15.1.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 13/89


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Programmi di sviluppo rurale: semplice palliativo o primi segnali di ripresa?»

(parere di iniziativa)

(2016/C 013/14)

Relatore:

Tom JONES

Correlatrice:

Joana AGUDO I BATALLER

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 22 gennaio 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 29, paragrafo 2, del suo Regolamento interno, di elaborare un parere d’iniziativa sul tema:

Programmi di sviluppo rurale: semplice palliativo o primi segnali di ripresa?

(parere d’iniziativa).

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 13 luglio 2015.

Alla sua 510a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 settembre 2015 (seduta del 17 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 192 voti favorevoli, 3 voti contrari e 10 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore l’impegno mostrato costantemente dall’UE, dagli Stati membri e dalle regioni nell’affrontare alcune delle sfide che concernono le zone rurali attraverso un ampio programma di sviluppo rurale (PSR). Riconosce gli sforzi condotti dalla Commissione e dalle pubbliche amministrazioni nell’elaborazione e nell’adozione del nuovo programma. Tuttavia, considerando la crisi reale che colpisce molte zone rurali svantaggiate, esprime disappunto per i ritardi nella presentazione, nell’approvazione e nell’avvio del programma in diversi paesi e regioni. Pertanto, raccomanda alla Commissione di commissionare, di concerto con le autorità statali e regionali, una verifica indipendente del processo al fine di evitare ulteriori ritardi in futuro.

1.2.

Il successo del PSR dipende dall’efficacia del principio di partenariato. È essenziale che vi sia una titolarità condivisa del programma tra operatori pubblici, privati, interlocutori sociali e ONG del settore, conformemente agli obblighi e agli altri impegni previsti dal trattato. Il CESE fa osservare che vi sono stati miglioramenti per quanto riguarda l’impegno nel corso dei programmi precedenti, ma il partenariato non è tuttora uniforme in tutta l’UE.

1.3.

Il ruolo dei comitati di sorveglianza deve essere trasparente. I loro membri dovrebbero controllare gli obiettivi in modo scrupoloso e avere accesso agli orientamenti finanziari. La loro composizione dovrebbe essere inclusiva e permettere di tenere conto, se del caso, di gruppi di interesse.

1.4.

Conformemente al regolamento (UE) n. 1303/2013 e in particolare l’articolo 5 concernente il partenariato e la governance, il CESE ritiene che la Commissione dovrebbe monitorarne l’applicazione in sede di elaborazione degli accordi di associazione e di attuazione dei programmi, anche attraverso la partecipazione ai comitati di monitoraggio.

1.5.

Il CESE accoglie favorevolmente la possibilità di ampliare i programmi sulla base di esigenze e priorità locali, così come approva il crescente ricorso al modello di sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) per un coinvolgimento inclusivo delle comunità. È altresì opportuno diffondere le migliori pratiche di efficienza lavorativa nell’uso del modello.

1.6.

I vincoli di bilancio implicano che il ruolo di tali programmi sia complementare rispetto al resto del bilancio della PAC e non ne costituisca un doppione. Si raccomanda di utilizzare al massimo le fonti di cofinanziamento governative, private e di volontariato, e di definire una procedura semplificata per i richiedenti. Le autorità di gestione dovrebbero facilitare l’accesso ai fondi della politica di coesione e ad altri fondi di investimento europei laddove i progetti soddisfino criteri più ampi.

1.7.

Come è già stato fatto notare dal CESE (1), quindici Stati membri hanno trasferito fondi dai pagamenti diretti ai PSR, mentre in altri cinque Stati membri si è proceduto a trasferimenti dal secondo al primo pilastro. Ambedue le opzioni sono legittime, nella misura in cui esse sono ammesse dal colegislatore, ma non hanno lo stesso valore perché i PSR servono l’obiettivo di uno sviluppo territoriale più equilibrato in seno a ciascuna regione dell’UE. Si raccomanda di eseguire uno studio sulla coerenza e sull’efficacia di questa flessibilità, che includa anche il suo impatto sulla concorrenza nel mercato unico.

1.8.

La definizione delle priorità di spesa varierà notevolmente nei diversi Stati membri e regioni. Nel presente parere si sottolinea l’importanza dello sviluppo sostenibile per l’attività economica, l’ambiente e la giustizia sociale, mettendo in particolare l’accento sulla valorizzazione delle risorse terrestri. Il CESE raccomanda alla Commissione di avviare un esame intermedio dei progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi stabiliti per le priorità summenzionate, pur onorando gli impegni assunti. Le autorità competenti dovrebbero avere la facoltà di effettuare adeguamenti per consentire ai nuovi progetti di conseguire un buon esito del programma e di trarre insegnamenti per qualsiasi successiva politica quadro in materia rurale.

1.9.

È forte la preoccupazione che i PSR non saranno in grado di conseguire una migliore coesione territoriale. Le zone più remote ed economicamente emarginate, all’interno e tra Stati membri e regioni, non dispongono della capacità strutturale necessaria per trarre beneficio dai fondi e dal sostegno disponibili. Risultano necessarie ulteriori risorse mirate a più lungo termine, tra cui il tutoraggio transfrontaliero, il gemellaggio, lo sviluppo di capacità per le strutture di consulenza e forme innovative di prestiti ed investimenti concernenti imprese private e imprese sociali.

1.10.

Il modello Leader, già consolidato, è rispettato e le reti di sviluppo rurale finanziate dalla CE sono incoraggiate a diffondere ulteriormente le migliori pratiche.

1.11.

È chiaro il forte accento posto da tutti i programmi sul mantenimento dei posti di lavoro e sulla creazione di nuove opportunità occupazionali nelle zone rurali così come risultano rilevanti gli investimenti, lo scambio di conoscenze, la formazione, il tutoraggio e legami più stretti con gli istituti di ricerca. Rivestono una certa importanza anche le misure per incentivare i giovani a cercare un futuro nelle zone rurali insieme ad interventi per facilitare l’integrazione delle persone con esigenze specifiche o che soffrono di handicap fisici o mentali. Gli incentivi finanziari a sostegno del rinnovo generazionale sono cruciali. Le scuole e gli istituti di istruzione superiore delle zone rurali devono inoltre essere più consoni alle esigenze tradizionali e innovative di queste aree in termini di competenze.

1.12.

Va altresì affrontato il problema della pianificazione delle successioni, integrando le opportunità offerte dai PSR per la sperimentazione di modelli imprenditoriali con le norme nazionali o regionali sui trasferimenti di attivi. La mobilità della manodopera è incoraggiata purché sia sostenuta da una formazione di qualità e dal rispetto dei diritti in materia di lavoro.

1.13.

Il contributo delle donne al successo del programma dovrebbe essere visto come un obiettivo specifico e godere di un apposito sostegno. Il loro ruolo è essenziale per garantire la sopravvivenza delle zone rurali, non solo perché contribuiscono a diversificare e a trasformare i prodotti agricoli ma anche perché prendono parte allo sviluppo territoriale locale attraverso l’offerta di attività artigianali o agrituristiche o anche in quanto fattore essenziale d’innovazione.

1.14.

Il CESE accoglie favorevolmente le misure volte a migliorare l’ambiente, i suoi ecosistemi e i paesaggi culturali. Il sostegno ai prodotti locali, accuratamente etichettati, alle attività di agriturismo e ai programmi di energie rinnovabili di piccole dimensioni e su scala comunitaria dovrebbe apportare benefici sostenibili all’economia e alla collettività. La ripresa delle zone rurali può avvenire solo se sostenuta da imprese agricole, forestali e rurali efficienti e redditizie. Ulteriori sforzi saranno necessari per migliorare la comprensione tra gli agricoltori e i proprietari di foreste che producono alimenti o materie prime rinnovabili e beni ambientali e ricreativi, e i consumatori di nazionalità europea sempre più diversa.

1.15.

L’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e la silvicoltura e viceversa è una priorità che va affrontata nell’ambito di detti programmi. Il CESE approva i progetti concernenti la cattura del carbonio, il miglioramento della qualità delle acque e del suolo, la riduzione delle emissioni, l’arricchimento degli ecosistemi e lo sviluppo dell’economia circolare. I miglioramenti devono essere a lungo termine e vanno misurati scientificamente nell’ambito di vari regimi agroambientali e di altro tipo, compresa la produzione integrata.

1.16.

La lotta contro l’ingiustizia sociale dipende da risorse e da politiche governative e dell’UE di più ampio respiro, inclusa una migliore offerta di Internet, di servizi di trasporto e di istruzione.

1.17.

Il rinnovamento dei villaggi sul piano economico e della collettività è essenziale e i PSR dovrebbero essere valutati anche per la loro capacità di includere tutti i cittadini delle aree rurali. La partecipazione della società civile e l’imprenditorialità sono di vitale importanza per la sostenibilità delle zone rurali.

2.   Introduzione

2.1.

L’Europa rurale è la linfa vitale per tutti i cittadini europei, non solo per coloro che vivono e lavorano nelle campagne. Le zone rurali offrono prodotti alimentari sicuri, legname, minerali e risorse idriche. Forniscono inoltre vari tipi di habitat, energie rinnovabili, aree ricreative, paesaggi storici, prodotti artigianali e soprattutto una popolazione che vanta numerose competenze e presenta un certo grado di diversità culturale. Circa 115 milioni (23 %) di cittadini dell’UE vivono, dal punto di vista statistico, in zone rurali.

2.2.

Tuttavia, tra queste ultime vi sono notevoli variazioni in termini di prosperità economica e coesione sociale. Alcune sono ricche e dinamiche, altre sono fragili, scarsamente popolate e frammentate. Molte di queste zone sono ricche di beni ma povere in termini monetari, caratterizzate da insediamenti sparsi qua e là con un accesso limitato ai servizi pubblici. Questo vale in particolare per le regioni periferiche, le aree montane e le isole. L’attrazione esercitata dai centri urbani, dove si concentrano le moderne attività economiche e sociali, è inesorabile. Ciò rende difficile per i governi, in particolare quando mettono in pratica soluzioni urbane inadeguate, assicurare comunità rurali sostenibili. La mobilità e la libera circolazione delle persone sono principi essenziali per l’Unione europea. Esse presentano tuttavia conseguenze indesiderate per le regioni rurali più povere in quanto troppe persone, soprattutto giovani, abbandonano le loro terre senza più tornarvi, alla ricerca di migliori prospettive di vita.

2.3.

L’Europa ha bisogno di una visione atta a ristabilire la fiducia nel benessere nelle zone rurali, basata su una crescita verde in grado di promuovere l’economia circolare, su una maggiore comprensione delle esigenze delle comunità ivi residenti e su servizi di sostegno più intelligenti. Nel presente parere si tenterà di capire perché esistano differenze nei tassi di successo e di stabilire quali siano le prospettive di reali miglioramenti durante il nuovo programma di finanziamento. Ci si chiederà inoltre se per i tre pilastri dello sviluppo sostenibile (economico, ambientale e della giustizia sociale) siano stati tratti gli opportuni insegnamenti. Esiste un vero senso di titolarità e di partnership tra tutte le parti interessate?

3.   Osservazioni generali

3.1.

Gli Stati membri e le regioni hanno adottato numerose misure volte a riequilibrare le opportunità economiche tra zone rurali e zone urbane e a stabilizzare la coesione sociale e, attraverso il primo pilastro [regolamento (UE) n. 1307/2013] e il secondo pilastro [regolamento (UE) n. 1305/2013] della PAC, come pure a titolo dei fondi strutturali/di coesione, l’UE ha portato avanti sforzi costanti per invertire la tendenza al declino, seppur con risultati limitati e variabili. L’attuale sostegno dell’UE a favore dello sviluppo rurale, finanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) istituito dal regolamento (UE) n. 1306/2013 è stimato, prima del trasferimento tra i pilastri, a 95,6 miliardi di EUR, pari al 23 % del bilancio della PAC.

3.2.

I programmi 2014-2020 si basano su anni di esperienza per quanto concerne quello che funziona e quello che non funziona. La Commissione sostiene la Rete europea per lo sviluppo rurale (RESR) e il partenariato europeo per l’innovazione dal titolo «Produttività e sostenibilità dell’agricoltura» (PEI-Agri) al fine di promuovere le buone prassi e le soluzioni innovative, e il CESE raccomanda di intensificare questo lavoro a tutti i livelli. È possibile trarre insegnamenti dalle buone pratiche di altri finanziatori.

3.3.

I bilanci previsti, pur essendo inferiori ad altri bilanci dell’UE, possono rivelarsi intelligenti e essere ampliati grazie a fonti di cofinanziamento governative e di altro genere. I programmi devono essere complementari alle risorse del primo pilastro e collegati ad altre fonti di finanziamento, se del caso nell’ambito di un’infrastruttura burocratica senza intralci, in modo da permettere di dare agli eventuali richiedenti una risposta rapida e un sostegno tutoriale da parte di agenzie di consulenza e di autorità locali responsabili della pianificazione.

3.4.

Le componenti dei programmi sono sufficientemente flessibili e locali per basarsi sulle esigenze reali delle comunità. Il modello Leader e i gruppi di azione locale comportano, laddove funzionino in maniera efficiente e concreta, una titolarità condivisa e risultati positivi. L’assistenza tecnica per tutte le parti interessate, abbinata al tutoraggio e alla formazione, risulta fondamentale in tutti i progetti e le iniziative.

3.5.

Tuttavia, le zone più svantaggiate fanno difficoltà a produrre veri e propri miglioramenti attraverso programmi a breve termine, a causa della mancanza di risorse per le imprese, di infrastrutture carenti, di una leadership comunitaria povera di esperienza e delle minori possibilità di accesso ad altri investimenti. Per migliorare la coesione territoriale, si dovrebbe prestare maggiore attenzione a questi settori, come nel quadro del precedente obiettivo 1 dei programmi a titolo dei fondi strutturali e di coesione.

3.6.

La Commissione ha elaborato nuovi regolamenti finanziari per il periodo 2014-2020 e si auspica che essi risultino comprensibili per le autorità di gestione e per i comitati di monitoraggio e che vengano correttamente applicati, senza aumentare l’onere burocratico per i richiedenti. A tale proposito la Corte dei conti europea, nelle sue relazioni (2) concernenti il periodo di programmazione 2007-2013 e il quadro giuridico 2014-2020, ha formulato proposte per assicurare una maggiore convenienza.

3.7.

La preparazione e l’approvazione dei nuovi programmi hanno subito gravi ritardi, nonostante le promesse di semplificazione. Si tratta di una circostanza del tutto deplorevole, visto lo stato allarmante di molte delle zone rurali più povere e il desiderio che tali programmi possano contribuire ad affrontare urgentemente la disoccupazione giovanile, il basso reddito, i servizi pubblici carenti e l’impatto dei cambiamenti climatici. Nel maggio 2015 circa il 57 % (3) dei programmi regionali e nazionali dovevano ancora essere approvati, ma si auspica che il processo possa essere completato entro la fine dell’anno.

4.   La consultazione e la partecipazione delle parti interessate

4.1.

Il CESE sottolinea l’importanza di attuare il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e il Fondo per gli affari marittimi e la pesca. Il Comitato sottolinea la particolare importanza dell’articolo 5 in materia di partenariato e governance multilivello che prevede il coinvolgimento di altre autorità pubbliche, interlocutori economici e sociali, e organi che rappresentano la società civile. La Commissione dovrebbe pertanto monitorare l’applicazione del regolamento in sede di elaborazione degli accordi di partenariato e di attuazione dei programmi, anche attraverso la partecipazione ai comitati di sorveglianza dei programmi.

4.2.

Il presente parere esamina il livello di impegno nel corso della preparazione dei programmi di sviluppo rurale, nonostante le sue conclusioni subiscano i limiti dettati dalla carenza e dalla ridotta gamma geografica dei programmi approvati. Tre audizioni (4) si sono tenute e un questionario è stato distribuito in modo più ampio. Le prime risposte indicano che l’impegno da parte dei governi e delle organizzazioni non governative varia sul piano territoriale ma è più ampio e più maturo rispetto ai programmi precedenti. Tuttavia, occorre compiere maggiori sforzi per diffondere le buone pratiche in materia di impegno, tra cui un maggior uso delle tecnologie di comunicazione per un dialogo costante. Il dialogo varia notevolmente all’interno di Stati membri e regioni. Gli accordi di partenariato possono avere un valore puramente simbolico, lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) è adottato solo in alcuni settori, e la consultazione realmente inclusiva prende fine non appena il processo è iniziato e non quando sta per finire (5). Vi sono esempi di buone prassi disponibili e si possono spesso riscontrare laddove un impegno analogo ha portato a risultati migliori con altre iniziative politiche (6).

4.3.

I governi non possono, da soli, realizzare i cambiamenti necessari per rafforzare le zone rurali. Essi possono fornire il quadro legislativo e di pianificazione, garantire la responsabilità democratica, migliorare i servizi pubblici e catalizzare i finanziamenti. Tuttavia, sono soprattutto le imprese private, i lavoratori qualificati e le imprese sociali e locali ad operare per la popolazione e l’ambiente. Per essere disposti a investire tempo e risorse, le persone devono poter contare su una visione comune per un futuro migliore delle zone rurali senza che vi siano lunghe procedure di richiesta a fare da ostacolo.

4.4.

Per ottenere risultati concreti, i partner economici e sociali hanno bisogno di risorse per garantire un impegno costante con i loro membri e i governi. Dato che i progetti variano e si evolvono, occorre che vi sia un maggior senso di titolarità condivisa delle politiche e della loro attuazione. I comitati di monitoraggio devono avere un’ampia e varia composizione, i membri devono essere informati e in grado di effettuare analisi efficaci. Il CESE si è impegnato ad agevolare lo sviluppo di modelli di partenariato più adeguati con gli interlocutori civili e sociali (7).

5.   Semplici palliativi o ripresa a lungo termine?

5.1.

Le nostre audizioni (8) svoltesi a Bruxelles e nel Galles settentrionale hanno confermato che i programmi includevano obiettivi volti all’ottenimento di risultati. Questi ultimi dovrebbero essere soggetti ad una valutazione periodica da parte della Commissione, dei comitati di monitoraggio e delle parti interessate per verificare i progressi realmente compiuti e la convenienza. Il CESE raccomanda anche di elaborare uno studio per stabilire se il trasferimento di fondi tra pilastri si sia rivelato efficace oppure abbia contribuito a causare più ampie distorsioni sul piano geografico e della concorrenza.

5.2.

Vengono individuati tre aspetti da esaminare: in materia di sviluppo sostenibile: imprenditorialità e occupazione, ambiente e inclusione sociale.

Imprenditorialità e occupazione

5.3.

