5.2.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 45/62


P7_TA(2013)0186

Relazione 2012 sui progressi compiuti dalla Serbia

Risoluzione del Parlamento europeo del 18 aprile 2013 sulla relazione 2012 sui progressi compiuti dalla Serbia (2012/2868(RSP))

(2016/C 045/10)

Il Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 2 marzo 2012,

visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) tra le Comunità europee e i loro Stati membri e la Repubblica di Serbia, che il Parlamento europeo ha approvato il 19 gennaio 2011 e che è in fase finale di ratifica da parte degli Stati membri, e l'accordo interinale sugli scambi e sulle questioni commerciali tra la Comunità europea e la Repubblica di Serbia, che è entrato in vigore il 1 o febbraio 2010, e il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ad alcune procedure di applicazione dell'accordo di stabilizzazione e di associazione CE/Serbia: procedure per l'applicazione dell'accordo e dell'accordo interinale,

vista la decisione 2008/213/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato europeo con la Serbia e che abroga la decisione 2006/56/CE (1),

viste le conclusioni del Consiglio Affari generali del 28 febbraio 2012 e le conclusioni del Consiglio europeo del 1o marzo 2012,

viste le conclusioni del Consiglio del 25 ottobre 2010 che invitano la Commissione a elaborare il suo parere sulla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea, le conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2011 e le conclusioni del Consiglio europeo del 9 dicembre 2011 che definiscono le condizioni per l'apertura dei negoziati di adesione con la Serbia, nonché le conclusioni del Consiglio dell'11 dicembre 2012 approvate dal Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2012,

visti il parere della Commissione del 12 ottobre 2011 sulla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea (SEC(2011)1208) e la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2011 dal titolo «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2011-2012» (COM(2011)0666),

vista la relazione 2012 della Commissione sui progressi compiuti dalla Serbia (SWD(2012)0333) del 10 ottobre 2012,

vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 10 ottobre 2012 sulla strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2012-2013 (COM(2012)0600),

visti la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (del 1999), il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010 sulla questione della conformità della dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo al diritto internazionale e la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 9 settembre 2010 che prende atto del contenuto del parere e plaude alla disponibilità dell'UE a favorire il dialogo tra Belgrado e Pristina (2),

vista la dichiarazione congiunta della 6a riunione interparlamentare UE-Serbia del 27 e 28 settembre 2012,

visti l'accordo di riammissione UE-Serbia dell'8 novembre 2007 (3) e il regolamento (CE) n. 1244/2009 del Consiglio, del 30 novembre 2009, che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001, che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (4),

vista la terza relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul controllo successivo alla liberalizzazione dei visti per i paesi dei Balcani occidentali in conformità con la dichiarazione della Commissione dell'8 novembre 2010, pubblicata il 28 agosto 2012 (COM(2012)0472),

vista la decisione 2011/361/PESC del Consiglio, del 20 dicembre 2010, relativa alla firma e alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica di Serbia che istituisce un quadro per la partecipazione della Repubblica di Serbia alle operazioni dell'Unione europea di gestione delle crisi (5),

vista la relazione finale del 19 settembre 2012 della missione di osservazione elettorale limitata OSCE/ODIHR che ha monitorato le elezioni parlamentari e presidenziali serbe del 6 e del 20 maggio 2012,

vista la relazione annuale del 1o agosto 2012 del Presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia presentata all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 15 ottobre 2012,

viste le sue precedenti risoluzioni,

visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che il Consiglio europeo del 1o marzo 2012 ha riconosciuto alla Serbia lo status di paese candidato all'UE, riconfermando la sua chiara prospettiva europea, in linea con gli impegni dell'UE nei confronti dell'intera regione dei Balcani occidentali;

B.

considerando che le conclusioni della Presidenza successive al Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 prevedevano l'impegno inequivocabile nei confronti di tutti gli Stati dei Balcani occidentali, relativo alla loro adesione all'Unione europea una volta soddisfatti i criteri prestabiliti; che tale impegno è stato ribadito nel rinnovato consenso sull'allargamento adottato dal Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 e nelle conclusioni del Consiglio del 25 ottobre 2010, nonché nella riunione ministeriale UE-Balcani occidentali del 2 giugno 2010;

C.

considerando che la Serbia ha adottato numerose misure volte a normalizzare le relazioni con il Kosovo e ha compiuto sforzi per soddisfare in misura sufficiente le condizioni e i criteri politici del processo di stabilizzazione e associazione;

D.

considerando che solo uno Stato membro dell'UE non ha ancora ratificato il Processo di stabilizzazione e associazione UE-Serbia;

E.

considerando che la Serbia, come ogni paese che aspiri a diventare membro dell'UE, deve essere giudicato in base ai suoi meriti nel soddisfare, attuare e rispettare la stessa serie di criteri;

F.

considerando che la Serbia è in condizione di diventare un attore importante per la garanzia della sicurezza e della stabilità nella regione e dovrebbe mantenere e rafforzare un approccio costruttivo alla cooperazione regionale e alle relazioni di buon vicinato, elementi chiave del processo di integrazione europea;

G.

considerando che le questioni bilaterali devono essere affrontate quanto prima nel processo di adesione, in uno spirito costruttivo e di buon vicinato e preferibilmente prima dell'apertura dei negoziati di adesione, tenendo conto degli interessi e dei valori globali dell'UE; considerando che tali questioni non dovrebbero rappresentare o essere utilizzato come un ostacolo nel processo di adesione;

H.

considerando che il nuovo governo serbo ha ribadito il proprio impegno a continuare a perseguire l'integrazione europea; che a tale proposito è necessario conseguire risultati concreti nell'adozione e nell'attuazione di riforme;

I.

considerando che l'UE ha posto lo Stato di diritto al centro della sua politica di allargamento;

1.

si compiace che il Consiglio abbia invitato la Commissione a presentare una relazione non appena la Serbia avrà raggiunto il necessario livello di conformità ai criteri di adesione e alle principali priorità, onde poter aprire senza ulteriori indugi il negoziato di adesione; è fermamente convinto che l'obiettivo di avviare i negoziati di adesione all'UE nel giugno 2013 sia conseguibile; esorta la Serbia a proseguire le riforme democratiche, sistemiche e socioeconomiche che gli consentiranno di assumere e onorare efficacemente gli obblighi derivanti dall'adesione;

2.

accoglie con favore lo svolgimento delle elezioni parlamentari e locali, nonché delle elezioni presidenziali anticipate tenutesi nel maggio 2012, caratterizzate secondo l'OSCE/ODIHR dal rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali; invita il governo ad accogliere le raccomandazioni contenute nella relazione finale dell'OSCE/ODIHR al fine di migliorare ulteriormente la trasparenza del processo elettorale;

3.

accoglie con favore l'impegno del nuovo governo a favore del protrarsi dell'integrazione all'Unione europea e sottolinea la necessità di effettuare riforme; incoraggia il nuovo governo a impegnarsi con vigore nell'adozione delle riforme, in particolare quelle essenziali concernenti il sistema giudiziario, la lotta alla corruzione, la libertà dei mezzi di comunicazione, la tutela di tutte le minoranze, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la riforma economica strutturale e il miglioramento del contesto economico;

4.

sottolinea che l'apertura dei negoziati di adesione con la Serbia sarà possibile a condizione che le principali priorità siano realizzate in modo soddisfacente e che i processi di riforma continuino, in particolare per quanto riguarda lo Stato di diritto; sottolinea che ciò dimostrerà sia l'impegno dell'UE nei confronti del processo di allargamento che la prospettiva UE dei paesi dei Balcani occidentali; si compiace dei progressi compiuti dalla Serbia nel rispetto dei criteri politici di Copenaghen, come ha riconosciuto la Commissione nella sua relazione 2012 sui progressi compiuti, e ricorda che l'ulteriore avanzamento del processo di integrazione europea dipende dalla prosecuzione del processo di riforma, in particolare garantendo la democrazia e il funzionamento delle istituzioni democratiche, la difesa dello Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la protezione paritaria e solerte di tutte le minoranze nell'intero paese, conformemente alle norme europee, il mantenimento di relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale, inclusa la risoluzione pacifica delle questioni bilaterali nonché un migliore funzionamento dell'economia di mercato;

5.

sottolinea che l'adesione della Serbia all'UE è di fondamentale importanza per la qualità dello sviluppo economico e sociale del paese;

6.

sottolinea l'importanza dell'accordo di stabilizzazione e associazione tra l'Unione europea e la Serbia (ASS) che definisce i diritti e gli obblighi reciproci delle due parti sino all'avvenuta adesione della Serbia all'UE; osserva che il bilancio della Serbia per quanto riguarda l'adempimento degli obblighi derivanti dall'ASA e dall'accordo interinale è positivo; esorta lo Stato membro che ancora non lo ha fatto a completare rapidamente il processo di ratifica dell'accordo di stabilizzazione e associazione al fine di consentirne al più presto l'entrata in vigore per potenziare le relazioni UE-Serbia e imprimere loro ulteriore slancio;

7.

si compiace dei progressi compiuti dalla Serbia nel rispetto dei criteri politici di Copenaghen, come ha riconosciuto la Commissione nella sua relazione 2012 sui progressi compiuti; ricorda che ulteriori progressi nel processo di integrazione europea dipendono direttamente dal perseguimento di un irreversibile processo di riforma e dal soddisfacimento delle condizioni fissate dal Consiglio; sottolinea che l'attuazione è fondamentale;

8.

constata con rammarico che il nono ciclo del dialogo ad alto livello politico Belgrado-Pristina è terminato senza un accordo globale sulla portata dei poteri della comunità delle municipalità serbe; invita entrambe le parti a continuare e a intensificare i colloqui per trovare quanto prima una soluzione reciprocamente accettabile e sostenibile a tutte le questioni rimaste in sospeso; sottolinea che la normalizzazione delle relazioni è nel massimo interesse della Serbia e del Kosovo e costituisce un passo fondamentale verso lo sblocco del processo di integrazione europea; chiede la piena attuazione degli accordi raggiunti finora da entrambe le parti; plaude agli incontri tra i primi ministri serbo e kosovaro, Ivica Dačić e Hashim Thaçi, quali tappe fondamentali per un'autentica riconciliazione tra serbi e kosovari e per la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi; si compiace del ruolo proattivo e della leadership dell'Alto Rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton nel facilitare il dialogo tra la Serbia e il Kosovo; attende di vedere progressi in altri settori, come quello delle telecomunicazioni e dell'energia, ed esorta entrambe le parti a impegnarsi attivamente per risolvere il problema delle persone scomparse; plaude alle disposizioni del governo serbo in merito all'attuazione dell'accordo sulla cooperazione regionale inclusiva, alla decisione di nominare un funzionario di collegamento rispettivamente nell'ufficio UE di Pristina e in quello di Belgrado, nonché alla firma dell'accordo IBM e alle prime fasi della sua attuazione; invita Belgrado a continuare a cooperare strettamente con EULEX nello settore dello Stato di diritto e ad intensificare gli sforzi comuni nella lotta contro la criminalità organizzata; incoraggia la Serbia a cooperare pienamente con la task force investigativa speciale EULEX e ad assisterla nel suo lavoro;

9.

evidenzia la necessità di assicurare il coinvolgimento dei parlamenti e della società civile della Serbia e del Kosovo nel processo di dialogo; sottolinea che gli esiti del dialogo devono essere comunicati ai cittadini in modo trasparente e coerente sia in Serbia che in Kosovo, al fine di rafforzare la credibilità del processo e il sostegno pubblico al medesimo; chiede che le comunicazioni congiunte e le consultazioni pubbliche su questioni che, se del caso, saranno discusse nel dialogo, nonché tutti gli accordi raggiunti, siano pubblicati non solo in inglese ma anche in serbo e albanese;

10.

ribadisce che le idee relative alla divisione in relazione al Kosovo o a qualsiasi altro paese dei Balcani occidentali sono contrarie allo spirito dell'integrazione europea; chiede lo smantellamento delle istituzioni parallele mantenute dallo Stato serbo nel nord del Kosovo, in particolare il ritiro dei servizi di sicurezza e degli organi giudiziari; sottolinea l'importanza di garantire lo sviluppo socioeconomico nella regione; ribadisce che il sostegno economico debba essere pienamente trasparente, in particolare il finanziamento di scuole e ospedali nel nord del Kosovo; sottolinea che le autorità sia della Serbia che del Kosovo devono continuare ad adoperarsi per garantire la protezione di tutte le minoranze e la loro inclusione nella società in generale;

11.

esprime compiacimento per la cooperazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY), grazie alla quale tutti gli indagati per crimini di guerra sono stati consegnati al Tribunale dell'Aia per il processo; raccomanda maggiore cooperazione con il Tribunale; condivide i ripetuti inviti da parte del procuratore capo del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia a condurre indagini approfondite e un'azione penale nei confronti delle persone coinvolte nelle reti di sostegno che hanno permesso ai latitanti di nascondersi per un periodo così lungo, in particolare all'interno dei servizi di sicurezza militari e civili; osserva che le azioni penali contro i crimini di guerra a livello nazionale hanno realizzato costanti progressi, ma richiama l'attenzione sulla necessità di dedicarsi con maggiore impegno al problema delle persone scomparse; invita inoltre le autorità a garantire la credibilità e la professionalità del programma di protezione dei testimoni e a dotare quest'ultimo di adeguate risorse onde consentire alla magistratura di portare avanti con efficacia i procedimenti sui crimini di guerra; richiama l'attenzione sul fatto che un certo numero di ex agenti di polizia abbia volontariamente rinunciato del programma di protezione dei testimoni a causa delle sue notevoli carenze;

12.

invita le autorità e i leader politici serbi ad astenersi da ogni dichiarazione o azione che mini l'autorevolezza e l'integrità del Tribunale e invita la Serbia a tener fede alla sua promessa e a rimanere coerentemente impegnata nei confronti della cooperazione e della riconciliazione regionale nei Balcani occidentali, malgrado il disappunto indotto nella pubblica opinione serba dalle recenti assoluzioni nelle cause Gotovina, Markac e Haradinaj; accoglie con favore la firma del protocollo di cooperazione tra la Serbia e la Bosnia-Erzegovina nel contesto delle azioni penali contro i responsabili di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidi;

