6.3.2014   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 67/150


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni «Orientamenti strategici per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nell’UE»

COM(2013) 229 final

2014/C 67/30

Relatore: ESPUNY MOYANO

La Commissione europea, in data 29 aprile 2013, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Orientamenti strategici per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nell'UE

COM(2013) 229 final.

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1o ottobre 2013.

Alla sua 493a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 ottobre 2013 (seduta del 16 ottobre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 122 voti favorevoli, 3 voti contrari e 6 astensioni.

1.   Conclusioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che il settore dell'acquacultura dell'Unione possa e debba contribuire in modo efficace a ridurre la crescente dipendenza europea dalle importazioni di prodotti acquicoli.

1.2

Il CESE raccomanda alla Commissione europea ed agli Stati membri di promuovere misure di ampia portata per restituire competitività alle imprese europee di acquacultura.

1.3

Il Comitato considera inammissibili gli attuali tempi, superiori a due e tre anni in molti Stati membri, necessari per la concessione delle autorizzazioni amministrative alle imprese di acquacultura. Nell'ottica della sostenibilità dell'acquacultura europea il CESE reputa essenziale snellire le procedure amministrative e ridurne i costi.

1.4

La stima secondo cui ogni punto percentuale di incremento del consumo di prodotti acquicoli prodotti internamente dall'acquacultura dell'UE significherebbe creare tra 3000 e 4000 posti di lavoro a tempo pieno, ha un valore particolare per il CESE dal momento che tali posti sarebbero, da un lato, qualificati e, dall'altro, offerti in luoghi con pochissime alternative occupazionali.

1.5

L'applicazione non sufficiente delle norme di etichettatura dei prodotti acquicoli, specie per quelli non imballati, con l'informazione per i consumatori disponibile nei punti vendita, preoccupa il CESE, non solo per l'aspetto relativo alla frode, ma anche per l'aspetto inerente alla concorrenza sleale nei confronti dei produttori europei. Per tale motivo, esorta la Commissione europea e gli Stati membri affinché i piani strategici includano misure efficaci che rimedino a questa carenza persistente.

1.6

Il CESE considera opportuno realizzare campagne di comunicazione per far conoscere ai consumatori europei gli elevati standard di produzione e qualità dell'acquacultura praticata nell'Unione. Tali campagne dovrebbero poter essere finanziate con il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

1.7

Il CESE insiste con forza ancora una volta perché si potenzino i controlli all'importazione di prodotti acquicoli nell'UE al fine di assicurare la loro perfetta tracciabilità e il loro rispetto delle norme.

1.8

Il CESE considera prioritario rafforzare il finanziamento dei progetti di R+S+ nel settore dell'acquacultura e l'orientamento, da parte sia degli Stati membri che della Commissione, dei programmi e dei piani di investimento in ricerca e innovazione nell'acquacultura verso il conseguimento degli obiettivi stabiliti nel documento sul futuro di tale settore, pubblicato nel 20132 dalla European Aquaculture Technology and Innovation Platform – EATiP (Piattaforma tecnologica e d'innovazione dell'acquacultura europea) pubblicato nel 2012.

1.9

La diversificazione economica dell'acquacultura (per esempio, offrendo servizi al turismo) va promossa e resa più agevole in quanto opportunità per i produttori del settore dell'acquacultura, sia continentali che marini, e in special modo per le PMI.

1.10

Il CESE sottolinea l'importanza di riconoscere il carattere europeo del Consiglio consultivo per l'acquacultura (CCA) rispetto all'ambito regionale dei restanti consigli consultivi. In tal senso, è dell'avviso che gli enti parte di tale consiglio (la cui relazione con l'acquacultura deve essere diretta) debbano avere portata europea o, ad ogni modo, sovranazionale. Ciò deve rispecchiarsi nella struttura e nel finanziamento di detto Consiglio.

1.11

Il Comitato fa notare che, dato il carattere pluridisciplinare dell'acquacultura, la Commissione europea deve garantire che il CCA mantenga una relazione diretta e prioritaria con le diverse direzioni generali della Commissione stessa.

1.12

Considerando che i primi compiti affidati al CCA negli orientamenti strategici della Commissione europea devono essere realizzati nei primi mesi del 2014, il CESE insiste con la Commissione e gli Stati membri perché non si verifichino ritardi nella sua istituzione e nel suo avvio.

2.   Contesto

2.1

La riforma in corso della politica comune della pesca attribuisce un posto preminente all'acquacultura e fa dello sviluppo di tale attività una delle sue priorità.

