11.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 265/151


P8_TA(2015)0279

Bahrein, in particolare il caso di Nabeel Rajab

Risoluzione del Parlamento europeo del 9 luglio 2015 sul Bahrein e in particolare sul caso di Nabeel Rajab (2015/2758(RSP))

(2017/C 265/20)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sul Bahrein e, segnatamente, la sua risoluzione del 6 febbraio 2014 sul Bahrein e in particolare sui casi di Nabeel Rajab, Abdulhadi al-Khawaja e Ibrahim Sharif (1),

vista la dichiarazione rilasciata il 17 giugno 2015 dal portavoce del vicepresidente/alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, sulla condanna di Ali Salman, segretario generale del partito al-Wefaq, nel Bahrein,

vista la 24a sessione del Consiglio congiunto e della riunione ministeriale CCG-UE che si è svolta a Doha, nel Qatar, il 24 maggio 2015,

vista la decisione del Consiglio ministeriale della Lega araba, riunitosi il 1o settembre 2013 al Cairo, di istituire una Corte dei diritti dell'uomo panaraba con sede a Manama, nel Bahrein,

visti la relazione che illustra nel dettaglio l'attuazione, da parte del governo del Bahrein, delle raccomandazioni della Commissione d'inchiesta indipendente del Bahrein, del febbraio 2014, e l'aggiornamento relativo alla revisione periodica universale (UPR), presentato dal governo del Bahrein nel settembre 2014,

visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Carta araba dei diritti dell'uomo, tutti sottoscritti dal Bahrein,

visti gli orientamenti dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani, adottati nel giugno 2004 e riveduti nel 2008,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dell'apolidia,

visto il nuovo quadro strategico e piano di azione dell'UE per i diritti umani, che mira a porre la tutela e la sorveglianza dei diritti umani al centro di tutte le politiche dell'UE e che include una sezione specifica sulla protezione dei difensori dei diritti umani,

vista la visita di Stavros Lambrinidis, rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, nel Bahrein alla fine del maggio 2015,

visti gli articoli 5 e 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il Bahrein ha promesso di progredire nelle riforme per quanto concerne la situazione dei diritti umani, a seguito della pubblicazione della relazione della Commissione d'inchiesta indipendente del Bahrein il 23 novembre 2011 e della relativa relazione di follow-up il 21 novembre 2012;

B.

considerando che l'istituzione dell'Ombudsman del ministero degli Interni, della Commissione per i diritti dei prigionieri e dei detenuti e dell'Unità d'indagine speciale è un segnale incoraggiante; che tali istituzioni dovrebbero essere rese più imparziali, trasparenti e indipendenti rispetto alle istituzioni governative;

C.

considerando che fin dall'inizio della rivolta del 2011 le autorità del Bahrein hanno intensificato il ricorso a misure repressive nei confronti degli attivisti della società civile e dell'opposizione pacifica; che il 10 giugno 2014, in occasione della 26a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, 47 Stati, tra cui i 28 Stati membri dell'Unione europea, hanno firmato una dichiarazione congiunta, in cui manifestavano profonda inquietudine per la situazione dei diritti umani nel Bahrein; che nella dichiarazione congiunta sono stati espressamente rilevati motivi di preoccupazione, quali le lunghe pene per l'esercizio del diritto alla libertà di riunione pacifica e di associazione, la mancanza di sufficienti garanzie di un processo equo, la repressione delle manifestazioni, le continue incarcerazioni e molestie nei confronti di chi esercita il diritto alla libertà di opinione ed espressione, il maltrattamento e la tortura nelle strutture di detenzione, la privazione arbitraria della nazionalità senza un giusto processo e l'insufficiente assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani;

D.

considerando che Nabeel Rajab, difensore dei diritti umani bahreinita e presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein (BCHR), vice segretario generale della Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) e membro del comitato consultivo della divisione Medio Oriente di Human Rights Watch, è stato condannato a sei mesi di reclusione solo per aver esercitato pacificamente la libertà di espressione; che è stato arrestato il 1o ottobre 2014, dopo la sua visita alla sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento europeo, per aver pubblicato tweet riguardanti un gruppo di suoi connazionali accusati di collaborare con l'IS/Da'ish; che è stato accusato di aver offeso un'istituzione pubblica e l'esercito; che nel novembre 2013 il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha definito arbitraria la detenzione di Nabeel Rajab;

E.

considerando che da quando ha istituito il Centro per i diritti umani del Bahrein nel 2002, Nabeel Rajab ha scontato più volte pene detentive; che al momento sono formulate a suo carico ulteriori accuse legate alla libertà di espressione e rischia più di 10 anni di reclusione per aver presumibilmente offeso un organo ufficiale e aver diffuso voci in tempo di guerra;

F.

considerando che, al pari di Nabeel Rajab, molti difensori dei diritti umani, come ad esempio Naji Fateel, il difensore dei diritti umani danese Addulhadi Al-Khawaja, l'attivista politico svedese Mohammed Habib Al-Muqdad e altri dei cosiddetti Bahrein 13, sono stati arrestati, sottoposti a vessazioni giudiziarie nel Bahrein, imprigionati e scontano tuttora pene detentive lunghe o l'ergastolo, quale rappresaglia diretta per il loro lavoro di difesa dei diritti umani; che la maggior parte di loro ha presumibilmente subito violenze, maltrattamenti e torture fisiche o psicologiche;

G.

considerando che, secondo il BCHR, oltre 3 000 prigionieri si trovano in detenzione arbitraria e molti di essi sono difensori dei diritti umani che sono stati imprigionati e scontano pene detentive lunghe o l'ergastolo quale rappresaglia diretta per le loro attività; che la maggior parte di loro ha presumibilmente subito violenze, maltrattamenti e torture fisiche o psicologiche;

H.

considerando che il 16 giugno 2015 lo sceicco Ali Salman, segretario generale del principale partito di opposizione del Bahrein, al-Wefaq, è stato condannato a quattro anni di carcere in relazione alle proteste antigovernative scoppiate nel 2011, al culmine delle rivolte della Primavera araba nella regione; che, secondo quanto riportato, i giudici avrebbero impedito ai suoi legali di presentare argomentazioni orali, e non sarebbe stata data loro una reale possibilità di esaminare le prove; che un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite facente parte delle cosiddette procedure speciali del Consiglio dei diritti umani ha esortato le autorità del Bahrein a rilasciare lo sceicco Ali Salman;

I.

considerando che dal 2012 il Bahrein sta abusando della legislazione antiterrorismo per revocare arbitrariamente la cittadinanza ad attivisti e membri dell'opposizione come rappresaglia per il loro dissenso, e che tali provvedimenti hanno interessato almeno nove minori; che, secondo diverse segnalazioni, nel solo 2015 è stata revocata la cittadinanza a oltre cento attivisti, manifestanti e politici, che sono in gran parte diventati apolidi, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dell'apolidia;

J.

considerando che il ricorso alla pena di morte in cause aventi motivazione politica è aumentato dal 2011; che almeno sette persone sono state condannate a morte in cause di matrice politica dal 2011, quattro delle quali nel solo 2015;

K.

considerando che la Commissione d'inchiesta indipendente del Bahrein, istituita con un decreto reale per indagare e riferire in merito agli eventi che si sono svolti nel paese nel febbraio 2011, ha elaborato una serie di raccomandazioni in relazione ai diritti umani e alle riforme politiche; che, nonostante i progressi realizzati nella riorganizzazione dei sistemi giudiziario e di applicazione della legge, il governo non ha dato piena attuazione alle raccomandazioni principali di tale commissione, segnatamente per quanto concerne il rilascio dei leader delle proteste condannati per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica; che i negoziati di riconciliazione, noti come «dialogo nazionale», sono in una fase di stallo; che alcuni gruppi non sono ancora rappresentati nel sistema politico, mentre le forze di sicurezza non sono tuttora chiamate a rispondere delle loro azioni;

1.

chiede che tutti i difensori dei diritti umani, gli attivisti politici e le altre persone detenute e condannate per presunte violazioni correlate ai diritti di espressione, riunione pacifica e associazione, tra cui Nabeel Rajab, lo sceicco Ali Salman e i «Bahrein 13», siano rilasciati immediatamente e senza condizioni, e che siano altresì ritirate tutte le accuse nei loro confronti;

2.

riconosce l'impegno delle autorità del Bahrein ad attuare le raccomandazioni formulate dalla Commissione d'inchiesta indipendente del Bahrein nel 2011, dalla revisione periodica universale delle Nazioni Unite sul Bahrein e da altri meccanismi delle Nazioni Unite, e prende atto della recente liberazione di alcuni prigionieri accusati di reati connessi all'esercizio del loro diritto di associazione politica e di espressione; esorta il governo del Bahrein ad attuare rapidamente tutte le raccomandazioni contenute nella relazione della commissione BICI o formulate nel quadro della revisione periodica universale, a porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani e a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, in linea con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani assunti dal Bahrein;

3.

esprime profonda preoccupazione per il fatto che il Bahrein abusi delle leggi antiterrorismo per violare i diritti umani, tra l'altro con la revoca della cittadinanza;

4.

condanna il persistente ricorso alla tortura e ad altre pene o trattamenti crudeli o degradanti nei confronti di prigionieri, manifestanti pacifici e membri dell'opposizione da parte delle autorità del Bahrein ed esorta il governo del paese a rispettare gli obblighi e gli impegni che gli incombono in conformità della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;

5.

incoraggia il governo del Bahrein a collaborare con i relatori speciali delle Nazioni Unite (in particolare quelli responsabili in materia di tortura, libertà di riunione, indipendenza dei giudici e degli avvocati e difensori dei diritti umani) nonché a rivolgere loro un invito permanente;

6.

prende atto degli attuali sforzi profusi dal governo del Bahrein per riformare il codice penale e le procedure giuridiche e incoraggia la prosecuzione di questo processo; esorta il governo bahreinita ad adottare tutte le misure necessarie per garantire l'imparzialità e l'equità del sistema giudiziario, il giusto processo come pure l'imparzialità dell'Ombudsman, dell'Unità d'indagine speciale e dell'Istituto nazionale per i diritti umani;

7.

chiede che siano immediatamente ratificati il protocollo facoltativo della Convenzione contro la tortura, il secondo protocollo facoltativo del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) sull'abolizione della pena di morte, la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate e la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;

8.

invita le autorità del Bahrein a portare avanti il dialogo di consenso nazionale nell'ottica di realizzare una riconciliazione nazionale duratura e inclusiva e di trovare soluzioni politiche sostenibili per la crisi; osserva che in un processo politico sostenibile dovrebbe essere possibile esprimere liberamente critiche legittime e pacifiche; ricorda alle autorità del Bahrein, in questo contesto, che il coinvolgimento della maggioranza sciita e dei suoi rappresentanti politici pacifici all'insegna della dignità umana, del rispetto e dell'equità dovrebbe rappresentare un elemento imprescindibile di qualsiasi strategia credibile finalizzata alla riconciliazione nazionale e alla realizzazione di riforme sostenibili;

9.

si compiace della scarcerazione anticipata del leader dell'opposizione Ibrahim Sharif, liberato nel giugno 2015 dopo aver ricevuto la grazia del re; ritiene che tale decisione costituisca un passo positivo e importante nel processo volto a promuovere la fiducia nel Bahrein;

10.

esorta il vicepresidente/alto rappresentante a continuare a insistere sull'importanza delle riforme e della riconciliazione in tutte le sue relazioni con il governo del Bahrein; incoraggia con forza l'istituzione di un gruppo di lavoro UE-Bahrein sui diritti umani, ma osserva che il dialogo tra l'Unione e il Bahrein in tale ambito non può sostituirsi a un dialogo approfondito tra il governo e l'opposizione all'interno del paese;

11.

prende atto delle raccomandazioni dell'Ombudsman, della Commissione per i diritti dei prigionieri e dei detenuti (PDRC) e dell'Istituto nazionale per i diritti umani (NIHR), in particolare per quanto concerne i diritti dei detenuti e le loro condizioni carcerarie, inclusi presunti maltrattamenti e torture; incoraggia tali organismi a proseguire i lavori in modo indipendente, imparziale e trasparente e invita le autorità del Bahrein a dare piena attuazione a dette raccomandazioni;

12.

chiede un rapido sforzo collettivo dell'Unione ai fini dell'elaborazione di una strategia globale che consenta all'UE e alla Commissione di esercitare pressioni a favore del rilascio degli attivisti e dei prigionieri di coscienza incarcerati; invita il SEAE e gli Stati membri a garantire una corretta attuazione degli orientamenti dell'UE sui diritti umani, in particolare in relazione ai difensori dei diritti umani e alla tortura, attraverso la delegazione dell'UE a Riyadh e le ambasciate degli Stati membri nel Bahrein, nonché a riferire in merito alla loro attuazione;

13.

chiede un divieto dell'UE sulle esportazioni di gas lacrimogeni e di dispositivi per il controllo della folla fino a quando non saranno condotte delle indagini in merito al loro uso improprio e i responsabili non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni;

14.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento del Regno del Bahrein nonché ai membri del Consiglio di cooperazione del Golfo.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2014)0109.