LIBRO VERDE Una strategia europea per i rifiuti di plastica nell'ambiente /* COM/2013/0123 final */
INDICE LIBRO VERDE Una strategia europea per i rifiuti
di plastica nell'ambiente..................................... 2 1........... Rifiuti di plastica, cronaca di un
problema in continua crescita........................................... 4 2........... La regolamentazione dei rifiuti di
plastica in Europa.......................................................... 7 3........... Gestione dei rifiuti di plastica ed
efficienza nell'uso delle risorse......................................... 9 4........... La dimensione internazionale......................................................................................... 10 5........... Opzioni strategiche per migliorare
la gestione dei rifiuti di plastica in Europa.................... 10 5.1........ La gerarchia dei rifiuti nella
gestione dei rifiuti di plastica................................................. 11 5.2........ Raggiungimento degli obiettivi,
riciclaggio della plastica e iniziative su base volontaria...... 12 5.3........ Cambiare le abitudini dei
consumatori............................................................................ 13 5.4........ Verso una plastica più sostenibile.................................................................................. 15 5.5........ La durabilità della plastica e dei
prodotti di plastica........................................................ 16 5.6........ La promozione della plastica
biodegradabile e le bioplastiche......................................... 18 5.7........ Le iniziative dell'UE nell'ambito
dei rifiuti marini, compresi quelli plastici.......................... 20 5.8........ Iniziative a livello internazionale...................................................................................... 22 LIBRO VERDE Una strategia europea
per i rifiuti di plastica nell'ambiente L'obiettivo del Libro verde è avviare un'ampia
riflessione su possibili risposte alle sfide politiche pubbliche poste dai
rifiuti di plastica, un tema non trattato in maniera specifica nell'attuale normativa
UE sui rifiuti. Il follow-up del Libro verde sarà parte integrante del
riesame generale della normativa sui rifiuti, che sarà portato a termine nel 2014.
Nel quadro del riesame si analizzeranno gli attuali obiettivi relativi al
recupero dei rifiuti e alle discariche e si svolgerà una valutazione ex post
di cinque direttive su vari flussi di rifiuti. Le caratteristiche intrinseche della plastica creano
problematiche specifiche nella gestione dei rifiuti. La plastica è un materiale
relativamente a buon mercato e si presta facilmente ad applicazioni
industriali. Per questo motivo nell'ultimo decennio si è diffusa in maniera
esponenziale e verosimilmente il trend di crescita si protrarrà anche in
futuro. In secondo luogo la plastica è un materiale molto longevo e più
resistente dei prodotti in cui è impiegato. Di conseguenza sono in costante
aumento anche i rifiuti di plastica nell'ambiente. La durabilità della
plastica è problematica anche sotto il profilo dello smaltimento incontrollato,
poiché questo materiale può rimanere intatto nell'ambiente per periodi molto
lunghi. La necessità di continuare a impegnarsi per ridurre l'incidenza e l'impatto
della plastica nell'ambiente marino è stata messa in evidenza anche al vertice di
Rio+20. Una migliore gestione dei rifiuti di plastica
è una sfida che può costituire anche un'opportunità. Sebbene la plastica sia un
materiale pienamente riciclabile, allo stato attuale solo una quantità minima
di rifiuti di plastica viene effettivamente riciclata. Una percentuale di
riciclaggio più alto contribuirebbe a raggiungere gli obiettivi della tabella
di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, adottata nel 2011[1], oltre ad aiutare a ridurre le
emissioni di gas a effetto serra e le importazioni di materie prime e
combustibili fossili. L'adozione di misure specifiche per il riciclaggio della
plastica possono giovare anche alla competitività, oltre a creare opportunità
economiche e posti di lavoro. Il presente Libro verde fornirà un contributo
per valutare i rischi effettivi per l'ambiente e la salute umana connessi alla
plastica quando i prodotti diventano rifiuti, per affrontare il tema della loro
progettazione ecocompatibile a livello funzionale e chimico e per avviare una
riflessione su come affrontare il problema dello smaltimento incontrollato di
rifiuti di plastica e rifiuti marini. Il Libro verde stimolerà inoltre le
riflessioni su come il costo dei prodotti di plastica possa tenere conto degli impatti
esercitati da questo materiale nel corso del suo ciclo di vita, ossia dall'estrazione
delle materie prime fino alla fine del ciclo. La
Commissione avvia la presente consultazione al fine di raccogliere dati,
valutare gli interessi in gioco e conoscere l'opinione delle parti interessate
in merito a un fenomeno dalle molteplici sfaccettature. Le parti interessate sono libere di presentare osservazioni in merito
ad alcuni o a tutti gli aspetti trattati nel presente documento. Al termine di
ciascuna sezione vi sono alcune domande specifiche sulle opzioni strategiche. Gli Stati membri, il Parlamento europeo, il Comitato economico e
sociale europeo e tutte le parti interessate sono invitati a trasmettere
osservazioni sulle proposte formulate nel presente Libro verde. I contributi
devono essere inviati alla Commissione entro il 7 giugno 2013 al seguente
indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/consultations/plastic_waste_en.htm. I riferimenti
indicati nel presente documento sono prevalentemente basati su statistiche
ufficiali di EUROSTAT e del SEE. 1. Rifiuti di plastica, cronaca di un problema in continua
crescita Produzione di plastica La plastica è un materiale relativamente recente,
la cui produzione industriale è iniziata solo nel 1907[2]. Oggi questo materiale è usato
in maniera massiccia in prodotti industriali e di consumo e ormai è parte
integrante della nostra vita quotidiana. Al contempo le stesse caratteristiche
che favoriscono l'impiego della plastica, come la resistenza nel tempo, la
leggerezza e i costi contenuti, ne rendono problematico anche lo smaltimento[3]. La
produzione globale di plastica è cresciuta da 1,5 milioni di tonnellate (Mt)
all'anno nel 1950 a 245 Mt nel 2008, di cui 60 Mt[4] nella sola Europa. La
produzione degli ultimi dieci anni è stata pari a quella dell'intero ventesimo
secolo[5].
Si stima (sulla base dello status quo) che nel 2020 saranno immessi nel
mercato dell'UE 66,5 Mt[6]
di plastica e che entro il 2050 la produzione globale potrebbe triplicarsi[7]. Rifiuti di plastica Si stima che nell'Unione europea (UE 27) nel 2008
siano stati generati circa 25 Mt di rifiuti di plastica, di cui 12,1 Mt (48,7%)
sono stati smaltiti in discarica[8],
mentre 12,8 Mt (51,3%) sono stati recuperati e solo 5,3 Mt (21,3%) sono stati
riciclati[9].
Se da un lato per il 2015 si prevede un aumento del 30% del riciclaggio
meccanico (da 5,3 Mt a 6,9 Mt), secondo le previsioni lo smaltimento e l'incenerimento
con recupero energetico[10]
rimarranno le principali soluzioni nella gestione dei rifiuti[11]. La produzione di plastica cresce con il PIL[12], accompagnata da un aumento
globale del volume di rifiuti di plastica pari a 5,7 Mt (23%) tra il 2008 e il 2015[13]. Tale evoluzione è
riconducibile soprattutto a un aumento del 24% registrato nel settore degli
imballaggi e si inserisce in un trend ininterrotto di crescita dei
rifiuti di plastica in Europa. In assenza di una migliore progettazione dei
prodotti e di migliori misure di gestione dei rifiuti, i rifiuti di plastica
aumenteranno di pari passo con la produzione di plastica nell'UE. Si stima che le tendenze osservate nell'UE
saranno più marcate in economie in rapida crescita come l'India, la Cina, il
Brasile e l'Indonesia, ma anche nei paesi in via di sviluppo. Le previsioni
sull'evoluzione demografica mondiale indicano una crescita di 790 milioni di
persone per ogni decade e la possibilità di oltrepassare i 9 miliardi entro il 2050,
con un ceto medio composto da 2 miliardi di persone[14]. Questi sviluppi probabilmente
comporteranno un aumento della domanda di plastica e del volume globale dei rifiuti
di plastica. L'industria della plastica L'industria della plastica svolge un
importante ruolo economico in Europa. Nel vecchio continente il settore occupa
circa 1,45 milioni di persone in oltre 59 000 imprese e genera un volume d'affari
annuo di circa 300 miliardi di EUR. Il comparto produttivo occupa 167 000 persone,
mentre quello della trasformazione dà lavoro a 1,23 milioni di persone
(UE 27, 2005-2011, ESTAT), prevalentemente nelle PMI[15]. Sul fronte della gestione dei rifiuti, la
raccolta e la cernita dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
(waste from electric and electronic equipment – WEEE) e di plastiche offrono
ottime opportunità di lavoro, con un totale, rispettivamente, di 40 e 15,6 posti
di lavoro creati per ogni 1 000 tonnellate di materiali trattati. Il solo
riciclaggio della plastica potrebbe creare 162 018 posti di lavoro nell'UE
27 se il tasso di riciclaggio raggiungesse il 70% entro il 2020[16]. La plastica è usata prevalentemente negli
imballaggi come prodotto monouso a basso costo spesso non riutilizzabile o per
cui non è previsto il riutilizzo. Il mercato della trasformazione della
plastica è dominato dagli imballaggi di plastica (40,1%), seguiti dal settore
dell'edilizia e delle costruzioni (20,4%). La crescita a lungo termine dell'industria
della plastica dovrebbe attestarsi complessivamente al 4%, un dato decisamente
superiore alla crescita attesa del PIL[17].
L'Europa è tutt'ora un esportatore netto di prodotti di plastica, con un valore
che nel 2009 era pari a 13 miliardi di EUR, ma la produzione cinese
ha raggiunto livelli analoghi fin dal 2008[18].
La plastica e l'ambiente Una
volta dispersi nell'ambiente, soprattutto quello marino, i rifiuti di plastica
possono rimanere intatti per centinaia di anni[19].
Ogni anno 10 milioni di tonnellate di rifiuti, in prevalenza di plastica,
danneggiano l'ambiente costiero e marino e le forme di vita acquatiche e si
riversano infine negli oceani e nei mari, trasformandoli nelle discariche di
plastica più grandi del mondo. Si stima che gli agglomerati di rifiuti nell'oceano
Atlantico e Pacifico siano nell'ordine dei 100 Mt, di cui il 80% è costituito
da plastica, in cui le specie marine rimangono impigliate o che le stesse
ingeriscono[20].
"la pesca fantasma"[21]
con attrezzature da pesca perse o abbandonate ha costi economici elevati e
danneggia considerevolmente l'ambiente. Specie invasive sfruttano i residui di
plastica per percorrere grandi distanze negli oceani. La maggior parte dei
residui di plastica alla fine va a depositarsi sui fondali marini[22]. La plastica non è un materiale inerte. La
plastica convenzionale contiene, talvolta in grandi quantità, diversi additivi
chimici come perturbatori endocrini, sostanze cancerogene o sostanze che
provocano altre reazioni tossiche. Tali additivi possono, seppur in piccole
quantità, essere liberati nell'ambiente[23].
Inquinanti organici persistenti, ad esempio pesticidi come il DDT e i
policlorobifenili[24]
presenti nelle acque possono aderire ai frammenti di plastica e arrecare danni[25] entrando nella catena
alimentare tramite la fauna marina che ingerisce questa plastica (effetto
cavallo di troia)[26].
Questi inquinatori organici persistenti non si decompongono molto
facilmente, ma si accumulano nei tessuti epidermici con effetti potenzialmente
cancerogeni, mutageni e altre conseguenze dannose per la salute[27]. Dopo diverse decadi di fotodegradazione e
abrasione meccanica si creano particelle fini di piccole dimensioni (le
cosiddette microplastiche) che destano particolare preoccupazione. Queste
particelle si diffondono ovunque e raggiungono le zone più remote[28]. Talvolta presentano una
concentrazione nelle acque più elevata del plancton. Se ingerite in grandi
quantità dalla fauna marina, queste microplastiche (e gli additivi chimici che
contengono) implicano un rischio elevato di contaminazione della catena
alimentare tramite l'interazione tra predatori e prede. Una scarsa gestione dei rifiuti sulla terra
ferma, tradotta, in particolare, in tassi di recupero di rifiuti di plastica
molto limitati, aggrava il problema dell'inquinamento marino da plastica, che
costituisce una delle maggiori problematiche emergenti per l'ambiente a livello
globale[29].
Secondo le stime degli esperti in materia, l'80% dei rifiuti di plastica nell'ambiente
marino proviene dalla terra ferma[30].
Si stima che le principali fonti di rifiuti di
plastica nell'ambiente marino di origine terrestre siano: Fognature per le
acque meteoriche, reti fognarie, rifiuti legati al turismo, discariche abusive[31], attività industriali,
trasporti inadeguati, prodotti cosmetici, prodotti sintetici per la sabbiatura
o fibre di poliestere e acriliche provenienti dal lavaggio di indumenti[32]. Nella maggior parte
degli oceani troviamo pellet di plastica — anche in zone non
industrializzate come il Pacifico sudoccidentale[33]. 2. La regolamentazione dei rifiuti di plastica in Europa Normativa sui rifiuti Nonostante il crescente impatto ambientale, i
rifiuti di plastica non sono trattati in maniera specifica dalla normativa UE.
Solo la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi ha stabilito un obiettivo di
riciclaggio specifico per gli imballaggi di plastica. La direttiva quadro sui
rifiuti, ossia la direttiva 2008/98/CE, stabilisce un obiettivo di riciclaggio
generale per i rifiuti domestici che si applica anche ai rifiuti di plastica.
La direttiva quadro sui rifiuti è importante anche per altri versi. Ad esempio,
questa direttiva sancisce il principio della responsabilità estesa del produttore
nella gestione dei rifiuti. Essa stabilisce inoltre una gerarchia dei rifiuti,
dando priorità alla prevenzione, al riutilizzo e al riciclaggio rispetto al
recupero, incluso il recupero energetico, e allo smaltimento. Rimane, ad ogni
modo, un grande divario tra gli obblighi normativi e le attuali pratiche nella
gestione dei rifiuti. Nella direttiva quadro sui rifiuti si invita la
Commissione a rivedere gli obiettivi fissati e di considerare l'ipotesi di
stabilire, se del caso, ulteriori obiettivi per altri flussi di rifiuti.
Inoltre, la Commissione è stata invitata a rivedere gli obiettivi
determinati nella direttiva sulle discariche inerenti alla riduzione dei
rifiuti biodegradabili nelle stesse nonché gli obiettivi di riciclaggio e
recupero stabiliti nella direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di
imballaggio inerenti a diverse categorie di rifiuti di imballaggio. La Commissione ha deciso di effettuare un
riesame approfondito della normativa sui rifiuti in vigore e dei vari obiettivi
che saranno raggiunti nel 2014. Tale revisione prevede anche una valutazione ex
post (fitness check) di cinque direttive sui flussi di rifiuti[34] che ne prenderà in esame l'efficacia,
l'efficienza, la coerenza e la rilevanza. Il follow-up del presente
Libro verde sarà parte integrante di questo ampio riesame della normativa sui
rifiuti. Normativa sulle sostanze chimiche Il regolamento n. 1907/2006/CE (regolamento
REACH) ha una certa rilevanza per il riciclaggio della plastica. Il regolamento
contiene sì disposizioni specifiche[35]
che semplificano l'immissione nel mercato di materiali riciclati, ma in alcuni
casi l'uso di additivi nelle plastiche può rendere più complesso il rispetto
delle prescrizioni REACH se l'aggiunta di additivi non è consentita nei nuovi
prodotti. Alcuni processi REACH sono rilevanti anche per migliorare l'efficienza
nell'impiego delle risorse legato alla plastica, compresa la facilità di
riciclaggio e i rischi che comporta la plastica per l'ambiente. In particolare,
le restrizioni rimangono i principali strumenti per limitare i rischi associati
a determinate plastiche. Eventualmente si potrebbe ricorrere ad autorizzazioni
per giungere ad una sostituzione progressiva degli additivi per plastiche che
destano maggiori preoccupazioni nelle plastiche prodotte nell'UE. Grazie al regolamento n. 1272/2008/CE
relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio (regolamento
CLP) è possibile individuare le sostanze chimiche pericolose e informare gli
utenti su tali pericoli con simboli e frasi riportate sulle etichette degli
imballaggi e predisponendo schede di dati di sicurezza. Queste informazioni
sono fondamentali per promuovere la produzione di plastiche meno pericolose in
Europa e sono pertanto cruciali anche per un maggiore ricorso al riciclaggio. I
rischi costituiti dai rifiuti di plastica nell'ambiente sarebbero nettamente inferiori
se l'attuale normativa europea in materia fosse attuata correttamente. In molti
Stati membri si ricorre prevalentemente alle discariche per smaltire i rifiuti
di plastica[36].
Inoltre, il problema dello smaltimento abusivo non è stato ancora del tutto
risolto e diverse discariche sono illegali o mal gestite[37]. Ma quel che desta ancora
maggiori preoccupazioni è la quantità di famiglie che non sono collegate a
nessun sistema municipale di raccolta dei rifiuti[38]. Una situazione, questa, in
cui i rifiuti di plastica non sono sottoposti ad alcun controllo e in cui aumenta
la probabilità che la plastica leggera raggiunga i bacini idrici e da lì il
mare. Attuazione della normativa sui rifiuti Il rispetto della normativa sui rifiuti può
contribuire significativamente alla crescita economica e alla creazione di
posti di lavoro. Da uno studio condotto di recente è emerso che la piena
attuazione della normativa UE sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72
miliardi di EUR l'anno, di aumentare il fatturato annuo dell'UE di 42
miliardi di EUR nel settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di
creare oltre 400 000 posti di lavoro entro il 2020[39]. Poiché i rifiuti di plastica sono classificati
come rifiuti non pericolosi, possono essere esportati in paesi non membri dell'OCSE
seguendo la procedura di cui al regolamento sulle spedizioni di rifiuti e a
condizione che il paese di destinazione non vieti l'importazione. Le esportazioni
totali di rifiuti di plastica dagli Stati membri dell'UE si sono quintuplicate
tra il 1999 e il 2011. La maggior parte dei rifiuti è stata esportata in
Asia[40]. Un controllo insufficiente dell'attuazione del
regolamento sulle spedizioni di rifiuti ha come conseguenza il trasferimento di
ingenti quantità di rifiuti all'esterno dell'UE[41]. Tra i tipi di rifiuti più
colpiti ci sono quelli di origine elettronica, che si compongono in gran parte
di plastica. Tali esportazioni esercitano ulteriori pressioni sull'ambiente, in
particolare in paesi che non dispongono di sistemi di gestione dei rifiuti ben
sviluppati. Le spedizioni illegali di rifiuti di plastica comportano inoltre un'importante
perdita di potenziali risorse e di opportunità di riciclaggio in Europa. La Commissione ha recentemente pubblicato una
comunicazione[42]
in cui evidenzia la necessità di migliorare la capacità di risposta a livello
nazionale, regionale e locale ai fini dell'attuazione della normativa sull'ambiente.
In tale comunicazione si constata che la situazione potrebbe essere migliorata
potenziando l'attuale quadro di ispezione e sorveglianza. 3. Gestione dei rifiuti di plastica ed efficienza nell'uso
delle risorse Logiche più sostenibili nella produzione di
plastica e una migliore gestione dei relativi rifiuti, in particolare un
maggiore ricorso al riciclaggio, potrebbero rendere decisamente più efficiente
l'uso delle risorse impiegate. Questo approccio consentirebbe inoltre di
ridurre le importazioni di materie prime e le emissioni di gas a effetto serra,
con un notevole potenziale di risparmio in termini di risorse. La plastica è
composta quasi esclusivamente da petrolio e attualmente per produrre questo
materiale si impiega circa l'8% dell'petrolio presente sul mercato mondiale, di
cui il 4% sotto forma di materia prima e il 3-4% nell'ambito dei processi di
produzione[43]. In una prospettiva orientata all'efficienza nell'uso
delle risorse è particolarmente importante prevenire che i rifiuti di plastica
siano smaltiti nelle discariche. Smaltire la plastica nelle discariche
chiaramente equivale a uno spreco di risorse. La plastica andrebbe piuttosto
riciclata o usata per il recupero energetico. Tuttavia il ricorso allo
smaltimento è tutt'ora molto diffuso in diversi Stati membri, poiché non ci sono
alternative valide e vi è un ricorso insufficiente a strumenti economici di
comprovata efficacia. La necessità di fare un uso più oculato delle
risorse naturali e di migliorare l'efficienza delle risorse potrebbe essere di
stimolo ad una produzione di plastica più sostenibile. In uno scenario ideale
tutti i prodotti di plastica sarebbero pienamente riciclabili a costi
ragionevoli. Il riciclaggio inizia già nella fase di
progettazione dei prodotti, pertanto proprio la progettazione può diventare uno
degli strumenti principali di attuazione della tabella di marcia verso un'Europa
efficiente nell'impiego delle risorse[44]
adottata di recente. Tassi di riciclaggio bassi e l'esportazione di
rifiuti di plastica per il successivo trattamento in paesi terzi rappresentano
un'importante perdita di risorse non rinnovabili e di posti di lavoro in
Europa. Il potenziale di riciclaggio della plastica è tutt'ora lontano dall'essere
pienamente sfruttato. Ad esempio, in Irlanda il programma di sviluppo del
mercato delle risorse legate ai rifiuti (Market Development Programme for
waste resources) ha evidenziato come la plastica, accanto ad altri
materiali, abbia un grande potenziale di riciclaggio nel paese[45]. In Germania, dove viene
incenerito il 60% dei rifiuti di plastica, c'è ancora un grande margine di
miglioramento del tasso di riciclaggio della plastica[46]. Da uno studio recente è emerso che il
riciclaggio della plastica e le economie di materiale sono stati gli elementi
che hanno contribuito maggiormente a ridurre i cambiamenti climatici, l'esaurimento
delle risorse abiotiche e l'ecotossicità acquatica delle acque dolci. Una migliore
produttività materiale della plastica darebbe il maggiore contributo alla
riduzione degli impatti sull'ambiente. Per quanto riguarda i gas a effetto
serra, la plastica ha evidenziato, insieme alla biomassa e ai metalli, il
potenziale più elevato di riduzione[47].
4. La dimensione internazionale La plastica è una delle principali fonti di
inquinamento marino. I rifiuti di plastica si diffondono oltre le frontiere
nazionali e per affrontare in maniera efficace il problema dell'inquinamento
marino da plastica è necessario intervenire sul piano internazionale.
Questa esigenza è stata riconosciuta alla Conferenza delle Nazioni unite
sullo sviluppo sostenibile (Rio+20) nel giugno 2012. Le risoluzioni dell'ONU, gli accordi globali
sull'ambiente e le decisioni delle agenzie internazionali più recenti hanno
attirato l'attenzione sul problema a livello internazionale. La 5a conferenza
internazionale sui rifiuti marini di Honolulu, organizzata congiuntamente dall'UNEP
e dal NOAA[48]
e tenutasi nel marzo 2011, potrebbe costituire un primo passo verso una
strategia globale e verso piani d'azione sull'inquinamento marino da plastica.
Nel corso della conferenza si è convenuto sul fatto che sistemi di gestione dei
rifiuti poco sviluppati in molti paesi al mondo costituiscano uno dei problemi
principali poiché rappresentano il primo fattore che incide sul trasferimento
dei rifiuti di plastica dalla terra ferma all'ambiente marino. È necessario
intervenire in maniera più decisa per potenziare gli strumenti in grado di
garantire una migliore gestione dei rifiuti[49]. La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti
organici persistenti è rilevante per la plastica nella misura in cui limita l'uso
dei ritardanti di fiamma per uso commerciale come il pentabromodifenil etere o
l'ottabromodifenil etere. La Convenzione vieta inoltre il riciclaggio di
materiali che contengono sugli inquinanti organici persistenti come alcuni
ritardanti di fiamma bromurati. Le convenzioni marine di natura regionale come
la Convenzione dell'OSPAR, di Barcellona, Helcom e del Mar Nero possono
svolgere anch'esse un ruolo di rilievo nella lotta contro i rifiuti marini. Ad
esempio, la Conferenza delle parti della Convenzione di Barcellona nel 2012
ha adottato un documento orientativo e un relativo quadro strategico per la
gestione dei rifiuti marini. Gli interventi promossi nel quadro degli accordi
marini regionali aiuterebbero inoltre gli Stati membri a rispettare gli
obblighi stabiliti nella direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino
volti a raggiungere o mantenere un buono stato ambientale dei mari entro il 2020.
5. Opzioni strategiche per migliorare la gestione dei rifiuti
di plastica in Europa La direttiva 2008/98/CE sui rifiuti ha già
spianato la strada a un nuovo approccio nella gestione dei rifiuti. La
direttiva introduce il principio di responsabilità estesa (articolo 8) e
descrive mezzi efficaci e innovativi per una produzione sostenibile che tenga
conto dell'intera durata di vita dei prodotti. Gli Stati membri sono invitati
ad adottare misure di natura legislativa e non legislativa per sostenere il
riutilizzo e la prevenzione, il riciclaggio e altre operazioni di recupero dei
rifiuti. I produttori dovrebbero essere incoraggiati a impegnarsi nell'istituire
punti di raccolta per prodotti giunti alla fine del loro ciclo di vita. I
produttori potrebbero essere inoltre coinvolti nella gestione dei rifiuti e
assumersi la responsabilità di tale attività. Gli stessi dovrebbero poi
divulgare pubblicamente le informazioni sulla misura in cui un prodotto è
riutilizzabile o riciclabile. I produttori dovrebbero inoltre adottare le
misure volte a sostenere una progettazione dei prodotti che ne riduca sia l'impatto
ambientale, sia la generazione di rifiuti nella fase di produzione e durante
uso. Tali misure potrebbero contribuire allo sviluppo, alla produzione e alla
commercializzazione di prodotti versatili, tecnicamente resistenti e
compatibili con una gestione ecologica alla fine del loro ciclo di vita. Le opzioni strategiche illustrate nella presente
sezione corrispondono a un approccio improntato sul ciclo di vita che inizia fin
dalla fase di progettazione. Inoltre è chiaro che la progettazione della plastica
e dei prodotti a base di plastica svolge un ruolo fondamentale per la
sostenibilità e che determina le fasi successive del ciclo di vita della
plastica. Ad esempio, il riciclaggio della plastica dipende in ampia misura
dalla composizione dei materiali plastici e dalla progettazione dei relativi
prodotti. 5.1. La gerarchia dei rifiuti nella gestione dei rifiuti di
plastica Di norma il riciclaggio della plastica è un'opzione
da preferire al recupero energetico o allo smaltimento nelle discariche. Nonostante
il fatto che dal punto di vista del ciclo di vita non tutti i rifiuti si
presterebbero al riciclaggio, non ci sono ragioni di ordine tecnico per cui la
plastica dovrebbe essere smaltita in discarica piuttosto che essere riciclata o
sfruttata ai fini del recupero energetico. Ciò potrebbe essere realizzato sia
con la dismissione graduale delle discariche, sia con un divieto di smaltimento
della plastica nelle stesse tramite una modifica alla direttiva 1999/31/CE
sulle discariche. Entrambe le opzioni sono già applicate ai rifiuti biologici
(dismissione graduale) nonché agli pneumatici, ai liquidi e agli esplosivi
(divieto). Gli Stati membri che evidenziano dei tassi di
smaltimento inferiori al 5% come la Germania, i Paesi Bassi, la Svezia, la
Danimarca, il Belgio e l'Austria raggiungono percentuali di recupero di rifiuti
di plastica (compreso il riciclaggio) tra l'80% e il 100%. Questi paesi hanno
realizzato misure che hanno comportato, di fatto, una diminuzione dei livelli
di smaltimento di rifiuti combustibili nelle discariche equivalente a quello
ottenibile tramite un divieto delle discariche. La maggior parte degli Stati
membri meno performanti non applica tali misure e si limita a subordinare lo
smaltimento dei rifiuti nelle discariche a determinate tasse/commissioni che in
certi casi sono pari a solo 7 EUR a tonnellata. Tuttavia, alcuni Stati membri che registrano un
elevato tasso di recupero e che hanno introdotto un divieto per le discariche
evidenziano comunque livelli contenuti di riciclaggio, in media attorno al 28%[50]. L'attuale rapporto tra i
livelli di riciclaggio della plastica e quelli relativi al recupero di rifiuti
di plastica potrebbe essere migliorato con l'adozione di misure relative alla
raccolta differenziata, alla cernita e al recupero dei materiali. Un divieto di
smaltimento in discarica che crei automaticamente una situazione in cui il
recupero energetico è preponderante rispetto al riciclaggio non sarebbe in
linea con i principi della gerarchia dei rifiuti. Potrebbe essere utile riflettere
su come impiegare gli strumenti economici per convogliare il flusso dei rifiuti
nella gerarchia dei rifiuti evitando un effetto "aspirapolvere" in
favore del recupero energetico. Nell'UE in media quasi il 50% di tutta la
plastica, in prevalenza sotto forma di imballaggi, è destinata a essere
smaltita in discarica. In molti Stati membri l'elevato tasso di smaltimento
della plastica nelle discariche è riconducibile, tra l'altro, all'assenza
diffusa di una raccolta differenziata dei rifiuti e alla mancanza di
alternative[51].
La plastica smaltita nelle discariche non contribuisce al recupero di materiali
e di energia e costituisce pertanto una soluzione inefficiente sotto il profilo
dell'uso delle risorse. Uno studio sulle proiezioni relative alla generazione
di rifiuti in Europa fino al 2035 ha vagliato l'ipotesi di introdurre politiche
rigorose per diffondere la pratica del riciclaggio. Dalla valutazione è emerso
che la plastica ha in assoluto il potenziale più elevato in termini di
riduzione degli impatti ambientali dei rifiuti[52].
Quesiti: (1)
Il tema della plastica può essere affrontato
in maniera adeguata nell'ambito dell'attuale quadro normativo sulla gestione
dei rifiuti o è necessario modificare la normativa vigente? (2)
Come si possono impostare delle misure in
grado di aumentare il tasso di riciclaggio della plastica a vantaggio della
competitività e della crescita? (3)
Una piena ed efficace attuazione degli
obblighi relativi al trattamento dei rifiuti nell'attuale normativa sulle
discariche ridurrebbe in maniera soddisfacente la quantità di plastica smaltita
nelle discariche? (4)
Quali misure sarebbero indicate ed efficaci
nella promozione del riutilizzo e nel riciclaggio della plastica a discapito
dello smaltimento nelle discariche? Un divieto dello smaltimento nelle
discariche costituirebbe una valida soluzione o sarebbero sufficienti un
aumento delle tasse sui rifiuti e l'introduzione di diversi obiettivi? (5)
Quali ulteriori misure sarebbero opportune
per attribuire una maggiore priorità al recupero dei rifiuti di plastica nella
gerarchia dei rifiuti, riducendo così il recupero energetico in favore del
riciclaggio meccanico? Una tassa per il recupero energetico sarebbe una misura
utile? (6)
Una raccolta differenziata dei rifiuti di
plastica domestici abbinata a regimi che applicano il principio del "paghi
quanto butti" (pay-as-you-throw) per i restanti rifiuti dovrebbe essere
promossa o addirittura resa obbligatoria in Europa? 5.2. Raggiungimento degli obiettivi, riciclaggio della plastica
e iniziative su base volontaria Obiettivi ed esportazione di rifiuti di
plastica Se si raggiungessero tutti gli attuali
obiettivi di riciclaggio stabiliti per i rifiuti solidi urbani, per i rifiuti di
attività di costruzione e demolizione, di veicoli fuori uso, di imballaggi, di
batterie e di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ogni anno sarebbe
possibile riciclare circa 16 Mt di rifiuti. Da questo dato si deduce che ci
sono ulteriori 9 Mt di rifiuti di plastica (su un totale di 24,9 Mt) che non sono
specificamente oggetto di obiettivi vincolanti di riutilizzo o recupero: si
tratta, in particolare, di plastica utilizzata nei mobili e nelle
apparecchiature non elettriche e non elettroniche[53]. La direttiva 94/62/CE sugli
imballaggi è l'unico strumento normativo che ha stabilito un obiettivo di
riciclaggio specifico per gli imballaggi di plastica. Si potrebbe valutare l'ipotesi
di stabilire ulteriori obiettivi di riciclaggio specifici per la plastica oltre
a quelli legati ai rifiuti di imballaggi di plastica. Nella
relazione SEE si conclude che c'è la possibilità che gli obiettivi di
riciclaggio nella normativa europea sui rifiuti abbiano favorito l'approvvigionamento
di rifiuti riciclabili[54].
Questo aspetto, accanto ai prezzi elevati pagati dall'economia asiatica in fase
di boom negli ultimi 10 anni, ha fatto aumentare in maniera esponenziale
le esportazioni di rifiuti di plastica in Asia. Se da un lato questo dato non è
opinabile in sé, si potrebbe controbattere che il riciclaggio di rifiuti di
plastica in Europa sarebbe un'opzione migliore in termini ambientali e che i
rifiuti di plastica esportati in paesi extra-UE dovrebbero essere riciclati in
strutture in linea con standard equivalenti a quelli applicati nell'UE. L'esportazione
di rifiuti di plastica destinati a strutture che non all'altezza degli standard
o smaltiti in discariche potrebbe essere in contrasto con l'obiettivo di
conservazione delle risorse di cui nella direttiva quadro sui rifiuti. (7)
È necessario stabilire degli obiettivi di
riciclaggio specifici per aumentare il riciclaggio di rifiuti di plastica?
Quali altri tipi di misure potrebbero essere introdotti? (8)
È necessario introdurre misure volte ad
evitare il riciclaggio o lo smaltimento non conforme alle regole di rifiuti di
plastica riciclabili esportati in paesi terzi? Iniziative su base volontaria Anche le iniziative su base volontaria
potrebbero contribuire notevolmente a contrastare il problema dei rifiuti di
plastica nell'ambiente e aiutare a ridurre l'uso delle risorse. Un target
facilmente raggiungibile sarebbe dato dai rifiuti di imballaggi di plastica,
che costituiscono il 63% del totale dei rifiuti di plastica generati. L'elaborazione
di orientamenti sostenibili sugli imballaggi cui dovrebbero
attenersi i produttori e i dettaglianti costituirebbe un passo nella giusta
direzione. Una iniziativa di questo tipo potrebbe prevedere la fissazione di
parametri volti a misurare la sostenibilità degli imballaggi, migliori tecniche
disponibili per i produttori di imballaggi di plastica, un proprio sistema di
etichettatura per misurare l'impronta ecologica individuale dei consumatori,
campagne di informazione che sensibilizzino i consumatori sui rischi della
plastica e sul corretto smaltimento, nonché l'organizzazione della raccolta
differenziata. Iniziative già avviate come l'European Retail Forum, EUROPEN, "PET
bottle platform" e "Vinyl 2010+" potrebbero essere convogliate
verso forme di produzione e di smaltimento di plastica più sostenibili.
Soluzioni analoghe potrebbero essere messe in atto per la raccolta e il
recupero di plastica del settore agricolo diversa dagli imballaggi, facilmente
riciclabile per via della composizione chimica uniforme. Il programma di
raccolta e recupero dei rifiuti di plastica del settore agricolo realizzato
nel Regno Unito potrebbe essere un esempio da seguire[55]. Iniziative simili potrebbero
riguardare le plastiche delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e
quelle dei veicoli fuori uso, che costituiscono il 10% dei rifiuti di plastica
europei. Infine, gli investimenti dei produttori volti a migliorare la
progettazione dei prodotti diventeranno un incentivo sempre più importante per
la riduzione dei rifiuti di plastica. L'articolo 8 della direttiva quadro sui
rifiuti segue questa strada e iniziative su base volontaria in tal senso
potrebbero dare risultati migliori rispetto alle imposizioni di una normativa. (9)
Ulteriori iniziative su base volontaria, in
particolare da parte di produttori e dettaglianti, costituirebbero uno
strumento efficace per un uso migliore delle risorse nel ciclo di vita dei
prodotti di plastica? 5.3. Cambiare le abitudini dei consumatori Attribuire il giusto valore alla plastica La plastica è percepita come un materiale privo
di valore. Questa percezione favorisce l'inquinamento da rifiuti. Tuttavia,
tutte le plastiche sono materiali altamente tecnologici e complessi cui i
consumatori dovrebbero attribuire valore per incentivarne il riutilizzo e il
riciclaggio. Alcuni prodotti di plastica (ad esempio le
bottiglie di PET per bevande) possono essere associate a un sistema di cauzione.
Questo approccio motiverebbe il consumatore in possesso di un oggetto di
plastica alla fine del suo ciclo di vita a recuperare quanto depositato
restituendolo presso un apposito punto di raccolta. Sarebbe così possibile
evitare limitazioni alla concorrenza o strutture monopolistiche. Per
determinati oggetti di plastica potrebbe essere utile adottare nuovi modelli
imprenditoriali, ad esempio sistemi di leasing, in cui il prodotto
rimane di proprietà del produttore. In questo modo sarebbe possibile garantire
che il bene sia raccolto e trattato in maniera ecocompatibile. Quesiti: (10)
C'è la possibilità di sviluppare dei sistemi
di cauzione o di leasing per specifiche categorie di prodotti di plastica? In
caso affermativo, sarebbe possibile evitare gli impatti negativi sulla
concorrenza? Mettere i
consumatori in condizione di fare acquisti consapevoli I consumatori informati possono svolgere un
ruolo decisivo nel promuovere logiche più sostenibili nella produzione di
plastica e di prodotti di plastica e nel migliorare l'efficienza nell'uso delle
risorse. Orientandole sulle abitudini dei consumatori, informazioni chiare,
semplici e concise potrebbero essere utili per informare i consumatori del
tenore di plastica di un prodotto e degli additivi o colori pericolosi in esso
contenuti, del modo in cui possono condizionarne la riciclabilità e delle
necessarie precauzioni da adottare nell'uso di un dato prodotto. Tali informazioni possono riguardare anche
indicatori di prestazione ambientale come la riciclabilità, il potenziale di
compostaggio e i livelli di efficienza nell'uso delle risorse dei prodotti di
plastica. Per determinati prodotti di plastica potrebbero essere utili anche
informazioni sulle componenti riciclate, sulla possibilità di riciclare e
riparare tale prodotto. Informazioni precise sul prodotto in termini di
tipologia di plastica e riciclabilità potrebbero essere fornite a prescindere
dai sistemi attuali al fine di consentire ai consumatori di fare scelte
informate nel momento dell'acquisito di prodotti di plastica. Una riciclabilità
semplice ed efficace potrebbe riflettersi nel prezzo del prodotto e potrebbe
costituire una strategia di marketing. Anche le informazioni basate sull'impronta
ecologica o sui marchi di qualità ecologica potrebbero essere usate per
agevolare scelte informate in relazione alle prestazioni del prodotto nell'arco
del suo ciclo di vita. Quesito: (11)
Che tipo di informazione riterreste
necessario affinché i consumatori siano messi in condizione di dare un
contributo diretto all'uso efficiente delle risorse nella scelta di un prodotto
di plastica? 5.4. Verso una plastica più sostenibile
La progettazione della plastica per un
riciclaggio semplice ed economico per tutto il ciclo di vita[56] La progettazione della plastica è in sé un elemento
importante per raggiungere una maggiore sostenibilità nella produzione di
questa materia. Se da un lato c'è un numero relativamente limitato di materie
plastiche di base (polimeri), la moltitudine di additivi usati nella produzione
della plastica può costituire un importante ostacolo al suo riciclaggio o determinare
un riciclaggio più limitato rispetto a quello basato su un approccio improntato
sull'intero ciclo di vita. La limitazione delle sostanze pericolose nella
plastica ne aumenterebbe la riciclabilità. L'eliminazione graduale di tali
sostanze nei prodotti nuovi e in quelli usati ridurrebbe anche i rischi
associati al loro uso. La tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego
delle risorse propone che entro il 2020 tutte le sostanze classificate come
estremamente problematiche figurino nell'elenco REACH di sostanze "candidate"
che riporti gli additivi della plastica rilevanti. È inoltre importante che i produttori
trasmettano le informazioni pertinenti ai responsabili del riciclaggio. Schede
di dati di sicurezza chiare per i pellet di plastica utilizzati in sede
di trasformazione potrebbero aumentare la qualità del riciclaggio. Anche l'etichettatura
e le informazioni sul tenore chimico della plastica fornite agli operatori che
si occupano della trasformazione, incluse le informazioni sugli additivi,
potrebbero essere utili. Quesito: (12)
Quali cambiamenti da apportare in sede di
progettazione della plastica potrebbero aumentarne la riciclabilità? (13)
Come si potrebbe mettere a disposizione di tutte
le parti interessate nella catena di riciclaggio dei rifiuti le informazioni
sul tenore chimico della plastica? Nuove sfide costituite da materiali
innovativi L'uso di materiali innovativi come i
nanomateriali, presenti ad esempio nelle bottiglie in polietilene tereftalato
(PET)[57]
o negli imballaggi in genere, o che consentono la penetrazione selettiva di gas
negli imballaggi di alimenti o ancora l'uso di nanosensori per individuare il
deterioramento degli alimenti[58]
potrebbe fare emergere nuovi rischi. L'approccio dell'UE è volto a valutare
caso per caso il rischio dei singoli nanomateriali. La valutazione dei
potenziali rischi per l'ambiente e la salute è tuttavia un'operazione
difficile, poiché i dati ambientali e tossicologici sono limitati. La definizione
di nanomateriali, su cui ora si è convenuto a livello europeo, potrà
semplificare la produzione e la raccolta di tali dati pertinenti[59]. Anche l'uso crescente di microplastiche vergini
desta preoccupazioni. In alcuni prodotti destinati al consumo, come creme scrub
e gel doccia, i produttori aggiungono microplastiche invece di particelle
esfolianti naturali. Queste particelle potrebbero raggiungere il mare, poiché i
sistemi di gestione dell'acqua non sono concepiti in maniera tale da trattenere
questo materiale. Quesito: (14)
Come si possono affrontare al meglio i
rischi connessi all'uso di microplastiche in prodotti o processi industriali e
di nanoparticelle nella plastica? 5.5. La durabilità della plastica e dei prodotti di plastica Molte sfide nell'ambito
della gestione dei rifiuti di plastica, ad esempio l'aumento del volume dei
rifiuti e l'inquinamento marino da plastica sono riconducibili alla fortissima durabilità
nel tempo dei materiali plastici, che di norma è superiore a quella dei
prodotti in cui sono inseriti. I problemi aumentano ulteriormente se i prodotti
plastici sono progettati specificamente per un uso specifico o per un periodo
di tempo breve, oppure se la loro durata di vita è volutamente ridotta. Progettazione di prodotti orientata
a un ciclo di vita più lungo, al riutilizzo e alla riparazione Al fine di garantire una produzione e un consumo
sostenibili dei prodotti di plastica e di evitare la dispersione di risorse
naturali non rinnovabili, i prodotti di plastica dovrebbero essere progettati
in maniera da garantire la massima durabilità. Diversi motivi ostacolano il
raggiungimento di questo obiettivo, ad esempio l'obsolescenza pianificata o
tecnica[60]
oppure una progettazione che rende antieconomica o addirittura impossibile la
riparazione di prodotti di plastica. I prodotti di plastica come le apparecchiature
elettriche ed elettroniche spesso non sono progettati in modo da consentirne il
riutilizzo. Il modo in cui un prodotto è configurato può essere dettato da
ragioni di marketing. Per questo motivo anche piccoli progressi nell'innovazione
tecnica sono spesso sfruttati per commercializzare un prodotto del tutto nuovo
piuttosto che optare per un sistema modulare concepito per rendere economica e
semplice la sostituzione di una componente con una più innovativa. Ad esempio,
spesso si decide di mettere in commercio direttamente un nuovo laptop quando
una semplice sostituzione del chip CPU potrebbe essere sufficiente dal
punto di vista tecnico per aggiornare l'apparecchiatura. Tutti i tipi di progettazione che rendono
volutamente impossibile la riparazione di prodotti di plastica devono essere
evitati[61].
Si potrebbe vagliare l'ipotesi di elaborare obblighi o orientamenti per la possibilità
di riutilizzare e riparare i prodotti di plastica. In tal senso sono già stati
avviate iniziative volte allo sviluppo di metodologie per la misurazione della possibilità
di riutilizzare i prodotti[62].
Una soluzione potrebbe essere data dallo sviluppo di norme di progettazione
ecologica, volte in particolare volte a stabilire criteri di riusabilità, durabilità,
possibilità di riparare il prodotto e costruzione modulare, come già previsto
dall'articolo 9, paragrafo 1, della direttiva quadro sui rifiuti. (15)
La progettazione dei prodotti dovrebbe
contrastare l'obsolescenza pianificata dei prodotti di plastica e mirare a
migliorare il riutilizzo e la progettazione modulare al fine di ridurre i
rifiuti di plastica? (16)
L'introduzione di nuove norme sulla
progettazione ecologica contribuirebbe a ottenere un maggiore riusabilità e durabilità
dei prodotti di plastica? Prodotti di plastica monouso e con un
ciclo di vita breve Sotto il profilo della prevenzione e dell'efficienza
nell'uso delle risorse, è opportuno adottare misure intese ad evitare la
diffusione di prodotti dal ciclo di vita breve e monouso (ad esempio
sacchetti di plastica), nella misura in cui sono basate sulla valutazione del
ciclo di vita e sull'analisi dell'impronta ecologica del prodotto[63]. Gadget di plastica a
basso costo, associati a prodotti di consumo, articoli da regalo, giochi dal
ciclo di vita breve e categorie simili di prodotti sono ampiamente disponibili
a prezzi che non rispecchiano il loro vero costo in termini ambientali che
tenga conto anche della gestione dei rifiuti. Lo stesso vale per prodotti monouso
come i sacchetti di plastica. I sacchetti di plastica sono un emblema della
moderna società dei consumi: sono leggeri, pratici, senza valore e vengono
spesso gettati dopo un solo uso. Tuttavia la pressione ambientale che
esercitano è notevole. Nel 2010 95,5 miliardi di sacchetti di plastica (1,42
Mt) sono stati immessi nel mercato dell'UE, in prevalenza (92%) monouso. E,
fatto ancor più sconcertante, i sacchetti di plastica vanno ad aggravare il
peso dei rifiuti di plastica nell'ambiente marino, poiché hanno gli stessi
effetti negativi di altri rifiuti di plastica. Un esempio su tutti: lungo
la costa toscana nel corso di un periodo di osservazione i sacchetti di
plastica sono stati pari al 73% dei rifiuti raccolti dai pescherecci[64]. In seguito alla consultazione
pubblica sui sacchetti di plastica nell'estate 2011, la Commissione europea, (nel quadro
di un'altra iniziativa) sta valutando diverse opzioni per ridurre la quantità
di sacchetti di plastica monouso. Lo sviluppo di strumenti basati sul mercato in
funzione di indicatori dell'impatto ambientale potrebbe essere un'opzione per
allontanare la produzione e il consumo di prodotti di plastica dal ciclo di
vita breve e monouso. In ultima analisi ciò sarebbe legittimato anche dal
principio del "chi inquina paga". In termini più generali, i prezzi potrebbero
essere distorti e discriminanti nei confronti di pratiche ecocompatibili[65]. Un sistema che tenga conto
dei costi ambientali effettivi dall'estrazione delle materie prime alla
produzione, alla distribuzione e allo smaltimento stimolerebbe una produzione
più sostenibile e compenserebbe eventuali insuccessi sul mercato. Anche gli
appalti pubblici verdi e strumenti finanziari come tasse sull'ambiente
potrebbero contribuire a migliorare la situazione. Quesiti: (17)
Sarebbe opportuno introdurre strumenti
basati sul mercato per rispecchiare più correttamente i costi ambientali che
incorrono dalla produzione allo smaltimento? (18)
Qual è il migliore modo per contrastare il
problema dei sacchetti di plastica dal ciclo di vita breve e monouso? 5.6. La promozione della plastica biodegradabile e le
bioplastiche Plastica biodegradabile I prodotti in plastica biodegradabile[66] sono spesso considerati una
possibile soluzione all'inquinamento da plastiche e godono di una crescente attenzione
da parte dell'opinione pubblica. Pur costituendo ancora un segmento di mercato
ridotto, la plastica biodegradabile al giorno d'oggi è prodotta su scala
industriale, con una crescita, in Europa, che va dalle 0,23 Mt/annui del 2007
alle 0,93 Mt/annui nel 2011[67].
Il termine "biodegradabile" può essere
frainteso dai consumatori. I consumatori spesso pensano che l'etichettatura con
la dicitura "biodegradabile" voglia dire che i prodotti sono adatti
al compostaggio domestico, la grande maggioranza delle plastiche biodegradabili
può decomporsi solo in condizioni ben specifiche di temperatura e umidità
elevata in strutture di compostaggio industriali e non si presta né per il
compostaggio domestico, né si decompone in tempi ragionevoli se gettata nella spazzatura[68]. Potrebbe essere necessario
operare una chiara distinzione tra la plastica che si presta per il
compostaggio domestico e quella che necessita di un compostaggio industriale,
accompagnata da una sensibilizzazione dei consumatori sui giusti canali di
smaltimento. I consumatori confusi rischiano di non preoccuparsi a sufficienza
dei rifiuti che gettano, il tutto nella convinzione erronea che gli oggetti
classificati come biodegradabili si decompongano nell'arco di poco tempo in
condizioni naturali. Sarebbe inoltre opportuno prendere in esame
determinati casi di biodegradabilità dichiarata. Ad esempio, la frammentazione
della plastica accelerata da un agente ossidante (di norma un sale metallico)
in presenza di ossigeno, calore e raggi UV produce frammenti microscopici di
plastica che hanno proprietà simili alla plastica sfusa. I residui di questa oxodegradazione
possono avere impatti incerti[69].
La plastica oxodegradabile potrebbe rischiare di contribuire alla pressione già
esercitata dalle microplastiche che raggiungono l'ambiente marino e potrebbe
pertanto aumentare notevolmente il rischio di ingestione da parte degli animali[70]. La presenza di agenti
ossidanti nei flussi di rifiuti di plastica può anche rendere più difficile il
riciclaggio della plastica[71].
Sarebbe opportuno valutare se l'uso del termine "biodegradabile" sia
lecito in questo caso. Un altro punto irrisolto riguarda la misura in
cui la plastica biodegradabile possa costituire una soluzione all'inquinamento
marino da plastica. La decomposizione nell'ambiente marino dipende da numerosi
fattori, ad esempio dal tipo di prodotto, dalla presenza sufficiente dei
microorganismi giusti, dalla temperatura dell'acqua e dalla densità del
prodotto. In alcuni esperimenti condotti da Plastral Fidene, una miscela tra
amido e PCL[72]
si è decomposta in un arco di tempo dalle 20 alle 30 settimane nelle acque
australiane contro i 20-30 giorni in sede di compostaggio[73]. Inoltre, diverse plastiche
biodegradabili potrebbero non decomporsi negli intestini di specie marine e le
relative conseguenze rimarranno comunque un aspetto da risolvere. La rapida penetrazione nel mercato della plastica
biodegradabile è ostacolata da diversi fattori. In assenza di ulteriori
progressi tecnici nelle proprietà funzionali delle plastiche, probabilmente queste
non si presteranno per determinati imballaggi, ad esempio quelli degli alimenti
freschi[74].
Le catene di produzione, che di norma usano petroplastiche, potrebbero dover sostenere
costi ingenti per adeguarsi alle plastiche biodegradabili[75]. L'influenza specifica della
plastica biodegradabile sugli ambienti marini, così come la tossicità del
compostaggio, va ulteriormente analizzata[76].
I sistemi di trattamento dei rifiuti già operativi non garantiscono ancora una
distinzione sufficiente tra le plastiche biodegradabili e le plastiche
tradizionali. Ciò rischia di ostacolare il processo di riciclaggio. Gli
adeguamenti di ordine tecnico rischiano di fare aumentare i costi della
raccolta differenziata poiché probabilmente richiederanno apparecchiature più
sofisticate. Per quanto concerne il compostaggio della
plastica biodegradabile, sarebbe necessario investire in strutture di
compostaggio che garantiscano un livello sufficiente di pretrattamento e un
adeguato processo di compostaggio. (19)
Quali sono le applicazioni delle plastiche
biodegradabili che vale la pena promuovere, quali sono le condizioni quadro cui
dovrebbero essere soggette? (20)
Sarebbe opportuno rendere più rigorosi gli
attuali obblighi normativi operando un chiaro distinguo tra plastiche
compostabili e plastiche tecnicamente biodegradabili? Tale distinzione dovrebbe
essere soggetta all'obbligo di fornire determinate informazioni? (21)
L'uso di plastiche oxodegradabili
richiederebbe un qualsiasi tipo di intervento finalizzato alla salvaguardia del
processo di riciclaggio? In caso affermativo, a che livello dovrebbe essere
realizzato? Bioplastiche Il 99% del mercato è dominato dalle plastiche a
base di petrolio[77],
ma c'è un mercato emergente e in espansione per le bioplastiche prodotte con
risorse rinnovabili[78].
Attualmente le bioplastiche sono solitamente prodotte con amido estratto da
mais, riso, canna di zucchero o patate. L'appellativo "bio" ("bio-based"
in inglese) è definito in maniera chiara dal Comitato europeo di
normalizzazione (CEN)[79].
Ma i consumatori devono essere espressamente informati del fatto che la
designazione si riferisce all'origine della risorsa e non alla gestione alla
fine del ciclo di vita. Sebbene la maggior parte delle plastiche biodegradabili
attualmente siano bioplastiche, le stesse possono essere anche derivate dal
petrolio o da una combinazione tra petrolio e risorse di origine biologica.
Inoltre, alcuni polimeri di origine biologica, come il polietilene (PE) a base
di bioetanolo, non sono biodegradabili. La concorrenza nell'ambito della
produzione di alimenti, già ampiamente discussa nel quadro dei biocarburanti, è
una problematica molto controversa in relazione alle bioplastiche. Un aumento
significativo della produzione delle bioplastiche a un livello paragonabile a
quello delle plastiche convenzionali potrebbe avere un impatto negativo sulla
produzione delle colture per alimenti usate per produrre le bioplastiche. Ciò
potrebbe avere risvolti negativi sulle economie in via di sviluppo e sulle
economie in fase di transizione. Negli Stati Uniti è stato documentato un nesso
tra l'aumento dei prezzi del grano in seguito all'espansione della produzione
di etanolo nel 2008[80].
Anche un maggiore sfruttamento del suolo e un aumento del prezzo delle materie
prime potrebbero comportare una perdita di biodiversità dovuta alla
trasformazione di terreni allo stato brado e foreste in campi coltivati, con un
aumento del consumo agricolo di acqua e fertilizzanti. Questo tipo di problemi
non si verificherebbe per le bioplastiche originate da rifiuti agricoli e
derivati da colture per alimenti o alghe d'acqua salata. Quesito: (22)
Come bisognerebbe considerare le
bioplastiche nel quadro della gestione dei rifiuti di plastica e della
conservazione delle risorse? È opportuno promuovere l'uso di bioplastiche? 5.7. Le iniziative dell'UE nell'ambito dei rifiuti marini,
compresi quelli plastici L'obiettivo della direttiva 2008/56/CE, ossia la
direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, consiste nel
raggiungimento di uno stato ambientale soddisfacente per tutte le acque marine
dell'UE entro il 2020. La direttiva indica che i rifiuti marini sono tra i
fattori che determinano lo stato ambientale soddisfacente, all'interno del
quale "le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provocano danni
all'ambiente costiero e marino". Il termine rifiuti marini comprende tutti
i tipi di rifiuti, tuttavia da alcuni studi è emerso che la maggioranza dei
rifiuti reperiti nei nostri mari e oceani è costituita da materie plastiche. Nel 2010 la Commissione ha stabilito i criteri
che gli Stati membri devono adottare per valutare lo stato ecologico dei loro
mari nel quadro della succitata direttiva quadro[81]. Diversi di questi
criteri si riferiscono ai rifiuti marini. Un gruppo di lavoro sui rifiuti
marini ha elaborato una sintesi dei dati rilevati e delle metodologie applicate
per il monitoraggio dei rifiuti marini, in linea con le disposizioni della
direttiva quadro. Dai lavori sono emersi sia la serietà del problema, sia l'urgenza
di svolgere ulteriori ricerche coordinate per garantire che sia adottato un
approccio comune per il monitoraggio e il ridimensionamento del problema.
I lavori del gruppo proseguono con l'obiettivo, tra l'altro, di
armonizzare il monitoraggio, producendo stime dei costi e valutando i danni
arrecati dai rifiuti marini[82]. Parallelamente, la Commissione ha avviato un
dialogo con le parti interessate (produttori di plastiche, responsabili del
riciclaggio, dettaglianti, industria degli imballaggi, autorità portuali e
marittime, ONG) al fine di istituire partenariati e iniziative su base
volontaria per affrontare il problema dei rifiuti marini. Inoltre sono in corso
diversi progetti e iniziative volti a comprendere meglio le fonti e gli impatti
dei rifiuti marini nonché le possibili soluzioni. Un apposito documento di
lavoro i servizi della Commissione contiene una sintesi di tutte le iniziative
e delle possibili misure finalizzate a risolvere questo problema (SWD(2012) 365.
Una corretta attuazione delle politiche sui
rifiuti è un presupposto fondamentale per evitare che i rifiuti di plastica
inquinino l'ambiente marino. Sono in corso dei dibattiti sulla possibilità di
stabilire degli obiettivi che diano un orientamento agli impegni politici e
aiutino a monitorarne i successi (ad esempio nella versione definitiva della
dichiarazione ministeriale dell'OSPAR 2010). Si prevede che le relazioni che
saranno presto presentate conformemente alle disposizioni della direttiva
quadro e i progetti in corso consentano di sviluppare uno scenario di
riferimento per l'UE nel 2013, che potrebbe fungere da base per stabilire
benchmark, tappe principali e obiettivi politici. Nel quadro di alcune convenzioni marine
regionali è in corso l'elaborazione di piani d'azione sui rifiuti marini. Per
quanto riguarda il Mediterraneo, nel febbraio 2012 è stata approvata una
strategia sui rifiuti marini[83].
Per quanto concerne invece il nord-ovest dell'Atlantico, accanto al relativo
piano d'azione sui rifiuti marini, sarà realizzata l'iniziativa "Fishing
for Litter" (pescare i rifiuti) in diverse aree della Convenzione. Sono
inoltre in corso numerose iniziative a livello di UE, tra cui lo sviluppo di
politiche che tengono sempre più in considerazione gli impatti dei rifiuti
marini, ad esempio la revisione della direttiva sugli impianti portuali di
raccolta (per maggiori dettagli, cfr. il documento di lavoro dei servizi della
Commissione). La politica sui rifiuti nell'UE prevede già molte
disposizioni che, se attuate correttamente, ridurrebbero significativamente il
problema dei rifiuti marini. Il presente Libro verde contiene ulteriori opzioni
strategiche che contribuirebbero ad arginare tale problematica. Tuttavia sarebbe
necessario realizzare numerosi altri interventi che esulano dal campo di
applicazione del presente Libro verde, ad esempio la conduzione di studi sulle
abitudini dei consumatori per individuare gli aspetti su cui intervenire per
una maggiore sensibilizzazione. Un intervento possibile sarebbe la sensibilizzazione
dei consumatori, un proposito che in diversi Stati membri, regioni e comunità è
stato realizzato organizzando giornate dedicate alla pulizia delle spiagge.
Tali iniziative sono numerose, ma sono concepite a diversi livelli e in giorni
differenti, a livello di UE manca pertanto un coordinamento di tutte queste
attività in corso, compresi questi eventi di sensibilizzazione. Quesiti: (23)
Quali azioni oltre a quelle descritte nel
presente Libro verde potrebbero essere realizzate per ridurre i rifiuti marini?
Alcuni interventi per contrastare i rifiuti marini dovrebbero essere coordinati
a livello di UE (ad esempio istituendo una giornata europea dedicata alla
pulizia delle spiagge per sensibilizzare i cittadini)? (24)
Nella sua proposta per un programma di
azione per l'ambiente la Commissione propone di stabilire un obiettivo
quantitativo di riduzione dei rifiuti marini per tutta l'UE. In quale misura la
determinazione di tale obiettivo può costituire un valore aggiunto alle misure
di riduzione dei rifiuti in generale? Come si potrebbe stabilire tale
obiettivo? 5.8. Iniziative a livello internazionale L'articolo 4 della convenzione di Basilea
obbliga le parti a garantire la disponibilità di adeguate strutture di
smaltimento per una gestione ecocompatibile dei rifiuti pericolosi e di altri
rifiuti che dovranno, nel limite del possibile, essere dislocati all'interno
del territorio della parte contraente indipendentemente dal luogo di
smaltimento. Questo requisito generale si applica anche ai rifiuti di plastica. Il nuovo quadro strategico per il
periodo 2012-2021, adottato in occasione della 10° Conferenza delle parti
della Convenzione di Basilea nel 2011, contiene obiettivi strategici che
prevedono anche la gestione ecocompatibile nel quadro della prevenzione e della
maggiore limitazione possibile dei rifiuti. La Conferenza delle parti ha anche
deciso di conferire un mandato a un gruppo tecnico di esperti al fine di mettere
a punto un quadro per la gestione ecocompatibile dei rifiuti a livello
internazionale[84].
Più recentemente, il partenariato globale sulla
gestione dei rifiuti (GPWM) dell'UNEP-IETC[85],
istituito nel 2010, si pone l'obiettivo di promuovere a livello internazionale
un approccio olistico sulla gestione dei rifiuti, fungendo da piattaforma per
migliorare la cooperazione internazionale tra le parti interessate. I piani di
lavoro per i settori prioritari come la gestione dei rifiuti soldi, dei rifiuti
marini e della maggiore limitazione possibile dei rifiuti, tutti elementi di
importanza fondamentale per la gestione dei rifiuti di plastica a livello
internazionale, sono in corso di elaborazione. Non è escluso che sia istituito
un settore prioritario specifico per i rifiuti di plastica. La nuova politica di vicinato dell'UE
e la politica di preadesione potrebbero svolgere un ruolo utile nel promuovere
le iniziative volte a migliorare la gestione dei rifiuti di plastica e ad
affrontare le attuali sfide. Ad esempio, il coinvolgimento dei paesi limitrofi della
regione meridionale del Mediterraneo e della regione del Mar Morto sono
cruciali per raggiungere il buono stato ecologico (privo di plastica) nel
Mediterraneo e nel Mar Morto[86]. La questione dei rifiuti marini di origine
plastica potrebbe essere trattata nel quadro di dibattiti/forum/piani d'azione
ecc. svolti a livello bilaterale e regionale. C'è inoltre una chiara esigenza
di collegare questi quadri e queste azioni strategiche alle azioni svolte nell'ambito
dell'UNEP, come il programma di azione per il Mediterraneo, al fine di
rafforzare l'attuazione della Convenzione di Barcellona e limitare al minimo l'impatto
dei rifiuti marini di origine plastica. Il vertice di Rio+20 ha dato l'opportunità di
affrontare il nodo dei rifiuti marini a livello internazionale. Il documento
finale ha riconosciuto la necessità di proseguire sulla strada già intrapresa
per ridurre l'incidenza e gli impatti dell'inquinamento marino, incluso quello
dei rifiuti marini, soprattutto quelli di plastica, esercitato da numerose
fonti marine e della terraferma, compresi i trasporti marittimi e afflussi dal suolo.
Le parti si sono inoltre impegnate concretamente a intervenire entro il 2025, sulla
base dei dati scientifici raccolti, al fine di conseguire una riduzione
significativa dei rifiuti marini e prevenire i danni all'ambiente costiero e
marino. Quesiti: (25)
L'UE dovrebbe dare maggiore importanza ai
rifiuti di plastica nel quadro della sua nuova politica di vicinato, in
particolare al fine di ridurre l'inquinamento da plastica nel Mediterraneo e
nel Mar Morto? (26)
In quale modo l'UE potrebbe promuovere un'azione
internazionale più efficace per migliorare la gestione dei rifiuti di plastica
a livello internazionale? [1] COM(2011) 571. [2] Gerhard Pretting/Werner Boote, Plastic Planet, Ornage
Press, Friburgo 2010, pag.8. [3] Relazione approfondita sui rifiuti di plastica:
Ecological and Human Health Impacts, Science for Environment Policy, novembre 2011,
pag.1. [4] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, final report
(I rifiuti di plastica nell'ambiente, relazione finale) Commissione europea,
novembre 2010,
http://ec.europa.eu/environment/waste/studies/pdf/plastics.pdf. [5] KPMG International (2010). The future of the chemical
industry (Il futuro dell'industria chimica). [6] Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 163. [7] Wurpel G.,Van den Akker J.,Pors J., Ten Wolde, Plastics
do not belong in the ocean. Towards a roadmap for a clean North Sea. IMSA
Amsterdam (2011), pag. 39. [8] Le statistiche degli Stati membri di norma riguardano
solo gli imballaggi di plastica. Si presume che l'importo effettivo di rifiuti
di plastica sia superiore. Si veda: FORWAST, 2010, Policy recommendations, pag.
43. (http://forwast.brgm.fr/Documents/Deliverables/Forwast_D63.pdf). [9] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 73. [10] Operazione di recupero R 1 di cui all'allegato II della
direttiva 2008/98/CE (direttiva sui rifiuti). [11] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 123. [12] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 122. [13] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 123. [14] WBCSD,
Vision 2050, ttp://www.wbcsd.org/templates/TemplateWBCSD5/layout.asp?type=p&MenuId
=MTYxNg&doOpe. [15] Plastics Europe, plastics – the facts, 2012, pag. 5. [16] Friends of the Earth, relazione di settembre 2010, more
jobs, less waste, pag. 16, pag. 31. [17] Plastics Europe, loc.cit., pag. 5. [18] Plastics Europe, loc.cit., pag. 12. [19] Wurpel G. et al, loc cit., pag. 13. [20] UNEP, 2009, Marine Litter: A global challenge,
http://www.unep.org/pdf/unep_marine_litter-a_global_challenge.pdf. [21] Un fenomeno per cui grandi reti composte da attrezzatura
da pesca persa o abbandonata galleggia nelle acque catturando grandi quantità
di pesce. [22] In prossimità di grandi città e di canyon sottomarini la
densità può raggiungere 100 000 pezzi/km2. Si veda: Wurpel,G. loc.cit.,
pagg. 32, 35. [23] La maggior parte degli additivi sono filler e
rinforzanti, plastificanti, coloranti, stabilizzanti, coadiuvanti tecnologici,
ritardatori di fiamma, perossidi e antistatici, ciascuno di essi rappresenta
una famiglia intera di prodotti chimici. [24] Mato Y., Isobe T., Takada H., Kanehiro H., Ohtake C. e
Kaminuma T. (2001) "Plastic resin pellets as a transport medium for toxic
chemicals in the marine environment" in Environmental Science and
Technology 35(2): 318-324. [25] Rios, L.M., Moore, C. e P.R. Jones (2007) "Persistent
organic pollutants carried by synthetic polymers in the ocean environment"
in Marine Pollution Bulletin 54: 1230-1237. [26] Rios, L.M., Jones, P.R., Moore, C. e U. Narayan (2010) "Quantification
of persistent organic pollutants adsorbed on plastic debris from the Northern
Pacific Gyres' "Eastern Garbage Patch"", accepted in Journal
of Environment Monitoring. [27] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 117. [28] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 114. [29] UNEP yearbook; Emerging issues in global environment,
Nairobi 2011; GESAMP (2010,IMO/FAO/UNESCO-IOC/UNIDO/WMO/IAEA/UN/UNEP Joint
Group of Experts on the Scientific Aspects of Marine Environmental Protection);
Bowmer, T. and Kershaw, P.J., 2010 (Eds.), Proceedings of the GESAMP
International Workshop on plastic particles as a vector in transporting
persistent, bio-accumulating and toxic substances in the oceans. GESAMP Rep.
Stud. No. 82, 68 pagg., pag. 8. [30] UNEP
(2005), Marine Litter: A global challenge,
http://www.unep.org/pdf/unep_marine_litter-a_global_challenge.pdf. [31] Liffman M. and Boogaerts (1997) "Linkages between
land-based sources of pollution and marine debris" in Marine Debris.
Sources, Impacts, Solutions pagg. 359-366. [32] Browne,
M.A., Crump, P., Niven, S.J., Teuten, E., Tonkin, A., Galloway, T., Thompson,
R. (2011). Accumulation of microplastics on shorelines worldwide: sources and
sinks. Environ Sci Technol, 45(21), 9175-9179. [33] Derraik J.G.B (2002) "The pollution of the marine environment by
plastic debris: a review" in Marine Pollution Bulletin 44:842-852. [34] Direttiva 2006/66/CE sulle pile, GU L 266, 26.12.2006,
pag. 1; direttiva 2000/53CE sui veicoli fuori uso, GU L 269 del 21.10.2000,
pag. 34; direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, GU L 365
del 31.12.1994, pag. 10; direttiva 96/59/CE sui PCB/PCT, GU L 243 del 24.9.1996,
pag. 31; direttiva 1986/278/CEE sui fanghi di depurazione, GU L 181 del 4.7.1986,
pag. 6. [35] Soprattutto l'articolo 2, paragrafo 7, lettera d). [36] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 74. [37] Studio di follow-up sull'attuazione della direttiva 1999/31/CE
relativa alle discariche di rifiuti nell'UE-25, COWI consultants, giugno 2007,
pag. 79. [38] Studio COWI, loc. cit., pag. 5. In alcuni paesi membri
dell'UE-10 il dato riguarda il 50% delle famiglie. [39] (BIOIS), implementing EU waste legislation for green
growth, relazione finale 2011, pagg. 11-13, 88. [40] Relazione SEE n.7/2012, Copenhagen 2012, "movements
of waste across the EU's internal and external borders", pag. 20. [41] BiPRO/Umweltbundesamt, "Services to support the IMPEL
network in connection with joint enforcement actions on waste shipment
inspections and to co-ordinate such actions, relazione finale, 15 luglio 2009. [42] ("Trarre il massimo beneficio dalle misure ambientali
dell'UE: instaurare la fiducia migliorando le conoscenze e rafforzando la
capacità di risposta") COM(2012) 95 final, 7 marzo 2012. [43] Hopewell,
Dvorak, R. & Kosior, E. (2009). Plastics recycling: challenges and opportunities.
Philosophical transactions of the Royal Society N 364: 2115-2126. [44] Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego
delle risorse, COM(2011) 571 definitivo. Cfr. i relativi documenti di
lavoro dei servizi della Commissione all'indirizzo:
http://ec.europa.eu/environment/resource_efficiency/pdf/com2011_571.pdf. [45] (BIOIS), implementing EU waste legislation for green
growth, relazione finale, pag. 187. [46] Trendresearch: Der Markt für das Recycling von
Kunststoffen in Mitteleuropa, Marktentwicklung, technische Machbarkeit und
ökologischer Nutzen, Bremen, 2011. [47] (BIOIS) (2011), implementing EU waste legislation for
green growth, relazione finale, pag. 101. [48] National Oceanic and Atmospheric Administration. [49] GESAMP (2010), loc.cit., Rep. Stud. No. 82, 68 pagg., pag.31. [50] CONSULTIC Marketing &Industrieberatungs GmbH, Kunststoffabfälle
und Recycling in Deutschland und Europa, Alzenau 2012. [51] BiPRO, organizzazione di eventi per la sensibilizzazione
sull'attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti,
relazione finale, 30 maggio 2007, pag. 17. [52] FORWAST,2010, Policy recommendations. [53] (BIOIS)(2011), Study on coherence of waste legislation,
loc.cit., pag. 30. [54] Relazione SEE n.7/2012, Copenhagen 2012, "movements
of waste across the EU's internal and external borders", pag. 21. [55] Le plastiche del settore agricolo diverse dagli imballaggi
includono spaghi, teli protettivi per piante, teli da serra, teli per la
protezione di orticolture, teli pacciamanti, pellicole per insilamento.
Cfr. www.defra.gov.uk/corporate/consult/agri-plastics/index.htm. [56] I
rifiuti di plastica e il riciclaggio sono temi trattati nel quadro del
partenariato pubblico-privato SPIRE (Sustainable Process Industry), in via di
elaborazione. Per dettagli si rimanda a: http://www.suschem.org/documents/document/20120124124146-sustainable_process_industry_1209c(1).pdf [57] Centre for Technology Assessment. Dinner is served!
Nanotechnology in the kitchen and in the shopping basket – Abstract dello
studio TA-SWISS "Nanotechnology in the food sector". 2009:
www.ta-swiss.ch/a/nano_nafo/KF_Nano_im_Lebensmittelbereich.pdf. [58] Busch L.
Nanotechnologies, food, and agriculture: next big thing or flash in the pan?
Agric Hum Values. 2008;25:215-218; Sozer N., Kokini JL. Nanotechnology and its
applications in the food sector. Trends Biotechnol. 2009;27(2): 82-9. [59] Raccomandazione della
Commissione del 18 ottobre 2011 sulla definizione di nanomateriale (2011/696/UE);
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:275:0038:0040:IT:PDF. [60] L'obsolescenza pianificata è una strategia commerciale in
cui l'obsolescenza (il processo che rende il prodotto obsoleto, ossia non più
di moda o non più utilizzabile) di un prodotto è pianificata e prevista fin dal
suo concepimento, cfr. Slade, G., "Made to Break: Technology and
Obsolescence in America", Harvard University Press, 2006. [61] Innumerevoli apparecchiature elettriche come
caricabatterie per telefoni cellulari, sono sigillate ermeticamente e non
possono essere aperte per effettuare riparazioni. [62] Tali iniziative sono state prese dall'International
Electrotecnical Commission (IEC) e dai servizi della Commissione. Si veda: JRC
study and reports: "Integration of resource efficiency and waste
management criteria in European product policies":
http://lct.jrc.ec.europa.eu/assessment/projects#d. [63] Si veda
http://ec.europa.eu/environment/eussd/product_footprint.htm. [64] ARPA, ARPAT, DAPHNE II (2011), L'impatto della plastica e
dei sacchetti sull'ambiente marino. [65] OECD, Environmentally harmful subsidies: challenges for
reform, 2005. [66] Con plastica biodegradabile si intende la plastica che può
essere distrutta da organismi viventi, in particolare da microorganismi, nell'acqua,
nel CO2, nel metano (CH4) e se possibile senza residui tossici
(ossia biomassa). [67] (BIOIS) (2012), Options to improve the biodegradability
requirements in the packaging Directive, pag. 30. [68] (BIOIS) (2012), Options to improve…, loc.cit., pag. 21, 34. [69] (BIOIS) (2012), Options to improve …, loc.cit., pagg. 15, 16,
23, 37. [70] Gregory,M.R., & Andrady, A.L.(2003) Plastics in the
marine environment, in: A.L.Andrady (Ed.), Plastics in the Environment,
Hoboken, N.J.:Wiley-Interscience, pagg. 379-402. [71] STAP (2011). Marine Debris as a Global Environmental
Problem. Global Environmental Facility, Washington, DC. 2011, pag.21. [72] Policaprolattone (PCL). [73] Nolan-ITUPty, Ltd, 2002, Report on Biodegradable Plastics
– Developments and Environmental Impacts. [74] (BIOIS) Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 61. [75] (BIOIS) (2012), Options to improve…, loc.cit., pag. 47/48. [76] Per ulteriori informazioni si veda: BIOIS (2012), Options
to improve…, loc.cit., pag. 43. [77] EUROPEN, 2011, Packaging and Packaging Waste Statistics in
Europe: 1998-2008. [78] Plastic waste in the Environment, loc.cit, pag. 13. [79] ftp://ftp.cen.eu/CEN/Sectors/List/bio_basedproducts/BTWG209finalreport.pdf [80] Fortenbery, Randall T. e Park, Hwanil (2008). The Effect
of Ethanol Production on the U.S. National Corn Price, Staff Paper Series,
University of Wisconsin-Madison. [81] Decisione (2010/477/UE) della Commissione del 1o
settembre 2010. [82] JRC, Marine Litter – Technical Recommendations for the
Implementation of MSFD Requirements, EUR 25009 EN, Lussemburgo 2011. [83] http://www.mepielan-bulletin.gr/default.aspx?pid=18&CategoryId=10&ArticleId=95&Article=
MEDITERRANEAN-SEA---The-COP-17-of-the-Barcelona-Convention-Adopts-the-Paris-Declaration. [84] UNEP/CHW.10/CRP.25 del 20 ottobre 2011. [85] http://www.unep.or.jp/Ietc/SPC/activities/GPWM/GPWMFrameworkDocumentv.11282011.pdf. [86] In Turchia il 56% dei rifiuti solidi urbani è smaltito in
discariche abusive.