31.5.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 173/7


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla: «Valutazione intermedia del programma LIFE»

(parere esplorativo)

(2017/C 173/02)

Relatore:

Lutz RIBBE

Consultazione

25.8.2016

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

 

 

Decisione dell’Ufficio di presidenza

15.3.2016

 

 

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

6.2.2017

Adozione in sessione plenaria

23.2.2017

Sessione plenaria n.

523

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

169/25/18

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE ribadisce (1) il suo fermo appoggio a mantenere e ampliare un programma di finanziamento specifico per l’ambiente, la protezione e il rafforzamento della biodiversità, l’impiego efficiente delle risorse, lo sviluppo sostenibile e le attività di comunicazione e informazione, nonché per il sostegno delle ONG ambientaliste.

1.2.

Negli ultimi 25 anni, il programma LIFE è stato fondamentale per la politica ambientale europea e, in misura crescente, anche per quella in materia di sviluppo sostenibile. Tale programma può essere ormai considerato, a giusto titolo, un elemento essenziale della politica ambientale dell’UE, che ha concorso in larga misura a rafforzare.

1.3.

L’azione del programma LIFE è stata duplice, in quanto i progetti da esso finanziati hanno:

a)

contribuito immediatamente a produrre risultati positivi diretti e tangibili salvando, ad esempio, da rapida estinzione alcune specie minacciate, protette dalla legislazione dell’UE;

b)

consentito alle popolazioni locali di rendersi conto degli approcci positivi che sono alla base della politica ambientale dell’UE e dei benefici che tale politica apporta all’uomo, all’ambiente e alla natura. Il programma LIFE è diventato quindi una specie di «ponte» tra la politica dell’UE e l’ «Europa dei cittadini e delle regioni». Questo è particolarmente importante in un momento in cui i cittadini si interrogano sempre più spesso sul valore aggiunto che apporta veramente l’Europa.

1.4.

Il programma LIFE, di cui è da apprezzare il costante adeguamento alle nuove sfide, ha messo in luce anche l’elevato potenziale che esiste nella società civile e l’enorme disponibilità di quest’ultima a impegnarsi a favore dell’attuazione e dell’ulteriore sviluppo della politica dell’UE in materia di ambiente e di sostenibilità. L’applicazione del diritto dell’UE è molto più di un mero atto legislativo che gli Stati membri devono compiere. La riuscita della politica in materia di ambiente e di sostenibilità dipende dall’accettazione da parte dell’opinione pubblica, deve essere attuata e comunicata in maniera trasparente, e il programma LIFE fornisce anche in questo caso un contributo molto prezioso.

1.5.

Spesso i progetti LIFE mettono però a nudo anche, in maniera diretta o indiretta, le incoerenze delle decisioni politiche, non da ultimo a livello dell’UE. Per quanto spiacevole ciò possa risultare per alcuni responsabili decisionali, questo fatto è da considerare un elemento prezioso che può favorire, in ultima analisi, una maggiore integrazione della protezione dell’ambiente in altri settori di intervento.

1.6.

Il recepimento dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite (ossia degli obiettivi di sviluppo sostenibile) nelle politiche europee costituisce una delle principali sfide che l’UE dovrà affrontare nei prossimi anni, e il programma LIFE dovrà contribuire in questo senso. Non si tratterà soltanto di lavorare in stretto dialogo con le parti sociali e i gruppi della società civile per trovare le modalità più efficaci di attuare questi obiettivi. Sarà necessario anche un cambiamento di mentalità da parte di molti servizi della Commissione e, al livello degli Stati membri, di molti ministeri, autorità e uffici per i quali la politica di sviluppo sostenibile ha avuto finora un’importanza marginale, in modo che l’integrazione, tanto discussa, della protezione dell’ambiente e della natura nelle altre politiche possa diventare realtà.

1.7.

