28.12.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 487/104


Parere del Comitato economico e sociale europeo su: «Comunicazione della Commissione — Programma indicativo per il settore nucleare presentato, per parere, al Comitato economico e sociale europeo ai sensi dell’articolo 40 del trattato Euratom»

[COM(2016) 177 final]

(2016/C 487/17)

Relatore:

Brian CURTIS

Consultazione

Commissione europea, 4.4.2016

Base giuridica

Articolo 40 del trattato Euratom

Sezione competente

Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione

Adozione in sezione

7.9.2016

Adozione in sessione plenaria

22.9.2016

Sessione plenaria n.

519

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

210/2/11

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

A sostegno del programma Unione dell’energia sono attualmente in corso numerose iniziative e revisioni legislative in campo energetico, le quali saranno presentate entro i prossimi 12 mesi. Per contribuire a questo ampio pacchetto legislativo, il riesame strategico oggetto del presente parere avrebbe potuto trattare le principali questioni alle quali deve far fronte la produzione di energia nucleare, nonché aspetti quali la ricerca e la disattivazione. Il programma indicativo per il settore nucleare (PINC) non offre tuttavia un approccio chiaro e completo su come affrontare in modo strategico il futuro complesso dell’energia nucleare all’interno del mix energetico europeo.

1.2.

La produzione di energia nucleare è un tema politico sensibile nella maggior parte degli Stati membri e vi sono, in campo economico e sociale, diverse questioni fluttuanti di carattere nazionale che lo influenzano. Il Comitato sollecita la Commissione a cogliere questa opportunità per proporre un chiaro processo analitico e una metodologia altrettanto chiara in grado di offrire un quadro coerente e volontario al processo decisionale nazionale sul ruolo — eventuale — dell’energia nucleare nel mix energetico.

1.3.

Il CESE chiede pertanto di rivedere il progetto di comunicazione e di aggiungervi i seguenti elementi specifici (esposti in modo particolareggiato al punto 4.3):

la competitività dell’energia nucleare a breve, medio e lungo termine,

i relativi aspetti economici,

il contributo alla sicurezza dell’approvvigionamento,

il cambiamento climatico e gli obiettivi di riduzione della CO2,

l’accettazione da parte dei cittadini, la responsabilità per i danni nucleari, la trasparenza e un dialogo efficace a livello nazionale.

1.4.

Un monitoraggio trasparente è essenziale ai fini sia della sicurezza nucleare sia della fiducia da parte dei cittadini; pertanto il CESE propone che il documento sostenga espressamente le proposte relative al monitoraggio e alla rendicontazione contenute nei piani d’azione degli Stati membri, come suggerito dal gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare. Occorre adoperarsi con maggiore impegno per includere i paesi terzi vicini.

1.5.

Inoltre, sempre per quanto riguarda la fiducia da parte dei cittadini, occorre fare ulteriore riferimento sia all’importante lavoro sulla preparazione alle emergenze esterne e transfrontaliere (revisione delle attuali disposizioni sulla preparazione e sulla risposta alle emergenze nucleari esterne, vigenti negli Stati membri dell’UE e nei paesi limitrofi. Euratom, dicembre 2013) sia alle conclusioni del vertice sulla sicurezza nucleare del 2016, in particolare in relazione alle potenziali minacce terroristiche.

1.6.

Considerando il notevole impegno dell’Unione europea a favore della ricerca sulla fusione nucleare, potrebbe essere utile includere una tabella di marcia che illustri i progressi compiuti verso la produzione commerciale.

1.7.

Alla luce dei risultati del referendum britannico sulla permanenza nell’Unione europea, va preso in considerazione l’impatto strategico di questa azione e, in particolare, la sua importanza per il trattato Euratom. Il programma indicativo per il settore nucleare dovrebbe riconoscere esplicitamente la necessità di deliberare sulle ripercussioni potenzialmente rilevanti.

2.   Introduzione

2.1.

A norma dell’articolo 40 del trattato Euratom, «la Commissione pubblica periodicamente dei programmi a carattere indicativo, riguardanti in particolare obiettivi di produzione di energia nucleare e gli investimenti di qualsiasi natura richiesti dalla loro realizzazione. La Commissione domanda il parere del Comitato economico e sociale europeo su tali programmi, prima della loro pubblicazione» [COM(2003) 0370 final]. Dal 1958, sono stati pubblicati cinque programmi a carattere indicativo nel settore nucleare (PINC) l’ultimo dei quali nel 2007, più un aggiornamento nel 2008. La versione finale verrà messa a punto e pubblicata non appena la Commissione avrà ricevuto il parere del Comitato economico e sociale europeo.

2.2.

Come in precedenti occasioni, il Comitato è lieto di avere l’opportunità di esprimere il proprio parere su un progetto di documento prima della presentazione, da parte della Commissione, di una versione definitiva al Consiglio e al Parlamento europeo. Il CESE esorta in tutti i modi la Commissione ad inserire nel testo le raccomandazioni contenute nella prima parte del presente parere, rendendo il programma indicativo per il settore nucleare un documento più completo e strategico, e facendo in modo che possa dare un più valido contributo al pacchetto «Unione dell’energia».

2.3.

L’energia nucleare è una delle più importanti fonti di energia nell’UE. Nella relazione sullo stato dell’Unione dell’energia, elaborata nel 2015, si afferma che «l’UE è una delle tre grandi economie mondiali che generano oltre metà della propria energia elettrica senza produrre gas serra, essendo il 27 % di tale energia prodotto da fonti energetiche rinnovabili mentre un altro 27 % è ottenuto dall’energia nucleare». La relazione evidenzia inoltre che il «Programma indicativo per il settore nucleare dovrebbe chiarire ulteriormente le esigenze di investimento nel settore nucleare a lungo termine e la gestione delle responsabilità nucleari» [COM(2015) 572 final].

2.4.

La strategia dell’UE nel campo dell’energia ha avuto importanti sviluppi dopo l’ultimo programma indicativo per il settore nucleare ed è attualmente una priorità assoluta. Gli obiettivi per il 2020, 2030 e 2050 sono stati fissati ma permangono variabili ed incertezze di rilievo. Tra queste figurano l’eventuale grado di attuazione dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, la volatilità del mercato internazionale dei combustibili fossili, il tasso al quale le nuove tecnologie saranno applicate, i paesi che fanno parte dell’UE, l’influenza delle prospettive economiche globali e la misura in cui i massicci investimenti previsti per l’intera catena energetica saranno prossimamente effettuati.

2.5.

Indipendentemente dalla politica energetica dell’UE, le decisioni chiave sul mix di fonti di produzione energetica rimangono di competenza degli Stati membri. La politica energetica dell’UE può essere usata come riferimento per tali decisioni ma l’energia è un tema politicamente molto sensibile ed è quindi soggetta al clima sociale e politico che varia a seconda degli Stati membri. La definizione delle politiche dell’UE richiede un processo analitico chiaro e una metodologia altrettanto chiara, in grado di offrire un quadro coerente per l’adozione di decisioni a livello nazionale. Il programma indicativo per il settore nucleare offre potenzialmente l’opportunità di portare avanti questo processo sia per gli Stati membri che valutano l’opportunità di ricorre al nucleare sia per quelli che già utilizzano l’energia nucleare e che ne stanno valutando il futuro.

3.   Sintesi del progetto di comunicazione della Commissione

3.1.

La comunicazione della Commissione si apre con la seguente affermazione: «Il programma indicativo per il settore nucleare fornisce una base di discussione sul modo in cui l’energia nucleare può contribuire al conseguimento degli obiettivi energetici dell’UE» e si conclude con la seguente: «In quanto tecnologia a bassa emissione di carbonio e significativo fattore della sicurezza di approvvigionamento e della diversificazione delle fonti energetiche, si prevede che l’energia nucleare rimanga un’importante componente del mix energetico dell’UE fino alla metà del secolo».

3.2.

La comunicazione si concentra sugli investimenti connessi al potenziamento della sicurezza dopo Fukushima e su un funzionamento sicuro degli impianti esistenti. La Commissione mette inoltre in risalto le risorse finanziarie necessarie per la disattivazione delle centrali nucleari e per la gestione del combustibile esaurito e delle scorie radioattive.

3.3.

129 reattori nucleari sono attivi in 14 Stati membri, e in 10 di tali Stati è prevista la costruzione di nuovi reattori. L’UE dispone delle norme vincolanti più avanzate in materia di sicurezza nucleare in tutto il mondo. Tali misure vengono salvaguardate e potenziate grazie ad una revisione periodica della direttiva sulla sicurezza nucleare (1).

3.4.

