12.11.2013   

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Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 327/82


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica. Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale»

COM(2012) 582 final

2013/C 327/14

Relatore: VAN IERSEL

Correlatore: GIBELLIERI

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 10 ottobre 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica. Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale

COM(2012) 582 final.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 18 giugno 2013.

Alla sua 491a sessione plenaria, dei giorni 10 e 11 luglio 2013, (seduta dell'11 luglio 2013), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 132 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) esprime grande compiacimento per l'attenzione riservata all'industria europea (settore manifatturiero e settore dei servizi), come risulta dalla ultima versione del documento sulla politica industriale dell'ottobre 2012 che aggiorna la relativa comunicazione, compresi gli allegati contenenti analisi articolate delle politiche industriali e delle carenze presenti negli Stati membri. Numerosi elementi sono in linea con le salde posizioni espresse dal CESE (1). La vera prova consisterà nella fase di applicazione.

1.2

La politica industriale, una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, dovrebbe rappresentare un elemento costitutivo di un'iniziativa dell'UE a favore della crescita, di cui si fa tanto parlare senza però prendere provvedimenti efficaci. È necessario adottare la giusta mentalità ed approcci coerenti. L'impatto politico è evidente. Il CESE sollecita la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo ad intensificare le iniziative (coerenti!) e le politiche trasversali in grado di cogliere la grande sfida di accrescere la produzione industriale in tutta Europa.

1.3

Il Consiglio europeo dovrebbe assumere un ruolo guida definendo il programma della politica industriale, e la Commissione dovrebbe essere coinvolta a pieno titolo. I diversi Consigli (Competitività, Ricerca, Ambiente e Politica sociale), la Commissione e il Parlamento europeo devono adottare un approccio mirato e condiviso su come individuare e promuovere politiche all'avanguardia in tutta Europa.

1.4

Per diventare una strategia trainante per l'Europa, le decisioni in materia di politica industriale riguardanti le azioni, le tabelle di marcia e le scadenze vanno portate a conoscenza di un ampio pubblico, diversamente da quanto avviene ora.

1.5

L'Unione europea, inoltre, ha bisogno di una convergenza europea ottimale tra le 27 politiche industriali nazionali e unionali che oggi, a quanto risulta da un'ampia serie di analisi condotte, risulta carente. La diversità costituisce un vantaggio, mentre la frammentazione è dannosa. Andrebbero affrontati gli squilibri geopolitici.

1.6

Per migliori condizioni quadro si intende, prima di tutto, il completamento del mercato interno dell'UE nell'ambito di una economia sociale di mercato, garantito da un'accurata valutazione, regolamentazione e applicazione in tutta l'UE. A sostegno del mercato interno devono intervenire gli enti pubblici con investimenti nei collegamenti transfrontalieri come le strade, le idrovie, i porti, gli aeroporti e le ferrovie.

1.7

Di fronte a una disoccupazione che supera i 26 milioni di persone, al basso livello di crescita e alle restrizioni di bilancio, l'industria e l'innovazione hanno bisogno di prospettive e di condizioni stimolanti. Va raggiunto un giusto equilibrio tra il risanamento dei bilanci (ossia le relative misure di austerità), i programmi nazionali di riforma e la politica industriale in modo da creare investimenti e posti di lavoro, rafforzando al tempo stesso la fiducia.

1.8

Qualunque iniziativa a livello dell'UE dovrebbe rafforzare la posizione dell'Europa nelle dinamiche mondiali, nella sua veste di concorrente e di partner. L'obiettivo molto ambizioso di portare al 20 % la quota (di contributo al PIL) dell'industria manifatturiera entro il 2020 richiede massicci investimenti e profondi adeguamenti delle politiche in atto. Inoltre è assolutamente necessario aumentare la produttività.

1.9

La messa in atto di condizioni "intelligenti" per l'industria richiede ben più che disposizioni e adeguamenti tecnici. Tali condizioni riguardano infatti l'intero contesto industriale, in particolar modo una politica climatica ed energetica coerente e prevedibile a lungo termine a sostegno di una base industriale competitiva, e dovrebbero favorire prestazioni di qualità eccellente, incoraggiando al tempo stesso attività e comparti emergenti.

1.10

Le politiche dell'UE devono essere mirate e specifiche ai singoli settori, basarsi su valutazioni che partono dal basso, tenendo così conto al meglio delle capacità tecniche ed economiche esistenti e delle sfide da cogliere. Tali principi dovrebbero essere anche applicati nella realizzazione degli obiettivi dell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, che mirano ad aumentare l'efficienza nell'utilizzo delle materie prime e, al tempo stesso, a promuovere l'innovazione e a migliorare la capacità di resistenza delle aziende europee.

1.11

La politica industriale presenta una forte dimensione sociale nel senso che investe tutti gli strati della società: regioni e comuni, qualunque tipo di impresa o forza lavoro esposta a modelli lavorativi in rapido cambiamento - digitalizzazione, automazione, produzione connessa all'erogazione di servizi, TIC - istruzione e università, consumatori e cittadini. La politica industriale consiste in un'opera sia di ristrutturazione che di anticipazione, e dovrebbe pertanto fornire istruzione, formazione e informazione aggiornate, nonché sostenere le tecnologie, l'innovazione, la creatività e l'imprenditorialità. Il cambiamento demografico deve anche essere anticipato per reagire di conseguenza.

1.12

Dal momento che le regioni ambiziose innalzano il livello delle prestazioni industriali, l'UE e gli Stati membri dovrebbero incoraggiarne le pratiche improntate all'autonomia, ivi comprese la specializzazione e la relativa ricerca, le qualifiche e i raggruppamenti (cluster), perché c'è ancora tutto un mondo da conquistare.

1.13

Va dato rilievo alle iniziative e ai progetti, nonché agli esempi riusciti a livello nazionale e regionale che promuovono la fiducia dei cittadini e degli operatori socioeconomici. Vanno intensificati gli accordi di partenariato tra l'UE e gli Stati membri, come anche lo sviluppo di una rete di contatti tra Stati membri e regioni. Il semestre europeo può offrire numerose opportunità in termini di monitoraggio continuo.

1.14

La politica industriale dell'UE dovrebbe consistere in un processo di condivisione delle visioni e competenze a livello dell'UE e nazionale, oltre ad essere frutto di azioni condivise a cui gli ambienti economici e i sindacati partecipano a pieno titolo; altri diretti interessati come - a seconda dei casi - le scuole, le università (ricerca), le ONG, i consumatori, ecc., dovrebbero essere ugualmente coinvolti.

1.15

Gli Stati membri, pur presentando tra loro differenze sostanziali in termini di capacità economica, dovrebbero tutti trarre insegnamento dalle buone pratiche, nonché dalle strategie e dagli approcci che ne sono alla base.

1.16

Il CESE ha formulato a più riprese proposte relative a settori specifici e alla politica industriale (cfr. allegato). Il presente parere si sofferma invece soprattutto sulla coerenza tra i diversi temi importanti e su una governance efficace grazie all'opera di coordinamento e di sintonizzazione.

2.   Contesto

– a)   Livello mondiale

2.1

Nell'analisi condotta dalla Commissione il costo del lavoro sembra incidere in misura minore sul totale dei costi di produzione (2). La produttività è un fattore importante. Se una parte della produzione torna in Europa, un fattore altrettanto importante da considerare è la crescita della concorrenza in altri ambiti, come il miglioramento dell'infrastruttura economica nei paesi BRICS, l'apprezzamento dell'euro e i prezzi dell'energia, che stimolano gli investimenti all'estero.

2.2

L'Europa, inoltre, segna un ritardo rispetto agli Stati Uniti e al Giappone in termini di risultati raggiunti nel campo dell'innovazione e della specializzazione tecnologica. L'Europa vanta una posizione più solida degli Stati Uniti nei settori della tecnologia medio-alta e medio-bassa, mentre il tradizionale divario tra i due continenti nel segmento high-tech è cresciuto notevolmente negli ultimi anni.

2.3

La Casa Bianca e il Congresso degli Stati Uniti hanno mostrato un forte impegno a favore della rinascita della produzione industriale, con una strategia nazionale a favore della competitività per il periodo 2014-2018 (3). Un aspetto centrale di questa strategia è costituito dal ruolo e dal valore della produzione nell'economia, nella sicurezza e nella leadership globale degli Stati Uniti.

2.4

I partenariati pubblico-privati rafforzano le infrastrutture tecnologiche e innovative. I ministeri per la Difesa, l'Energia e il Commercio sono direttamente coinvolti, così come la National Science Foundation e la NASA, dando così impulso a numerosi istituti di ricerca e università nazionali.

2.5

Si tratta di un'evoluzione significativa per un paese che fino a poco tempo fa predicava l'avvento dell'economia post-industriale. Ma la crescente competitività della Cina e di altri paesi ha fatto suonare il campanello d'allarme, innescando un cambiamento di percezioni. Secondo le previsioni, la Cina sorpasserà gli Stati Uniti diventando la prima potenza economica al mondo entro il 2030, mentre gli Stati Uniti manterranno la leadership globale; Giappone ed Europa da parte loro seguiranno a lunga distanza (4).

2.6

Le nuove prospezioni petrolifere e soprattutto il gas di scisto dovrebbero consentire all'America di ottenere l'indipendenza energetica. Queste prospezioni rappresentano una rivoluzione energetica capace di produrre nel paese una rinascita industriale e di generare cambiamenti geopolitici. Vanno però ancora considerate le preoccupazioni per l'ambiente e la salute (5).

2.7

Prosegue l'ascesa della Cina, del Brasile e dell'India, seguite dalla Russia, e sulla loro scia avanzano rapidamente altri paesi asiatici e sudamericani. Le economie emergenti, soprattutto in Asia, registrano da anni tassi di crescita di gran lunga superiori alla media. I loro giovani sistemi d'istruzione sfornano schiere di tecnici e ingegneri con un buon livello di istruzione e di qualifiche, e parallelamente vengono creati grandi istituti di ricerca. La qualità dei prodotti e dei processi innovativi migliora in tutti i campi ed è in atto un rapido adeguamento dell'infrastruttura e dei servizi di trasporto.

2.8

In Cina sta emergendo un sistema misto di capitalismo di Stato e libero mercato (6), profondamente intriso delle tradizioni culturali (e politiche) nazionali esistenti. La creazione di ricchezza non va di pari passo con la democrazia e con il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori. Le condizioni ambientali e sanitarie restano arretrate, anche se la qualità della produzione aumenta. I contraccolpi sono tutt'altro che immaginari. Bisogna però ammettere che gli interventi di matrice capitalista ad opera dello Stato continueranno a orientare determinate tipologie di produzione che corrispondono alle ambizioni nazionali, e anche gli investimenti da parte dei fondi sovrani potrebbero andare in una direzione simile, sia in termini di investimenti interni che esterni al paese.

2.9

Alcuni paesi dispongono solitamente di strutture di governance più snelle di quella dell'UE, poiché sono dotati di un sistema decisionale accentrato, di una strategia comune e di obiettivi condivisi nel settore pubblico.

2.10

Alcune parti dell'Africa stanno attraversando anch'esse una fase di rapido sviluppo, e la Cina investe massicciamente senza badare alle ripercussioni sociali.

2.11

Lo scenario mondiale e la situazione geopolitica sono in costante mutazione. I dati sono di fondamentale importanza per sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica e le convinzioni politiche. Il CESE raccomanda di stilare annualmente un quadro di valutazione dell'UE su un determinato numero di sviluppi socioeconomici, tecnologici e occupazionali in atto in importanti regioni del mondo.

– b)   Livello europeo

2.12

Dalle approfondite analisi della Commissione sulle tendenze europee e per paese emerge una crescente consapevolezza della necessità di un'industria manifatturiera in Europa.

2.13

Le situazioni variano ampiamente da un paese all'altro: la Germania vanta quasi il 30 % dell'attività manifatturiera europea, mentre altri paesi - più grandi e più piccoli - presentano percentuali notevolmente inferiori o molto basse. In alcuni Stati membri gli investimenti industriali sono diminuiti considerevolmente negli ultimi vent'anni, in taluni casi per effetto di una ristrutturazione su vasta scala e in altri anche a causa di un certo livello di abbandono (7).

2.14

Tra gli Stati membri, che sono così diversi tra loro, alcuni più di altri dimostrano di riuscire a migliorare la situazione. Il livello di occupazione nelle industrie è in costante calo. Oltretutto, nell'attuale crisi in atto dal 2008, nell'industria manifatturiera sono andati persi oltre 4 milioni di posti di lavoro.

2.15

Non sembrano esservi segnali di discussioni tra gli Stati membri in merito a politiche, strumenti o buone pratiche. I programmi nazionali di politica industriale e innovativa sono dettati prevalentemente da tradizioni e procedure nazionali, e vengono declinati nelle strutture e nei rapporti a livello nazionale tra pubblico e privato, compresi, tra gli altri, aziende, istituti di ricerca, università e sindacati.

2.16

Di conseguenza, molte politiche e i rispettivi strumenti finanziari sono a carattere principalmente nazionale, e ciò non favorisce né il mercato interno né i progetti trasversali a livello transfrontaliero.

2.17

Malgrado i risultati estremamente positivi conseguiti in alcuni paesi, un'inopportuna frammentazione del mercato interno, come sostiene giustamente la Commissione, ostacola i potenziali fattori di crescita.

2.18

La diversità creativa è una carta vincente per l'Europa, ma potrà tradursi in vantaggi per tutti gli europei soltanto se sarà garantita la convergenza verso obiettivi comuni. Occorre trovare un equilibrio ottimale tra la diversità creativa degli Stati membri e una convergenza trasparente e persuasiva.

2.19

Come dimostra l'esempio americano, tale convergenza andrà a vantaggio soprattutto delle reti continentali di PMI con un potenziale di crescita.

3.   Strategia Europa 2020: visione, competenze e azioni condivise

3.1

Il mercato interno ha bisogno di uno slancio rinnovato. Nonostante l'aumento di un protezionismo larvato e l'incombere - tutt'ora - della rinazionalizzazione e della frammentazione, l'UE sta riuscendo a mantenere integro il mercato interno e a non compromettere il principio dei mercati aperti, benché la fase di attuazione resti piuttosto un punto debole.

3.2

La strategia Europa 2020, che prevede competenze condivise tra l'UE e gli Stati membri, dovrebbe fungere da esempio. Tale strategia, che rispetta gli approcci e i metodi nazionali specifici, fornisce strumenti per poter beneficiare dei vantaggi offerti da un'azione su scala europea. I potenziali vantaggi di questa governance mirata sono passati finora sistematicamente in sordina.

3.3

Vi è l'urgente necessità, inoltre, di ottenere risultati tangibili dall'adeguamento dei processi innovativi riusciti e della creazione di posti di lavoro all'evolvere dei modelli di produzione, commercializzazione e servizi.

3.4

È necessario anticipare volutamente la ristrutturazione per migliorare l'accettazione degli adeguamenti, favorire l'aggiornamento delle competenze o la riqualificazione della forza lavoro e contribuire a ridurre il precariato (8).

3.5

La comunicazione della Commissione del 2010 sta già dando il via a iniziative, come Orizzonte 2020, le prove di concorrenzialità, l'innovazione industriale, l'efficienza delle risorse, le competenze e l'istruzione, l'accesso ai finanziamenti, l'interazione e un confine meno marcato fra industria e servizi, nonché una crescente consapevolezza delle complicazioni esistenti nel caso degli investimenti e del trasferimento di tecnologie a livello internazionale.

3.6

Sorprende che, fino a poco tempo fa, solo di rado fossero condotte delle valutazioni inter pares trasparenti degli Stati membri. Andrebbe ampliato il ruolo di monitoraggio della Commissione.

3.7

Queste valutazioni inter pares dei paesi metterebbero in evidenza le strutture obsolete esistenti nell'industria e nel processo decisionale, contribuirebbero ad accelerare il processo di modernizzazione mediante il ricorso ad approcci efficaci e possono fungere da indicatori per una convergenza europea "verso l'alto" nel settore pubblico e in quello privato.

3.8

I documenti di lavoro dei servizi della Commissione contengono raccomandazioni specifiche per singolo paese, direttamente connesse allo sviluppo industriale (9). Tali raccomandazioni devono ricevere maggiore attenzione nei programmi nazionali di riforma (PNR) discussi dagli Stati membri e dalla Commissione nell'ambito del semestre europeo.

3.9

Tuttavia, sarebbe un grave errore lasciare questo compito soltanto alla Commissione, poiché esiste anche una responsabilità primaria in capo ai ministeri degli Stati membri competenti in materia di politiche non disciplinate dalla regolamentazione o da misure dell'UE, i quali, tra l'altro, sono tenuti a garantire la precisa applicazione di detta regolamentazione.

3.10

Le politiche finanziarie nell'area dell'euro comportano un coordinamento accurato fra le istituzioni europee e le autorità nazionali. Non vi è ragione per cui un coordinamento analogo non possa essere attuato anche nell'ambito del rafforzamento delle condizioni quadro per l'industria, l'innovazione e la creazione di posti di lavoro, che tragga ispirazione da una visione condivisa.

3.11

I documenti di lavoro dei servizi della Commissione possono anche aiutare gli Stati membri ad intraprendere valutazioni bilaterali o trilaterali su questioni connesse all'industria, quali competenze e istruzione, tecnologia e innovazione, oneri amministrativi, politica fiscale e aiuti di Stato, traendo ciascuno facilmente le proprie conclusioni in merito alle politiche più consone a livello nazionale in un'ottica europea comune. Una seria valutazione delle misure attuate dovrebbe in ogni caso essere parte integrante dei programmi nazionali.

3.12

Poiché tali tendenze devono godere dell'appoggio di tutta la società, è molto importante che le associazioni d'imprese e i sindacati partecipino a pieno titolo al processo. Lo stesso vale, a seconda dei casi, per altri diretti interessati, come il settore dell'istruzione, le ONG, i consumatori, ecc. Gli approcci basati sul consenso danno buoni risultati, e il dialogo con la società a livello nazionale e regionale, nonché nei singoli settori e nelle aziende, fornirà un grande contributo.

4.   Temi da affrontare

4.1   Il CESE condivide l'affermazione della Commissione, secondo cui la complementarità fra gli interventi nazionali e unionali in materia di politica industriale è una condizione essenziale per il successo della politica industriale europea. Essa rafforzerà l'impatto delle azioni unionali e nazionali e offrirà innumerevoli opportunità di passare dalle parole ai fatti.

4.1.1   Un concetto globale presuppone un approccio olistico e politiche trasversali. Il CESE illustra qui di seguito alcuni temi interconnessi che ritiene fondamentali per il futuro dell'industria europea.

4.2   Innovazione industriale

4.2.1

L'innovazione industriale necessita di una solida base tecnologica europea, supportata da un coordinamento e da una cooperazione a livello transfrontaliero tra istituti di ricerca e università, tecnologia applicata e imprese.

4.2.2

Le "tecnologie fondamentali abilitanti" dell'UE ed altre tecnologie trasversali sono fondamentali per i programmi di R&S unionali e nazionali, in quanto avvantaggiano numerose attività a valle e le politiche pubbliche in materia di infrastrutture e sostenibilità. Il quadro unionale per la cooperazione e la consulenza tra pubblico e privato, soprattutto tramite le piattaforme tecnologiche dell'UE, è essenziale e anche gli appalti pubblici dovrebbero generare incentivi per l'innovazione avanzata.

4.2.3

La tecnologia è il campo di battaglia del futuro. Nel promuovere i progetti (faro) a livello internazionale, la Commissione e il Consiglio Ricerca dovrebbero mettersi alla guida del processo di rafforzamento del mercato interno per i progetti tecnologici e transfrontalieri. Una proficua attività di R&S e i brevetti europei dovrebbero sostenere gli investimenti innovativi e i posti di lavoro di qualità elevata.

4.2.4

Il CESE sottolinea l'importanza delle risorse finanziarie dell'UE per l'attività di R&S e i progetti transfrontalieri. Orizzonte 2020 dovrebbe emulare gli sforzi in rapido aumento in altri paesi, poiché, anche se l'Europa continua a occupare una buona posizione, la sua tradizionale leadership perde terreno. Un taglio della dotazione destinata ad Orizzonte 2020 è controproducente.

4.2.5

Dovrebbe emergere evidente il ruolo cruciale dell'istruzione superiore e della ricerca ad essa correlata nel campo dell'innovazione. Ove necessario, i programmi e la gestione dovrebbero essere adattati di conseguenza.

4.2.6

È auspicabile disporre annualmente di informazioni riguardo agli investimenti pubblici e privati nelle tecnologie fondamentali.

4.2.7

L'innovazione ha ricadute in molti altri settori e crea nuove dinamiche nelle imprese e sul posto di lavoro: riprogettazione dei metodi di produzione esistenti, necessità di ristrutturare attività obsolete, creazione di catene del valore e nuovi "settori", assottigliamento dei confini tra industria e servizi. L'innovazione è sinonimo di modernizzazione e creatività nella società e come tale dovrebbe essere comunicata.

4.2.8

La Commissione ha sottolineato la necessità di tecnologia e innovazione in tutti i suoi servizi, trasformandola in una priorità orizzontale, e sarebbe auspicabile che anche le amministrazioni nazionali adottassero questo metodo.

4.3   Competenze e qualifiche

4.3.1

La tecnologia, l'innovazione, la riprogettazione dei processi produttivi, l'integrazione tra industria e servizi, i nuovi fabbisogni della società e i nuovi settori di punta rendono estremamente importante disporre di competenze e qualifiche adeguate a tutti i livelli.

4.3.2

Sistemi d'istruzione all'avanguardia sono fondamentali a ogni livello. Aumenta, com'è giusto, l'attenzione dell'UE nei confronti dell'istruzione, della scolarità e della formazione e lo stesso avviene anche a livello nazionale e regionale. L'istruzione è un requisito di base e deve essere alla portata di tutti.

4.3.3

Qualsiasi iniziativa dell'UE a favore della crescita deve porre costantemente l'accento sull'intero spettro dell'istruzione; considerate le notevoli differenze esistenti fra gli Stati membri, lo scambio di buone pratiche sarà indispensabile per poter far fronte soprattutto alla disoccupazione giovanile.

4.3.4

Le parti interessate svolgono un ruolo determinante, e ad ogni livello - aziendale (compresi i comitati aziendali), locale, regionale, nazionale e unionale - il dialogo sociale dovrebbe affrontare questioni quali istruzione, tirocini/formazione alternata, formazione industriale e formazione (permanente) avanzata, al fine di migliorare le competenze e l'occupabilità, e soddisfare così le esigenze del mercato del lavoro. Il riconoscimento transfrontaliero delle competenze e delle qualifiche dovrebbe diventare la norma allo scopo di promuovere la mobilità internazionale.

4.3.5

Conformemente alle indicazioni dell'OCSE, la Commissione dovrebbe essere incaricata di condurre valutazioni inter pares sui sistemi d'istruzione degli Stati membri e sui relativi risultati. Tali valutazioni produrranno indicatori utili per opportuni miglioramenti, come già accade in molti altri settori.

4.3.6

Il livello di competenze richiesto nel mondo delle imprese e nella società aumenta continuamente. L'istruzione tecnica e i servizi nel settore manifatturiero rappresentano una priorità, dalle qualifiche più basse all'istruzione universitaria. Gli istituti tecnici secondari e quelli di formazione professionale svolgono in tal senso un ruolo essenziale.

4.3.7

Nel campo dell'istruzione superiore si dovrebbe sopperire alla carenza strutturale di scienziati, ingegneri e matematici - sia studenti che ricercatori - cercando di ridurre gli sfasamenti tra la domanda e l'offerta nel mercato del lavoro.

4.3.8

La formazione professionale dovrebbe essere garantita a tutti i lavoratori e in particolare agli operatori e artigiani dotati di particolari specializzazioni nel mondo delle PMI e nel settore artigiano.

4.3.9

La creazione di posti di lavoro sostenibili nell'industria, sulla base di condizioni di lavoro, salute e sicurezza al passo con i tempi, è parte integrante della giusta mentalità necessaria per modernizzare tale settore. Un incremento della competitività dovrebbe andare di pari passo con condizioni di lavoro appropriate e con il rispetto dei diritti dei lavoratori.

4.3.10

Occorre considerare con particolare attenzione l'impatto dell'invecchiamento demografico nell'UE sull'offerta di manodopera nell'industria. Le condizioni di lavoro dei lavoratori anziani vanno adattate di conseguenza, al pari della struttura e delle capacità di formazione e di apprendimento permanente.

4.4   Accesso ai finanziamenti

4.4.1

L'accesso ai finanziamenti continua a rappresentare un punto debole. Il settore industriale ha risentito fortemente della crisi bancaria, a seguito della quale le banche continuano a essere restie a concedere crediti. La crisi ha, inoltre, favorito la rinazionalizzazione delle attività. La tradizionale avversione al rischio è acuita da norme internazionali più rigorose sui fondi propri (equity) e probabilmente dalla regolamentazione finanziaria dell'UE. Fortunatamente le norme relative a Basilea III, che rendono più difficoltosa la concessione di prestiti, saranno applicate via via con maggiore elasticità.

4.4.2

Le PMI necessitano di strumenti di ingegneria finanziaria più appropriati e di nuove fonti di finanziamento come, per esempio le compagnie di assicurazioni e i fondi pensione. Uno dei principali obiettivi è quello di ripartire o diluire i rischi, anche mediante regimi di garanzia o fondi governativi. Il finanziamento collettivo (crowd funding) deve aprire nuove prospettive allettanti.

4.4.3

Nel contempo devono aumentare i finanziamenti privati o non bancari, e negli Stati membri andrebbe dato rilievo alle iniziative private. Il divario rispetto agli Stati Uniti rimane infatti significativo: due terzi degli investimenti americani sono finanziati al di fuori del settore finanziario, contro un terzo in Europa. La legislazione UE e nazionale dovrebbe incoraggiare la tendenza a ricorrere a maggiori investimenti privati e private equity soprattutto per sostenere l'innovazione.

4.4.4

La sussidiarietà comporta un'ampia diversità di politiche fiscali, nonché di sistemi di sovvenzioni e prestiti in tutta Europa. Il CESE insiste sulla necessità di una valutazione e di verifiche inter pares degli strumenti nazionali da parte della Commissione, ai fini di un'effettiva convergenza tra questi ultimi.

4.4.5

La BEI e la Commissione stanno lavorando a strumenti finanziari UE di nuova generazione, con un impatto e un effetto di leva maggiori rispetto alle sovvenzioni. La capacità di assunzione del rischio da parte dei fondi UE, unita alla capacità di finanziamento della BEI, dovrebbe dar luogo a un insieme di capacità per la progettazione e l'attuazione di strumenti finanziari utilizzabili per raggiungere gli obiettivi industriali.

4.4.6

I fondi di rotazione, coordinati congiuntamente dalla BEI e dalla Commissione, che saranno applicati nell'ambito di Orizzonte 2020, di Cosme, del quadro finanziario pluriennale e della politica regionale, dovranno produrre un effetto moltiplicatore, e si dovrà prestare una particolare attenzione alla visibilità di "chi fa cosa". Il CESE sottolinea la necessità di mantenere un bilancio UE solido e ben gestito, integrato da strumenti di credito nazionali (ri)organizzati in maniera efficace. Va esteso il ricorso ai project bond (obbligazioni per progetti infrastrutturali) e ai prestiti "verdi".

4.4.7

Le attuali norme dell'UE sono troppo rigorose e burocratiche. Il CESE ribadisce che gli strumenti dell'UE devono essere adattati al mercato e facilmente attuabili, dotati di flessibilità per adeguarsi al rapido evolversi delle condizioni del mercato, e accessibili alle aziende innovative e ai piccoli progetti di microeconomia difficilmente intercettabili. Occorre raggiungere un nuovo equilibrio fra un'amministrazione affidabile degli strumenti e le esigenze del mercato.

4.5   Sviluppo sostenibile

4.5.1

Lo sviluppo sostenibile e l'efficienza delle risorse vengono sempre più integrati nelle strategie aziendali e nelle attività a monte e a valle, nonostante le notevoli differenze fra uno Stato membro e l'altro. I modelli commerciali sostenibili migliorano la capacità di resistenza delle aziende europee. Attori pubblici e privati devono sostenersi reciprocamente.

4.5.2

Un caso emblematico è quello del cambiamento climatico e delle emissioni di CO2. Di fronte al continuo rischio di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e degli investimenti, il CESE chiede di sottoporre le politiche dell'UE ad una ulteriore valutazione, sulla cui base effettuare una transizione sostenibile verso un'economia a basse emissioni di carbonio.

4.5.3

L'efficienza in termini di costi e la fattibilità tecnica al fine di mantenere la competitività delle imprese sono un requisito essenziale per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro nell'UE all'insegna della sostenibilità. Solo così si verranno a formare sinergie fra gli obiettivi ambientali e le prestazioni industriali.

4.5.4

Il passaggio, reso possibile dalla tecnologia, a un'economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente sotto il profilo delle risorse deve anche essere socialmente equo nei confronti di tutte le generazioni di lavoratori.

4.5.5

Con l'invecchiamento demografico, tra i consumatori aumenterà la percentuale dei cittadini più anziani, e la produzione industriale dovrà venire incontro ai loro modelli di consumo differenti. Ciò offre alle imprese nuove opportunità e spazio per innovazioni come gli alimenti funzionali, l'adattamento di alloggi e trasporti, e nuove tecnologie nel campo della sanità e dell'assistenza a lungo termine.

4.5.6

I programmi e le disposizioni regolamentari dell'UE dovrebbero promuovere un'innovazione sostenibile, seguendo, tra l'altro, gli orientamenti contenuti nell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse. Poiché gli interessi industriali in gioco sono molto elevati, è fondamentale che su tutto il territorio dell'UE vi siano condizioni ambientali comparabili, stabili e prevedibili. Si dovrebbero valutare opportunamente l'efficacia della progettazione ecocompatibile (10) e la possibilità di applicare dei massimali assoluti all'utilizzo delle materie prime nell'industria.

Un'eccessiva regolamentazione incide altresì negativamente sull'innovazione e sugli investimenti, causando a volte la perdita di quote di mercato. La Commissione e il Consiglio dovrebbero salvaguardare le industrie europee di base (ad alta intensità energetica), eliminando le distorsioni della concorrenza rispetto ai paesi terzi.

4.6   Servizi

4.6.1

Il settore dei servizi, che rappresenta il 70 % dell'economia europea, occupa gran parte della forza lavoro. Esso è strettamente connesso con i processi industriali e ne rafforza la base. L'applicazione della direttiva sui servizi, tuttavia, è frammentaria e i servizi alle imprese continuano ad essere poco sviluppati nella maggior parte dell'UE.

4.6.2

La mancanza di un mercato dei servizi integrato - un elemento, questo, che è impossibile trascurare - si ripercuote negativamente sia sul commercio sia sulla produttività all'interno dell'Europa. In entrambi i settori gli Stati Uniti sono leader mondiali grazie all'assai maggiore integrazione del loro mercato dei servizi. Il terziario soffre ancora di una netta propensione per il mercato nazionale, cui si aggiungono gli ostacoli alla fruizione di servizi transfrontalieri. Tuttavia, minori sono gli scambi commerciali, minore è la concorrenza: i mercati dei servizi nell'UE sono ancora prevalentemente nazionali e ciò frena la crescita della produttività (11).

4.6.3

Lo scarso sviluppo dei mercati dei servizi rappresenta un ostacolo per lo sviluppo di un settore delle TIC competitivo in Europa, oltre a impedire iniziative pionieristiche e frenare la crescita della produttività. Di conseguenza, l'UE dovrebbe garantire uno sviluppo dei servizi improntato sul libero mercato e promuovere i servizi alle imprese, e la relativa creazione di posti di lavoro, in tutta Europa.

4.7   Ostacoli amministrativi

4.7.1

Le denunce di ostacoli amministrativi sono ormai all'ordine del giorno; ciononostante, l'attività di verifica sistematica di norme e regolamentazioni di origine nazionale è ancora troppo limitata, quando invece sarebbe altamente auspicabile adottare anche in questo caso sistemi di valutazioni d'impatto come quelli applicati dalla Commissione europea alle sue politiche. In generale manca un coordinamento fra gli Stati membri. Gli ostacoli e le barriere di tipo amministrativo pregiudicano i numerosi tentativi di creare start-up e promuovere PMI.

4.7.2

In questo ambito si fa strada un protezionismo larvato. Il CESE insiste perché vengano condotte valutazioni continue e trasparenti, e la Commissione dovrebbe da parte sua essere incaricata di condurre indagini. Le valutazioni inter pares dovrebbero essere discusse in seno al Consiglio, il quale dovrebbe fissare obiettivi e scadenze.

4.8   PMI

4.8.1

Esistono molte tipologie diverse di PMI, spesso difficilmente comparabili; in alcuni settori, per esempio la distribuzione al dettaglio, le PMI sono soggette a forti pressioni, mentre in altri esse svolgono attività per conto di aziende più grandi (esternalizzazione, catene del valore, ecc.). Le PMI sono quasi sempre indispensabili per l'innovazione di prodotti e servizi. Data la loro forza innovativa e la loro riuscita sui mercati, le PMI devono essere visibilmente integrate e poste in luce quale forza trainante nella politica industriale dell'UE.

4.8.2

Grazie alle loro dinamiche, all'interazione nell'ambito delle catene del valore e alla loro flessibilità, le PMI svolgono spesso un ruolo pionieristico, sviluppando soluzioni su misura e facendo opera di rinnovamento, oltre a essere una preziosa fonte di nuovi posti di lavoro. Occorre pertanto sostenere i lori sforzi intesi a ridurre l'utilizzo di energia e di risorse già scarse. Ciò alla fine si tradurrà in una riduzione dei costi che consentirà alle PMI di ottenere risultati migliori e creare posti di lavoro.

4.8.3

L'Europa ha bisogno di giovani imprenditori. Occorre pertanto concentrare l'attenzione sulla "imprenditorialità" nell'istruzione - compreso il fenomeno della "imprenditorialità per l'università". Il CESE accoglie favorevolmente il piano d'azione sull'imprenditorialità della Commissione.

4.8.4

Il numero di start-up è in aumento. Dal raffronto con gli Stati Uniti emerge tuttavia che un quantitativo insufficiente di piccole imprese raggiunge il livello di maturità, a causa della presenza sia di deboli condizioni finanziarie sia di barriere nazionali all'interno del mercato europeo.

4.9   Energia

4.9.1

Le politiche energetiche nazionali determinano nell'UE politiche frammentarie in materia di mix energetico, con ripercussioni sui prezzi dell'energia, sulle tecnologie, sui rapporti con i paesi terzi e, infine, sul mercato interno. Il CESE insiste sulla necessità di una politica comune in materia di energia. Considerate le profonde implicazioni dell'energia per l'economia, una seria politica industriale non può prescindere dalla presenza di determinati principi comuni in tutta l'Europa.

4.9.2

Il Consiglio non può più esimersi da un dibattito strategico sulle prospettive a lungo termine e sulle relative politiche in materia di energia con, all'ordine del giorno, un opportuno mix energetico nell'UE - che comprenda materie prime fossili, energia nucleare ed energie rinnovabili - nonché le condizioni ambientali, di salute e di sicurezza.

4.9.3

Una serie di decisioni in materia è più che mai urgente, ora che lo sfruttamento del gas di scisto negli Stati Uniti sta ribaltando completamente lo scenario energetico mondiale.

4.9.4

I prezzi energetici sono notevolmente più elevati nell'UE rispetto ai suoi principali partner commerciali. Il prezzo del gas americano corrisponde al 20 % di quello europeo e le implicazioni per il settore chimico e siderurgico sono enormi, oltre a potersi ripercuotere anche sulle industrie a valle. Gli effetti sugli investimenti in Europa e la necessità di una risposta coordinata da parte dell'UE e degli Stati membri sollevano interrogativi scottanti che richiedono una risposta efficace.

4.9.5

L'industria sta contribuendo alla diffusione delle energie rinnovabili. Di fronte però ai costi energetici elevati, occorre assolutamente trovare un equilibrio tra competitività e finanziamento delle risorse rinnovabili, che può comportare una riduzione dei prelievi e un miglioramento dei regimi di sostegno all'efficienza in termini di costi.

4.10   Relazioni esterne

4.10.1

Le relazioni esterne vanno oltre gli accordi formali, come quelli siglati nell'ambito dell'OMC. Al momento di sviluppare la dimensione esterna della politica industriale, l'UE e gli Stati membri dovrebbero definire strategie comuni su come gestire questioni complesse, al fine in particolare di garantire condizioni di parità a livello globale. L'apertura dei mercati presuppone condizioni di reciprocità; pertanto l'UE dovrebbe affrontare seriamente le distorsioni concrete e dannose per gli interessi dell'industria europea.

4.10.2

Un approvvigionamento energetico privo di impedimenti è fondamentale per ragioni economiche e di sicurezza; per tale motivo risulta ancor più necessario adottare un approccio europeo alla luce dell'attuale scenario di prezzi energetici contenuti negli Stati Uniti. Occorre altresì prestare una particolare attenzione ai materiali essenziali per i processi industriali.

4.10.3

Standard ambientali, climatici e sociali internazionali o i relativi accordi di settore sono essenziali al fine di creare condizioni eque a livello mondiale. Essi devono infatti stabilire condizioni tali da mantenere le catene di valore della produzione in Europa.

4.10.4

Il CESE sottolinea la necessità di proteggere i diritti di proprietà intellettuale, nonché di garantire l'accesso agli appalti pubblici indetti in altri paesi.

4.10.5

È fortemente auspicabile la conclusione di accordi di libero scambio equilibrati e opportunamente negoziati, soprattutto con gli Stati Uniti. In questo senso è essenziale un attento monitoraggio.

Bruxelles, 11 luglio 2013

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  Cfr., tra gli altri, il parere CESE GU C 218 del 23.07.2011, pag. 38, che rappresenta la risposta del Comitato alla precedente comunicazione della Commissione europea sulla politica industriale (2010).

(2)  Documento di lavoro dei servizi della Commissione, SWD(2012) 297 final, pag. 10.

(3)  American Manufacturing Competitiveness Act, 2012 (Legge sulla competitività dell'industria manifatturiera americana).

(4)  Global Trends: Alternative Worlds, National Security Council, Washington, dicembre 2012.

(5)  US EPA, Study of the Potential Impacts of Hydraulic Fracturing on Drinking Water Resources: Progress Report, dicembre 2012 (http://www2.epa.gov/hfstudy).

(6)  Cfr. "State Capitalism", The Economist, relazione speciale, gennaio 2011.

(7)  Documento di lavoro dei servizi della Commissione, Industrial Performance Scoreboard and Report on Member States' Competitiveness, Performance and Policies, SWD(2012) 298 final, parti 1, 2, 3 e 4.

(8)  Cfr. anche la relazione del Parlamento europeo, relatore Cercas.

(9)  Cfr. nota 6: documento di lavoro dei servizi della Commissione, parti 1-4.

(10)  Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009 relativa all'istituzione di un quadro per l'elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all'energia (rifusione).

(11)  How to build European services markets, John Springford, Centre for European Reform, settembre 2012, pag. 4.