12.10.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 342/27


Parere del Comitato europeo delle regioni — La migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale

(2017/C 342/04)

Relatore:

Hans JANSSEN (NL/PPE), sindaco di Oisterwijk

Documento di riferimento:

Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio

La migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale — Gestire i flussi e salvare vite umane

JOIN(2017) 4 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)

Introduzione e contesto

1.

riconosce che la comunicazione in esame è un elemento importante di una più ampia riforma della politica dell'UE. Essa presenta un valore aggiunto in quanto propone misure concrete per completare gli orientamenti strategici fissati dal Consiglio nel 2014, nei quali i leader europei hanno convenuto di stabilire, per gli anni a venire, un percorso per il futuro sviluppo della politica in materia di giustizia e affari interni, anche per quanto riguarda l'asilo e l'immigrazione;

2.

considera che in un settore così sensibile e strategico gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea debbano continuare a definire una strategia per il Mediterraneo centrale nel quadro dei suoi rapporti con l'UE e, di conseguenza, ad elaborare una vera e propria politica in materia di migrazione, nonché ad assumersi la responsabilità politica di attuarla nell'interesse dei popoli europei pur tenendo conto delle specificità degli Stati membri e dei paesi d'origine, nonché dei diritti dei migranti in base alle convenzioni internazionali ed europee;

3.

prende atto che la politica in materia di migrazione e la politica di sviluppo sono strettamente interconnesse. La cooperazione, sia essa a livello internazionale, nazionale, regionale e locale, è un fattore chiave per realizzare concretamente una politica europea comune sulla migrazione e dare attuazione all'Agenda europea in materia;

4.

auspica l'adozione di un approccio globale alla gestione della migrazione, che consenta una gestione più decentrata ed efficiente dei movimenti migratori. Questa gestione decentrata garantirà la parità di trattamento e il rispetto dei diritti;

5.

sottolinea che è della massima importanza ridurre il numero di persone morte in mare nel tentativo di compiere la traversata verso l'Europa e insiste sulla necessità di prodigarsi con un impegno continuo e di più ampia portata per trarre in salvo le persone in situazione di emergenza; esprime profondo cordoglio per le centinaia di vite umane già perdute e ha parole di elogio per tutti i paesi e le organizzazioni che si adoperano per tentare di impedire questa tragedia umana (1); ribadisce che lo sviluppo di ulteriori canali legali sicuri e accessibili per la migrazione nell'UE — quali ad esempio i visti umanitari, i reinsediamenti e il ricongiungimento familiare allargato — deve essere parte dello sforzo di definire una politica globale e umanitaria in materia di migrazione;

6.

accoglie con favore le ulteriori misure proposte dalla comunicazione congiunta in esame al fine di rafforzare le iniziative lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale, anche in Libia e nelle aree limitrofe a questo paese. In considerazione dell'elevato numero di vite umane perse in mare e lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale, gestire i flussi migratori e salvare vite umane restano priorità assolute;

7.

ritiene che la governance multilivello rappresenti un presupposto indispensabile per conseguire risultati ottimali. In tale contesto, è essenziale che non solo l'UE ma anche le autorità nazionali e subnazionali operino in stretta cooperazione con gli enti locali e regionali dei paesi di transito e con la società civile, le associazioni di migranti e le comunità locali nei paesi di accoglienza, mostrandosi pronte ad accettare i loro contributi;

8.

sottolinea che il successo di tali azioni richiede una stretta collaborazione con i partner idonei nei paesi lungo la rotta del Mediterraneo centrale nonché sforzi congiunti da parte delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri, e richiede inoltre la cooperazione con organizzazioni internazionali come l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Mette in guardia quanto al fatto che alcune delle misure proposte potranno essere attuate con successo solo se la situazione sul campo lo consentirà. Tali azioni dovrebbero essere considerate complementari a numerose iniziative già in corso di attuazione da parte dell'UE e dei suoi Stati membri, in particolare nel quadro dell'Agenda europea sulla migrazione e del Programma di partenariato per la migrazione (2);

9.

desidera esprimere il suo apprezzamento per gli sforzi compiuti da Italia, Malta, Grecia, Cipro, Francia, Spagna e Portogallo, che hanno già collegato i loro centri nazionali di coordinamento Eurosur per la sorveglianza delle frontiere alla rete Seahorse per il Mediterraneo;

10.

prende atto che la rotta del Mediterraneo centrale è diventata il principale canale per i migranti e i profughi che tentano di raggiungere l'Europa. Nel 2016 sono state individuate su questa rotta del Mediterraneo centrale oltre 180 000 persone, la maggior parte delle quali ha raggiunto il continente europeo passando per l'Italia. Quasi il 90 % di queste persone parte dalla Libia, paese la cui situazione politica ed economica instabile offre ai trafficanti l'opportunità di espandere le proprie attività; sottolinea l'urgente necessità di ridurre il numero di traversate e di impedire la partenza illegale di gommoni e barche diretti verso il territorio dell'UE. Mette l'accento sull'importanza di azioni preventive a tutti i livelli di governo;

11.

osserva che sono gli stessi scafisti e trafficanti che, con le loro attività e le violazioni dei diritti umani che compiono, contribuiscono a creare una situazione instabile in Libia e accrescono la vulnerabilità dei migranti. La ricerca di una soluzione duratura ai problemi di sicurezza e di governance in Libia continua a essere una priorità assoluta per l'Unione europea, i suoi Stati membri e i suoi partner internazionali, poiché si tratta di un prerequisito fondamentale per gestire in maniera sostenibile la situazione attuale;

12.

fa osservare che i migranti presenti in Libia sono in larga parte cittadini di paesi terzi, moltissimi dei quali originari di paesi dell'Africa subsahariana. Un approccio efficace, pertanto, deve prevedere anche interventi nelle regioni a sud della Libia;

13.

sottolinea il valore aggiunto delle misure illustrate nella comunicazione in esame: estendere i programmi di formazione della guardia costiera libica, assicurare fonti sostenibili di finanziamento per rispondere alle esigenze future in termini di formazione, adottare azioni risolute per intensificare la lotta contro gli scafisti e i trafficanti di esseri umani e offrire incentivi alla partecipazione di Tunisia, Algeria ed Egitto alla rete Seahorse per il Mediterraneo per garantire l'adesione a livello subregionale; sottolinea che in tutte queste attività occorre considerare una priorità assoluta il ripristino del rispetto dei diritti umani fondamentali e dello Stato di diritto a beneficio dei migranti e delle popolazioni locali.

L'attenzione rivolta alla Libia: un aspetto importante ma sensibile

14.

ribadisce la necessità di un impegno serio con le autorità libiche per garantire un miglioramento delle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza, rivolgendo particolare attenzione alle persone vulnerabili e ai minori e assicurando una stretta cooperazione con l'OIM e l'UNHCR, nonché efficaci controlli del rispetto degli standard ad opera di questi due organismi;

15.

accoglie con favore l'idea di intensificare la collaborazione e il dialogo con i comuni libici per promuovere fonti alternative di sostentamento e sostenere la resilienza delle comunità locali di accoglienza dei migranti, oltre che per avviare una cooperazione tecnica affinché i comuni libici possano elaborare strategie di sviluppo per i rispettivi territori e migliorare i servizi di sostegno alla popolazione;

16.

sottolinea la necessità di una strategia di cooperazione a medio e lungo termine che sostenga le autorità locali e nazionali libiche e le aiuti a potenziare la loro capacità di gestione del territorio;

17.

incoraggia l'idea di promuovere la cooperazione frontaliera, il dialogo e lo scambio di informazioni tra la Libia e i suoi vicini meridionali, in particolare sfruttando pienamente le potenzialità della comunità di intelligence Africa-Frontex;

18.