L’industria nucleare dell’UE opera in un mercato globale per un valore di tremila miliardi di euro fino al 2050 ed è un settore leader sul piano tecnologico che dà lavoro direttamente a 400 000-500 000 persone e crea 400 000 posti di lavoro indotti.

3.5.

Le imprese europee sono fortemente coinvolte nella produzione globale di combustibile nucleare e collaborano strettamente con l’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom, coprendo l’intero fabbisogno dei reattori UE di progettazione occidentale e avendo la capacità di sviluppare gli elementi di combustibile per i reattori di progettazione russa (19 dei quali sono attualmente operanti nell’UE).

3.6.

La Commissione prevede una diminuzione della capacità di produzione nucleare dell’UE (120 GW) fino al 2025, e un’inversione di questa tendenza entro il 2030. La capacità nucleare dovrebbe rimanere stabile tra 95 e 105 GWe entro il 2050 nell’ipotesi che il 90 % del parco nucleare esistente venga sostituito nello stesso periodo. L’investimento è stimato tra 350 e 450 miliardi di euro e garantisce la produzione di energia elettrica fino alla fine del secolo.

3.7.

Il superamento del bilancio, i lunghi ritardi relativi ai nuovi progetti e i diversi approcci da parte degli organismi nazionali per il rilascio delle autorizzazioni hanno creato difficoltà di investimento. Una standardizzazione in materia di progettazione e una cooperazione rafforzata tra le autorità di regolamentazione nazionali sono considerati elementi fondamentali della futura politica.

3.8.

Programmi per estendere la durata di vita (10-20 anni) di molti reattori europei sono in fase di preparazione, con un costo stimato di 45-50 miliardi di EUR, e il carico di lavoro necessario sul piano regolamentare deve essere previsto e programmato conformemente alla direttiva modificata sulla sicurezza nucleare.

3.9.

Entro il 2025 si prevede la chiusura di 50 reattori. La questione, pur se delicata da un punto di vista politico, richiede, da parte degli Stati membri, decisioni rapide per quanto riguarda gli interventi e gli investimenti concernenti i depositi geologici dei rifiuti radioattivi, la loro gestione a lungo termine e i problemi di disattivazione ad essi collegati.

3.10.

Esistono già competenze significative in materia di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti a bassa e media radioattività mentre per quanto concerne i depositi geologici, in Finlandia, in Svezia e in Francia saranno operative, tra il 2020 e il 2030, strutture per la collocazione definitiva dei rifiuti ad alta attività. La possibilità di condividere le competenze in questo campo e l’eventuale creazione di impianti di smaltimento comuni fra più Stati membri apporteranno vantaggi in termini sia di efficienza che di sicurezza. Tutto questo può essere potenziato con la creazione di un centro europeo di eccellenza.

3.11.

Gli operatori nucleari ritengono che saranno necessari 253 miliardi di EUR per sostenere i costi di disattivazione e sono già stati individuati 133 miliardi di euro di fondi disponibili. Gli Stati membri hanno il compito di garantire che gli operatori si assumano le loro responsabilità e che la disattivazione avvenga entro un calendario preciso.

3.12.

Un maggiore coordinamento è necessario per lo sviluppo tecnico e la commercializzazione dell’uso della tecnologia delle radiazioni a scopo non energetico. Ad esempio il solo mercato delle apparecchiature di diagnostica per immagini ha, in Europa, un valore di ben 20 miliardi di euro l’anno e l’agricoltura, l’industria e la ricerca fanno un crescente utilizzo di questa tecnologia. L’UE continua ad investire in modo significativo nella ricerca, sia per quanto concerne le centrali di nuova generazione e quelle modulari a fissione sia per mantenere la leadership nella ricerca sulla fusione e ciò è visto come essenziale per salvaguardare le competenze e le carriere nonché per assicurare un’influenza sul piano globale. Si tratta di un aspetto particolarmente importante dal momento che l’energia nucleare è in continua espansione a livello mondiale, benché non lo sia in Europa.

4.   Osservazioni generali

4.1.

Il Comitato ha regolarmente espresso il suo parere sulla sicurezza e sul ruolo dell’energia nucleare nel mix energetico dell’UE (2). La comunicazione costituisce il primo riesame indicativo del settore nucleare da parte della Commissione dopo l’incidente di Fukushima, e benché nel programma precedente la stessa Commissione abbia promesso di pubblicare più di frequente i programmi indicativi sul nucleare [COM(2007) 565 final], questo impegno non è stato mantenuto. Il programma indicativo per il settore nucleare del 2016, pur se accompagnato da un ampio documento di lavoro dei servizi, è lungo la metà rispetto alla comunicazione del 2007. Il Comitato suggerisce di aggiungere taluni elementi al programma indicativo, al fine di disporre di un documento strategico in cui vengano discussi gli elementi contestuali che determinano sia le decisioni di investimento sia la definizione degli obiettivi.

4.2.

Il Comitato apprezza l’analisi approfondita degli investimenti in tutto il ciclo del combustibile nucleare presentata nel programma indicativo per il settore nucleare, riconoscendo che esso definisce sia le sfide sia le opportunità in questo settore. Accoglie inoltre con favore l’attenzione rivolta alle norme di sicurezza più avanzate e la necessità di garantire il totale degli stanziamenti per tutti gli aspetti delle attività di disattivazione. Il documento di lavoro è estremamente particolareggiato e insiste sulla necessità di portare avanti la ricerca. Tuttavia, per quanto concerne altri aspetti, molto resta ancora da dire, il che sminuisce il valore strategico del documento.

4.3.

Il progetto di programma indicativo per il settore nucleare 2016 segna un cambiamento significativo nell’approccio da parte della Commissione. I precedenti programmi indicativi avevano fissato il riesame nell’ambito delle sfide energetiche per l’UE e la comunità internazionale. Ad esempio, il programma indicativo per il settore nucleare del 2007 conteneva capitoli, non ripresi in quello del 2016, che offrivano una visione strategica chiara. Tali capitoli andrebbero aggiunti alla proposta attualmente all’esame e dovrebbero coprire i seguenti aspetti:

competitività: quali sono i fattori che influenzano e influenzeranno in futuro la competitività dell’energia nucleare? Ad esempio il ruolo degli aiuti di Stato, e in particolare dell’assistenza finanziaria e fiscale, i cambiamenti nelle prospettive sui costi di costruzione, il costo del capitale, lo smaltimento dei rifiuti, le procedure di concessione di licenze, le estensioni della durata di vita e i costi relativi di altre fonti di energia,

aspetti economici: la struttura del mercato dell’energia rimane incerta, scoraggiando gli investimenti a lungo termine; in un periodo di insicurezza politica e finanziaria, inoltre, i rischi economici legati all’energia nucleare hanno un loro peso,

la sicurezza dell’approvvigionamento: la domanda di energia a livello mondiale è in costante aumento, anche se in Europa si è stabilizzata o addirittura ridotta; occorre inoltre prendere in più seria considerazione le conseguenze di questa situazione nonché gli aspetti politici in generale e di politica estera in particolare. Soprattutto la sicurezza dell’approvvigionamento energetico è un settore al quale l’energia nucleare può dare un contributo, cosa che fa mettendo a disposizione fonti di approvvigionamento di un combustibile come l’uranio, che nelle condizioni attuali appare più sicuro rispetto al petrolio o al gas (3),

cambiamenti climatici: l’energia nucleare fornisce all’Europa la metà dell’energia elettrica a basse emissioni di carbonio,

l’accettabilità da parte dei cittadini: le notevoli differenze all’interno dell’UE circa l’atteggiamento della pubblica opinione nei confronti dell’energia nucleare sono una realtà che si conosce poco ma che ha effetti significativi sul grado di accettazione politica.

Tutti questi aspetti hanno assunto maggiore importanza negli ultimi nove anni, eppure il programma indicativo per il settore nucleare oggetto del presente parere pone l’accento quasi esclusivamente sulla sicurezza e sul ciclo del combustibile, dando scarsa importanza agli altri aspetti, sia nella comunicazione sia nel documento di lavoro dei servizi della Commissione. Il programma indicativo inoltre non precisa la natura del dibattito su questi temi, molti dei quali sono discussi e controversi (ad esempio il mantenimento di standard elevati nel lavoro subappaltato), né propone una serie di orientamenti o un approccio strategico per analizzare la posizione del nucleare nel mix energetico complessivo. In questo, rispecchia l’approccio adottato per il pacchetto «Unione dell’energia» in cui si è altrettanto restii a valutare le implicazioni di una strategia energetica europea nell’ambito dei dibattiti nazionali sul futuro (eventuale) ruolo del nucleare nel mix energetico.

4.4.

