10.2.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 51/8


Parere del Comitato europeo delle regioni — La visione territoriale per il 2050: quale futuro?

(2016/C 051/02)

Relatore:

Oldřich VLASÁK (CZ/ECR), consigliere comunale di Hradec Králové

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

plaude agli sforzi profusi dalla presidenza lussemburghese per discutere la visione territoriale per il 2050, e si compiace del fatto che abbia deciso di consultare il CdR sull’argomento;

2.

sottolinea l’importanza di riconoscere esplicitamente l’ampia gamma di realtà territoriali nell’Unione europea, che necessitano di diversi approcci e diverse strategie per far fronte ai loro problemi;

3.

ritiene che, a distanza di oltre 15 anni dall’adozione della Prospettiva di sviluppo spaziale europeo a Potsdam nel 1999, l’Unione europea abbia bisogno di una nuova visione territoriale che:

trasponga il concetto di coesione territoriale sancito dal trattato di Lisbona in una serie di orientamenti strategici operativi,

vada oltre una mera prospettiva di sviluppo spaziale,

affronti le sfide territoriali chiave dell’Unione europea,

fornisca orientamenti per tutte le politiche dell’UE con una dimensione territoriale e sia collegata e coerente con le Politiche di coesione territoriale ed i suoi interventi cofinanziati da fondi SIE,

fornisca orientamenti per tutte le politiche dell’UE con una dimensione territoriale,

sia collegata ai futuri obiettivi economici, ambientali e sociali di lungo termine delle politiche europee, e che

si basi sul principio di sussidiarietà e sulla governance multilivello;

4.

chiede pertanto un’ampia consultazione europea sulla futura visione territoriale dell’Unione europea ispirata al Libro verde sulla coesione territoriale [COM(2008) 616 final] e rinnova la propria richiesta di un Libro bianco sulla coesione territoriale, che potrebbe essere utilizzato come pietra angolare per altre politiche dell’Unione europea con una dimensione territoriale rafforzata già nel prossimo periodo di programmazione successivo al 2020;

5.

sottolinea l’importanza di individuare le tendenze e le sfide globali con sufficiente anticipo, così da adattare adeguatamente la politica pubblica. In tal senso, il CdR plaude alle diverse relazioni lungimiranti realizzate dalle istituzioni europee, e richiama l’attenzione sullo studio del CdR intitolato Challenges at the Horizon 2025 — Key trends and Impact on the LRAs («Sfide all’orizzonte 2025 — Tendenze chiave e impatto sugli enti locali e regionali») (1);

6.

fa riferimento alle tendenze e alle sfide globali che affronta l’Unione europea, identificate nella relazione intitolata Global trends to 2030: Can the EU meet the challenges ahead? («Tendenze globali all’orizzonte 2030: può l’UE far fronte alle sfide future?») elaborata dal progetto ESPAS (2): tali tendenze e sfide hanno ricadute territoriali, poiché il loro impatto varia da una regione all’altra a seconda delle specificità e dei contesti territoriali. Tuttavia, il CdR constata che nella relazione del progetto ESPAS non si è tenuto sufficientemente conto della dimensione territoriale e auspica di poter contribuire all’analisi del tema della dimensione territoriale nelle future attività del progetto stesso;

7.

ritiene che una chiara visione territoriale europea sia necessaria per rispondere efficacemente alle tendenze e alle sfide attuali e future e che tale visione territoriale dovrebbe consolidare la dimensione territoriale nell’elaborazione delle politiche, tra l’altro mediante l’applicazione dell’approccio basato sul territorio;

8.

sottolinea, in tal senso, il ruolo dell’Agenda territoriale 2020, che resta valida e suscettibile di una migliore attuazione. Alla luce di quanto sopra, il CdR fa riferimento al suo recente parere intitolato Il miglioramento dell’attuazione dell’Agenda territoriale dell’Unione europea 2020  (3);

9.

sottolinea altresì che la pianificazione strategica, nonché la definizione di obiettivi politici chiari e realistici, che potrebbero far parte di una «visione», sono elementi essenziali di una buona elaborazione delle politiche;

10.

ribadisce che, a livello dell’UE, il trattato (TFUE, articolo 174) stabilisce un obiettivo generale territoriale per lo sviluppo dell’Unione europea, stipulando che «per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale». La coesione territoriale consiste nel garantire uno sviluppo equilibrato di tutti i territori dell’UE;

La dimensione territoriale dell’elaborazione delle politiche

11.

richiama l’attenzione sui vantaggi e i benefici che derivano dall’applicazione dell’approccio basato sul territorio (4), i cui elementi essenziali riguardano l’integrazione dei settori in una particolare strategia territoriale e un dialogo territoriale orientato ai risultati. Se attuato efficacemente, l’approccio basato sul territorio consente di valorizzare e rivitalizzare l’identità territoriale e le specificità territoriali come bene unico;

12.

constata che, benché l’approccio basato sul territorio sia spesso oggetto di discussione in seno alle istituzioni dell’UE, la sua applicazione non è ancora completa dappertutto, né a livello dell’UE né negli Stati membri. Il CdR ribadisce la propria ferma convinzione che l’approccio delle politiche dell’UE basato sul territorio porterà ai migliori risultati, visto che le politiche saranno adattate alle specifiche condizioni locali e, quindi, terranno più efficacemente conto delle sfide cui sono confrontate le regioni, le città e i comuni e potranno così ridurre le differenze tra i loro livelli di sviluppo;

13.

rileva che, nonostante il rafforzamento delle politiche settoriali resti necessario, l’approccio basato sul territorio è quello più efficace per conseguire l’obiettivo, sancito dal trattato, di promuovere uno sviluppo armonioso. In tal senso, il CdR rimanda a uno studio realizzato dalla Commissione europea che ha individuato cinque caratteristiche comuni per una riuscita attuazione dell’approccio basato sul territorio (5). Tali caratteristiche includono il ruolo importante della valorizzazione dell’identità territoriale, che travalichi i confini geografici e settoriali, un sistema di governance aperto e la capacità di esercitare un ruolo guida, nonché la sperimentazione e l’apprendimento attraverso la pratica;

14.

riconosce l’importanza delle politiche settoriali, ma ritiene che, ai fini dello sviluppo territoriale, l’approccio fondato sul territorio costituisca un presupposto importante per uno sviluppo locale e regionale adeguato. Il concetto di quadro comune (accordo di partenariato) per l’attuazione dei fondi strutturali e di investimento europei nell’attuale periodo di programmazione va indubbiamente accolto con favore; tuttavia, per garantire un’attuazione efficace di tutte le misure politiche, è necessario rimuovere gli ostacoli determinati dai diversi quadri normativi. Dev’essere possibile procedere alla semplificazione del quadro giuridico dei fondi strutturali e di investimento europei con il contributo e la partecipazione degli enti locali e regionali. I progetti che adottano un approccio territoriale integrato dovrebbero essere finanziati da più fondi e poter essere contabilizzati in base ad uno stesso quadro normativo;

15.

pone in rilievo l’analisi realizzata nella Sesta relazione sulla coesione, in cui si afferma che «nel corso degli ultimi anni le disparità regionali si sono ampliate poiché la crisi economica ha colpito le regioni in maniera differenziata» (6). Di fatto, non soltanto la crisi in sé ma anche le decisioni politiche, segnatamente le misure di austerità adottate nel quadro del semestre europeo, hanno avuto impatti molto diversi sulle regioni europee. Per esempio, le regioni finanziariamente solide hanno potuto mitigare gli effetti della crisi e rispettare i requisiti del semestre europeo, mentre quelle finanziariamente deboli hanno dovuto ridurre gli investimenti pubblici in conseguenza delle misure di austerità, il che ha portato a difficoltà finanziarie. La conclusione a cui giunge l’analisi è che l’impatto territoriale è presente persino nei settori e fattori esterni che in passato non erano stati considerati in una prospettiva territoriale, per esempio nel settore bancario o nella politica di bilancio. Ricorda che la crisi ha in particolare accentuato le diversità fra i territori, e nei paesi con maggiori ritardi ha inciso maggiormente. Il CdR pertanto sottolinea che, per impattare in modo armonioso, le politiche devono essere applicate avendo a riferimento il principio del riequilibrio e l’approccio territoriale. Questo comporta l’adozione di un approccio equilibrato riguardo alle misure di austerità;

16.

fa osservare che, dal dibattito sul tema «Non solo PIL» del 2009, i dati a disposizione a livello dell’UE sono sensibilmente aumentati ed è necessario esplorare altri indicatori per integrare il PIL quando si valutano i progressi compiuti, in particolare dalle città e regioni europee, nel realizzare gli obiettivi dell’UE;

17.

sottolinea che gran parte delle politiche dell’UE presenta una dimensione regionale e locale che può essere esaminata attraverso una valutazione dell’impatto territoriale e di cui occorrerebbe tener conto nella concezione e nella revisione di tali politiche. Il CdR ha avviato la fase pilota della propria strategia di valutazione dell’impatto territoriale nel 2014 su fascicoli selezionati: nell’ambito di tale strategia, sono stati sperimentati diversi approcci e metodologie. Esprime vivo compiacimento per il fatto che, a seguito della pubblicazione del pacchetto Legiferare meglio il 19 maggio 2015, la Commissione utilizzerà le valutazioni dell’impatto territoriale quale elemento della valutazione d’impatto. Il CdR, coerentemente, sottolinea pertanto anche il ruolo dell’Agenda urbana europea, e un’attenzione particolare alle «aree interne», la cui attuazione resta una priorità per lo sviluppo dei territori; si fa riferimento al parere dal titolo «Verso una politica urbana integrata per l’Unione europea» (del 25 giugno 2014) (7), e ribadisce la proposta ivi formulata per l’adozione di un «Libro bianco su una politica urbana integrata»; il CdR ribadisce infine il plauso alle dichiarazioni della Commissione europea che annunciava l’avvio di passi concreti per l’adozione dell’Agenda urbana dell’UE, con la destinazione di 80 miliardi UE a valere sul bilancio europeo per la sua realizzazione (8). In tal senso, esorta la Commissione stessa a ispirarsi alle esperienze maturate dal CdR;

L’elaborazione delle politiche basata su dati di fatto

18.

si dice preoccupato per il fatto che le attuali unità statistiche negli Stati membri dell’UE non rappresentano necessariamente l’effettiva situazione socioeconomica e, pertanto, ritiene che non dovrebbero costituire l’unica base per la futura concezione e attuazione delle politiche. Le politiche dovrebbero essere arricchite con un approccio trasversale a settori, regioni e frontiere, tenendo conto degli effetti di ricaduta sulle altre regioni;

19.

ribadisce che, per determinare tali effetti, gli Stati membri e l’Unione europea devono applicare le valutazioni dell’impatto territoriale quale pratica comune nel processo di elaborazione delle politiche nonché nella programmazione e nell’esecuzione del finanziamento settoriale. Laddove non si tenga conto degli eventuali effetti asimmetrici delle politiche dell’UE e nazionali, queste politiche non potranno mai essere sufficientemente efficienti o efficaci e, potenzialmente, potrebbero tradursi in esiti indesiderati;

20.

sottolinea che, nella disamina degli effetti delle politiche dell’UE, occorre tener conto del fatto che sono sempre di più i cittadini dell’UE che vivono nelle aree urbane, e che da ciò scaturiscono sfide sia per la dimensione urbana che per la realtà rurale. Attualmente, i dati statistici sul livello urbano non esistono o sono assai limitati, il che rende difficile realizzare una valutazione coerente e approfondita degli effetti. Il CdR e la Commissione europea stanno attualmente lavorando a un progetto pilota sulla valutazione dell’impatto urbano, che dovrebbe essere ulteriormente sviluppato in futuro e che potrebbe rivelarsi uno strumento utile per valutare tali effetti, con ricadute positive per una migliore legiferazione. Sottolinea inoltre la richiesta, da parte del Comitato europeo delle regioni, che le politiche dell’UE tengano maggiormente conto dell’impatto di tutte le città medie e piccole;

21.

rammenta che, per caratteristiche e problemi, le zone rurali presentano inoltre delle differenze tra loro e che il loro livello di sviluppo è più basso rispetto a quello medio dell’Unione europea e in particolare delle zone urbane — e questo divario si sta allargando. Non sarà possibile realizzare l’obiettivo della coesione territoriale senza sfruttare tutto il potenziale disponibile — compreso, quindi, il potenziale di tutte le aree territoriali. Ciò è particolarmente importante dato che i rapporti di interdipendenza funzionale tra zone urbane e rurali, dovuti ad esempio al pendolarismo professionale e all’offerta ricreativa, rendono pressoché impossibile, in alcuni casi, tracciare delimitazioni nette tra le diverse zone;

22.

si prevede che la tecnologia subirà un rapido sviluppo nei decenni a venire e, di conseguenza, anche gli strumenti utilizzati per valutare tali impatti evolveranno in modo rapido, efficiente e obiettivo. Modelli come questo vengono già creati e si sviluppano rapidamente: un buon esempio, in tal senso, è il Quick Scan del programma ESPON. Attualmente, il principale ostacolo che si frappone all’utilizzo di tali strumenti è l’assenza di una banca di dati statistici sufficiente ed esaustiva, soprattutto a livello locale;

23.

ritiene parimenti importante valutare l’impatto territoriale di determinate politiche dell’UE nelle zone, definite all’articolo 174 del TFUE, caratterizzate da svantaggi strutturali, naturali o demografici, che si tratti delle regioni più settentrionali con bassissima densità demografica, di isole, di regioni transfrontaliere o di montagna;

24.

invita gli Stati membri e l’Unione europea a investire una quantità considerevolmente maggiore di risorse per acquisire i dati statistici mancanti, che rispecchino le diverse sfide in ambito territoriale, e sviluppare in maniera solida la raccolta dati al più basso livello amministrativo. Questo vale in particolare per quei paesi in cui le unità territoriali statistiche di Eurostat non rispecchiano fedelmente le aree geografiche reali a livello locale o regionale. Senza un quadro completo e in evoluzione delle regioni dell’Unione europea, non è possibile creare politiche efficaci per far fronte alle sfide che le attendono. Il CdR ricorda che nei nuovi regolamenti sui fondi strutturali è previsto un obiettivo tematico 11 per tali fondi che finora è stato purtroppo scarsamente usato, sebbene sia disponibile proprio per il finanziamento di investimenti nello sviluppo di dati migliori a livello locale e regionale. Nel contempo, il CdR ribadisce la necessità di ridurre gli oneri amministrativi delle diverse parti interessate, inclusi gli enti locali e regionali, creando strumenti adeguati che consentano si sistematizzare, in modo rigoroso e selettivo, la raccolta di dati statistici e la rendicontazione, al fine di facilitarne il trattamento. È necessario garantire un’ampia divulgazione delle risorse disponibili a titolo dell’obiettivo tematico 11;

25.

sottolinea l’utile lavoro svolto nell’ambito del programma ESPON (9), che sta raccogliendo dati territoriali in tutta Europa. Più specificamente, le proiezioni contenute nella sua relazione intitolata Making Europe Open and Polycentric («Rendere l’Europa aperta e policentrica») sono pertinenti per decidere con discernimento come investire per consolidare lo sviluppo regionale. Considerando i diversi scenari, il CdR ritiene che lo sviluppo policentrico dovrebbe essere l’obiettivo e l’elemento essenziale della visione territoriale per il 2050, che include gli enti locali di ogni dimensione in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Con la crescita delle regioni metropolitane, occorrerebbe promuovere uno sviluppo equilibrato, prestando nel contempo attenzione ai piccoli villaggi e alle regioni meno sviluppate, nonché all’interconnessione dei territori adiacenti;

Una visione territoriale e una governance europee

26.

considerando che le tendenze e le sfide globali si ripercuotono in maniera diversa sui territori europei e che tutte le politiche pubbliche presentano una dimensione territoriale, una visione territoriale europea dovrebbe essere soprattutto incentrata sull’applicazione di una dimensione territoriale alla governance europea;

27.

ricorda che il CdR ha adottato una Carta della governance multilivello (10) in Europa, che sottolinea i principi chiave della governance europea che dovrebbero contribuire a rafforzare la dimensione territoriale dell’elaborazione delle politiche e a raggiungere una maggiore coesione economica, sociale e territoriale in Europa, come ribadito dal CdR in tutti i suoi Pareri sul tema delle politiche territoriali;

28.

ritiene che, in tale contesto, occorra dedicare particolare attenzione e sostegno alle diverse forme di cooperazione tra gli enti locali e regionali e altri organi decentrati, quale strumento efficace, efficiente e legittimo per la fornitura di servizi pubblici;

29.

sottolinea che la cooperazione transfrontaliera ad opera degli enti locali e regionali si è rivelata una strumento chiave per lo sviluppo delle regioni frontaliere. Essa meriterebbe pertanto un ulteriore sostegno da parte dell’UE e degli Stati membri;

30.

sottolinea che gli strumenti finanziari innovativi e i partenariati pubblico-privati sostenuti da norme chiare possono costituire importanti strumenti per lo sviluppo territoriale in un approccio basato sul territorio in zone in cui i finanziamenti privati possono integrare quelli pubblici e dove vi sono buone prospettive di mettere a frutto tali risorse. Tuttavia, occorre prestare attenzione a garantire che gli enti locali e regionali dispongano di orientamenti circa l’uso degli strumenti finanziari (11);

31.

sottolinea il ruolo cruciale dei rappresentanti politici locali e dei governi locali democraticamente eletti nello sviluppo di un approccio basato sul territorio, e constata che questo tipo di approccio richiede la partecipazione delle parti interessate e l’apertura da parte di tutti i livelli di governo. È importante che questo processo, il suo valore e i suoi vantaggi siano ben compresi da tutti i partecipanti;

32.

sottolinea che l’approccio basato sul territorio comporta ruoli specifici per gli attori ai diversi livelli di governo. La pianificazione territoriale e le strategie di sviluppo dovrebbero sempre tenere conto del livello più vicino ai cittadini, che, nella maggior parte dei casi, è costituito dal livello locale o regionale;

33.

nei settori in cui le competenze spettano al livello europeo, una dimensione territoriale deve essere considerata in modo sistematico. In tal senso, il CdR plaude all’iniziativa Legiferare meglio della Commissione europea, e conviene sul fatto che «Applicando i principi per legiferare meglio garantiremo che le misure si basino su elementi concreti, siano progettate bene e diano vantaggi effettivi e sostenibili ai cittadini, alle imprese e alla società in generale» (12). Il CdR si compiace in particolare del fatto che l’iniziativa Legiferare meglio fa propri i principi chiave enunciati nella sua Carta della governance multilivello in Europa;

34.

ricorda che il CdR ha istituito una Piattaforma di monitoraggio Europa 2020 per monitorare la dimensione regionale della strategia Europa 2020. Tale piattaforma è giunta alla conclusione che una strategia Europa 2020 rinnovata dovrebbe essere basata su un partenariato solido e una titolarità forte di tutti i livelli di governo, introducendo una dimensione territoriale, una maggiore trasparenza e responsabilità e la governance multilivello (13);

35.

ritiene che, in linea con il codice europeo di condotta sul partenariato, gli enti locali e regionali debbano essere incaricati dell’elaborazione dei piani di sviluppo, utilizzando le rispettive specificità territoriali quali punti di forza unici, e tenendo conto degli obiettivi concordati a livello europeo e dell’opportuno coinvolgimento degli interessi organizzati. Il CdR sottolinea che la politica di coesione è fondamentale per l’assistenza finanziaria e l’orientamento metodologico degli enti locali e regionali nell’attuazione dei rispettivi piani di sviluppo. Una governance efficiente è fondamentale per una migliore attuazione dei programmi, al pari della qualità progettuale;

36.

osserva che, secondo la sesta relazione di monitoraggio su Europa 2020 e il semestre europeo recentemente pubblicata (ottobre 2015) dalla piattaforma di monitoraggio Europa 2020 del CdR, in 15 Stati membri si registra una forte partecipazione degli enti locali e regionali alla preparazione dei programmi nazionali di riforma. Inoltre, nel corso dell’attuazione dei programmi, 23 governi su 28 hanno fatto specifico riferimento al ruolo svolto dagli enti locali e regionali in settori quali le politiche del mercato del lavoro, l’inclusione sociale e l’assistenza sanitaria. Per quanto riguarda la strategia Europa 2020, 20 Stati membri hanno sottolineato il contributo dato dagli enti territoriali ai programmi nazionali di riforma nei settori dell’inclusione sociale, delle energie rinnovabili e dei cambiamenti climatici. Chiede pertanto per il riesame della strategia Europa 2020 rafforzi ulteriormente la dimensione territoriale delle politiche dell’UE in modo che tutti gli Stati membri rispettino i principi di sussidiarietà e di governance multilivello nell’elaborazione dei programmi nazionali di riforma;

37.

la politica di coesione dovrebbe garantire la coerenza dei piani locali e regionali con gli obiettivi europei. Gli accordi di partenariato e i programmi operativi rappresentano gli strumenti principali a questo fine. Il CdR sottolinea che il finanziamento della politica di coesione attraverso i fondi strutturali e d’investimento europei può contribuire all’assistenza finanziaria necessaria all’attuazione dei piani. Sottolinea altresì che l’attuazione dei piani di sviluppo locali e regionali può essere ulteriormente facilitata dagli specifici strumenti della politica di coesione come gli investimenti territoriali integrati (ITI) e lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD), che dovrebbero essere usati in maniera più ampia;

38.

molte altre politiche dell’UE — come quella per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, per i trasporti e l’energia oppure, tra le altre, quella per la tutela ambientale — possiedono una dimensione territoriale che è importante quanto quella della stessa politica di coesione. Pertanto, queste altre politiche settoriali devono anche essere adattate affinché coadiuvino i piani di sviluppo locali e regionali. Infatti la visione territoriale per il 2050 deve comprendere tutte le politiche dell’UE con una dimensione territoriale rilevante, in modo che l’approccio basato sul territorio all’elaborazione delle politiche venga generalizzato a tutte le pertinenti politiche dell’UE;

39.

è inoltre necessario un approccio più coesivo e coordinato alla strategia/visione territoriale europea a livello europeo; occorrerebbe instaurare una cooperazione continua con le associazioni nazionali ed europee che rappresentano gli enti locali e regionali. Questo approccio dovrebbe includere anche uno scambio strutturato e sistematico di esperienze e conoscenze nella messa a punto delle diverse politiche settoriali;

40.

ritiene infine che una strategia/visione europea debba evolversi costantemente, in particolare facendo ricorso al contributo dal basso verso l’alto che può apportare una cooperazione costante con le associazioni europee e nazionali di rappresentanza degli enti regionali e locali e tenendo conto degli sviluppi globali, come ad esempio le sfide della migrazione e dei cambiamenti climatici, settori nei quali gli enti regionali e locali dell’UE svolgono un ruolo centrale in virtù del principio di solidarietà.

Bruxelles, 3 dicembre 2015.

Il Presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  http://cor.europa.eu/en/documentation/studies/Documents/challenges-horizon-2025.pdf

(2)  http://europa.eu/espas/

(3)  GU C 195 del 12.6.2015, pag. 30.

(4)  L’approccio basato sul territorio può essere definito come la partecipazione delle parti interessate a un processo collaborativo per far fronte a temi di interesse in uno specifico spazio geografico, sia esso un quartiere, una regione o un ecosistema.

(5)  http://ec.europa.eu/regional_policy/en/newsroom/news/2015/07/territorial-agenda-2020-put-in-practice

(6)  http://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/publications/reports/2014/6th-report-on-economic-social-and-territorial-cohesion pag. 3.

(7)  COTER-V-046.

(8)  Cfr. le dichiarazioni della commissaria alle politiche regionali Corina Crețu in occasione del secondo Cities Forum (tenutosi a Bruxelles il 2 giugno 2015).

(9)  http://www.espon.eu/main/

(10)  http://cor.europa.eu/it/activities/governance/Pages/charter-for-multiLevel-governance.aspx

(11)  Parere del CdR sugli strumenti finanziari a sostegno dello sviluppo territoriale, adottato il 13 ottobre 2015, COTER-VI/005.

(12)  COM(2015) 215, pag. 3.

(13)  http://cor.europa.eu/it/news/Pages/regions-cities-athens-declaration.aspx