osserva che nell'adottare azioni comuni con la Libia, è necessario minimizzare il rischio che possano emergere altre rotte di migrazione nei paesi vicini; accoglie pertanto con favore un approccio regionale globale che punti a rafforzare la cooperazione con l'Egitto, la Tunisia e l'Algeria e ad intensificare il dialogo e la cooperazione operativa sulla migrazione con questi paesi. Sarebbe inoltre necessario fornire ulteriore assistenza a tali paesi affinché mettano a punto un proprio sistema di asilo funzionante e diano sostegno a coloro che necessitano di protezione internazionale;

19.

sottolinea che, per motivi di efficacia, è assolutamente necessario coordinare i diversi progetti e programmi attuati dall'UE nella regione, prestando particolare attenzione alle tematiche correlate in tutte queste iniziative nel quadro della realizzazione degli obiettivi citati in precedenza;

20.

constata che finora l'UE ha dato una risposta comune al problema della migrazione irregolare adottando approcci in materia di sicurezza a livello nazionale e orientati principalmente alla lotta contro le attività degli scafisti mediante la collaborazione con le autorità centrali dei vari paesi;

21.

chiede di dedicare maggiore attenzione alle diverse realtà economiche e politiche locali coinvolte nel fenomeno della migrazione irregolare. Fra i soggetti interessati figurano le imprese di trasporto che agevolano i movimenti irregolari di migranti, le popolazioni locali che offrono vitto e alloggio per guadagnarsi da vivere, le forze di sicurezza locali che aumentano il loro reddito attraverso pratiche di corruzione e grazie alle tasse di circolazione, le élite politiche che utilizzano le risorse finanziarie ottenute agevolando la migrazione irregolare per comprare favori e incrementare la loro influenza a livello politico, i gruppi armati che alimentano il traffico e lo sfruttamento di esseri umani per rafforzare la loro posizione, ecc. Conoscere tutti questi diversi soggetti, capire quali rapporti intrattengono con la governance locale e con le dinamiche stabilità/conflitti, e infine garantire un loro coinvolgimento nel dibattito sulle strategie per la stabilizzazione e la costruzione di un futuro per il loro paese sono presupposti necessari per una gestione efficace della migrazione;

22.

accoglie pertanto con favore la proposta di rafforzare il sostegno socioeconomico esistente per i comuni situati lungo la rotta migratoria, coinvolgendoli nell'attuazione di strategie finalizzate a creare migliori condizioni di vita per le popolazioni locali e, di conseguenza, migliori prospettive future per il loro territorio;

23.

sottolinea che politiche ben concepite in materia di migrazione potrebbero contribuire nel lungo periodo all'offerta di mezzi di sussistenza alternativi e alla creazione di istituzioni di qualità più elevata, affrontando così dall'interno alcune delle cause profonde della migrazione. Al fine di elaborare strategie efficaci, le attuali politiche migratorie devono accettare il fatto che alla base del fenomeno della migrazione irregolare transahariana vi sono problemi di governance e di stabilità;

24.

ribadisce che le rotte migratorie irregolari attraversano numerosi paesi della regione in cui le autorità statali sono deboli o assenti. La Libia è un chiaro esempio di questo stato di cose. Numerose relazioni hanno dimostrato che i proventi dei traffici illegali e della tratta di esseri umani arricchiscono le forze armate irregolari che operano come «autorità di fatto» nei territori, consentendo loro di agire da elementi di disturbo nei più vasti processi di risoluzione dei conflitti. Anche laddove esistono ancora ufficialmente delle autorità statali, la collaborazione con tali soggetti nella lotta contro la migrazione irregolare è una impresa prettamente politica che può finire per rafforzare gli interessi dei trafficanti e delle forze armate irregolari allineate con le autorità di governo. Laddove la sovranità è frammentata, non esistono interlocutori neutrali.

25.

sottolinea che fattori quali i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali possono essere fra le cause della migrazione e dello sfollamento di civili. Invita inoltre a investire nello sviluppo della resilienza al rischio di catastrofi come misura preventiva per contrastare le cause profonde della migrazione.

Migliorare la gestione della migrazione in Libia

26.

invita a proseguire gli sforzi verso un coinvolgimento sistematico con le autorità libiche, rivolgendo un'attenzione particolare alla gestione delle frontiere, alla lotta contro la migrazione irregolare, ai diritti umani e alle esigenze dei migranti in Libia, in particolare elaborando, in collaborazione con la società civile, delle alternative al trattenimento dei migranti, a cui bisognerebbe fare ricorso solo come extrema ratio e solo se vengono garantite condizioni di vita che soddisfino gli standard internazionali umanitari e dei diritti umani. La formazione e il sostegno logistico in materia dovrebbero essere elementi importanti dei programmi di sviluppo delle capacità finanziati dall'UE;

27.

suggerisce di valutare, in cooperazione con l'UNHCR, la fattibilità di interventi concreti per il reinsediamento dei migranti che necessitano di protezione internazionale dalla Libia verso Stati membri dell'UE e altri paesi partner internazionali;

28.

chiede di rafforzare l'iniziativa pilota finalizzata alla stabilizzazione delle comunità nelle zone interessate dagli spostamenti interni e dal transito di migranti, anche collaborando nella definizione di strategie territoriali volte a ridare dignità al paese come spazio vitale delle popolazioni, soprattutto mediante la creazione di opportunità lavorative per le persone bisognose di protezione con l'obiettivo, tra l'altro, di favorirne l'accettazione da parte delle comunità di accoglienza, nonché attraverso un miglioramento dei servizi e delle infrastrutture pubbliche di sostegno alla popolazione;

29.

raccomanda di incrementare i rimpatri volontari assistiti, attualmente in corso, di migranti dalla Libia verso i rispettivi paesi di origine, se la situazione sul campo lo consente e in coordinamento con i partner internazionali, in particolare l'OIM.

Gli enti locali sono parte integrante e fondamentale della soluzione

30.

accoglie con favore il riconoscimento degli enti locali e regionali in quanto attori importanti per trovare una soluzione alle questioni migratorie, gestire la migrazione, salvare vite umane e lottare contro la criminalità;

31.

ribadisce che le città sono protagoniste sulla scena della migrazione globale, oltre ad essere le più direttamente coinvolte dalle ripercussioni negative di questo fenomeno. I governi locali sono quelli sui quali ricade la responsabilità immediata delle condizioni di vita, dei successi e delle sfide dei migranti, e sono anche quelli che possono avere successo laddove molti governi nazionali incontrano difficoltà o addirittura falliscono (3);

32.

sottolinea il ruolo degli enti locali dei paesi di origine, transito e destinazione nella politica di migrazione, in particolare per quanto riguarda l'integrazione e la coesione sociale. Essi sono ovviamente in prima linea nell'affrontare le sfide legate alla migrazione, dato il loro mandato, la loro presenza «sul campo» e la loro esperienza nel gestire le realtà quotidiane di società sempre più diverse al loro interno. Tuttavia la migrazione è un ambito di competenza concorrente e una questione che deve essere affrontata a tutti i livelli: europeo, nazionale, regionale e locale. Allo stesso tempo è importante tenere conto dei contesti locali e regionali per assicurare un'accoglienza dei migranti quanto più possibile adeguata e sostenibile e, di conseguenza, una loro integrazione efficace;

33.

ritiene che l'UE dovrebbe avvalersi per quanto possibile del potenziale e dell'esperienza delle regioni che costituiscono la sua frontiera marittima meridionale — sia nel Mediterraneo che nell'Atlantico — come un ponte privilegiato per lo sviluppo di relazioni reciprocamente vantaggiose con i paesi terzi;

34.

sottolinea la necessità di rafforzare le comunità locali, in particolare in Libia, in linea con la dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione (4) e pertanto approva progetti quali l'iniziativa di Nicosia; invita il Servizio europeo per l'azione esterna e la Commissione europea ad esplorare, in collaborazione con il CdR e le associazioni degli enti regionali e locali, la possibilità di attuare progetti analoghi in altri paesi;

35.

riconosce il valore aggiunto dell'iniziativa di Nicosia in quanto progetto di sviluppo delle capacità a sostegno dei comuni libici, realizzato in partenariato con gli enti locali e regionali europei e con il contributo finanziario della Commissione europea. Fa presente la necessità di rafforzare tale iniziativa in modo che le sue azioni possano rivelarsi efficaci e garantire migliori risultati prestando tuttavia attenzione alla situazione complessa concernente la questione della legittimità in Libia e cercando di conservare una sensibilità rispetto ad eventuali implicazioni politiche;

36.

riconosce che gli enti locali situati lungo la rotta del Mediterraneo centrale non dispongono di capacità ben sviluppate. La sfida si fa più complessa quando si tenta di rispondere ad esigenze diverse, soprattutto in un clima economico fragile. Gli enti locali devono avere gli strumenti per valutare i bisogni più urgenti delle diverse categorie di migranti, in particolare i bambini e gli adolescenti non accompagnati e le donne;

37.

sottolinea la necessità di prestare maggiore attenzione alla protezione dei minori. Negli ultimi tre mesi si è registrato un numero senza precedenti di profughi e migranti morti nel Mediterraneo centrale, tra cui circa 190 bambini. Il CdR si unisce all'appello lanciato dall'UNICEF all'UE e ai suoi Stati membri affinché si impegnino a proteggere i minori rifugiati e migranti, in particolare quelli non accompagnati, dallo sfruttamento, dalla violenza e dal traffico di esseri umani, rafforzando inoltre i programmi di protezione dei minori in Libia;

38.

precisa che il sostegno dell'UE allo sviluppo delle capacità degli enti locali implica non solo un aumento delle capacità tecniche di questi ultimi, ma anche la garanzia di provvedere in modo efficace alle esigenze e ai servizi fondamentali. Dati empirici dimostrano che la gestione decentrata dei servizi sociali e dei beni pubblici contribuisce a pianificare e attuare lo sviluppo con un rapporto costi/benefici ottimale;

39.

è favorevole a promuovere i programmi per il decentramento e la governance locale, in linea con le strategie nazionali di riduzione della povertà;

40.

insiste sul fatto che la coerenza e l'interazione tra le politiche nazionali in materia di migrazione e le iniziative locali volte a fornire servizi e protezione ai richiedenti asilo e a promuoverne l'inclusione sociale, laddove ci fosse diritto di protezione internazionale, sono aspetti che meritano una maggiore attenzione. I governi locali dovrebbero come minimo disporre dell'autorità e delle risorse necessarie per rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei migranti nelle comunità che rientrano nella loro giurisdizione. Idealmente, dovrebbero essere in grado di operare in un contesto politico generale favorevole ad un approccio inclusivo, laddove ci fossero i presupposti;

41.

fa osservare che nel corso degli ultimi sei anni la Libia ha conosciuto disordini politici e sociali, successivamente ed a causa dei fenomeni delle «primavere arabe». La crisi globale che ha colpito la Libia dal 2014 ha provocato un vero e proprio caos e un forte deterioramento delle condizioni di vita in tutto il paese. La quasi totale assenza dello Stato e i limitatissimi mezzi a disposizione dei consigli comunali fanno della debolezza delle istituzioni un notevole ostacolo per la stabilità e lo sviluppo. Al tempo stesso, il paese ha optato per delle riforme volte a istituire un sistema di governance decentrata, approvando nel 2012 la Legge 59 (sulla governance locale), che, nonostante l'instabilità nel paese, resta un punto di riferimento per i partiti libici di qualsiasi appartenenza politica;

42.