Come già osservato, nella comunicazione la Commissione afferma che «il programma indicativo per il settore nucleare fornisce una base di discussione sul modo in cui l’energia nucleare può contribuire al conseguimento degli obiettivi energetici dell’UE» … in quanto … «importante componente del mix energetico dell’UE fino alla metà del secolo». Tali dichiarazioni non trovano pieno riscontro nel contenuto del documento all’esame. I precedenti programmi indicativi avevano condotto un importante riesame analitico del ruolo del nucleare e proposto orientamenti per una politica futura.

4.5.

In particolare, l’analisi degli investimenti necessari per l’energia nucleare (chiaramente una delle principali difficoltà nelle circostanze attuali) va ora inquadrata, per forza di cose, nel contesto degli investimenti globali richiesti per raggiungere gli obiettivi dell’Unione dell’energia, dal momento che occorre collegare e ponderare le decisioni di investimento riguardanti tutte le tecnologie e le infrastrutture di produzione energetica.

4.6.

La politica e l’economia nucleare sono inoltre caratterizzate da una serie di ulteriori elementi contestuali che non sono stati affrontati appieno e che sono difficili per la Commissione da trattare, in quanto oggetto di revisioni o di riforme in corso. Tra questi figurano il funzionamento del sistema di scambio delle quote di emissioni, le proposte di sovvenzioni a favore del meccanismo di capacità, lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili ecc.

4.7.

Attualmente l’energia nucleare rappresenta il 28 % della produzione interna di energia nell’UE e il 50 % della sua elettricità a bassa intensità di carbonio (dati Eurostat del maggio 2015). La riduzione della CO2 è un obiettivo fondamentale della politica energetica sia dell’UE sia mondiale. Per restare entro i 2 oC di aumento della temperatura, occorre ridurre le emissioni di CO2 nell’energia mondiale in media del 5,5 % all’anno tra il 2030 e il 2050. Il modo di realizzare il contributo UE a questo obiettivo è stato illustrato nella tabella di marcia per l’energia 2050 che ha adottato un approccio al mix energetico basato su più scenari possibili, secondo il quale il mix varierebbe in funzione di differenti fattori politici, economici e sociali [COM(2011) 885 final]. Basandosi sulle cifre fornite dagli Stati membri, nella comunicazione la Commissione presuppone una capacità di circa 100 GWe nel 2050, ma alla luce dell’attuale dibattito si tratta di un presupposto alquanto incerto.

4.8.

Il Comitato prende atto dell’esempio della Svezia, paese che ha annunciato di volersi impegnare a sostituire gradualmente le centrali da chiudere con dieci nuovi reattori e parallelamente ad adottare misure per garantire un approvvigionamento energetico al 100 % da fonti rinnovabili entro il 2040, annuncio effettuato dopo la pubblicazione del programma indicativo per il settore nucleare, che ovviamente non lo riporta (Financial Times, 10 giugno 2016). Perseguire una forte politica in materia di fonti energetiche rinnovabili e disporre di una capacità supplementare per rifornire di energia a basse emissioni di carbonio i paesi vicini è, in questo caso, un fatto politicamente accettabile per tutte le parti e, di conseguenza, strategicamente significativo nel contesto europeo. Il documento dovrebbe pertanto essere aggiornato per tenere conto di questo aspetto.

4.9.

Da anni il CESE si batte affinché venga adottato un approccio più strategico alle questioni energetiche e venga attribuita una maggiore attenzione ad un ampio dialogo pubblico in materia di produzione e uso dell’energia (4). La tecnologia ha una serie di valori che le sono propri e le tecnologie energetiche comportano un’ampia gamma di valutazioni etiche, sociali e politiche. Gli Stati membri hanno potere discrezionale nella composizione del loro mix energetico, solo la metà di essi dispone di centrali nucleari operative e dall’ultimo programma indicativo per il settore nucleare c’è stata una polarizzazione delle opinioni in materia di energia nucleare. Questo importante documento di revisione periodica trarrebbe forza da una presentazione obiettiva delle questioni di attualità e degli aspetti di alto profilo da prendere in considerazione quando si tratta di «discutere il contributo dell’energia nucleare al conseguimento degli obiettivi energetici dell’UE». Si propone pertanto di introdurre nel documento finale una serie di nuove sezioni, come indicato al punto 4.3, e di far sì che l’intera strategia tenga maggiormente conto delle osservazioni specifiche formulate dal punto 5.3.1 al punto 5.3.4.

5.   Osservazioni specifiche

5.1.

