessario che vi sia anche un cambiamento nella società.

a) Stato di diritto

Nonostante la crescente attenzione rivolta alle riforme dello Stato di diritto, i progressi sono rimasti disomogenei nei paesi dell’allargamento. Nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il deciso impegno dimostrato dal nuovo governo nell’attuare le “priorità di riforma urgenti” ha avuto effetti positivi sullo Stato di diritto. In Turchia, la situazione dello Stato di diritto si è ulteriormente deteriorata in seguito al tentativo di colpo di Stato del luglio 2016.

Una riforma efficace del sistema giudiziario è un processo di lungo respiro che richiede una volontà politica costante in tutto lo spettro politico, e nei paesi dell’allargamento resta ancora molto da fare. Il processo senza precedenti di riesame dei giudici e dei pubblici ministeri in corso in Albania dovrebbe rafforzare la professionalità, l’indipendenza e l’integrità del potere giudiziario. In Turchia, i licenziamenti in massa di giudici e pubblici ministeri e le modifiche costituzionali hanno ulteriormente minato l’efficienza e l’indipendenza del potere giudiziario.

I paesi devono sradicare la corruzione senza compromessi ed eliminare qualsiasi elemento di corruzione legislativa. La corruzione è ancora estremamente diffusa, nonostante gli sforzi profusi sistematicamente per allineare i quadri giuridici e istituzionali all’acquis dell’UE e agli standard europei. L’esistenza di istituzioni funzionanti e indipendenti è di fondamentale importanza per prevenire e contrastare la corruzione, in particolare ad alto livello, e per svolgere indagini e azioni penali efficaci finalizzate a sentenze definitive che siano eseguite e comprendano sanzioni dissuasive. Occorre maggiore trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, specialmente in tutte le fasi degli appalti pubblici, un settore particolarmente esposto alla corruzione.

Sono stati creati organismi specializzati, ma si indaga raramente sui casi di ricchezza inspiegabile fra le persone politicamente esposte. Questi progressi limitati dimostrano una mancanza di reale volontà politica associata a una capacità amministrativa ancora modesta. Rimangono di fondamentale importanza una maggiore trasparenza e rendicontabilità, la separazione dei poteri e il rafforzamento dell’indipendenza degli organismi di sorveglianza. Il processo avviato a Trieste nel 2017 per giungere a un accordo su uno strumento regionale per lo scambio di dati sulla dichiarazione della situazione patrimoniale e sul conflitto di interessi potrebbe contribuire a migliorare il bilancio dei paesi in termini di gestione dei casi di corruzione nella regione dei Balcani occidentali.

La morsa della criminalità organizzata sui paesi dell’allargamento resta forte. Gruppi criminali potenti continuano a operare sia nella regione dei Balcani occidentali e in Turchia che da questi territori. La regione rimane una via di accesso importante per il traffico di merci illecite, in particolare droga e armi, e per le persone dirette verso l’UE. I paesi dell’allargamento collaborano sempre più con gli organi di contrasto dell’UE, come Europol e Eurojust, e stanno migliorando la loro capacità di far fronte a forme specifiche di criminalità organizzata, compreso il traffico di droga. In Albania, operazioni di contrasto su larga scala hanno permesso il sequestro di grandi quantitativi di cannabis nonché, di recente, di cocaina proveniente dall’America latina. Tuttavia, la dotazione organica e il rispetto dell’indipendenza operativa degli organi di contrasto pongono ancora problemi nella regione. La permanenza di un divario tra l’analisi delle minacce rappresentate dalla criminalità organizzata e le priorità operative fissate riduce il tasso di successo nello smantellamento effettivo dei gruppi criminali. Le autorità devono inoltre iniziare a utilizzare le indagini finanziarie, in linea con la metodologia del Gruppo di azione finanziaria internazionale, e migliorare i risultati in termini di confisca dei proventi di reato. L’istituzione e il potenziamento di agenzie centralizzate per il reperimento e l’individuazione dei proventi di reato (uffici per il recupero dei beni) nei paesi dell’allargamento potrebbero rendere più efficaci i loro sistemi nazionali di recupero dei beni e agevolare la cooperazione operativa con gli uffici per il recupero dei beni degli Stati membri dell’UE. Per quanto riguarda il riciclaggio di denaro e la lotta al finanziamento del terrorismo, i paesi dell’allargamento dovrebbero allineare in via prioritaria le proprie normative e prassi con le raccomandazioni del Gruppo di azione finanziaria internazionale. Si deve costituire con urgenza un bilancio concreto e costante per quanto riguarda la lotta alla corruzione, al riciclaggio di denaro e alla criminalità organizzata.

L’UE ha intensificato la cooperazione operativa con ciascuno dei paesi dell’allargamento al fine di combattere il terrorismo, l’estremismo violento, la radicalizzazione e, in particolare, il fenomeno (del ritorno) dei combattenti terroristi stranieri. Tutti i paesi hanno continuato ad adoperarsi con impegno per allineare la legislazione e le prassi in materia di lotta al terrorismo e alla radicalizzazione con gli standard e le prassi dell’UE. Vi è tuttavia margine per rendere più efficaci le strutture a livello nazionale e regionale al fine di ottenere risultati concreti, specie per quanto riguarda la prevenzione dell’estremismo violento, la lotta contro il traffico di armi, il finanziamento del terrorismo, il riciclaggio di denaro, la condivisione delle informazioni e le politiche antiradicalizzazione. La rete UE di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione ha contribuito a gran parte di questo lavoro. La lotta contro il terrorismo deve essere ulteriormente potenziata in collaborazione con ciascun partner dei Balcani occidentali e con la Turchia. Le norme sulla protezione dei dati personali dovrebbero essere allineate con gli standard dell’UE per consentire la conclusione di accordi di cooperazione con Eurojust. Prendendo spunto dall’azione comune svolta in precedenza per combattere il terrorismo, nel 2017 l’UE e i partner dei Balcani occidentali hanno raggiunto un accordo su una governance integrata della sicurezza interna quale nuova strategia volta a sviluppare le capacità e ad attuare riforme inerenti alla gestione della sicurezza nella regione.

b) Diritti fondamentali

I diritti fondamentali sono ampiamente sanciti dall’ordinamento giuridico nei Balcani occidentali, ma occorre profondere notevoli sforzi per garantirne la piena attuazione pratica. Nel periodo di riferimento, la situazione della Turchia nei settori fondamentali dei diritti umani ha continuato a deteriorarsi fortemente.

Occorre un particolare impegno per salvaguardare la libertà di espressione e l’indipendenza dei media in quanto pilastro della democrazia nell’intera regione. In alcuni paesi la situazione in questo campo si è notevolmente deteriorata: in Turchia, oltre 150 giornalisti sono tuttora in carcere, mentre gli altri paesi hanno registrato, nel migliore dei casi, progressi limitati. Sono proseguite le aggressioni e le minacce contro i giornalisti, mentre le indagini e le azioni giudiziarie procedono a rilento. In tutti i paesi dell’allargamento rimangono molto diffusi i tentativi di condizionare l’indipendenza delle emittenti pubbliche e il finanziamento non trasparente dei media. Questi abusi compromettono non soltanto il diritto di base alla libertà di espressione, ma anche la democrazia nella regione. I governi devono adottare con urgenza misure concrete per attuare i quadri giuridici vigenti sulla libertà di espressione e migliorare il contesto generale per la libertà dei media. L’UE sostiene attivamente le organizzazioni della società civile, i difensori dei diritti umani, i giornalisti e i media indipendenti locali, che sono spesso vittime di intimidazione e il cui contributo è di fondamentale importanza per garantire la responsabilità del governo in merito alla libertà di espressione e a tutti gli altri diritti fondamentali.

Tutti i paesi dell’allargamento devono adoperarsi con ulteriore impegno per contrastare efficacemente le violazioni, ancora molto diffuse, dei diritti dei minori. I governi devono inoltre combattere in via prioritaria le discriminazioni contro le persone disabili, le minoranze e gli altri gruppi vulnerabili. Si deve fare di più per promuovere la parità di genere e per prevenire e combattere la violenza contro le donne. Sebbene nei Balcani occidentali siano stati compiuti progressi per quanto riguarda i diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali, occorrono ulteriori sforzi per porre fine a discriminazioni, minacce e violenza. Si deve inoltre ovviare in via prioritaria alla situazione precaria dei Rom, tuttora vittime di esclusione sociale, emarginazione e discriminazione. Occorre migliorare le condizioni di detenzione e allineare con l’acquis dell’UE i diritti procedurali degli indagati, degli imputati e delle vittime. In Turchia, i decreti adottati durante lo stato di emergenza hanno limitato i diritti procedurali fondamentali, compresi i diritti della difesa.

c) Funzionamento delle istituzioni democratiche e riforma della pubblica amministrazione

Il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche resta una sfida fondamentale in alcuni paesi. In questo ambito deve essere garantito un dialogo costruttivo nell’intero spettro politico, in particolare con i parlamenti. Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, diversi aspetti fondamentali dello svolgimento di elezioni democratiche pongono ancora problemi. Le raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale dovrebbero essere attuate correttamente. La responsabilità parlamentare, elemento essenziale di una democrazia funzionante, deve essere integrata nella cultura politica.

Pur riconoscendo l’esigenza legittima della Turchia di reagire in modo rapido e proporzionato di fronte al tentativo di colpo di Stato, si nutre seria preoccupazione circa la proporzionalità delle misure adottate durante lo stato di emergenza, che è ancora in vigore e che ha limitato la funzione legislativa fondamentale del parlamento, mentre si è ulteriormente ridotto il margine di dialogo fra i partiti politici. Le modifiche costituzionali di vasta portata, che secondo il Consiglio d’Europa non garantiscono un adeguato sistema di pesi e contrappesi e mettono a repentaglio la separazione dei poteri, sono state approvate mediante un referendum organizzato durante lo stato di emergenza.

Nei Balcani occidentali, la capacità dei parlamenti nazionali di esercitare il loro ruolo fondamentale a livello legislativo e di controllo risente della mancanza di un dialogo politico, dell’eccessivo ricorso alle procedure parlamentari urgenti e dell’assenza di un impegno costruttivo di tutte le parti. Anche se alcuni boicottaggi sono stati superati, permane una cultura politica conflittuale. In Albania, l’accordo politico fra i partiti del maggio 2017 ha permesso di riprendere l’attività parlamentare prima del periodo di sospensione dei lavori per le elezioni. Nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il nuovo parlamento si è adoperato per ripristinare le proprie capacità di controllo dell’esecutivo. In Montenegro, tuttavia, l’opposizione boicotta l’attività legislativa da quando il parlamento si è riunito nel novembre 2016. In Serbia, l’efficacia parlamentare e la qualità della legislazione risentono della mancanza di un controllo parlamentare adeguato sui disegni di legge. In Kosovo 3*, sia durante la precedente coalizione di governo che sotto quella attuale, il lavoro dell’Assemblea è stato caratterizzato da una paralisi e da una polarizzazione politica, anche se l’Assemblea ha recentemente ratificato l’accordo di delimitazione delle frontiere con il Montenegro. In Bosnia-Erzegovina, l’adozione della legislazione scaturita dal programma di riforme ha risentito delle tensioni fra i partiti della coalizione al governo, che hanno rallentato il processo di riforma. Sebbene nella regione le votazioni in quanto tali si svolgano per lo più senza incidenti di rilievo, la fiducia dei cittadini nel processo elettorale risente di gravi carenze come la politicizzazione degli organi elettorali, l’utilizzazione abusiva delle risorse statali e la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali.

La riforma della pubblica amministrazione è di fondamentale importanza per rafforzare la governance a tutti i livelli. Questo comporta un miglioramento della qualità e della rendicontabilità dell’amministrazione, una maggiore professionalità, depoliticizzazione e trasparenza, anche per quanto riguarda le assunzioni e i licenziamenti, una gestione più trasparente delle finanze pubbliche e servizi migliori per i cittadini. Si deve inoltre trovare il giusto equilibrio tra amministrazione centrale, regionale e locale. I Balcani occidentali hanno compiuto progressi moderati in alcuni settori, mentre in Turchia la situazione è notevolmente peggiorata per quanto riguarda il servizio pubblico, la gestione delle risorse umane e la rendicontabilità.

Tutti i paesi, tranne la Bosnia-Erzegovina e la Turchia, hanno adottato strategie globali per la riforma della pubblica amministrazione e della gestione delle finanze pubbliche. I ritardi nell’attuazione e la sostenibilità finanziaria delle riforme destano ancora preoccupazione. In molti casi la trasparenza del bilancio è migliorata. I Balcani occidentali devono migliorare notevolmente la qualità della pianificazione strategica del governo centrale e i collegamenti alla pianificazione settoriale. Spesso le politiche, la legislazione e gli investimenti pubblici sono ancora preparati senza procedere a valutazioni d’impatto e consultazioni sistematiche. L’ampio ricorso alle procedure legislative urgenti costituisce uno dei problemi principali nella maggior parte dei paesi. La professionalizzazione della funzione pubblica deve ancora essere garantita in tutti i paesi. Nonostante una legislazione moderna in materia, sono frequenti le eccezioni, in particolare per le nomine e i licenziamenti degli alti funzionari pubblici.

La struttura dell’amministrazione dello Stato deve essere ulteriormente razionalizzata in tutti i paesi dell’allargamento. Nei Balcani occidentali enti amministrativi simili hanno status diversi, e molti di essi riferiscono direttamente al governo o al parlamento anziché ai ministeri da cui dipendono. La responsabilità e la rendicontazione tra gli enti subordinati e le istituzioni a cui fanno capo sono insufficienti. Per migliorare l’erogazione dei servizi, la maggior parte dei paesi dell’allargamento si è concentrata sull’introduzione dei servizi di e-government, ma spesso mancano un orientamento e un coordinamento strategico delle iniziative. La maggior parte dei paesi ha compiuto progressi anche con l’adozione di leggi moderne sulle procedure amministrative generali, ma molti di essi devono ancora modificare un’ampia parte della legislazione settoriale per limitare al massimo le procedure amministrative speciali.

d) Migrazione

Le sfide connesse alla crisi dei rifugiati e alla migrazione irregolare sono state al centro del lavoro dell’UE con i paesi dell’allargamento. Sono stati compiuti progressi grazie all’attività congiunta lungo le rotte migratorie del Mediterraneo orientale/dei Balcani occidentali. Il traffico di migranti e la tratta di esseri umani continuano a destare preoccupazione. Occorre adoperarsi con maggiore impegno onde dotare i paesi delle risorse necessarie per affrontare le sfide connesse alla migrazione (riduzione della migrazione irregolare, attività relative al rimpatrio e alla protezione delle frontiere, prevenzione della migrazione irregolare, sviluppo delle capacità in materia di asilo, inclusione sociale e integrazione), in linea con l’acquis dell’UE.

La Turchia compie uno sforzo considerevole offrendo rifugio a oltre 3,5 milioni di rifugiati registrati provenienti dalla Siria e l’UE mantiene l’impegno di aiutare il paese ad affrontare questa sfida. La cooperazione basata sulla dichiarazione UE-Turchia ha continuato a produrre risultati concreti. Si è confermata la tendenza a una forte diminuzione degli attraversamenti irregolari e pericolosi, come pure dei decessi nel Mar Egeo. Nel 2017 sono arrivati attraverso la rotta del Mediterraneo orientale 42 319 migranti contro 182 277 nel 2016, il che rappresenta un calo quasi del 77%. La guardia costiera turca ha continuato le operazioni di pattugliamento al fine di prevenire gli attraversamenti irregolari e l’apertura di nuove rotte. Lo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia continua a coprire le necessità dei rifugiati e a sostenere le comunità di accoglienza. La sua prima tranche di 3 miliardi di EUR è stata integralmente impegnata. Ad oggi gli esborsi ammontano a 1,9 miliardi di EUR. È iniziata la mobilitazione della seconda tranche dello strumento, in linea con la dichiarazione UE-Turchia. Lo strumento si è rivelato uno dei più tempestivi ed efficaci fra i meccanismi di sostegno dell’UE, assicurando trasferimenti mensili di denaro a quasi 1,2 milioni dei rifugiati più vulnerabili nell’ambito della rete di sicurezza sociale di emergenza. Più di 312 000 bambini hanno seguito corsi di turco e si è dato inizio alla distribuzione di articoli di cancelleria e libri di testo a 500 000 studenti. Sono state effettuate visite mediche di base a oltre 763 000 rifugiati e sono stati completamente vaccinati più di 217 000 neonati siriani rifugiati.

