2.3.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 81/131


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul «Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE»

[COM(2017) 358 final]

(2018/C 081/18)

Relatore:

Stefano PALMIERI

Correlatore:

Petr ZAHRADNÍK

Consultazione

Commissione europea, 4.8.2017

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

 

 

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

5.10.2017

Adozione in sessione plenaria

19.10.2017

Sessione plenaria n.

529

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

138/8/14

Preambolo

Il presente parere fa parte di un più ampio pacchetto di quattro pareri del CESE sul futuro dell’economia europea (dedicati rispettivamente all’approfondimento dell’Unione economica e monetaria, alla politica economica della zona euro, all’Unione dei mercati dei capitali e al futuro delle finanze dell’UE)  (1) . Il pacchetto si iscrive nel contesto del processo avviato di recente dalla Commissione europea con il suo Libro bianco sul futuro dell’Europa e tiene conto del discorso sullo stato dell’Unione 2017 pronunciato dal presidente Juncker. In linea con la sua risoluzione sul futuro dell’Europa  (2) e con i suoi pareri precedenti in merito al completamento dell’UEM  (3) , in questo pacchetto di pareri il CESE sottolinea la necessità di costruire, in relazione alla governance dell’UE, una visione comune che vada ben al di là delle impostazioni e delle misure tecniche e sia in primo luogo una questione di volontà politica e di prospettiva comune.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE ritiene che l’impianto del Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE (in prosieguo: Documento di riflessione) se da un lato consente di delineare alcune delle sfide che l’Unione si troverà a fronteggiare nei prossimi anni, dall’altro insiste nel collegare le possibili soluzioni in termini di bilancio rispetto ai cinque diversi scenari individuati dalla Commissione europea nel Libro bianco sul futuro dell’Europa.

1.2.

Il CESE ribadisce che ai cittadini europei serve più Europa (e migliore) e non meno Europa, per superare la crisi politica dell’UE derivante dalla mancanza di una visione strategica del futuro e della capacità di rispondere in maniera adeguata alla crisi economica e finanziaria. Cresce il divario tra preoccupazioni e aspettative dei cittadini europei, che chiedono benefici concreti per la loro vita quotidiana, e gli scarsi poteri e risorse finanziarie attribuiti attualmente all’UE. Il progetto europeo e la stessa Unione diventano poco credibili e vengono messi in discussione, innescando così le attuali istanze nazionaliste e populiste.

1.3.

Il CESE concorda con l’approccio — presente nel Documento di riflessione — secondo il quale il principio fondamentale del bilancio dell’UE dovrà essere il perseguimento del valore aggiunto europeo, conseguendo risultati migliori rispetto ai singoli bilanci nazionali non coordinati. Ciò richiede di uscire dalla logica del «giusto ritorno», della divisione tra Stati membri (SM) contributori o beneficiari netti e delle correzioni ad hoc per i singoli SM.

1.4.

L’UE dovrebbe prima individuare le priorità politiche con elevato valore aggiunto europeo e solo dopo definire le risorse necessarie per perseguirle e impostare la riforma del bilancio comunitario. In questo scenario il CESE ritiene poco credibile che il bilancio dell’UE continui a essere meno dell’1 % del reddito e solo il 2 % della spesa pubblica dei 28 paesi, un livello inadeguato rispetto alle sfide, agli shock e alle crisi da affrontare.

1.5.

La riforma del bilancio dell’UE dovrà necessariamente riguardare un miglioramento qualitativo, rideterminando la sua struttura sia nei capitoli di spesa che nelle risorse proprie, tenendo conto degli opportuni criteri di razionalizzazione, efficienza ed efficacia, e comunicando con i cittadini in modo diretto e trasparente.

1.6.

L’adeguamento quantitativo e qualitativo del bilancio richiede una seria e approfondita consultazione della società civile, così come rappresentata nell’ambito del CESE, in modo da riflettere i reali bisogni dei territori e garantire un impatto positivo per tutti i cittadini, nell’interesse pubblico.

1.7.

Dal lato delle spese, il CESE individua come programmi ad alto valore aggiunto europeo gli investimenti di medio-lungo periodo per lo sviluppo economico, sociale e ambientale, l’occupazione, l’innovazione e la competitività; la protezione delle regioni più svantaggiate e dei gruppi sociali più vulnerabili; la risposta flessibile e tempestiva agli shock asimmetrici e alle crisi improvvise, anche mediante un bilancio autonomo della zona euro.