Sebbene il bilancio della PAC sia in diminuzione, i requisiti aggiuntivi in materia di conformità definiti dalla Commissione per i pagamenti del primo pilastro sono in aumento. È dunque indispensabile che il PSR promuova investimenti per un settore agricolo e forestale competitivo, anche attraverso prodotti di maggiore valore aggiunto nonché una migliore commercializzazione, catene di approvvigionamento più corte, il branding e lo scambio di conoscenze. Le università e gli istituti di istruzione superiore hanno un ruolo importante da svolgere all’interno delle proprie regioni e nel sostenere le regioni più svantaggiate attraverso iniziative di gemellaggio e di tutoraggio. Essi dovrebbero collaborare con gli attuali servizi di consulenza rurale e forestale e utilizzare i fondi dell'UE per la ricerca per rispondere a specifiche esigenze locali. Il PSR dovrebbe costituire un ponte tra i richiedenti da un lato, e il Fondo europeo per gli investimenti e Orizzonte 2020 dall’altro, per fare in modo che i progressi scientifici vengano applicati alle aziende agricole e alle zone rurali. Le scuole, pur non essendo direttamente finanziate dal PSR, hanno un ruolo preciso da svolgere, soprattutto nelle zone rurali, nel soddisfare le esigenze imprenditoriali delle generazioni future. Le giornate «porte aperte» nelle aziende agricole, le esperienze di lavoro e i tirocini a titolo di altri meccanismi di finanziamento sono di vitale importanza in quanto fonte di ispirazione per una forza lavoro adeguatamente formata (9). La formazione, tanto formale quanto informale, deve essere professionale, orientata alle imprese e, ove possibile, basata a livello locale (10).

5.4.

Il settore agricolo e quello forestale operano in un contesto economico dinamico, caratterizzato dalla globalizzazione, da rapidi progressi tecnologici e da esigenze sociali sempre maggiori. Le innovazioni sono la chiave essenziale per mantenere l’efficienza e la competitività degli agricoltori e dei proprietari di foreste. I recenti PEI-Agri sono uno strumento prezioso che deve essere attuato rapidamente e ampiamente. Per mobilitare e favorire l’innovazione è necessario snellire le condizioni di finanziamento.

5.5.

Nelle zone rurali, la garanzia per i giovani e i regimi analoghi devono essere collegati alle iniziative PSR in modo che vi siano possibili margini di avanzamento e di progetti ambiziosi. Il sostegno agli investimenti e alla formazione per i giovani agricoltori e i nuovi operatori che entrano nel mercato si rivela un elemento essenziale. I progetti volti a sostenere i giovani e a mantenerli nelle zone rurali devono rappresentare una priorità assoluta. I giovani dovrebbero essere incoraggiati ad assumere la titolarità delle misure elaborate a loro favore. Le aree rurali hanno bisogno di un migliore quadro di pianificazione della successione (11) che sia giuridicamente equo, che si riveli accessibile e che stimoli trasferimenti intergenerazionali sostenibili nel mettere insieme il fattore gioventù con il fattore esperienza.

5.6.

Il ruolo delle donne nell’agricoltura viene pienamente riconosciuto. Il loro contributo alla definizione e alla realizzazione di progetti rurali è inestimabile e, come avviene ad esempio in Finlandia, un sostegno mirato in materia di consulenza comporta la liberazione del potenziale imprenditoriale (12).

5.7.

Le iniziative nel settore dell’agriturismo, la produzione di artigianato nonché le azioni ricreative, nel campo della salute e del benessere meritano di essere sostenute così come il lavoro di promozione di festival, ad esempio il Royal Welsh e la settimana verde a Berlino. Rinnovare l’impegno di città e paesi in una Europa pluralista e in costante evoluzione è indispensabile per le imprese e i consumatori delle zone rurali, al pari di un migliore accesso ai servizi Internet a banda larga. La creazione di catene di valore regionali costituisce un’importante opportunità per il settore dell’artigianato, dell’agricoltura, del turismo e del commercio, e per le aree rurali (13). Il CESE sostiene il proposto Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e il suo impegno a favorire progetti nelle zone rurali.

Ambiente

5.8.