Il CESE raccomanda di apportare una serie di modifiche:

il programma LIFE dovrebbe essere trasformato in uno strumento fondamentale di finanziamento della rete Natura 2000. L’approccio, scelto in passato, di organizzare il finanziamento della rete Natura 2000 principalmente attraverso i fondi europei per lo sviluppo regionale e il secondo pilastro della politica agricola comune (PAC), è da considerarsi insufficiente. A questo proposito, il CESE rimanda al suo parere (2) sull’argomento e chiede un potenziamento, con destinazione specifica, della dotazione del programma LIFE. Al riguardo, bisogna garantire la coerenza tra tutte le misure di sostegno, evitando quindi finanziamenti opposti o duplici rispetto ad altri fondi dell’UE,

bisognerebbe esaminare il modo per riuscire ancora meglio a trasformare i progetti finanziati dal programma LIFE in veri e propri «progetti pilota», da replicare in altre parti d’Europa, possibilmente senza necessità di ulteriori aiuti,

i progetti di ricerca classici non dovrebbero essere sostenuti dal programma LIFE, anche per garantire una distinzione ancora più netta rispetto al programma Orizzonte 2020.

1.8.

La componente relativa all’azione per il clima dovrebbe essere ulteriormente sviluppata, soprattutto per quanto riguarda le misure di adattamento che possono essere prese dai cittadini, dagli agricoltori, dalle città, dai comuni e dalle regioni particolarmente colpiti.

2.   Contesto

2.1.

Istituito nel 1992, LIFE costituisce il principale strumento di finanziamento dell’Unione europea specificamente destinato all’ambiente. Il programma sostiene la protezione della biodiversità e degli habitat, in particolare attraverso la rete Natura 2000, l’impiego efficiente delle risorse, l’adattamento ai cambiamenti climatici e le attività di comunicazione e informazione. La dotazione di LIFE per il periodo 2014-2020 ammonta a circa 3 456 milioni di EUR, contro i circa 2 000 milioni di EUR del precedente periodo di sette anni.

2.2.

Gli obiettivi principali del programma sono i seguenti:

contribuire al passaggio a un’economia efficiente in termini di risorse, con minori emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, nonché alla protezione dell’ambiente e della biodiversità,

migliorare la definizione delle politiche ambientali, come anche l’applicazione e il controllo dell’acquis ambientale dell’UE, nonché promuovere l’integrazione degli obiettivi ambientali e climatici nelle altre politiche e nella pratica delle organizzazioni sia pubbliche che private,

migliorare la governance ambientale e in materia di clima a più livelli, in particolare con il coinvolgimento della società civile, delle ONG e degli attori locali,

sostenere l’attuazione del Settimo programma d’azione per l’ambiente e, in futuro, il recepimento dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite nelle politiche europee.

2.3.

Rispetto al periodo di programmazione 2007-2013, il programma LIFE presenta una serie di nuovi elementi:

l’introduzione del sottoprogramma «Azione per il clima»,

l’introduzione di una nuova categoria di progetti, i cosiddetti «progetti integrati», in aggiunta a quelli «tradizionali», a quelli di rafforzamento delle capacità e a quelli preparatori,

l’introduzione di strumenti finanziari, in particolare lo strumento di finanziamento del capitale naturale (NCFF), incentrato sui servizi ecosistemici e sulla protezione del capitale naturale, e lo strumento di finanziamento privato dell’efficienza energetica (PF4EE),

la graduale soppressione delle allocazioni nazionali per i progetti: a partire dal 2018 la selezione dei progetti sarà basata esclusivamente sul merito, indipendentemente dalla distribuzione geografica (per quanto riguarda i progetti tradizionali),

per la gestione del programma, la Commissione si affiderà ora all’Agenzia esecutiva per le piccole e medie imprese (EASME).

2.4.

Per il periodo 2014-2020 LIFE si articola in:

un sottoprogramma «Ambiente», suddiviso in «Ambiente e uso efficiente delle risorse», «Natura e biodiversità» e «Governance e informazione in materia ambientale», al quale è assegnato circa il 75 % della dotazione complessiva (ossia 2 592 milioni di EUR),

un sottoprogramma «Azione per il clima», suddiviso in «Mitigazione dei cambiamenti climatici», «Adattamento ai cambiamenti climatici» e «Governance e informazione in materia di clima», al quale è assegnato circa il 25 % della dotazione complessiva (ossia 864 milioni di EUR).