13.

sottolinea che le autorità devono compiere maggiori sforzi al fine di ottenere giustizia per i sopravvissuti alle violenze sessuali commesse durante i conflitti armati in Serbia e altrove nei Balcani occidentali;

14.

accoglie con favore l'impegno del governo nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, come punti fondamentali per il processo di integrazione all'UE della Serbia; sottolinea l'importanza di potenziare istituzioni indipendenti nel quadro della lotta alla corruzione, in particolare l'agenzia anticorruzione e il procuratore anticorruzione, e di migliorare il coordinamento tra le agenzie; invita le autorità a finalizzare la Strategia nazionale anticorruzione 2012-2016 e il corrispondente piano d'azione e a garantire che l'Agenzia anticorruzione svolga un ruolo importante nella loro attuazione come organismo indipendente; sottolinea che la volontà politica è fondamentale per la creazione di un solido registro dei processi e delle condanne per i reati connessi a casi di corruzione ad alto livello, tra cui 24 controverse privatizzazioni, ed auspica che il ruolo speciale e proattivo del primo vicepremier in questo settore consenta di ottenere risultati;

15.

constata che la Serbia sta sviluppando una nuova strategia di riforma della giustizia e sostiene gli sforzi volti a definire un nuovo sistema giudiziario al fine di migliorare l'efficienza e l'indipendenza dell'intero sistema della giustizia; accoglie con favore l'impegno del governo a colmare le lacune presenti nella riforma del sistema giudiziario, in particolare garantendo che il quadro normativo non lasci spazio a indebite ingerenze politiche, affrontando le questioni del potere del Parlamento di nominare giudici e pubblici ministeri e la partecipazione diretta dei funzionari politici ai lavori del Consiglio giudiziario e dei Consigli procure di Stato; sottolinea l'importanza di adottare criteri di valutazione chiari e trasparenti per i giudici e i pubblici ministeri nominati, criteri in grado di garantirne l'indipendenza e la professionalità; sottolinea inoltre la necessità di attuare provvedimenti conformi alle raccomandazioni della commissione di Venezia per affrontare il crescente arretrato dei processi; rileva che il Ministro della giustizia ha ancora la responsabilità per le spese in conto capitale e che questo potrebbe ulteriormente limitare l'indipendenza del potere giudiziario; invita il governo a privilegiare l'aspetto qualitativo delle riforme, rispetto a quello della rapidità, avvalendosi delle competenze tecniche disponibili all'estero; sottolinea altresì la necessità di assicurare ai giudici e ai procuratori una formazione professionale iniziale e continua, a seguito delle importanti modifiche alla legge;

16.

ribadisce la necessità di assicurare ai procuratori e alla polizia una formazione professionale completa e continua, ai fini dello svolgimento di indagini complesse, in particolare di natura finanziaria; sottolinea che la chiave della lotta contro la corruzione sistemica consiste nel recidere i legami tra i partiti politici, interessi privati e imprese pubbliche; richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di rendere il finanziamento dei partiti trasparente e di allinearlo alle normative dell'Unione europea; invita le autorità a dare piena attuazione alla legge sul finanziamento dei partiti; afferma che il principio della presunzione d'innocenza non deve essere mai messo a repentaglio nell'ambito della lotta alla corruzione; sottolinea che le segnalazioni di irregolarità sono essenziali per l'individuazione della corruzione; invita pertanto il governo ad adottare e attuare norme sulla protezione degli informatori e a incoraggiare attivamente le persone a denunciare la corruzione a tutti i livelli; ricorda che sia le autorità sia i media hanno la responsabilità di informare in maniera credibile i cittadini riguardo alle indagini in corso sui casi di corruzione, poiché si tratta di una condizione necessaria per la riuscita e la professionalità delle operazioni della magistratura e della polizia;

17.

chiede maggiore impegno politico nei confronti della riforma della pubblica amministrazione, in particolare per quanto concerne il completamento del quadro legislativo e il suo pieno allineamento agli standard internazionali;

18.

prende atto degli sforzi effettuati dal nuovo governo per affrontare i timori espressi dal Parlamento europeo per quanto riguarda la richiesta di immediata revisione dell'articolo 359 del codice penale ma esprime preoccupazione per il fatto che le stesse disposizioni siano state inserite all'articolo 234 del medesimo codice; sottolinea che le disposizioni del nuovo articolo 234 del codice penale non devono essere applicate né a proprietari di imprese private, siano esse nazionali o estere, né a persone che occupano posti di responsabilità in imprese estere al di fuori della Serbia; e invita le autorità a porre fine a tutti i procedimenti penali contro tali persone; ritiene che tale approccio dovrebbe essere applicato caso per caso anche alla riclassificazione; è dell'avviso che i casi di beni ingiustamente congelati dovrebbero essere risolti quanto prima possibile in quanto aggravano la situazione dell'economia serba;

19.

esprime preoccupazione per l'incertezza giuridica e politica quanto all'autonomia della Vojvodina e per le crescenti tensioni politiche tra le autorità centrali e provinciali a seguito dell'intenzione dell'Assemblea della Vojvodina di emettere una dichiarazione sull'autonomia della provincia; esorta il governo serbo a ripristinare lo status quo ante e a rinunciare a misure centralistiche e ad avviare negoziati immediati con il governo della Provincia autonoma, al fine di trovare soluzioni che rispettino i principi dello Stato di diritto e della sussidiarietà; ricorda alle parti che secondo la Costituzione la legge sul finanziamento della Provincia autonoma avrebbe dovuto essere adottata entro la fine del 2008; incoraggia pertanto il governo a elaborare tale legge e a presentarla al parlamento senza ulteriori indugi, poiché essa è indispensabile per il funzionamento della democrazia e lo Stato di diritto in Serbia;

20.

chiede nuovamente un riesame dei casi di congelamento ingiustificato dei beni, di aumento inappropriato e di applicazione retroattiva delle tasse imposte ai soggetti e alle loro società private; invita il ministero della giustizia e la corte costituzionale ad porre immediatamente un termine all'applicazione selettiva della «legge sul prelievo fiscale una tantum per gli utili supplementari e le proprietà supplementari acquisiti traendo vantaggio da benefici particolari», nonché tutte le disposizioni delle altre leggi in materia fiscale che consentono di imporre sanzioni inaccettabilmente elevate che conducono al fallimento, prima della definitiva nei contenziosi fiscali; invita le autorità serbe a prevedere un risarcimento equo per le persone fisiche e le società interessate;

21.

esprime preoccupazione per alcune iniziative legislative contraddittorie, quali le modifiche alla legge sulla Banca nazionale dell'agosto 2012 che hanno minato l'indipendenza e l'autonomia di tale istituzione dinanzi all'indebita influenza del governo; sottolinea che i criteri politici di Copenaghen comprendono l'indipendenza delle istituzioni statali; plaude alle successive modifiche alla revisione della suddetta legge adottate nel novembre 2012, in linea con le raccomandazioni della Commissione e volte ad assicurare una maggiore continuità della Banca nazionale e a ridurre l'impatto di ogni cambiamento di governo sul governatore;

22.

ribadisce l'invito alle autorità a proseguire gli sforzi volti a eliminare il retaggio degli ex servizi segreti comunisti, quale passo verso la democratizzazione della Serbia; ricorda l'importanza di un'ulteriore riforma del settore della sicurezza, intesa ad aumentare la vigilanza e il controllo parlamentare sui servizi di sicurezza nonché ad aprire al pubblico gli archivi nazionali, in particolare i documenti dell'ex servizio segreto, l'UDBA; incoraggia le autorità a facilitare l'accesso agli archivi relativi alle repubbliche dell'ex Jugoslava e a restituirli ai rispettivi governi, se questi lo richiedono;

23.

esprime compiacimento per il graduale potenziamento del controllo civile dei servizi di sicurezza; rileva, tuttavia, che il quadro legislativo complessivo non è coerente e deve essere maggiormente allineato alle normative europee; è preoccupato per la tendenza verso una maggiore sorveglianza non autorizzata; invita le autorità ad adottare una legislazione completa e moderna allo scopo di definire con chiarezza il meccanismo del controllo civile dei servizi di sicurezza, sia civili che militari; osserva che l'attuale ambiguità del quadro giuridico che definisce l'autorità dei servizi di sicurezza lascia spazio a un'indebita ingerenza politica e compromette gli sforzi complessivi tesi a istituire un vero Stato di diritto nel paese;

24.

è preoccupato per le reiterate denunce riguardanti la brutalità e gli abusi d'ufficio della polizia, in particolare nelle città di Kragujevac, Vranje e Leskovac; ricorda che l'indipendenza e la professionalità delle istituzioni statali sono parte dei criteri di Copenaghen; invita a tale proposito le autorità ad adottare ogni provvedimento necessario per ripristinare la fiducia dei cittadini nella polizia e a perseguire tutti i responsabili dei presunti incidenti;

25.

sottolinea la necessità di sviluppare la supervisione indipendente e la capacità di individuazione precoce degli illeciti e dei conflitti di interesse nei settori degli appalti pubblici, della gestione delle imprese pubbliche, delle procedure di privatizzazione e della spesa pubblica, al momento particolarmente vulnerabili alla corruzione; esprime preoccupazione per le carenze procedurali riscontrate nell'istituzione della commissione per la tutela dei diritti degli offerenti; sottolinea la necessità di esigere i massimi livelli di integrità dagli organismi di regolamentazione indipendenti che si occupano di appalti pubblici, dal momento che questo ambito è indicato come una delle maggiori fonti di corruzione nel paese;

26.

si compiace degli sforzi profusi dalla Serbia per contrastare le partite concordate nello sport e del fatto che questa pratica sia stata sanzionata mediante una modifica al codice penale;

27.

prende atto con soddisfazione del buon funzionamento dello strumento di assistenza preadesione (IPA) in Serbia; sottolinea l'importanza dei fondi di assistenza preadesione (IPA) stanziati nel dicembre 2012 dalla Commissione europea al fine di sostenere gli sforzi della Serbia volti ad attuare la sua agenda UE per le riforme; pone in evidenza che tali finanziamenti devono essere utilizzati per accrescere l'efficienza del sistema giudiziario, per sviluppare le capacità di asilo e per combattere la criminalità organizzata, comprese la tratta degli esseri umani e la corruzione; incoraggia sia il governo che l'UE a semplificare le procedure amministrative per i finanziamenti IPA, con l'obiettivo di renderli più accessibili ai beneficiari minori e non centralizzati; sottolinea la necessità di mantenere un adeguato livello di sostegno di preadesione nella prossima revisione del quadro finanziario dell'UE;

28.

raccomanda di modificare la legge in materia di restituzione per rimuovere tutti gli ostacoli procedurali e giuridici alla restituzione in natura;

29.

osserva che nella regione dilagano la corruzione e la criminalità organizzata e chiede la creazione di una strategia regionale e una cooperazione rafforzata tra tutti i paesi per affrontare in modo più efficace queste gravi questioni;

30.

ritiene che un tempestivo avvio dei negoziati di adesione sarebbe utile, per i capitoli 23 e 24, alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e al consolidamento dello Stato di diritto; incoraggia a tale proposito le autorità a produrre risultati concreti nel campo della giustizia e progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata e a costruire una credibilità comprovata dai fatti per quanto riguarda i casi di corruzione ad alto livello;

31.

ricorda che mezzi di comunicazione forti, professionali e indipendenti costituiscono un elemento essenziale di un sistema democratico; invita le autorità ad accelerare l'attuazione della strategia per i media adottata nel mese di ottobre 2011 e i relativi piani d'azione; è profondamente preoccupato per le continue violenze e minacce contro i giornalisti, in particolare quelli che svolgono inchieste sulla corruzione e la criminalità organizzata; sottolinea l'estrema importanza di risolvere i casi di giornalisti uccisi negli anni '90 e 2000 a dimostrazione dell'impegno del nuovo governo a garantire lo Stato di diritto e la libertà dei mezzi d'informazione; è preoccupato per i tentativi di controllo e di ingerenza nel settore dei media e invita le autorità a garantirne l'indipendenza da pressioni politiche al fine di predisporre per i giornalisti un ambiente sicuro in cui svolgere il proprio lavoro efficacemente e senza ricorrere all'autocensura; sottolinea la necessità di adottare misure contro la concentrazione della proprietà dei media e la loro mancanza di trasparenza e di garantire pari accesso al mercato della pubblicità, sinora dominato da un numero esiguo di attori economici e politici, compreso l'impiego dei fondi pubblici per pubblicità e promozioni; invita i giornalisti a rispettare il codice etico; osserva che il livello di accesso a Internet è tuttora modesto, riconosce l'importanza di Internet per la libertà dei media e sollecita le autorità a ottimizzare i loro sforzi in questo ambito; rileva che durante la campagna elettorale i servizi giornalistici nei mezzi d'informazione hanno mostrato l'assenza dei necessari elementi di analisi, il che dimostra la necessità di chiarire la questione della proprietà dei media; si compiace del fatto che la strategia rispetti i diritti costituzionali dei mezzi d'informazione nelle lingue minoritarie e sottolinea che il diritto alla gestione della radio e della televisione pubblica regionale deve applicarsi anche nella Vojvodina;

32.

si compiace del ruolo svolto dagli organismi di regolamentazione indipendenti per migliorare l'efficienza e la trasparenza delle istituzioni del paese; esorta le autorità a lavorare per la definizione di norme che assicurino il livello più alto possibile di coerenza del sistema giuridico e l'attuazione equilibrata di tutte le disposizioni di legge; elogia, in particolare, il lavoro svolto dal difensore civico e dal commissario responsabile per le informazioni di importanza pubblica e la protezione dei dati personali; esorta le autorità a fornire all'ente statale per la revisione dei conti, alla commissione per la tutela della concorrenza, all'ufficio appalti pubblici e alla commissione per la tutela dei diritti degli offerenti adeguate risorse finanziarie, amministrative e operative finalizzate allo svolgimento delle loro funzioni; invita le autorità a dare seguito alle conclusioni del consiglio anticorruzione, che sono state determinanti per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla corruzione ad alto livello; esorta le autorità a dare seguito con maggior vigore alle raccomandazioni degli organismi di regolamentazione indipendenti e a garantire l'indipendenza e la laicità dell'agenzia statale per la telediffusione; ribadisce che gli organismi di regolamentazione indipendenti sono essenziali per il successo della lotta alla corruzione sistemica e sono una componente centrale del meccanismo di controlli e contrappesi finalizzato a un'efficace vigilanza sul governo;

33.

sottolinea l'importanza della lotta contro tutte le forme di discriminazione ai danni di gruppi vulnerabili, in particolare le minoranze, i rom, le donne, le persone LGBT e le persone con disabilità; invita le autorità ad agire rapidamente per allineare la legislazione antidiscriminazione all'acquis, in particolare per quanto riguarda le deroghe concesse a istituzioni religiose, l'obbligo di prevedere soluzioni ragionevoli per i dipendenti disabili, la definizione di discriminazione indiretta e il ruolo delle ONG nei procedimenti giudiziari; osserva con rammarico che non è stato creato un registro dei processi e delle condanne definitive per i reati connessi alla discriminazione; invita i leader politici a impegnarsi attivamente in campagne di promozione della tolleranza, soprattutto per quanto riguarda i rom, le donne, le persone con disabilità e la popolazione LGBT; plaude alle azioni positive intraprese dal difensore civico e dal commissario per le pari opportunità per promuovere tali valori nella società serba;

34.

riconosce le donne quali importanti agenti di cambiamento nella società serba; prende atto del miglioramento della rappresentanza delle donne nel Parlamento serbo dopo le elezioni del 2012; si compiace del fatto che 84 seggi parlamentari su 250 siano stati assegnati a donne; incoraggia tuttavia le autorità serbe a compiere ulteriori sforzi per garantire la parità di rappresentanza; sottolinea che le donne subiscono ancora discriminazioni sul mercato del lavoro e in altri settori della società, oltre a non essere ancora pienamente rappresentate nella vita politica del paese, segnatamente nelle cariche di governo; è preoccupato per il fatto che, sebbene esistano organi sia legislativi che attuativi per quanto riguarda la lotta antidiscriminazione e l'uguaglianza di genere, non siano stati registrati progressi nell'ambito delle pari opportunità tra donne e uomini; constata che l'attuazione efficace della legislazione esistente e l'ulteriore rafforzamento della capacità amministrativa rimangono grandi sfide e sollecita le autorità serbe a intensificare i loro sforzi a tal fine;

35.

accoglie con favore la firma apposta dalla Serbia alla convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; sottolinea l'importanza di un'attuazione rapida e di un'adeguata applicazione della convenzione, dato che la violenza contro le donne permane motivo di preoccupazione;

36.

invita le autorità a concentrarsi sulle politiche per ridurre la disoccupazione e la povertà tra le persone con disabilità e la discriminazione nei loro confronti;

37.

esprime preoccupazione per la minaccia allo Stato di diritto e alla pubblica sicurezza costituita dalla presenza in Serbia di violenti gruppi di teppisti, soprattutto dopo che il governo ha dichiarato la propria incapacità di controllarli quando ha annullato il Gay Pride di Belgrado nell'ottobre 2012; invita il governo serbo a intraprendere immediatamente un'azione concertata attraverso tutte le pertinenti istituzioni governative e di sicurezza per garantire che questi gruppi cessino di costituire una minaccia e che qualsiasi forma di violenza o attività criminale perpetrata da membri di tali gruppi sia perseguita;

38.

incoraggia le autorità serbe a garantire la sicurezza dei difensori dei diritti umani delle donne (WHRD); è preoccupato per il fatto che l'incitamento all'odio, le minacce e le aggressioni fisiche, anche nei confronti degli attivisti per i diritti delle persone LGBT e degli attivisti che affermano l'importanza di fare i conti con il passato, siano ancora una realtà nel 2012;

39.

sottolinea l'importanza di punire sistematicamente l'incitamento all'odio e la necessità che tale pratica sia condannata dal governo se adottata da funzionari pubblici;

40.

condanna la decisione del governo di vietare la parata del Gay Pride di Belgrado che avrebbe dovuto aver luogo il 6 ottobre 2012; invita le autorità serbe a elaborare e attuare un piano d'azione volto ad accrescere la conoscenza e la comprensione dei diritti delle persone LGBT, a combattere l'omofobia e a migliorare la sicurezza, al fine di garantire il libero svolgimento in condizioni di sicurezza e la riuscita di un Gay Pride o di altre iniziative simili nel 2013 e negli anni seguenti; invita le autorità a rafforzare il proprio impegno a favore della libertà di riunione, in particolare bandendo di fatto le organizzazioni di estrema destra e le organizzazioni informali di tifosi di sport che sono strettamente collegate alla criminalità organizzata; accoglie con favore, a tale riguardo, la giurisprudenza della Corte costituzionale che vieta questi due tipi di organizzazioni;

41.

si compiace del fatto che sia stato posto in essere il quadro legislativo in materia di minoranze nazionali, etniche e culturali in Serbia; sottolinea, tuttavia, che sono necessari maggiori sforzi per garantirne l'efficace attuazione in tutta la Serbia; invita le autorità ad affrontare carenze note, in particolare per quanto riguarda l'equa rappresentanza delle minoranze nella pubblica amministrazione, nel sistema giudiziario e nelle forze di polizia; insiste sulla necessità di misure più coerenti e tempestive per garantire l'accesso illimitato a un'istruzione di qualità nelle lingue minoritarie a livello statale e provinciale, dal momento che ciò è necessario per preservare l'identità etnica e culturale e in particolare per fornire tutti i libri di testo necessari e altri materiali didattici; invita le autorità a garantire che ai consigli delle minoranze siano messe a disposizione tutte le sovvenzioni di bilancio necessarie; invita la Commissione a continuare a seguire da vicino gli sforzi della Serbia in questo ambito;

42.

constata con rammarico che il consiglio repubblicano per le minoranze nazionali non è attivo dal 2009; invita le autorità a facilitare in buona fede la formazione del consiglio nazionale bosniaco, nonché l'integrazione delle due comunità islamiche nel paese; richiama l'attenzione sul fatto che il Sangiaccato e la Serbia meridionale e sud-orientale, ove vive un numero significativo di minoranze, sono regioni economicamente meno sviluppate, che richiedono ulteriori sforzi da parte delle autorità per combattere la disoccupazione e l'esclusione sociale; ribadisce l'importanza di attuare il protocollo sulle minoranze nazionali firmato dai governi rumeno e serbo a Bruxelles il 1o marzo 2012; invita le autorità serbe a migliorare la situazione di tutte le minoranze, comprese quelle rom, bosniache, albanesi e bulgare, che sono colpite dalla crisi economica in modo sproporzionato, e ad assicurare un'applicazione coerente del quadro giuridico in materia di protezione delle minoranze in tutta la Serbia, in particolare nei settori dell'istruzione, della lingua e dei diritti culturali; deplora i recenti incidenti in Voivodina, tra cui gli attacchi contro le minoranze etniche; invita pertanto le autorità, in particolare le forze della legge e dell'ordine, a condurre indagini approfondite sui casi in questione;

43.

rileva che il censimento 2011 è stato pubblicato solo con notevole ritardo e inoltre che il conteggio è stato ampiamente boicottato dalla popolazione di lingua albanese della Serbia meridionale, e invita le autorità serbe, in particolare a livello locale, ad astenersi dall'utilizzare il succitato boicottaggio come pretesto per discriminare la popolazione di lingua albanese;

44.

sottolinea la necessità di migliorare la posizione della popolazione rom; riconosce che sono stati realizzati alcuni progressi, come ad esempio l'incremento ottenuto nel tasso di iscrizione dei bambini rom nel sistema scolastico, nonché le misure adottate per aumentare la loro inclusione sociale, come il sostegno alla registrazione delle persone «legalmente invisibili»; sottolinea, tuttavia, che sono necessari sforzi più concentrati e mirati per migliorare la situazione socio-economica dei rom, tra l'altro mediante il quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei rom; esprime preoccupazione per il persistere dei fenomeni di grave discriminazione, esclusione sociale, sgomberi forzati e alto tasso di disoccupazione, che colpiscono in particolare le donne rom; rileva inoltre la necessità di armonizzare completamente la legge contro la discriminazione con la politica dell'UE;

45.

plaude alle importanti azioni intraprese per dar vita a un sistema scolastico inclusivo, sfociate in un notevole incremento della percentuale di bambini rom iscritti alla scuola primaria, tanto che oggi due bambini rom su tre terminano la scuola primaria, mentre alcuni anni fa vi riusciva solo uno su quattro; resta preoccupato per la percentuale persistentemente bassa di bambini rom che frequentano la scuola secondaria e per il fatto che il 70 % dei bambini rom non frequenta per niente la scuola; invita il governo serbo a garantire che a tutti i bambini e giovani rom siano date le stesse opportunità o una seconda possibilità di tornare a scuola; sottolinea che la parità di accesso a un'istruzione di qualità per l'infanzia è di particolare importanza per i bambini provenienti da ambienti indigenti ed è fondamentale per rompere il ciclo intergenerazionale di povertà ed esclusione sociale; rileva con preoccupazione che i bambini piccoli sono colpiti in modo eccessivo dalla crisi economica, il che si riflette nel drammatico aumento tra il 2008 e il 2010 della percentuale di bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta; ricorda che la povertà nell'infanzia è intimamente e immancabilmente associata a uno stato di salute più precario, a un ridotto sviluppo cognitivo, a un rendimento scolastico inferiore alla norma e a rischi sociali, il che comporta costi maggiori per i sistemi di tutela giuridica e sociale; invita il governo serbo ad agire per combattere la povertà infantile e l'esclusione sociale;

46.

ribadisce il suo invito alle autorità serbe ad avviare ulteriori iniziative per la cooperazione transfrontaliera con gli Stati membri dell'UE vicini, ossia la Bulgaria, l'Ungheria e la Romania, anche nel quadro della strategia dell'Unione per la regione del Danubio, al fine di facilitare lo sviluppo economico, tra l'altro, delle regioni di confine e delle aree popolate da minoranze; sottolinea a tale proposito l'importanza di aprire un terminale per gli autocarri commerciali e le merci al valico di frontiera presso Ribarci-Oltomantsi;

47.

plaude ai progressi compiuti in materia di riforme del sistema di assistenza all'infanzia e alla continua applicazione della legge sulla protezione sociale del 2011; esprime preoccupazione per il crescente numero di bambini che necessitano di assistenza e, in particolare, per la lenta diminuzione del numero di bambini con disabilità negli istituti e di bambini rom nelle scuole speciali; esprime inoltre preoccupazione per l'aumento della violenza giovanile e della violenza contro i minori e chiede alle autorità di assicurare la piena protezione dei diritti dei minori vulnerabili, tra cui i bambini rom, i bambini di strada e i bambini in condizioni di povertà;

48.

ribadisce l'importanza fondamentale della cooperazione regionale per il buon esito del processo di integrazione europea da parte dei paesi dei Balcani occidentali, nella misura in cui tale cooperazione dimostra la volontà e la capacità degli Stati richiedenti l'adesione di ottemperare agli obblighi che incombono a uno Stato membro dell'UE e di partecipare in modo costruttivo all'ulteriore sviluppo dell'integrazione europea in seno alle istituzioni dell'UE; accoglie con favore il lavoro svolto sulla riconciliazione e ritiene che la Serbia dovrebbe continuare a svolgere un ruolo attivo e costruttivo nella regione e continuare a ricercare modi per riconoscere la sofferenza e rispettare il diritto alla verità e alla giustizia di tutte le vittime di crimini di guerra, compreso il sostegno alla creazione della RECOM; ricorda che un'autentica riconciliazione tra nazioni e popoli, la risoluzione pacifica dei conflitti e l'instaurazione di relazioni di buon vicinato tra i paesi europei sono essenziali per una pace e una stabilità sostenibili e contribuiscono sostanzialmente a un reale processo d'integrazione europea; incoraggia le autorità serbe a collaborare strettamente con i paesi dell'ex Iugoslavia alla risoluzione di tutti i problemi di successione legale ancora in sospeso;

49.

deplora vivamente le dichiarazioni del Presidente Nikolić del luglio 2012 in cui nega il genocidio di Srebrenica, e lo esorta a riconsiderare la sua posizione e la sua retorica al fine di rendere possibile una riconciliazione autentica e duratura; ribadisce che non deve essere negato nessun crimine di guerra e nessuna violazione dei diritti umani perpetrati durante i conflitti degli anni '90 nell'ex Iugoslavia e che questi comprendono il genocidio di Srebrenica, riconosciuto come tale nelle conclusioni e nelle sentenze del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia e della Corte internazionale di giustizia;;

50.

ribadisce il suo solido appoggio alla liberalizzazione dei visti per i paesi dei Balcani occidentali; invita la Serbia e gli Stati membri dell'UE più colpiti ad affrontare insieme la questione dei falsi richiedenti asilo; chiede loro di impegnarsi al massimo per attuare in modo rigoroso tutti i necessari criteri e misure per l'esenzione dall'obbligo di visto nei paesi Schengen, ricordando che tale liberalizzazione rappresenta il risultato più visibile e concreto del processo d'integrazione europea nella regione; sottolinea che la sospensione del regime di esenzione dal visto rappresenterebbe un notevole passo indietro nel processo di adesione dei paesi dei Balcani occidentali che ne beneficiano; osserva che la Serbia deve impegnarsi ulteriormente con le autorità degli Stati membri dell'UE riguardo alla questione dei falsi richiedenti asilo, anche attraverso l'adozione e l'attuazione di riforme tese a migliorare la situazione delle minoranze i cui membri hanno in molti casi abusato del regime di esenzione dal visto e delle politiche di asilo di alcuni Stati membri; invita gli Stati membri più colpiti dall'afflusso di falsi richiedenti asilo ad adottare idonei meccanismi per affrontare tali casi, soprattutto classificando i paesi dei Balcani occidentali come «paesi d'origine sicura»; invita altresì gli Stati membri a sostenere la Serbia nella sua lotta contro la criminalità organizzata in relazione alla tratta di falsi richiedenti asilo; osserva inoltre che la Serbia è sempre più spesso un paese di destinazione di richiedenti asilo e che necessita quindi di un sistema più efficace per la gestione delle domande di asilo; sottolinea che è necessario informare debitamente i cittadini sui limiti del regime di esenzione dall'obbligo di visto per evitare qualsiasi tipo di abuso della libertà di circolazione e della politica di liberalizzazione dei visti; osserva che questa liberalizzazione rappresenta uno dei maggiori risultati ottenuti dal paese nei suoi recenti progressi verso l'UE e che qualsiasi sospensione avrebbe sicuramente ripercussioni negative sotto il profilo sociale, economico e politico;

51.

sottolinea il ruolo centrale svolto dalle organizzazioni attive e indipendenti della società civile e dal parlamento serbo per il rafforzamento e il consolidamento dei processi politici democratici nel paese; sottolinea l'importanza del dialogo con le organizzazioni della società civile e pone l'accento sul ruolo fondamentale degli attori della società civile nel contribuire alla promozione del dialogo e al rafforzamento della cooperazione regionale;

52.

accoglie con favore una più stretta collaborazione del governo con le ONG, ma chiede una più ampia consultazione di queste ultime nel processo decisionale, tra cui la definizione delle politiche e della legislazione e il monitoraggio delle attività delle autorità; invita il governo serbo a dialogare con le organizzazioni della società civile, gli attori non statali e le parti sociali in tutte le fasi del processo di adesione e a fornire le informazioni necessarie nel paese come prova del suo impegno nei confronti del principio di inclusione della società civile nella definizione delle politiche, in quanto ciò sarebbe essenziale per garantire un processo responsabile e trasparente;

53.

si congratula con il governo serbo per il proseguimento del programma di distruzione delle armi; osserva che il buon esito di tale programma costituisce un fattore importante per il superamento del retaggio di violenza che la società serba ha ereditato dalla belligeranza degli anni '90;

54.

accoglie con favore la visita ufficiale del Primo ministro Ivica Dačić in Bosnia-Erzegovina e il sostegno ufficiale all'integrità territoriale e alla sovranità di tale paese; ritiene che le relazioni dirette della Serbia con le autorità della Repubblica Srpska debbano essere in linea con questo sostegno dichiarato e non debbano compromettere l'integrità, la sovranità, le competenze e l'efficace funzionamento delle istituzioni dello Stato della Bosnia-Erzegovina; invita inoltre le autorità serbe a sostenere attivamente tutte le modifiche costituzionali necessarie affinché le istituzioni a livello statale della Bosnia-Erzegovina siano in grado di portare avanti riforme ambiziose nell'ambito del processo di integrazione europea;

55.

plaude all'idea di avviare negoziati per la firma di un trattato sulle relazioni di buon vicinato con la Bulgaria, auspicando che ciò possa dare origine a sviluppi più positivi nel contesto regionale;

56.

incoraggia i leader politici della Croazia e della Serbia a compiere sforzi per migliorare le loro relazioni reciproche; sostiene, a tale proposito, ogni iniziativa che conduca al rafforzamento della cooperazione e alla riconciliazione tra tali paesi; sottolinea l'importanza delle relazioni di buon vicinato nel quadro del processo di integrazione europea ed esorta le autorità di entrambi i paesi a compiere ulteriori sforzi per risolvere il problema delle persone scomparse; invita entrambi i governi a risolvere le questioni ancora in sospeso inerenti alle frontiere e a sostenere attivamente il ritorno dei profughi;

57.

plaude ai progressi delle relazioni tra il Montenegro e la Serbia; chiede un maggiore coordinamento tra i rispettivi governi sulle riforme connesse all'UE, in particolare al momento di affrontare le sfide comuni concernenti lo Stato di diritto; incoraggia entrambi i governi a intensificare gli sforzi per trovare una soluzione alle questioni ancora in sospeso inerenti alle frontiere;

58.

accoglie con favore l'accordo raggiunto tra la Serbia e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia sulla libera circolazione dei cittadini in aggiunta agli accordi già firmati dalla Serbia; prende atto e si compiace dell'offerta del presidente Nikolić di mediare una soluzione all'annosa controversia tra le chiese ortodosse dei due paesi, nel pieno rispetto del principio della separazione tra Stato e Chiesa; chiede a entrambi i governi di aprire più posti di controllo onde favorire l'attraversamento rapido delle frontiere da parte della popolazione locale nelle regioni di frontiera;

59.

plaude ai progressi compiuti in relazione al processo di Sarajevo e alla partecipazione attiva della Serbia in tal senso; si compiace dell'esito della conferenza internazionale dei donatori tenutasi a Sarajevo nell'aprile 2012, in cui la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, il Montenegro e la Serbia hanno concordato un programma di alloggi regionale comune; sostiene fermamente questo programma e incoraggia la cooperazione tra i paesi volta a individuare soluzioni per i profughi e gli sfollati nella regione; invita tutte le parti ad attuare il programma senza indebiti ritardi;

60.

esorta la Serbia a rispettare l'integrità territoriale del Kosovo e a risolvere tutte le questioni bilaterali attraverso il dialogo con Pristina, all'insegna dello spirito europeo di buon vicinato e di comprensione reciproca;

61.

prende atto delle ardue sfide da affrontare in materia di politica economica; sottolinea la necessità di migliorare il contesto delle attività economiche in risposta all'elevata disoccupazione e alla ripresa dell'inflazione; osserva che nuove misure di austerità non possono essere efficaci da sole ma devono essere accompagnate da una politica per la crescita;

62.

incoraggia la Serbia a prestare maggiore attenzione all'ulteriore miglioramento del contesto delle attività economiche, in particolare per quanto riguarda le procedure di privatizzazione e gli appalti pubblici;

63.

si compiace per la presentazione del piano d'azione per le energie rinnovabili, che mira a indicare misure concrete attraverso le quali la Serbia auspica di realizzare l'impegno assunto nel quadro del trattato che istituisce la Comunità dell'energia, ossia di ricavare il 27 % del consumo complessivo di energia da fonti rinnovabili entro il 2020;

64.

ribadisce l'importanza della riconciliazione storica rispetto alle atrocità del 1941-1948 e sottolinea l'importanza dell'impegno assunto sia dal Presidente ungherese che da quello serbo di rendere il dovuto omaggio;

65.

considera il biennio di attività della commissione mista di storici serbi e ungheresi una tappa positiva del processo di reciproca comprensione e riconciliazione rispetto ai traumi storici, ed esorta le autorità a prendere in considerazione la possibilità di estendere il modello a tutti i vicini della Serbia;

66.