Le misure di risposta coordinate dall’UE a sostegno degli sforzi nazionali hanno permesso nel 2017 di ridurre del 91% i flussi migratori irregolari attraverso la regione dei Balcani occidentali e di stabilizzare globalmente la situazione lungo i confini. L’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e la Serbia si sono dimostrate, in particolare, partner affidabili dell’UE in questo campo. Questi paesi continuano tuttavia a risentire del fenomeno e la loro capacità di gestire le situazioni di crisi è stata messa continuamente a dura prova. La capacità amministrativa e le infrastrutture devono essere ulteriormente potenziate in tutta la regione. L’UE si è impegnata a sostenere gli sforzi dei partner dei Balcani occidentali. La Commissione ha negoziato accordi sullo status tra l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e i Balcani occidentali. Tali accordi consentiranno di inviare nelle zone che confinano con l’UE squadre dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera dotate di poteri esecutivi a sostegno delle autorità di frontiera nazionali.

e) Economia

I Balcani occidentali e la Turchia hanno un notevole potenziale economico. L’aumento dei tassi di crescita registrato negli ultimi anni si è tradotto nella creazione di posti di lavoro in tutti i settori. Sebbene sia stato compiuto qualche progresso, tutti i governi devono affrontare notevoli sfide strutturali di natura economica e sociale, tra cui alti tassi di disoccupazione, specialmente fra i giovani, forti squilibri tra domanda e offerta di competenze, livelli persistentemente elevati di economia informale, contesti imprenditoriali inadeguati, con un accesso limitato ai finanziamenti, e bassi livelli di innovazione e di connettività regionale. Nei Balcani occidentali il clima degli investimenti risente tuttora di sintomi di corruzione legislativa, specie per quanto riguarda la mancata indipendenza ed efficienza dei sistemi giudiziari e l’applicazione non uniforme delle norme in materia di concorrenza. L’influenza dello Stato sull’economia è forte in tutta la regione, il che accentua il rischio di corruzione a causa di una cattiva gestione delle finanze pubbliche e delle frequenti modifiche delle norme in materia di licenze e imposte. Occorre potenziare i quadri normativi in materia di governo societario e portare a termine il processo di privatizzazione. Le infrastrutture e l’istruzione devono essere migliorate. Gli investimenti infrastrutturali nella regione dovrebbero essere coerenti con le priorità concordate con l’UE, in particolare nell’ambito dell’estensione delle reti transeuropee di trasporto ai Balcani occidentali. La crescita economica turca ha registrato una forte ripresa, ma il contesto imprenditoriale ha continuato a deteriorarsi e l’economia resta vulnerabile di fronte all’incertezza finanziaria, alla fiducia variabile degli investitori mondiali e ai persistenti rischi politici.

L’UE sostiene il miglioramento dell’elaborazione delle politiche e della governance economica attraverso l’esercizio dei programmi di riforma economica, che è parte integrante del processo di preparazione. In quanto strumento fondamentale per definire e attuare le riforme macroeconomiche e strutturali, questo esercizio contribuisce a rafforzare la convergenza e la crescita sostenibile a lungo termine, agevola la programmazione delle politiche e permette di compiere progressi verso la conformità con i criteri economici di Copenaghen. Tutti i governi sono invitati a presentare programmi di riforma economica annuali. Ora i governi interessati devono dar prova di titolarità e imprimere un forte impulso politico per l’attuazione delle riforme individuate. L’UE sostiene inoltre il miglioramento del clima degli investimenti nei Balcani occidentali attraverso l’approfondimento di uno spazio economico regionale volto a rimuovere gli ostacoli al commercio, alla mobilità e agli investimenti nella regione. Nel dicembre 2016 la Commissione ha adottato una raccomandazione sull’avvio di negoziati per l’eventuale estensione e modernizzazione dell’unione doganale UE-Turchia, che è attualmente all’esame del Consiglio.

f) Cooperazione regionale e relazioni di buon vicinato

La cooperazione regionale è fondamentale per garantire la stabilizzazione politica e le opportunità economiche. L’agenda UE per la connettività ha impresso, in particolare, un ulteriore impulso alla cooperazione regionale nei Balcani occidentali. Nel 2017 i leader della regione hanno approvato a Trieste un piano d’azione per lo spazio economico regionale e sottoscritto il trattato relativo alla Comunità dei trasporti. Anche il processo di cooperazione per l’Europa sudorientale e altre iniziative regionali hanno continuato a favorire la stabilizzazione e la cooperazione. È stato creato l’Ufficio regionale per la cooperazione giovanile che ha pubblicato il primo invito a presentare proposte per rafforzare ulteriormente la cooperazione interpersonale. Il programma Erasmus+ ha continuato a promuovere il dialogo interculturale nel campo dell’istruzione superiore e fra i giovani, sostenendo inoltre azioni a favore dell’internazionalizzazione e della modernizzazione degli istituti e dei sistemi di istruzione superiore. Si osservano progressi nell’attuazione sul campo dei progetti di connettività. Il piano d’azione regionale della strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica ha contribuito allo sviluppo di progetti comuni, promuovendo un ulteriore allineamento dei paesi partecipanti con l’acquis. Tuttavia, troppi obblighi derivanti dagli accordi e dagli impegni regionali non sono stati rispettati. Affinché la cooperazione regionale comporti vantaggi tangibili per i cittadini ci si deve adoperare con maggior impegno per rendere operativi questi accordi e questi impegni, anche per quanto riguarda l’attuazione delle misure di riforma della connettività concordate nel 2015.

Le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale sono elementi essenziali sia per il processo di stabilizzazione e di associazione che per quello di allargamento. Sebbene vi siano stati contatti ed esempi di cooperazione regolari tra governi a livello bilaterale e regionale, occorrono ulteriori sforzi negli ambiti più sensibili, quali i crimini di guerra, le persone scomparse, la criminalità organizzata e la cooperazione giudiziaria e di polizia. L’unica eccezione riguarda il rimpatrio dei rifugiati dalle guerre nei Balcani, un ambito in cui il programma regionale per gli alloggi sta dando risultati positivi. Andrebbero evitate le dichiarazioni tali da incidere negativamente sulle relazioni di buon vicinato. Per promuovere la stabilità e la creazione di un contesto favorevole al superamento del retaggio del passato e alla riconciliazione occorrono una leadership politica responsabile e ulteriori sforzi sostenuti. Il trattato di amicizia tra la Bulgaria e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia è un esempio positivo al riguardo.

La politica di allargamento dell’UE deve continuare a esportare la stabilità. L’UE, pertanto, non può e non intende importare le controversie bilaterali, che devono essere risolte urgentemente dalle parti responsabili. I risultati ottenuti in questo senso sono limitati. Devono essere profusi ulteriori sforzi in tutta la regione dei Balcani occidentali. Occorre progredire con urgenza nell’ambito del dialogo, agevolato dall’UE, verso la piena normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, che dovrebbe sfociare nella conclusione e nell’attuazione di un accordo di normalizzazione globale e giuridicamente vincolante. Per quanto riguarda l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, occorre mettere a profitto i progressi registrati verso una soluzione concordata e reciprocamente accettabile della questione del nome, sotto l’egida delle Nazioni Unite, parallelamente ai progressi compiuti in termini di relazioni di buon vicinato. Anche l’Albania ha preso provvedimenti per risolvere le controversie bilaterali di lunga data.

Sebbene i rinnovati sforzi profusi nell’ambito dei colloqui guidati dalle Nazioni Unite per una soluzione della questione cipriota non abbiano permesso di raggiungere un accordo, è importante preservare i progressi registrati finora e portare avanti i preparativi per una soluzione equa, globale e praticabile, anche per quanto riguarda i suoi aspetti esterni. L’impegno costante e il contributo concreto della Turchia ai negoziati in vista di una soluzione equa, globale e praticabile della questione cipriota in sede di ONU saranno di fondamentale importanza. La Turchia deve rispettare senza indugio l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo e avanzare verso la normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cipro. La Commissione esorta la Turchia a evitare ogni tipo di minaccia, fonte di attrito o azione che possa nuocere alle relazioni di buon vicinato e alla risoluzione pacifica delle controversie. La Commissione ribadisce i diritti sovrani degli Stati membri dell’UE, tra cui il diritto di concludere accordi bilaterali e di esplorare e sfruttare le proprie risorse naturali, riconosciuti dall’acquis dell’Unione e dal diritto internazionale, come la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Le azioni e le dichiarazioni della Turchia contro diversi Stati membri dell’UE hanno inoltre creato tensioni che incidono negativamente sulle sue relazioni con l’UE. Le suddette questioni bilaterali vanno risolte in via prioritaria.

III.    CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

Sulla base dell’analisi suddetta e delle valutazioni contenute nelle sintesi per paese riportate in allegato, la Commissione propone le seguenti conclusioni e raccomandazioni.

I

1.La politica di allargamento dell’UE è un investimento per la pace, la sicurezza, la prosperità e, di conseguenza, la stabilità in Europa. Essa fornisce maggiori opportunità economiche e commerciali a reciproco beneficio dell’UE e dei paesi che desiderano aderirvi. Come costantemente ribadito dall’Unione e dai suoi Stati membri, la solida prospettiva dell’adesione all’UE continua a promuovere la trasformazione, la stabilità e la sicurezza nei paesi dell’Europa sudorientale.

2.Il processo di allargamento si basa tuttora su criteri consolidati e su condizioni eque e rigorose. Ciascun paese è valutato in base ai propri meriti in modo da fornire incentivi per l’attuazione di riforme di vasta portata. Affinché la prospettiva di allargamento diventi realtà, rimane essenziale un forte impegno a rispettare il principio della “priorità alla questioni fondamentali”.

3.La strategia della Commissione per i Balcani occidentali adottata nel febbraio 2018 offre un’opportunità storica per vincolare saldamente e inequivocabilmente il futuro della regione all’Unione europea. Ora i paesi della regione devono agire con determinazione per portare avanti in modo deciso e irreversibile il loro processo di trasformazione e ovviare alle carenze esistenti, specie per quanto riguarda i fondamenti dello Stato di diritto, i diritti fondamentali, le istituzioni democratiche, la riforma della pubblica amministrazione e l’economia.

II

4.La Turchia è un partner fondamentale per l’Unione europea. L’UE, che ha subito condannato fermamente il tentativo di colpo di Stato del luglio 2016, ha ribadito il suo pieno sostegno alle istituzioni democratiche del paese e ha riconosciuto l’esigenza legittima della Turchia di reagire in modo rapido e proporzionato di fronte a questa grave minaccia. Tuttavia, la vasta portata e la natura collettiva delle misure prese dopo il tentativo di colpo di Stato, come il diffuso ricorso a licenziamenti, arresti e incarcerazioni in massa, continuano a destare seria preoccupazione riguardo alla proporzionalità dei provvedimenti adottati durante lo stato di emergenza, che è ancora in vigore. Il governo turco ha ribadito il proprio impegno nei confronti dell’adesione all’UE, senza però adottare le misure e le riforme necessarie. La Turchia, invece, si è molto allontanata dall’Unione europea. Nelle circostanze attuali, non è prevista l’apertura di nuovi capitoli. La Turchia deve invertire in via prioritaria l’attuale tendenza negativa nel campo dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, revocando anzitutto lo stato di emergenza e ovviando all’indebolimento del sistema di pesi e contrappesi nel contesto politico, anche attraverso una maggiore cooperazione con il Consiglio d’Europa.

Il paese registra un notevole arretramento negli ambiti fondamentali del potere giudiziario, della riforma della pubblica amministrazione, dei diritti fondamentali e della libertà di espressione, nonché un ulteriore peggioramento della situazione in un numero sempre maggiore di altri settori. Il pieno rispetto dello Stato di diritto, come pure dei diritti e delle libertà fondamentali, costituisce un obbligo fondamentale del processo di adesione. Da quando è stato proclamato lo stato di emergenza, più di 150 000 persone sono state poste in custodia cautelare e 78 000 sono state arrestate. Oltre 150 giornalisti sono tuttora in carcere, insieme a un gran numero di scrittori, difensori dei diritti umani, avvocati e rappresentanti eletti. Molti cittadini turchi sono stati arrestati per aver espresso opinioni politiche sui social media. I 31 decreti emanati durante lo stato di emergenza, esentati dal riesame giudiziario e dal controllo effettivo del parlamento, hanno notevolmente limitato i diritti civili e politici fondamentali, tra cui la libertà di espressione, la libertà di riunione e i diritti della difesa. È diventata formalmente operativa una commissione per lo stato di emergenza, che però deve ancora trasformarsi in un mezzo di ricorso efficace e credibile, in un contesto in cui la capacità della Turchia di garantire un ricorso legale interno efficace quale definito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo è stata ulteriormente compromessa da una serie di sentenze problematiche.

In un referendum organizzato durante lo stato di emergenza sono state approvate con una maggioranza ristretta modifiche costituzionali di vasta portata, che hanno instaurato un sistema presidenziale e che, secondo il Consiglio d’Europa, non garantiscono un adeguato sistema di pesi e contrappesi e mettono a repentaglio la separazione dei poteri tra esecutivo e giudiziario. La funzione fondamentale del parlamento in quanto legislatore è stata ridotta e si è ulteriormente ristretto il margine di dialogo fra i partiti politici in parlamento, mentre altri parlamentari dell’HDP sono stati arrestati e dieci di essi sono stati privati dei propri seggi. La nomina di mandatari in sostituzione dei rappresentanti eletti ha notevolmente indebolito la democrazia locale. La società civile ha subito sempre più pressioni in seguito al gran numero di arresti di attivisti, compresi i difensori dei diritti umani, il che ha ridotto rapidamente lo spazio dei diritti e delle libertà fondamentali. La situazione nella regione sudorientale rimane uno dei problemi più critici per la stabilità della Turchia. Non vi sono stati sviluppi verso la ripresa di un processo politico credibile, necessaria per giungere a una soluzione pacifica e duratura.

Pur avendo registrato una forte ripresa nel 2017 la crescita rimane vulnerabile, a meno che la Turchia non corregga gli squilibri macroeconomici, non intraprenda ulteriori riforme strutturali e non migliori il clima imprenditoriale. L’incertezza politica, il maggior controllo statale sull’economia e gli attacchi all’indipendenza del potere giudiziario hanno reso meno prevedibile il clima degli investimenti e determinato sia un deprezzamento della moneta nazionale che un notevole calo degli investimenti diretti europei.

L’UE e la Turchia hanno proseguito il dialogo e la cooperazione negli ambiti di comune interesse, anche attraverso una serie di visite ad alto livello e di riunioni dei leader organizzate nel maggio 2017 e nel marzo 2018. Sono continuati i dialoghi ad alto livello sulla politica estera e di sicurezza, compresa la lotta al terrorismo, sui trasporti e sull’economia. La Commissione europea sottolinea l’importanza delle sue proposte al Consiglio riguardanti l’estensione e la modernizzazione dell’unione doganale UE-Turchia, che comporterebbe vantaggi per entrambe le parti.

La Turchia ha continuato a compiere notevoli sforzi per offrire rifugio a oltre 3,5 milioni di profughi provenienti dalla Siria e a circa 365 000 rifugiati provenienti da altri paesi. La cooperazione con l’UE in materia di migrazione ha continuato a produrre risultati concreti e significativi in termini di riduzione degli attraversamenti irregolari e pericolosi e di salvataggio di vite umane nel Mar Egeo. Lo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia continua a coprire le necessità dei rifugiati e a sostenere le comunità di accoglienza. Per quanto riguarda l’attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, all’inizio di febbraio la Turchia ha presentato alla Commissione europea un piano di lavoro in cui illustrava come intende conformarsi ai sette parametri di riferimento rimanenti in materia di liberalizzazione dei visti. La Commissione sta valutando le proposte della Turchia, dopo di che si procederà a ulteriori consultazioni con le controparti turche.

La Turchia ha intrapreso un’operazione militare nella Siria settentrionale. Fermo restando il diritto della Turchia di agire per prevenire gli attentati terroristici, l’operazione ha destato preoccupazioni umanitarie immediate accentuando inoltre il timore di una nuova escalation della violenza.

In linea con le posizioni ribadite dal Consiglio e dalla Commissione negli scorsi anni, la Turchia deve rispettare senza indugio l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo e realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cipro. Sebbene la conferenza su Cipro si sia conclusa nel luglio 2017 senza che fosse stato raggiunto un accordo, è importante preservare i progressi compiuti e portare avanti i preparativi per una soluzione equa, globale e praticabile, anche per quanto riguarda i suoi aspetti esterni. L’impegno costante e il contributo concreto della Turchia in vista di una soluzione equa, globale e praticabile saranno di fondamentale importanza.

La cooperazione sulla migrazione con Grecia e Bulgaria è stata ulteriormente intensificata. Tuttavia, le tensioni nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale hanno ostacolato le relazioni di buon vicinato minando al tempo stesso la stabilità e la sicurezza nella regione. Le relazioni bilaterali con diversi Stati membri dell’UE si sono deteriorate, a volte per effetto di una retorica offensiva e inaccettabile. L’UE ha esortato la Turchia ad evitare ogni tipo di minaccia o atto contro uno Stato membro o ogni fonte di attrito o azione tale da nuocere alle relazioni di buon vicinato e alla risoluzione pacifica delle controversie. Nel marzo 2018 il Consiglio europeo ha inoltre condannato fermamente le continue azioni illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale e nel Mar Egeo e ricordato l’obbligo del paese di rispettare il diritto internazionale e le relazioni di buon vicinato e di normalizzare le relazioni con tutti gli Stati membri dell’UE.