2.5.

La Commissione europea dovrà presentare, entro il 30 giugno 2017, una relazione di valutazione intermedia del programma LIFE e, in vista della pubblicazione di tale valutazione, ha chiesto al CESE e al Comitato delle regioni di esprimere i loro punti di vista in merito alla nuova configurazione del programma, tenendo conto delle novità introdotte nel 2014.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il Comitato ritiene che sia ancora troppo presto per formulare una «valutazione intermedia» attendibile della fase attuale del programma, perché i primi progetti della nuova fase di programmazione sono stati assegnati appena nel 2015 e la stragrande maggioranza di essi non è ancora stata completata, né tanto meno valutabile. Tuttavia, alla luce della valutazione delle fasi precedenti, il Comitato formula un primo contributo riguardo alla configurazione del programma LIFE per il periodo 2021-2028.

Risultati prodotti finora e valore aggiunto, ma anche limiti, del programma LIFE

3.2.

Negli ultimi 25 anni, il programma LIFE è stato fondamentale per la politica ambientale europea e, in misura crescente, anche per quella in materia di sviluppo sostenibile. Inoltre, ha fornito un contributo estremamente importante alla protezione della biodiversità. Tale programma può essere ormai considerato, a giusto titolo, un elemento essenziale della politica ambientale dell’UE, che ha concorso in larga misura a rafforzare.

3.3.

L’azione del programma LIFE è stata duplice, in quanto i progetti da esso finanziati hanno:

a)

contribuito immediatamente a produrre risultati positivi diretti e tangibili, salvando da rapida estinzione alcune specie minacciate, protette dalla legislazione dell’UE, si pensi, ad esempio, ai progetti realizzati per proteggere l’ibis calvo e l’otarda. In molti casi il programma LIFE ha rappresentato e continua a rappresentare l’unica possibilità di finanziamento, dal momento che gli Stati membri spesso non hanno avviato programmi di protezione di questo tipo o non mostrano interesse a farlo;

b)

consentito alle popolazioni locali di rendersi conto degli approcci positivi che sono alla base della politica ambientale dell’UE e dei benefici che tale politica apporta all’uomo, all’ambiente e alla natura. Il programma LIFE è diventato quindi una specie di «ponte» tra la politica dell’UE e l’ «Europa dei cittadini e delle regioni». Questo è particolarmente importante in un momento in cui i cittadini si interrogano sempre più spesso sul valore aggiunto che apporta veramente l’Europa.

3.4.

Con i numerosi progetti finanziati finora, il programma LIFE ha messo in luce l’elevato potenziale che esiste nella società civile e l’enorme disponibilità di quest’ultima a impegnarsi a favore dell’attuazione e dell’ulteriore sviluppo della politica dell’UE in materia di ambiente e di sostenibilità. L’applicazione del diritto dell’UE è molto più di un mero atto legislativo che gli Stati membri devono compiere. La riuscita della politica in materia di ambiente e di sostenibilità dipende dall’accettazione da parte dell’opinione pubblica, deve essere attuata e comunicata in maniera trasparente, e anche a questo riguardo il programma LIFE fornisce un contributo preziosissimo e indispensabile.

3.5.

Spesso i progetti LIFE mettono però a nudo anche, in maniera diretta o indiretta, le incoerenze delle decisioni politiche, non da ultimo a livello dell’UE. Per quanto spiacevole ciò possa risultare per alcuni responsabili decisionali, questo fatto è da considerare un elemento prezioso che può favorire, in ultima analisi, una maggiore integrazione della protezione dell’ambiente in altri settori di intervento.

3.6.

Ma qui si arriva ai limiti del programma LIFE: tale programma non può e non dovrebbe essere inteso a compensare le carenze derivanti dalla mancata applicazione della legislazione ambientale in vigore o dalla mancata presa in considerazione delle problematiche ambientali nelle altre politiche. Tale incoerenza tra le politiche può essere illustrata sulla base di tre esempi:

3.6.1.

il programma LIFE può contribuire, ad esempio, a chiarire all’opinione pubblica che la politica dell’UE contro l’inquinamento atmosferico è volta essenzialmente a ridurre i rischi che le emissioni inquinanti comportano per la salute della popolazione. Questo programma non può però risolvere contrasti quali quelli esistenti, ad esempio, in Germania tra i politici favorevoli all’ambiente e quelli favorevoli ai trasporti, in cui si tratta, in sostanza, di determinare quale sia il «bene da proteggere» di maggior valore (la «protezione della salute dei cittadini dalle polveri sottili» oppure il «diritto degli automobilisti alla libera mobilità»).

3.6.2.

Con il progetto «Urban Bees»  (3), il programma LIFE è stato, ad esempio, di grande aiuto nel richiamare l’attenzione di vaste fasce della popolazione sull’importanza, sulle fonti di rischio ma anche sulle possibilità di intervento per proteggere gli impollinatori. I rischi derivanti, ad esempio, da determinate pratiche agricole o dall’autorizzazione di antiparassitari che possono avere effetti nocivi sulle api, potranno però essere eliminati soltanto se altri servizi dell’UE si occuperanno adeguatamente di questo problema e se il principio di precauzione sarà applicato con coerenza.

3.6.3.

Dal 1999 l’Austria porta avanti un programma efficace di protezione del salmonide Hucho hucho  (4), una specie a rischio di estinzione, finanziandolo con 45 milioni di EUR di fondi pubblici, una parte dei quali provenienti dal programma LIFE. Il bacino idrografico della Sava costituisce il principale ambiente di riproduzione di questo pesce. Da un recente studio emerge però che nell’habitat di diffusione dell’Hucho hucho è prevista la costruzione di circa 600 centrali idroelettriche, che, secondo gli esperti, ne farebbe diminuire la popolazione addirittura del 70 %. La costruzione di alcune di queste centrali sarà finanziata in parte anche con fondi dell’UE.

3.7.

Il Comitato si compiace pertanto che il programma LIFE sia ormai maggiormente orientato a migliorare l’applicazione della legislazione, a livello non soltanto di autorità pertinenti, ma anche di organismi preposti al controllo.

Sviluppo del programma LIFE

3.8.

Il CESE esprime apprezzamento per l’elevato livello di flessibilità e la capacità di adeguamento alle nuove sfide e alle esperienze maturate che hanno sempre caratterizzato il programma LIFE negli ultimi anni e che appaiono confermate anche nel nuovo periodo di finanziamento 2014-2020:

attenzione concentrata sui paesi in cui il divario attuativo è maggiore,

soppressione delle quote nazionali,

maggiori possibilità di partecipazione per le imprese,

maggiore accento sull’innovazione,

rafforzamento delle sinergie con altri programmi, a partire dai nuovi progetti integrati introdotti nel 2014. il CESE si compiace del fatto che sia stato tenuto conto della sua raccomandazione (5) di stabilire una chiara ripartizione degli stanziamenti destinati ai progetti «tradizionali» e a quelli «integrati»,

impiego di strumenti finanziari completamente nuovi per la protezione dell’ambiente (PF4EE e NCFF),

introduzione di una dimensione climatica.

4.   Raccomandazioni del CESE

Mantenere e rafforzare il programma LIFE

4.1.

Nessun programma è talmente perfetto da non poter essere migliorato. In primo luogo, il CESE ribadisce (6) tuttavia il suo pieno appoggio all’idea che questo programma di finanziamento a sé stante dal punto di vista del bilancio venga proseguito oltre le prospettive finanziarie in corso. Tale prosecuzione è necessaria perché, nonostante i numerosi progressi incoraggianti e le decisioni di indirizzo (ad esempio, l’agenda 2030 delle Nazioni Unite, gli accordi di Parigi sul clima e la strategia UE in materia di biodiversità), i problemi ambientali sono lungi dall’essere risolti e l’orientamento delle politiche UE verso l’efficienza delle risorse, le basse emissioni di carbonio e il mantenimento della biodiversità non è ancora stato avviato con risultati positivi. La Commissione europea e l’Agenzia europea dell’ambiente segnalano, anzi, in diverse relazioni che in alcuni casi le pressioni esercitate sull’ambiente sono addirittura in aumento (7).

4.2.

Le analisi effettuate nell’ambito del processo REFIT per le direttive in materia di protezione della natura hanno chiaramente dimostrato che il quadro giuridico è appropriato, ma che le risorse finanziarie per la gestione mirata della rete Natura 2000 sono nettamente insufficienti. Per questo compito fondamentale della protezione della biodiversità in Europa vi è urgente bisogno di finanziamenti adeguati.

4.3.

La continuità del programma LIFE è un fattore chiave per l’efficacia e la credibilità della politica ambientale dell’UE, e deve essere garantita facendo in modo che il Settimo programma d’azione per l’ambiente, l’agenda per lo sviluppo sostenibile adottata dalle Nazioni Unite e gli accordi di Parigi sul clima siano integrati orizzontalmente in tutte le altre politiche e in tutti i programmi di finanziamento dell’UE. Il CESE sottolinea di essersi inoltre pronunciato in più occasioni a favore di un semestre europeo più equo e maggiormente orientato all’ambiente.

Effetti delle modifiche apportate nel 2014

4.4.

L’introduzione di due nuovi strumenti finanziari nel programma LIFE sotto forma di progetti pilota è stata una novità che il CESE accoglie favorevolmente. È ancora troppo presto per formulare una valutazione di questo approccio, dato che i primi progetti collegati ai due nuovi strumenti (lo strumento di finanziamento del capitale naturale (NCFF) e lo strumento di finanziamento privato per l’efficienza energetica (PF4EE)] sono appena stati approvati ma non sono ancora stati realizzati.

4.5.

Con questo approccio viene imboccata una strada completamente nuova colta a creare possibilità innovative di finanziamento dei progetti in materia di protezione della natura e di efficienza energetica portati avanti da piccoli investitori privati. Questa soluzione è necessaria perché, in molti casi, i finanziamenti tradizionali non hanno consentito di realizzare progetti analoghi.

4.6.

Al momento attuale è difficile valutare che successo avrà, in ultima analisi, questa parte del programma, se la cooperazione avviata con la BEI si dimostrerà efficace, se le modalità di presentazione delle domande saranno sufficientemente semplici e se le condizioni di finanziamento, compreso il ricorso al capitale di rischio, saranno adeguate. Il CESE si riserva quindi di analizzare più avanti, in dettaglio, questa parte del nuovo programma LIFE.

4.7.

Nella sua valutazione sarebbe opportuno che la Commissione esaminasse anche il modo per riuscire ancora meglio, all’occorrenza, a trasformare i progetti finanziati dal programma LIFE in veri e propri «progetti pilota», da replicare in altre parti d’Europa, possibilmente senza necessità di ulteriori aiuti, mettendo in evidenza il trasferimento di know-how e la fattibilità economica. Un passo in questo senso potrebbe consistere nell’affidare ai gestori di progetti particolarmente riusciti il compito di occuparsi di questa questione in una fase di approfondimento del loro progetto.

4.8.

Il CESE considera il programma LIFE quale uno strumento di finanziamento per l’attuazione delle azioni e delle politiche UE e non già quale un programma volto a finanziare in primo luogo progetti di interesse nazionale. Potrebbe, tuttavia, verificarsi il caso in cui, ad esempio, i progetti LIFE proposti da organizzazioni della società civile servano agli interessi europei e solo in misura minore a quelli nazionali. In futuro la questione del cofinanziamento dovrà quindi essere inquadrata in modo tale da evitare che i progetti interessati non possano essere realizzati perché viene negato il cofinanziamento nazionale (casi di questo tipo sono noti al CESE). Inoltre, il CESE chiede alla Commissione di esaminare se sia possibile innalzare ulteriormente i tassi di cofinanziamento applicabili per le ONG. Per queste ultime, in particolare, il contributo in fondi propri rappresenta spesso un ostacolo difficile da superare. A ciò si aggiunge il fatto che questi fondi provengono in molti casi da bilanci pubblici e che i cofinanziatori operano in modo evidente una «selezione».

Progetti integrati/complementarità con altre politiche dell’UE

4.9.

I cosiddetti «progetti integrati» rappresentano una tipologia specifica sviluppata nel quadro del programma LIFE e di cui il CESE apprezza in maniera particolare l’importanza. Un eccellente esempio di tali strumenti è rappresentato dal progetto integrato belga per la natura (Belgian Nature Integrated Project — BNIP) che si estende all’intera superficie del Belgio, integra 28 soggetti interessati e finanzia 18 azioni specifiche di conservazione, 48 azioni chiaramente delimitate e complessivamente oltre 300 programmi di gestione (ad esempio, per i siti Natura 2000). Il progetto, attorno al quale lavorano 52 collaboratori suddivisi in 7 diversi gruppi, è riuscito a creare dei ponti non solo tra le varie fonti di finanziamento disponibili a livello europeo, ma anche con risorse nazionali.

Sono proprio questi collegamenti tematici e strutturali che in futuro bisognerebbe rafforzare ulteriormente, creando, ad esempio, possibili sinergie tra il programma LIFE e una PAC più rispettosa dell’ambiente.

Nuovi compiti per il programma LIFE

4.10.

Non soltanto il collegamento tematico tra il programma LIFE e la PAC è suscettibile di miglioramento: ciò che dovrebbe avvenire, in ogni caso, è anche un importante innovamento amministrativo e di bilancio.

4.11.

I fondi europei per lo sviluppo regionale e il secondo pilastro della PAC sono stati finora lo strumento centrale per il finanziamento della rete Natura 2000, com’era stato proposto dalla Commissione nel 2004 (8). All’epoca, il CESE aveva sostenuto tale proposta purché nel quadro dei predetti fondi venissero stanziate sufficienti risorse con destinazione specifica. Ciò non è avvenuto, per cui il CESE ritiene che quell’approccio sia ormai da considerarsi insufficiente (9).

4.12.

Gli stanziamenti messi finora a disposizione non coprono nemmeno approssimativamente gli importi indispensabili per compensare i requisiti in materia di protezione della natura, per elaborare i piani di gestione e per attuare le misure necessarie. Natura 2000 è un ambito d’azione classico di competenza dell’UE, e il bilancio deve offrire chiarezza a questo riguardo.

4.13.

Il Comitato propone invece che, a partire dal prossimo periodo di finanziamento, tutte le risorse necessarie per l’attuazione e la conservazione della rete Natura 2000 siano finanziate attraverso il programma LIFE, e raccomanda di prevedere le risorse di bilancio necessarie. Il Comitato chiede inoltre alla Commissione di chiarire, a livello interno, se il programma LIFE non sia anche lo strumento idoneo per realizzare le «reti transeuropee delle infrastrutture verdi»  (10). Gli stanziamenti corrispondenti dovrebbero essere reperiti e resi disponibili. Al riguardo, bisogna garantire la coerenza tra tutte le misure di sostegno, evitando quindi finanziamenti opposti o duplici rispetto ad altri fondi dell’UE.

4.14.

Il CESE sottolinea che il finanziamento della rete Natura 2000 rappresenta un investimento fondamentale in una parte importante delle infrastrutture verdi europee che fornisce un ritorno non soltanto in termini di una migliore qualità della vita e dell’ambiente, ma anche di un aumento dei redditi a livello locale.

4.15.