1.8.

In particolare, il CESE considera rilevante la funzione di stabilizzazione macroeconomica nella zona euro, poiché l’impatto negativo sui ceti sociali e i settori produttivi «perdenti» nella globalizzazione e nella rivoluzione tecnologica è tra le cause della crisi strategica dell’UE e dell’emergere dei populismi.

1.9.

Dal lato delle entrate, il CESE concorda con l’analisi fatta nella relazione Futuro finanziamento dell’UE del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie, per arrivare a un nuovo bilancio con prevalenza di risorse proprie autonome, trasparenti ed eque, a parità di oneri per i cittadini più svantaggiati e per le piccole e medie imprese.

1.9.1.

Il CESE ribadisce il giudizio favorevole verso una base consolidata comune per l’imposizione sulle società (CCCTB), nonché sulle transazioni finanziarie, i carburanti e le emissioni di anidride carbonica, che, se riscosse al livello europeo, sarebbero in grado sia di intercettare una base imponibile transnazionale, sia di contrastare gli effetti globali sull’ambiente.

1.10.

Il CESE ritiene che le conseguenze della Brexit sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) post-2020 se da un lato possono rappresentare una minaccia per «il progetto» UE — a seguito di una negoziazione condotta dagli SM sulla base del principio del «giusto ritorno» — dall’altro possono comunque rappresentare un’importante opportunità, poiché, attraverso l’affermazione del principio del «valore aggiunto europeo», possono condurre ad un miglioramento qualitativo e quantitativo del bilancio dell’UE.

1.10.1.

Per tale ragione il CESE ritiene che sia opportuno che quanto prima:

la Commissione europea quantifichi l’impatto della Brexit — secondo i diversi scenari di «hard» o «soft» Brexit — sul sistema delle entrate e delle spese dell’UE, e le conseguenze sul QFP post-2020;

sia avviata una discussione trasparente e pubblica sul QFP post-2020 con gli attori istituzionali, economici, sociali, i rappresentanti della società civile e i cittadini dell’UE;

non vengano comunque ridotte le risorse destinate alle politiche di coesione e agli obiettivi sociali.

In tal modo sarà possibile ricomporre il sistema degli interessi divergenti e conflittuali tra le parti individuando una soluzione condivisa per il QFP post-2020.

2.   Osservazioni generali

2.1.

L’approccio seguito nel Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE collega le possibili soluzioni in termini di bilancio alle sfide dell’Unione rispetto ai cinque diversi scenari individuati dalla Commissione europea nel Libro bianco sul futuro dell’Europa. Il CESE ha criticato tale approccio nella recente Risoluzione in merito al Libro bianco (4), definendo «artificiosi» i cinque scenari, poiché rivolti esclusivamente agli SM senza avere alcuna rilevanza diretta per i cittadini europei, che si aspettano una strategia condivisa e chiara.

2.1.1.

Ciò significa perdere un’occasione importante, dato che buona parte del documento — riguardante il valore aggiunto delle finanze europee, l’individuazione delle tendenze e delle sfide, le differenti opzioni per il futuro delle finanze dell’UE — è ampiamente condivisibile nella sua analisi, sebbene difetti di una proposta politica condivisa, efficiente ed efficace.

2.2.

Nel corso degli ultimi anni il CESE ha evidenziato (5) i problemi aperti per l’economia e la società europea, i principi di fondo da rispettare, le strade da seguire per rilanciare e rendere più efficace l’azione delle istituzioni comunitarie. Il CESE ha ribadito in diverse occasioni che ai cittadini europei serve più Europa (e migliore) e non meno Europa (6), proprio perché la crisi politica dell’UE deriva dalla mancanza di una visione strategica del futuro e della capacità di rispondere in maniera adeguata alla crisi economica e finanziaria.

2.3.

Nel 2016, in merito alla revisione intermedia del QFP 2014-2020 (7), il CESE ha affermato che vanno riconosciuti gli sforzi fatti dalla Commissione, e soprattutto le forme di flessibilità introdotte per far fronte alle crisi impreviste, nonché l’approccio orientato ai risultati e alla performance. Tuttavia le proposte concrete e le risorse stanziate apparivano — già allora — insufficienti ad affrontare le sfide e le priorità dell’UE, in quanto il QFP è il risultato di un compromesso poco ambizioso tra SM interessati al loro «saldo netto» e ai benefici per specifici gruppi di interesse, piuttosto che lo strumento per il perseguimento degli interessi dell’UE nel suo complesso.

2.4.

In tale quadro è condivisibile l’approccio — presente nel Documento di riflessione — secondo il quale «l’essenza di un bilancio modernizzato dell’UE» consiste nel «valore aggiunto derivante dalla messa in comune delle risorse e dal conseguimento di risultati che le spese nazionali non coordinate non possono conseguire» (8).

2.5.

Per avere più Europa e migliore, dobbiamo prima individuare le priorità politiche con elevato valore aggiunto europeo, e poi definire le risorse necessarie per perseguirle, su cui impostare la riforma del bilancio dell’UE. In questo scenario non sarebbe più credibile che l’Unione dedicasse al proprio bilancio meno dell’1 % del reddito e solo il 2 % della spesa pubblica dei 28 paesi, con una dinamica peraltro in continua regressione (9). Questo livello appare completamente inadeguato rispetto alle nuove sfide a cui l’UE deve far fronte, e rispetto agli shock e alle crisi a cui deve rispondere.

2.5.1.

L’aumento quantitativo del bilancio dell’Unione dovrà accompagnarsi a un suo significativo miglioramento qualitativo con la rideterminazione della sua struttura, sia nei capitoli di spesa che nelle risorse proprie. A tale scopo è necessario tenere conto degli opportuni criteri di razionalizzazione, efficienza ed efficacia del bilancio, e attuare forme di comunicazione con i cittadini dirette e trasparenti.

2.5.2.

Il miglioramento quantitativo e qualitativo del bilancio dell’UE deve passare anche per una seria e approfondita consultazione della società civile, così come rappresentata nell’ambito del CESE, per garantire che i capitoli di spesa riflettano effettivamente i reali bisogni dei territori e abbiano un impatto positivo sul benessere dei cittadini, nell’interesse pubblico.

2.6.

Con l’emergere di nuove sfide, legate ai mutati scenari geo-politici e al necessario adattamento alle conseguenze della crisi economica e finanziaria, non è un caso che l’UE mostri l’assoluta inadeguatezza del proprio bilancio, ed entri in una crisi che inizialmente è economica e finanziaria, per poi diventare sociale e infine politica.

2.6.1.

È una crisi politica derivante dal divario tra le crescenti preoccupazioni e le conseguenti aspettative nei confronti dell’Unione, da parte dei cittadini europei che chiedono benefici concreti per la loro vita quotidiana, e gli attuali limitati poteri e risorse finanziarie attribuiti all’Unione stessa. È in questo divario che si innescano le crescenti insofferenze e istanze nazionaliste e populiste, che mettono in discussione il progetto europeo e la stessa Unione.

2.7.

La discussione sul futuro dell’UE avviene infatti in una fase storica in cui sono molte le inquietudini e le incertezze tra i cittadini europei, di carattere economico, sociale, politico e istituzionale (10). Primo, le conseguenze della crisi finanziaria ed economica ancora forti, soprattutto negli SM che ne sono stati maggiormente colpiti, in alcune aree geografiche e, in particolare, in relazione ai redditi medi e bassi. Secondo, di conseguenza, il diffuso scetticismo sulla capacità della politica, degli SM e dell’UE di mantenere il benessere economico e la coesione sociale nell’era della globalizzazione e della competizione internazionale (11). Terzo, il crescente afflusso dei migranti e dei rifugiati in fuga da guerre e povertà in Africa e Medio Oriente. Quarto, più recentemente, l’uscita del Regno Unito dall’UE, che rende evidente come l’Unione non sia una scelta scontata e irreversibile, e che potrebbe propagarsi ad altri SM.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

Dal lato delle spese, l’elemento chiave è rappresentato dal principio del valore aggiunto europeo, che può sembrare paradossale in una fase storica in cui — da un lato — aumentano le voci che chiedono di dare più spazio ai governi nazionali, fino all’ipotesi estrema dell’uscita dall’UE, mentre — dall’altro lato — è ormai poco difendibile la logica del «giusto ritorno», della divisione tra SM contributori o beneficiari netti e delle correzioni ad hoc per i singoli SM.

3.1.1.

Tuttavia ha fatto bene la Commissione a ribadire tale principio, perché un ampio consenso politico a supporto dell’azione dell’UE può permettere di focalizzare il suo bilancio sul conseguimento a livello comunitario di benefici reali per i cittadini europei che i singoli SM non sono in grado di raggiungere da soli.

3.1.2.

Per tale ragione il CESE concorda con la Commissione che il principio del valore aggiunto europeo deve essere al centro del dibattito sul futuro delle finanze europee, e deve consistere (12):

nel conseguimento degli obiettivi fissati dai principi di base dell’ordinamento comunitario, in particolare l’articolo 3 del trattato sull’UE, che pone l’obiettivo di assicurare ai cittadini condizioni di vita dignitose nel rispetto del loro benessere (13);

nella definizione di un bilancio che preveda la formazione di beni pubblici europei, in grado di contribuire alla difesa delle libertà fondamentali europee, il mercato unico, l’unione economica e monetaria (14).

3.1.3.

È in questo contesto che diviene fondamentale il pieno adempimento dell’articolo 311 del TFUE, in base al quale «l’Unione si dota dei mezzi necessari per conseguire i suoi obiettivi e per portare a compimento le sue politiche».

3.2.

Nel Documento di riflessione si trova ampia dimostrazione che la soluzione a sfide e crisi di carattere globale deve necessariamente trovare una risposta di carattere europeo, concentrando adeguatamente le risorse del bilancio dell’UE, sfruttando le sinergie con i bilanci nazionali e indirizzandole verso quei programmi ad alto valore aggiunto europeo, in grado di:

rilanciare con investimenti di medio-lungo periodo lo sviluppo economico, sociale e ambientale, l’occupazione, l’innovazione e la competitività, a fronte di produttività e investimenti stagnanti, invecchiamento demografico e cambiamenti climatici;

proteggere le regioni più svantaggiate e i gruppi sociali più vulnerabili, danneggiati sia dal perdurare della crisi economica che dalle conseguenze negative della globalizzazione (15);

rispondere con tempestività e flessibilità — sia per le entrate che per le uscite –agli shock asimmetrici che colpiscono alcuni SM, alla crisi migratoria e dei rifugiati, alle preoccupazioni di sicurezza interna, alle emergenze esterne e alla difesa comune.

3.3.

Tra gli elementi a maggiore valore aggiunto europeo, le misure già individuate dal CESE in merito al QFP si integrano con quanto previsto nella Risoluzione del CESE stesso sul Libro bianco (16):

una politica industriale europea coordinata per aumentare l’occupazione e stimolare la competitività in un’economia sociale di mercato, agevolando il dialogo tra tutte le parti interessate, gli investimenti e il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI);

la convergenza sociale verso l’alto in parallelo con la convergenza economica, in termini di risultati occupazionali e sociali, attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti e l’estensione del Fondo sociale europeo (FSE);

una politica migratoria che garantisca ai rifugiati la protezione prevista dal diritto internazionale e la loro integrazione nell’UE, un sistema comune di asilo, il contrasto alla migrazione illegale e alla tratta di esseri umani, la promozione di vie di accesso legali;

la lotta ai cambiamenti climatici sulla base dell’accordo di Parigi e la transizione ecologica, integrando la promozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile in tutte le politiche dell’UE;

la riforma della politica agricola comune (PAC), in modo da raggiungere gli obiettivi della qualità dell’ambiente, dello sviluppo rurale, della sicurezza alimentare, del sostegno al reddito degli agricoltori;

la riforma della politica di coesione, con una chiara individuazione di risultati, la loro sistematica verifica nel corso dell’attuazione e la valutazione degli impatti ex post, favorendo la trasparenza e promuovendo la mobilitazione del partenariato;

il finanziamento dei grandi investimenti in infrastrutture, reti trans-europee, ricerca e innovazione, a cominciare dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e da Orizzonte 2020;

un bilancio autonomo della zona euro capace di trasferire risorse in via temporanea ma significativa in caso di shock regionali, contrastare recessioni gravi nell’intera zona e garantire la necessaria stabilità finanziaria (17), con una funzione di stabilizzazione macroeconomica a protezione degli investimenti e contro disoccupazione e precariato.

3.3.1.

La funzione di stabilizzazione macroeconomica appare particolarmente rilevante, poiché tra le cause della crisi strategica dell’UE e dell’emergere dei populismi vi è l’impatto negativo sui ceti sociali e i settori produttivi «perdenti» nella globalizzazione e nelle trasformazioni della tecnologia e dell’informatica. Se da un lato gli SM hanno una minore capacità di muoversi in autonomia e di incidere su mercato del lavoro e sistema del welfare, dall’altro lato non sono state ancora create a livello europeo reti di protezione sociale che permettano a tutti i cittadini di beneficiare della crescita e della competizione globale (18).

3.4.

Il bilancio dell’UE deve quindi essere funzionale a fornire i mezzi necessari per conseguire le priorità strategiche, impiegando opportuni criteri di razionalizzazione, efficienza ed efficacia nella sua struttura e nel modo in cui viene valutato e aggiornato (19):

l’adozione di un più marcato orientamento alle prestazioni e ai risultati;

la valutazione qualitativa del quadro normativo relativo all’assegnazione delle spese del bilancio dell’UE;

l’analisi dell’evoluzione delle spese come un processo continuo a medio termine nel cui ambito ogni esercizio disegna una traiettoria dello sviluppo necessario alla realizzazione dei relativi risultati;

la necessità di tenere conto dello strettissimo legame esistente tra il bilancio dell’UE, la governance della politica economica e le attuali dinamiche dell’economia europea;

la necessità di assicurare la continuità della politica di bilancio dell’UE e di realizzarne e valutarne gli obiettivi.

3.4.1.

In particolare, la regola del pareggio di bilancio andrebbe affiancata da altri indicatori che misurino la performance della spesa e i risultati sul benessere dei cittadini, da definire nell’ambito del Semestre europeo, in modi e forme opportune in accordo con il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.

3.5.

Inoltre la galassia delle risorse disponibili a livello comunitario è ormai molto complessa e poco trasparente. Otre alle tradizionali sovvenzioni e sussidi, comprende anche strumenti finanziari per attivare risorse private tramite l’effetto leva — mediante il FEIS e i fondi strutturali — e i vari strumenti come il meccanismo europeo di stabilità (MES) costituiti dai paesi dell’eurozona, ma fuori dal perimetro dell’UE, a scopo di stabilizzazione finanziaria (20).

3.6.

Dal lato delle entrate, il CESE concorda con l’analisi fatta nella relazione Futuro finanziamento dell’UE del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie (HLGOR) presieduto da Mario Monti (21). È particolarmente importante concordare un nuovo bilancio con prevalenza di risorse proprie autonome, trasparenti ed eque. Queste arriverebbero direttamente al bilancio dell’UE senza passare per gli SM, ma senza aumentare la pressione fiscale e gravare più di ora sui cittadini più svantaggiati e sulle piccole e medie imprese.

3.6.1.

In particolare, alcune delle nuove risorse proposte in tale rapporto avrebbero un valore aggiunto europeo dal lato delle entrate, essendo riscosse al livello più adeguato sia per intercettare basi imponibili transnazionali, sia per contrastare gli effetti globali sull’ambiente: l’imposizione fiscale sulle società (CCCTB) (22), e in particolare sulle multinazionali, le transazioni finanziarie, i carburanti e le emissioni di anidride carbonica.

3.6.2.

In questo ambito il CESE ribadisce, inoltre, l’importanza della lotta all’evasione fiscale anche grazie a una maggiore trasparenza (23), e a tutte le forme di concorrenza fiscale sleale tra gli SM.

3.7.

La Brexit comporterà delle inevitabili conseguenze per la formazione del bilancio dell’UE post 2020. Al di là della sua quantificazione, ancora non ufficialmente stabilita da nessuna istituzione dell’UE (24), le possibili conseguenze alternative per compensare il deficit di bilancio prodotto dalla Brexit possono essere rappresentate dalle seguenti tre opzioni: i) un incremento dei contributi nazionali da parte degli SM dell’UE; ii) un taglio delle spese dell’UE; iii) una combinazione tra le due precedenti alternative. È in questo contesto che la Brexit rappresenta, nel contempo, una minaccia ed un’opportunità per il bilancio dell’UE.

3.7.1.

Rappresenta una minaccia perché le prossime negoziazioni del QFP post 2020, se dominate dal principio del «giusto ritorno», acuiranno le attuali divisioni tra SM contribuenti e beneficiari netti, allontanando dal principio del valore aggiunto europeo e aggravando così la situazione di incertezza che sta investendo il progetto dell’UE.

3.7.2.

Nel contempo, la Brexit rappresenta un’importante opportunità per riformare il bilancio dell’UE, migliorandolo dal punto di vista quantitativo e qualitativo, procedendo ad una sostanziale revisione dei suoi meccanismi di spesa e — accogliendo la proposta del Rapporto Monti — attivare un importante sistema di risorse proprie per l’Unione. In questo modo sarà possibile delineare un bilancio dell’UE esemplare, efficiente, efficace e trasparente, in grado di acquisire credibilità nei confronti dei cittadini europei e rendere facilmente individuabili ai loro occhi i vantaggi dell’Europa e i costi della non Europa.

3.7.3.

Per tale ragione si rende opportuno:

a)

che venga quantificato quanto prima — da parte della Commissione europea e sulla base dei diversi scenari di «hard» o «soft» Brexit — l’impatto su entrate e uscite del bilancio comunitario, che anzi avrebbe dovuto essere già indicato nel Documento di riflessione, anche in previsione della proposta del QFP post 2020;

b)

che sia avviata una discussione seria, trasparente e pubblica sul bilancio dell’UE con tutti gli attori istituzionali, politici, sociali, la società civile e i cittadini europei;

c)

che non vengano comunque ridotte le risorse destinate alle politiche di coesione e agli obiettivi sociali, in quanto strumenti essenziali per lo sviluppo dell’UE.

In questo modo, nella formazione del bilancio dell’UE, di fronte a interessi divergenti e conflittuali sarà possibile individuare in modo trasparente e democratico quelle scelte in grado di ricomporre quegli stessi interessi, portando a soluzioni ampiamente condivise tra le parti.

Bruxelles, 19 ottobre 2017

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  Il pacchetto comprende i seguenti pareri del CESE: Politica economica della zona euro 2017 (supplemento di parere) (cfr. pag. 216 della presente Gazzetta ufficiale), Unione dei mercati dei capitali: revisione intermedia (cfr. pag. 117 della presente Gazzetta ufficiale), Approfondimento dell'UEM entro il 2025 (cfr. pag. 124 della presente Gazzetta ufficiale) e Le finanze dell'UE entro il 2025.

(2)  Risoluzione del CESE del 6 luglio 2017 in merito al Libro bianco della Commissione sul futuro dell'Europa e oltre (GU C 345 del 13.10.2017, pag. 11).

(3)  GU C 451 del 16.12.2014, pag. 10 e GU C 332 dell'8.10.2015, pag. 8.

(4)  Risoluzione del CESE del 6 luglio 2017Libro bianco della Commissione sul futuro dell'Europa e oltre: «Il CESE non ritiene che compiere una scelta tra i diversi scenari sia un metodo efficace per promuovere una visione comune o per tracciare il nostro percorso futuro» (GU C 345 del 13.10.2017, pag. 11).

(5)  GU C 248 del 25.8.2011, pag. 75; GU C 229 del 31.7.2012, pag. 32; GU C 451 del 16.12.2014, pag. 10; GU C 487 del 28.12.2016, pag. 62.

(6)  »… Spostando l’indicatore della sussidiarietà verso i livelli «più Europa» e «un’Europa migliore» (GU C 351 del 15.11.2012, pag. 36).

(7)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 63, punto 1.1.

(8)  COM(2017) 358 final, pag. 6.

(9)  Il tetto massimo del bilancio è fissato all’1,2 % del reddito nazionale lordo (RNL) dalla decisione del Consiglio sulle risorse proprie dell’UE (2014/335/UE, Euratom), ma la logica indicata nel presente parere (cioè individuare prima le priorità politiche e definire poi le risorse necessarie per perseguirle) implica che il bilancio dell’UE non debba essere limitato a un tetto massimo definito a priori.

(10)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 63, punto 2.3.

(11)  Solo un terzo dei cittadini europei ha fiducia nell’UE e nelle sue istituzioni. Commissione europea. Public Opinion in the European Union — Standard Eurobarometer 85 («Opinione pubblica nell’Unione europea — Sondaggio Eurobarometro standard»), maggio 2016.

(12)  COM(2017) 358 final, pag. 8.

(13)  «L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.….» (articolo 3, paragrafo 1 del TUE).

(14)  «L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale …» (articolo 3, paragrafo 3, del TUE).

(15)  COM(2017) 240 final; Growing unequal? Income Distribution and Poverty in OECD Countries, OCSE, 2008; Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, OCSE, 2011; In It Together: Why Less Inequality Benefits All, OCSE, 2015.

(16)  Risoluzione del CESE del 6 luglio 2017 in merito al Libro bianco della Commissione sul futuro dell'Europa e oltre, punto 13. GU C 345 del 13.10.2017, pag. 11.

(17)  GU C 177 del 18.5.2016, pag. 41, punto 3.5.

(18)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 63, punto 4. Cfr. anche De Grauwe, P. What Future for the EU After Brexit?, («Quale futuro per l’UE dopo la Brexit?»), CEPS, ottobre 2016.

(19)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 63.

(20)  Futuro finanziamento dell'UE. Relazione finale e raccomandazioni del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie, dicembre 2016, pagg. 82-84.

(21)  Futuro finanziamento dell'UE. Relazione finale e raccomandazioni del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie, dicembre 2016.

(22)  Giudicata positivamente dal CESE già nel 2011 con il parere Base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, in GU C 24, del 28.1.2012, pag. 63 e nel 2017 con il parere Base imponibile (consolidata) comune per l'imposta sulle società. Non ancora pubblicato.

(23)  GU C 487 del 28.12.2016, pag. 62.

(24)  La stima del contributo netto medio annuale del Regno Unito al bilancio dell’UE — effettuata da alcuni istituti di ricerca — ha un campo di variazione che varia dagli 8 miliardi di euro (Institute for Fiscal Studies; Centre for European Policy Studies) ai 10 miliardi di euro (J. Delors Institute Berlin — Bertelsman Stiftung) ai 20-27 miliardi di Euro (European Policy Centre). Cfr. Institute for Fiscal Studies, 2016, The Budget of the EU: a guide. IFS Briefing Note BN 181. J. Browne, P. Johnson, D. Phillips; CEPS, 2016, The impact of Brexit on the EU Budget: A non-catastrophic event. J. Nunez Ferrer; D. Rinaldi, Policy Brief 347; J. Delors Institute Berlin — Bertelmans Stiftung, 2017, Brexit and the EU Budget: Threat or Opportunity? J. Haas — E. Rubio; EPC, 2017, EU Budget post-Brexit — Confronting reality, exploring viable solutions. E. Chonicz. Documento di discussione.


Appendice

al Parere del Comitato economico e sociale europeo

I seguenti emendamenti sono stati respinti nel corso della discussione, ma hanno ottenuto almeno un quarto dei voti espressi:

Punto 1.9.1.

Sopprimere:

 

Il CESE ribadisce il giudizio favorevole verso una base consolidata comune per l’imposizione sulle società (CCCTB), nonché sulle transazioni finanziarie, i carburanti e le emissioni di anidride carbonica, che, se riscosse al livello europeo, sarebbero in grado sia di intercettare una base imponibile transnazionale, sia di contrastare gli effetti globali sull’ambiente.

Motivazione

La presente sezione affronta la questione delle possibili risorse proprie dell’UE. Il riferimento all’imposizione sulle società risulta quindi fuori luogo in questo contesto, poiché rientra nella sfera di competenze degli Stati membri e non dell’UE. Per quanto riguarda invece l’imposizione sui carburanti e sulle emissioni di anidride carbonica, è prematuro sollevare la questione in questa fase. Non vi è ancora stata infatti alcuna discussione in seno al CESE in merito a una eventuale base comune europea per l’imposizione sui carburanti e sulle emissioni di anidride carbonica, né in merito alla loro tassazione.

L’emendamento è respinto con 62 voti favorevoli, 76 voti contrari e 16 astensioni.

Punto 3.6.1.

Modificare come segue:

 

In particolare, alcune delle nuove risorse proposte in tale rapporto avrebbero un valore aggiunto europeo dal lato delle entrate, essendo riscosse al livello più adeguato sia per intercettare basi imponibili transnazionali, sia per contrastare gli effetti globali sull’ambiente: l’imposizione fiscale sulle società (CCCTB), e in particolare sulle multinazionali, le transazioni finanziarie, i carburanti e le emissioni di anidride carbonica.

Motivazione

Al fine di evitare qualsiasi malinteso, conviene limitarsi a un’affermazione di ordine generale. Finora, infatti, non vi è stata alcuna discussione in seno al CESE in merito all’imposizione fiscale sulle multinazionali come fonte di risorse proprie dell’UE né in merito a una base comune europea per l’imposizione sui carburanti e sulle emissioni di anidride carbonica, o in merito alla loro tassazione.

L’emendamento è respinto con 62 voti favorevoli, 76 voti contrari e 16 astensioni.