L’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e la silvicoltura è stato analizzato in un parere (14). Una delle soluzioni per aumentare la produzione utilizzando meno risorse e migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici è incoraggiare l’intensificazione sostenibile dell’agricoltura e del settore forestale. Promuovendo un moderno utilizzo dei terreni è possibile sviluppare le attività di attenuazione dei cambiamenti climatici, lottare contro questi stessi fenomeni e potenziare la biodiversità, in particolare mediante regimi agroambientali (15). Il riciclaggio e l’economia circolare dovrebbero essere favoriti (16); le energie rinnovabili (17) sono, dal canto loro, un bene rurale molto prezioso che, se investito correttamente, darà un contributo economico, sociale e ambientale sempre crescente. Eventuali miglioramenti tecnologici nel campo dello stoccaggio, della logistica e delle infrastrutture possono davvero promuovere la titolarità comunitaria e i relativi investimenti.

5.9.

Il CESE sottolinea l’importanza di misure climatiche agroambientali complementari alla ecologizzazione del primo pilastro. Aiuti mirati in funzione di criteri specifici come i terreni esposti al rischio di erosione, il raggruppamento dei terreni, le zone di captazione d’acqua, nonché il sostegno alle specie che richiedono particolari pratiche di gestione, sono utili. Tuttavia, i requisiti di conformità non devono diventare oneri supplementari. È necessaria una base scientifica accurata per misurare i progressi compiuti, pur comprendendo che ci vuole più tempo per produrre reali miglioramenti (18).

5.10.

Il paesaggio dell’Europa rurale è prevalentemente il risultato delle attività umane ed è stato modellato da generazioni che hanno lavorato per la produzione alimentare e di legname e per trovare un posto dove vivere La sua diversità è apprezzata dai cittadini europei. I PSR hanno un ruolo da svolgere nel garantire la sostenibilità di tali paesaggi culturali attraverso il trasferimento di competenze e di attività agricole finanziate in modo trasparente e tali da contribuire alla creazione di un mosaico così prezioso.

Inclusione sociale

5.11.

In un contesto rurale è difficile definire e combattere l’ingiustizia. Come sottolineato in precedenza, le zone rurali si caratterizzano da insediamenti sparsi, una bassa densità demografica, squilibri a livello di età, servizi pubblici di trasporto, sanitari e sociali inadeguati. La popolazione dispone di un reddito basso, vive isolata in abitazioni di scarsa qualità e dotate di servizi tecnologici modesti. Un problema specifico presente in talune zone concerne il maltrattamento e lo sfruttamento dei lavoratori (19), in particolare i migranti per la cui integrazione è richiesto un maggiore sforzo e ai quali va garantito l’accesso ad un’adeguata formazione professionale.

5.12.

L’articolo 39 del TFUE stabilisce che uno degli obiettivi più importanti della politica agricola comune è la garanzia di un tenore di vita adeguato per le comunità agricole attraverso un aumento della produttività, la promozione del progresso tecnico e la garanzia di uno sviluppo sostenibile della produzione agricola come pure un impiego ottimale dei fattori di produzione. Il TFUE stabilisce che nell’elaborare la PAC bisogna tener conto delle caratteristiche particolari dell’attività agricola, derivanti dalla struttura sociale dell’agricoltura e dalle disparità strutturali e naturali fra le diverse regioni agricole.

5.13.

I programmi di sviluppo rurale contribuiscono alla creazione e al consolidamento di posti di lavoro diretti e indiretti sia nel settore agricolo che in quello agroalimentare e inoltre permettono, in misura minore, di diversificare le zone rurali sul piano economico. Tuttavia, i programmi di sviluppo regionale possono realisticamente dare solo un contributo limitato alla soluzione dei problemi e delle carenze strutturali dei servizi pubblici nelle zone rurali.

5.14.

Sono richieste ulteriori risorse e politiche governative che tengano conto delle zone rurali o, meglio ancora, che siano concepite specificamente per far fronte alle questioni rurali; tra queste figurano i sistemi di trasporto comunitari, l’efficienza energetica nelle abitazioni e le opportunità di riconversione professionale per incoraggiare l’innovazione. Tuttavia, i programmi di sviluppo rurale devono essere valutati in base al loro contributo alla giustizia sociale utilizzando gli indicatori forniti dalla legislazione dell’UE e altri indicatori che è opportuno includere per una valutazione più efficace, ad esempio quelli volti a promuovere le imprese sociali e i progetti di agricoltura sociale che affrontano la disabilità, creano posti di lavoro e utilizzano edifici rurali e terreni abbandonati. Occorre intensificare notevolmente gli sforzi per sostenere e incoraggiare l’inclusione dei disabili che vivono nelle zone rurali, affinché essi possano svolgere un ruolo più incisivo nella loro comunità.

5.15.

I villaggi sono centri vitali per la solidarietà comunitaria. Il rinnovamento dei villaggi, attraverso la promozione delle piccole imprese e di quelle sociali e un sostegno da parte di attività filantropiche e di volontariato, dovrebbe essere una priorità essenziale per potenziare le comunità (20), come avviene in Finlandia e come dimostra l’esempio del PSR gallese (21).

Bruxelles, 17 settembre 2015

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  Relazione informativa sulle modalità di attuazione della PAC, EESC-2015-01409-00-00.

(2)  Relazioni speciali n. 22/2014, 23/2014, 4/2015, 5/2015.

(3)  Commissione europea — comunicato stampa del 26 maggio 2015, Adozione di altri 24 programmi di sviluppo rurale per rafforzare il settore agricolo dell’UE e il nostro spazio naturale.

(4)  Il 13 aprile 2015 a Bruxelles, Il 21 maggio 2015 a Bangor (Galles del Nord) e Il 9 giugno 2015 a Helsinki.

(5)  Parere sul tema Valutazione delle consultazioni delle parti interessate organizzata dalla Commissione europea (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 57).

(6)  Il Galles vanta una tradizione consolidata nei suoi processi di consultazione che deriva da un impegno sancito a livello costituzionale nella sua legge per la devolution governativa, che promuove lo sviluppo sostenibile e opera in partenariato con il settore del volontariato.

(7)  Trattato di Lisbona (articolo 11) e dichiarazione di Riga sulla piattaforma sociale del marzo 2015.

(8)  Cfr. la nota 4.

(9)  L’Accademia agraria gallese è un buon esempio di formazione per i futuri leader.

(10)  Parere sul tema Sviluppo e formazione professionale nelle aree rurali — NAT/650 (non ancora pubblicato nella GU).

(11)  Malcolm Thomas Review, Galles.

(12)  Parere sul tema Il ruolo della donna quale volano per un modello di sviluppo e di innovazione nell’agricoltura e nelle zone rurali (GU C 299 del 4.10.2012, pag. 29).

(13)  Parere sul tema Agricoltura e artigianato (GU C 143 del 22.5.2012, pag. 35).

(14)  Parere sul tema Impatto della politica sul clima e sull’energia dell’UE sullo sviluppo dei settori agricoli e forestali (GU C 291 del 4.9.2015, pag. 1).

(15)  Glastir (Galles), Stewardship (Inghilterra), Glas (Irlanda), Kulep (Baviera).

(16)  Pareri sul tema Economia verde (GU C 230 del 14.7.2015, pag. 99) e sul tema Promuovere la creatività, lo spirito imprenditoriale e la mobilità nei settori dell’istruzione e della formazione (GU C 332 dell’8.10.2015, pag. 20).

(17)  Studio del CESE sul ruolo della società civile nell’attuazione della direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili, Relazione EESC-2014-04780.

(18)  Cfr. i dati provenienti dall’Università di Bangor — audizioni del 21.5.2015.

(19)  Parere sul tema I lavoratori agricoli transfrontalieri (GU C 120 del 16.5.2008, pag. 19).

(20)  Consiglio gallese per il volontariato (WCVA) — Fondo di inclusione attiva e villaggio SOS — Grande lotteria — Galles, WCVA.

(21)  PSR del Galles (MO7).