Il recepimento degli OSS, ossia dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, nelle politiche europee renderà necessari numerosi cambiamenti, assai radicali, di tali politiche (11). Questo richiede anche:

a)

un cambiamento, in parte radicale, di mentalità soprattutto nei servizi della Commissione che finora sono stati poco efficaci nel settore della politica di sviluppo sostenibile;

b)

un approccio di governance del tutto nuovo in modo da rendere necessari una partecipazione molto più intensa degli attori della società civile e approcci molto più dal basso.

4.16.

Il CESE raccomanda alla Commissione di creare, nella nuova fase dopo il 2020, nuove attività e possibilità di progetti al fine di rafforzare gli elementi necessari esposti al punto 4.15.

4.17.

Per i progetti di ricerca classici, come quelli, in passato, finanziati in parte attraverso il programma LIFE, bisognerebbe valutare se non sia più opportuno, in futuro, inquadrarli nei programmi classici di ricerca sostenuti dalla Commissione. In questo modo verrebbe garantita una distinzione chiara rispetto al programma Orizzonte 2020.

4.18.

In futuro, la componente del programma LIFE relativa alle questioni climatiche dovrebbe essere ulteriormente sviluppata, in particolare per quanto riguarda le eventuali misure di adattamento che possono essere prese dai cittadini, dagli agricoltori, dalle città, dai comuni e dalle regioni particolarmente colpiti.

Bruxelles, 23 febbraio 2017

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  Cfr. GU C 191 del 29.6.2012, pag. 111

(2)  Cfr. il parere del CESE in merito alla politica dell’UE in materia di biodiversità (GU C 487 del 28.12.2016, pag. 14).

(3)  http://urbanbees.eu/

(4)  Specie protetta a norma dell’allegato II della direttiva Habitat.

(5)  Cfr. GU C 191 del 29.6.2012, pag. 111

(6)  Cfr. GU C 191 del 29.6.2012, pag. 111

(7)  Agenzia europea dell’ambiente, L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2015 — Relazione di sintesi, Copenaghen, 2015.

(8)  COM(2004) 431 del 15.7.2004 dal titolo Finanziamento di Natura 2000.

(9)  Cfr. il parere del CESE GU C 487 del 28.12.2016, pag. 14

(10)  http://ec.europa.eu/environment/nature/ecosystems/strategy/index_en.htm

(11)  Cfr. i pareri del CESE GU C 117 del 30.4.2004, pag.22 e GU C 487 del 28.12.2016, pag. 41


ALLEGATO

al parere del Comitato

Il seguente emendamento, pur avendo ricevuto almeno un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso delle deliberazioni:

Punto 3.6.2

Modificare come segue:

 

Con il progetto «Urban Bees» (12) , il programma LIFE è stato, ad esempio, di grande aiuto nel richiamare l’attenzione di vaste fasce della popolazione sull’importanza, sulle fonti di rischio ma anche sulle possibilità di intervento per proteggere gli impollinatori. I rischi derivanti, ad esempio, da determinate pratiche agricole non idonee o dall’autorizzazione di antiparassitari che possono avere con effetti nocivi sulle api, potranno però essere eliminati soltanto se altri servizi dell’UE si occuperanno adeguatamente di questo problema e se il principio di precauzione sarà applicato con coerenza in modo appropriato.

Motivazione

L’agricoltura europea è senza dubbio la più rigorosa nell’applicare le norme in materia di rispetto dell’ambiente, benessere animale, protezione dell’ambiente e gestione dei suoli e delle acque, essendo soggetta agli standard più elevati a livello internazionale ed essendo la «condizionalità», vale a dire il rispetto di tali criteri, una disposizione vincolante per tutti gli agricoltori europei.

D’altra parte, l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari è soggetta anche a procedure di verifica e controllo da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare e, pertanto, devono prevalere criteri scientifici e basati su un’analisi del rischio di danni potenziali. È questa stessa base che deve servire di guida per una corretta applicazione del principio di precauzione.

Esito della votazione

Voti favorevoli:

75

Contrari

95

Astensioni

33


(12)  http://urbanbees.eu/