DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO Che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web degli enti pubblici /* SWD/2012/0402 final */
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA
COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO Che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web degli enti pubblici 1. Introduzione Il presente documento è la sintesi della
valutazione d’impatto effettuata in preparazione della proposta di
ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative
degli Stati membri in materia di accessibilità del web. La maggior parte degli Stati membri ha
definito politiche e specifiche proprie in materia di accessibilità del web
sulla base delle Linee guida WAI WCAG del W3c; questo ha comportato una
frammentazione del mercato per gli sviluppatori dei siti web. L’armonizzazione
delle specifiche riguardanti l’accessibilità del web per una serie di servizi
pubblici di base contribuirebbe in modo significativo a risolvere problema
della frammentazione e dell’insicurezza del mercato, determinando benefici per
le amministrazioni e per i cittadini e creando un mercato dell’accessibilità
del web più esteso ed efficiente. Definizioni e contesto Le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione in generale, e internet in particolare, sono fattori importanti
di crescita economica. Il concetto di accessibilità del web rimanda
ai principi e alle tecniche a cui attenersi nella costruzione di siti web per
rendere il contenuto di tali siti accessibile a tutti gli utenti, in
particolare alle persone con disabilità[1].
Esistono orientamenti riconosciuti a livello internazionale e neutri sul piano
tecnologico per la progettazione di siti e contenuti web accessibili: si tratta
dei criteri di successo e dei requisiti di conformità al livello AA contenuti
nella versione 2.0 delle Linee guida per l’accessibilità dei contenuti Web
(WCAG 2.0) emanate dal World Wide Web Consortium (W3C). Nell’ambito del mandato
M/376 conferito dalla Commissione europea è in corso di elaborazione una norma
europea concernente l’accessibilità del web basata sulle suddette Linee guida. L’accessibilità del web riveste grande
importanza per gli enti pubblici, in quanto consente loro di raggiungere un
maggior numero di persone e di assolvere le proprie funzioni pubbliche. Il
numero di siti web delle amministrazioni (all’incirca 380 500 nell’UE) e
del settore pubblico (oltre 761 000 nell’UE) è in forte crescita. L’accessibilità
del web va a beneficio di tutti gli utenti ed è essenziale per i disabili (15%
della popolazione dell’UE, ovvero 80 milioni di persone)[2]. Il mercato dell’accessibilità del web è formato da tutti i soggetti identificati come sviluppatori di siti
web: professionisti e imprese specializzati nella progettazione dell’architettura
tecnica e del contenuto delle pagine web, soggetti che sviluppano strumenti
software per creare e realizzare pagine web, nonché imprese che forniscono
servizi di consulenza e di formazione pertinenti sullo sviluppo di siti web.
Poiché meno del 10% dei siti web è conforme alle Linee guida WGAC 2.0, il
mercato presenta ancora ampi margini di crescita nell’UE. Il mercato UE dell’accessibilità
del web ha un valore stimato di 2 miliardi di EUR ma realizza meno del 10%
delle sue potenzialità. L’armonizzazione permetterà di migliorare le condizioni
di mercato, creare nuovi posti di lavoro, ridurre i costi da sostenere per
assicurare l’accessibilità del web e ottenere una maggiore accessibilità dei
siti web, con vantaggi sia per le amministrazioni, sia per le imprese e i
cittadini. 2. Contesto politico, questioni
procedurali e consultazione Un numero significativo di Stati membri (21)
ha già adottato misure sull’accessibilità del web e altri probabilmente
seguiranno il loro esempio: la maggior parte degli Stati membri ha infatti
ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
Tuttavia, vi sono differenze significative ed evidenti tra gli approcci
legislativi dei vari Stati membri. Numerose
iniziative politiche si riallacciano al tema dell’accessibilità del web: la
strategia europea sulla disabilità 2010-2020 (accessibilità delle TIC); il
piano d’azione europeo per l’eGovernment 2011-2015 (servizi di eGovernment
inclusivi e accessibili); l’agenda digitale europea (in cui la Commissione
propone di garantire la piena accessibilità di tutti i siti web del settore
pubblico entro il 2015). L’UE, attraverso i suoi programmi di finanziamento (7° PQ,
CIP), sostiene le attività di R&S legate a soluzioni tecnologiche per l’accessibilità
del web. All’accessibilità del web daranno impulso anche il mandato di
normalizzazione 376 della Commissione (riguardante i requisiti di accessibilità
funzionale per i prodotti e servizi TIC e i contenuti web da utilizzare nelle
procedure di appalto pubblico) e la revisione delle direttive sugli appalti
pubblici. Per individuare problemi e esigenze, sono
state effettuate numerose consultazioni pubbliche e analisi che hanno
riguardato le parti interessate, tra cui i rappresentanti degli Stati membri,
le organizzazioni di settore e le organizzazioni della società civile. È stato istituito un gruppo direttivo sulla
valutazione d’impatto, guidato dalla direzione generale della Società dell’informazione
e dei media e con un’ampia rappresentanza di servizi e dipartimenti della
Commissione tra cui il servizio giuridico, il Segretariato generale e le
direzioni generali Comunicazione, Affari economici e finanziari, Occupazione,
affari sociali e inclusione, Imprese e industria, Eurostat, Salute e
consumatori, Informatica, Mercato interno e servizi, Giustizia, con il compito
di analizzare e discutere le diverse questioni e prospettive aventi attinenza
con la presente proposta sull’accessibilità del web. Versioni
preliminari della relazione riguardante la valutazione d’impatto sono state
sottoposte al comitato per la valutazione d’impatto; la versione finale della relazione
integra le risposte alle raccomandazioni formulate da tale comitato. 3. Definizione del problema Malgrado dieci anni di iniziative politiche
volontarie dell’UE, tra cui conclusioni del Consiglio, risoluzioni del
Parlamento, comunicazioni della Commissione e dichiarazioni ministeriali, i
progressi realizzati nell’area dell’accessibilità del web non sono
soddisfacenti. Alla radice del problema ci sono la frammentazione e l’insicurezza
del mercato. Il mercato interno dell’accessibilità del web non funziona in
modo adeguato. Gli sviluppatori di siti web che vogliono operare al di là
delle frontiere nazionali sono ostacolati dai costi di produzione aggiuntivi
che devono sostenere; inoltre, le imprese, in particolare le PMI, non hanno le
conoscenze e le capacità per ottemperare a tutte le diverse specifiche e
procedure. Questa situazione frena la concorrenza e la crescita economica. I
proprietari di siti web ricevono meno offerte di fornitura di servizi e
tali offerte comportano costi superiori. Gli utenti dei prodotti e servizi
per l’accessibilità del web in molti casi si trovano ad utilizzare browser
web, lettori di schermo o altre tecnologie assistive non interoperabili e
perciò possono subire disservizi e avere esperienze d’uso diverse da paese a
paese. Inoltre, per le persone con limitazioni funzionali, tra cui i disabili,
si rischia una crescente esclusione sociale. Gli Stati membri
non possono avvantaggiarsi della condivisione di esperienze nella risposta agli
sviluppi sociali e tecnologici. In mancanza di un’armonizzazione dei
requisiti in materia di accessibilità del web a livello UE, non sarà
possibile ridurre la frammentazione e l’incertezza che caratterizzano questo
mercato. L’armonizzazione aiuterebbe ad adempiere gli impegni politici
esistenti e garantirebbe l’efficacia degli sforzi di standardizzazione compiuti
a livello europeo e internazionale a favore dell’accessibilità (quali il
mandato 376 e la nuova norma ISO/IEC 40500), del futuro atto
europeo sull’accessibilità e della revisione delle direttive sugli appalti
pubblici. La proposta potrebbe limitarsi ai siti web del settore pubblico;
già questo sarebbe sufficiente per creare un mercato di dimensioni consistenti
per gli sviluppatori di siti. Poiché gli Stati membri non possono realizzare
l’obiettivo di un mercato unico per l’accessibilità del web, l’Unione propone
di adottare misure, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e
proporzionalità, aventi come base giuridica l’articolo 114, paragrafo 1,
del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in cui si afferma che la
Commissione adotta “le misure relative al ravvicinamento delle disposizioni
legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri che hanno per
oggetto l’instaurazione ed il funzionamento del mercato interno”. Ora è il momento di agire, perché intervenendo adesso con misure limitate si potranno evitare
misure correttive più ampie in futuro. 4. Obiettivi Gli obiettivi generali sono il
miglioramento del mercato interno per i prodotti e i servizi legati all’accessibilità
del web e l’aumento del numero di siti web accessibili. Gli obiettivi
specifici sono prescrizioni armonizzate per un elenco minimo di tipi di
siti web del settore pubblico e la promozione dell’accessibilità dei siti web
del settore pubblico non inclusi in tale elenco. Il principale obiettivo
operativo è il conseguimento, entro il 2015, della piena accessibilità del
web per tutti i siti web del settore pubblico che figurano nell’elenco citato. 5. Opzioni L’agenda digitale europea[3] annunciava: “Dopo aver
esaminato le opzioni disponibili, la Commissione presenterà entro il 2011 una
serie di proposte per assicurare che i siti web del settore pubblico (e i siti
web che forniscono servizi di base ai cittadini) siano completamente
accessibili entro il 2015”. Sono state individuate tre opzioni: 1 — Scenario immutato (“nessuna
azione ulteriore”) 2 — Raccomandazione (soft law –
misura giuridicamente non vincolante) Questa opzione comporta l’adozione di una
raccomandazione in cui si formuli un approccio comune in materia di
accessibilità del web che preveda in particolare l’applicazione delle Linee
guida per l’accessibilità dei contenuti del web (WCAG 2.0 livello AA) per un
elenco minimo di tipi di siti web interessati del settore pubblico. 3 — Misura giuridicamente vincolante Questa opzione comporta l’adozione di una
misura giuridicamente vincolante volta al ravvicinamento delle disposizioni
legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di
accessibilità del web, in cui sono stabilite le norme per assicurare l’accessibilità
dei siti web del settore pubblico indicati in un elenco minimo, sulla base di
requisiti armonizzati fissati per l’accessibilità del web. Gli Stati membri
sono comunque liberi di estendere ad altri tipi di siti web del settore
pubblico l’applicazione delle disposizioni armonizzate. La proposta
specifica i requisiti comuni per l’accessibilità del web e per il
riconoscimento di norme pertinenti e il richiamo a tali norme. Essa segue l’approccio
abituale alla normalizzazione basato sulla presunzione di conformità ed è
coerente con l’approccio aggiornato utilizzato per le norme riguardanti le TIC. Gli Stati
membri adottano le proprie disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative entro il 30 giugno 2014 e applicano le proprie misure entro il 31
dicembre 2015. Essi partecipano, per il tramite dei rispettivi enti di
normalizzazione e di comitati e piattaforme pertinenti, alla definizione di una
norma armonizzata per l’accessibilità del web e alla definizione della metodologia
di monitoraggio nonché di disposizioni in materia di comunicazione. Inoltre,
gli Stati membri promuovono l’accessibilità del web in generale e cooperano con
il settore e con la società civile per scambiarsi le migliori pratiche e
valutare i nuovi sviluppi. Per la sua flessibilità, lo strumento adatto
ad essere utilizzato nell’ambito di questa opzione è la direttiva. Tale
strumento rispetterebbe il fatto che in alcuni Stati membri sono già in vigore
disposizioni legislative su questo argomento; inoltre, consentirebbe agli Stati
membri di ampliare l’elenco minimo dei tipi di siti web e di organizzare gli
aspetti attuativi (ad esempio le modalità di gestione dei reclami) come meglio
credono. Un regolamento sarebbe di applicabilità
immediata e probabilmente permetterebbe di rispettare gli impegni previsti dall’agenda
digitale europea entro i termini fissati; tuttavia, imporrebbe agli
sviluppatori di siti web costi considerevoli per la messa in conformità alle
nuove disposizioni, anche nel caso in cui essi operino unicamente nel proprio
paese. 5.1. Opzioni rimandate e scartate Organizzazioni della società civile quali AGE,
ANEC, UER[4]
e FED[5]
hanno chiesto che il campo di applicazione sia esteso ad altri siti web
interessati (ad es. siti che offrono “servizi di base ai cittadini”). Questa
sotto-opzione è stata rinviata perché il campo di applicazione si estenderebbe
in questo caso al settore privato, che ha caratteristiche diverse e che è già
contemplato dall’atto europeo sull’accessibilità anch’esso in corso di
elaborazione. Sono state prese in considerazione altre tre
opzioni: una misura giuridicamente vincolante di lotta contro la
discriminazione basata sull’articolo 19 del TFUE, l’uso della legislazione
riguardante gli appalti pubblici e l’estensione della proposta agli strumenti
di sviluppo o alle tecnologie assistive. Tali opzioni sono state però scartate:
la prima non affronta il problema della frammentazione del mercato, la seconda
potrebbe pregiudicare il principio di proporzionalità e la terza impone un
fardello amministrativo considerevole. 6. Analisi degli impatti 6.1. Opzione 1: scenario immutato
– politiche invariate Il protrarsi dell’attuale situazione di
coordinamento limitato da parte dell’UE avrebbe impatti limitati: lentezza dei
progressi nell’area dell’accessibilità del web e frammentazione più marcata
dovuta alle nuove misure nazionali. Impatti economici:
gli sviluppatori di siti web continuerebbero a doversi confrontare con notevoli
ostacoli all’ingresso per la vendita transfrontaliera di prodotti e servizi e
con una domanda interna ridotta. Le amministrazioni pubbliche non
beneficerebbero di offerte migliori e della condivisione delle rispettive
pratiche; inoltre, non potrebbero fruire della messa online di informazioni e
servizi offline. Impatto sociale:
si protrarrebbe la cosiddetta “esclusione digitale” di coloro che non possono
avvantaggiarsi di informazioni e servizi online (ad esempio per la ricerca di
opportunità di lavoro). Impatto politico:
l’efficienza di fornitura di servizi e la responsabilità sociale sarebbero in
pericolo. Gli impegni, ad esempio quelli fissati nell’agenda digitale europea,
non potrebbero essere mantenuti. 6.2. Opzione 2: adozione di una
raccomandazione (misura non vincolante) L’impatto di una raccomandazione dipende dalla
volontà degli Stati membri. Una raccomandazione non garantirebbe l’eliminazione
del problema della frammentazione. Le consultazioni e gli studi effettuati
indicano che negli ultimi dieci anni questo approccio non ha consentito di
risolvere i problemi e di eliminarne le cause. Impatti economici:
gli sviluppatori di siti web potrebbero dover continuare ad operare in un
mercato interno frammentato. Se tutti gli Stati membri appoggiassero
effettivamente e pienamente la raccomandazione, i benefici netti sarebbero
simili a quelli presentati nel punto 6.3 successivo. Impatti sociali:
potrebbe protrarsi la cosiddetta “esclusione digitale” di coloro che non
possono avvantaggiarsi di informazioni e servizi online (ad esempio per la
ricerca di opportunità di lavoro). Impatti politici/reputazionali: rischi simili a quelli dell’opzione 1. 6.3. Opzione 3: misura legislativa
basata sul mercato interno Impatti economici Nell’ipotesi di un’accessibilità nulla dei
rispettivi siti web del settore pubblico, i sei Stati membri in cui non
esistono misure volte ad assicurare l’accessibilità del web dovrebbero
investire tra 37 e 88 milioni di euro per assicurare una totale conformità.
Nell’ipotesi di dover sviluppare nuovamente un terzo dei siti esistenti e di
dover sottoporre gli altri ad attività di manutenzione e monitoraggio del
rispetto dei requisiti di accessibilità, il costo annuo sarebbe di 41 milioni
di EUR. Per i 21 Stati membri in cui esistono
misure volte ad assicurare l’accessibilità del web, gli investimenti aggiuntivi
sono minimi, perché i siti web interessati del settore pubblico sono
disciplinati dalla normativa nazionale vigente. La misura proposta permetterà
di accelerare l’applicazione delle norme e di ridurre i prezzi, fissando
inoltre tempi precisi. I paesi che aderiscono alle WCAG 1.0 (ad es. il Regno
Unito) realizzerebbero dei risparmi, perché i costi legati alla necessità di
sviluppare (nuovamente) i siti in conformità alle WCAG 2.0 sono inferiori di
circa l’8%. Per gli Stati membri che seguono le WCAG 2.0 o loro varianti, i
prezzi finiranno per diminuire per effetto della maggior concorrenza e del
costo minore degli strumenti impiegati per assicurare l’accessibilità del web. I programmi di presentazione delle
informazioni per il monitoraggio comune e gli obblighi informativi avrebbero un
costo di circa 1,65 milioni di EUR. Per raggiungere la piena conformità dei siti
web interessati nell’arco di un anno in tutta l’UE, si dovrebbero investire fra
260 e 560 milioni di EUR. I fornitori di servizi di accessibilità del web
beneficerebbero di economie di scala grazie a un mercato più ampio e alla
riduzione dei prezzi per l’immissione dei loro servizi sul mercato. Potendo raggiungere una platea più ampia di
persone, le amministrazioni potrebbero realizzare notevoli benefici
economici. Nella Tabella 1
riportata di seguito figurano i costi e i benefici che si otterrebbero se, dopo
l’intervento dell’UE, si realizzasse una piena accessibilità del web nell’arco
di un anno. In tal caso i benefici sarebbero superiori ai costi sia per la
stima bassa che per quella elevata. L’impatto sarebbe ancora più significativo
se l’azione si estendesse su un arco di tre o cinque anni. Disabili || Stima bassa (siti web semplici) || Stima elevata (siti web grandi) || Benefici || Costi || Costi Copertura in % || Benefici netti || Benefici netti || Servizi pubblici di base || Stima bassa (siti web semplici) || Stima elevata (siti web grandi) 100 || 487 327 060 || 191 147 305 || 747 750 307 || 260 423 247 || 556 603 002 75 || 300 389 484 || 4 209 728 || 560 812 730 || 260 423 247 || 556 603 002 50 || 113 451 907 || -182 727 849 || 373 875 153 || 260 423 247 || 556 603 002 25 || -73 485 670 || -369 665 425 || 186 937 577 || 260 423 247 || 556 603 002 5 || -223 035 731 || -519 215 487 || 37 387 515 || 260 423 247 || 556 603 002 Tabella 1: calcolo dei benefici netti derivanti dalla piena conformità alle WCAG
2.0 nell’UE‑27 I costi e
benefici stimati nell’arco di tre anni per i sei Stati membri privi di
politiche per l’accessibilità del web volte a garantire una totale
accessibilità per i servizi pubblici di base, sono indicati nella Tabella 2. Gruppo target (disabili) || Stima bassa (siti web semplici) || Stima elevata (siti web grandi) || Benefici || Costi || Costi || Copertura in % || Benefici netti || Benefici netti || Servizi pubblici di base || Siti web semplici || Siti web più grandi || 100 || 31 502 980 || 14 597 479 || 43 780 725 || 12 277 745 || 29 183 246 75 || 20 557 798 || 3 652 298 || 32 835 544 || 12 277 745 || 29 183 246 50 || 9 612 617 || -7 292 883 || 21 890 362 || 12 277 745 || 29 183 246 25 || -1 332 564 || -18 238 064 || 10 945 181 || 12 277 745 || 29 183 246 5 || -10 088 709 || -26 994 209 || 2 189 036 || 12 277 745 || 29 183 246 Tabella 2: costo del raggiungimento della piena conformità nei sei Stati membri
dell’UE privi di misure sull’accessibilità del web I benefici economici per gli sviluppatori
di siti web sarebbero sostanziali: essi potrebbero
infatti migliorare le economie di scala e presentare offerte competitive nei
mercati al di là dei confini nazionali. Questa misura creerebbe una cascata
di ricadute su altri siti web degli enti pubblici. Impatti sociali e analisi di sensibilità: migliori opportunità di partecipazione economica e sociale per molti
cittadini, in particolare anziani e persone con limitazioni funzionali.
Migliori opportunità di lavoro in tutta Europa per gli esperti in accessibilità
del web con disabilità. Gli impatti monetari sarebbero di 400 milioni
di EUR per ogni punto percentuale di aumento della partecipazione al mercato
del lavoro, 30 milioni di EUR in risparmi di tempo per ogni punto percentuale
di aumento dell’accesso online, e 300 milioni di EUR per ogni 10 punti
percentuali di incremento degli acquisti online. 7. Opzione da preferire L’opzione raccomandata è l’opzione 3. 8. Monitoraggio e valutazione Gli Stati
membri eserciteranno un monitoraggio continuo sulla conformità dei siti web
interessati ai requisiti di accessibilità del web. Una metodologia comune sarà
stabilita dalla Commissione in collaborazione con gli Stati membri e pubblicata
nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati
membri presenteranno ogni anno una relazione sul campionamento dei siti web
interessati e sugli esiti delle attività di vigilanza. Nelle relazioni saranno
indicate anche le decisioni sul possibile ampliamento dell’elenco dei tipi di
siti web del settore pubblico e sulle eventuali altre misure. 8.1. Valutazioni future La Commissione
valuterà l’applicazione della presente direttiva entro tre anni dalla sua
entrata in vigore. [1] Ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti delle persone con disabilità, per “persone con disabilità” si intendono
coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o
sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare
la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza
con gli altri. [2] Cfr. Forum europeo sulla disabilità: http://www.edf-feph.org/Page_Generale.asp?DocID=12534.
[3] https://ec.europa.eu/digital-agenda/ [4] Unione europea dei ciechi. [5] Forum europeo sulla disabilità.