20.7.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 264/123


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Commercio per tutti — Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile»

[COM(2015) 497 final]

(2016/C 264/17)

Relatore:

Jonathan PEEL

La Commissione europea, in data 11 novembre 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 262 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Commercio per tutti — Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile

[COM(2015) 497 final].

La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 31 marzo 2016.

Alla sua 516a sessione plenaria, dei giorni 27 e 28 aprile 2016 (seduta del 28 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 159 voti favorevoli, 7 voti contrari e 13 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) plaude alla pubblicazione, avvenuta nell’ottobre 2015, della comunicazione della Commissione europea (1) Commercio per tutti — Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile, poiché tale documento costituisce un aggiornamento della politica commerciale e di investimento dell’UE che giunge al momento opportuno e va accolto con favore.

1.1.1

La comunicazione in esame illustra un programma di lavoro positivo per le imprese, e dimostra inoltre che - in seguito a un tormentato biennio nel quale, per la prima volta nell’arco di dieci anni, il commercio è emerso come un tema politico di grande rilievo - la nuova commissaria europea al Commercio ha prestato ascolto alle principali preoccupazioni espresse dalla società civile e da altri soggetti. L’ambiziosa agenda proposta dalla comunicazione assume particolare importanza in un periodo, come l’attuale, di crescente incertezza per l’economia mondiale. Il commercio e gli investimenti sono settori estremamente importanti per la prosperità economica dell’UE, che è il principale blocco commerciale al mondo, e la firma del partenariato transpacifico (Trans Pacific Partnership — TPP) giunge al momento opportuno per rammentare all’Unione che essa deve rimanere competitiva.

1.1.2

Il CESE esprime il timore che sia difficile soddisfare le tante aspettative suscitate, le quali potrebbero anzi, prima o poi, essere all’origine di problemi e delusioni allorché i negoziati commerciali portati avanti dall’UE sfoceranno, come è inevitabile, in soluzioni di compromesso. La comunicazione Commercio per tutti sarà valutata sulla base della capacità o meno della Commissione di dimostrare che gli accordi commerciali non porteranno a un abbassamento degli standard in materia di ambiente o di lavoro, e neppure in altri ambiti; gli accordi dovrebbero anzi puntare a migliorare tali standard.

1.2

Siamo convinti che il modo migliore per raggiungere questo obiettivo consista nel coinvolgere molto di più la società civile lungo l’intero arco dei negoziati e, in seguito, durante il processo di attuazione. La società civile coltiverebbe l’aspettativa che la trasparenza, la responsabilità, la valutazione e l’analisi siano al centro del processo politico decisionale per quanto riguarda la politica commerciale dell’UE.

1.2.1

Il CESE è in ottima posizione, grazie al suo ruolo istituzionale, per contribuire a rafforzare la partecipazione della società civile tramite la sua vasta rete di contatti sia nell’UE che nei paesi terzi. Un simile dialogo rafforzato deve prevedere anche una maggiore consultazione delle parti sociali riguardo alle possibili ripercussioni del commercio e degli investimenti sull’occupazione.

1.3

Il Comitato accoglie con grande favore la richiesta della Commissione di elaborare un parere sulla comunicazione in esame, poiché la ritiene un riconoscimento del ruolo di maggior rilievo che esso ha assunto nel campo della politica commerciale; esprime disappunto, tuttavia, per il fatto che il proprio ruolo non venga menzionato espressamente nel documento della Commissione.

1.4

Il Comitato apprezza il fatto che la comunicazione in esame metta l’accento sulla necessità di una maggiore efficienza degli scambi commerciali e degli investimenti realizzati dall’UE e di una maggiore trasparenza, come pure sull’importanza di promuovere i valori dell’Unione e sulla necessità di coordinare questi ambiti d’intervento con altre politiche europee fondamentali. Il documento contiene soprattutto un’analisi approfondita del settore dello sviluppo sostenibile, con particolare riguardo ai diritti umani e sociali e all’ambiente. Dopo la COP 21 di Parigi, la lotta contro il riscaldamento globale dovrebbe oggi costituire parte integrante dei valori dell’Unione europea.

1.5

Il CESE apprezza inoltre l’impegno espresso nella comunicazione a favore delle piccole imprese, che si trovano ad affrontare maggiori ostacoli rispetto alle altre quando puntano ad accedere a nuovi mercati. La Commissione promette che in tutti i processi negoziali, sulla falsariga dei negoziati sul partenariato transatlantico UE-Stati Uniti sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP), saranno previste disposizioni ad hoc per le PMI, come ad esempio lo svolgimento di «indagini periodiche sugli ostacoli» che queste imprese incontrano in determinati mercati. Per questi aspetti è pertinente il parere elaborato dal CESE sul tema Il TTIP e il suo impatto sulle PMI  (2).

1.6

Il Comitato accoglie altresì positivamente le proposte formulate nella comunicazione in esame per dare nuovo impulso all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e al sistema commerciale multilaterale, soprattutto alla luce della 10a Conferenza ministeriale di Nairobi. Queste proposte sottolineano tanto la funzione di regolamentazione dell’OMC quanto la necessità di un approccio più mirato, due aspetti particolarmente importanti alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e degli obiettivi stabiliti dalla COP21, e mettono inoltre in rilievo la crescita delle catene del valore e di approvvigionamento a livello globale, nonché l’incremento degli scambi digitali e del commercio elettronico (e-commerce). L’importanza fondamentale dell’approccio multilaterale va preservata evitando, ad esempio, regole o standard contraddittori. Occorre tuttavia agire con grande cautela per evitare che paesi importanti vengano esclusi dal gioco, e questo vale soprattutto per i paesi più poveri e in via di sviluppo, segnatamente quelli del continente africano.

1.7

Occorre difendere il commercio e gli investimenti nella stessa UE, soprattutto alla luce del dibattito in corso sul TTIP. Il Comitato plaude al fatto che, nella comunicazione, la Commissione si impegni a garantire che «nessun accordo commerciale dell’UE avrà come effetto una riduzione dei livelli di protezione sociale, ambientale, dei consumatori e del lavoro» (3). La politica commerciale deve essere percepita come conforme ai principi dello sviluppo sostenibile, ivi compresa la sostenibilità economica a lungo termine.

1.7.1

Occorre un dibattito di livello elevato e fondato su informazioni attendibili, sia in ambito UE che nei singoli Stati membri, un dibattito in cui è di fondamentale importanza che tutti i soggetti interessati abbiano modo di esprimere il loro punto di vista.

1.7.2

Il Comitato valuta molto positivamente l’obiettivo della Commissione di attuare una politica commerciale più aperta e trasparente, che apporti maggiori vantaggi ai consumatori. Si deve tener conto del parere dei consumatori per rafforzarne la fiducia e contribuire a rendere il settore degli scambi commerciali più sostenibile e più responsabile. Tuttavia, il Comitato condivide la preoccupazione, espressa anche dall’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori (BEUC - l’organizzazione dei consumatori dell’UE), per il fatto che in materia di politica commerciale continuino a non essere previsti dei meccanismi che sanciscano il principio di precauzione e l’approccio basato sul rischio. Tutto ciò deve, a propria volta, formare parte integrante del cosiddetto «principio di innovazione» (4).

1.8

A giudizio del CESE, tuttavia, la Commissione deve fare di più: deve dimostrare di assumersi le proprie responsabilità nei processi negoziali sul commercio e gli investimenti, e può essere tenuta a render conto delle sue affermazioni circa i benefici universali che dovrebbero derivare da tali trattative.

1.8.1

Il Comitato si rallegra dell’impegno assunto dalla Commissione nella comunicazione in esame ad assicurare in tutti i negoziati lo stesso livello di trasparenza raggiunto in quelli sul TTIP (benché non ancora nel caso di quelli con il Giappone). Per la società civile è importante che si svolgano periodicamente delle sessioni informative durante le singole tornate negoziali. Il CESE si è rammaricato, considerato il proprio ruolo istituzionale, di non essere stato formalmente invitato a partecipare ai lavori del gruppo consultivo sul TTIP della Commissione europea, e dichiara che occorrerà porvi rimedio per i futuri negoziati.

1.9

Il Comitato ritiene decisamente deludente il fatto che la comunicazione non menzioni i meccanismi di monitoraggio della società civile istituiti per esercitare un controllo sui capitoli relativi agli scambi e allo sviluppo sostenibile degli accordi commerciali in vigore conclusi dall’UE, e che non si soffermi neppure sui modi per svilupparli e consolidarli ulteriormente. Il Comitato ritiene che i meccanismi di effettiva applicazione debbano valere anche per questi stessi capitoli sugli scambi e lo sviluppo sostenibile, e che ciò dovrebbe essere previsto già nella proposta della Commissione riguardante il TTIP.

1.9.1

Sebbene tali meccanismi non solo presentino notevoli potenzialità e possano dare risultati concreti, ma costituiscano anche un importante canale per il dialogo e la cooperazione con la società civile dei paesi partner, la comunicazione in esame li ignora completamente. Il CESE considera che ciò sia in contrasto con l’intenzione di promuovere l’inserimento, nei futuri accordi, di capitoli ambiziosi e innovativi sugli scambi e lo sviluppo sostenibile, unitamente alle disposizioni sostanziali delineate.

1.9.2

Oggi si dispone di un’esperienza sufficiente per servire da materia di riflessione e per trarne insegnamenti sulle proposte positive e ben precise da formulare per il futuro. Servono gruppi consultivi nazionali (Domestic Advisory Groups - DAG) equilibrati, strutturati e potenziati. Fattori importanti sono inoltre lo sviluppo di capacità e una promozione più efficace, sia con i paesi partner che con la società civile di ciascun paese, per incoraggiare un maggior numero di organizzazioni a partecipare.

1.9.3

È necessario inserire negli accordi una disposizione sull’organizzazione di riunioni congiunte dei gruppi consultivi nazionali di entrambe le parti, sostenuta da un finanziamento adeguato e un mandato più ampio per questi organismi, in modo da consentire loro di svolgere anche attività mirate a obiettivi di più vasta portata nel campo del commercio e dello sviluppo sostenibile.

1.10

Ma nella comunicazione in esame si riscontrano anche altre sorprendenti omissioni. Pur fregiandosi del titolo di «comunicazione della Commissione», ad esempio, il documento non riesce a stabilire collegamenti sufficienti per un’interconnessione con altre direzioni generali. Il Comitato non è persuaso che la Commissione abbia messo a punto un approccio alle questioni cruciali che sia trasversale a tutte le sue direzioni generali.

1.10.1

Il CESE deplora il fatto che nella comunicazione la Commissione non riesca a dimostrare di aver elaborato un approccio pienamente coordinato in merito agli OSS. Il commercio e gli investimenti avranno un ruolo fondamentale per il conseguimento di questi obiettivi, sui quali è basata l’agenda globale dei prossimi 15 anni. Malgrado ciò, la comunicazione menziona soltanto due volte gli OSS - lasciandosi chiaramente sfuggire una vera e propria occasione. Il CESE invoca con urgenza un dialogo per assicurare la partecipazione della società civile ad un monitoraggio dell’impatto del commercio e degli investimenti sulla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

1.10.2

Nel documento della Commissione, inoltre, è assente qualsiasi riferimento al rinnovo dell’accordo di partenariato ACP-UE («accordo di Cotonou»), previsto entro il 2020. L’UE deve altresì incoraggiare attivamente la spinta, oggi sempre più forte, verso la cooperazione intrafricana, fondamentale per lo sviluppo dell’Africa. Sebbene circa la metà dei paesi africani non benefici degli accordi di partenariato economico (APE) attualmente in vigore, non ha senso concepire una qualsiasi strategia panafricana dell’UE che si iscriva al di fuori del quadro offerto da tali accordi o di quello per gli ACP.

1.10.3

Il CESE esprime parimenti la propria delusione per l’assenza, nella comunicazione, di riferimenti ad altri settori cruciali della politica commerciale. Benché, infatti, venga spesso ricordata l’importanza dell’energia e delle materie prime, non vi è alcun riferimento alla necessità di garantirsi queste importazioni essenziali da paesi esportatori con i quali l’UE non prevede per il momento di concludere ALS, o, in alternativa, all’esigenza di ridurre la dipendenza energetica dell’Europa.

1.11

Infine, se si vuole che l’ambiziosa strategia dell’UE in materia di commercio e investimenti delineata nella comunicazione Commercio per tutti dia buoni risultati, il Comitato caldeggia l’assegnazione di risorse adeguate per la sua attuazione, anche facendo assegnamento sul ruolo che svolgono le missioni e le delegazioni dell’UE nei paesi terzi.

2.   Contesto

2.1

Il commercio e gli investimenti sono settori estremamente importanti per l’Unione europea: come si afferma nella comunicazione, nell’UE oltre 30 milioni di posti di lavoro — vale a dire uno su sette - dipendono dalle esportazioni; il commercio è uno dei pochi strumenti a disposizione per rilanciare l’economia senza gravare sui bilanci pubblici; e il 90 % della crescita economica mondiale nei prossimi 15 anni dovrebbe registrarsi al di fuori dell’Europa.

2.2

La comunicazione Commercio per tutti offre una revisione della strategia commerciale dell’UE che giunge al momento opportuno, ad un anno dall’insediamento della Commissione europea in carica. È la terza comunicazione su questo tema specifico: la prima, intitolata Europa globale - Competere nel mondo - Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE  (5), era stata pubblicata nel 2006, quando i negoziati dell’OMC sull’Agenda di Doha per lo sviluppo erano di fatto entrati in una fase di stallo.

2.2.1

Questo nuovo documento mette l’accento sulla necessità di una maggiore efficienza degli scambi commerciali e degli investimenti realizzati dall’UE e di un’accresciuta trasparenza, come pure sull’importanza di promuovere i valori dell’Unione e sulla necessità di coordinare questi ambiti d’intervento con altre politiche europee fondamentali. La comunicazione promette che verrà riservata più attenzione alle piccole imprese, le quali devono in particolare affrontare maggiori ostacoli per accedere a nuovi mercati.

2.2.2

Insiste inoltre sulla necessità di concludere i negoziati in corso, e in particolare quelli sul TTIP e quelli (sugli investimenti) con il Giappone e la Cina (6) - con specifico riferimento, per quanto riguarda quest’ultimo processo negoziale, alla strategia cinese «One Belt, One Road» (ossia, il corridoio terrestre e quello marittimo che formano la «Nuova Via della Seta»). Sottolinea altresì che occorre ratificare l’accordo economico commerciale e globale (CETA) tra l’UE e il Canada.

2.2.3

Nella comunicazione la Commissione promette poi di dare maggiore rilievo alle relazioni commerciali con l’Asia nel suo complesso, con una rinnovata attenzione alla conclusione di un ALS interregionale con i paesi dell’ASEAN, ad accordi sugli investimenti con Hong Kong e Taiwan e all’invito a riprendere i negoziati tuttora in fase di stallo con l’India. Sono inoltre previsti ALS con l’Australia e la Nuova Zelanda, e vengono confermate le revisioni degli ALS in vigore con il Messico e il Cile.

2.3

La comunicazione illustra in che misura l’incremento del volume degli scambi e degli investimenti globali, che è stato notevole e costante negli ultimi decenni, si sia tradotto in maggiore benessere generale e in una crescita dell’occupazione nell’Unione europea, così come in altre parti del mondo.

2.3.1

Essa riconosce inoltre che i cambiamenti determinati dal commercio «possono […] avere effetti perturbanti temporanei per alcuni lavoratori e in determinate regioni, quando la nuova situazione concorrenziale risulta troppo intensa per alcune imprese», e sottolinea che «cambiamenti simili non sono […] di modesta entità per le persone direttamente coinvolte». Al riguardo il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) ha un ruolo importante da svolgere. Nel biennio 2013-2014 il FEG ha prestato assistenza ad oltre 27 600 lavoratori (7). I benefici derivanti dal commercio non sono mai equamente ripartiti, e, sebbene il saldo aggregato degli scambi commerciali sia positivo, in specifici settori ed aree geografiche e/o a livello individuale possono verificarsi anche effetti negativi.

2.3.2

La comunicazione in esame osserva inoltre che oggi i posti di lavoro che dipendono dalle esportazioni sono ben due terzi in più rispetto a 15 anni fa, e che si tratta di posti di lavoro «altamente qualificati e meglio retribuiti rispetto alla media» (8). E fa anche presente che «oltre 600 000 PMI, che danno lavoro a più di sei milioni di persone, realizzano esportazioni dirette di merci fuori dall’UE che rappresentano un terzo del totale delle esportazioni dell’UE» (9), precisando poi che «molte altre PMI esportano servizi» o sono fornitori di imprese di grandi dimensioni.

2.3.3

Dal 2000 ad oggi le esportazioni di merci europee sono quasi triplicate, con un incremento del loro valore pari a circa 1 500 miliardi di EUR, e l’UE ha mantenuto la propria «quota delle esportazioni mondiali di merci» (pari al 15 %) a fronte di un aumento della quota di esportazioni della Cina e di una corrispondente diminuzione delle quote delle esportazioni mondiali di Stati Uniti e Giappone. Il documento illustra anche le notevoli ricadute positive dell’accordo di libero scambio concluso dall’UE con la Corea del Sud, che ha fatto sì che la bilancia commerciale tra le due parti sia passata da un disavanzo all’attuale eccedenza.

2.3.4

La comunicazione sottolinea la crescente interdipendenza tra le importazioni e le esportazioni. Le importazioni di energia e materie prime rimangono vitali, ma, come si legge nella comunicazione, «altrettanto vale per le parti, i componenti e i beni strumentali come i macchinari. […] La quota delle importazioni rispetto alle esportazioni dell’UE è aumentata di oltre la metà rispetto al 1995» (10).

3.   I mutamenti che interessano oggi il commercio mondiale

3.1

La comunicazione Commercio per tutti insiste giustamente sulla necessità di preservare i principi fondamentali dell’UE e di servirsi degli accordi commerciali come leve per promuovere, in tutto il mondo, valori quali lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e sociali, il commercio equo ed etico e la lotta alla corruzione.

3.1.1

La pubblicazione della comunicazione interviene in un periodo in cui il commercio è interessato da cambiamenti di grande rilievo. Due importanti accordi internazionali conclusi di recente avranno profonde ripercussioni sulle strutture dei flussi del commercio mondiale: in primo luogo, nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) come parte integrante della propria Agenda 2030 in questo campo - anche se nella nuova comunicazione gli OSS vengono menzionati soltanto due volte.

3.1.2

Successivamente, nel dicembre scorso, ha registrato risultati molto positivi la Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC COP 21), che si è tenuta a Parigi.

3.2

Il commercio e gli investimenti avranno un ruolo fondamentale in futuro nel promuovere, perseguire in modo mirato e realizzare gli OSS, anche perché l’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) ritiene che, per raggiungere gli obiettivi prefissi, occorrerà reperire ogni anno un’ulteriore somma di 2,5 miliardi di USD, fondi provenienti in gran parte dal settore privato.

3.2.1

La dichiarazione ministeriale rilasciata al termine della 10a Conferenza ministeriale dell’OMC, svoltasi di recente a Nairobi, riconosce che il commercio internazionale può contribuire all’obiettivo di conseguire una crescita sostenibile, solida ed equilibrata per tutti (11), sottolineando quindi chiaramente sia che l’OMC ha un ruolo importante da svolgere per realizzare gli OSS sia che sarebbe ben più difficile toccare un simile traguardo in assenza di un meccanismo commerciale multilaterale efficiente.

3.2.2

Il contributo del commercio e degli investimenti per la mitigazione dei cambiamenti climatici avrà anch’esso la sua importanza, benché resti ancora da vedere in che modo gli effetti dell’accordo di Parigi si esplicheranno pienamente nel settore degli scambi commerciali. I progressi compiuti nell’ambito dei negoziati per la conclusione di un accordo plurilaterale sui beni ambientali (Environmental Goods Agreement — EGA) preludono ad un importante passo in avanti per integrare la questione dei cambiamenti climatici nella politica commerciale multilaterale; tuttavia, permane la necessità di un’ulteriore azione a livello multilaterale al fine di promuovere la coerenza e il sostegno reciproco tra commercio e ambiente.

3.3

Un altro mutamento di rilievo che ha influenzato il commercio e gli investimenti internazionali è stato il considerevole sviluppo di catene del valore globali e di catene di approvvigionamento globali, unitamente alla crescita esponenziale degli scambi digitali e del commercio elettronico (e-commerce).

3.3.1

Attualmente una quota elevata degli scambi commerciali riguarda prodotti e servizi intermedi, ossia componenti del prodotto finale. Un processo di produzione così frammentato può essere suddiviso in tutta una serie di paesi ed è soggetto a cambiamenti, ma i paesi in via di sviluppo puntano anche alla specializzazione in segmenti specifici di una catena del valore globale. Le catene di approvvigionamento globali coprono quelle parti delle catene del valore globali dedicate all’approvvigionamento, ma non quelle relative alla progettazione o alla produzione finale oppure ancora alla distribuzione di un bene o di un servizio.

3.3.2

La comunicazione Commercio per tutti analizza giustamente in modo approfondito il tema dei servizi e della loro crescita esponenziale in quanto componente essenziale degli scambi commerciali (sezione 2.1.1). Tuttavia, al di là della dimensione tradizionale del commercio di servizi, la comunicazione della Commissione dovrà monitorare con attenzione gli ulteriori sviluppi di tale crescita esponenziale e i loro effetti sugli scambi internazionali.

3.3.3

Il Comitato apprezza pertanto che la comunicazione in esame ponga l’accento sul fatto che la politica commerciale deve «affrontare una serie più ampia di questioni» (12) per consentire all’UE di mantenere la posizione che le spetta nelle catene del valore globali: tra questi temi vanno citati la promozione degli scambi di servizi, l’agevolazione del commercio digitale e la protezione dei consumatori e dei loro dati personali.

3.3.4

Il Comitato accoglie altresì con grande favore l’impegno della Commissione a rafforzare ulteriormente le sue strategie al fine di garantire una gestione responsabile delle catene di approvvigionamento globali, dato che considera una tale gestione «fondamentale per allineare la politica commerciale ai valori europei» (13). Il Comitato si compiace dei progressi già compiuti dalla Commissione in questo ambito, segnatamente con l’Iniziativa per i diritti dei lavoratori varata insieme con il Myanmar. Il controllo delle catene di approvvigionamento deve svolgere un ruolo cruciale nel conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla comunicazione Commercio per tutti in questo settore.

3.3.5

Una più chiara comprensione del funzionamento delle catene di approvvigionamento globali, e in particolare del loro impatto sull’economia e sul mercato del lavoro nei paesi terzi, giunge al momento opportuno al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, la crescita inclusiva, i diritti umani e soprattutto la creazione di posti di lavoro dignitosi. A questo proposito, il CESE richiama l’attenzione sulla relazione informativa da esso recentemente elaborata sul tema della «Responsabilità sociale delle imprese» (14). Ha inoltre in preparazione, in vista della Conferenza internazionale del lavoro di giugno, un altro parere sul tema «Lavoro dignitoso nelle catene di approvvigionamento a livello mondiale (Global Supply Chains - GSC)», con il quale contribuirà a promuovere un comportamento responsabile da parte delle imprese, che è una delle priorità della presidenza neerlandese.

3.4

Malgrado ciò, l’approccio multilaterale al commercio rimane una questione di fondamentale importanza: tale approccio è centrale nel commercio mondiale, e deve rimanere, secondo l’espressione utilizzata nella comunicazione, «il fulcro della politica commerciale dell’UE» (15). Tuttavia, il punto di partenza da cui muove l’azione dell’OMC è molto diverso da quello degli OSS o della COP 21. Sia gli OSS che gli obiettivi della COP 21 stabiliscono una serie di traguardi ben precisi da raggiungere, mentre l’OMC dispone soltanto di un meccanismo chiaro e definito. Come dimostrano gli accordi di portata limitata conclusi a Bali e a Nairobi, obiettivi comuni dell’OMC sono molto difficili da realizzare.

3.4.1

Il Comitato ribadisce il suo pieno sostegno al multilateralismo, non da ultimo alla luce della necessità di conseguire gli OSS e gli obiettivi della COP 21, oltre che dell’incremento delle catene del valore e di approvvigionamento globali, nonché dello sviluppo degli scambi digitali e del commercio elettronico.

3.5

La comunicazione in esame sottolinea molto opportunamente (16) il ruolo centrale dell’OMC nell’elaborazione e nell’applicazione delle norme che regolano il commercio mondiale, precisando che il corpus normativo dell’Organizzazione «è il fondamento del sistema commerciale mondiale» (17). L’OMC garantisce la compatibilità di regole e standard in tutto il mondo e, grazie anche al suo meccanismo di risoluzione delle controversie (18), svolge un’attività largamente apprezzata e alla quale si ricorre sempre più spesso. Vi è il rischio concreto che accordi di libero scambio «megaregionali» e altri importanti ALS bilaterali possano stabilire norme che potenzialmente si sovrappongano o siano persino confliggenti, cosa che, invece di chiarire le regole del commercio mondiale, non farebbe altro che complicarle. Ad esempio, il Comitato constata con preoccupazione che le disposizioni sulle norme di origine contenute nel recente accordo concluso tra l’UE e il Vietnam potrebbero risultare in contrasto con quelle sottoscritte dallo stesso Vietnam nel quadro dell’accordo di partenariato transpacifico (TPP).

3.6

Molte delle questioni che rientravano nell’Agenda di Doha per lo sviluppo dell’OMC possono essere affrontate soltanto a livello multilaterale, come viene riconosciuto fin dai tempi dell’Uruguay Round: tra queste figura qualsiasi efficace accordo globale sui livelli complessivi delle sovvenzioni agricole - un obiettivo fondamentale dell’Agenda di Doha. Occorre proseguire il lavoro per la ricerca di soluzioni multilaterali.

3.6.1

Gli ALS devono apportare un reale valore aggiunto. Essi permettono di tenere maggiormente conto non solo delle differenze regionali e nazionali, ma anche delle diverse sensibilità culturali. Gli ALS devono contribuire, in ultima analisi, a rafforzare il multilateralismo.

3.7

La comunicazione Commercio per tutti valuta i diversi modi possibili per dare nuovo slancio all’OMC e al sistema commerciale multilaterale. Il documento, oltre a sottolineare l’aspetto relativo alla regolamentazione, insiste a ragione sulla necessità di un approccio più mirato. È giusto richiamare l’attenzione sul crescente squilibrio dovuto alla crescita di una serie di economie in rapida espansione, nonché sulla necessità che queste economie emergenti contribuiscano in misura maggiore ad aiutare paesi con un maggiore ritardo di sviluppo.

3.8

Il Comitato esprime però preoccupazione poiché la comunicazione contiene due proposte che sembrano andare in una direzione diversa rispetto all’intenzione dichiarata della Commissione nel documento stesso. La prima proposta prevede che «un sottogruppo di membri dell’OMC possa progredire su una determinata questione» (l’approccio plurilaterale), come sta già avvenendo nel caso dei negoziati per un accordo sui beni ambientali (EGA) e di quelli sull’accordo proposto sugli scambi di servizi (Trade in Services Agreement - TiSA). Se un simile approccio diventasse la norma, tuttavia, molti paesi importanti potrebbero venire esclusi dal gioco, in particolare i paesi più poveri e in via di sviluppo, soprattutto quelli del continente africano. È necessario esercitare un’attenta vigilanza per assicurare la compatibilità tra gli approcci plurilaterali e il pieno multilateralismo.

3.8.1

L’altra proposta avanzata nella comunicazione suggerisce che un accordo come il TTIP dovrebbe essere aperto a nuove adesioni: se per tale proposta (benché sia stata formulata pensando a paesi come la Turchia o come la Norvegia e altri Stati membri del SEE) dovesse essere stabilito un collegamento con altri accordi molto rilevanti (ad esempio un accordo UE-Giappone o un accordo economico commerciale e globale - CETA), l’importanza stessa dell’OMC potrebbe essere messa in discussione, anche perché questo rappresenterebbe un ritorno al passato, quando erano predominanti gruppi come il «Quad» o il «G4».

4.   Considerazioni strategiche e lacune

4.1

Malgrado la comunicazione Commercio per tutti affronti una vasta gamma di questioni strategiche cruciali e di temi importanti nel settore del commercio, presenta però anche un certo numero di lacune od omissioni.

4.2

In primo luogo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) vengono citati solo due volte, quando invece il commercio e gli investimenti avranno un ruolo fondamentale per la realizzazione di tali obiettivi. Gli OSS sono ben più ambiziosi degli obiettivi di sviluppo del millennio e avranno delle ripercussioni su quasi tutti i paesi del mondo, non da ultimo perché interessano anche gli ambiti dell’energia e dei cambiamenti climatici.

4.2.1

In ogni caso, al punto 4.2 della comunicazione vengono menzionati parecchi elementi e impegni pertinenti nonché tutta una serie di questioni di grande rilievo, tra cui le valutazioni d’impatto sulla sostenibilità e le implicazioni dei nuovi accordi di libero scambio per i paesi meno sviluppati (PMS), ma è comunque assente il fondamentale collegamento con l’approccio complessivo dell’UE alla realizzazione degli OSS. Il CESE si rammarica che, nella comunicazione, la Commissione non riesca a dimostrare di aver elaborato un approccio pienamente coordinato.

4.3

È inoltre assente qualsiasi riferimento al rinnovo dell’accordo di partenariato ACP-UE («accordo di Cotonou»), come pure a quelle regioni del mondo, e in particolare dell’Africa, con le quali non sono ancora stati conclusi degli accordi di partenariato economico (APE). Un messaggio cruciale emerso dalla Conferenza ministeriale di Nairobi è quello che esiste una volontà ampiamente diffusa di rafforzare l’Unione africana, ma anche di adoperarsi per la creazione di una «Zona continentale di libero scambio» (Continental Free Trade Area - CFTA) per l’intera Africa (più di 50 paesi). L’UE è l’unico organismo in grado di promuovere tale aspirazione, a cui dovrebbe dare la priorità.

4.3.1

La notevole attenzione giustamente riservata dall’UE ai paesi ACP dovrà diventare una priorità ancora più urgente ora che i nuovi OSS cominciano ad essere attuati. Il Comitato apprezza l’impegno espresso dalla Commissione nella comunicazione a riesaminare la strategia comune dell’UE in materia di aiuti al commercio (Aid for Trade — AfT) «per rafforzare la capacità dei paesi in via di sviluppo di sfruttare le opportunità offerte dagli accordi commerciali», in linea con gli OSS, come pure l’affermazione che il commercio servirà anche a sostenere l’integrazione regionale.

4.3.2

Si richiama in proposito l’attenzione dell’UE sulla dichiarazione finale del 14o incontro degli ambienti economici e sociali ACP-UE, svoltosi a Yaoundé nel luglio 2015 (19), secondo cui è necessario fare ricorso a tutte le risorse finanziarie disponibili per realizzare gli OSS, nel quadro di una gestione di bilancio sana e trasparente e con il coinvolgimento del settore privato.

4.3.3

Questo approccio riflette le raccomandazioni contenute in altri due pareri adottati di recente dal Comitato. Nel primo (20) si mette l’accento sul fatto che aiuti efficaci per il commercio richiedono anche la partecipazione attiva dei soggetti economici e sociali alla definizione dei programmi, al monitoraggio della loro attuazione e alla valutazione dei loro risultati e del loro impatto. Sforzandosi di garantire che le relazioni con i paesi ACP tengano conto delle differenze tra questi ultimi, la Commissione dovrebbe ricercare una partecipazione ampia e fattiva di tali soggetti, comprese le parti sociali e la società civile in generale. Ci si deve pertanto rammaricare che l’APE concluso di recente con la Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Southern African Development Community — SADC) non contenga nessuna disposizione in tal senso.

4.3.3.1

Nel secondo parere (21), il CESE sottolinea che le organizzazioni imprenditoriali e quelle della società civile dei paesi in via di sviluppo necessitano di un sostegno per l’acquisizione di competenze e capacità utili per influire positivamente sull’ambiente lavorativo - un ambiente nel quale deve essere integrato il rispetto dei principi democratici generalmente riconosciuti, che agevoli la creazione e lo sviluppo delle imprese, accresca la trasparenza, limiti l’eccesso di adempimenti burocratici, freni una corruzione dilagante e infine, ma non meno importante, incoraggi gli investitori sia stranieri che locali.

4.4

In terzo luogo, nella comunicazione non vi è alcun riferimento alla necessità di garantirsi importazioni essenziali da paesi esportatori con i quali l’UE non prevede per il momento di concludere ALS, o, in alternativa, all’esigenza di ridurre la dipendenza energetica dell’UE. Un numero considerevole di posti di lavoro dipende anche da un’offerta sicura e regolare di energia e di materie prime fondamentali. Il Comitato ha già approfondito questo tema in un precedente parere, nel quale invoca un’efficace strategia globale e una chiara procedura di risposta da applicare in situazioni di emergenza o di crisi dovute all’improvvisa indisponibilità, per qualunque motivo, di un’importazione di vitale importanza (22).

4.4.1

Il CESE, da parte sua, ha rilevato con rammarico che, nella comunicazione della Commissione sul pacchetto sull’Unione dell’energia (23), la sezione sul «Rafforzamento del ruolo dell’Europa sui mercati mondiali dell’energia» risulta sorprendentemente poco incisiva. Secondo la suddetta comunicazione, l’Algeria e la Turchia apparterrebbero allo stesso gruppo di paesi produttori e di transito, scelta che il Comitato non ritiene opportuna; non vi è alcun riferimento ai principali corridoi energetici, né al partenariato strategico dell’UE con la Cina, in particolare in relazione alla cooperazione paritetica in materia di energia e trasporti.

4.4.2

L’accordo alla COP 21 di Parigi è stato raggiunto dopo la pubblicazione della comunicazione Commercio per tutti. Il sistema degli scambi internazionali dovrà tener conto sia degli obiettivi dell’accordo di Parigi sia degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nell’azione contro i cambiamenti climatici, inoltre, sarà necessario anche tener conto delle impronte di carbonio e degli incentivi per la biodiversità.

4.5

Per quanto riguarda gli investimenti - che rientrano tra le competenze dell’UE soltanto dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona - la comunicazione in esame propone di aggiornare gli ALS in vigore conclusi dall’UE inserendovi un apposito capitolo dedicato a questo tema, e suggerisce inoltre di avviare nuovi negoziati per concludere accordi autonomi sugli investimenti con Hong Kong e Taiwan.

4.5.1

Inoltre, il documento della Commissione punta a regolarizzare la protezione degli investimenti e l’arbitrato, in seguito alla controversia sorta intorno al meccanismo ISDS (risoluzione delle controversie investitore-Stato) e alle proposte avanzate successivamente nel quadro dei negoziati sul TTIP. Raccomanda poi di dare maggiore rilievo al fatto che negli ALS debba essere sancito il diritto degli Stati di regolamentare, unitamente ad iniziative volte a trasformare il sistema precedente in «un sistema giudiziario pubblico per gli investimenti, composto da un tribunale di primo grado e da una Corte d’appello che operano come i tribunali tradizionali» (24). Il sistema prevede un codice di condotta e giudici indipendenti che dispongano di rigorose qualifiche giuridiche e tecniche.

4.5.2

Il Comitato caldeggia lo svolgimento di un dibattito aperto e trasparente. È quindi da deplorare che queste proposte, che hanno suscitato la vasta opposizione di un ampio ventaglio di organizzazioni della società civile poiché non sono sostanzialmente diverse dal meccanismo ISDS che il CESE ha criticato (25) siano state ora inserite nell’ALS tra l’UE e il Vietnam e nell’accordo CETA riveduto senza una consultazione completa e adeguata.

4.6

Infine, una politica dell’UE ambiziosa nel campo del commercio e degli investimenti necessita di risorse adeguate, specifiche e sufficienti, sia per portare avanti più negoziati contemporaneamente, sia per garantire il monitoraggio e l’attuazione di accordi commerciali (e quindi destinare fondi sufficienti alle attività di monitoraggio della società civile) o difendere la causa della libertà degli scambi di fronte a un pubblico più vasto. L’assegnazione di risorse sufficienti laddove esse sono maggiormente necessarie deve costituire una considerazione fondamentale al momento di attuare le proposte della comunicazione Commercio per tutti, e includere anche una riflessione sul ruolo che svolgono le missioni e le delegazioni dell’UE nei paesi terzi.

5.   La sostenibilità e i valori dell’UE: due elementi essenziali per convincere gli europei

5.1

Se si vuole che l’approccio illustrato nella comunicazione Commercio per tutti abbia successo, sarà importante convincere gli europei dei vantaggi, ancora più significativi, offerti di per sé dagli scambi commerciali. Oggi il commercio e gli investimenti sono diventati argomenti di interesse generale, la cui importanza è riconosciuta da ampi settori della società civile, al punto che molti cittadini si interrogano su alcuni principi fondamentali: la tesi, sostenuta in passato dall’UE, secondo cui la liberalizzazione degli scambi comporta automaticamente dei vantaggi non è più accettata.

5.2

La comunicazione in esame dedica ampio spazio alle preoccupazioni emerse nel corso delle discussioni sul TTIP. Nel documento si dichiara fermamente che «la Commissione deve perseguire una politica che vada a beneficio di tutta la società e che promuova i principi e i valori europei e universali insieme agli interessi economici fondamentali, oltre a porre maggior enfasi sullo sviluppo sostenibile, sui diritti umani, sulla lotta all’evasione fiscale, sulla protezione dei consumatori e sul commercio responsabile ed equo» (26). Sarà inoltre importante prevedere disposizioni in materia di lotta alla frode fiscale e all’elusione fiscale. La Commissione si impegna inoltre a garantire che «nessun accordo commerciale dell’UE avrà come effetto una riduzione dei livelli di protezione sociale, ambientale, dei consumatori e del lavoro» (27). Dopo la COP 21 di Parigi, oggi tra queste preoccupazioni dovrebbe rientrare anche il tema del riscaldamento globale.

5.3

Il Comitato accoglie con grande favore questi impegni, che prendono come punto di partenza le basi poste nella comunicazione Europa globale — Competere nel mondo, nella quale la Commissione affermava che «siccome perseguiamo la giustizia sociale e la coesione all’interno dell’UE, dovremmo adoperarci anche per promuovere i nostri valori, compresi gli standard in materia sociale e ambientale e la diversità culturale, in tutto il mondo (28)».

5.3.1

L’accento che l’UE pone sullo sviluppo sostenibile deriva in parte dalla sua generale aspirazione a promuovere e rafforzare i suoi valori e principi comuni in materia di democrazia, Stato di diritto, diritti umani, trasparenza e prevedibilità. Questo approccio è incentrato sulla tutela dell’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici, la promozione del lavoro dignitoso, la salute e la sicurezza sul lavoro, e sull’ampio ventaglio di temi trattati sia dalle convenzioni fondamentali dell’OIL che dalle principali convenzioni multilaterali in materia di ambiente. Oggi è indispensabile che gli obiettivi di sviluppo sostenibile svolgano anch’essi un ruolo centrale.

5.3.2

Per quanto riguarda la maggior parte dei settori - ma non, in particolare, quelli dei prodotti tessili o delle ceramiche - le tariffe svolgono un ruolo secondario nei negoziati commerciali rispetto alle barriere non tariffarie ed alle norme - inclusa la cooperazione normativa. È l’impatto di quest’ultima a spingere a interrogarsi su chi potrebbero essere i reali vincitori. Come viene sottolineato dalla comunicazione, è essenziale pervenire ad una cooperazione normativa senza ridurre le tutele normative esistenti in settori fondamentali come la salute, la sicurezza, l’ambiente, le condizioni di lavoro e la protezione dei consumatori. Il capitolo relativo alle norme sanitarie e fitosanitarie dell’accordo CETA indica una possibile via da seguire. Occorre inoltre continuare a garantire il diritto di regolamentare, nonché evitare le disparità di trattamento.

5.4

Il Comitato accoglie con favore la volontà manifestata dalla Commissione, in linea con le posizioni espresse dal CESE, dal Parlamento europeo e dalla società civile in generale, di proteggere i servizi pubblici negli accordi di libero scambio, e ritiene che a tal fine il modo migliore sia quello di ricorrere a un elenco positivo, per quanto sia riguarda l’accesso al mercato che il trattamento nazionale.

5.5

Dato che il commercio è ormai diventato un tema più largamente dibattuto, non è più possibile dare per scontata la ratifica degli accordi commerciali da parte del Parlamento europeo - un’assemblea che oggi, rispetto al passato, dispone di maggiori poteri e rappresenta uno spettro ben più ampio di posizioni politiche. Pertanto il Comitato si aspetterebbe che nei negoziati commerciali la Commissione tenesse conto delle osservazioni formulate e delle preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo nelle sue risoluzioni, da ultimo quelle in merito al TTIP e al TiSA. Poiché è probabile che taluni accordi di libero scambio interessino competenze «miste», in questi casi sarà necessaria anche la ratifica da parte dei parlamenti nazionali. In tali casi la ratifica richiederà una procedura di piena assunzione di responsabilità, in linea con le disposizioni dettate dalle Costituzioni dei singoli Stati membri. È essenziale che la Commissione compia ulteriori passi, sia a livello di UE che di Stati membri, per ottenere l’approvazione per la conclusione di questi ALS.

5.6

I punti forti dell’UE in materia di commercio rimangono uno dei suoi aspetti vincenti, ma è pur sempre necessario ricordare costantemente i benefici che derivano dagli scambi e soprattutto dagli investimenti. Occorre un dibattito di livello elevato e fondato su informazioni attendibili, sia in ambito UE che nei singoli Stati membri, che coinvolga anche la società civile e che dia modo a tutti i soggetti interessati di esprimere il loro punto di vista.

5.6.1

Finora si è constatato che una gamma più ampia e attraente di prodotti importati, sostenuta dalla diminuzione dei costi grazie alla riduzione o all’abolizione delle tariffe, determina vantaggi facilmente identificabili per i consumatori, offrendo una scelta più vasta e una maggiore varietà. Restano per il momento irrisolte alcune questioni, come ad esempio quella della riduzione delle tariffe di roaming per le telecomunicazioni con i partner commerciali. Incentivare la spesa dei consumatori con ricadute positive nei mercati nazionali è essenziale per concretizzare i benefici in senso lato della liberalizzazione degli scambi commerciali nell’UE, in particolare attraverso una più forte crescita dell’economia e dell’occupazione.

5.7

Se è vero che la comunicazione in esame mette l’accento sull’importanza che il commercio riveste per l’UE in termini sia di crescita che di occupazione, altrettanto rilevante è il punto di vista dei consumatori, preoccupati di un eventuale abbassamento degli standard e della potenziale impronta ambientale determinati da certi accordi.

5.7.1

È necessario che i consumatori - i quali, come viene riconosciuto nella comunicazione (29), hanno tratto vantaggio dalla soppressione degli ostacoli al commercio - abbiano fiducia nel mercato globale. Per pervenire ad un tale risultato, la politica commerciale deve essere - ed essere percepita come - conforme ai principi dello sviluppo sostenibile, ivi compresa la sostenibilità economica a lungo termine. Le valutazioni d’impatto dovranno rispecchiare pienamente questi aspetti ed essere considerate un esercizio avente un impatto reale.

5.7.2

È essenziale che i consumatori - e più in generale la società civile nel suo insieme - siano al centro dell’elaborazione delle politiche. Il Comitato valuta molto positivamente la priorità che la comunicazione in esame attribuisce all’attuazione di una politica commerciale che apporti maggiori vantaggi ai consumatori e che sia più aperta e trasparente. Tuttavia, il CESE condivide le preoccupazioni espresse da altri interlocutori per il fatto che, in materia di politica commerciale, continuino a non essere previsti dei meccanismi che sanciscano il principio di precauzione e l’approccio basato sul rischio. Tutto ciò deve, a propria volta, formare parte integrante del cosiddetto «principio di innovazione» (30).

6.   Trasparenza e una partecipazione approfondita della società civile

6.1

La comunicazione Commercio per tutti sarà valutata sulla base della capacità o meno della Commissione di dimostrare che gli accordi commerciali non porteranno a un abbassamento degli standard in materia di ambiente o di lavoro, e neppure in altri ambiti. La Commissione dovrà altresì dimostrare di assumersi le proprie responsabilità nei negoziati sul commercio e gli investimenti, e può essere tenuta a render conto delle sue affermazioni circa i benefici universali che dovrebbero derivare da tali trattative.

6.1.1

Il solo modo per raggiungere questo obiettivo consiste nell’assicurare una partecipazione molto più approfondita della società civile sin dalle primissime fasi dei negoziati.

6.1.2

La necessità di un’interazione attiva con la società civile è un tema che viene affrontato nella comunicazione in esame, benché non venga approfondito come ci si sarebbe potuto aspettare. Nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, il CESE è in ottima posizione per contribuire a sviluppare tale interazione grazie ai suoi regolari contatti con la società civile sia dell’UE che dei paesi terzi. Tali contatti devono comportare anche la consultazione diretta delle parti sociali sulle possibili ripercussioni del commercio e degli investimenti sull’occupazione.

6.2

In seguito alle polemiche sollevate dai negoziati sul TTIP, la comunicazione in esame riconosce ora pienamente la necessità della trasparenza. Il Comitato apprezza l’impegno ad assicurare in tutti i negoziati lo stesso livello di trasparenza raggiunto per i negoziati sul TTIP. Chiede pertanto al Consiglio di pubblicare senza indugi il mandato e i testi negoziali dell’ALS UE-Giappone.

6.2.1

Il Comitato ritiene particolarmente importante lo svolgimento di sessioni informative per la società civile durante le singole tornate negoziali. Si è inoltre rivelato molto utile il gruppo consultivo ad hoc istituito per dare un contributo man mano che procedevano i negoziati sul TTIP; e il Comitato si rammarica di non essere stato formalmente invitato a partecipare in quanto istituzione ai lavori di tale gruppo ad hoc, e dichiara che occorrerà porvi rimedio per i futuri negoziati.