sottolinea che molti giovani abitanti delle città libiche sono coinvolti nel «business» della migrazione, che è una fonte di reddito estremamente lucrativa. I giovani che hanno partecipato a conflitti armati e alle attività delle milizie sono particolarmente difficili da integrare. Le organizzazioni sociali tradizionali (le tribù, le famiglie, le scuole e le istituzioni) hanno difficoltà a trattare con i giovani. La droga e la criminalità sono fenomeni diffusi. L'assenza di politiche specifiche a favore della gioventù ha ulteriormente aggravato la situazione dei giovani;

43.

sottolinea che i comuni possono svolgere un ruolo importante non solo in Libia ma nei vari paesi situati lungo la rotta del Mediterraneo. In quanto attori istituzionali e legittimi responsabili delle questioni locali, essi sono chiamati a dare un importante contributo alla stabilizzazione. Lo sviluppo economico locale, il coordinamento con i soggetti responsabili in materia di sicurezza e politiche efficaci in materia di gioventù e di migrazione sono i pilastri su cui poggia tale ruolo degli enti locali. Tuttavia, questi ultimi hanno bisogno di un sostegno forte per essere in grado di assumersi tali responsabilità;

44.

chiede di elaborare programmi per contribuire a rafforzare, consolidare e rendere più efficace la governance locale in Libia e in altri paesi situati lungo la rotta del Mediterraneo centrale puntando sulle tre dimensioni di tale governance locale: gestione, fornitura di servizi e partecipazione. Andrebbero inoltre compiuti degli sforzi per migliorare le prospettive economiche locali, la vita sociale e l'integrazione politica dei giovani fortemente qualificati nelle zone rurali interne del paese, nelle città e nei piccoli centri, al fine di attenuare i fattori che favoriscono la radicalizzazione e spingono a migrare;

45.

sottolinea che è possibile creare una dinamica e uno slancio per una migliore governance a livello locale, sebbene i governi locali dispongano, di fatto, di capacità del tutto insufficienti in questa fase, e invoca la necessità vitale di dare sostegno alla governance locale, poiché questo inevitabilmente favorirà la stabilizzazione e creerà le condizioni per la futura ricostruzione, presupposto essenziale per una gestione efficace e sostenibile della migrazione in Libia;

46.

sottolinea l'importanza della partecipazione delle donne e dei giovani, un elemento che dovrebbe essere considerato sempre fondamentale nelle varie attività di sostegno, in particolare attraverso il coinvolgimento di organizzazioni della società civile (OSC) attive e di politici indipendenti;

47.

insiste sul valore aggiunto di obiettivi mirati per ridurre gli effetti negativi delle varie forme di migrazione, degli spostamenti e dei disordini, aumentando la capacità di attrazione economica delle zone e delle attività rurali e sostenendo i comuni nel nuovo compito che è stato loro affidato di attuare le misure per il decentramento;

48.

riconosce che la tragedia di questi fenomeni migratori ha inizio già nei paesi di origine e non in mare. Incoraggia pertanto l'Unione europea a contribuire allo sviluppo economico locale nei paesi situati lungo la rotta del Mediterraneo centrale, sostenendo i comuni nel loro ruolo di attori dello sviluppo locale e consentendo la partecipazione dei giovani e delle donne agli affari e alle attività socioeconomiche a livello locale;

49.

offre il proprio ulteriore sostegno all'elaborazione e all'attuazione della politica dell'UE in materia di migrazione, anche avvalendosi delle conoscenze e delle competenze dell'Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM).

Bruxelles, 12 luglio 2017.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  CdR 5728/2014, Parere sul tema Gli sforzi per promuovere un'autentica solidarietà nel quadro di una vera politica europea in materia di migrazione, relatore: François DECOSTER (FR/ALDE).

(2)  COR-2016-04555-00-00-AC-TRA, Parere sul tema Quadro di partenariato con i paesi terzi in materia di migrazione, relatore: Peter BOSSMAN (SL/PSE).

(3)  CdR 9/2012 fin, Parere sul tema Migrazione e mobilità — un approccio globale, relatore: Nichi VENDOLA (IT/PSE).

(4)  http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2017/01/03-malta-declaration/.