16.12.2014   

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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 451/91


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sul finanziamento a lungo termine dell'economia europea

[COM(2014) 168 final]

(2014/C 451/15)

Relatore:

M. SMYTH

Correlatore:

M. FARRUGIA

La Commissione europea, in data 14 marzo 2014, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito al:

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sul finanziamento a lungo termine dell'economia europea

COM(2014) 168 final.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 17 giugno 2014.

Alla sua 500a sessione plenaria, dei giorni 9 e 10 luglio 2014 (seduta del 9 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 139 voti favorevoli, 2 voti contrari e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene in generale la comunicazione della Commissione in esame, che fa seguito al Libro verde sul finanziamento a lungo termine dell'economia europea (1), giudicandola uno sviluppo positivo nel dibattito politico su come meglio soddisfare il fabbisogno di investimenti a lungo termine dell'Europa.

1.2

Il CESE riconosce che la Commissione deve operare nei limiti delle sue competenze e allo stesso tempo incoraggiare adeguati cambiamenti istituzionali e politici sia a livello globale che degli Stati membri. Questo aspetto è particolarmente importante nell'ambito dei regimi normativi nazionali e internazionali che influenzano gli orizzonti a più lungo termine delle decisioni di investimento. In molti Stati membri, ad esempio, i sistemi fiscali mostrano una preferenza per il finanziamento delle imprese tramite il debito, per cui le società sono incentivate a ricorrere al debito, piuttosto che alle quote di capitale proprio, per reperire fondi. Affinché il finanziamento a lungo termine delle imprese sia più diversificato e più stabile, bisogna incoraggiare gli Stati membri a promuovere un maggior uso degli investimenti in quote di capitale proprio, e la Commissione dovrebbe continuare a fare pressioni in questo senso.

1.3

Per la maggior parte, le proposte avanzate dalla Commissione nella comunicazione in esame sono valide e coerenti con l'obiettivo di promuovere un orizzonte d'investimento a più lunga scadenza, ma richiedono un certo tempo per essere attuate, mentre occorrono fin d'ora nuovi strumenti d'investimento a lungo termine (come i prestiti obbligazionari Europa 2020 per il finanziamento di progetti o «project bond»), e il CESE esorta la Commissione a procedere rapidamente verso l'attuazione.

1.4

Per promuovere un finanziamento a più lungo termine dell'economia è essenziale completare l'unione bancaria. La politica monetaria dovrebbe essere in linea con gli investimenti a lungo termine adottando tassi di interesse appropriati sia per gli investitori che per i risparmiatori. Il CESE apprezza l'impegno della Commissione a esaminare la frammentazione dei flussi transfrontalieri dei risparmi e a valutare altresì la fattibilità di un prodotto di risparmio su scala dell’UE.

1.5

Il Comitato ritiene che ora si presenti un'opportunità unica di articolare, sviluppare e attuare un quadro dell’UE per gli investimenti a lungo termine basato sul solido corpus di lavori analitici intrapresi, tra gli altri, dalla Commissione, dall'Istituto per la finanza internazionale e dal Gruppo dei trenta. Gli ostacoli da affrontare per rendere sostenibile il finanziamento a lungo termine dell'economia sono ben noti e vanno superati. Essi si incentrano su cinque sfide:

incentivare gli investitori ad adottare una prospettiva a più lungo termine nelle loro decisioni di investimento;

creare nuovi intermediari e nuovi strumenti in funzione degli investimenti a lungo termine;

sviluppare mercati del debito e dei capitali propri per ampliare la gamma degli strumenti di finanziamento;

garantire un flusso transfrontaliero di capitali ordinato e propizio agli investimenti a lungo termine;

sviluppare una migliore analisi sistemica nella definizione della futura politica normativa.

Il CESE ritiene che la comunicazione in esame consenta di fare passi avanti verso il raggiungimento di questi obiettivi ed esorta la Commissione a mantenere e accelerare questi progressi nelle prossime proposte sul finanziamento a lungo termine.

2.   Seguito del Libro verde sul finanziamento a lungo termine

2.1

La comunicazione in esame rappresenta una risposta meditata, da parte della Commissione, al processo di consultazione avviato con la pubblicazione, nel marzo 2013, del Libro verde sul finanziamento a lungo termine dell'economia europea — consultazione che ha fatto registrare una buona partecipazione (2). Essa presenta una serie di proposte e azioni intese ad affrontare gli ostacoli che impediscono una maggiore mobilitazione delle fonti private e pubbliche di finanziamento a lungo termine. La Commissione è dell'avviso che accanto alle banche, che continueranno a svolgere un importante ruolo nel fornire finanziamenti a più lungo termine, si dovranno incoraggiare anche fonti alternative non bancarie, come ad esempio i fondi pubblici, gli investitori istituzionali (compagnie di assicurazione e fondi pensione), i fondi di investimento tradizionali o alternativi, i fondi sovrani ecc., a fornire finanziamenti di questo tipo.

2.2

Le azioni proposte dalla Commissione puntano soprattutto a:

i)

mobilitare fonti private di finanziamento a lungo termine;

ii)

utilizzare meglio i finanziamenti pubblici;

iii)

sviluppare i mercati dei capitali;

iv)

migliorare l'accesso delle PMI al finanziamento;

v)

attirare i finanziamenti privati verso le infrastrutture;

vi)

migliorare l'ambiente complessivo per un finanziamento sostenibile.

La Commissione ha inoltre pubblicato una proposta di revisione della direttiva sugli enti pensionistici aziendali e professionali (3) per sostenere il futuro sviluppo delle pensioni aziendali e professionali, che nell'UE rappresentano un importante tipo di investitori istituzionali di lungo periodo, nonché una comunicazione sul crowdfunding  (4) (finanziamento collettivo), che riveste un ruolo crescente nel finanziamento delle PMI.

3.   Azioni proposte

3.1   Mobilitare fonti private di finanziamento a lungo termine

3.1.1

Vi è un'inevitabile tensione tra, da un lato, la necessità di imporre alle banche più forti requisiti patrimoniali e di liquidità per aumentare la loro resistenza agli shock e, dall'altro, la volontà di non sottoporle a restrizioni eccessive che le scoraggino dal fornire finanziamenti a lungo termine all'economia reale. Trovare il giusto equilibrio tra questi due importanti obiettivi di politica pubblica non sarà certo facile. La Commissione analizzerà se la regolamentazione dei requisiti patrimoniali sia appropriata in rapporto al finanziamento a lungo termine ed esaminerà in che misura le proposte relative al coefficiente di copertura della liquidità e al coefficiente netto di finanziamento stabile possano ostacolare il finanziamento a lungo termine da parte del settore bancario.

3.1.2

L'idea della Commissione è che una volta che le riforme del sistema bancario e l'unione bancaria saranno completate, la fiducia nel settore finanziario verrà ristabilita e la frammentazione finanziaria fortemente ridotta. In particolare, il recente pacchetto di proposte che prevede la riforma strutturale delle banche attraverso la separazione delle attività fondamentali di finanziamento dell'economia reale dalle più rischiose attività di negoziazione dovrebbe consentire alle banche di riprendere a svolgere il loro ruolo tradizionale (5). Nel suo parere sul pacchetto di misure di ristrutturazione il CESE esprime sostegno per le proposte della Commissione.

3.1.3

Gli aspetti forse più interessanti della comunicazione sono quelli che riguardano le regole che disciplinano gli investimenti a lungo termine delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione. All'inizio del 2016 entrerà in vigore la direttiva Solvibilità II modificata, che dovrebbe consentire alle imprese assicurative di investire in qualsiasi tipo di attività nel rispetto del principio di «diligenza del buon padre di famiglia». Ciò potrebbe contribuire allo sviluppo di mercati sostenibili degli strumenti cartolarizzati. Per quanto riguarda i fondi pensione, sono previste proposte per sviluppare, in collaborazione con l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), un quadro che porti alla creazione di un mercato unico delle pensioni personali in Europa, che dovrebbe consentire di mobilitare una maggior quantità di risparmi a lungo termine.

3.1.4

Per mobilitare più fondi privati per gli investimenti a lungo termine, il CESE raccomanda alla Commissione di intraprendere anche uno studio di fattibilità sull'utilizzo dei fondi sovrani accanto a fonti a lungo termine più convenzionali come i fondi pensione e i grandi assicuratori.

3.1.5

Nella sua risposta al Libro verde (6), il CESE ha raccomandato alla Commissione di esaminare l'introduzione di un conto di risparmio su scala europea per attingere ai risparmi a lungo termine. Ora la Commissione intraprenderà uno studio sugli impedimenti alla creazione di un tale meccanismo transfrontaliero di risparmio.

3.2   Utilizzare meglio i finanziamenti pubblici

3.2.1

Per quanto riguarda la questione di fare un uso più efficace dei finanziamenti pubblici per gli investimenti a lungo termine, la Commissione si impegna ad adottare misure che incoraggino una maggiore cooperazione tra le banche di promozione nazionali e regionali, la BEI/FEI e altre banche multilaterali di sviluppo, come ad esempio la BERS. La recente creazione della Strategic Banking Corporation of Ireland, joint venture tra il governo irlandese, la BEI e la banca KfW (7), che disporrà di circa 800 milioni di EURO da prestare alle PMI irlandesi, costituisce un buon esempio di questo approccio. La Commissione prevede inoltre una proposta analoga per migliorare il coordinamento e la cooperazione tra le agenzie nazionali di credito all'esportazione. Il CESE accoglie con favore queste proposte.

3.3   Sviluppare i mercati dei capitali

3.3.1

Molte delle proposte della Commissione affrontano la questione dell'insufficiente sviluppo dei mercati dei capitali in Europa. Nella comunicazione in esame si osserva che, nonostante il mercato delle obbligazioni societarie sia cresciuto negli ultimi anni, esso (come del resto i mercati azionari europei) rimane frammentato e poco interessante per le PMI e le società a media capitalizzazione in quanto fonte di finanziamenti a più lungo termine. Per rimediare a questa frammentazione, la Commissione si impegna ad effettuare uno studio per stabilire se sia necessario adottare ulteriori misure, al di là della direttiva MiFID 2 (8), per creare un mercato secondario vigoroso e liquido delle obbligazioni societarie. Si impegna inoltre a esaminare se i criteri previsti per gli OICVM (9) possano essere estesi ai titoli quotati nei mercati di crescita delle PMI.

3.3.2

Dall'inizio della crisi finanziaria il termine «cartolarizzazione» è stato automaticamente associato ai mutui ipotecari subprime negli USA e ai CDO (collateralised debt obligations) e CDP (credit default swap) da essi derivati. Il catastrofico crollo del mercato dei derivati non è stato causato dalla cartolarizzazione degli attivi stessi, bensì da una regolamentazione inadeguata, dall'incomprensione e dall'avidità sia dei compratori che dei venditori. Il ricorso alla cartolarizzazione ha ora riconquistato un solido posto nell'agenda politica. I requisiti di mantenimento del rischio esistono dal 2011 in tutta l'UE e gli obblighi di divulgazione delle informazioni per consentire agli investitori di capire meglio gli strumenti finanziari in cui investono sono stati rafforzati. A giudizio della Commissione, ora c'è spazio per la creazione di mercati della cartolarizzazione sostenibili, con un'adeguata differenziazione prudenziale dei diversi titoli garantiti da attività da contrattare. Pur essendo favorevole in linea di principio a un graduale ricorso alla cartolarizzazione, il CESE esorta a procedere con prudenza in modo da garantirne un'attuazione regolata.

3.3.3

La Commissione si impegna a cooperare con il Comitato di Basilea e con l’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari (International Organisation of Securities Commissions, IOSCO) per sviluppare e attuare norme internazionali in materia di conservazione del rischio, trasparenza e coerenza dei mercati della cartolarizzazione. Si impegna inoltre a rivedere entro la fine dell'anno il trattamento delle obbligazioni garantite di cui nel regolamento sui requisiti patrimoniali (CRR) in funzione della creazione di un mercato integrato delle obbligazioni garantite. Tale revisione dovrebbe a sua volta accelerare lo svolgimento di uno studio sull'introduzione di un quadro normativo dell'UE per le obbligazioni garantite.

3.3.4

Nella comunicazione viene esaminata anche la questione del collocamento privato e, poiché questo viene visto come un'alternativa realistica al prestito bancario e all'emissione pubblica di obbligazioni societarie, la Commissione si impegna ad analizzare le buone pratiche nei mercati del collocamento privato in Europa e altrove e a elaborare proposte per favorire la diffusione di questo strumento nell'UE.

3.4   Migliorare l'accesso delle PMI al finanziamento

3.4.1

La comunicazione accenna anche alla spinosa questione di come migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti a più lungo termine. Questo tema rientrava nel piano d'azione per le PMI pubblicato nel 2011 e da allora sono stati realizzati alcuni, limitati progressi su questo fronte. Il principale ostacolo per un maggiore accesso al mercato dei capitali viene individuato nella mancanza di informazioni adeguate, comparabili, affidabili e prontamente disponibili in merito al credito delle PMI. E uno dei motivi di queste carenze è il fatto che le fonti nazionali sono frammentate.

3.4.2

In un autorevole studio pubblicato recentemente (10), l'Istituto per la finanza internazionale (IIF) cita queste asimmetrie d'informazione come uno dei maggiori ostacoli al finanziamento delle PMI sia a breve che a lungo termine. Per ridurre questi ostacoli l'IIF propone una serie di misure: tra queste, un maggior ricorso ad archivi digitali con l'introduzione di informazioni standardizzate per i registri di imprese, gli uffici statistici, per la valutazione del merito di credito da parte delle banche e di altri prestatori. Questi archivi nazionali di dati sul rischio creditizio dovrebbero essere fusi con la European Data Warehouse per arrivare ad un registro europeo centrale del credito. L'IIF chiede che vengano stabiliti standard su scala europea per la raccolta e la comunicazione delle informazioni così da rendere possibili analisi incrociate tra società e paesi diversi. Delle informazioni di migliore qualità e più aggiornate sui risultati finanziari delle PMI dovrebbero consentire ai prestatori di valutare meglio il rischio e di determinarne più adeguatamente il prezzo. Le proposte dell'IFF vanno molto più in là di quelle della Commissione, e il CESE esorta la Commissione ad affrontare con urgenza questi problemi di informazione/riservatezza nazionale.

3.4.3

Il CESE ritiene che le agenzie di sviluppo regionale potrebbero svolgere una funzione utile nella valutazione del grado di rischiosità delle PMI. La maggior parte delle regioni dell'UE dispone di agenzie di questo tipo, alcune delle quali forniscono capitali propri e finanziamenti con capitale di debito alle PMI loro clienti. Spesso queste agenzie conoscono le PMI, i titolari/gestori e il personale dirigente meglio delle banche e il CESE raccomanda alla Commissione di studiarne l'eventuale ruolo nel quadro della valutazione del rischio a livello locale.

3.4.4

La Commissione si impegna anche a far ripartire il dialogo tra le banche e le PMI al fine di migliorare l'alfabetizzazione finanziaria di queste ultime, in particolare per quanto riguarda il feedback fornito dalle banche sulle richieste di prestito. Lo studio dell'IIF si spinge oltre e raccomanda di educare le PMI alle possibilità di finanziamento alternative a loro disposizione e ai vantaggi di partecipare a programmi di finanziamento alternativi. Il CESE condivide questo punto di vista.

