29.1.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 36/150


P7_TA(2013)0102

Il caso di Arafat Jaradat e la situazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane

Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013 sul caso di Arafat Jaradat e sulla situazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane (2013/2563(RSP))

(2016/C 036/25)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quelle del 4 settembre 2008 sulla situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane (1) e del 5 luglio 2012 sulla politica dell'UE in Cisgiordania e a Gerusalemme Est (2),

vista la dichiarazione resa il 16 febbraio 2013 dal portavoce dell'alto rappresentante dell'UE, Catherine Ashton, sulle condizioni dei palestinesi partecipanti allo sciopero della fame in Israele,

vista la dichiarazione locale dell'UE resa l'8 maggio 2012 sui detenuti palestinesi partecipanti allo sciopero della fame,

visto l'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra, (accordo di associazione UE-Israele), in particolare l'articolo 2 concernente i diritti umani,

vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

vista la quarta Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra,

visto il Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici del 1966,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna, adottata nel 1979,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia del 1989,

viste le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite sul conflitto in Medio Oriente,

viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, del 19 febbraio 2013, in cui esprime preoccupazione per le condizioni dei detenuti palestinesi partecipanti allo sciopero della fame in Israele, dell'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, Navi Pillay, del 13 febbraio 2013, sui detenuti palestinesi, e del relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, Richard Falk, del 27 febbraio 2013, sulla morte del detenuto palestinese Arafat Jaradat,

vista la relazione dell'UNICEF del febbraio 2013 dal titolo «Detenzione militare di minori in Israele: osservazioni e raccomandazioni»,

visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il 18 febbraio 2013 Arafat Jaradat è stato arrestato in quanto sospettato di aver scagliato pietre contro bersagli israeliani e che è deceduto il 23 febbraio 2013 nel carcere di Megiddo; che la causa del decesso è controversa; che le autorità israeliane sostengono che il detenuto sia stato vittima di un attacco cardiaco e che le emorragie nonché le fratture riportate alle costole, riscontrate durante l'autopsia, siano da ricondurre ai tentativi di rianimazione effettuati dal personale penitenziario; che, sulla base di tale autopsia, le autorità palestinesi ritengono che il detenuto abbia perso la vita a causa delle torture subite;

B.

considerando che quasi tutti i 4 500 palestinesi detenuti in Israele hanno partecipato a uno sciopero della fame osservando il digiuno in segno di protesta contro la morte di Arafat Jaradat; che negli ultimi giorni si sono verificati scontri nelle strade della Cisgiordania in occasione delle manifestazioni di denuncia portate avanti dai palestinesi contro le condizioni dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane;

C.

considerando che la questione dei detenuti e dei prigionieri palestinesi presenta implicazioni politiche, sociali e umanitarie di vasta portata; che i prigionieri politici e gli ex detenuti palestinesi rivestono un ruolo preminente nella società palestinese; che attualmente in Israele si contano oltre 4 800 prigionieri e detenuti palestinesi, tra cui numerosi bambini e donne, oltre 100 prigionieri precedenti agli accordi di Oslo, nonché 15 membri del Consiglio legislativo palestinese; che 178 di essi, tra cui 9 membri del Consiglio legislativo palestinese, sono trattenuti in condizioni di detenzione amministrativa; che, secondo una dichiarazione rilasciata nel marzo 2013 da organizzazioni palestinesi e israeliane per i diritti umani, dal 1967 almeno 71 prigionieri palestinesi avrebbero perso la vita come conseguenza diretta delle torture subite nei centri di detenzione israeliani;

D.

considerando che la grande maggioranza dei prigionieri palestinesi della Cisgiordania e di Gaza è detenuta in carceri situate all'interno del territorio israeliano; che per la grande maggioranza di essi è spesso impossibile o molto difficile esercitare il diritto di ricevere visite da parte dei familiari;

E.

considerando che gli ordini di detenzione amministrativa da parte delle autorità militari israeliane consentono la detenzione senza accusa né processo fondati su elementi di prova, inaccessibili ai detenuti o ai loro avvocati, e che tale detenzione può durare fino a sei mesi ed essere rinnovata a tempo indeterminato; che la Corte suprema di Israele ha recentemente criticato i tribunali militari e il corpo d'armata dell'avvocato generale militare per le azioni volte ad estendere gli ordini di detenzione amministrativa;

F.

considerando che i prigionieri politici palestinesi hanno intrapreso ripetuti scioperi della fame ai quali hanno aderito ogni volta centinaia di detenuti; che diversi detenuti palestinesi continuano a portare avanti uno sciopero della fame protratto;

G.

considerando che le donne prigioniere costituiscono un gruppo particolarmente vulnerabile tra i detenuti palestinesi;

H.

considerando che, secondo le stime, ogni anno in Cisgiordania le forze di sicurezza israeliane arrestano 700 bambini palestinesi; che, secondo un'analisi effettuata dall'UNICEF nel febbraio 2013 sulle pratiche relative ai bambini palestinesi che vengono a contatto con il sistema di detenzione militare israeliano, il maltrattamento dei minori appare diffuso e sistematico;

I.

considerando che le relazioni tra l'UE e Israele, di cui all'articolo 2 dell'accordo di associazione, sono basate sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, che costituiscono un elemento essenziale di tale accordo; che il piano d'azione UE-Israele sottolinea il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario fra i valori condivisi dalle due parti;

1.

esprime profonda preoccupazione per la morte del prigioniero palestinese Arafat Jaradat, avvenuta il 23 febbraio 2013 mentre era detenuto in Israele, ed estende le proprie condoglianze ai familiari;

2.

è profondamente preoccupato per le rinnovate tensioni in Cisgiordania in seguito alla morte di Arafat Jaradat presso il carcere di Megiddo in circostanze controverse; invita tutte le parti a dar prova della massima moderazione e ad astenersi da azioni provocatorie allo scopo di evitare ulteriori violenze e intraprendere iniziative positive per stabilire la verità e allentare le attuali tensioni;

3.

invita le autorità israeliane ad avviare senza indugio indagini indipendenti, imparziali e trasparenti sulle circostanze della morte di Arafat Jaradat e su tutte le accuse di tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani e degradanti inflitti ai prigionieri palestinesi;

4.

ribadisce il proprio sostegno alle legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza; reputa tuttavia che tutti i prigionieri debbano essere trattati nel pieno rispetto dello Stato di diritto, il quale rappresenta un aspetto cruciale per un paese democratico; invita pertanto il governo israeliano a rispettare i diritti dei prigionieri palestinesi e a proteggerne la salute e la vita;

5.

esprime preoccupazione quanto ai detenuti palestinesi trattenuti in condizioni di detenzione amministrativa senza un'accusa; sottolinea che tali detenuti dovrebbero essere accusati e processati, nel rispetto delle garanzie giudiziarie conformi alle norme internazionali, oppure essere rilasciati senza indugio;

6.

insiste sull'immediata attuazione del diritto dei detenuti a ricevere visite dei familiari e invita le autorità israeliane a creare le necessarie condizioni affinché tale diritto possa essere rispettato;

7.

esprime profonda preoccupazione per la situazione e le condizioni di salute dei detenuti palestinesi che osservano uno sciopero della fame protratto; esprime il proprio sostegno agli sforzi profusi dal Comitato internazionale della Croce Rossa per salvare la vita dei prigionieri e detenuti che versano in condizioni critiche ed esorta Israele a garantire a tutti i partecipanti allo sciopero della fame un accesso illimitato alle cure mediche appropriate;

8.

invita nuovamente all'immediato rilascio di tutti i membri del Consiglio legislativo palestinese attualmente in carcere, tra cui Marwan Barghouti;

9.

invita le autorità israeliane a garantire che le donne e i bambini palestinesi prigionieri e detenuti ricevano una protezione e un trattamento adeguati, conformemente alle convenzioni internazionali pertinenti di cui Israele è firmatario;

10.

invita il Servizio europeo per l'azione esterna e gli Stati membri dell'UE a seguire da vicino la sorte dei prigionieri e dei detenuti palestinesi, tra cui donne e bambini, e a sollevare la questione a tutti i livelli del dialogo politico con Israele; insiste affinché tale questione sia inclusa nella prossima relazione sui progressi della politica europea di vicinato riguardante Israele;

11.

chiede che sia effettuata una missione d'inchiesta da parte del Parlamento per valutare la situazione attuale concernente le condizioni di detenzione dei prigionieri palestinesi, tra cui donne e bambini, e il ricorso alla detenzione amministrativa;

12.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al governo israeliano, alla Knesset, al presidente dell'Autorità palestinese, al Consiglio legislativo palestinese, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'inviato del Quartetto per il Medio Oriente, al presidente dell'Assemblea parlamentare euromediterranea, all'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e al Comitato internazionale della Croce Rossa.


(1)  GU C 295 E del 4.12.2009, pag. 47.

(2)  Testi approvati, P7_TA(2012)0298.