6.3

Tuttavia, lacune assai evidenti della comunicazione in esame sono l’assenza di un riferimento ai meccanismi di monitoraggio della società civile istituiti per esercitare un controllo sui capitoli relativi agli scambi e allo sviluppo sostenibile degli accordi commerciali in vigore conclusi dall’UE, come pure il fatto che il documento non menzioni neppure i modi per svilupparli e consolidarli ulteriormente. Il Comitato ritiene che i meccanismi di effettiva applicazione debbano valere anche per questi stessi capitoli sugli scambi e lo sviluppo sostenibile, e che ciò dovrebbe essere previsto già nella proposta della Commissione riguardante il TTIP.

6.3.1

L’assenza di questi riferimenti è senz’altro deludente. Nel suo parere in merito alla comunicazione del 2006 Europa globale - Competere nel mondo, il Comitato ha chiesto di inserire un capitolo sugli scambi e lo sviluppo sostenibile in ogni ALS concluso dopo la pubblicazione del parere, nonché di prevedere un ruolo attivo di controllo per la società civile (31).

6.3.2

A partire dall’accordo del 2010 con la Corea del Sud, l’UE ha concluso sette accordi commerciali nei quali figura un importante capitolo sugli scambi e lo sviluppo sostenibile. Da allora il Comitato ha chiesto di inserire un capitolo specifico sugli scambi e lo sviluppo sostenibile negli accordi di investimento autonomi (32).

6.3.3

Il Comitato ritiene che l’assenza constatata finora di una qualsiasi valutazione dettagliata di tali capitoli, del controllo della loro applicazione o del loro potenziale rafforzamento sia in contrasto con l’intenzione espressa dalla Commissione - e peraltro grandemente apprezzata dal CESE - di continuare a promuovere l’inserimento di capitoli ambiziosi e innovativi sugli scambi e lo sviluppo sostenibile nei futuri accordi dell’UE in materia di commercio e investimenti, unitamente alle disposizioni sostanziali delineate in tali capitoli.

6.3.4

Ciascuno dei suddetti accordi prevede vari tipi di meccanismi congiunti della società civile delle due parti contraenti finalizzati a monitorare l’attuazione del capitolo sugli scambi e lo sviluppo sostenibile. Oggi si è acquisita un’esperienza sufficiente e si sono tratti i necessari insegnamenti per servire da materia di riflessione e formulare proposte positive e ben precise per il futuro.

6.3.5

Questi meccanismi presentano notevoli potenzialità e possono dare risultati concreti sotto forma di ricadute positive del commercio e degli investimenti, laddove ciò sia opportuno. Importanti in quanto canale di dialogo e di cooperazione con la società civile dei paesi partner, per diventare pienamente operativi e avere un ruolo incisivo tali meccanismi richiedono tempo, lavoro e sviluppo di capacità, soprattutto nei casi in cui il modello di dialogo civile e sociale sia diverso da quello in uso nell’UE. I contatti allacciati dal CESE sono stati utili per l’istituzione dei gruppi consultivi nazionali (Domestic Advisory Groups — DAG).

6.4

A mano a mano che il numero di questi organismi aumenta, emergono anche reali difficoltà nel pervenire ad una rappresentanza equilibrata di ciascun gruppo al loro interno - situazione, questa, che è causa di gravi ritardi.

6.4.1

Altre questioni ricorrenti da affrontare sono, ad esempio:

le limitate capacità delle organizzazioni pertinenti: è necessaria una promozione più efficace di queste tematiche sia con i paesi partner che presso i soggetti della società civile,

la necessità di inserire negli accordi una disposizione sull’organizzazione di riunioni congiunte dei gruppi consultivi nazionali dell’UE e dei paesi partner, al fine di scambiare esperienze e di stabilire parametri di riferimento comuni per il monitoraggio,

un finanziamento adeguato per la partecipazione della società civile, che dovrebbe includere anche attività di più vasta portata, tra cui seminari o studi che contribuiscano al conseguimento di obiettivi in materia di commercio e di sviluppo sostenibile.

6.4.2

Il CESE raccomanda inoltre di ampliare il mandato dei gruppi consultivi nazionali in modo da estenderlo a tutte le questioni che interessano la società civile, tra cui in particolare la cooperazione normativa, i capitoli dedicati alle PMI o le disposizioni relative ai diritti umani.

Bruxelles, 28 aprile 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  COM(2015) 497 final.

(2)  GU C 383 del 17.11.2015, pag. 34.

(3)  Cfr. nota 1.

(4)  Better Framework for Innovation («Un quadro più efficace per l’innovazione»), pubblicazione a cura di BusinessEurope et al., giugno 2015.

(5)  COM(2006) 567 final.

(6)  Un’altra questione chiave, poi, è quella del riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato.

(7)  Comunicato stampa della Commissione europea, luglio 2015.

(8)  Cfr. nota 1.

(9)  Ibidem.

(10)  Ibidem.

(11)  Dichiarazione ministeriale di Nairobi WT/MIN(15)/DEC, punto 4 https://www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/mc10_e/mindecision_e.htm

(12)  Cfr. nota 1.

(13)  Ibidem.

(14)  Relazione informativa sul tema La responsabilità sociale delle imprese da utilizzare come leva negli accordi di partenariato dell’Unione europea (commercio, investimenti e cooperazione/sviluppo) (http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.rex-opinions.35349).

(15)  COM(2015) 497 final, punto 5.1.

(16)  Ibidem, punto 5.1.1.

(17)  Ibidem.

(18)  Oggi giunto a trattare il suo 500o caso.

(19)  Dichiarazione finale del 14o incontro degli ambienti economici e sociali ACP-UE conformemente al mandato dell’accordo di Cotonou.

(20)  GU C 383 del 17.11.2015, pag. 49.

(21)  GU C 67 del 6.3.2014, pag. 1.

(22)  GU C 67 del 6.3.2014, pag. 47.

(23)  COM(2015) 80 final.

(24)  Ibidem.

(25)  Parere del CESE, Tutela degli investitori e risoluzione delle controversie investitore-Stato negli accordi commerciali e di investimento dell’UE con i paesi terzi (GU C 332 dell’8.10.2015, pag. 45).

(26)  Cfr. nota 1.

(27)  Ibidem.

(28)  COM(2006) 567 final, punto 3.1, iii).

(29)  COM(2015) 497 final, punto 4.1.1.

(30)  Cfr. nota 5.

(31)  GU C 211 del 19.8.2008, pag. 82.

(32)  GU C 268 del 14.8.2015, pag. 19.