3.5   Attirare i finanziamenti privati verso le infrastrutture

3.5.1

In termini di investimenti nelle infrastrutture, la Commissione individua nella scarsa coerenza dei dati disponibili sui risultati dei prestiti per le infrastrutture nei paesi UE un ostacolo ad una maggiore partecipazione del settore privato a questo tipo di investimenti. La riservatezza delle informazioni in questione e il fatto che fossero commercialmente delicate hanno spesso impedito alle banche e agli investitori in quote di capitale di diffonderle più ampiamente. La Commissione si impegna a valutare il potenziale per la creazione di un portale unico attraverso il quale mettere a disposizione, su base volontaria, le informazioni esistenti sui piani e progetti di investimenti infrastrutturali di comuni, regioni e autorità nazionali. Propone inoltre un approccio analogo per mettere a disposizione dati statistici esaurienti e standardizzati sui prestiti per le infrastrutture. Il CESE sostiene queste misure.

3.6   Migliorare le condizioni generali per un finanziamento sostenibile

3.6.1

Oltre alle azioni su temi specifici discusse sopra, la Commissione esamina il più vasto quadro per un finanziamento sostenibile in termini di governo societario, principi contabili, fiscalità e ambiente giuridico. Essa prenderà in considerazione la possibilità di presentare una proposta di revisione della direttiva sui diritti degli azionisti per allineare meglio gli interessi a lungo termine di investitori istituzionali, gestori di attività e imprese. Il CESE sostiene questa revisione della direttiva sui diritti degli azionisti allo scopo di incoraggiare un impegno a più lungo termine da parte di questi ultimi.

3.6.2

Valuterà inoltre le iniziative in materia di azionariato dei dipendenti (ESO) e di partecipazione finanziaria dei lavoratori (EFP) adottate negli Stati membri per individuare gli ostacoli all'attuazione transfrontaliera di questi regimi e proporre azioni per porvi rimedio. Si impegna altresì a considerare se l'applicazione del principio del giusto valore nell'IFRS 9 riveduto sia appropriata per quanto riguarda i modelli di investimento aziendale a lungo termine. Inoltre, nel corso dell'anno la Commissione lancerà una consultazione per esaminare se sia opportuno introdurre un principio contabile semplificato per il bilancio delle PMI quotate e se sia utile introdurre un quadro contabile a sé stante per le PMI non quotate.

3.6.3

Nella comunicazione si riconosce che i sistemi fiscali della maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea mostrano una preferenza per il finanziamento delle imprese tramite debito. Ciò ha per effetto di incentivare le imprese a ricorrere di più al debito che al capitale di rischio. La Commissione non ha competenze in quest'ambito e nella comunicazione essa si impegna unicamente a promuovere maggiori investimenti in quote di capitale tramite le raccomandazioni specifiche per paese previste nel processo del semestre europeo. Infine, la Commissione intraprenderà la revisione della recente raccomandazione sulla ristrutturazione precoce di imprese sostenibili e sul principio di dare agli imprenditori che falliscono una «seconda opportunità» nonché del diritto applicabile agli aspetti concernenti le terze parti nella cessione di crediti. Il Comitato non può che condividere queste proposte.

Bruxelles, 9 luglio 2014.

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  COM(2013) 150 final/1 e COM(2013) 150 final/2.

(2)  COM(2013) 150 final/1 e COM(2013) 150 final/2.

(3)  COM(2014) 167 final.

(4)  COM(2014) 172 final.

(5)  Tali proposte sono esaminate nel parere del CESE «Riforma della struttura delle banche UE» (non ancora pubblicato in GU).

(6)  GU C 327 del 12.11.2013, pag. 11.

(7)  Banca di sviluppo del governo tedesco.

(8)  Direttiva Mercati di strumenti finanziari.

(9)  Organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari, direttive 2001/107/CE e 2001/108/CE.

(10)  Restoring Financing and Growth to Europe's SMEs (Ripristinare i finanziamenti e la crescita delle PMI europee, 2013).