accoglie con favore l'accordo raggiunto tra i ministri degli affari esteri della Serbia e della Croazia sulla formazione di una commissione mista paritetica che affronterà le questioni in sospeso tra i due paesi, comprese le accuse di genocidio che i due paesi si addebitano reciprocamente; considera questo un importante passo avanti per l'intera regione sulla via dell'integrazione unionale; invita il Consiglio, a questo proposito, ad intensificare e a rafforzare i progetti transfrontalieri congiunti, finanziati dall'Unione europea, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di relazioni di buon vicinato e di rafforzare la cooperazione regionale;

67.

invita il governo serbo, che assumerà la presidenza della Comunità dell'energia nel gennaio 2013, a intraprendere tutte le iniziative necessarie per allineare la strategia energetica adottata dal Consiglio ministeriale della Comunità dell'energia a Budva il 18 ottobre 2012 con le norme ambientali e gli obiettivi climatici dell'Unione europea, garantendo al tempo stesso che tutte le parti interessate, comprese le organizzazioni della società civile, siano coinvolte nel processo di consultazione;

68.

chiede alla Commissione di estendere la tabella di marcia per l'energia 2050 ai paesi della Comunità dell'energia, in quanto tali paesi, come l'UE, si stanno adoperando per realizzare un mercato interno pienamente integrato per il gas e l'elettricità e stanno applicando l'acquis dell'UE in materia di energia;

69.

chiede la promozione di politiche economiche atte a garantire una crescita economica sostenibile, la tutela dell'ambiente e la creazione di posti di lavoro; chiede ulteriori sforzi al fine di agevolare il funzionamento delle piccole e medie imprese, quale strumento per incrementare i redditi e ridurre gli attuali tassi elevati di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, nonché migliorare l'accesso ai finanziamenti; ricorda che l'esistenza di monopoli statali e privati ostacola gravemente la transizione verso un'economia aperta di mercato e invita il governo ad adottare misure per abolirli;

70.

richiama l'attenzione sul notevole aumento del debito pubblico e sull'alto tasso di disoccupazione; esorta il governo a procedere con misure volte a ridurre il deficit di bilancio e a elaborare una strategia per l'occupazione che si concentri sulle categorie sociali più colpite e sui giovani;

71.

sottolinea che la crisi finanziaria globale ha avuto ripercussioni negative sulla società e in particolare sui gruppi vulnerabili; invita pertanto le autorità a compiere ogni sforzo per ridurre al minimo gli effetti nefasti — povertà, disoccupazione, esclusione sociale — ma anche per affrontarne ed eliminarne le cause di fondo;

72.

sottolinea che la Serbia ha ratificato le principali convenzioni sui diritti del lavoro dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nonché la Carta sociale europea riveduta; richiama l'attenzione sul fatto che i diritti lavorativi e sindacali permangono limitati, nonostante le garanzie costituzionali, e invita la Serbia a rafforzarli maggiormente; è preoccupato per la persistente debolezza del dialogo sociale e per il carattere irregolare della consultazione delle parti sociali; chiede l'adozione di ulteriori misure volte a rafforzare il Consiglio economico e sociale affinché questo possa partecipare attivamente al potenziamento del dialogo sociale e assumere un ruolo consultivo più attivo nella legiferazione;

73.

rileva con rammarico l'assenza di progressi sul fronte dei diritti lavorativi e sindacali; invita le autorità a procedere rapidamente alla creazione di condizioni idonee a un vero e proprio dialogo sociale che finora non ha avuto luogo, a semplificare le procedure di registrazione delle organizzazioni sindacali e a promuovere il riconoscimento di quelle già registrate; richiama l'attenzione sulle lacune della legge sul lavoro, che non è stata allineata all'acquis, nonché sulla legge in materia di sciopero, che non rispetta le norme dell'UE e dell'organizzazione internazionale del lavoro (OIL); rileva inoltre che il favoritismo e il nepotismo rimangono problemi significativi in Serbia; sottolinea l'importanza dell'applicazione di criteri di merito in sede di assunzioni e promozioni, in particolare nel settore pubblico, ed evidenzia che il licenziamento dei dipendenti per ragioni di opinione o affiliazione politica è inaccettabile;

74.

si compiace del lavoro svolto sinora dall'agenzia per la restituzione; invita le autorità a fare in modo che l'agenzia sia dotata di tutte le risorse amministrative e finanziarie necessarie a consentirle di svolgere il proprio lavoro in maniera indipendente; raccomanda la restituzione in natura ogniqualvolta sia ritenuta possibile; sottolinea la necessità di affrontare il problema dell'acquisizione sistemica di proprietà pubbliche da parte di interessi privati predisponendo un elenco completo delle proprietà pubbliche e statali e allineando la legge in materia di terreni e costruzioni alle norme europee; richiama l'attenzione sul fatto che i terreni urbani sono stati particolarmente soggetti ad acquisizione tramite procedure giuridiche inadeguate nonché oggetto di attenzioni a fini di riciclaggio da parte della criminalità organizzata e di interessi privati;

75.

accoglie con favore l'adozione del nuovo regolamento sul progetto «Capitale europea della cultura» che consente la partecipazione dei paesi candidati all'UE nel periodo 2020-2030; sostiene l'iniziativa delle autorità municipali di Belgrado di lanciare la campagna «Belgrado capitale europea della cultura 2020» e incoraggia progetti affini per avvicinare culturalmente Belgrado e la Serbia all'UE, segnatamente per quanto attiene alla coesistenza interetnica, alla comprensione multiculturale e al dialogo interreligioso;

76.

sottolinea l'importanza di sviluppare i trasporti pubblici, soprattutto modernizzando i collegamenti ferroviari o creandone di nuovi nel quadro di un sistema di trasporti sostenibile; deplora il fatto che siano stati realizzati pochi progressi sia in questo campo che in quello del trasporto combinato;

77.

esorta le autorità serbe, in particolare, a semplificare e accelerare le procedure amministrative per quanto riguarda il rilascio di permessi di costruzione, la concessione di licenze e l'attivazione di connessioni di rete nell'ambito di progetti incentrati sulle energie rinnovabili;

78.

osserva che sono necessari notevoli sforzi in campo ambientale e in particolare nei settori della gestione delle acque, della protezione della natura e della qualità dell'aria; sottolinea che nessun progresso sostanziale può essere realizzato senza un adeguato rafforzamento della capacità amministrativa e invita il governo serbo ad adottare i provvedimenti necessari a tal fine;

79.

deplora la decisione del governo serbo di aumentare il livello massimo consentito di aflatossine nel latte da 0,05 a 0,5 microgrammi per chilogrammo, al fine di far fronte alla recente crisi del latte; esorta le autorità serbe ad affrontare, a tempo debito, le cause che hanno determinato questo aumento del livello di aflatossine nel latte e successivamente ad abbassare il livello massimo consentito in linea con gli standard dell'UE;

80.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché al governo e al parlamento della Serbia.


(1)  GU L 80 del 19.3.2008, pag. 46.

(2)  A/RES/64/298.

(3)  GU L 334 del 19.12.2007, pag. 46.

(4)  GU L 336 del 18.12.2009, pag. 1.

(5)  GU L 163 del 23.6.2011, pag. 1.