6.6.2013 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 161/1 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Esplorare i bisogni e i metodi per il coinvolgimento e l’impegno dei cittadini nel campo della politica energetica» (parere esplorativo)
2013/C 161/01
Relatore: ADAMS
La Commissione, in data 13 novembre 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:
Esplorare i bisogni e i metodi per il coinvolgimento e l'impegno dei cittadini nel campo della politica energetica
(parere esplorativo).
La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 27 febbraio 2013.
Alla sua 488a sessione plenaria, dei giorni 20 e 21 marzo 2013 (seduta del 20 marzo), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 183 voti favorevoli, 2 voti contrari e 5 astensioni.
1. Introduzione e raccomandazioni
1.1 |
La Commissione europea ha accolto con favore una proposta del Comitato economico e sociale europeo (CESE) di esaminare la possibilità di istituire un dialogo della società civile sulle questioni energetiche. Il coinvolgimento, la comprensione e l'accettazione, da parte dei cittadini, dei diversi cambiamenti che il nostro sistema energetico dovrà affrontare nei prossimi decenni sono assolutamente essenziali. In quest'ottica, assume particolare importanza il dialogo con la società civile, e il CESE, per la sua composizione che rispecchia la società europea e per le realtà che rappresenta, è nella posizione migliore per entrare in contatto con i cittadini e gli altri soggetti interessati negli Stati membri e per elaborare un programma completo che preveda democrazia partecipativa e azioni concrete. |
1.2 |
Dopo aver consultato in via preliminare gli Stati membri, gli enti regionali e comunali, le organizzazioni di rappresentanza delle parti sociali, le ONG, il settore dell'energia e le organizzazioni civiche di base, il CESE raccomanda di compiere dei passi avanti per quanto riguarda le proposte illustrate nella sezione 7 del presente parere. |
1.3 |
In sintesi:
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2. Contesto
2.1 |
L'efficienza energetica è fondamentale per conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio entro il 2050, indipendentemente dal mix energetico che si sceglierà. Se gli Stati membri vogliono mantenere opzioni aperte e flessibili nei rispettivi mix energetici, è inoltre vitale investire per tempo in un mercato interno moderno, aggiornato e ben collegato. Sono questi, assieme alla transizione verso un maggiore uso dell'elettricità, gli elementi relativamente indiscussi della politica energetica dell'UE, benché rimangano comunque in sospeso le questioni del costo, del finanziamento, della velocità di attuazione e dell'impatto. Negli Stati membri, intanto, si dedica sempre maggiore attenzione ad aspetti essenziali del mix dell'approvvigionamento energetico e alle modalità per conseguire l'efficienza energetica e raggiungere il necessario livello di investimenti. Se è probabile che la definizione di un approccio europeo porterà a una diminuzione dei costi e ad approvvigionamenti più sicuri rispetto ai singoli regimi nazionali unilaterali, il dibattito pubblico tende a concentrarsi sul continuo aumento dei prezzi al consumo e sul crescente impatto delle infrastrutture e dei metodi di produzione. È vero che, in qualche raro caso, gli Stati membri possono organizzare, a livello nazionale, dibattiti su taluni aspetti della transizione energetica, ma di regola dibattiti del genere non nascono spontaneamente e devono essere incoraggiati. |
2.2 |
Dato che i valori dei cittadini europei circa il futuro dell'energia sono in una fase di transizione e che gran parte delle pertinenti misure politiche saranno avviate a livello unionale, gli organi dell'UE devono partecipare allo sviluppo di relazioni di fiducia tra le parti interessate e i soggetti politici della società civile del settore dell'energia, ufficiali e non ufficiali, attraverso la promozione del loro coinvolgimento in un dialogo strutturato. Con l'aggiunta di questo elemento, si fa un importante passo avanti distinguendo tra quanto è possibile sotto il profilo tecnico e quello economico e quanto è concretamente fattibile e socialmente accettabile per le parti interessate. Si tratta inoltre di un esempio pratico di democrazia partecipativa su una questione che riguarda tutti i cittadini. |
2.3 |
Il presente parere esplorativo sui bisogni e i metodi per il coinvolgimento e l'impegno dei cittadini nel campo della politica energetica illustra le possibili modalità della definizione e dello sviluppo - in un'interfaccia tra i livelli europeo, nazionale e locale - di questo dialogo globale e inclusivo. Questo dialogo dovrebbe inoltre mettere in evidenza le iniziative pratiche che possono essere adottate dai cittadini e incentivare azioni e risposte innovative da parte sia dei fornitori di energia che delle autorità. |
3. Il quadro strategico
3.1 |
Il quadro della politica energetica dell'UE è concepito per rafforzare e mantenere la sicurezza, la competitività e la sostenibilità del settore dell'energia. Quello della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno l'80 % rispetto al livello del 1990 entro il 2050 rimane un obiettivo quantitativo concreto ma non ancora giuridicamente vincolante. Tuttavia, altri aspetti della sostenibilità - ad esempio, la quota di rinnovabili nel mix energetico - restano insoluti al di là del 2020. Analogamente, è improbabile poter quantificare quale sia un livello accettabile di dipendenza energetica o la differenza nei prezzi dell'energia rispetto ai grandi concorrenti su scala mondiale. La politica dell'UE deve in qualche modo tenere conto di queste incertezze: la storia recente dimostra infatti che la volatilità dei prezzi mondiali dell'energia e l'impatto di eventi imprevisti richiedono una politica energetica al tempo stesso flessibile e adatta ad affrontare circostanze esterne complesse. |
3.2 |
L'elaborazione della politica dell'UE in materia di transizione energetica soffre spesso della mancanza di una reale appropriazione da parte degli Stati membri, e non riesce a coinvolgere i cittadini offrendo loro dei chiarimenti in merito ai compromessi e alle preferenze. L'approccio basato sulla costruzione di scenari messo a punto nell'ambito della tabella di marcia per l'energia 2050 rappresenta una soluzione sensata per affrontare una situazione fluida. Tuttavia, l'idea di utilizzare questa tecnica per preparare il terreno per la formulazione della politica si scontra con tale mancanza di appropriazione da parte degli Stati membri e con i dubbi di un'opinione pubblica generalmente meno informata o poco interessata alla maggior parte delle questioni energetiche, a eccezione di quella del prezzo e, in certi paesi, del tema della sicurezza degli approvvigionamenti. I documenti strategici a livello di UE sono elaborati principalmente a beneficio degli Stati membri e dei maggiori soggetti interessati istituzionali e industriali, e a volte non riescono a entrare in sintonia con le preoccupazioni dell'opinione pubblica. Il processo di coinvolgimento e di impegno dei cittadini da noi proposto nel presente parere implica necessariamente, tra l'altro, la "traduzione" di complessi concetti energetici. Il fattore determinante sarà il ruolo della conoscenza, dei punti di vista e dei valori dei cittadini nell'aiutare tutte le parti a riesaminare la situazione, adeguarsi e adattarsi ad una realtà ancora incerta. Ai tre pilastri della politica energetica (sicurezza dell'approvvigionamento, competitività e sostenibilità) bisognerebbe aggiungerne un quarto: la partecipazione. |
3.3 |
Non sarà facile. Finora, i tentativi di riconciliare la solidarietà e la cooperazione nell'UE con il diritto degli Stati membri di determinare le loro strategie energetiche hanno generato politiche ambigue e messaggi poco chiari, rivolti tra l'altro ai cittadini, e conseguenti profondi fraintendimenti. |
3.4 |
Coinvolgere i cittadini a livello nazionale e successivamente definire le politiche energetiche nazionali nell'ambito di una più ampia prospettiva europea può essere una soluzione per colmare questo divario e apportare un po' di chiarezza. Le iniziative attualmente in fase di elaborazione in alcuni Stati membri – come Transition Energetique in Francia, Energiewende in Germania o il Forum spagnolo per il dialogo sociale sul mix energetico) – trarrebbero tutte vantaggio da un collegamento rafforzato con la dimensione europea. I leader nazionali hanno bisogno di un mandato democratico, di un elettorato informato su questo aspetto essenziale e quindi disposto a procedere in partenariato con i politici lungo un cammino sicuramente difficile. Se non si terrà un dibattito pubblico aperto e inclusivo circa un futuro energetico cooperativo paneuropeo, si rimarrà con il presupposto che solo le posizioni nazionali sono socialmente accettabili. Questa prevenzione nazionale ha già indotto alcune parti interessate a definire incoerente e poco credibile la politica energetica dell'UE. Questa mancanza di chiarezza rende più ardua l'elaborazione di una politica coerente per la riduzione delle emissioni di carbonio, necessaria per contrastare la pressione del cambiamento climatico, e il tempo stringe. |
3.5 |
In tutta Europa i cittadini hanno espresso insoddisfazione circa il funzionamento del mercato dell'energia (cfr. il quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo - http://ec.europa.eu/consumers/consumer_research/editions/docs/8th_edition_scoreboard_en.pdf). Se non verrà affrontato, questo atteggiamento rischierà di vanificare ulteriori sforzi nella direzione di un'azione comune dell'UE in materia di transizione energetica. I cittadini devono essere coinvolti in modo più efficace nell'orientare in modo opportuno le grandi scelte strategiche, al di là del loro ruolo di semplici consumatori di energia, perché la preparazione alla transizione energetica va oltre le pur importanti questioni attinenti al mercato. In molti Stati membri si fa sempre più strada un simile sentimento di insoddisfazione riguardo ai processi politici, ovvero alle cosiddette "politiche". Al livello dell'UE, che in quest'ambito è fondamentale, i processi politici non vengono portati avanti oppure non danno i risultati sperati, e la dimensione UE ha spesso ceduto il passo a dibattiti nazionali non coordinati tra loro. Perché questa situazione possa cambiare, la responsabilità comune del nostro futuro energetico collettivo comporterà uno sforzo condiviso tra i cittadini, i più importanti soggetti interessati e i responsabili politici. |
3.6 |
Sebbene siano in corso numerose iniziative locali, regionali e nazionali che coinvolgono i cittadini in vari aspetti della pianificazione energetica, occorre effettivamente e concretamente incanalare e concentrare la partecipazione, la competenza e la capacità dei cittadini. Oggi non esiste un quadro adeguato per un dialogo tra i cittadini, le parti interessate e le organizzazioni della società civile (OSC) sui modi per approvvigionarsi di energia, trasferirla e utilizzarla. C'è un bisogno urgente proprio di un dialogo di questo tipo, che sia in grado di improntare la politica dell'UE e integrare la dimensione europea nei dibattiti nazionali. Un programma ambizioso, di ampia portata e coordinato relativo all'impegno e al coinvolgimento dei cittadini dovrebbe stimolare una discussione informata, elevando il livello del dibattito e della comprensione e conferendo ai responsabili politici (che a loro volta dovrebbero ascoltare e rispondere) maggiore fiducia per andare avanti. Il presente parere esplorativo, nel delineare i requisiti e le azioni necessarie per questo tipo di programma, si basa su uno studio preliminare commissionato dal CESE e pubblicato nel dicembre 2012. Intitolato "I futuri scenari nazionali in materia di mix energetici: processi di partecipazione del pubblico nell'UE e altrove", lo studio è disponibile all'indirizzo web http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-energy-futures-civil-society-publications. |
4. Rafforzare i meccanismi di partecipazione esistenti come base per le azioni future
4.1 |
Dal 1997 sono stati istituiti diversi forum dell'energia volti a discutere le questioni tecniche, normative, relative ai consumatori e alla politica: tre forum di regolamentazione (il Forum europeo di regolamentazione dell'energia elettrica di Firenze, il Forum europeo di regolamentazione del gas di Madrid e il Forum dei cittadini per l'energia di Londra), il Forum di Berlino sui combustibili fossili, il Forum di Bucarest sull'energia sostenibile e il Forum europeo sull'energia nucleare. Se è vero che tutte queste iniziative sono volte a migliorare il funzionamento del mercato interno dell'energia, nessuna di esse ha le ampie competenze attribuite al genere di dialogo sull'energia proposto nel presente parere. Il Forum dei cittadini per l'energia, come suggerisce la denominazione, punta alla realizzazione di mercati al dettaglio competitivi, efficienti ed equi a beneficio dei consumatori, e offre così una piattaforma per il progresso delle questioni attinenti alla responsabilizzazione dei consumatori e all'interesse di questi ultimi per gli aspetti normativi. Tutti questi forum hanno un loro ruolo nell'ambito del dialogo energetico. Uno sviluppo molto positivo consisterebbe nell'istituire uno specifico organismo o piattaforma di coordinamento per assicurare una maggiore integrazione di tali forum, un organismo che potrebbe anzi farsi portavoce degli interessi energetici della Commissione nel quadro dell'ambizioso Dialogo europeo per l'energia, descritto più avanti. |
4.2 |
Vi sono inoltre delle possibilità di coinvolgere paesi terzi vicini dell'UE, soprattutto quelli che fanno già parte della Comunità dell'energia, seguendo quindi l'approccio raccomandato nella comunicazione Sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e la cooperazione internazionale — La politica energetica dell'UE: un impegno con i partner al di là delle nostre frontiere (COM(2011) 539 final). |
4.3 |
Come organo consultivo delle istituzioni dell'UE la cui missione primaria consiste nel coinvolgere maggiormente le organizzazioni della società civile nella costruzione europea, il CESE è in un'ottima posizione per aiutare a definire e a pianificare il contributo della società civile stessa all'elaborazione della politica. Il Comitato ha già elaborato pareri su tutti i più importanti atti legislativi e documenti strategici dell'UE in materia di energia, e ha organizzato un ricco programma di convegni su questo tema per la società civile, coinvolgendo le parti interessate a tutti i livelli attraverso visite dirette negli Stati membri. La posizione fondamentale del CESE sulla necessità di creare una comunità europea dell'energia e l'importanza cruciale di un dialogo sociale che ne sia alla base sono illustrate nella dichiarazione congiunta con Notre Europe - Istituto Jacques Delors del gennaio 2012 (http://www.eesc.europa.eu/eec). |
4.4 |
L'elemento essenziale per costruire un dialogo produttivo sarà la fiducia. La fiducia nei soggetti interessati e tra di loro non può affatto essere data per scontata. Uno degli obiettivi del dialogo è quindi di costruire la fiducia tra i partecipanti. Perché ciò sia possibile, il Comitato economico e sociale europeo, se vuole svolgere un ruolo determinante in questo processo, dovrà dar prova di apertura e affidabilità e avere una posizione equilibrata. |
4.5 |
Negli Stati membri gli atteggiamenti verso l'energia affondano le radici nei valori delle rispettive società. A livello umano si tratta, tra l'altro, di aspetti quali la sicurezza, la povertà energetica, l'accesso dei gruppi vulnerabili all'energia a prezzi accessibili; a livello nazionale spiccano dei timori circa la dipendenza energetica e la vulnerabilità alle influenze esterne. Il dibattito includerà quindi, accanto a quella economica, una forte dimensione etica, come si afferma nel parere del gruppo europeo sugli aspetti etici del mix energetico in Europa, adottato nel gennaio 2013, che dovrebbe essere riconosciuto come uno strumento essenziale nell'ambito delle discussioni. Il parere chiede che si faccia ricorso a un quadro etico per tutte le fonti energetiche e per il processo decisionale in materia di mix energetico e sollecita il coinvolgimento della società civile attraverso la partecipazione democratica e la trasparenza. Ulteriori sforzi risultano necessari per applicare tali concetti a livello di Stati membri e uno dei compiti del CESE consisterà nel riconoscimento delle sensibilità nazionali e nell'individuazione di un percorso di convergenza e di collaborazione. |
4.6 |
Ad esempio, un elemento essenziale di un approccio globale etico e socialmente accettabile alle questioni energetiche, che la politica dell'UE dovrebbe sostenere, consiste nel non discriminare le zone del mondo che non possono far sentire la loro voce, vale a dire le regioni vulnerabili nella corsa competitiva alle risorse energetiche. |
4.7 |
Il coinvolgimento è più efficace quando le reti informali non statutarie della società civile hanno la possibilità di interagire con quelle statutarie più formali. L'innovazione basata sul coinvolgimento può costituire un potente strumento per concordare e/o conseguire gli obiettivi strategici nazionali, regionali, cittadini e locali con un minor esborso di denaro pubblico e con meno oneri burocratici rispetto ai processi tradizionali. Attualmente esistono pochi meccanismi per integrare il coinvolgimento metropolitano, nazionale e paneuropeo per il futuro energetico. Tuttavia, iniziative come quella del Patto dei sindaci, che sostengono l'esigenza di una maggiore efficienza energetica e di un più ampio ricorso alle fonti rinnovabili, danno delle indicazioni sulle piste da esplorare. Non ci sono ancora, negli Stati membri o tra di essi, possibilità concrete di collegare quel coinvolgimento alle strutture politiche e decisionali. |
5. Conseguire il coinvolgimento e l'impegno da parte dei cittadini: un Dialogo europeo per l'energia
5.1 |
Il processo illustrato ai punti precedenti è stato provvisoriamente battezzato "Dialogo europeo per l'energia" anche se per sottolineare l'esigenza di adottare iniziative concrete si potrebbe prendere in considerazione l'idea di modificare il titolo in "Azione europea per l'energia". Il Dialogo non intende creare doppioni degli organi già esistenti bensì prendere spunto dalle iniziative attuali e completarle attraverso il coinvolgimento da parte dei soggetti direttamente interessati in campo energetico e dei cittadini in generale. Un obiettivo importante è quello di migliorare l'elaborazione delle politiche organizzando un coordinamento, fornendo adeguate informazioni, promuovendo la partecipazione in prima persona, rafforzando la legittimità e sostenendo le decisioni politiche a livello nazionale ed europeo. In linea di principio, nell'ambito di applicazione di detto Dialogo dovrebbero rientrare tutte le questioni energetiche, tra cui: le infrastrutture, le fonti e le risorse energetiche, i mercati, i problemi dei consumatori, le tecnologie, i temi politici e ambientali, ecc. |
5.2 |
Il Dialogo deve cercare di rispondere alle esigenze e alle preoccupazioni sia dei soggetti ufficiali sia di quelli non ufficiali - vale a dire le associazioni che partecipano alla catena di approvvigionamento dell'energia più gli investitori, i clienti, le autorità di regolamentazione e i legislatori. Nel contesto delle priorità stabilite a livello nazionale, europeo e mondiale, il Dialogo deve includere nella categoria dei soggetti interessati anche i rappresentanti delle questioni intergenerazionali, in particolare coloro che si occupano dell'uso e dello sfruttamento eccessivo delle risorse, del controllo dell'inquinamento e del cambiamento climatico. |
5.3 |
È opportuno sottolineare che il Dialogo non affronterà l'aspetto dell'applicazione operativa o tecnica ma avrà il compito di creare un "ambito negoziale" in cui le questioni relative all'applicazione possano essere discusse tenendo conto dell'impatto sociale e dell'accettazione da parte dei cittadini, delle strategie relative agli investimenti e alle risorse e di altre considerazioni di carattere politico. È essenziale tuttavia garantire un collegamento con azioni ben concrete in cui i cittadini possano impegnarsi, ad esempio la misurazione attraverso contatori intelligenti e l'efficienza energetica. La teoria, l'educazione e la pratica devono andare di pari passo. |
6. Realizzare un Dialogo europeo per l'energia
6.1 |
Gli obiettivi iniziali saranno i seguenti:
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6.2 |
La promozione dei meccanismi di consultazione e partecipazione è essenziale per garantire una transizione energetica riuscita. Un dialogo informato, strutturato, inclusivo e responsabile a livello UE, è necessario anche per assicurare che l'elaborazione e l'attuazione delle politiche siano strategiche, coerenti e inclusive, e che vengano pertanto riconosciute come credibili ed efficaci. |
6.3 |
In definitiva, l'impegno dei cittadini deve contribuire a gettare le basi per una transizione partecipativa, efficace e fondata sulla conoscenza verso un sistema energetico a basse emissioni di CO2 entro il 2050. Il coinvolgimento pubblico potrebbe conferire maggiore legittimità all'azione dell'UE sulle questioni energetiche dando al tempo stesso ai cittadini la possibilità di esprimere il loro punto di vista e di segnalare le rispettive priorità a livello nazionale e paneuropeo. |
6.4 |
Ogni gruppo di soggetti interessati individuato ai fini del Dialogo dovrebbe rispondere, su base reciproca, alle seguenti domande:
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6.5 |
Per assicurare il successo del Dialogo sul lungo periodo, il processo dovrebbe cercare di capire e di rispondere alle preoccupazioni, alle conoscenze e ai valori degli Stati membri e della società civile paneuropea. Una risposta del genere potrebbe richiedere, da parte degli stessi soggetti interessati, lo sviluppo di:
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6.6 |
Perché il Dialogo possa portare avanti i suoi compiti, occorre rispondere alle seguenti domande fondamentali:
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7. Iniziative e raccomandazioni pratiche
7.1 |
Si propone che entro il 2016 i soggetti interessati del settore energetico, i cittadini e le organizzazioni della società civile partecipino al Dialogo europeo per l'energia avviando un dibattito coordinato multilivello all'interno dei singoli Stati membri e fra di essi. Tenendo conto dell'ambito di applicazione, della portata e dell'urgenza di questo problema, il proposto processo di coinvolgimento dei soggetti interessati del settore energetico e dei cittadini dovrà essere ambizioso, dotato di adeguate risorse ed efficace; esso dovrebbe seguire l'approccio tattico illustrato al punto 6. Il dialogo dovrà creare un clima di fiducia tra i partecipanti e dovrà essere considerato un dialogo aperto, volto a far convergere progressivamente i numerosi punti di vista espressi o a tenerne comunque conto. Esso dovrà inoltre essere:
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7.2 |
Il Dialogo non sostituisce il necessario dibattito all'interno delle istituzioni della democrazia rappresentativa ma lo promuove, in quanto unisce le conoscenze, le esperienze e la comprensione di carattere generale con le informazioni tecniche e le competenze degli esperti. In questo caso, la democrazia partecipativa agisce come necessario complemento di quella rappresentativa. |
7.3 |
Il CESE potrebbe elaborare un programma triennale rispondente alle iniziative nazionali e abbinato a queste ultime, che alla fine potrebbe sfociare in un Dialogo europeo per l'energia indipendente. Tale processo conterrà i seguenti elementi:
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7.4 |
Gli strumenti di sostegno al processo decisionale contribuiscono attivamente alla formazione di un dialogo pubblico, soprattutto nel valutare le domande di tipo "Ci si chiede se …" e le opzioni, i rischi e i risultati ottenuti grazie ad una "mediazione". Tra questi strumenti specifici figurano i seguenti: definizione e sviluppo di scenari, analisi partecipativa basata su una serie di diversi criteri, tecniche di realtà virtuale (tra cui la visualizzazione in tre dimensioni e la mappatura mediante sistemi d'informazione geografica), l'analisi del ciclo di vita e la valutazione ambientale quantitativa. Tra tutti questi strumenti, lo sviluppo di scenari si è dimostrato il mezzo più accessibile e interattivo per consentire ai cittadini di capire la portata di questa sfida, di cercare e di testare le soluzioni preferite e di tradurre queste ultime nella pratica. La tabella di marcia per l'energia 2050, elaborata dalla Commissione europea, si è servita dello sviluppo di scenari come strumento per meglio informare e coinvolgere i cittadini sulle scelte politiche. |
7.5 |
Per far sì che l'energia non sia più solo oggetto di un dibattito marginale ma diventi argomento d'interesse generale, perché se ne parli al bar, nei circoli, in casa o a scuola, le tecniche, seppur sofisticate, di partecipazione non bastano più. In tale contesto un contributo potrà venire anche dall'organizzazione di grandi eventi ed esposizioni, nonché dal coinvolgimento degli ambienti scientifici e dall'interesse dei mezzi nazionali di comunicazione. Per far questo occorrerà una pianificazione realizzata da esperti e sarà necessario trasformare il Dialogo europeo per l'energia in un "marchio" sociale europeo che, con il passar del tempo, diventi riconoscibile e affidabile. |
7.6 |
Il dialogo sul futuro energetico dovrà essere basato su processi di governance chiari, trasparenti e affidabili. L'organo organizzativo, che si prevede debba essere indipendente da qualsiasi soggetto interessato esistente, da qualsiasi istituzione o gruppo d'interesse, dovrebbe godere della fiducia di tutti i partecipanti, essere giudicato affidabile e autorevole e rispondere ad una serie di principi etici e sociali concordati che rispecchino i valori comuni. |
7.7 |
Il ruolo del CESE è di tipo formativo, in quanto preparerà il terreno affinché il Dialogo europeo per l'energia passi dalla teoria alla pratica. Dopo la fase attuale di programmazione iniziale e di dialogo tra le parti interessate, e dopo la partecipazione al gruppo incaricato di espletare le funzioni cruciali di avvio, il CESE continuerà a svolgere un compito di sostegno del Dialogo (che nel frattempo si sarà sviluppato autonomamente) e agirà da catalizzatore mobilitando le risorse sostanziali che occorrerà mettere a disposizione. |
7.8 |
Tra i compiti essenziali che il Dialogo europeo per l'energia dovrà svolgere figurano i seguenti:
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7.9 |
Il Dialogo europeo per l'energia può inoltre essere considerato un esercizio pratico e su vasta scala di democrazia partecipativa, autenticamente collegato a quella rappresentativa, su un tema d'importanza fondamentale per tutti. La sussidiarietà, attuata attraverso un quadro di licenze o "franchising", sarà il principio organizzativo, in altre parole il Dialogo si baserà sugli elementi già esistenti e li rafforzerà. Nella sua fase iniziale il Dialogo svilupperà, mediante la partecipazione di cittadini e soggetti interessati, processi di dialogo concordati che possono essere replicati a livello nazionale, regionale e locale. In tal modo, gli organismi di vario tipo già attivi in campo energetico potranno dare un loro contributo grazie alle risorse di cui dispongono, alle conoscenze che vantano e alle qualifiche che possiedono. Tra tali organismi figurano ad es.: le autorità comunali e di regolamentazione, le società energetiche e le imprese in generale, i sindacati, le ONG, le associazioni dei consumatori e le istituzioni europee (Commissione europea, Parlamento europeo, Comitato delle regioni). L'obiettivo è quello di fornire un "ambito negoziale" in cui discutere gli aspetti di attuazione tenendo conto dell'impatto sociale e dell'accettazione da parte dei cittadini, della strategia in materia d'investimenti e risorse e di altre considerazioni di ordine politico. Il Dialogo dovrebbe prevedere la fornitura costante di informazioni obiettive ed essere il luogo in cui, grazie appunto a tali informazioni e all'esperienza dei cittadini, sia possibile stabilire quale grado di convergenza ci sia tra le questioni energetiche messe a fuoco nelle discussioni. |
7.10 |
È essenziale stabilire un quadro di principi comuni per questo dialogo. La sfida consiste nel tradurre una serie di impegni "universali", che riconoscono e sostengono il valore della nostra comune umanità, in qualcosa che possa servire da fondamento per la strategia e l'azione in campo energetico. Tali impegni sono già sanciti dal Trattato sull'Unione europea, che ribadisce l'adesione degli Stati membri ai diritti umani e sociali fondamentali. Questo principio fondatore dell'UE, ossia la solidarietà tra le nazioni e i popoli, è applicabile in termini etici anche a livello globale, un ambito in cui qualsiasi politica energetica europea deve avere anch'essa il suo peso. |
7.11 |
I quattro principi etici proposti dal gruppo europeo per l'etica nella sua relazione sull'etica del settore energetico (http://ec.europa.eu/bepa/european-group-ethics/publications/opinions/index_en.htm) - accesso all'energia, sostenibilità, sicurezza dell'energia e sicurezza dell'approvvigionamento energetico - sono chiaramente più o meno coincidenti con i tre pilastri della politica energetica dell'UE, e dovranno formare oggetto di un esame approfondito. La relazione del gruppo europeo per l'etica sottolinea inoltre che "la partecipazione è l'essenza stessa della giustizia sociale e politica", un'affermazione in sintonia con l'approccio (della Tabella di marcia per l'energia 2050 secondo cui "il coinvolgimento dei cittadini è essenziale" (punto 3.4.). |
7.12 |
Definire un approccio al coinvolgimento dei cittadini improntato ad una serie di principi sarà un presupposto indispensabile all'avvio di un dialogo energetico, ed è anche uno dei compiti alla cui esecuzione il CESE può dare il proprio contributo. Cinque interrogativi possono essere sollevati per aiutare a definire tale approccio:
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7.13 |
I mercati del settore energetico hanno bisogno di maggiore certezza e di una cooperazione efficace per andare al di là di una strategia limitata al breve periodo. I provvedimenti che possono bastare per il mantenimento dello status quo non apporteranno i cambiamenti sufficienti al ritmo e nella misura necessari per conseguire gli obiettivi strategici; d'altra parte, i cittadini, il settore energetico e i soggetti pubblici interessati dovranno tutti dare il loro contributo alla transizione verso economie a basse emissioni di carbonio. È qui che il Dialogo europeo per l'energia interviene offrendosi come strumento utile per guadagnare la fiducia, per indurre i cittadini a impegnarsi in primo luogo nei rispettivi Stati membri e, in seguito, per inquadrare le politiche energetiche nazionali in una più ampia prospettiva europea. |
Bruxelles, 20 marzo 2013
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Staffan NILSSON