2.2

Nella sua proposta di politica comune della pesca, la Commissione europea propone di istituire un metodo di coordinamento aperto con gli Stati membri in materia di acquacultura. Questo meccanismo consisterà in un processo volontario di cooperazione basato su orientamenti strategici e su piani strategici nazionali pluriennali che rispetteranno il principio di sussidiarietà.

3.   Sintesi della proposta della Commissione

3.1

Gli Orientamenti strategici per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nell'UE sono stati pubblicati dalla Commissione europea il 29 aprile 2013 (COM(2013) 229 final). Pur non essendo vincolanti, essi costituiranno la base dei piani strategici nazionali pluriennali. Scopo degli orientamenti strategici è aiutare gli Stati membri a definire i propri obiettivi tenendo conto della situazione di partenza, del contesto nazionale e delle strutture istituzionali di ciascun paese

3.2

Gli orientamenti strategici si occupano di quattro ambiti prioritari:

procedure amministrative,

pianificazione coordinata dello spazio,

competitività e

condizioni di concorrenza eque.

3.3

I piani strategici nazionali che ogni Stato membro con interessi nel settore dell'acquacultura è tenuto ad elaborare, devono fissare obiettivi comuni e indicatori per misurare i progressi compiuti. I piani strategici dovranno essere presentati dagli Stati membri alla Commissione entro la fine del 2013.

3.4

I piani strategici nazionali pluriennali devono servire a promuovere la competitività del settore dell'acquacultura, sostenerne lo sviluppo e l'innovazione, incentivare l'attività economica, incoraggiare la diversificazione, migliorare la qualità di vita nelle regioni costiere e rurali e garantire condizioni eque agli operatori del settore per quanto riguarda l'accesso alle acque e ai territori.

3.5

La proposta di riforma della politica comune della pesca prevede la creazione di un Consiglio consultivo per l'acquacultura che avrà il compito di presentare alle istituzioni europee raccomandazioni e suggerimenti su questioni relative alla gestione dell'acquacultura, nonché di fornire informazioni sui problemi del settore.

4.   Osservazioni generali

4.1

Sul mercato dell'UE vengono ogni anno consumati circa 13,2 milioni di tonnellate di prodotti ittici, dei quali il 65 % sono importazioni, il 25 % provengono dalla pesca estrattiva dell'UE e solo il 10 % dall'acquacoltura europea. Anche il Comitato ritiene che tale squilibrio non sia sostenibile né da un punto di vista economico (per il disavanzo commerciale che comporta) né da un punto di vista sociale (in quanto non vengono sfruttate le opportunità occupazionali).

4.2

Il CESE valuta positivamente l'affermazione della Commissione secondo cui ogni punto percentuale in più rispetto al consumo attuale di prodotti ittici ottenuti internamente con l'acquacoltura contribuirebbe a creare tra 3000 e 4000 posti di lavoro a tempo pieno.

4.3

Per tale motivo, è d'accordo con il Consiglio, il Parlamento europeo e la Commissione europea, quando sostengono che l'acquacoltura deve essere uno dei pilastri della strategia dell'UE a favore della crescita blu e che il suo sviluppo può contribuire alla strategia Europa 2020. L'acquacoltura offre possibilità di sviluppo e di creazione di posti di lavoro nelle zone costiere e fluviali dell'UE in cui esistono scarse alternative economiche.

4.4

Il consumatore europeo chiede sempre più spesso prodotti ittici. L'acquacoltura europea offre prodotti di buona qualità che inoltre rispettano le norme più severe in materia di sostenibilità ambientale, salute animale e protezione della salute dei consumatori. Per il CESE, l'approvvigionamento di prodotti alimentari sicuri, sani e sostenibili nell'Unione europea deve essere considerato una delle sfide principali dei prossimi decenni.

4.5

Nonostante questi vantaggi evidenti, la produzione di acquacoltura nell'UE è ferma dal 2000, mentre lo stesso settore registra parallelamente un notevole incremento in altre regioni del mondo che esportano parte dei loro prodotti in Europa.

4.6

Il CESE riconosce che la legislazione europea in materia di salute pubblica, di protezione del consumatore e di tutela dell'ambiente fa parte dei valori fondamentali dell'Unione europea. Tuttavia, tale legislazione ha profonde ripercussioni sui costi di produzione dei produttori acquicoli europei e raramente è possibile trasferire questo aumento dei costi sul prezzo di prodotti obbligati a competere sul mercato con importazioni che non devono rispondere agli stessi requisiti.

4.7

Il CESE ritiene che la proposta della Commissione europea non sia sufficiente per ristabilire condizioni di concorrenza eque tra gli operatori economici dell'UE e quelli dei paesi terzi. Riequilibrare la situazione solo attraverso azioni volte a certificare il livello di sicurezza e di sostenibilità dei prodotti dell'acquacoltura europea facendo opera di comunicazione nei confronti dei cittadini è chiaramente troppo poco; questo inoltre non esime le autorità pubbliche dal pretendere per i prodotti importati la stessa sicurezza sanitaria richiesta alla produzione europea, con una tracciabilità totale "dal produttore al consumatore".

4.8

Lo squilibrio sul mercato dell'Unione europea tra le condizioni di produzione dei prodotti dell'acquacoltura allevati in Europa e i prodotti dei paesi terzi che vengono poi esportati nell'UE è, secondo il CESE, un problema la cui complessità va ben al di là della semplice informazione e decisione dei consumatori. È necessario tener conto di altre questioni, ad esempio la riduzione dei costi amministrativi superflui, l'accesso allo spazio costiero o le lacune dei sistemi di tracciabilità.

4.9

Nella pratica, le informazioni obbligatorie che dovrebbero essere sempre a disposizione dei consumatori nei punti vendita spesso sono incomplete o danno luogo ad equivoci, il che porta ad esempio i consumatori a sostituire prodotti europei freschi con altri prodotti importati congelati senza che chi li acquista se ne renda conto. Questa situazione limita la capacità dei consumatori di comprare in modo responsabile e costituisce, al tempo stesso, una forma di concorrenza sleale nei confronti dei produttori dell'UE.

5.   Osservazioni specifiche

5.1

Il CESE è d'accordo con la Commissione quando afferma che una stretta cooperazione tra l'acquacoltura e l'industria della trasformazione dei prodotti ittici può ulteriormente potenziare la creazione di posti di lavoro e la competitività in entrambi i settori.

5.2

Il CESE è inoltre d'accordo con la Commissione quando fa presente la necessità di migliorare le informazioni disponibili sulla situazione delle procedure amministrative per quanto concerne tempi e costi necessari per ottenere licenze per nuovi impianti di acquacoltura negli Stati membri.

5.3

Al pari della Commissione, il CESE ritiene che il fatto di disporre di piani regolatori possa contribuire, nell'ambito dell'acquacoltura, a ridurre l'incertezza, a facilitare gli investimenti, ad accelerare lo sviluppo imprenditoriale e a promuovere la creazione di posti di lavoro.

5.4

Secondo il CESE, la comunicazione della Commissione non attribuisce sufficiente attenzione all'acquacoltura continentale, specie per quanto concerne l'assetto territoriale.

5.4.1

Il CESE propone alla Commissione europea di estendere l'oggetto del seminario sulle migliori pratiche, che si terrà nell'estate del 2014, per introdurre la pianificazione coordinata dello spazio fluviale (oltre che marittimo) in modo da aiutare gli Stati membri a portare avanti detta pianificazione.

5.5

Il CESE riconosce l'importanza di definire e controllare in modo opportuno l'attività produttiva nell'ambito dell'acquacoltura, onde prevenire ripercussioni inappropriate sull'ambiente. Al tempo stesso, ritiene che la gestione settoriale dell'acquacoltura debba seguire un approccio ecosistemico.

5.6

Per il CESE è importante che lo sviluppo dell'acquacoltura si basi su uno stretto collegamento con la ricerca e la scienza.

5.7

Il CESE condivide l'opinione della Commissione circa il riconoscimento dei servizi ambientali forniti dall'acquacoltura estensiva in stagni, come esempio di un'attività economica conciliabile con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie.

5.8

Il CESE giudica adeguata l'iniziativa della Commissione di voler aiutare, mediante apposite indicazioni, le amministrazioni nazionali e regionali ad applicare in modo migliore e più uniforme la legislazione unionale (ad esempio in campo ambientale).

5.9

Il CESE approva il ruolo del Consiglio consultivo per l'acquacoltura e ritiene che possa contribuire a raggiungere gli obiettivi dei piani strategici nazionali verificandone l'adeguata applicazione. Tuttavia, desidera mettere in risalto alcune caratteristiche di detto consiglio che lo rendono diverso dagli altri consigli consultivi: innanzi tutto il suo ambito di attività è formato da risorse private che appartengono alle imprese dell'acquacoltura e non, come per la pesca, da risorse naturali pubbliche come gli stock; in secondo luogo, il suo raggio d'azione non è regionale ma si estende su tutta l'Unione europea.

Bruxelles, 16 ottobre 2013

Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE