22.5.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 143/141


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Il ruolo della società civile nelle relazioni tra l'UE e il Cile»

2012/C 143/29

Relatore: HAMRO-DROTZ

Correlatore: SILVA

Con lettera del 1o agosto 2011, il Parlamento europeo ha chiesto al Comitato economico e sociale europeo, in conformità dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di elaborare un parere esplorativo sul tema:

Il ruolo della società civile nelle relazioni tra l'UE e il Cile.

La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha organizzato una visita di studio in Cile nel settembre 2011 e ha formulato il proprio parere in data 24 gennaio 2012.

Alla sua 478a sessione plenaria, dei giorni 22 e 23 febbraio 2012 (seduta del 22 febbraio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 138 voti favorevoli e 7 astensioni.

1.   Raccomandazioni

1.1   Il presente parere è stato chiesto al Comitato economico e sociale europeo (CESE) dal Parlamento europeo, allo scopo di analizzare, nel contesto delle relazioni fra l'Unione europea e il Cile, il ruolo della società civile cilena e la situazione relativa all'articolo 10 dell'accordo di associazione (AA) UE-Cile firmato nel 2002. Tale articolo prevede l'instaurazione di un comitato consultivo misto (CCM) della società civile, organismo che non si è mai potuto costituire per l'assenza, in Cile, di un'istituzione omologa del CESE.

1.2   Il CESE si compiace per le buone relazioni politiche fra l'UE e il Cile, che sono state sicuramente facilitate dall'AA. Esso sostiene una revisione dell'accordo che consenta di includere un capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile, misure di appoggio al riconoscimento effettivo e all'attuazione delle convenzioni fondamentali dell'OIL e un riorientamento della cooperazione per rafforzare la società civile e progetti di interesse comune come quelli relativi all'innovazione, allo sviluppo sostenibile, alla protezione dei consumatori e alla formazione.

1.3   Il Comitato chiede alle parti aderenti all'AA e alle organizzazioni internazionali competenti con sede in Cile di fornire tutto l'appoggio istituzionale, politico, operativo ed economico necessario alle organizzazioni della società civile cilena, per rafforzarle e renderle responsabili in prima persona, affinché possano fungere da validi interlocutori sia nel dialogo sociale sia in quello civile a livello nazionale, nonché da controparte della società civile europea a livello bilaterale.

1.4   Il CESE ribadisce il ruolo fondamentale del dialogo sociale fra datori di lavoro e sindacati come base necessaria di un consenso economico e sociale imprescindibile per uno sviluppo accompagnato dalla coesione sociale, nonché come punto di partenza per l'instaurazione di un dialogo civile più ampio fra le autorità politiche e i protagonisti della vita economica e sociale. Tutto ciò dovrà portare a una migliore ridistribuzione della ricchezza, con una politica più aperta e un ruolo più importante delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile.

1.5   Il CESE sottolinea l'importanza della creazione di un consiglio economico e sociale (CES) o di un organismo equivalente in Cile, così da aumentare le possibilità di consolidare il dialogo fra i diversi soggetti della società civile e tra questi e le autorità, nonché per poter dare attuazione all'articolo 10 dell'accordo di associazione nei più brevi tempi possibili. Il CESE è disposto a contribuire agli sforzi in questa direzione, mettendo a disposizione la propria esperienza di attività analoghe condotte con altri paesi.

1.6   Come stabilito insieme alle organizzazioni cilene in occasione della sua missione esplorativa del settembre 2011, il CESE organizzerà un seminario con la partecipazione dei soggetti più rappresentativi della società civile del Cile, col sostegno del governo cileno e dell'UE, in concomitanza del settimo Incontro della società civile organizzata UE-America Latina e Caraibi (Santiago del Cile, 2012). Tale seminario esaminerà l'opportunità e i mezzi necessari per creare un organismo consultivo della società civile cilena che possa fungere da controparte del CESE ai sensi dell'articolo 10 dell'accordo.

1.7   Si discuteranno anche altre questioni di interesse generale per i soggetti della società civile, come le possibilità di consolidamento delle capacità (capacity-building), la necessità di continui e migliori scambi d'informazioni e la possibilità di continuare ad organizzare altre attività congiunte con cadenza periodica. Tale cooperazione richiederà il sostegno finanziario delle parti aderenti all'AA.

2.   Situazione politica, economica e sociale del Cile

2.1   Situazione politica

2.1.1

Il Cile è uno dei paesi più stabili e prosperi del Sud America e un punto di riferimento, a causa della sua crescita economica sostenuta, stimolata dal prezzo delle materie prime, dell'accesso al potere di partiti politici rappresentativi, di un ruolo sempre più importante a livello internazionale e di un riorientamento commerciale crescente verso il bacino del Pacifico.

2.1.2

Dopo vent'anni di governo democratico della coalizione di centro-sinistra Concertación, guidata dal 2006 da Michelle Bachelet, il nuovo Presidente Sebastián Piñera è entrato in carica l'11 marzo 2010 per un mandato di quattro anni, dopo aver vinto le elezioni con la formazione di centro-destra Coalición por el Cambio.

2.1.3

Negli ultimi mesi, la situazione politica del Cile è stata segnata da importanti movimenti sociali di protesta, guidati dagli studenti e appoggiati dai sindacati. Altri elementi rilevanti dell'attualità politica sono le disuguaglianze sociali e l'appoggio del governo al controverso progetto HidroAysén che prevede la costruzione di cinque bacini idroelettrici nella Patagonia cilena. Vanno segnalate le manifestazioni e occupazioni di istituti scolastici per chiedere una riforma del settore educativo che consenta di accedere a un'istruzione pubblica di qualità a tutti i cileni, indipendentemente dalla condizione sociale e dalla regione in cui abitano.

2.1.4

A giudizio della stessa società civile cilena queste proteste sono il risultato di un malessere dei cittadini, i quali reclamano una migliore distribuzione della ricchezza, più partecipazione sociale e una maggiore apertura politica. Le organizzazioni sociali sono consapevoli dell'importanza del momento politico che vive il Cile e auspicano che si pervenga a una modifica della costituzione voluta da Pinochet, a una riforma del sistema elettorale, che frena il rinnovamento politico, e a una revisione dell'attuale sistema socioeconomico, che promuove una crescita basata sulla capacità di esportazione di un numero ridotto di materie prime, e pertanto una distribuzione ineguale della ricchezza.

2.2   Situazione economica

2.2.1

Il livello di reddito del Cile è medio-alto. La crescita ha raggiunto il 5,2 % nel 2010.

2.2.2

Il Cile è di gran lunga il maggior produttore mondiale di rame, che rappresenta il 60 % delle esportazioni di tale paese. Il settore bancario è molto forte e accumula profitti cospicui, grazie anche a tassi d'interesse molto elevati e alla gestione dei fondi pensionistici. Tuttavia, a prescindere dalla forza di questo e di altri settori economici, l'alto livello di crescita del Cile non ha frenato l'atomizzazione di altri comparti, come quello alimentare e quello della pesca. Nel 2008 l'economia cilena, al pari di tutte le economie dell'America Latina, ha risentito delle conseguenze della crisi economica mondiale, sebbene in misura minore di quanto sia avvenuto in molte altre parti del mondo.

2.3   Situazione sociale

2.3.1

Il Cile è caratterizzato da considerevoli disuguaglianze del reddito pro capite. Secondo dati pubblicati a metà 2010, fra il 2006 e il 2009 la povertà nel paese sarebbe arrivata al 15,1 %, e la povertà estrema al 3,7 %. Le cifre del 2006 erano rispettivamente il 13,7 % e il 3,2 %.

2.3.2

Nel 2010, la disoccupazione ha raggiunto il 9,6 %, in gran parte per le ripercussioni della crisi mondiale che ha colpito il Cile nei due anni precedenti; i gruppi maggiormente interessati sono i giovani e le donne. Molti posti di lavoro di recente creazione appartengono al settore dei servizi, e c'è un alto tasso di occupazione informale.

2.3.3

Il Cile occupa il quarantacinquesimo posto su 169 nell'indice di sviluppo umano per il 2010 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), e si trova quindi in testa al gruppo dei paesi sudamericani. Il paese ha migliorato i suoi indicatori in materia di alloggi, istruzione e salute, ma sono aumentate le disuguaglianze per quanto riguarda i redditi. Il 5 % delle famiglie più ricche ha un reddito pro capite 830 volte superiore al 5 % di quelle più povere, e il 75 % dei lavoratori guadagna circa mille dollari a fronte di un PIL pro capite di 16 000 dollari, il che significa che il mercato del lavoro non svolge un ruolo nella ridistribuzione della ricchezza. I regimi pensionistici complementari sono poco frequenti. I bambini, i giovani, le donne e gli indigeni (1) sono le categorie della popolazione più colpite da povertà ed esclusione sociale. I dati mostrano una correlazione fra, da un lato, la povertà e, dall'altro, il tasso di scolarizzazione, la disoccupazione e la disoccupazione femminile (2). Le disparità uomo-donna sono significative, e il Cile si colloca al settantacinquesimo posto su 109 in termini di disuguaglianza fra i sessi. In generale, la legislazione del lavoro è debole: vi sono restrizioni alla contrattazione collettiva e al diritto di sciopero, la percentuale di lavoratori coperti da un contratto collettivo non supera il 6 %, non esistono disposizioni di legge a livello nazionale per promuovere la contrattazione collettiva. Inoltre, gli oneri fiscali sono bassi e con struttura regressiva.

2.3.4

Il dibattito sul modello di istruzione ha preso un posto centrale nella situazione cilena, non solo perché molte famiglie si sono fortemente indebitate per l'istruzione dei figli, ma anche perché le richieste di un'istruzione concepita come diritto che deve essere garantito dallo Stato per offrire opportunità a tutti si sono collocate al centro del dibattito nazionale e hanno mobilitato tutta la società cilena. Un problema fondamentale è che l'istruzione è amministrata a livello comunale. Le autorità hanno avviato negoziati con i soggetti che partecipano alle attuali rivendicazioni di riforma del sistema educativo.

2.4   Il Cile nel contesto internazionale attuale

2.4.1

Dal ritorno alla democrazia nel 1990, il Cile è stato attivo nelle relazioni multilaterali, svolgendo un ruolo costruttivo in seno alle Nazioni Unite e alle loro agenzie e partecipando alle attività di mantenimento della pace avviate dall'ONU e dall'UE. La sede regionale di alcune organizzazioni internazionali importanti come l'OIL, Consumers International, l'ONU e la Commissione economica per l'America Latina e i Caraibi si trova in Cile.

2.4.2

A livello internazionale, il Cile è un membro attivo e costruttivo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nel 2009, il paese ha ratificato lo statuto della Corte penale internazionale (CPI) e la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. Un buon numero di posti importanti a livello internazionale è occupato da cittadini cileni, come quelli di direttore esecutivo di UN Women, di direttore generale dell'OIL e di segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (OSA) (3). Nel gennaio 2010, il Cile è stato il primo paese sudamericano a entrare nell'OCSE.

2.4.3

Il Cile è membro della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) e membro associato del Mercosur e della Comunità Andina. Il paese detiene attualmente la presidenza del gruppo di Rio e del gruppo America Latina e Caraibi nonché, insieme al Venezuela, la copresidenza della Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi (CELAC).

2.4.4

La politica commerciale del Cile ha tradizionalmente seguito la strada della firma del maggior numero possibile di accordi di libero scambio. Il Cile dipende dalle importazioni per coprire i tre quarti del suo fabbisogno energetico: manca di energia nucleare e compra gas liquefatto dai paesi del Pacifico e del Mare del Nord. Le sue risorse energetiche fossili sono limitate, inoltre la politica energetica nazionale si basa sul carbone, con le conseguenze ambientali che ne derivano. In termini strategici, la proiezione a lungo termine di tale politica energetica dovrebbe essere rafforzata e diversificata.

2.4.5

In confronto alla maggioranza degli altri paesi dell'America Latina, il Cile dispone oggi di un'infrastruttura ben sviluppata, anche per quanto riguarda le nuove tecnologie.

3.   Le relazioni UE-Cile

3.1   Il rapporto fra l'UE e il Cile si basa sull'accordo di associazione del 2002, è in linea generale eccellente e comprende un ampio spettro di contatti e di coordinamenti nel settore politico, commerciale e della cooperazione. Attualmente, i dialoghi settoriali fra l'UE e il Cile riguardano le seguenti tematiche: politica regionale, preparazione alle catastrofi, futuro della cooperazione bilaterale, politica occupazionale e diritti umani.

3.2   L'UE è uno dei principali partner commerciali del Cile, nonché la fonte principale di investimenti esteri diretti. L'accordo di libero scambio UE-Cile, che ha stimolato un aumento considerevole del flusso commerciale bilaterale negli ultimi dieci anni, riguarda il commercio di beni e servizi, gli investimenti, gli appalti pubblici e la concorrenza. L'UE è la principale destinazione delle esportazioni cilene e la bilancia commerciale è favorevole al Cile, con un avanzo di 45 miliardi di euro. Tuttavia, l'AA non risponde alle aspettative che ha suscitato in termini di occupazione, cooperazione e sviluppo sostenibile.

3.3   Il mercato europeo assorbe volumi significativi di esportazioni cilene, ad esempio in settori come quello agroalimentare, del vino, del tabacco, dell'industria del legno e del rame. L'Europa è una fonte essenziale di semilavorati e beni d'investimento per l'economia cilena. L'accordo prevede che entrambe le parti vadano avanti nella liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e servizi.

3.4   Nel periodo 2007-2013 l'UE stanzierà un totale di 41 milioni di euro per la cooperazione col Cile. La revisione intermedia di questa politica, conclusa nel luglio 2010, ha confermato l'importanza di mantenere i principali settori prioritari, ossia la coesione sociale, l'innovazione e la concorrenza, l'istruzione superiore e l'ambiente. La cooperazione allo sviluppo col Cile dovrebbe però orientarsi verso altri obiettivi, in considerazione del buon livello economico di quel paese. Lo stesso Cile chiede di sviluppare un partenariato strategico, basato sull'associazione, più orientato verso temi di interesse comune. Anche l'UE sta considerando la possibilità di introdurre elementi più orientati verso valori condivisi nella revisione dell'accordo, che si svolgerà nel 2012.

3.5   La valutazione dei risultati dell'AA da parte della società civile cilena non è eccessivamente positiva. Sindacati, PMI, ONG e organizzazioni del terzo settore come quelle dei consumatori vedono nell'AA un semplice accordo di libero scambio e si lamentano di non averne ottenuto alcun beneficio, neanche nell'ambito dei progetti di cooperazione, per i quali denunciano interventi diretti del governo senza una previa consultazione delle presunte organizzazioni beneficiarie. Le suddette organizzazioni reclamano una maggiore attenzione per i progetti volti al rafforzamento della società civile nel lungo periodo, alla lotta contro le disuguaglianze, a favore della coesione sociale e del consumo, nonché della promozione di movimenti associativi nei singoli settori di attività (ci sono 12 000 sindacati aziendali, il solo settore dei trasporti conta 39 000 imprenditori). Sarebbe comunque auspicabile che i fondi europei fossero destinati, oltre che alle ONG, anche alle organizzazioni del terzo settore, come i consumatori e le piccole imprese. Oltre all'articolo 10 dell'AA, vi è un certo numero di articoli sulla cooperazione, come il 41 e il 48, al cui contenuto i soggetti della società civile possono apportare un contributo costruttivo.

3.6   In conformità dell'articolo 11, l'UE ha consultato la società civile cilena sull'attuazione dell'AA, ad es. in occasione del primo forum sociale del 2006 e del secondo forum sociale del settembre 2011. I soggetti della società civile cilena hanno espresso un vivo interesse per un aumento degli scambi d'informazioni con gli omologhi europei e per l'attuazione dell'articolo 10 dell'AA. La Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sembrano puntare con decisione su un proseguimento delle consultazioni e sulla promozione del ruolo della società civile.

4.   La società civile in Cile: situazione attuale e prospettive per la cooperazione

4.1   La diagnosi delle organizzazioni della società civile cilena sul dialogo e la partecipazione è poco lusinghiera. Secondo loro, in Cile manca la volontà politica di creare un organo consultivo della società civile; in parte per motivi politico-ideologici, in parte per il timore che diventi una terza camera legislativa in competizione con quelle esistenti. Anche se vi sono vari livelli e tipi di contatti con la società civile durante la preparazione dei nuovi atti legislativi, il quadro di tali contatti appare assai poco strutturato. In generale, mancano meccanismi nazionali di partecipazione dei cittadini che consentano di canalizzare il conflitto sociale ed evitino esplosioni come quelle attuali. Le autorità regionali e municipali, nominate direttamente dal governo centrale, sono chiaramente poco rappresentative.

4.2   Il Cile ha tre grandi confederazioni sindacali. Quella maggioritaria è la Central Unitaria de Trabajadores (CUT), dalla quale si sono scisse successivamente la Central Autónoma de Trabajadores (CAT) e l'Unión Nacional de Trabajadores (UNT). Le divergenze all'interno del movimento sindacale impediscono un dialogo concertato tra le confederazioni, e fra queste e i datori di lavoro. Tutte e tre concordano però sulle gravi carenze del Cile in materia di dialogo sociale, appoggiano la creazione di meccanismi efficaci di dialogo sociale e di un CES cileno e vedono la necessità di dotarsi di un meccanismo di dialogo con la società civile europea nel quadro dell'AA.

4.3   Il tasso di sindacalizzazione cileno è del 12-13 %, con percentuali molto elevate nel settore minerario, bancario e del commercio, e con un numero elevatissimo di organizzazioni sindacali (circa 12 000), in maggioranza attive a livello di una singola impresa: il dialogo sociale in Cile, insomma, è atomizzato. I sindacati mancano di capacità di contrattazione, soprattutto a livello settoriale, e le divisioni tra le grandi confederazioni impediscono il coordinamento necessario per intavolare un dialogo. I due dialoghi CUT-CPC lanciati dall'OIL non hanno creato fiducia sufficiente per arrivare a un processo duraturo.

4.4   La principale organizzazione cilena dei datori di lavoro è la Confederación de la Producción y del Comercio (CPC), che riunisce tutti i grandi settori economici del paese. La CPC collabora coi sindacati su singoli temi, e con l'OIL in un organismo tripartito sul lavoro dignitoso. Essa però non ha mai discusso coi sindacati la possibilità di creare un CES, né un dialogo strutturato sui rapporti di lavoro. La piccola e media impresa cilena è rappresentata da un'organizzazione detta Conupia.

4.5   La piccola industria in Cile è scarsamente sviluppata, mal organizzata, poco competitiva e precaria, corrisponde salari bassi ed è esclusa dal settore dell'esportazione. Essa però tra settore formale e informale rappresenta l'80 % dell'occupazione. Per il resto, il Cile conosce una grande concentrazione di pochi soggetti economici di grande rilevanza e incidenza sui cittadini, ma poco regolamentati, come ad esempio il settore bancario,.

4.6   Le principali organizzazioni dei consumatori, Conadecus e ODECU, hanno un'influenza e un impatto scarsissimi sulla società. Entrambe chiedono di poter partecipare maggiormente ai progetti di cooperazione dell'UE nel quadro dell'AA.

5.   Conclusioni

5.1   Il CESE ritiene che, nonostante non comporti problemi di applicazione significativi, l'AA debba essere aggiornato, fra l'altro per introdurre un capitolo sullo sviluppo sostenibile nel capitolo commerciale, come si è fatto con gli accordi più recenti in materia di scambi. La partecipazione della società civile è un elemento essenziale nel perseguimento di relazioni basate sul rispetto dei diritti economici, sociali, dei lavoratori, dell'ambiente e dei consumatori. Il capitolo sulla cooperazione dovrebbe, da parte sua, agevolare il rafforzamento e la partecipazione dei soggetti socioeconomici e riorientare i propri obiettivi da quelli di una cooperazione allo sviluppo classica ad altri di maggior interesse comune, come l'istruzione, l'innovazione e lo sviluppo del tessuto produttivo. Il CESE ritiene necessario coinvolgere le organizzazioni cilene della società civile nei processi di valutazione dell'AA.

5.2   Il CESE dichiara la propria disponibilità a collaborare con l'UE nei dialoghi settoriali con il Cile su temi come l'istruzione, la responsabilità sociale delle imprese, lo sviluppo sostenibile, il dialogo sociale, l'occupazione, la protezione e informazione dei consumatori, la coesione sociale.

5.3   Il Comitato rileva con soddisfazione che le autorità cilene, sia a livello di governo che di parlamento, hanno riconosciuto di non aver applicato l'articolo 10 dell'accordo, e hanno espresso pubblicamente l'intenzione di rimediare a questa situazione. Esso ha preso nota dei recenti progetti del governo cileno, che tendono a creare in modo sistematico meccanismi di informazione e consultazione della società civile in tutti i settori di governo. Il CESE apprezza questa volontà, ma esprime, con la dovuta prudenza, perplessità rispetto ad alcune proposte che sembrano prefigurare più una proliferazione di dispersivi meccanismi ad hoc, incentrati su singole tematiche o settori, che un organismo consultivo integrale e unico che, perlomeno, completi i meccanismi parziali.

5.4   Il CESE ritiene che la società civile cilena abbia bisogno di uno sforzo enorme di sostegno politico e di lavoro interno volto a rafforzare le sue organizzazioni principali e a renderle responsabili in prima persona, a riconoscerle come interlocutori costruttivi nel quadro delle consultazioni istituzionali generali (dialogo civile) e dei rapporti di lavoro (dialogo sociale).

5.5   Il Comitato sostiene la creazione di un organo istituzionale in Cile per la partecipazione della società civile cilena, che ne rifletta il pluralismo. Al pari del CESE, quest'organo dovrebbe basarsi su principi di rappresentatività, indipendenza e legittimità delle organizzazioni che lo compongono. L'esperienza del CESE indica che, per poter creare un'istituzione con queste caratteristiche, è indispensabile sforzarsi di arrivare a un consenso fra i diversi settori della società civile coinvolti. Il CESE è disponibile e può contribuire a questi sforzi, in base all'esperienza acquisita nel corso di attività analoghe condotte con altri paesi. Esempi positivi in questo senso, per quanto riguarda l'America Latina, sono la collaborazione con organi consultivi della società civile come il CDES brasiliano, il CC-SICA centroamericano o l'FCES del Mercosur.

5.6   Secondo il CESE, l'esistenza di disuguaglianze sociali e i movimenti di protesta che si fanno sentire attualmente in Cile sono un motivo in più per creare canali significativi di dialogo e di partecipazione consultiva della società civile alle decisioni e alle politiche pubbliche.

5.7   Un organo consultivo faciliterebbe anche lo sviluppo dei rapporti fra le organizzazioni della società civile europea e quelle cilene, e rappresenterebbe un passo avanti per il rafforzamento delle relazioni tra l'UE e il Cile, grazie alla creazione, nei più brevi tempi possibili, del CCM previsto all'articolo 10 dell'AA.

5.8   Il CCM UE-Cile dovrebbe partecipare allo sviluppo, all'accompagnamento e all'applicazione dell'AA. Esso avrebbe la funzione di elaborare pareri sulla base di consultazioni del comitato di associazione o del consiglio di associazione su tutte le materie interessate dall'accordo. Il CCM potrebbe inoltre emettere pareri e formulare raccomandazioni di propria iniziativa su temi concernenti l'accordo. A tal fine, dovrebbe tenere una riunione annuale insieme al comitato congiunto UE-Cile.

5.9   Il CESE ringrazia per l'interesse e l'appoggio della commissione parlamentare mista UE-Cile volti all'applicazione dell'articolo 10 dell'accordo di associazione. Tale commissione e il futuro CCM dovrebbero mantenere un rapporto fitto e regolare, al fine di scambiare i punti di vista sul seguito da dare all'accordo.

Bruxelles, 22 febbraio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Gli indigeni sono circa il 4,6 % della popolazione, in maggioranza mapuche.

(2)  Dati OCSE e della Encuesta de caracterización socioeconómica nacional 2009 – www.ministeriodesarrollosocial.gob.cl.

(3)  Rispettivamente, Michelle Bachelet, Juan Somavía e José Miguel Insulza.