5.Nell’aprile 2018 si sono svolte elezioni presidenziali in Montenegro. Sono stati presi i primi provvedimenti per attuare le raccomandazioni formulate dalla missione di osservazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa dopo le elezioni politiche del 2016. Tuttavia, il seguito giudiziario delle irregolarità segnalate è stato molto limitato. Occorre adoperarsi con ulteriore impegno per consolidare la fiducia nel quadro elettorale. È responsabilità di tutti i partiti riprendere il dibattito politico in parlamento.

I negoziati di adesione sono ulteriormente progrediti con l’apertura di 30 capitoli, tre dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Il Montenegro ha continuato a fare passi avanti per quanto riguarda lo Stato di diritto, e in particolare il quadro giuridico e istituzionale, ma gli effetti concreti delle riforme non sono ancora sufficientemente visibili e non si osserva alcun progresso sul fronte della libertà di espressione. Ora l’intero sistema dello Stato di diritto, e in particolare l’apparato giudiziario, deve produrre maggiori risultati. I progressi compiuti nei capitoli sullo Stato di diritto, dimostrati da risultati tangibili riguardanti in particolare il rafforzamento della libertà di espressione e dei media e il bilancio registrato nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, al riciclaggio di denaro e alla tratta di esseri umani, continueranno a determinare il ritmo complessivo dei negoziati di adesione.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda la legislazione volta a introdurre un sistema di assunzioni basate sul merito, che ora deve essere applicata. Il Montenegro ha ulteriormente rafforzato la stabilità macroeconomica e di bilancio avviando l’attuazione di una strategia di risanamento di bilancio a breve termine. Il livello del debito pubblico è elevato e continua a salire. Gli sforzi in atto per migliorare le infrastrutture e il sistema di istruzione devono essere integrati da una riforma del mercato del lavoro, dalla riduzione dei disincentivi al lavoro e dallo sviluppo di un’industria competitiva orientata all’esportazione.

6.Nell’aprile 2017 si sono svolte elezioni presidenziali in Serbia. In seguito alle dimissioni del primo ministro dopo la sua elezione alla presidenza, nel giugno 2017 si è insediato un nuovo governo che ha mantenuto l’impegno di integrazione nell’UE.

I negoziati di adesione sono progrediti con l’apertura di 12 capitoli, due dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Il ritmo globale dei negoziati continuerà a dipendere dai progressi della Serbia in materia di riforme, in particolare da un’accelerazione delle riforme relative allo Stato di diritto, e di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. La Serbia ha fatto qualche progresso in relazione allo Stato di diritto, ma ora deve intensificare gli sforzi e ottenere maggiori risultati, specie per quanto riguarda la creazione di un contesto favorevole alla libertà di espressione, il rafforzamento dell’indipendenza e dell’efficienza generale del sistema giudiziario e la realizzazione di progressi sostenibili nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, compreso il riciclaggio di denaro. Le riforme economiche continuano a produrre risultati, specialmente in termini di stabilizzazione macroeconomica. Il livello degli investimenti pubblici e privati rimane però basso e il contesto imprenditoriale per le piccole e medie imprese deve essere ulteriormente migliorato. Occorre ancora completare le principali riforme strutturali per quanto riguarda la pubblica amministrazione, l’autorità fiscale e le imprese di proprietà dello Stato. Nel contesto dei negoziati di adesione, è di fondamentale importanza che la Serbia sviluppi e mantenga una maggiore capacità amministrativa per la gestione delle questioni relative all’UE.

La Serbia deve aumentare considerevolmente il proprio impegno nel dialogo con il Kosovo anche per quanto riguarda l’attuazione di tutti gli accordi e, in particolare, dell’accordo sull’energia, sul ponte di Mitrovica, sulla gestione integrata delle frontiere e sul riconoscimento dei diplomi. L’iniziativa del presidente volta ad avviare un dialogo interno sul Kosovo viene giudicata positivamente. La Serbia dovrebbe continuare a svolgere un ruolo positivo nella regione migliorando i legami regionali e preservando la stabilità.

7.Dopo un periodo difficile, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha finalmente sormontato la sua profonda crisi politica con il sostegno europeo e internazionale. Si è di nuovo in presenza di una chiara volontà politica di progredire e si osserva un cambiamento positivo nell’atteggiamento politico della società in generale, la cui mancanza costituiva da qualche anno un forte ostacolo alle riforme. L’attuazione delle riforme strutturali necessarie è un processo a lungo termine.

La Commissione ritiene che l’accordo di Pržino sia stato attuato in buona parte, anche in un contesto politico difficile.

Dall’estate del 2017 si è fatto molto per attuare le riforme prioritarie urgenti grazie a un reale slancio riformistico, seguito dalla preparazione di strategie e leggi attese da tempo, e alla consultazione inclusiva e trasparente di tutte le parti interessate, compresa l’opposizione. Tra novembre 2017 e febbraio 2018 sono state adottate diverse strategie e leggi, riguardanti in particolare lo Stato di diritto, mentre altre sono in preparazione e dovrebbero essere adottate nei prossimi mesi. Permangono tuttavia problemi strutturali, specialmente in campo giudiziario.

In considerazione dei progressi compiuti, la Commissione raccomanda al Consiglio di decidere di avviare i negoziati di adesione con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, mantenendo e approfondendo l’attuale slancio riformistico sulle riforme prioritarie urgenti, decisive per i progressi futuri del paese. A tal fine, la Commissione applicherà al paese l’approccio rafforzato per i capitoli di negoziato relativi a sistema giudiziario e diritti fondamentali nonché a giustizia, libertà e sicurezza.

8.L’Albania ha continuato a compiere progressi costanti nell’attuazione delle cinque priorità fondamentali per l’apertura dei negoziati di adesione. Si è consolidata la riforma della pubblica amministrazione per renderla più professionale e depoliticizzata. Sono stati presi ulteriori provvedimenti per rafforzare l’indipendenza, l’efficienza e la rendicontabilità delle istituzioni giudiziarie, progredendo in particolare nell’attuazione di una riforma globale della giustizia. Questo ha prodotto i primi risultati tangibili nel riesame di tutti i giudici e pubblici ministeri (verifica delle credenziali), con le dimissioni di 15 giudici e pubblici ministeri di alto livello e le prime udienze che hanno portato alla revoca di un giudice della Corte costituzionale e alla conferma in carica di un altro giudice.

Il paese ha dato prova di un ulteriore, determinato impegno nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, compresi il traffico e la coltivazione di droga, contribuendo alla creazione di una solida casistica di indagini proattive, azioni penali e condanne. Sono state adottate misure supplementari per rafforzare la tutela effettiva dei diritti umani, comprese le persone appartenenti a minoranze e i Rom, le politiche antidiscriminazioni e l’esercizio dei diritti di proprietà.

In considerazione dei progressi compiuti, la Commissione raccomanda che il Consiglio decida l’avvio di negoziati di adesione con l’Albania, mantenendo e approfondendo l’attuale slancio riformistico nel settore cruciale dello Stato di diritto, in particolare per quanto riguarda le cinque priorità fondamentali, e continuando a ottenere risultati concreti e tangibili nel riesame di giudici e pubblici ministeri (verifica delle credenziali). A tal fine, la Commissione applicherà al paese l’approccio rafforzato per i capitoli di negoziato relativi a sistema giudiziario e diritti fondamentali nonché a giustizia, libertà e sicurezza.

9.Nel 2017 i progressi della Bosnia-Erzegovina sono stati lenti per quanto riguarda le priorità derivanti dal suo processo di riforma, e in particolare l’attuazione del programma di riforme. Gli sforzi di riforma orientati all’UE devono essere intensificati per far fronte ai problemi strutturali profondamente radicati che hanno ritardato finora lo sviluppo del paese. Il quadro elettorale deve essere modificato con urgenza per garantire la buona organizzazione delle elezioni dell’ottobre 2018 e una corretta applicazione dei loro risultati. A questo riguardo, tutti i leader politici devono assumersi le proprie responsabilità e trovare una soluzione riguardo alla Camera dei popoli della Federazione, per evitare di compromettere la prospettiva europea del paese e dei suoi cittadini. Rimangono prioritari l’attuazione di ulteriori riforme socioeconomiche, il rafforzamento dello Stato di diritto e della pubblica amministrazione in linea con gli standard europei a tutti i livelli, e un ulteriore miglioramento della cooperazione tra tutti i livelli dell’amministrazione. Il meccanismo di coordinamento sulle questioni europee ha permesso di dare le risposte coordinate necessarie per l’attuale preparazione del parere della Commissione sulla domanda di adesione all’UE presentata dalla Bosnia-Erzegovina. Il corretto funzionamento del meccanismo rimarrà essenziale per consentire al paese di affrontare le sfide sempre più complesse poste dal processo di integrazione nell’UE, tra cui l’adozione di ulteriori strategie nazionali e di un programma strategico per il ravvicinamento giuridico all’acquis dell’UE. Gli sviluppi economici rimangono lenti a causa della debolezza dello Stato di diritto, di un contesto imprenditoriale ancora inadeguato, dell’inefficienza e della frammentazione della pubblica amministrazione, di forti squilibri sul mercato del lavoro e di un clima degli investimenti poco favorevole.

10.In Kosovo, l’attuazione delle riforme connesse all’UE è stata rallentata dal lungo ciclo elettorale del 2017 e dal difficile contesto politico interno, che ha ostacolato l’attività parlamentare. Gli attori politici devono rilanciare un dialogo costruttivo, e l’Assemblea deve essere la principale sede del dibattito politico. Il nuovo governo e l’Assemblea dovrebbero portare avanti le riforme in via prioritaria e costruire un consenso sulle questioni strategiche fondamentali per il Kosovo. Occorre accelerare l’attuazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e del programma di riforma europeo che lo accompagna. Si osservano progressi per quanto riguarda l’economia, in particolare nel miglioramento del contesto imprenditoriale. Vanno però adottate misure per combattere la diffusa economia informale e la disoccupazione elevata. La situazione nella parte settentrionale del Kosovo rimane particolarmente difficile. La recente ratifica dell’accordo di delimitazione delle frontiere/linee di confine con il Montenegro costituisce un risultato importante in un’ottica di relazioni di buon vicinato e una svolta fondamentale verso la liberalizzazione dei visti. La Commissione sta valutando i risultati conseguiti dal Kosovo nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione.

Il tentativo di 43 membri dell’Assemblea del Kosovo di abrogare nel dicembre 2017 la legge sulle sezioni specializzate e sulla procura specializzata ha destato seria preoccupazione. Sarà della massima importanza per il Kosovo rispettare i propri obblighi internazionali riguardanti le sezioni specializzate e la procura specializzata, che sono state istituite per indagare sulle accuse di crimini internazionali commessi durante il conflitto in Kosovo.

Il Kosovo deve aumentare considerevolmente il proprio impegno nel dialogo con la Serbia, anche per quanto riguarda l’attuazione di tutti gli accordi e, in particolare, dell’accordo sull’Associazione/Comunità dei comuni a maggioranza serba. Il lavoro dell’équipe addetta alla gestione, che è iniziato il 4 aprile, deve intensificarsi in totale conformità degli accordi raggiunti a Bruxelles nel 2013 e nel 2015.



IV. ALLEGATI

1. Sintesi delle conclusioni delle relazioni 4

2. Allegati statistici

(1)

  COM(2018) 65 final

(2)

  https://ec.europa.eu/commission/sites/beta -political/files/roadmap-factsheet-tallinn_en.pdf

(3)

* Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell’UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

(4)

Riferimento ai numeri dei documenti di lavoro.


Strasburgo, 17.4.2018

COM(2018) 450 final

ALLEGATI

della

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Comunicazione 2018 sulla politica di allargamento dell'UE

{SWD(2018) 150 final}
{SWD(2018) 151 final}
{SWD(2018) 152 final}
{SWD(2018) 153 final}
{SWD(2018) 154 final}
{SWD(2018) 155 final}
{SWD(2018) 156 final}


Allegato 1 - Sintesi delle conclusioni delle relazioni

Turchia

Lo stato di emergenza dichiarato in seguito al tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016 rimane in vigore con l’obiettivo di smantellare il movimento di Gülen, designato dalle autorità turche come organizzazione terroristica responsabile del tentativo di colpo di Stato, e di sostenere la lotta al terrorismo, in un contesto di ripetuti attentati in Turchia.

L'UE, che ha subito condannato fermamente il tentativo di colpo di Stato, ha ribadito il suo pieno sostegno alle istituzioni democratiche del paese e ha riconosciuto l'esigenza legittima della Turchia di reagire in modo rapido e proporzionato di fronte a questa grave minaccia. Tuttavia, la vasta portata, la natura collettiva e il carattere sproporzionato delle misure adottate dopo il tentativo di colpo di Stato durante lo stato di emergenza, come il grandissimo numero di licenziamenti, arresti e detenzioni, continuano a destare seria preoccupazione. La Turchia dovrebbe revocare immediatamente lo stato di emergenza.

I 31 decreti emanati finora durante lo stato di emergenza presentano gravi carenze. Non essendo stati sottoposti a un controllo effettivo e diligente del parlamento, tali decreti sono stati esentati a lungo dal riesame giudiziario e nessuno di essi è ancora stato oggetto di una decisione della Corte costituzionale. I decreti di emergenza hanno limitato, in particolare, diritti civili e politici quali la libertà di espressione, la libertà di riunione e i diritti procedurali. Hanno inoltre modificato atti legislativi fondamentali che continueranno ad avere effetti anche dopo la revoca dello stato di emergenza.

Da quando è stato proclamato lo stato di emergenza, più di 150 000 persone sono state poste in custodia cautelare, 78 000 sono state arrestate e oltre 110 000 funzionari pubblici sono stati licenziati anche se, a detta delle autorità, circa 40 000 sono stati riassunti, di cui circa 3 600 mediante decreto.

È diventata operativa una commissione di appello per lo stato di emergenza, che ha ricevuto complessivamente circa 107 000 ricorsi. La commissione ha iniziato a prendere decisioni solo nel dicembre 2017 e finora ha accolto solo un numero limitato di ricorsi. Le sue decisioni possono essere sottoposte a riesame giudiziario. La commissione deve ancora trasformarsi in un mezzo di ricorso efficace e trasparente per le persone ingiustamente colpite dalle misure adottate durante lo stato di emergenza.

A prescindere dalla commissione di appello, la capacità della Turchia di garantire un efficace ricorso legale interno quale definito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo è stata ulteriormente compromessa da una serie di precedenti negativi. In un caso emblematico, un tribunale di grado inferiore si è rifiutato di eseguire una sentenza della Corte costituzionale; una sentenza di follow up pronunciata dalla Corte costituzionale nei confronti di uno degli imputati è stata poi eseguita da un tribunale di grado inferiore. Diverse sentenze favorevoli a imputati di spicco, tra cui anche difensori dei diritti umani, sono state rapidamente annullate da un altro giudice, o addirittura dallo stesso, a volte in seguito a commenti dell’esecutivo.

La Turchia deve ancora dar seguito alle principali raccomandazioni del Consiglio d’Europa e dei suoi organi. Le denunce di illeciti devono essere accertate mediante procedure trasparenti e su base individuale. La responsabilità penale individuale può essere stabilita soltanto nel pieno rispetto della separazione dei poteri, della totale indipendenza del potere giudiziario e del diritto di ciascuno a un giusto processo. La Turchia dovrebbe revocare immediatamente lo stato di emergenza.

In seguito a un referendum organizzato in Turchia nell’aprile 2017 sono state approvate con una maggioranza ristretta modifiche costituzionali che hanno instaurato un regime presidenziale e che, secondo la commissione di Venezia, non garantiscono un adeguato sistema di pesi e contrappesi e mettono a repentaglio la separazione dei poteri tra esecutivo e giudiziario. Il referendum stesso ha destato serie preoccupazioni circa l’impatto negativo globale dello stato di emergenza, la disparità di condizioni tra le due parti in campo e le minori garanzie dell’integrità delle elezioni.

Durante lo stato di emergenza la funzione fondamentale del parlamento in quanto potere legislativo è stata ridotta, perché il governo ha emanato decreti di emergenza con “forza di legge” anche per disciplinare questioni che avrebbero dovuto essere trattate secondo la procedura legislativa ordinaria. L’accentuarsi degli attriti politici nel paese ha ulteriormente ridotto il margine di dialogo fra i partiti politici in parlamento. In seguito alla revoca “una tantum” delle immunità parlamentari nel maggio 2016, molti legislatori del partito di opposizione HDP sono stati arrestati e dieci di essi sono stati privati dei loro seggi.

Il ruolo del presidente nei confronti del potere esecutivo è stato rafforzato da diversi trasferimenti di poteri alla presidenza mediante decreti di emergenza. La nomina di mandatari in sostituzione dei rappresentanti ed organi esecutivi locali eletti ha notevolmente indebolito la democrazia locale.

La società civile ha subito sempre più pressioni, legate soprattutto al gran numero di arresti di attivisti, compresi i difensori dei diritti umani, e al frequente ricorso al divieto di manifestazione o di altri tipi di riunione, il che ha ridotto rapidamente lo spazio dei diritti e delle libertà fondamentali. Molte organizzazioni fondate sui diritti sono rimaste chiuse a causa delle misure adottate durante lo stato di emergenza e non vi è alcuna possibilità di ricorso legale contro le confische.

Il governo ha riesaminato il quadro giuridico che disciplina le relazioni tra il settore civile e quello militare e ha notevolmente aumentato i poteri dell’esecutivo sull’esercito, rafforzando quindi il controllo civile. Gli alti tribunali militari sono stati effettivamente aboliti nell’ambito delle modifiche costituzionali. La rendicontabilità dell’esercito e dei servizi di intelligence nei confronti del parlamento è ancora insufficiente.

La situazione nella parte sudorientale del paese ha continuato a costituire uno dei problemi più critici per il paese. Il deterioramento della sicurezza si è in parte spostato nelle zone rurali. La situazione nella regione è ancora fortemente influenzata dall’impegno del governo a proseguire le operazioni di sicurezza a fronte dei frequenti atti di violenza commessi dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che continua a figurare nell'elenco UE delle persone, dei gruppi e delle entità coinvolti in atti di terrorismo. Il governo ha il diritto legittimo di combattere il terrorismo, ma deve anche garantire che questo venga fatto nel rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Le misure antiterrorismo devono essere proporzionate. Grazie al piano di investimenti del governo per la ricostruzione delle zone sud-orientali danneggiate si stanno costruendo migliaia di alloggi, ma finora solo un numero limitato di sfollati interni ha ricevuto un risarcimento. Non vi sono stati sviluppi verso la ripresa di un processo politico credibile, necessaria per giungere a una soluzione pacifica e duratura.

La Turchia è moderatamente preparata per la riforma della pubblica amministrazione, con un forte impegno per il conseguimento di un'amministrazione più aperta e l’uso dell’e-government. Si osserva tuttavia un notevole arretramento per quanto riguarda la funzione pubblica, la gestione delle risorse umane e la rendicontabilità dell’amministrazione in relazione al diritto alla giustizia amministrativa e al diritto di chiedere un risarcimento. Non è ancora stato messo a disposizione un mezzo di ricorso efficace e trasparente per i licenziamenti su larga scala.

Il sistema giudiziario turco si trova in una fase iniziale di preparazione. Nel corso dell'ultimo anno si è registrata un'ulteriore, grave involuzione, specialmente per quanto riguarda l'indipendenza del potere giudiziario. Le modifiche costituzionali che disciplinano il Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri (CGP) sono entrate in vigore e hanno ulteriormente minato l’indipendenza nei confronti dell’esecutivo. Il CGP ha continuato a disporre sospensioni e trasferimenti su larga scala di giudici e pubblici ministeri. Non si è fatto niente per ovviare alle preoccupazioni espresse in merito alla mancanza di criteri obiettivi, meritocratici, uniformi e prestabiliti per l’assunzione e la promozione di giudici e pubblici ministeri.

Il paese ha un certo livello di preparazione nella lotta contro la corruzione, settore in cui non sono stati registrati progressi. Il quadro giuridico e istituzionale deve essere ulteriormente allineato con gli standard internazionali e consente tuttora all’esecutivo di esercitare influenze indebite sulle indagini e sulle azioni penali relative ai casi di corruzione ad alto livello. Il bilancio della Turchia in termini di indagini, azioni penali e condanne nei casi di corruzione è rimasto insoddisfacente, specie per quanto riguarda i casi di corruzione ad alto livello. Non è stato fatto alcun progresso per migliorare la rendicontabilità e la trasparenza in merito all’operato degli enti pubblici. Per combattere risolutamente la corruzione occorrono un ampio consenso politico fra i partiti e una forte volontà politica. La Turchia deve ancora attuare quasi tutte le raccomandazioni formulate dall’Assemblea del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa. La corruzione è ancora molto diffusa in numerosi settori e continua a destare seria preoccupazione. La percezione della corruzione resta inoltre elevata.

La Turchia ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la criminalità organizzata e sono stati compiuti alcuni progressi con l'adozione di una nuova strategia e il miglioramento della capacità istituzionale. La Turchia deve migliorare la legislazione su criminalità informatica, confisca dei beni e protezione dei testimoni. È stata adottata la legislazione sulla protezione dei dati, che tuttavia non è ancora conforme agli standard europei. Le indagini finanziarie sono ancora sottoutilizzate. Il congelamento cautelare dei beni è raramente applicato e il livello dei beni confiscati è basso. In materia di lotta contro il terrorismo è in vigore un quadro giuridico globale sul finanziamento del terrorismo. La legislazione in materia penale e quella antiterrorismo devono essere allineate alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Il principio di proporzionalità deve essere rispettato nella pratica.

La Turchia ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda la politica sulla migrazione e sull’asilo e ha continuato ad impegnarsi per garantire una gestione efficace dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo orientale come previsto dalla dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016. Per quanto riguarda l’attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, all’inizio di febbraio la Turchia ha presentato alla Commissione europea un piano di lavoro in cui illustrava come intende conformarsi ai sette parametri di riferimento rimanenti in materia di liberalizzazione dei visti. La Commissione sta valutando le proposte della Turchia, dopo di che si procederà a ulteriori consultazioni con le controparti turche.

Il quadro giuridico turco contiene garanzie generali del rispetto dei diritti umani e fondamentali, che tuttavia sono state ulteriormente messe a repentaglio e ridotte da una serie di decreti di emergenza. La situazione per quanto riguarda la libertà di espressione, un ambito in cui la Turchia si trova in una fase iniziale di preparazione, ha continuato a peggiorare in modo preoccupante. Il campo di applicazione delle misure adottate durante lo stato di emergenza è stato esteso gradualmente a molte voci critiche, tra cui esponenti dei media e del mondo accademico, in contrasto con il principio di proporzionalità. Destano grave preoccupazione le azioni penali contro i giornalisti (oltre 150 dei quali sono ancora in carcere), i difensori dei diritti umani, gli scrittori o gli utenti dei social media, il ritiro delle tessere stampa e la chiusura di numerosi media, o la nomina da parte del governo di fiduciari incaricati di gestirli, che si basano per lo più su un’applicazione selettiva e arbitraria della legge, in particolare delle disposizioni riguardanti la sicurezza nazionale e la lotta contro il terrorismo. La legge su internet e il quadro giuridico generale permettono tuttora all’esecutivo di bloccare i contenuti online senza un’ordinanza del tribunale per una gamma indebitamente ampia di motivi. Si è inoltre verificato un notevole arretramento per quanto riguarda la libertà di riunione e di associazione, i diritti procedurali e i diritti di proprietà. La libertà di riunione continua ad essere eccessivamente limitata, nel diritto e nella pratica. Le misure adottate durante lo stato di emergenza hanno inoltre abolito le garanzie fondamentali che proteggevano i detenuti contro gli abusi, aggravando quindi il rischio di impunità in un contesto in cui aumentano le denunce per maltrattamenti e torture. I decreti di emergenza hanno imposto ulteriori restrizioni dei diritti procedurali, compresi i diritti della difesa. L’esercizio dei diritti è ostacolato dalla frammentazione e dal mandato limitato delle istituzioni pubbliche responsabili dei diritti umani e delle libertà, in un contesto in cui l’indipendenza dell’apparato giudiziario è stata compromessa. Gran parte delle famiglie Rom presenti in Turchia vive ancora in condizioni di povertà estrema e non dispone dei beni di prima necessità. I diritti dei gruppi più vulnerabili e delle persone appartenenti alle minoranze dovrebbero essere adeguatamente tutelati. La violenza di genere, la discriminazione, l'incitamento all'odio nei confronti delle minoranze, i reati di odio e le violazioni dei diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e transessuali continuano a destare gravi preoccupazioni.

La Turchia ha espresso il proprio sostegno ai colloqui tra i leader delle due comunità sulla risoluzione della questione cipriota, nonché agli sforzi del Segretario generale delle Nazioni Unite e del suo Consigliere speciale. La conferenza su Cipro organizzata a Ginevra nel gennaio 2017 e a Crans-Montana nel luglio 2017 si è conclusa senza che fosse stato raggiunto un accordo. Il paese non ha ancora rispettato l'obbligo di attuare integralmente, e in modo non discriminatorio, il protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione e non ha eliminato tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni alle linee di collegamento diretto con Cipro. Non vi è stato nessun progresso in termini di normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. Le conclusioni sulla Turchia adottate dal Consiglio dell’Unione europea e approvate dal Consiglio europeo nel dicembre 2006 restano in vigore. Tali conclusioni stipulano che i negoziati non saranno aperti su otto capitoli 1 relativi alle restrizioni della Turchia per quanto riguarda la Repubblica di Cipro, e che nessun capitolo sarà provvisoriamente chiuso fino a quando la Commissione non avrà confermato che la Turchia ha attuato pienamente il protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione.

La cooperazione sulla migrazione con Grecia e Bulgaria è stata ulteriormente intensificata. Tuttavia, le tensioni nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale hanno ostacolato le relazioni di buon vicinato minando al tempo stesso la stabilità e la sicurezza nella regione. Le relazioni bilaterali con diversi Stati membri dell’UE si sono deteriorate, a volte per effetto di una retorica offensiva e inaccettabile. Nel marzo 2018 il Consiglio europeo ha condannato fermamente le continue azioni illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale e nel Mar Egeo e ricordato l'obbligo della Turchia di rispettare il diritto internazionale e le relazioni di buon vicinato e di normalizzare le relazioni con tutti gli Stati membri dell'UE. Il Consiglio europeo ha inoltre espresso la sua profonda preoccupazione per il mantenimento in detenzione di cittadini dell'UE in Turchia, compresi due soldati greci, e ha chiesto la rapida e positiva soluzione di tali questioni in dialogo con gli Stati membri.

La Turchia deve impegnarsi in maniera inequivocabile ad intrattenere relazioni di buon vicinato, a rispettare gli accordi internazionali e a risolvere pacificamente le controversie nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite, anche avvalendosi, se necessario, della giurisdizione della Corte internazionale di giustizia. A tale riguardo l'UE ha nuovamente espresso grave preoccupazione ed esortato la Turchia a evitare ogni tipo di minaccia o atto contro uno Stato membro o ogni fonte di attrito o azione che possa nuocere alle relazioni di buon vicinato e alla risoluzione pacifica delle controversie.

Per quanto riguarda i criteri economici, l'economia turca è molto avanzata e può essere considerata un'economia di mercato funzionante. Grazie alle misure di stimolo adottate dal governo, l’economia si è ripresa dopo la contrazione successiva al tentativo di colpo di Stato del 2016 e nel 2017 ha registrato una forte crescita. Alla crescita elevata fanno tuttavia riscontro forti squilibri macroeconomici. Il disavanzo delle partite correnti rimane elevato ed è aumentato verso la fine del 2017, rendendo il paese dipendente dall’afflusso di capitale e vulnerabile agli shock esterni. Nel 2017 l’inflazione è salita a due cifre (11,1%) e il deprezzamento della lira turca è proseguito, accentuando le preoccupazioni circa il livello di impegno dei responsabili della politica monetaria a garantire la stabilità dei prezzi. L’economia informale è ancora molto diffusa in Turchia. Nel complesso la situazione in questo settore è peggiorata. Il contesto imprenditoriale ha risentito della tendenza ad aumentare il controllo statale sull’economia e delle misure adottate nei confronti delle imprese, degli uomini d’affari, degli oppositori politici e delle loro società.

La Turchia ha compiuto alcuni progressi e vanta un buon livello di preparazione per far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'UE. La Turchia è ben integrata nel mercato dell’UE a livello di commercio e di investimenti. Sono stati compiuti alcuni progressi per quanto riguarda il settore dell’energia, specialmente nel mercato del gas, e l’aumento della spesa per la ricerca e lo sviluppo. Permangono tuttavia problemi significativi per quanto riguarda la qualità dell'istruzione. Non è stato compiuto alcun progresso per migliorare la trasparenza degli aiuti di Stato.

Per quanto riguarda la capacità di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione, la Turchia ha continuato ad allinearsi con l'acquis, anche se a un ritmo contenuto. La situazione è ulteriormente peggiorata per quanto riguarda diversi aspetti fondamentali della società dell’informazione, della politica sociale, dell’occupazione e delle relazioni esterne. La Turchia è molto avanzata nei settori del diritto societario, delle reti transeuropee e della scienza e della ricerca, e ha raggiunto un buon livello di preparazione in materia di libera circolazione delle merci, diritto di proprietà intellettuale, servizi finanziari, politica industriale e delle imprese, tutela dei consumatori e della salute, unione doganale e controllo finanziario. La Turchia è solo moderatamente preparata in materia di appalti pubblici: l'allineamento in quest'ambito presenta ancora notevoli lacune. La Turchia è moderatamente preparata anche nel settore delle statistiche e della politica dei trasporti, ambiti in cui occorrono sforzi significativi a tutti i livelli. La Turchia ha raggiunto soltanto un certo livello di preparazione nei settori dell'ambiente e dei cambiamenti climatici, per i quali devono ancora essere elaborate e attuate politiche più coordinate e più ambiziose. In tutti i settori deve essere prestata maggiore attenzione all'applicazione della legislazione, mentre in molti settori sono necessari ulteriori notevoli progressi per conseguire l'allineamento legislativo con l'acquis dell'UE.

Montenegro

Per quanto riguarda i criteri politici, il periodo di riferimento è stato caratterizzato dalla scarsa fiducia nei confronti del quadro elettorale e dal prolungato boicottaggio parlamentare da parte dell’intera opposizione iniziato in occasione delle elezioni parlamentari dell’ottobre 2016. È responsabilità di tutti gli attori politici riprendere il dibattito politico in parlamento. Una parte dell’opposizione è tornata in parlamento nel dicembre 2017, ma questa cessazione parziale e selettiva del boicottaggio non ha ancora determinato un miglioramento del dialogo e del controllo parlamentare. La scena politica rimane frammentata, polarizzata e caratterizzata da una mancanza di dialogo politico, soprattutto all’interno delle istituzioni democratiche.

Occorre rafforzare ulteriormente la capacità legislativa del parlamento e il controllo dell’esecutivo. Il parlamento dà ancora un seguito limitato alle conclusioni degli audit eseguiti dall'Istituto statale per la revisione dei conti e l’attuazione delle politiche e delle leggi più importanti non è oggetto né di discussioni né di relazioni. Nel dicembre 2017 il parlamento ha adottato, senza procedere a una consultazione pubblica adeguata, una serie di leggi che attuano solo in parte le raccomandazioni dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Dovrebbe essere presa in considerazione una riforma elettorale globale. Nel periodo di riferimento sono state organizzate 8 elezioni locali. Le elezioni locali non si svolgono lo stesso giorno in tutto il paese, ma vengono organizzate a rotazione, per cui il panorama politico è caratterizzato da un processo elettorale prolungato e fortemente personalizzato. Questo ciclo elettorale rende difficile il monitoraggio delle votazioni, specialmente per gli osservatori internazionali, il che lascia ampio margine per le denunce di irregolarità, che non possono essere valutate singolarmente. Non vi sono stati nuovi sviluppi nel seguito politico e giudiziario dato alle denunce per malversazione ad opera dei partiti politici nel 2012 (“caso delle registrazioni audio”).

Per quanto riguarda la governance, occorre rafforzare la trasparenza, la partecipazione dei soggetti interessati e la capacità del governo di attuare le riforme. La coerenza del processo politico dovrebbe essere garantita mediante un’elaborazione coordinata delle politiche. Il governo dispone di meccanismi di consultazione delle organizzazioni della società civile, ma occorrono regole chiare e un coinvolgimento effettivo di entrambe le parti.

Il Montenegro è moderatamente preparato per la riforma della pubblica amministrazione. Sono stati compiuti buoni progressi, in particolare con l'adozione di nuove leggi sui funzionari e sugli impiegati statali e sulle autonomie locali volte ad instaurare procedure di assunzione meritocratiche in tutta la funzione pubblica. Rimane necessaria una forte volontà politica per procedere efficacemente alla depoliticizzazione della funzione pubblica e all’ottimizzazione dell’amministrazione statale, nonché per garantire l’attuazione efficiente e la sostenibilità finanziaria delle riforme.

Il sistema giudiziario del Montenegro è moderatamente preparato e sono stati compiuti alcuni progressi. Il quadro legislativo volto ad aumentare l’indipendenza e la professionalità del settore giudiziario deve ancora essere pienamente attuato. La capacità istituzionale è stata rafforzata.

Il Montenegro ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la corruzione. Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, la corruzione è ancora molto diffusa in numerosi settori e continua a destare preoccupazione. La capacità operativa delle istituzioni è migliorata, ma tutte le istituzioni dovrebbero adottare un atteggiamento più proattivo. Vanno affrontate le sfide relative alla credibilità, all’indipendenza e alla fissazione delle priorità dell’Agenzia anticorruzione. Occorre inoltre migliorare sia le indagini finanziarie che la confisca e il sequestro dei beni. È stata costituita una prima casistica di indagini, azioni penali e condanne definitive nei casi di corruzione ad alto livello, che deve tuttavia essere ulteriormente consolidata. Il bilancio positivo delle indagini e delle condanne potrà migliorare ulteriormente solo in un contesto in cui le istituzioni indipendenti sono protette da qualsiasi influenza indebita e incentivate ad esercitare pienamente i loro poteri.

Nell’ambito della lotta contro la criminalità organizzata è stata costituita una prima casistica di azioni penali per contrastare il traffico di migranti e di droga. Occorrono tuttavia ulteriori risultati per costituire un bilancio convincente, specie per quanto riguarda la lotta contro il riciclaggio di denaro e la tratta di esseri umani.

Il Montenegro ha ulteriormente allineato la sua legislazione sui diritti fondamentali con gli standard dell’UE. È migliorata, in particolare, l’attività del difensore civico, ma occorrono ulteriori sforzi per rafforzare il quadro istituzionale e la tutela effettiva dei diritti umani. In seguito ai progressi compiuti per quanto riguarda la legislazione antidiscriminazioni, il Montenegro deve garantire la presenza di meccanismi istituzionali adeguati per proteggere i gruppi vulnerabili dalle discriminazioni. L'attuazione della legislazione è ancora carente e la capacità istituzionale nel campo dei diritti umani deve essere rafforzata. La minoranza Rom 2 resta la più vulnerabile e la più discriminata. La violenza di genere e quella contro i minori rimangono un problema molto preoccupante nel paese.

Il Montenegro ha raggiunto un certo livello di preparazione per quanto riguarda la libertà di espressione, ma nel periodo di riferimento non ha compiuto alcun progresso. Non vi sono stati sviluppi di rilievo nelle indagini sui vecchi casi di violenza contro i giornalisti. Le recenti ingerenze politiche nel Consiglio nazionale delle emittenti pubbliche e nell’Agenzia per i media elettronici destano seria preoccupazione. La scena mediatica resta fortemente polarizzata e sussistono problemi di comprensione del ruolo dei mezzi di informazione liberi. Il numero di casi di diffamazione rimane elevato, anche a causa della debolezza dei meccanismi di autoregolamentazione.

Il Montenegro ha mantenuto il suo impegno costruttivo nelle relazioni bilaterali con gli altri paesi dell'allargamento e con i paesi vicini membri dell'UE e ha continuato a partecipare attivamente alla cooperazione regionale.

Per quanto riguarda i criteri economici, il Montenegro ha compiuto alcuni progressi ed è moderatamente preparato per sviluppare un'economia di mercato funzionante. La stabilità macroeconomica e di bilancio è stata rafforzata, ma occorrono ulteriori sforzi per affrontare le sfide persistenti, in particolare l’elevato onere del debito pubblico. L’economia registra una crescita ininterrotta dal 2013 in un contesto di inflazione bassa o moderata. La solvibilità e la liquidità del settore finanziario sono state migliorate, ma occorre ampliare la base delle esportazioni e innalzarne la qualità per ridurre il disavanzo commerciale. Le carenze sul piano dello Stato di diritto, compresa la concorrenza sleale dell’economia informale, incidono negativamente sul contesto imprenditoriale. Il mercato del lavoro deve far fronte a problemi strutturali, che si rispecchiano nella bassa partecipazione e negli alti tassi di disoccupazione.

Il Montenegro ha compiuto alcuni progressi ed è moderatamente preparato per quanto riguarda la sua capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione. La costruzione delle infrastrutture chiave in un certo numero di settori e lo sviluppo del capitale umano hanno gettato le basi per una migliore competitività. La riforma dell’istruzione è in corso, ma occorrono ulteriori sforzi per ovviare allo squilibrio tra domanda e offerta di competenze. Le PMI devono tuttora affrontare numerose difficoltà, come l’accesso ai finanziamenti o la complessità normativa. Occorrono ulteriori sforzi per migliorare le prestazioni globali delle imprese locali in termini di esportazioni.

Per quanto riguarda la capacità del Montenegro di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione, nella maggior parte dei settori è stato svolto un lavoro importante in termini di allineamento e di preparazione all'attuazione dell'acquis. Il paese vanta un buon livello di preparazione in ambiti quali il diritto societario e la politica estera, di sicurezza e di difesa. Esso è moderatamente preparato in molti capitoli, come la libera circolazione delle merci, l’agricoltura, la sicurezza alimentare e la politica veterinaria e fitosanitaria. Il Montenegro si trova in una fase iniziale di preparazione per quanto riguarda la pesca e le disposizioni finanziarie e di bilancio, e ha raggiunto un certo livello di preparazione in materia di ambiente e cambiamenti climatici, statistiche, politica sociale e occupazione. Si registrano buoni progressi in materia di diritto societario, agricoltura e sviluppo rurale, sicurezza alimentare e politica veterinaria e fitosanitaria. La situazione è invece peggiorata nel campo degli appalti pubblici. Guardando al futuro, il Montenegro dovrebbe concentrarsi in particolare sulla politica di concorrenza, sull’ambiente, sui cambiamenti climatici e sugli appalti pubblici. Il rafforzamento della capacità amministrativa di garantire l'applicazione dell'acquis resta una sfida considerevole per il paese. Il Montenegro ha proseguito il suo allineamento con tutte le posizioni e le dichiarazioni dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza comune.

Sebbene il Montenegro sia rimasto finora al di fuori della principale rotta migratoria dei Balcani occidentali verso l’UE, il numero di migranti/richiedenti asilo che entrano nel suo territorio è aumentato e il paese deve quindi rafforzare la propria capacità di gestire questo repentino accentuarsi della pressione connessa alla migrazione. Il Montenegro ha compiuto ulteriori progressi per quanto riguarda, in particolare, il quadro giuridico connesso alla migrazione. La sua capacità di gestire le domande di asilo, che finora è risultata sufficiente, rischia tuttavia di essere compromessa a causa: i) del numero crescente di richiedenti asilo e del protrarsi della loro permanenza, dovuto a volte alla lunghezza delle procedure di ricorso; ii) dell’introduzione di procedure di asilo più complesse, allineate agli standard dell’UE. In questo contesto, il Montenegro deve predisporre un meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari, in linea con l’acquis dell’UE, e allineare progressivamente la sua politica in materia di visti con quella dell’Unione. Il Montenegro dovrebbe allestire strutture di accoglienza supplementari conformi agli standard prescritti e migliorare la gestione di tutte le strutture. In seguito all’adozione del piano d’azione Schengen nel febbraio 2017, il Montenegro ha continuato ad allineare la sua legislazione con l’acquis dell’UE in materia di visti.



Serbia

Per quanto riguarda i criteri politici, nell’aprile 2017 si sono svolte elezioni presidenziali in Serbia. A detta degli osservatori internazionali, agli elettori è stata offerta una scelta effettiva tra diversi candidati, ma la parità di condizioni è stata compromessa da diversi fattori. Occorre attuare integralmente le raccomandazioni degli osservatori internazionali, comprese quelle relative alla trasparenza e all’integrità del processo durante la campagna elettorale.

In seguito alle dimissioni del primo ministro Vučić dopo la sua elezione alla presidenza, il nuovo governo guidato da Ana Brnabić si è insediato nel giugno 2017. Per la prima volta una donna è stata eletta alla carica di primo ministro. Il parlamento non esercita ancora un controllo effettivo sull’esecutivo. Occorre rafforzare la trasparenza, il carattere inclusivo e la qualità del processo legislativo e migliorare il dialogo tra i partiti. Il ricorso ai procedimenti d'urgenza dovrebbe essere limitato. Devono essere evitate le azioni che limitano la possibilità per il parlamento di procedere a uno scrutinio efficace della legislazione. Il ruolo degli organismi di regolamentazione indipendenti deve essere pienamente riconosciuto. Per allinearsi agli standard dell'UE in alcuni settori sono necessarie riforme costituzionali.

La Serbia è moderatamente preparata nel settore della riforma della pubblica amministrazione. È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda l’erogazione dei servizi e l’adozione di diverse nuove leggi. La Serbia deve conseguire i propri obiettivi di riforma, professionalizzare e depoliticizzare l'amministrazione, specialmente per quanto riguarda i posti dirigenziali, nonché garantire un coordinamento e un monitoraggio sistematico del programma di riforma della gestione delle finanze pubbliche. Sarà di fondamentale importanza la capacità della Serbia di attirare e trattenere personale qualificato nell’amministrazione responsabile delle questioni relative all’UE.

Il sistema giudiziario della Serbia ha raggiunto un certo livello di preparazione. È stato fatto qualche progresso, in particolare, con la riduzione dell’arretrato di vecchi procedimenti esecutivi e l’adozione di misure volte ad armonizzare le prassi dei tribunali. Sono state adottate regole migliorate per la valutazione delle prestazioni professionali di giudici e pubblici ministeri. Il margine di influenza politica sul potere giudiziario continua a destare preoccupazione. Nel gennaio 2018 è stato pubblicato un nuovo progetto di modifiche costituzionali nel settore giudiziario, che è stato oggetto di un dibattito pubblico prima di essere trasmesso per parere alla commissione di Venezia.

La Serbia ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la corruzione. Si è compiuto qualche progresso, segnatamente con l’adozione di modifiche del codice penale (sezione relativa ai crimini economici), della legge sull’organizzazione delle autorità statali in materia di lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata e al terrorismo e della legge sul sequestro e sulla confisca dei proventi di reato. L’adozione della nuova legge sull’Agenzia anticorruzione accusa tuttavia un forte ritardo. La corruzione è ancora molto diffusa in numerosi settori e continua a destare seria preoccupazione. La capacità operativa delle istituzioni competenti rimane disomogenea. Le autorità di contrasto e quelle giudiziarie devono ancora dimostrare di poter svolgere indagini, azioni penali e processi su tutti i casi di corruzione ad alto livello in modo imparziale e indipendente dal punto di vista operativo.

La Serbia ha un certo livello di preparazione nella lotta contro la criminalità organizzata. Si osserva qualche progresso in ambiti quali la gestione delle risorse umane presso il ministero dell'Interno e la polizia. È stata migliorata la capacità operativa presso la procura per la criminalità organizzata e quella per la criminalità informatica. Sono stati adottati una nuova strategia e un piano d’azione per prevenire e combattere la tratta di esseri umani, è stato nominato un coordinatore nazionale per la lotta contro la tratta di esseri umani ed è stata adottata una nuova legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. La Serbia, tuttavia, deve ancora creare un bilancio iniziale di indagini finanziarie efficaci, come pure di indagini, azioni penali e condanne definitive nei casi di riciclaggio di denaro. Il numero di condanne nei casi di criminalità organizzata rimane basso. La Serbia deve concentrarsi sull’attuazione del piano d’azione concordato con il Gruppo di azione finanziaria internazionale.

Il quadro giuridico e istituzionale per il rispetto dei diritti fondamentali è in vigore, ma deve esserne garantita l'applicazione coerente su tutto il territorio nazionale, anche per quanto riguarda la protezione delle minoranze. Pur avendo raggiunto un certo livello di preparazione, la Serbia non ha fatto alcun progresso sul piano della libertà di espressione, una questione che desta sempre più preoccupazione. Sono necessari ulteriori sforzi sostenuti per migliorare la situazione delle persone appartenenti ai gruppi più discriminati (Rom, persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali, disabili, persone affette da HIV/AIDS e altri gruppi socialmente vulnerabili). Deve essere adottata una legge sulla parità di genere.

Nel complesso la Serbia ha mantenuto il suo impegno costruttivo nelle relazioni bilaterali con gli altri paesi dell'allargamento e con i paesi vicini membri dell'UE e ha continuato a partecipare attivamente alla cooperazione regionale.

Per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, la Serbia ha continuato a impegnarsi nel dialogo. La Serbia deve tuttavia continuare ad adoperarsi con notevole impegno per applicare gli accordi esistenti e contribuire a creare condizioni favorevoli alla piena normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, da definire in un accordo giuridicamente vincolante.

Per quanto riguarda i criteri economici, la Serbia ha compiuto buoni progressi ed è moderatamente preparata per sviluppare un'economia di mercato funzionante. Si è ovviato ad alcune carenze in termini di politiche, in particolare per quanto riguarda il disavanzo di bilancio. I fondamenti della crescita sono solidi e la stabilità macroeconomica è stata preservata. L’inflazione è stata contenuta e la politica monetaria ha sostenuto la crescita. Le condizioni del mercato del lavoro sono ulteriormente migliorate. Pur essendo stato ridotto, il debito pubblico rimane elevato e occorre rafforzare sia il quadro di bilancio che la relativa governance. Occorre ancora completare le principali riforme strutturali per quanto riguarda la pubblica amministrazione, l’autorità fiscale e le imprese di proprietà dello Stato. I tassi di occupazione informale, disoccupazione e inattività economica sono ancora molto elevati, specialmente tra le donne e i giovani. Il settore privato è poco sviluppato e risente delle carenze a livello di Stato di diritto e di applicazione della concorrenza leale.

La Serbia è moderatamente preparata per far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione. Sebbene sia stato compiuto qualche progresso per aumentare la competitività, il livello dell’attività di investimento è ancora inadeguato rispetto al fabbisogno dell’economia. Nonostante alcuni miglioramenti, le imprese devono far fronte a un certo numero di problemi, tra cui un contesto imprenditoriale difficile, un elevato livello di oneri parafiscali e il difficile e costoso accesso ai finanziamenti.

Per quanto riguarda la capacità di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione, la Serbia ha continuato ad allineare la propria legislazione con l'acquis a tutti i livelli. La presenza di risorse finanziarie e umane adeguate e di un solido quadro strategico sarà fondamentale per mantenere il ritmo delle riforme. La Serbia ha un buon livello di preparazione in settori quali il diritto societario, la proprietà intellettuale, la scienza e la ricerca, l'istruzione, la cultura e le dogane. La Serbia ha migliorato il collegamento fra programmazione degli investimenti ed esecuzione del bilancio, ma deve ancora predisporre un meccanismo unico per stabilire il grado di priorità di tutti gli investimenti, indipendentemente dalla fonte di finanziamento, conformemente al programma governativo di riforma della gestione delle finanze pubbliche. La Serbia è moderatamente preparata in settori quali gli appalti pubblici, le statistiche, la politica monetaria e il controllo finanziario. La Serbia deve allineare progressivamente la propria politica estera e di sicurezza alla politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea nel periodo precedente l'adesione. Il paese deve far fronte, in via prioritaria, alle questioni di non conformità con l'ASA, specie per quanto riguarda le restrizioni ai movimenti di capitali, la normativa sugli aiuti di Stato, le discriminazioni fiscali applicate alle bevande alcoliche importate e le restrizioni alle esportazioni di rifiuti.

La Serbia ha continuato a gestire gli effetti della crisi della migrazione e dei rifugiati. La Serbia sta negoziando con l’UE un accordo sullo status per le azioni che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera dovrà intraprendere sul suo territorio. La Serbia ha adottato una nuova legge sull’asilo e sulla protezione temporanea, una legge sugli stranieri e una legge sui controlli di frontiera. Devono essere adottati una strategia e un piano d’azione 2017-2020 per contrastare la migrazione irregolare. In questo contesto, la Serbia deve predisporre un solido meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari, in linea con l’acquis dell’UE, e allineare progressivamente la sua politica in materia di visti con quella dell’Unione. Occorre rafforzare il coordinamento tra le varie autorità statali che si occupano di gestire la migrazione. La Serbia ha continuato a cooperare con i paesi limitrofi e con gli Stati membri, in particolare a livello tecnico, e ha compiuto notevoli sforzi per fornire rifugio e aiuti umanitari, principalmente con il sostegno dell'UE. La Serbia deve aumentare la propria capacità di soddisfare le esigenze di accoglienza particolari dei minori non accompagnati.

Ex Repubblica jugoslava di Macedonia 

Per quanto riguarda i criteri politici, il paese ha finalmente superato la più grave crisi politica dal 2001. Il laborioso processo di formazione del governo ha raggiunto un punto critico durante gli attacchi in parlamento del 27 aprile 2017, che la comunità internazionale ha condannato con la massima fermezza. Dal maggio 2017 il nuovo governo pro-riforme ha preso provvedimenti per combattere la corruzione legislativa ripristinando gradualmente un sistema di pesi e contrappesi e rafforzando la democrazia e lo Stato di diritto. Nel paese sono in atto cambiamenti fondamentali in un contesto politico più inclusivo e aperto. Le elezioni comunali dell’ottobre 2017 hanno confermato il sostegno dei cittadini alle politiche della coalizione di governo orientate verso l’UE. Il parlamento ha continuato a funzionare con i partiti di opposizione alla presidenza delle commissioni fondamentali. Il parlamento deve rafforzare le proprie funzioni legislative e di controllo, anche limitando il diffuso ricorso alle procedure abbreviate.

Nonostante una situazione interetnica ancora fragile, la situazione è rimasta globalmente tranquilla. Al riesame dell’attuazione dell'accordo quadro di Ohrid, che ha posto fine al conflitto del 2001 e fornisce un quadro per le relazioni interetniche, deve ancora essere dato seguito in modo trasparente e inclusivo. Il governo ha dato prova di impegno per aumentare la fiducia fra le comunità.

La società civile ha continuato a svolgere un ruolo costruttivo nel sostenere i processi democratici e nel garantire un maggior sistema di bilanciamento dei poteri. Il clima in cui operano le organizzazioni della società civile è migliorato dalla seconda metà del 2017 e il governo ha dato prova di impegno nei confronti del dialogo e dell’inclusione.

Il paese è moderatamente preparato per la riforma della pubblica amministrazione. Si sono compiuti buoni progressi con l’adozione della strategia di riforma della pubblica amministrazione e del programma di riforma della gestione delle finanze pubbliche. Si sono fatti sforzi concreti per migliorare la trasparenza e la rendicontabilità, come pure per associare le parti interessate esterne all’elaborazione delle politiche. Occorre migliorare la capacità del ministero della Società dell’informazione e dell’amministrazione di gestire e coordinare la riforma della pubblica amministrazione. Rimane indispensabile un forte impegno politico per garantire la professionalità della pubblica amministrazione, specie per quanto riguarda le nomine degli alti funzionari, e il rispetto dei principi di trasparenza, merito ed equa rappresentanza, conformemente allo spirito e alla lettera della legge.

Il sistema giudiziario del paese ha raggiunto un certo livello di preparazione e sono stati compiuti buoni progressi, specialmente nella seconda parte del periodo di riferimento. Negli ultimi mesi sono state adottate misure decisive per invertire la tendenza negativa degli anni precedenti, iniziando in particolare a ripristinare l’indipendenza del potere giudiziario. Il paese ha adottato una nuova strategia credibile per la riforma della giustizia che pone le basi per un ulteriore riordino del settore; sono inoltre stati modificati alcuni atti legislativi fondamentali in linea con le raccomandazioni della commissione di Venezia e con le “priorità di riforma urgenti”. L’ostruzionismo dei tribunali nei confronti della procura speciale è diminuito, il che le consente di lavorare in modo più efficace. Occorreranno sforzi sostenuti per dar seguito alle raccomandazioni rimanenti e permettere al sistema giudiziario di funzionare senza indebite ingerenze.

Per quanto riguarda la lotta contro la corruzione, è stato raggiunto un certo livello di preparazione. Il paese si è dotato del quadro legislativo e istituzionale pertinente e ha costituito una casistica in termini di prevenzione e azioni penali, anche se il numero di sentenze definitive sui casi di corruzione ad alto livello rimane limitato. La corruzione è ancora molto diffusa in numerosi settori e continua a destare seria preoccupazione. Sono state ravvisate carenze strutturali e operative nella capacità delle istituzioni di contrastare efficacemente la corruzione. Le ingerenze politiche costituiscono tuttora un rischio.

Il paese ha raggiunto un certo livello di preparazione per quanto riguarda la lotta contro la criminalità organizzata. Il quadro legislativo è globalmente in linea con gli standard europei e devono proseguire gli sforzi di attuazione delle strategie. Il paese ha preso provvedimenti per riformare il sistema di intercettazione delle comunicazioni e per realizzare le relative “priorità di riforma urgenti”. Si deve fare di più per combattere efficacemente certe forme di criminalità come il riciclaggio di denaro e i reati finanziari. È di fondamentale importanza il coordinamento fra tutte le parti interessate. Occorre migliorare il bilancio in termini di indagini, azioni penali e condanne nell'ambito della lotta alla criminalità organizzata. Il numero di condanne rimane basso.

Il quadro giuridico e istituzionale per la tutela dei diritti fondamentali è in gran parte completato e le riforme hanno migliorato la conformità con gli standard europei sui diritti umani. La piena attuazione richiede sforzi sostenuti. È positivo che il paese abbia ratificato la convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (detta anche convenzione di Istanbul) e avviato le riforme giuridiche necessarie per predisporre un meccanismo di controllo esterno delle autorità di contrasto, e che le modifiche del quadro antidiscriminazioni siano state preparate in modo inclusivo. Occorre affrontare la questione delle condizioni nelle carceri e negli istituti psichiatrici, dar seguito ai casi di reati generati dall'odio e di incitamento all'odio e potenziare gli organismi preposti alla tutela e alla promozione dei diritti umani. Sono necessari ulteriori sforzi ai fini dell’inclusione dei Rom. Per quanto riguarda la libertà di espressione, il paese ha raggiunto un certo livello di preparazione e ha compiuto buoni progressi, tra cui in particolare il miglioramento delle condizioni in cui operano i media e la diminuzione delle pressioni sui giornalisti. Il paese deve affrontare le sfide rimanenti, compresa la riforma dell’emittente pubblica.

Per quanto riguarda la cooperazione regionale, il paese ha mantenuto buone relazioni con gli altri paesi dell'allargamento e ha partecipato attivamente alle iniziative regionali. Sono stati compiuti passi decisivi per promuovere relazioni di buon vicinato, anche attraverso l’entrata in vigore del trattato bilaterale con la Bulgaria. La "questione del nome" deve essere risolta con urgenza. I colloqui su tale questione si sono intensificati sotto l’egida delle Nazioni Unite. Durante le discussioni costruttive a livello di primi ministri e ministri degli Esteri si sono valutati positivamente i progressi compiuti nell’attuazione delle misure volte a rafforzare la fiducia. L’annuncio congiunto fatto nel gennaio 2018 dai primi ministri della Grecia e dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, che riguarda la nuova denominazione dell’aeroporto di Skopje e di un’autostrada, e l’avvio di alcune iniziative dell’UE che erano state rimandate, sono segnali tangibili di un rafforzamento della fiducia reciproca.

Per quanto riguarda i criteri economici, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha compiuto qualche progresso e ha raggiunto un buon livello di preparazione in vista dello sviluppo di un'economia di mercato funzionante. Nonostante l’impasse politica del primo semestre dell’anno sono stati introdotti miglioramenti significativi, specie per quanto riguarda la gestione delle finanze pubbliche e la trasparenza. Non sono ancora stati risolti i problemi fondamentali dell’economia, tra cui lacune del contesto imprenditoriale come l’applicazione insufficiente dei contratti e l'esistenza di un’ampia economia informale. I problemi strutturali del mercato del lavoro si riflettono nella scarsa attività e negli alti tassi di disoccupazione. Il contesto macroeconomico si è deteriorato nella prima metà del 2017, in quanto la prolungata crisi politica ha avuto pesanti ripercussioni sugli investimenti. La politica di bilancio è orientata verso misure a breve termine e manca di un piano di consolidamento duraturo.

L’economia ha registrato alcuni progressi ed è moderatamente preparata per quanto riguarda la sua capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione. Sono stati compiuti ulteriori progressi verso la diversificazione delle esportazioni e un maggior valore aggiunto della produzione nel settore manifatturiero. Le relazioni con l’UE in termini di commercio e investimenti si sono ulteriormente intensificate. L'economia risente tuttora delle carenze dei programmi scolastici, dei bassi tassi di innovazione e della notevole mancanza di investimenti, in particolare nelle infrastrutture pubbliche.

Per quanto riguarda la capacità di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione, il paese è moderatamente preparato nella maggior parte dei settori, compresi quelli della concorrenza, dei trasporti e dell'energia. Il paese vanta un buon livello di preparazione in ambiti quali il diritto societario, l’unione doganale, le reti transeuropee, la scienza e la ricerca. Sono necessari ulteriori sforzi a tutti i livelli, in particolare nei settori per i quali il paese si trova in una fase iniziale di preparazione, ad esempio la libertà di circolazione dei lavoratori. Occorre inoltre concentrarsi maggiormente sulla capacità amministrativa e sull'applicazione effettiva. Il paese ha continuato a migliorare il suo allineamento con le dichiarazioni dell'UE e con le decisioni del Consiglio in materia di politica estera e di sicurezza comune.  

L'ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha continuato a gestire gli effetti della crisi della migrazione e dei rifugiati. Il paese sta negoziando con l’Unione europea un accordo sullo status per le azioni che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera dovrà intraprendere sul suo territorio. L'ex Repubblica jugoslava di Macedonia si è sforzata di migliorare il proprio quadro giuridico. Sono in corso i lavori per modificare la legge sugli stranieri. Il paese ha continuato ad applicare la sua risoluzione sulla politica migratoria e ad adoperarsi per migliorare il sistema di asilo e la gestione della migrazione. Occorre instaurare una registrazione sistematica dei migranti e una determinazione del loro profilo a scopo di protezione per poter soddisfare le necessità di queste persone. In questo contesto, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia deve predisporre un meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari, in linea con l’acquis dell’UE, e allineare progressivamente la sua politica in materia di visti con quella dell’Unione. Il paese ha continuato a cooperare con i paesi limitrofi e con gli Stati membri, in particolare a livello tecnico, e ha compiuto notevoli sforzi per fornire rifugio e aiuti umanitari, principalmente con il sostegno dell'UE.

Albania

Per quanto riguarda i criteri politici, la scena politica è rimasta fortemente polarizzata. L’attività parlamentare ha risentito del prolungato boicottaggio operato dall’opposizione all’inizio del 2017, che ha ritardato anche la nomina delle istituzioni incaricate del riesame (verifica delle credenziali) nel settore giudiziario. Un accordo raggiunto a maggio tra il principale partito al governo e l’opposizione ha consentito di riprendere l’attività parlamentare, dando luogo ad alcune modifiche del quadro legislativo elettorale. Questo ha permesso il regolare svolgimento delle elezioni politiche di giugno, anche se diverse raccomandazioni formulate dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa non sono state attuate. È stato fatto qualche progresso per migliorare il funzionamento del Consiglio nazionale per la società civile. Occorre adoperarsi con ulteriore impegno per coinvolgere maggiormente le organizzazioni della società civile nell’ambito di un dialogo politico inclusivo.

L’Albania è moderatamente preparata per la riforma della pubblica amministrazione. Il proseguimento degli sforzi ha permesso al paese di compiere qualche progresso per quanto riguarda l’efficienza e la trasparenza nell’erogazione dei servizi pubblici, la formazione dei dipendenti statali, procedure di assunzione più trasparenti e il rafforzamento globale delle procedure meritocratiche nella funzione pubblica. Questi risultati dovrebbero essere ulteriormente consolidati per rendere la pubblica amministrazione più efficiente, depoliticizzata e professionale.

Il sistema giudiziario dell'Albania ha raggiunto un certo livello di preparazione. È proseguita l’attuazione di una riforma giudiziaria globale e approfondita, che ha permesso nel complesso di compiere buoni progressi. È iniziato il processo di riesame di tutti i giudici e pubblici ministeri, che comincia a dare risultati tangibili. Si tratta di un processo appoggiato da tutti i partiti, svolto da un’autorità indipendente e soggetto a un monitoraggio internazionale, la cui compatibilità con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo è stata confermata dalla commissione di Venezia. Sotto l’egida della Commissione europea è stata organizzata un’operazione di monitoraggio internazionale incaricata di sorvegliare tutte le fasi del processo. Le istituzioni ausiliarie che sostengono il processo hanno completato le loro prime relazioni sulle valutazioni delle competenze, sui controlli dei precedenti personali e sulle dichiarazioni patrimoniali.

L'Albania mantiene un certo livello di preparazione nella lotta contro la corruzione. Sono stati compiuti buoni progressi tra cui, in particolare, l’adozione di modifiche del codice di procedura penale. Si sta creando una catena di organismi specializzati nella lotta alla corruzione, che comprende anche una procura speciale. Il numero di condanne definitive nei confronti di funzionari di livello medio o inferiore è aumentato rispetto al precedente periodo di riferimento. Le condanne nei confronti di funzionari di alto livello hanno riguardato prevalentemente il settore giudiziario (giudici e pubblici ministeri), ma il numero di condanne definitive nei confronti di funzionari di alto livello rimane globalmente molto basso. La corruzione è ancora molto diffusa in numerosi settori e continua a destare seria preoccupazione.

L’Albania ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la criminalità organizzata. Nel periodo di riferimento si è compiuto globalmente qualche progresso, specialmente nella lotta contro la coltivazione della cannabis. L’Albania deve consolidare i risultati operativi ottenuti in questo campo, intensificando la confisca dei beni appartenenti a bande criminali e proseguendo la distruzione di tutte le scorte di cannabis. Le modifiche della legge antimafia e del codice di procedura penale hanno creato i presupposti per una maggiore efficienza delle indagini penali. L’Albania ha partecipato con successo alla cooperazione internazionale di polizia, intensificando in particolare l’interazione con gli Stati membri dell’UE. A livello interno, deve ancora essere migliorata la collaborazione effettiva fra polizia e procure. Si registrano pochi progressi per quanto riguarda lo smantellamento dei gruppi della criminalità organizzata. Il numero di condanne definitive nei casi di criminalità organizzata è rimasto molto basso e ha registrato solo un lieve aumento. Occorrono maggiori sforzi per affrontare il problema del riciclaggio di denaro, dei proventi di reato e dei patrimoni ingiustificati.

L'Albania ha ratificato la maggior parte delle convenzioni internazionali sui diritti umani e ha sviluppato il proprio quadro giuridico in linea con gli standard europei. L'applicazione e il monitoraggio dei meccanismi di protezione dei diritti umani devono ancora essere rafforzati. Per quanto riguarda la libertà di espressione, l'Albania ha un certo livello di preparazione/è moderatamente preparata. Si è compiuto qualche progresso nel rafforzare l’indipendenza dell’autorità di regolamentazione e dell'emittente pubblica, ma la trasparenza della pubblicità statale nei media deve ancora essere migliorata. Il paese deve ancora fare passi avanti nel settore dei diritti di proprietà, aggiornando la legislazione vigente e rafforzando il coordinamento istituzionale. I meccanismi istituzionali per tutelare i diritti dei minori e combattere la violenza di genere continuano ad essere carenti. Sono state adottate misure importanti per migliorare il quadro giuridico sul rispetto e sulla tutela delle minoranze, ma occorre elaborare il diritto derivato pertinente. Le condizioni di vita dei Rom e degli egiziani devono essere migliorate.

L’Albania ha continuato a partecipare attivamente alla cooperazione regionale e mantiene relazioni di buon vicinato. Sono state adottate misure importanti per risolvere le questioni bilaterali con la Grecia.

Per quanto riguarda i criteri economici, l’Albania ha compiuto alcuni progressi ed è moderatamente preparata per sviluppare un'economia di mercato funzionante. Il rapporto debito pubblico/PIL e il disavanzo delle partite correnti sono stati ridotti. L’economia ha continuato a crescere e la disoccupazione è diminuita, ma rimane elevata. I crediti deteriorati nel settore bancario sono stati ridotti, ma l’erogazione di prestiti alle imprese procede ancora a rilento. Sono proseguite le riforme indispensabili per migliorare il contesto imprenditoriale, ma occorrono ulteriori sforzi finalizzati, tra l’altro, alla riduzione dell’economia informale. La riforma giudiziaria globale è proseguita, ma deve essere attuata integralmente. È entrata in vigore la nuova legge sui fallimenti, che dovrebbe rafforzare il regime di insolvenza. La normativa in materia di imprese rimane tuttavia complessa e le lacune nello Stato di diritto continuano a ostacolare l’attività imprenditoriale e a scoraggiare gli investimenti.

L’Albania ha compiuto alcuni progressi e ha raggiunto un certo livello di preparazione per quanto riguarda la capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'UE. Nello specifico, si sono fatti progressi per quanto riguarda la digitalizzazione e le infrastrutture dell'energia e dei trasporti, anche se permangono carenze che nuocciono alla competitività e agli scambi commerciali del paese. La qualità dell’istruzione deve essere migliorata a tutti i livelli, in particolare per favorire l’acquisizione delle competenze richieste dal mercato del lavoro. Il commercio estero è al di sotto delle sue potenzialità e concentrato in alcuni settori specifici. La capacità dell’Albania nel settore della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione rimane limitata.

L'Albania ha continuato ad allineare la normativa nazionale ai requisiti dell'UE in un certo numero di settori, rafforzando la propria capacità di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione. Il paese è moderatamente preparato in molti settori, tra cui il controllo finanziario, l’istruzione e la cultura, oppure ha un certo livello di preparazione, ad esempio nei settori degli appalti pubblici e delle statistiche. L'Albania dovrà perseverare nei propri sforzi per quanto riguarda la preparazione complessiva in materia di adozione e attuazione dell'acquis dell'UE. Il paese dovrebbe continuare ad adoperarsi per lo sviluppo delle reti di trasporto ed energetiche, anche al fine di migliorare la connettività nella regione. Occorrerà sviluppare la capacità amministrativa e gli standard professionali degli enti che saranno preposti all'attuazione dell'acquis e salvaguardare l'indipendenza degli enti di regolamentazione. Rimane di fondamentale importanza rafforzare la trasparenza e la rendicontabilità, in particolare garantendo un funzionamento efficace, efficiente e trasparente del sistema degli appalti pubblici e della gestione delle finanze pubbliche. L'Albania ha proseguito verso il pieno allineamento con tutte le posizioni e le dichiarazioni dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza comune.

Il numero di domande di asilo infondate presentate da cittadini albanesi negli Stati membri dell'UE e nei paesi associati a Schengen è rimasto elevato. L’Albania ha dato prova di impegno e adottato diverse misure, tra cui un rafforzamento della cooperazione bilaterale con i pertinenti Stati membri dell’UE. Queste misure hanno dato risultati positivi. Occorrono ulteriori azioni decisive, anche nell’ambito del meccanismo di monitoraggio successivo alla liberalizzazione dei visti, per contrastare efficacemente questo fenomeno. L’Albania deve predisporre un meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari, in linea con l’acquis dell’UE, e allineare progressivamente la sua politica in materia di visti con quella dell’Unione. 

Bosnia-Erzegovina

Per quanto riguarda i criteri politici, il quadro elettorale deve essere modificato con urgenza per garantire la buona organizzazione delle elezioni dell’ottobre 2018 e una corretta applicazione dei loro risultati. A questo riguardo, tutti i leader politici devono assumersi le proprie responsabilità e trovare una soluzione riguardo alla Camera dei popoli della Federazione. La decisione adottata nel 2010 dalla Corte costituzionale in relazione al rispetto del diritto democratico di base dei cittadini di Mostar di votare alle elezioni locali non è ancora stata attuata. L’adozione della legislazione derivante dal programma di riforme, compresa quella sulle accise, ha risentito delle tensioni fra i partiti della coalizione al governo e dell’ostruzionismo dei partiti di opposizione nei parlamenti a livello statale e di entità, con un conseguente rallentamento del ritmo delle riforme. Il programma di riforme è stato attuato in modo efficace quando vi è stata una cooperazione coordinata fra Stato ed entità. La costituzione della Bosnia-Erzegovina continua a non essere conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, come sancito dalla sentenza nella causa Sejdić-Finci e nelle cause connesse.

Il funzionamento della presidenza della Bosnia-Erzegovina ha risentito delle posizioni divergenti espresse dai singoli membri su diverse questioni che rientrano nelle sue competenze di politica estera. Il Consiglio dei ministri ha adottato ulteriori strategie nazionali in ambiti quali l’ambiente e lo sviluppo rurale. Tuttavia, ad eccezione di qualche riforma e dell’adozione significativa della legislazione sulle accise, l’attuazione di una serie di riforme è stata ritardata dal mancato accordo fra i membri della coalizione al governo. Devono ancora essere adottate strategie nazionali in settori quali l’energia, l’occupazione o la gestione delle finanze pubbliche. Il meccanismo di coordinamento sulle questioni relative all’UE è entrato in funzione nel giugno 2017 con la preparazione delle risposte del paese al questionario collegato al parere della Commissione. Deve ancora essere adottato un programma nazionale per il ravvicinamento giuridico del paese all'acquis dell'UE.

La Bosnia-Erzegovina si trova in una fase iniziale della riforma della pubblica amministrazione e nell’ultimo anno non ha compiuto alcun progresso. Si sta elaborando una strategia nazionale per la riforma di questo settore, che dovrà poi essere adottata. L’ulteriore frammentazione della funzione pubblica a livello della Federazione e a livello cantonale ha aumentato il rischio di politicizzazione. La Bosnia-Erzegovina ha raggiunto un certo livello di preparazione per quanto riguarda il suo sistema giudiziario. Si osservano alcuni progressi nel settore giudiziario, ma nel complesso le riforme procedono a rilento. Qualsiasi revisione del codice di procedura penale dovrebbe essere in linea con gli standard internazionali e non ridurre la capacità delle istituzioni di affrontare i casi gravi di criminalità organizzata, la corruzione o altri problemi connessi allo Stato di diritto. Il paese ha raggiunto un certo livello di preparazione anche per quanto riguarda la lotta contro la corruzione. La corruzione, tuttavia, è molto diffusa e continua a destare preoccupazione. La Bosnia-Erzegovina ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la criminalità organizzata. Sono stati compiuti alcuni progressi, tra cui in particolare l’adozione di una nuova strategia sulla lotta contro la criminalità organizzata e l’attuazione del piano d’azione contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, per cui la Bosnia-Erzegovina non sarà più soggetta al monitoraggio del Gruppo di azione finanziaria internazionale. Il paese deve tuttavia adoperarsi con notevole impegno per quanto riguarda le indagini finanziarie, il miglioramento della capacità di contrastare il terrorismo e l’intensificazione della cooperazione con i paesi limitrofi sulle questioni connesse alla gestione delle frontiere.

Si rileva qualche progresso sulle questioni relative ai diritti umani e alle minoranze. Occorre tuttavia migliorare sostanzialmente i quadri strategico, giuridico, istituzionale e politico per il rispetto dei diritti umani come la libertà di espressione, un ambito in cui i giornalisti continuano a subire pressioni politiche e intimidazioni, comprese aggressioni fisiche e verbali. Rimane preoccupante la mancata attuazione effettiva della legislazione sulla protezione contro la violenza di genere, in particolare la violenza domestica, e sulla relativa prevenzione. Occorre un approccio più globale e integrato per promuovere l’inclusione sociale della popolazione Rom.

La Bosnia-Erzegovina deve ancora migliorare il proprio allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell’UE.

La Bosnia-Erzegovina ha compiuto alcuni progressi in termini di sviluppo economico e competitività, ma si trova ancora in una fase iniziale per quanto riguarda la creazione di un'economia di mercato funzionante. Si osservano alcuni miglioramenti nel contesto imprenditoriale e un rafforzamento del settore finanziario. Le principali questioni in sospeso sono la debolezza dello Stato di diritto, un contesto imprenditoriale tuttora inadeguato, l’inefficienza e la frammentazione della pubblica amministrazione e i forti squilibri sul mercato del lavoro, legati a un sistema di istruzione carente, le scarse capacità istituzionali e un clima degli investimenti poco favorevole. L’economia informale, inoltre, rimane consistente.

La Bosnia-Erzegovina ha compiuto alcuni progressi ed è rimasta in una fase iniziale per quanto riguarda il raggiungimento della capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione. Il livello generale dell’istruzione e della spesa per la ricerca e lo sviluppo è rimasto basso. La qualità del capitale fisico risente della carenza di investimenti. Le infrastrutture dei trasporti e dell'energia non sono sufficientemente sviluppate. L’adeguamento strutturale procede lentamente, anche se si osserva una certa diversificazione nella struttura commerciale regionale del paese.

La capacità di gestire la migrazione, specie per quanto riguarda i gruppi vulnerabili, deve ancora essere rafforzata. La Bosnia-Erzegovina deve predisporre un meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari. 

Kosovo

Per quanto riguarda i criteri politici, nel giugno 2017 si sono svolte elezioni anticipate in Kosovo. A settembre si sono insediati una nuova Assemblea e un nuovo governo. Finora, tuttavia, la nuova coalizione di governo ha ottenuto risultati limitati per quanto riguarda il proseguimento delle riforme connesse all’UE e la costruzione di un consenso sulle questioni strategiche fondamentali per il Kosovo. La frammentazione e la polarizzazione costanti della scena politica hanno avuto ripercussioni negative sul ruolo dell’Assemblea e sull’efficacia del governo. Il comportamento ostruzionistico di alcuni parlamentari, compreso l’uso di gas lacrimogeni, ha ostacolato i lavori dell’Assemblea. La ratifica, nel marzo 2018, dell’accordo di delimitazione delle frontiere/linee di confine con il Montenegro ha costituito una svolta importante.

Nel complesso le elezioni politiche e comunali del 2017 si sono svolte in modo competitivo e ben gestito nella maggior parte del Kosovo. Vi sono stati tuttavia episodi preoccupanti di intimidazioni in molte comunità serbe del Kosovo, principalmente nei confronti di candidati non membri del partito Srpska Lista.

La situazione nella parte settentrionale del Kosovo pone problemi particolari. Proseguono le indagini sull’assassinio del politico serbo del Kosovo Oliver Ivanović, perpetrato nel gennaio 2018.

I tentativi di alcuni membri dell’Assemblea del Kosovo di abrogare nel dicembre 2017 la legge sulle sezioni specializzate e sulla procura specializzata hanno destato seria preoccupazione. Sarà della massima importanza per il Kosovo rispettare pienamente i propri obblighi internazionali riguardanti le sezioni specializzate e la procura specializzata e dimostrare un impegno totale e inequivocabile nei confronti di queste istituzioni.

Si registra un certo livello di preparazione nel settore della riforma della pubblica amministrazione. È stato fatto qualche progresso, in particolare con il riesame delle agenzie e degli organismi (semi)indipendenti. La politicizzazione costante della pubblica amministrazione è tuttora fonte di preoccupazione e incide negativamente sull’efficienza e sull’indipendenza professionale del settore.

Il sistema giudiziario del Kosovo è in una fase iniziale. Si rilevano alcuni progressi nell’attuazione delle leggi del pacchetto sulla giustizia del 2015. L’integrazione nel sistema giudiziario di giudici e pubblici ministeri serbi del Kosovo, nonché del loro personale di supporto, sull’intero territorio è un grande risultato ottenuto nel 2017. Il potere giudiziario è ancora vulnerabile a causa di indebite influenze politiche e le istituzioni dello Stato di diritto devono compiere sforzi sostenuti per sviluppare le proprie capacità. L’amministrazione della giustizia rimane lenta e inefficiente.

Il Kosovo è in una fase iniziale/ha raggiunto un certo livello di preparazione nella lotta contro la corruzione. Il Kosovo ha fatto quale progresso per quanto riguarda il suo bilancio di indagini e azioni penali nei casi di corruzione ad alto livello e di criminalità organizzata, comprese le condanne definitive. Si osservano progressi anche in termini di confisca preliminare dei beni, sebbene il numero di confische definitive rimanga basso. La corruzione è molto diffusa e continua a destare preoccupazione. Occorre un’azione concertata per affrontare il problema in modo globale e strategico.

Il Kosovo si trova in una fase iniziale per quanto riguarda la lotta contro la criminalità organizzata. Sono stati fatti alcuni progressi nella gestione dei casi di corruzione ad alto livello e di criminalità organizzata. Nonostante il maggiore ricorso alla confisca preliminare dei beni, il numero di condanne definitive, indagini finanziarie e confische definitive dei beni è ancora basso. Gli organi di contrasto si sforzano di combattere efficacemente la criminalità organizzata nella parte settentrionale del Kosovo. Si è fatto qualche passo avanti nella lotta contro il terrorismo, anche attraverso misure volte a contrastare l’estremismo violento e la radicalizzazione e a impedire ai cittadini di partecipare ai conflitti in altri paesi. Le autorità del Kosovo devono adoperarsi in modo più efficace per combattere il riciclaggio di denaro e la legislazione pertinente dovrebbe essere allineata sia con l’acquis dell’UE che con gli standard internazionali.

Il quadro giuridico garantisce nel complesso la protezione dei diritti umani e fondamentali in linea con gli standard europei. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi a livello di applicazione. L’attuazione delle strategie e della legislazione sui diritti umani risente spesso dell’inadeguatezza delle risorse finanziarie e di altro tipo, specialmente a livello locale, della priorità politica limitata e della mancanza di coordinamento. Bisogna fare di più per tutelare effettivamente i diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi Rom, Ashkali e sfollati, garantire la parità di genere nella pratica, creare un sistema integrato di protezione dei minori e rafforzare la tutela del patrimonio culturale. Il Kosovo ha un certo livello di preparazione per quanto riguarda la libertà di espressione, che è sancita dalla costituzione. Il Kosovo vanta un ambiente mediatico pluralistico e vivace, ma sono proseguite le aggressioni e le minacce contro i giornalisti. L'Assemblea ha dimostrato un impegno limitato nella ricerca di una soluzione per il finanziamento sostenibile dell'emittente pubblica nazionale, lasciandola alla mercé delle pressioni politiche.

Per quanto riguarda i criteri economici, il Kosovo ha compiuto buoni progressi e si trova in una fase iniziale dello sviluppo di un'economia di mercato funzionante. Il contesto imprenditoriale è migliorato e il governo ha aderito alla regola del disavanzo di bilancio, ma le prestazioni per i veterani di guerra pesano tuttora sulle finanze pubbliche. L’economia informale rimane molto diffusa. Il tasso di disoccupazione è ulteriormente salito, perché all’aumento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro non ha fatto riscontro una crescita dell’occupazione. Le categorie più colpite sono le donne, i giovani e i lavoratori non qualificati. Nonostante il forte incremento delle esportazioni, l’elevato disavanzo commerciale rispecchia una base produttiva debole.

Il Kosovo ha compiuto alcuni progressi ed è in una fase iniziale per quanto riguarda la capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'UE. Non si è fatto alcun passo avanti per migliorare la qualità dell’istruzione e ovviare alla carenza di competenze sul mercato del lavoro. Il Kosovo ha compiuto qualche progresso nel miglioramento dell’infrastruttura stradale, ma permangono notevoli carenze infrastrutturali nei settori del trasporto ferroviario e dell’energia. I cambiamenti strutturali nell’economia sono lenti, perché continuano a dipendere dal settore del commercio al dettaglio. L’integrazione con l’UE è ostacolata dalla lenta attuazione dell’ASA.

Il Kosovo ha continuato a impegnarsi per mantenere relazioni bilaterali buone e costruttive con gli altri paesi dell’allargamento. Il Kosovo è rappresentato nella maggior parte delle organizzazioni regionali a cui si applicano gli accordi sulla rappresentanza e sulla cooperazione regionali stipulati tra Belgrado e Pristina nel 2012.

Per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni con la Serbia, il Kosovo ha continuato a impegnarsi nel dialogo. Il Kosovo, tuttavia, deve continuare ad adoperarsi con notevole impegno per applicare gli accordi esistenti e contribuire a creare condizioni favorevoli alla piena normalizzazione delle relazioni con la Serbia, da definire in un accordo giuridicamente vincolante.

Il Kosovo si trova in una fase iniziale di allineamento agli standard europei. L'allineamento legislativo è proseguito in alcuni settori, ma l'attuazione è carente. Sono stati compiuti alcuni progressi per quanto riguarda la libera circolazione di beni e servizi, gli appalti pubblici, la concorrenza e il miglioramento del contesto imprenditoriale. Si osserva qualche progresso anche in campo tributario e doganale, per quanto riguarda la riscossione delle entrate e la semplificazione delle procedure amministrative, ma il Kosovo dovrebbe intensificare la lotta contro l’economia informale e l’evasione fiscale. Permangono notevoli problemi nel settore dell’energia. Non si osservano progressi per quanto riguarda la gestione delle questioni ambientali. Nel complesso il Kosovo deve migliorare la propria capacità amministrativa e il coordinamento in tutti i settori per garantire l'effettiva attuazione dell'acquis.

Le autorità hanno compiuto progressi nella gestione della migrazione regolare e irregolare. Occorre proseguire e potenziare questi sforzi. Il Kosovo deve predisporre un meccanismo per il rimpatrio dei migranti irregolari. 

Allegato 2 – Statistiche essenziali

DATI STATISTICI (al 15.2.2018)

Demografia

 

Montenegro

Ex
Repubblica jugoslava
di Macedonia

Albania

Serbia

Turchia

Bosnia-
Erzegovina

Kosovo *

UE-28

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Popolazione totale (in migliaia)

622,1

622,2

2 069,2

2 071,3

2 892,3e

2 886,0

7 114,4

7 076,4

77 696

78 741

3 825,3

516,0p

1 804,9

1 771,6

508,504p

510,279bp

Fascia d'età 15-64 sulla popolazione totale (%)

67,8

67,6

70,5

70,3

69,1e

69,5

67,1

66,6

67,8

67,8

:

:

:

65,6p

65,5ep

65,3bep

Movimento naturale della popolazione - tasso grezzo (per 1 000 abitanti)

1,7

1,8

1,3

1,2

3,6e

:

-5,4

-5,1

11,8

11,2

:

-1,8p

9,2p

:

-0,2ep

0,0bep

Speranza di vita alla nascita, uomini (anni)

74,4

:

73,5

:

76,2e

:

72,8

:

75,4

:

:

:

:

:

77,9ep

:

Speranza di vita alla nascita, donne (anni)

78,6

:

77,4

:

79.7e

:

77,9

:

81,0

:

:

:

:

:

83,3ep

:

Mercato del lavoro

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Partecipazione al mercato del lavoro delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni: quota della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni economicamente attiva (%)

1)

68,5

69,1

70,2

69,6

71,3e

73,3e

68,1

70,0

59,9

60,9

59,2

58,8

42,8

44,0

77,1

77,5

Partecipazione al mercato del lavoro degli uomini di età compresa tra 20 e 64 anni: quota della popolazione maschile di età compresa tra 20 e 64 anni economicamente attiva (%)

1)

74,9

76,7

83,8

83,8

81,8e

82,5e

76,7

78,0

82,7

83,3

71,9

72,0

65,1

66,8

83,4

83,7

Partecipazione al mercato del lavoro delle donne di età compresa tra 20 e 64 anni: quota della popolazione femminile di età compresa tra 20 e 64 anni economicamente attiva (%)

1)

62,1

61,6

56,2

54,9

61,1e

64,2e

59,5

62,0

37,3

38,5

46,3

45,3

20,4

20,9

70,8

71,4

Tassi di occupazione, 20-64 anni (% della popolazione)

Totale

56,7

57,1

51,9

53,3

59,3e

62,1e

56,0

59,1

53,9

54,3

43,2

44,2

29,1

32,3

70,0

71,0

Uomini

61,9

51,3

61,5

63,7

68,1e

69,4e

63,7

66,3

75,3

75,5

53,9

56,4

44,9

49,9

75,8

76,8

Donne

51,5

63,0

42,1

42,5

50,7e

55,0e

48,3

51,9

32,6

33,2

32,4

32,0

13,2

14,6

64,2

65,3

Persone di età compresa tra 15 e 24 anni che non lavorano e non frequentano corsi di istruzione o formazione (% della popolazione in questa fascia d'età)

19,1

18,4

:

:

29,6

26,9e

19,9

17,7

24,0

24,0

27,7

26,4

31,4

30,1

12,0

11,6

Persone di età compresa tra 15 e 29 anni che non lavorano e non frequentano corsi di istruzione o formazione (% della popolazione in questa fascia d'età)

23,4

22,3

:

:

32,8

30,0e

24,5

22,3

28,0

27,8

32,8

31,4

39,2

37,3

14,8

14,2

Occupazione per settori principali

Agricoltura, silvicoltura e pesca (%)

7,7

7,7

17,9

16,6

41,3e

40,2e

19,4

18,6

20,6

19,5

17,9

18,0

2,3

4,2

4,5

4,3

Industria (%)

10,8

9,8

23,4

23,1

11,6e

12,8e

19,9

20,2

20,0

19,5

22,0

22,7

18,7

18,0

17,3

17,3

Edilizia (%)

6,6

7,7

7,1

7,2

6,9e

6,5e

4,5

4,3

7,2

7,3

7,5

8,6

9,5

11,5

6,8

6,7

Servizi (%)

74,8

74,8

51,6

53,1

40,2

40,5

56,1

57,0

52,2

53,7

52,6

50,8

69,5

66,3

71,4

71,6

Persone occupate nel settore pubblico sul totale degli occupati, persone di età compresa tra 20 e 64 anni (%)

2)

32,4

31,2

:

:

16,7e

15,6e

29,7

28,3

13,5

13,8

31,2

29,0

32,6

30,8

:

:

Persone occupate nel settore privato sul totale degli occupati, persone di età compresa tra 20 e 64 anni (%)

2)

46,6

47,0

:

:

83,3e

84,4e

70,3

71,7

86,5

86,2

63,2

65,9

67,4

69,2

:

:

Tassi di disoccupazione (% della forza lavoro)

Totale

1)

17,5

17,8

26,1

23,7

17,1e

15,2e

17,8

15,4

10,3

10,9

27,9

25,5

32,9

27,5

9,4

8,6

Uomini

1)

17,7

18,3

26,7

24,4

17,1e

15,9e

16,9

14,8

9,3

9,6

25,9

22,6

31,8

26,2

9,3

8,4

Donne

1)

17,3

17,1

25,1

22,7

17,1e

14,4e

18,8

16,2

12,6

13,6

30,9

30,2

36,6

31,7

9,5

8,8

Giovani, età compresa tra 15 e 24 anni

1)

37,6

35,9

47,3

48,2

39,8e

36,5e

43,2

34,9

18,4

19,5

62,3

54,3

57,7

52,4

20,3

18,7

Di lungo periodo (> 12 mesi)

1)

13,6

13,4

21,3

19,2

11,3e

10,1e

11,4

10,0

2,2

2,2

22,8

21,7

23,8

18,0

4,5

4,0

Retribuzioni mensili nominali medie (in euro)

3)

480

499

356

363

386

397

506

516

604

:

424

429

:

:

:

:

Istruzione

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Giovani che abbandonano prematuramente gli studi o la formazione: percentuale della popolazione di età compresa tra 18 e 24 anni in possesso al massimo di un titolo di istruzione secondaria inferiore e che non frequenta corsi di istruzione o di formazione (%)

5,7

5,5

11,3p

9,9

21,3e

19,6e

7,4

7,0

36,7

34,3

5,2

4,9

14,5

12,7

11,0

10,7

Spesa pubblica per l'istruzione in rapporto al PIL (%)

:

:

:

:

3,1p

3,1p

4,0

3,9

4,3

4,6

:

:

4,5

4,7p

:

:

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso al massimo di un titolo di istruzione secondaria inferiore, totale

6,6

6,8

:

:

:

:

8,6

7,8

46,5

43,9

6,2u

5,8u

:

14,6

17,2

16,8

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso al massimo di un titolo di istruzione secondaria inferiore, uomini

6,9

5,8

:

:

:

:

9,3

8,6

46,2

44,2

5,6u

5,5u

:

12,5

19,4

19,1

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso al massimo di un titolo di istruzione secondaria inferiore, donne

6,3

7,9

:

:

:

:

7,9

7,0

46,8

43,7

6,9u

6,3u

:

17,0

14,9

14,4

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria, totale

80,6

82,2

:

:

:

:

83,2

84,9

34,9

35,7

86,3

86,6

:

70,5

65,2

65,3

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria, uomini

85,3

86,9

:

:

:

:

84,5

86,3

37,8

38,3

88,6

89,0

:

74,5

65,9

66,1

Percentuale della popolazione di età compresa tra 20 e 24 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria, donne

75,7

77,2

:

:

:

:

81,7

83,3

32,2

33,3

83,5

83,7

:

66,0

64,5

64,5

Percentuale della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni in possesso di un titolo di istruzione terziaria, totale

31,0

33,9

28,6

29,1

22,1e

20,9e

28,9

29,9

23,5

26,5

17,2

23,1

17,2

19,1

38,6

39,0

Percentuale della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni in possesso di un titolo di istruzione terziaria, uomini

29,9

31,8

23,1

24,5

19,6e

18,0e

24,2

24,7

25,0

28,3

13,4u

16,6u

19,5

18,9

33,9

34,3

Percentuale della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni in possesso di un titolo di istruzione terziaria, donne

32,2

35,9

34,5

33,8

24,7e

23,9e

33,7

35,3

22,1

24,6

21,3

29,4

14,7

19,4

43,3

43,8

Conti nazionali

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Prodotto interno lordo

A prezzi correnti (in miliardi di euro)

3,7

4,0

9,1

9,7p

10,2p

10,7p

33,5

34,6

773,0

780,2

14,6

15,3

5,8

6,0p

14 797,4

14 907,9

Pro capite (in euro)

5 827

6 355

4 382

4 691

3 547

3 728

4 720

4 904

9 949

9 909

4 312

4 494

3 278

3 304

29 033

29 148

In standard di potere d'acquisto (SPA) pro capite

12 200

13 000

10 500

10 900

8 500

8 500

10 500

10 700

18 900

18 800

9 100

9 300

:

:

29 000

29 100

In standard di potere d'acquisto (SPA) pro capite, in rapporto alla media UE (UE-28 = 100)

42

45

36

37

29

29

36

37

65

64

31

32

:

:

-

-

Tasso annuo di variazione (volume) reale, rispetto all'anno precedente (%)

3,4

2,9

3,9

2,9p

2,2p

3,4p

0,8

2,8

6,1

3,2

3,1

3,3

4,1

3,4p

2,3

2,0

Valore aggiunto lordo per settori principali

Agricoltura, silvicoltura e pesca (%)

9,7

9,0

11,1

10,5p

22,9p

22,9p

8,2

7,9

7,8

7,0

7,3

:

12,6

13,4p

1,5

1,5

Industria (%)

12,8

12,3

19,3

19,9p

13,9p

13,2p

25,9

25,9

22,4

22,3

21,9

:

20,8

21,1p

19,4

19,4

Edilizia (%)

4,5

6,8

8,1

8,6p

10,2p

10,5p

5,5

5,4

9,3

9,7

4,6

:

8,4

8,2p

5,3

5,3

Servizi (%)

73,0

71,9

61,5

61,0p

53,0p

53,4p

60,4

60,8

60,5

61,0

66,2

:

58,2

57,3p

73,8

73,8

Bilancia dei pagamenti

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Investimento diretto estero netto (in entrata - in uscita) (IDE) (in milioni di euro)

619,3

371,6

202,8

316,9

818,4

936,5

1 803,8

1 899,2

:

:

248,9

240,5

271,8

177,2

-129 867

-116 465

Investimento diretto estero netto (in entrata - in uscita) (IDE) (% rispetto al PIL)

16,9

9,4

2,2

3,3p

8,0p

8,7p

5,4

5,5

:

:

1,7

1,6

4,7

3,0p

-0,9

-0,8

Investimento diretto estero netto (in entrata - in uscita) (IDE) rispetto all'UE-28 (in milioni di euro)

403,0

-32,5

-20,7

199,1

:

:

1 480,4

1 304,4

:

:

160,5

190,9

11,2

15,6

-

-

Investimento diretto estero netto (in entrata - in uscita) (IDE) rispetto all'UE-28 (% rispetto al PIL)

11,0

-0,8

-0,2

2,0p

:

:

4,4

3,8

:

:

1,1

1,2

0,2

0,3p

-

-

Rimesse (% rispetto al PIL)

1,2

1,0

2,3

2,0p

5,9p

5,7p

8,5

7,8

:

:

8,3

8,2

11,5

11,5p

0,1

0,1

Commercio estero di beni

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Commercio internazionale di beni

Quota delle esportazioni verso paesi dell'UE-28 rispetto al valore totale delle esportazioni (%)

35,6

37,4

77,0

79,9

75,4

77,9

67,0

67,6

44,5

47,9

71,6

71,3

32,6

22,6

-

-

Quota delle importazioni da paesi dell'UE-28 rispetto al valore totale delle importazioni (%)

41,3

48,2

62,0

62,0

61,8

63,1

57,3

58,7

38,0

39,0

60,8

61,9

42,2

43,1

-

-

Bilancia commerciale (in milioni di euro)

-1 524

-1 736

-1 714

-1 777

-2 154

-2 399

-2 978

-2 483

-56 981

-50 676

-3 510

-3 448

-2 309

-2 480

59 553

32 002

Commercio internazionale di beni e servizi rispetto al PIL

Importazioni (% del PIL)

60,6

62,9

65,0

64,7p

44,7p

:

56,4

57,5

26,0

24,9

53,2

52,3

49,5

51,3p

40,3

40,5

Esportazioni (% del PIL)

42,1

40,5

48,7

50,0p

27,4p

:

46,7

50,0

23,3

22,0

34,6

35,4

19,3

22,5p

43,8

44,0

Finanze pubbliche

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Statistiche sulle finanze pubbliche, rispetto al PIL

** Avanzo delle amministrazioni pubbliche (+) / deficit (–) (%)

-7,4

-2,8

-3,5

-2,7

-4,1

-1,8

-3,7

-1,3

1,3

:

0,7

1,2

:

:

-2,4

-1,7

** Debito delle amministrazioni pubbliche (%)

66,2

64,4

38,1

39,6

69,1

68,7

76,0

73,0

27,5

:

41,9

40,5

12,8

:

84,5

83,2

Indicatori finanziari

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Variazione annuale dei prezzi al consumo (%)

4)

1,4

0,1

-0,3

-0,2

2,0

2,5

1,5

1,3

7,7

7,7

-1,0

-1,1

-0,5

0,3

0,0

0,3

Debito estero totale, rispetto al PIL (%)

:

:

69,3

74,2p

74,7p

73,5p

78,3

76,5

47,1

:

72,2

71,0

33,3

33,7p

:

:

Tasso di interesse debitore (a un anno), pro anno (%)

5)

:

:

:

:

74,7

73,5

:

:

53,0

:

:

:

:

:

:

:

Tasso di interesse sui depositi (a un anno), pro anno (%)

6)

8,53

7,45

3,75

4,25

7,77

5,89

6,50

5,50

10,79

:

5,74

4,97

8,32

7,47

:

:

Valore delle attività di riserva (compreso l'oro) (in milioni di euro)

7)

1,23

0,93

0,25

0,25

1,35

0,80

2,50

2,50

7,27

:

0,09

0,09

0,90

1,01

:

:

Riserve internazionali in mesi di importazioni

673,7

803,0

2 261,8

2 613,4

2 880,0

2 945,0

10 378,0

10204,6

99 619,6

:

4 414,6

4 887,4

706,4

605,1

:

:

Imprese

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Indice della produzione industriale (2010 = 100)

8)

88,3

84,4

118,0

122,0

161,7

130,5

107,1

112,1

124,1

126,3

107,4

112,0

:

:

103,9

105,6

Infrastrutture

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Densità della rete ferroviaria (linee operative per migliaia di km²)

18,1

18,1

28,1

27,4

13,8

12,2

48,6

48,6

13,2

:

20,1

21,9

30,9

30,9

:

:

Rete autostradale (in km)

0

0

259

259

:

:

693

741

2 282

2 542

128

:

80

98

:

:

Energia

Nota:

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

2015

2016

Importazioni nette di energia rispetto al PIL

4,2

3,4

6,4

5,1p

0,8p

1,3p

4,8

3,6

1,2

1,0

5,3

4,3

5,4

4,1p

1,6

1,3

: = non disponibile

b = discontinuità nella serie

e = valore stimato

p = provvisorio

u = scarsa affidabilità

= non applicabile

* = Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell'UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

** = I dati sul disavanzo pubblico e sul debito dei paesi dell'allargamento sono pubblicati così come vengono ricevuti e senza alcuna garanzia circa la loro qualità e la loro conformità alle norme del SEC.

Note:

1)

Turchia: disoccupazione basata sul criterio delle 4 settimane + utilizzando solo metodi attivi di ricerca di lavoro.

2)

Bosnia-Erzegovina: la somma delle quote non è pari a 100% perché altri tipi di proprietà sono esclusi. Montenegro: escluse le ONG. i dati si riferiscono al numero di dipendenti (nel settore privato o pubblico) in percentuale del numero complessivo di persone occupate.

3)

Albania: settore pubblico. Bosnia-Erzegovina: reddito netto. Serbia: retribuzioni versate ai dipendenti di soggetti giuridici e di imprese non costituite in società.

4)

Indice armonizzato dei prezzi al consumo, tranne per l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e la Bosnia-Erzegovina, e dati 2015 per l’Albania. Albania: variazione tra il dicembre di un determinato anno e il dicembre dell’anno precedente.

5)

Debito estero dell’Albania (compresi gli IDE).

6)

Albania: tasso medio ponderato applicato ai nuovi prestiti di 12 mesi per il rispettivo mese, con scadenza a 12 mesi. Bosnia-Erzegovina: tassi dei prestiti a breve termine a società non finanziarie in valuta nazionale (media ponderata). Montenegro: media ponderata del tasso di interesse effettivo, consistenze, annuale. Ex Repubblica jugoslava di Macedonia: fine dell'esercizio (31 dicembre).

7)

Albania: il tasso di interesse sui depositi rappresenta il tasso medio ponderato per i nuovi depositi per il rispettivo mese, con scadenza a 12 mesi. Bosnia-Erzegovina: tassi per depositi a vista in valuta nazionale delle famiglie (media ponderata). Montenegro: media ponderata del tasso di interesse effettivo, consistenze, annuale. Ex Repubblica jugoslava di Macedonia: fine dell'esercizio (31 dicembre). Turchia: depositi overnight.

8)

Montenegro e Serbia: serie lorda, anziché corretta per gli effetti di calendario.

(1)

Libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera prestazione di servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazioni esterne.

(2)

Tutti questi gruppi rientrano nel termine più ampio "Rom" nel quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom.