17.5.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 139/11


Parere del Comitato delle regioni «Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica»

2013/C 139/03

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che la politica industriale dovrebbe diventare uno dei pilastri della costruzione europea ed essere considerata come una vera e propria priorità politica, al pari della coesione, delle infrastrutture o dell'agricoltura;

ritiene che la Commissione europea debba sfruttare tutte le potenzialità del Trattato di Lisbona in materia di politica industriale, definite all'articolo 173 del TFUE;

approva la proposta del Parlamento europeo di istituire un gruppo direttivo che riunisca le competenze a livello europeo, nazionale e degli enti territoriali e che metta in comune le risorse attualmente sparse a tutti i livelli e in tutti i settori;

segnala che l'innovazione economica, sociale e ambientale si trova già al centro della strategia di sviluppo di numerosi enti locali e regionali, che dispongono delle reti e dell'esperienza necessarie a sviluppare gli ecosistemi dell'innovazione essenziali per l'evoluzione delle PMI;

propone l'emissione di project bond (obbligazioni di progetto) che consentano di finanziare le PMI e aumentare i fondi di investimento regionali diretti alle PMI stesse e alle imprese di dimensione intermedia, in modo da incoraggiare un'industria europea del capitale di rischio basata sui territori;

propone che i programmi regionali di innovazione vengano ampliati sino a divenire dei programmi regionali di innovazione e sviluppo industriale.

Relatore

Claude GEWERC (FR/PSE), membro del Consiglio regionale della Picardia

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica

COM(2012) 582 final

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione in cui si conferma con chiarezza l'importanza dell'imperativo industriale.

Osservazioni generali

2.

con l'80 % delle esportazioni e della spesa del settore privato in ricerca e sviluppo, l'industria rimane la punta di diamante dell'Europa nel processo di globalizzazione, continuando ad esercitare un effetto trainante sull'intera economia, in particolare in termini di occupazione (con 35 milioni di lavoratori) e di impatto sulle attività di servizio;

3.

tuttavia, gli ultimi tempi sono stati caratterizzati da un indebolimento delle capacità produttive europee, da un aggravamento delle disuguaglianze intracomunitarie e da crescenti preoccupazioni legate alla delocalizzazione e alla competitività delle imprese europee;

4.

l'Unione europea si è sviluppata a partire dalla Comunità europea del carbone e dell'acciaio. L'attuale crisi economica e finanziaria ha rafforzato la convinzione che la prosperità e la continuità dell'Unione dipendano dalla sua capacità di mantenere una base manifatturiera solida, promuovendo un nuovo modello industriale - basato sull'innovazione e su più forti investimenti nelle nuove tecnologie - che la unisca e riaffermi la sua posizione nell'economia mondiale. In questo senso l'Europa, culla della rivoluzione industriale, ha tutte le carte in regola dal punto di vista economico, culturale, scientifico e politico per realizzare un rinnovamento industriale: un ampio mercato con più di 500 milioni di abitanti, lavoratori istruiti e qualificati, la seconda valuta mondiale, la presenza di imprese di successo in quasi tutti i settori, un quadro politico stabile;

5.

alla luce di queste considerazioni, la politica industriale dovrebbe pertanto diventare uno dei pilastri della costruzione europea ed essere considerata come una vera e propria priorità politica, oggetto di un impegno politico pari per intensità a quello profuso per la coesione, le infrastrutture o l'agricoltura;

6.

la volontà di procedere in questo senso è proclamata da un numero sempre maggiore di voci, senza per questo essere sempre condivisa dagli Stati, come dimostrano i tagli smisurati proposti dal Consiglio europeo nel corso dei negoziati sul futuro quadro finanziario pluriennale in settori particolarmente importanti per l'industria come ad esempio la ricerca e l'innovazione (Orizzonte 2020) e le infrastrutture transeuropee (meccanismo per collegare l'Europa);

7.

ritiene che la Commissione europea debba sfruttare tutte le potenzialità del Trattato di Lisbona in materia di politica industriale, definite all'articolo 173 del TFUE, cogliendo in particolare l'opportunità di «prendere ogni iniziativa utile a promuovere [il] coordinamento [degli Stati membri nel campo della politica industriale], in particolare iniziative finalizzate alla definizione di orientamenti e indicatori, all'organizzazione di scambi di migliori pratiche e alla preparazione di elementi necessari per il controllo e la valutazione periodici»;

8.

approva pertanto la proposta del Parlamento europeo di istituire un gruppo direttivo che riunisca le competenze a livello europeo, nazionale e degli enti territoriali e che metta in comune le risorse attualmente sparse a tutti i livelli e in tutti i settori;

9.

secondo la Commissione, per rafforzare la base industriale e portarla al 20 % del PIL europeo occorre concentrare l'azione su sei assi prioritari: tecnologie di produzione avanzate, tecnologie abilitanti fondamentali, bioprodotti, politica industriale, edilizia e materie prime sostenibili, veicoli puliti e reti intelligenti. La comunicazione si suddivide in quattro capitoli.

Il Comitato delle regioni:

10.

concorda sull'urgenza attribuita alla situazione dell'industria - considerazione che ha indotto la Commissione a completare le sue proposte di medio e lungo termine con altre proposte con effetti più immediati;

11.

osserva tuttavia che le difficoltà che incontra l'industria in numerosi Stati membri sono di natura strutturale e richiedono una profonda trasformazione della concezione, della governance e del finanziamento della politica industriale stessa e che sarebbe pertanto opportuno accelerare tale trasformazione, destinandovi delle risorse istituzionali e finanziarie all'altezza della sfida;

12.

condivide la convinzione secondo cui la creazione di un quadro di riferimento favorevole all'industria e gli investimenti nelle imprese, così come nel loro ecosistema, sia indispensabile per migliorare la competitività e garantire una crescita sostenibile. La sfida principale per la competitività delle imprese europee è infatti quella di aumentare la produttività attraverso una gestione efficace e sostenibile delle risorse, in particolare di quelle umane, grazie alla formazione permanente, all'innovazione, all'internazionalizzazione e alla condivisione delle responsabilità e degli utili con i lavoratori, piuttosto che quella di concentrarsi unicamente sul costo del lavoro;

13.

prende atto, come la Commissione, delle conseguenze che la crisi finanziaria ha sul finanziamento dell'economia reale; tuttavia, osserva che limitarsi all'adozione di una «serie di misure» non basta per correggere uno squilibrio sistemico;

14.

sottolinea il ruolo delle competenze per lo sviluppo e la modernizzazione dell'industria europea;

15.

ribadisce l'urgenza di intervenire sulla dimensione umana, sociale e territoriale legata ai mutamenti industriali;

16.

osserva che l'estensione del mercato unico non si è ancora tradotta in un rafforzamento della base industriale dell'Unione, e si stupisce del fatto che la parità monetaria non figuri tra le condizioni di accesso al mercato;

17.

si associa alla volontà di favorire l'imprenditoria, ma sottolinea che è altrettanto importante promuovere e riconoscere le professioni industriali;

18.

invita la Commissione a migliorare la propria capacità di analisi e a perfezionare lo strumento di sostegno alle imprese, valutando la possibilità di creare, come ha già accettato di fare per le industrie agroalimentari, una nuova categoria di impresa di dimensione intermedia, a metà strada tra una PMI e una grande impresa, con un organico compreso tra 250 e 750 unità e con un fatturato inferiore a 200 milioni di euro. Questa categoria d'impresa potrebbe beneficiare di tassi di sostegno adeguati, superiori a quello delle grandi imprese e inferiori a quello delle PMI;

19.

si rammarica che venga fatto solo un breve riferimento alla dimensione territoriale della politica industriale, nonostante sia proprio a livello territoriale che vivono e si qualificano i nostri cittadini, che si consolidano nuovi modi di vita, che operano le infrastrutture e le piattaforme di scambio, che si allacciano cooperazioni e reti e che si costruisce la fiducia su cui si basano le relazioni interpersonali;

20.

sostiene i pilastri di una politica industriale rafforzata: investimenti nell'innovazione, migliori condizioni di accesso al mercato così come ai capitali, al capitale umano e alle competenze.

A.   AGEVOLARE GLI INVESTIMENTI NELLE NUOVE TECNOLOGIE E NELL'INNOVAZIONE

21.

l'innovazione economica, sociale e ambientale si trova già al centro della strategia di sviluppo di numerosi enti locali e regionali, che dispongono delle reti e dell'esperienza necessarie a sviluppare gli ecosistemi dell'innovazione essenziali per l'evoluzione delle PMI;

22.

le tecnologie avanzate per una produzione pulita, come le materie prime sostenibili, sono intrinsecamente legate a un approccio di ecologia industriale che favorisce il riciclaggio dei materiali e la gestione efficiente dell'energia;

23.

anche il settore dell'edilizia e delle materie prime sostenibili è legato a un contesto locale per quanto riguarda l'aspetto di dimostrazione e di orientamento degli investimenti pubblici;

24.

il futuro dei veicoli elettrici e di quelli ibridi è segnatamente concepibile anche inquadrato in un nuovo approccio alla mobilità, in una nuova forma di intermodalità collegata in particolare al settore delle stazioni. Sono però pensabili anche altre forme di utilizzo di tali veicoli; in particolare occorre dare nuove risposte alle esigenze di spostamento nell'ambito urbano e peri-urbano;

25.

questo è un ottimo esempio di un settore in cui potrebbero convergere un approccio settoriale e uno di coesione, con uno stretto collegamento tra pianificazione sostenibile del territorio e sviluppo industriale;

26.

chiede alla Commissione di anticipare la data di pubblicazione del piano d'azione europeo a favore della siderurgia, attualmente previsto per giugno 2013;

27.

in fin dei conti, che si tratti di economia digitale o di risposte al problema dell'invecchiamento, i nostri territori sono per loro natura dei luoghi di sperimentazione e di convergenza di iniziative pubbliche e private;

28.

in tutti questi settori, la forza dell'Europa risiede nella sua cultura della «convivenza» e della complessità. Siamo davanti a una delle principali sfide dello sviluppo economico per i prossimi anni a livello mondiale.

Il Comitato delle regioni:

29.

condivide la strategia per la specializzazione intelligente territorializzata proposta dalla Commissione, sottolineando che essa riguarda l'insieme dei settori industriali di cui dovrà accompagnare la trasformazione in tutto il territorio dell'Unione europea;

30.

ribadisce la necessità di favorire la progettazione di iniziative che prevedano la partecipazione di partner pubblici e privati a livello territoriale, in modo da consentire loro di fornire un contributo utile alle principali decisioni strategiche dell'Unione;

31.

sottolinea l'opportunità del fatto che la logica sottesa a tale processo sia quella di una cooperazione intracomunitaria, in modo da favorire l'emergere di un'Europa dell'innovazione basata sui territori;

32.

reitera la sua proposta di concludere patti territoriali che consentano di organizzare i diversi livelli di cooperazione relativi al progetto. Propone che questo processo sia oggetto di un documento unico di programmazione che permetta di far convergere, a livello territoriale, le politiche nazionali e locali con la politica settoriale e di coesione dell'Unione;

33.

chiede che gli investimenti legati ai suddetti documenti unici di programmazione possano beneficiare di una linea di prestiti specifica della Banca europea per gli investimenti con la finalità di creare nuovi ecosistemi territoriali per l'innovazione economica e sociale. Ciò può costituire uno strumento privilegiato per stimolare le soluzioni innovative, fornire progetti dimostrativi alle imprese e favorire la creazione di consorzi in ambiti che richiedono nuovi partenariati tra imprese. Tali ecosistemi, sottoforma di partenariati pubblico/privati, dovrebbero perseguire il duplice obiettivo di contribuire a potenziare la competitività delle imprese e migliorare l'efficienza del servizio pubblico (razionalizzando quindi la spesa pubblica).

B.   ACCESSO AI MERCATI

34.

la Commissione considera il miglioramento dell'accesso ai mercati dei beni come una delle leve privilegiate della politica industriale. Le sue proposte spaziano dall'estensione dei mercati della sicurezza, della difesa e dei medicinali, a questioni legate alle norme, alla proprietà industriale o alla promozione dell'imprenditorialità.

Il Comitato delle regioni:

35.

condivide con la Commissione la consapevolezza dell'importanza di norme europee elaborate e applicate nell'Unione e difese sul mercato mondiale, di modo che le innovazioni introdotte dalle imprese europee - ad esempio in materia di rispetto dell'ambiente - non le penalizzino ma, al contrario, possano imporsi progressivamente sull'intero mercato mondiale. Auspica che l'Unione si doti delle risorse per negoziare e far rispettare queste norme in materia di ambiente, di sicurezza industriale, di prevenzione dei rischi sul luogo di lavoro e di condizioni minime sociali e di lavoro, affinché i prodotti europei competano a parità di condizioni nel mercato globale;

36.

allo stesso modo, non può che essere d'accordo con l'auspicio espresso dalla Commissione di eliminare le disparità fiscali e sociali che mettono in concorrenza i territori europei tra loro, senza generare dinamiche di creazione di nuova ricchezza a livello dell'Unione;

37.

gli ambiti strategici indicati a ragione dalla Commissione sono atti a trasformare radicalmente le abitudini di consumo, come l'organizzazione della produzione, la divisione industria-servizi, i settori e i rami di attività come li conosciamo oggi e, in definitiva, a creare una forma di interconnessione delle nostre produzioni industriali sui mercati. Preparare le nostre imprese a queste nuove condizioni rappresenta allora una sfida considerevole che richiede una cooperazione rafforzata tra le imprese stesse, la creazione di consorzi e, in alcuni casi, di partenariati pubblico-privati. Bisognerebbe anticipare e accompagnare le iniziative di adeguamento alle nuove domande che noi avremo in parte contribuito a generare per essere attori sia sul mercato interno che su quello mondiale. L'Europa deve dotarsi di una progettazione commerciale all'altezza delle sue capacità tecnologiche;

38.

tale progettazione commerciale deve essere una delle dimensioni delle piattaforme territoriali condivise.

C.   ACCESSO AL FINANZIAMENTO E AI MERCATI DEI CAPITALI

39.

anche se la situazione differisce a seconda degli Stati, il ricorso al mercato dei capitali di prestito per il finanziamento delle imprese corrisponde soltanto al 7 % del PIL in Europa, contro il 35 % negli Stati Uniti;

40.

la Commissione ritiene che ciò rappresenti un punto debole, da superare affidandosi al sostegno del settore pubblico e, allo stesso tempo, adottando una serie di misure che possano contribuire ad agevolare l'accesso ai mercati dei capitali.

Il Comitato delle regioni:

41.

osserva la necessità di adottare un approccio globale all'aspetto monetario e del finanziamento. Un'industria caratterizzata da cicli più lunghi e da rendimenti nel complesso poco elevati non è infatti molto attraente per i capitali che sono alla ricerca di rendimenti elevati e immediati. Gli investimenti effettuati con l'obiettivo di realizzare rapidamente un profitto rilevante rischiano di pregiudicare le attività di sviluppo delle imprese nel lungo periodo;

42.

chiede pertanto che il finanziamento dell'industria venga posto nuovamente al centro dell'architettura finanziaria e monetaria dell'Unione;

43.

propone l'emissione di project bond (obbligazioni di progetto) che consentano di finanziare le PMI e aumentare i fondi di investimento regionali diretti alle PMI stesse e alle imprese di dimensione intermedia, in modo da incoraggiare un'industria europea del capitale di rischio basata sui territori;

44.

rinnova il suo sostegno alla promozione e introduzione delle «obbligazioni dei cittadini» per incoraggiare lo sviluppo dell'industria locale. Tali «obbligazioni dei cittadini» potrebbero far beneficiare i progetti sostenuti dall'UE di un finanziamento aggiuntivo fornito dai cittadini o da altri fondi pubblici, che investirebbero in cambio di un rendimento garantito ed equo;

45.

chiede alla Commissione di sviluppare degli strumenti finanziari adeguati che consentano di favorire la cooperazione interindustriale e intracomunitaria;

46.

ribadisce il proprio disaccordo con la proposta della Commissione di considerare gli aiuti regionali alle imprese dei settori della siderurgia e delle fibre sintetiche incompatibili a priori con il mercato interno;

47.

tenendo conto dell'attuale crisi economica e sociale, considera gli investimenti pubblici essenziali nel quadro di una strategia globale a favore della crescita. In tale contesto, approva la riforma generale del regime di aiuti di Stato tendente ad una maggiore semplicità, trasparenza e flessibilità. Il nuovo orientamento della politica in materia di aiuti di Stato della Commissione europea deve inoltre basarsi su un approccio più economico che tenga conto del livello effettivo di rischio legato all'impatto degli aiuti di Stato sugli scambi intracomunitari e alla loro reale capacità di distorsione della concorrenza nel mercato interno. Questo riorientamento della politica dell'UE in materia di aiuti di Stato va di pari passo con l'esigenza di tenere meglio conto della qualità della spesa pubblica e in particolare di una contabilizzazione specifica, nel quadro delle norme europee in materia di sorveglianza macroeconomica, degli investimenti pubblici nel campo delle infrastrutture o dell'innovazione rispetto alle spese pubbliche di funzionamento;

48.

propone di considerare la creazione di una sottocategoria nel quadro degli accordi di Basilea II, al fine di obbligare gli enti creditizi ad investire nell'economia a basse emissioni di carbonio e a promuovere gli investimenti destinati ad accompagnare i progressi tecnologici e gli investimenti socialmente responsabili.

D.   LE PERSONE DEVONO AVERE UN RUOLO CENTRALE

49.

la Commissione ricorda che la creazione di posti di lavoro rappresenta una priorità e osserva che una politica industriale competitiva ed efficiente deve fondarsi su un mercato del lavoro dinamico, nel cui quadro la mobilità professionale costituisce una variabile di aggiustamento essenziale;

50.

sottolinea che, in tempi di rallentamento dell'economia, la flessibilità interna può essere uno strumento efficace per salvaguardare l'occupazione e ridurre i costi di aggiustamento;

51.

infine, osserva che un forte dialogo sociale è una caratteristica che è comune ai paesi il cui mercato del lavoro ha meglio resistito alla crisi. Chiede pertanto di coinvolgere maggiormente le parti sociali nella politica industriale ed esprime il suo sostegno concreto alla proposta di direttiva relativa al miglioramento dell'informazione e della consultazione dei lavoratori e all'anticipazione e alla gestione delle ristrutturazioni, presentata al Parlamento europeo;

52.

propone quindi di investire in competenze e formazione professionale per accompagnare i mutamenti strutturali e anticipare i fabbisogni di lavoro e di competenze.

Il Comitato delle regioni:

53.

concorda sul fatto che la gestione delle competenze sia fondamentale per la riuscita della trasformazione industriale dell'Unione e rappresenti allo stesso tempo uno strumento di politica anticiclica;

54.

fa presente gli ostacoli che occorre superare a tal fine: scarso interesse dei giovani per le professioni industriali, governance e sviluppo dell'istruzione superiore e della formazione professionale non sufficienti e non al passo dei nuovi sviluppi, assenza di un approccio europeo e di forum di discussione sulle prospettive e le strategie industriali, ricorso a comitati di esperti per trattare aspetti che dovrebbero essere oggetto del dialogo sociale e territoriale;

55.

afferma che le trasformazioni non sono eventi sfortunati, ma rappresentano una parte essenziale della transizione industriale a cui è confrontata l'Unione;

56.

propone che la gestione previsionale delle competenze e delle trasformazioni sia considerata come una componente fondamentale della strategia industriale a tutti i livelli;

57.

fa osservare che sono necessarie più competenze nei settori delle tecnologie dell'informazione e delle lingue straniere per far crescere il numero delle PMI che esportano in paesi terzi; chiede alla Commissione di accertare quali siano i bisogni precisi in questi settori delle imprese più piccole degli Stati membri;

58.

pone in evidenza il ruolo svolto dal livello locale nel coordinamento delle dinamiche di occupazione/formazione nella transizione industriale;

59.

in tale contesto ribadisce il proprio sostegno al mantenimento del fondo di adeguamento alla globalizzazione al fine di migliorare le capacità degli Stati e degli enti territoriali di controllare gli effetti della crisi e di contribuire ad attuare misure attive del mercato del lavoro per i lavoratori colpiti dalle ristrutturazioni. Ritiene utile prevedere, accanto al fondo di adeguamento alla globalizzazione, un fondo di adeguamento alle trasformazioni, per favorire l'evoluzione delle competenze e la transizione industriale. In un primo tempo, si potrebbe prevedere di orientare una parte delle spese nel quadro dei fondi strutturali e del programma Orizzonte 2020 all'adeguamento alle trasformazioni. Sottolinea inoltre la necessità che gli attori sociali che operano nelle imprese, negli Stati e nelle regioni intervengano proattivamente il più possibile in anticipo rispetto alle ristrutturazioni in modo da evitarle o per lo meno ridurne le conseguenze sull'occupazione o adattare le transizioni imposte da un eccesso di capacità e procedere in tempo utile ai necessari adeguamenti;

60.

propone che l'Unione organizzi eventi a livello locale per valorizzare l'industria agli occhi dei giovani europei.

E.   GOVERNANCE

Il Comitato delle regioni:

61.

condivide la volontà di migliorare il coordinamento delle politiche europee e nazionali nell'interesse dell'industria;

62.

insiste sulla necessità di porre il dialogo sociale e territoriale al centro di queste dinamiche a tutti i livelli;

63.

chiede che a tal fine venga costituita una rete di risorse che permetta di alimentare il dibattito democratico sul futuro dell'industria;

64.

approva il coinvolgimento delle regioni nell'attuazione della strategia di specializzazione intelligente;

65.

propone che i programmi regionali di innovazione vengano ampliati sino a divenire dei programmi regionali di innovazione e sviluppo industriale.

Bruxelles, 11 aprile 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO