27.6.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 224/88


P8_TA(2016)0449

Situazione in Siria

Risoluzione del Parlamento europeo del 24 novembre 2016 sulla situazione in Siria (2016/2933(RSP))

(2018/C 224/14)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, fra cui quella del 6 ottobre 2016 (1),

visti i principi della Carta delle Nazioni Unite,

vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

visti le convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,

viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Da'esh e il fronte al-Nusra nonché quelle sul conflitto nella Repubblica araba siriana, in particolare le risoluzioni 2118 (2013), 2139 (2014), 2165 (2014), 2191 (2014), 2199 (2015), 2254 (2015), 2258 (2015) e 2268 (2016),

viste le conclusioni del Consiglio del 17 ottobre 2016 e le conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 febbraio 2016 e del 20-21 ottobre 2016,

viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e del commissario responsabile per gli aiuti umanitari e la protezione civile, Christos Stylianidis, in particolare quelle del 16 settembre 2016 sulla Siria, del 20 settembre 2016 sull'attacco aereo contro un convoglio di aiuti umanitari delle Nazioni Unite e della Mezzaluna rossa siriana, del 24 settembre 2016 sulla situazione ad Aleppo, del 2 ottobre 2016 su un'iniziativa umanitaria di emergenza a favore di Aleppo e del 25 ottobre 2016 sull'urgente necessità di far pervenire aiuti umanitari ad Aleppo,

viste le relazioni della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, e le risoluzioni del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla Repubblica araba siriana del 27 settembre 2016 e del 21 ottobre 2016,

vista la dichiarazione sulla Russia e la Corte penale internazionale rilasciata il 17 novembre 2016 dal vicepresidente/alto rappresentante Federica Mogherini,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che sei anni di conflitto, estrema violenza e brutalità in Siria hanno provocato la morte di oltre 400 000 persone, mentre più di 13 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria; che si prevede che nel 2016 gli sfollati interni in Siria raggiungeranno gli 8,7 milioni, mentre 4,8 milioni di persone sono fuggite dal paese;

B.

considerando che in Siria gli scontri e i bombardamenti continuano con immutata violenza e la situazione umanitaria è ulteriormente peggiorata; che Aleppo rimane l'epicentro del conflitto siriano, ma i combattimenti continuano anche ad Hama, Idlib, nella parte nordoccidentale della Siria, nelle periferie di Damasco e a Deir ez-Zor; che oltre quattro milioni di persone vivono in città poste sotto assedio o in zone difficilmente raggiungibili, in cui sono state distrutte le infrastrutture idriche ed elettriche essenziali; che, nonostante le pause umanitarie unilaterali dichiarate dal regime di Assad e dalla Russia, la popolazione della parte orientale di Aleppo e di altre città assediate, come la città di Zabadani, in mano ai ribelli, e i villaggi di Kefraya e Foua nella provincia di Idlib, controllati dal governo, è colpita da una grave carenza di alimenti e forniture mediche di base; che da luglio 2016 l'assistenza umanitaria non ha accesso alle zone assediate nella parte orientale di Aleppo;

C.

considerando che Aleppo e l'intera Siria sono teatro di una crisi sanitaria permanente; che, secondo l'UNICEF, oltre due terzi dei siriani presenti nella regione non hanno accesso regolare all'acqua e quasi sei milioni di bambini necessitano urgentemente di assistenza vitale;

D.

considerando che tutte le parti coinvolte nel conflitto hanno compiuto gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani, le più gravi delle quali sono state tuttavia commesse dal regime di Assad con il sostegno della Russia e dell'Iran, tra cui l'uso di armi indiscriminate, sostanze incendiarie, bombe barile e anti-bunker nelle zone civili, nonché sostanze elencate come armi chimiche ai sensi della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, della produzione, dell'immagazzinaggio e dell'uso di armi chimiche e sulla loro distruzione; che non vi è stato alcun rispetto dei principi di precauzione e proporzionalità; che le zone civili, le scuole, gli ospedali, gli operatori umanitari e i campi profughi sono stati deliberatamente attaccati; che i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità non dovrebbero rimanere impuniti;

E.

considerando che la commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana, che agisce su mandato delle Nazioni Unite, e i gruppi per la difesa dei diritti umani hanno raccolto prove del fatto che almeno 200 000 persone sono state detenute dal governo siriano in condizioni disumane; che negli ultimi anni migliaia di siriani sono morti per torture e malattie mentre erano detenuti dal governo siriano; che le sparizioni forzate e i più terribili abusi nei confronti dei prigionieri sono pratiche generalizzate; che le autorità siriane hanno cercato di mantenere segrete le informazioni sui loro centri di detenzione, rifiutando l'accesso degli osservatori delle condizioni di detenzione riconosciuti a livello internazionale; che dal 2011 il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) è stato autorizzato a visitare solo poche prigioni;

F.

considerando che il mondo è rimasto ripetutamente inorridito per le atrocità commesse dal Da'esh e da altri gruppi jihadisti, il ricorso a esecuzioni brutali e indicibili violenze sessuali, i rapimenti, le torture, le conversioni forzate e la riduzione in schiavitù di donne e ragazze; che bambini sono stati reclutati e utilizzati in attacchi terroristici; che il Da'esh controlla ancora vaste zone della Siria e dell'Iraq; che il Da'esh è responsabile di genocidio nei confronti delle minoranze etniche e religiose, torture disumane e distruzione del patrimonio culturale; che si nutrono profonde preoccupazioni per il benessere dei cittadini che si trovano attualmente sotto il controllo del Da'esh e per la possibilità che vengano utilizzati come scudi umani durante la campagna di liberazione;

G.

considerando che Jabhat Fateh al-Sham, precedentemente noto come fronte al-Nusra, affiliato di al Qaeda in Siria, è un'organizzazione terroristica che rifiuta una transizione politica negoziata e un futuro democratico inclusivo per la Siria;

H.

considerando che la Siria ha firmato, ma non ratificato, lo Statuto di Roma relativo alla Corte penale internazionale (CPI); che il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha ripetutamente esortato il Consiglio di sicurezza a deferire la situazione in Siria alla CPI; che la Russia e la Cina bloccano qualsiasi progresso in materia di assunzione di responsabilità in Siria, ponendo il veto su ogni risoluzione del Consiglio di sicurezza che conferirebbe alla Corte il mandato di indagare sugli orrendi crimini commessi durante il conflitto in Siria; che il 16 novembre 2016 la Russia ha deciso di ritirare la propria firma dallo Statuto di Roma; che la mancata assunzione di responsabilità alimenta ulteriori atrocità e moltiplica le sofferenze delle vittime;

I.

considerando che occorre ricordare a tutte le parti e a tutti i paesi coinvolti nel conflitto gli impegni che incombono loro in forza della risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare l'obbligo di mettere fine agli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili e l'obbligo di assicurare l'accesso umanitario in tutto il paese; che l'Unione europea deve avvalersi di ogni strumento a sua disposizione, inclusa l'applicazione di misure restrittive, per garantire che tutte le parti rispettino appieno tale risoluzione;

J.

considerando che l'UE è uno dei principali fornitori di aiuti umanitari destinati alle persone che fuggono dalle violenze e dalle distruzioni senza precedenti in Siria; che l'assenza di unità internazionale rende molto più difficile raggiungere una soluzione negoziata al conflitto in Siria;

1.

esprime ancora una volta la massima preoccupazione per la continuazione degli scontri e dei bombardamenti come pure per il peggioramento della situazione umanitaria in Siria; condanna con fermezza tutti gli attacchi rivolti contro i civili e le infrastrutture civili, il mantenimento dei vari assedi in Siria e l'impossibilità per l'assistenza umanitaria di raggiungere la popolazione bisognosa; invita tutte le parti a consentire un accesso umanitario continuo e senza restrizioni e la consegna di prodotti di emergenza, in particolare nelle zone assediate e difficili da raggiungere; sottolinea che il diritto internazionale umanitario vieta di affamare deliberatamente la popolazione; esorta tutte le parti a consentire immediatamente le evacuazioni mediche dalla parte orientale di Aleppo e da tutte le altre zone assediate;

2.

condanna con la massima fermezza le atrocità e le diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dalle forze di Assad, con il sostegno della Russia e dell'Iran, nonché le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario perpetrate da gruppi armati terroristici non statali, in particolare Da'esh, Jabhat Fateh al-Sham/fronte al-Nusra e altri gruppi jihadisti;

3.

chiede l'immediata cessazione dei bombardamenti e degli attacchi indiscriminati contro i civili; sottolinea l'esigenza che tutte le parti riservino la massima attenzione e adottino tutte le misure opportune a tutela dei civili, indipendentemente dalla loro identità etnica o dal loro credo o confessione; condanna fermamente il lancio indiscriminato di numerosi razzi da parte di gruppi armati dell'opposizione sulle periferie civili nella zona occidentale di Aleppo; sottolinea che molti civili, tra cui bambini, sarebbero rimasti feriti o uccisi; chiede a tutte le parti coinvolte nel conflitto di adottare le misure appropriate per proteggere i civili, conformemente al diritto internazionale, in particolare ponendo fine agli attacchi contro le strutture civili, quali centri medici, scuole e stazioni idriche, demilitarizzando immediatamente tali strutture, cercando di evitare di stabilire posizioni militari nelle aree densamente popolate e consentendo l'evacuazione dei feriti e di tutti i civili che desiderano lasciare le zone sotto assedio; sottolinea che il regime siriano ha la responsabilità primaria di proteggere la popolazione siriana;

4.

plaude agli sforzi profusi dagli operatori umanitari per portare soccorso, cibo, acqua e medicinali alle persone intrappolate dal conflitto, che ne hanno urgentemente bisogno, ed esorta tutte le parti coinvolte nel conflitto a garantire che le agenzie umanitarie possano raggiungere senza restrizioni e in tutta sicurezza i civili colpiti dalla guerra;

5.

invita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a fornire pieno sostegno alle Nazioni Unite e all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) affinché continuino a investigare in merito all'uso e alla distruzione di armi chimiche da parte di tutti gli attori in conflitto in Siria; ribadisce fermamente che i responsabili dell'uso di armi chimiche devono rispondere delle loro azioni; sostiene l'estensione del mandato del meccanismo investigativo congiunto dell'OPCW allo scopo di determinare le responsabilità per l'impiego delle armi chimiche in Siria;

6.

esprime preoccupazione per le detenzioni illegali, le torture, i maltrattamenti, le sparizioni forzate e le uccisioni di detenuti nelle carceri del regime e nei centri di detenzione segreti gestiti dalle milizie sostenute da forze straniere; invita le autorità siriane che gestiscono tali centri di detenzione a porre fine a tutte le esecuzioni e tutti i trattamenti disumani;

7.

invita a procedere all'immediata liberazione di tutte le persone detenute arbitrariamente e a porre fine al ricorso alla tortura e ad altri maltrattamenti, come anche alla pratica delle sparizioni forzate, in conformità della risoluzione 2139 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 22 febbraio 2014; chiede di consentire agli osservatori internazionali delle condizioni di detenzione (ad esempio il Comitato internazionale della Croce Rossa) un accesso immediato e senza restrizioni, affinché possano monitorare la situazione di tutti i detenuti in Siria e fornire informazioni e sostegno alle loro famiglie;

8.

rammenta la sua ferma condanna delle atrocità commesse dal regime di Assad, dal Da'esh, da Jabhat Fateh al-Sham/al-Nusra e da altre organizzazioni terroristiche, atrocità che possono essere considerate gravi crimini di guerra e crimini contro l'umanità; appoggia la richiesta dei paesi del Quint (Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e Regno Unito) e del VP/AR, rivolta a tutti i gruppi armati che combattono in Siria, di cessare qualsiasi collaborazione con Jabhat Fateh al-Sham; sottolinea l'importanza di bloccare effettivamente l'accesso ai finanziamenti e ai fondi destinati alle attività del Da'esh, di catturare i combattenti stranieri e di interrompere la fornitura di armi ai gruppi jihadisti; invita l'opposizione siriana a prendere chiaramente le distanze da tale ideologia e da tali elementi estremisti; ricorda che gli sforzi dovrebbero essere mirati a sconfiggere il Da'esh e gli altri gruppi terroristici segnalati come tali dalle Nazioni Unite; invita ad adottare misure volte a impedire che aiuti materiali e finanziari raggiungano individui, gruppi, imprese ed entità associati a gruppi terroristici segnalati come tali dalle Nazioni Unite;

9.

invita nuovamente a prendere provvedimenti contro i responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, che devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni; evidenzia altresì la necessità di assicurare alla giustizia coloro che commettono crimini contro minoranze e gruppi religiosi, etnici e di altro tipo; resta convinto che in Siria non potranno esservi né un'efficace risoluzione del conflitto né una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni; è del parere che la questione della responsabilità per i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità non debba essere politicizzata; osserva che l'obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario in qualsiasi circostanza incombe a tutte le parti coinvolte nel conflitto e chiunque commetta tali crimini deve essere consapevole che, prima o poi, sarà assicurato alla giustizia;

10.

esorta l'UE e gli Stati membri a garantire che tutti i responsabili di violazioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani siano assicurati alla giustizia attraverso meccanismi della giustizia penale internazionale o tribunali nazionali adeguati e imparziali e mediante l'applicazione del principio della giurisdizione universale; ribadisce il proprio sostegno al deferimento del caso della Siria alla CPI ma, alla luce dell'incapacità del Consiglio di sicurezza di deliberare sulla questione, rinnova l'appello all'UE e agli Stati membri affinché guidino gli sforzi in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e valutino la possibilità di istituire un tribunale per i crimini di guerra in Siria, in attesa del deferimento alla CPI; sottolinea l'importanza della titolarità del processo da parte della Siria, una volta concluso il conflitto e al fine di promuovere la riconciliazione;

11.

accoglie con favore, sottolineandone l'importanza fondamentale, l'operato delle organizzazioni della società civile locali e internazionali nel documentare le prove relative ai crimini di guerra, ai crimini contro l'umanità e ad altre violazioni, tra cui la distruzione del patrimonio culturale; invita l'UE e i suoi Stati membri a fornire un'assistenza ulteriore e completa a tali soggetti;

12.

deplora la decisione del presidente russo Vladimir Putin di ritirarsi dalla CPI, osservando al contempo che la Federazione russa non ha mai di fatto ratificato lo Statuto di Roma e che il momento in cui è stata presa la decisione mette a rischio la credibilità del paese e porta a trarre conclusioni in merito al suo impegno nei confronti della giustizia internazionale;

13.

accoglie con favore le conclusioni del Consiglio del 17 ottobre 2016 sulla Siria e le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2016 sulla Siria; appoggia l'appello dell'UE in relazione all'interruzione di tutti i voli militari sulla città di Aleppo, alla cessazione immediata delle ostilità, da monitorare attraverso un meccanismo solido e trasparente, alla revoca degli assedi e all'accesso umanitario completo, senza restrizioni e sostenibile a tutto il paese, concesso da tutte le parti;

14.

plaude al riesame delle misure restrittive dell'UE nei confronti della Siria e degli individui che condividono la responsabilità della repressione contro la popolazione civile nel paese; sottolinea che l'UE dovrebbe prendere in considerazione tutte le opzioni disponibili, compresa l'istituzione di una zona di interdizione aerea sopra la città di Aleppo, quanto ai provvedimenti da adottare in risposta alle violazioni e agli abusi più atroci dei diritti umani da parte di tutti i responsabili, qualora continuino le atrocità e l'evidente inosservanza del diritto umanitario;

15.

chiede che tutti rispettino il diritto delle minoranze etniche e religiose in Siria, compresi i cristiani, di continuare a vivere nei territori in cui risiedono storicamente e tradizionalmente, assicurando loro dignità, uguaglianza e sicurezza, nonché il diritto di praticare la loro religione e il loro credo pienamente e liberamente, senza essere oggetto di alcun tipo di coercizione, violenza o discriminazione; appoggia il dialogo interreligioso, al fine di promuovere la reciproca comprensione e contrastare il fondamentalismo;

16.

sollecita tutti i membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria a riprendere i negoziati per facilitare la conclusione di una tregua stabile nonché a intensificare i lavori finalizzati al raggiungimento di una soluzione politica duratura in Siria; sottolinea che agli attori regionali, in particolare i paesi limitrofi, incombe una responsabilità particolare;

17.

ribadisce il suo invito al VP/AR a rinnovare gli sforzi atti a definire una strategia comune UE-Siria; accoglie favorevolmente e sostiene appieno le recenti iniziative diplomatiche del VP/AR Federica Mogherini, in sintonia con il mandato del Consiglio europeo e volte a riportare le parti coinvolte nel conflitto al tavolo negoziale e a rilanciare il processo politico di Ginevra; prende atto con interesse dei colloqui regionali che ha intrattenuto con l'Iran e l'Arabia Saudita e ritiene che il suo operato comporti un valore aggiunto e costituisca un utile contributo agli sforzi profusi dall'inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura; sollecita tutte le parti coinvolte nel conflitto a riprendere e intensificare i negoziati politici quanto prima nell'ottica di stabilire una nuova, solida tregua, che dovrebbe prevedere disposizioni che assicurino la giustizia di transizione nella Siria postbellica; sottolinea che tali colloqui di pace dovrebbero portare a una cessazione delle ostilità e a una transizione politica a guida e titolarità siriane; pone l'accento sul ruolo che l'UE può svolgere nella ricostruzione e nella riconciliazione postbelliche;

18.

ribadisce il suo pieno sostegno all'iniziativa umanitaria dell'UE in corso per Aleppo ed esorta tutte le parti ad agevolarne l'attuazione;

19.

accoglie con favore le priorità e i patti di partenariato con la Giordania per il periodo 2016-2018 e con il Libano per il periodo 2016-2020; osserva che i patti costituiscono il quadro per mezzo del quale si traducono in azioni concrete gli impegni reciproci assunti alla conferenza di Londra del 4 febbraio 2016 sul sostegno alla Siria e alla regione; osserva le necessità finanziarie in aumento e la mancanza persistente di finanziamenti per quanto concerne l'assistenza umanitaria fornita ai paesi vicini della Siria; invita gli Stati membri dell'UE a rispettare i loro impegni e a fornire alle Nazioni Unite e alle loro agenzie specializzate nonché ad altri attori umanitari il sostegno di cui hanno assoluto bisogno per offrire assistenza umanitaria ai milioni di siriani sfollati sia all'interno del paese sia nei paesi e nelle comunità ospitanti;

20.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, alle Nazioni Unite, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto.

(1)  Testi approvati, P8_TA(2016)0382.