Il documento sottolinea l’importanza di un migliore coordinamento nazionale tra gli Stati membri, di un rafforzamento della cooperazione tra le parti interessate e di una maggiore trasparenza e partecipazione dei cittadini alle questioni nucleari. Si osserva a tale riguardo l’importante ruolo svolto dal gruppo europeo dei regolatori in materia di sicurezza nucleare (ENSREG), nonché la volontà di continuare a promuovere il dialogo fra i soggetti interessati in seno al Forum europeo sull’energia nucleare (ENEF). Nel dicembre 2015, l’ENSREG ha rilasciato una dichiarazione sul tema «I progressi compiuti nell’attuazione dei piani di azione nazionali post Fukushima», nella quale sottolinea le differenze nel grado di attuazione di detti piani e raccomanda di potenziare l’innalzamento dei livelli di sicurezza al fine di rispettare una serie di scadenze di attuazione già decise. L’ENSREG ha inoltre raccomandato a ciascun paese partecipante all’attuazione dei piani d’azione nazionali di aggiornare e pubblicare periodicamente lo stato di avanzamento per garantire un controllo trasparente con l’obiettivo di elaborare una relazione sull’attuazione nel 2017 (Quarta relazione dell’ENSREG, novembre 2015). Il CESE suggerisce alla Commissione di accettare tale raccomandazione e di inserirla nel programma indicativo per il settore nucleare.

5.2.

La comunicazione esamina le relazioni con gli Stati vicini dell’UE che hanno adottato il nucleare e in tale contesto il CESE ritiene che l’intensificazione di un dialogo attivo con la Bielorussia sarebbe particolarmente utile per risolvere i problemi in materia di trasparenza e di sicurezza che sono sorti nella costruzione del primo reattore nucleare bielorusso ad Ostrovets. Bisognerebbe dare priorità all’attività di collegamento svolta dall’ENSREG.

5.3.

Per quanto riguarda il dialogo e la trasparenza, il CESE in linea di massima osserva che, in pratica, il ruolo, le risorse, la capacità e lo status dell’ENEF sono stati notevolmente ridotti negli ultimi due anni. È essenziale chiarire ulteriormente le questioni fondamentali riguardanti il dialogo sulla politica nucleare europea e proporre un quadro di discussione comune a livello nazionale. È poco probabile che si possano registrare attualmente passi avanti nell’ambito dell’ENEF ed è un aspetto che il programma indicativo per il settore nucleare non menziona neppure. Un quadro di questo tipo rafforzerebbe anche la futura governance dell’Unione dell’energia e dovrebbe essere applicato in modo coerente a tutte le fonti energetiche primarie. Per contribuire a questo chiarimento, il programma indicativo per il settore nucleare dovrebbe pertanto contenere sezioni specifiche al fine di illustrare le implicazioni e la rilevanza per la politica di investimento nel settore nucleare. Questi temi, illustrati in modo particolareggiato ai quattro punti successivi, sono ambiti di discussione essenziali per qualsiasi visione strategica.

5.3.1.

Il passaggio all’energia elettrica e la misura in cui un costante rifornimento di energia elettrica può essere assicurato da fonti primarie. Da un lato, l’energia nucleare può contribuire alla sicurezza energetica considerando che è possibile produrre grandi volumi di energia elettrica prevedibile in maniera continuativa e per periodi prolungati, cosa che permette di contribuire positivamente al funzionamento stabile delle reti elettriche (ad esempio mantenimento della frequenza di rete). Dall’altro però, i costi dei capitali di costruzione sono elevati, i nuovi requisiti di sicurezza sono impegnativi, il finanziamento è incerto e le future condizioni del mercato risultano in larga misura imprevedibili. Si tratta di questioni che deve affrontare ogni Stato membro che abbia una capacità di produzione nucleare e che potrebbero rivelarsi fondamentali per sapere se e in che modo sia possibile realizzare piani nazionali realistici in grado di contribuire agli obiettivi energetici e climatici globali dell’UE. Il programma indicativo per il settore nucleare dovrebbe fare riferimento ad un quadro comune di discussione di questi temi, come la Commissione ha proposto in altre comunicazioni strategiche in materia di energia, e presentare un’analisi equilibrata del ruolo dell’energia nucleare.

5.3.2.

Conoscenza da parte dei cittadini, comportamenti e sensibilizzazione ai rischi inerenti la produzione di energia. Da un lato, la sicurezza nucleare, l’impatto degli incidenti di Chernobyl e di Fukushima e le questioni in sospeso concernenti la disattivazione e lo smaltimento delle scorie radioattive destano viva preoccupazione tra i cittadini di alcuni paesi. Vi sono però altre fonti di energia primaria che presentano anch’esse diversi elementi negativi importanti e spesso sottovalutati. Il CESE ha sempre sottolineato quanto sia importante che i cittadini comprendano il «dilemma» energetico — essenzialmente come conciliare gli obiettivi di sicurezza energetica, di accessibilità economica e di sostenibilità ambientale, che sono interconnessi e talvolta in conflitto l’uno con l’altro. La volontà politica è in larga misura forgiata dal comportamento dei cittadini e lo scarso livello di sensibilizzazione generale in materia di energia può determinare l’adozione di decisioni politiche tutt’altro che ottimali. Sarebbe utile investire più risorse e introdurre un quadro giuridico favorevole che consenta, ad esempio, l’istituzione di comitati locali di informazione come avvenuto in Francia.

5.3.3.

Una metodologia per valutare i costi e la competitività. Un’energia a basse emissioni di carbonio e a prezzi accessibili è essenziale per raggiungere gli obiettivi concordati in materia di clima e di energia, ma si tratta di un settore al riparo dalla concorrenza sul mercato. Inoltre non esiste una metodologia standard o accettabile in base alla quale gli Stati membri siano in grado di valutare i costi futuri delle alternative nel loro mix di produzione energetica prima di prendere una decisione politica (che sarà influenzata da altri fattori).

5.3.4.

L’importanza di una base attiva nel campo della ricerca e della produzione di energia per mantenere la leadership sul mercato, in campo tecnologico e in materia di sicurezza. Fino a che punto vale la pena di mantenere un’importante industria di produzione di energia nucleare in costante evoluzione per salvare l’occupazione e preservare l’influenza e la leadership dell’Europa in un settore che si espande a livello mondiale (Agenzia governativa degli Stati Uniti per l’informazione in materia di energia, maggio 2016 — Raddoppiamento della produzione nucleare mondiale entro il 2040)? Per esempio, la Cina intende raddoppiare la sua capacità nucleare per arrivare ad almeno 58 GWe tra il 2020 e il 2021 ed incrementarla fino a 150 GWe entro il 2030. Posti di lavoro di alta qualità e ben retribuiti hanno un loro peso nell’UE e quindi, qualora dovessero essere progressivamente eliminati, sarebbe opportuno attuare un programma volto ad assicurare una transizione equa e sostenuta.

5.4.

L’elemento più significativo del finanziamento della ricerca nucleare nell’UE è l’impegno ad elaborare il programma comune sulla fusione nucleare (ITER). La tabella di marcia EFDA (Accordo europeo per lo sviluppo della fusione) illustra le varie tappe di questo processo, dagli attuali esperimenti sulla fusione alla costruzione di una centrale elettrica dimostrativa a fusione per la produzione netta di energia elettrica per la rete. Il CESE chiede alla Commissione di tener conto di un’eventuale fornitura di elettricità da centrali a fusione in tutti gli scenari energetici efficaci sotto il profilo dei costi, relativi al periodo successivo al 2050. Bisogna inoltre continuare a sostenere la ricerca sui reattori di 4a generazione, che permettono di diminuire potenzialmente i costi e di ridurre in misura significativa i rifiuti ad alto livello.

5.5.

Il progetto di proposta è stato elaborato prima del referendum britannico sulla permanenza nell’Unione europea e dell’attuale interpretazione giuridica secondo cui l’uscita dall’UE comporta anche quella dall’Euratom. Tutto questo ha importanti ripercussioni strategiche, non da ultimo per quanto concerne gli obiettivi 2030 in materia di energia, ma anche la ricerca, il quadro normativo, la catena di approvvigionamento e la cooperazione per la sicurezza. La questione deve quindi trovare riscontro nel progetto di proposta, sebbene in questa fase sia difficile anticipare risultati specifici.

Bruxelles, 22 settembre 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  GU L 219 del 25.7.2014, pag. 42.

(2)  GU C 341 del 21.11.2013, pag. 92; GU C 133 del 14.4.2016, pag. 25.

(3)  GU C 182 del 4.8.2009, pag. 8.

(4)  GU C 291 del 4.9.2015, pag. 8.