22.5.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 143/51


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Analisi annuale della crescita per il 2012

COM(2011) 815 definitivo

2012/C 143/12

Relatore generale: CROUGHAN

La Commissione europea, in data 23 novembre 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Analisi annuale della crescita per il 2012

COM(2011) 815 final.

L'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, in data 6 dicembre 2011, ha incaricato il comitato direttivo Europa 2020 di preparare i lavori in materia.

Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della 478a sessione plenaria dei giorni 22 e 23 febbraio 2012 (seduta del 22 febbraio), ha nominato David CROUGHAN relatore generale e ha adottato il seguente parere con 171 voti favorevoli, 19 voti contrari e 21 astensioni.

INTRODUZIONE

i

Il presente progetto di parere, elaborato in vista del Consiglio europeo di primavera, illustra una serie di considerazioni sulla comunicazione della Commissione Analisi annuale della crescita per il 2012.

ii

L'analisi annuale della crescita ("AAC") per il 2012 segna l'inizio del semestre europeo di governance economica, il primo a rientrare nel quadro del pacchetto legislativo rafforzato concordato in questo ambito (il cosiddetto "six pack").

iii

L'AAC definisce quelli che la Commissione considera gli obiettivi prioritari dell'UE per i prossimi 12 mesi in termini di politiche e riforme economiche e di bilancio previste dalla strategia Europa 2020 per promuovere la crescita e l'occupazione. Una volta approvate dal Consiglio europeo di marzo, queste priorità dovranno poi trovare spazio nelle politiche nazionali e nei bilanci elaborati dagli Stati membri.

iv

La I parte del progetto di parere presenta una serie di osservazioni su questioni generali collegate ai punti nodali dell'AAC: la comunicazione della Commissione si concentra infatti sulla crescita, il risanamento di bilancio e l'attuazione delle riforme decise nel quadro del semestre europeo, nonché sul coinvolgimento della società civile organizzata e delle parti sociali nel processo di analisi annuale della crescita.

v

La II parte raccoglie una serie di considerazioni e raccomandazioni specifiche in merito a vari ambiti di intervento dell'UE, nel tentativo di fornire soluzioni dettagliate alle cinque priorità indicate dalla Commissione nell'AAC: portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita; ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia; promuovere la crescita e la competitività; lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; modernizzare la pubblica amministrazione. Si tratta di riflessioni, tratte da diversi pareri elaborati nell'ultimo periodo, che aggiornano la posizione del Comitato in merito all'Analisi annuale della crescita per il 2011 (1), adottata nel marzo 2011.

vi

Inoltre, il presente progetto di parere dà seguito al parere sul semestre europeo 2011, adottato dal Comitato nel dicembre del 2011 (2).

I   PARTE

RACCOMANDAZIONI DEL CESE IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA

A differenza di quanto avvenuto nei vertici degli ultimi mesi, in occasione del Consiglio europeo di primavera l'UE deve dimostrare la sua capacità politica di affrontare la crisi del debito con provvedimenti ambiziosi e atti a ripristinare la fiducia: tra questi, un'azione più concentrata sulla crescita.

A.    INTRODUZIONE

1.   Il documento della Commissione sull'AAC 2012 viene pubblicato in un contesto assai sconfortante, in un momento cioè in cui l'Unione attraversa la più grave crisi finanziaria, economica, sociale e di fiducia della sua storia. La crisi ha conseguenze di ampia portata: famiglie e imprese in difficoltà, tassi di disoccupazione giovanile e di lunga durata in netto aumento, un maggior numero di persone minacciate da povertà ed esclusione, un diffuso malessere sociale, il rischio di veder emergere sempre più le tendenze nazionaliste e populiste.

2.   Il CESE esprime profonda preoccupazione per il fatto che gli Stati membri hanno rispettato solo in minima parte gli impegni concordati nel quadro del semestre europeo. Oggi più che mai l'Unione deve dare prova della sua reale capacità di azione onde recuperare la fiducia dei consumatori e degli investitori ed elaborare misure ambiziose in risposta alle sfide attuali. In assenza di azioni decisive e di un'efficace attuazione di un programma di riforme da parte sia delle istituzioni europee che degli Stati membri, l'Europa si troverà alle prese con una crisi della crescita di lungo periodo e un grado di divergenza interna sempre maggiore, il che porterà a ulteriori pressioni sulla zona euro.

3.   Dal momento che il semestre europeo del 2012 inizia in un quadro di previsioni di crescita ridimensionate e di significative probabilità di recessione, il Comitato deplora che il vertice europeo di dicembre 2011 non sia riuscito a restituire all'opinione pubblica la fiducia nelle capacità di gestione dell'Unione europea, fiducia che è andata invece gradualmente scemando di fronte ai risultati dei vertici che si sono susseguiti negli ultimi diciotto mesi. La palese mancanza di volontà dei paesi riuniti nel vertice di far fronte ai mali profondi messi in evidenza dall'AAC ha portato a mettere in campo una dopo l'altra una serie di ricette politiche che non sono tuttavia sostenute dalla fiducia dei governi e degli investitori sulla scena mondiale, e che soprattutto non hanno convinto i cittadini europei.

4.   Il Comitato reputa che i rimedi fin qui proposti per la crisi del debito pubblico e per quella finanziaria, collegata alla prima, siano soltanto parziali e, quindi, potrebbero tenere fuori dai mercati alcuni paesi gravemente indebitati più a lungo del previsto, per di più con il rischio che il contagio si estenda a qualche Stato membro più grande. Un'insolvenza (default) non controllata della Grecia rimane una possibilità da non escludere: un simile evento avrebbe gravi ripercussioni negative su altri paesi con problemi di debito pubblico e potrebbe innescare una serie di altri eventi che avrebbero serie conseguenze non solo per l'economia europea ma anche per quella mondiale. L'Unione europea non è ancora riuscita a usare la sua indubbia forza economica per proteggere gli Stati membri in difficoltà dagli attacchi della speculazione finanziaria, perciò i mercati mondiali hanno seriamente intaccato la solidità dell'Europa approfittando della sua frammentazione strutturale. Il nodo del problema, quindi, è tanto politico quanto economico.

5.   Il CESE esprime preoccupazione in quanto il clima di forte incertezza venutosi così a creare sta arrecando danni all'economia reale dell'UE sotto forma di calo degli investimenti, della produzione e dell'occupazione, dal momento che gli investitori cercano lidi più sicuri e cominciano persino a prendere in considerazione un eventuale collasso dell'area dell'euro, con le tremende ripercussioni su scala planetaria che ciò comporterebbe.

6.   Le crisi affrontate in passato dall'Unione nel suo sforzo di integrazione europea dimostrano che essa dispone delle risorse per trovare delle soluzioni: il CESE esorta quindi le istituzioni europee e gli Stati membri a dar prova del coraggio e della visione politici indispensabili per appoggiare una più forte integrazione e sostenere al tempo stesso il rilancio dell'economia e gli investimenti, una scelta che rappresenta oggi l'unica possibile strategia di uscita dalla crisi.

7.   L'UE deve superare l'attuale approccio alla crisi, basato solo su misure frammentarie e dettate dall'emergenza, e adottare soluzioni durature ai problemi strutturali messi a nudo dalla crisi stessa, assicurando così ai cittadini europei una prosperità a lungo termine. Per far questo, occorre che l'Europa appronti le difese necessarie ad evitare ulteriori attacchi, lasciando ai paesi in difficoltà il tempo di avviare la ripresa, e adottare specifiche misure supplementari tese a incentivare la crescita dell'economia europea.

8.   Accanto alle iniziative necessarie per una gestione credibile della crisi del debito da parte dell'Europa, occorre anche un'unione di bilancio più forte. Il Comitato accoglie con favore l'introduzione, nell'ambito del semestre europeo, di una sorveglianza molto più rigorosa sulle politiche di bilancio nazionali e sugli impegni che gli Stati membri devono sottoscrivere nel quadro del patto di bilancio, benché si debba anche mettere l'accento sulla necessità di una valutazione dell'impatto sociale di tali misure. Cionondimeno, la nuova architettura della governance economica europea deve salvaguardare l'autonomia delle parti sociali e la loro libertà di contrattazione collettiva.

9.   Ribadisce altresì il suo pieno appoggio alla strategia globale Europa 2020, che offre una prospettiva positiva per il futuro nonché un quadro coerente e idoneo alla realizzazione di riforme di lungo periodo tali da promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; sottolinea inoltre l'esigenza di trovare un giusto equilibrio tra aspetti economici, occupazionali e sociali della strategia.

10.   Il CESE esprime poi tutta la sua inquietudine per il preoccupante declino del metodo comunitario a favore dell'adozione di un approccio intergovernativo, per lo più sotto la guida di una manciata di paesi, il che ha fatto percepire ancor di più gli interventi messi in campo come delle imposizioni. In parte per via del fatto che le istituzioni dell'UE hanno svolto un ruolo marginale rispetto alla strategia intergovernativa adottata negli ultimi due anni, i gravi problemi dell'Unione sono stati affrontati non da una prospettiva autenticamente europea ma con una visione e in base alle esigenze di politica interna di singoli Stati membri.

11.   Il Comitato rileva che al più tardi entro cinque anni dall'entrata in vigore del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria (concordato lo scorso 30 gennaio da 25 Stati membri), alla luce della valutazione del grado di attuazione del nuovo testo, verranno adottate le misure necessarie per integrarne le disposizioni sostanziali nel quadro giuridico dell'Unione europea. Esorta pertanto i paesi che non hanno aderito al processo intergovernativo (3) che porterà alla nascita del nuovo Trattato a riconsiderare la loro posizione al riguardo.

12.   Il CESE invoca un ruolo più incisivo per la Commissione europea, e la invita a presentare proposte coraggiose e a coinvolgere a tutti gli effetti il Parlamento europeo nel semestre europeo, al fine di conferire a tale processo maggiore trasparenza e legittimità.

13.   Il Comitato è grato alla Commissione poiché, avendo essa pubblicato l'AAC per il 2012 a fine novembre 2011, in anticipo rispetto alla data inizialmente prevista, gli ha consentito – benché con un calendario piuttosto serrato - di esaminare il documento, consultare la sua rete di consigli economici e sociali (CES) nazionali e istituzioni analoghe e predisporre il presente parere prima che il Consiglio europeo di primavera definisca le priorità annuali.

B.    È NECESSARIO CONCENTRARSI ADEGUATAMENTE SULLA CRESCITA

14.   Sotto molti aspetti, il CESE considera l'AAC per il 2012 migliore rispetto a quella precedente.

15.   Apprezza il fatto che l'analisi complessiva si concentri sulla questione della crescita e osserva con soddisfazione che l'AAC 2012 fa proprie molte delle idee illustrate nel precedente parere del CESE sull'Analisi annuale della crescita per il 2011 (4).

16.   Il Comitato sottolinea che, senza un tasso di crescita sufficiente, non sarà possibile superare la crisi del debito pubblico, soprattutto negli Stati membri in difficoltà: rivolgere scarsa attenzione alla crescita comporterebbe un rischio elevato di recessione, e in alcuni casi persino di depressione economica, per molti paesi dell'UE.

17.   L'AAC per il 2012 rileva che i mercati finanziari stanno valutando la sostenibilità del debito pubblico degli Stati membri sulla base delle prospettive di crescita a lungo termine, della loro capacità di prendere decisioni lungimiranti sulle riforme strutturali e del loro impegno a migliorare la competitività.

18.   Il CESE concorda con l'analisi della Commissione secondo cui le prospettive di crescita in tutti gli Stati membri dipendono dalla capacità di affrontare risolutamente la crisi del debito pubblico e di attuare politiche economiche sane, come pure conviene che a livello politico si stanno dedicando troppo tempo e troppe energie alle misure di emergenza, mentre non ci si concentra abbastanza sull'introduzione di cambiamenti strategici atti a riportare le nostre economie a livelli di crescita più elevati.

19.   Il Comitato concorda pienamente quanto all'esigenza di porre l'accento al tempo stesso sulle misure di riforma con effetti sulla crescita a breve termine e sul giusto modello di crescita a medio termine.

20.   Ribadisce che i tre aspetti della crescita - al tempo stesso intelligente, sostenibile e inclusiva - sono interconnessi e si rafforzano reciprocamente; occorre tuttavia considerare la crescita con la stessa attenzione anche sotto il profilo economico, sociale e ambientale.

21.   L'obiettivo di ripristinare la crescita deve essere coerente con altri obiettivi sanciti dal Trattato di Lisbona, in particolare quello del benessere dei singoli. La necessità di adottare delle riforme va vista come un'opportunità per rendere più sostenibile il nostro stile di vita.

22.   L'accento posto sulle riforme atte a promuovere la crescita deve essere comune a tutti gli Stati membri.

23.   Situazione specifica dei cinque Stati membri beneficiari di programmi di assistenza finanziaria UE-FMI  (5)

23.1   Secondo il Comitato, sia la Commissione che il Consiglio dovrebbero continuare - formulando raccomandazioni specifiche e dettagliate per paese - ad incoraggiare gli Stati membri a programmare e attuare politiche di crescita per il lungo periodo. È infatti da deplorare che nel 2011 l'unica raccomandazione rivolta ai cinque Stati membri beneficiari dei programmi di assistenza finanziaria UE-FMI fosse di proseguire l'applicazione delle misure previste dalle decisioni di erogazione dell'assistenza finanziaria.

23.2   Oggi tuttavia la preoccupazione del CESE si concentra sulla decisione della Commissione di esonerare questi cinque paesi dall'obbligo di impegnarsi nei preparativi per la seconda fase di elaborazione dei programmi nazionali di riforma nel 2012. Pur riconoscendo che i settori contemplati dai programmi nazionali di riforma sono grosso modo gli stessi e che questi cinque paesi sottopongono per approvazione obiettivi nazionali effettivamente connessi alla strategia Europa 2020, il Comitato ritiene tuttavia che tale deroga li escluda dal nuovo processo di governance che è il fulcro della strategia stessa, concepita per conseguire la necessaria convergenza economica mediante le riforme e l'adozione delle migliori pratiche. Tale esclusione impedirà, in particolare, la partecipazione attiva dei cittadini e delle parti sociali all'attuazione e alla revisione dei programmi nazionali di riforma in questi paesi, in palese contrasto con le conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2011, secondo cui il nuovo quadro del semestre europeo richiede il pieno coinvolgimento dei parlamenti nazionali, delle parti sociali e di altri soggetti interessati.

24.   Investire nella crescita: una sfida particolarmente ambiziosa nel contesto attuale

24.1   Il Comitato è consapevole che l'individuazione di misure idonee a favorire la crescita può rivelarsi particolarmente arduo. L'attuale difficile situazione dell'Unione sotto il profilo della crescita non dipende soltanto dalla crisi, ma anche da una serie di altri problemi che incidono sui risultati economici dell'Europa, ad esempio la perdita di competitività, la globalizzazione, la scarsità di risorse (energetiche, competenze, ecc.), i cambiamenti climatici e l'invecchiamento della popolazione.

24.2   Per raggiungere i traguardi fissati dalla strategia Europa 2020 saranno necessari investimenti sostanziali, ad esempio in TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione), infrastrutture sia di tipo nuovo che tradizionali, R&S e innovazione, istruzione e formazione di competenze e, infine, efficienza energetica. Gli investimenti nell'economia verde serviranno a stimolare l'innovazione e la domanda di nuovi prodotti, cosa che andrà al tempo stesso a vantaggio della crescita e della sostenibiità dell'economia globale.

24.3   Sebbene si tratti di una scelta particolarmente difficile e ambiziosa in periodo di austerità, questa politica di investimenti pubblici, a livello nazionale o europeo, a favore di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva non solo apporta notevoli vantaggi ma può avere anche un importante effetto leva, incoraggiando ulteriori investimenti da parte dei privati.

24.4   Il CESE ritiene che l'UE debba potenziare i suoi investimenti in progetti capaci di promuovere il cambiamento strutturale e che contribuiscano a riorientare le economie degli Stati membri in direzione di una crescita sostenibile. Per risultare idonei, i progetti dovrebbero conformarsi agli obiettivi della strategia Europa 2020: tali potrebbero essere, ad esempio, progetti infrastrutturali a lungo termine che presentino un interesse pubblico rilevante e siano in grado di generare entrate.

24.5   Il Comitato appoggia quindi pienamente l'iniziativa Prestiti obbligazionari Europa 2020  (6) per il finanziamento di progetti infrastrutturali su vasta scala nei settori energetico, dei trasporti e delle TIC: l'iniziativa avrà infatti degli effetti positivi sui mercati dei prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti e aiuterà i promotori dei singoli progetti infrastrutturali ad attrarre capitali del settore privato per il finanziamento a lungo termine dei loro prestiti.

24.6   Secondo il CESE, l'UE deve fare di più per generare investimenti. L'erogazione dei fondi strutturali disponibili deve essere mirata al rafforzamento della competitività e alla ripresa della crescita. I finanziamenti europei dovrebbero essere subordinati ai risultati ottenuti e alla conformità con gli obiettivi della strategia Europa 2020.

24.7   Il CESE accoglie con favore la procedura accelerata di adozione, da parte del PE e del Consiglio, di un accordo sull'aumento dei tassi di cofinanziamento per i fondi strutturali nei paesi beneficiari dell'assistenza finanziaria erogata dall'UE, dalla Banca centrale europea (BCE) e dall'FMI, in modo da consentire la rapida mobilitazione e un miglior tasso di assorbimento dei fondi europei a sostegno della crescita (7).

24.8   Considerate le forti pressioni cui sono sottoposti sia il bilancio dell'UE che quelli di tutti gli Stati membri, questi ultimi e i legislatori europei dovranno operare scelte difficili e stabilire delle priorità, per poter investire in fattori che rafforzano la crescita quali l'istruzione e lo sviluppo di competenze, la R&S e l'innovazione, l'ambiente, nonché le reti, ad esempio l'Internet ad alta velocità e le interconnessioni energetiche e di trasporto.

24.9   Occorre sottolineare l'importanza, ai fini della ripresa, del ruolo dell'imprenditorialità, dell'imprenditoria sociale e della creazione di imprese, in particolare le PMI e le imprese sociali, in quanto motori fondamentali della crescita economica, dell'innovazione d'impresa e delle competenze imprenditoriali, oltre che come fonte essenziale di occupazione.

24.10   In molti paesi dell'Unione il tasso di disoccupazione sfiora ormai livelli intollerabili, il che comporta costi sociali ed economici enormi. Per questo motivo è indispensabile adottare misure a breve e a medio termine volte ad agevolare l'accesso di giovani e donne al mercato del lavoro, il reinserimento dei lavoratori esclusi dal mercato a causa della crisi, nonché la formazione e la riqualificazione professionali. Sarà necessario creare 17,6 milioni di posti di lavoro nell'UE entro il 2020.

C.    UN'ATTENZIONE ECCESSIVA CONCENTRATA SUL RISANAMENTO DI BILANCIO

25.   Il Comitato concorda pienamente sulla necessità di un risanamento di bilancio per correggere i gravi squilibri di bilancio esistenti e ripristinare la fiducia, ma esprime la propria preoccupazione in merito all'eccessivo rilievo dato alle misure di austerità nel patto di bilancio. Occorre procedere ad un'efficace valutazione dell'impatto sociale di queste misure e fare il possibile per evitare che esse comportino un maggior rischio di povertà e di esclusione sociale. Il CESE è dell'avviso che si debba trovare un giusto equilibrio tra gli obiettivi del risanamento di bilancio e della crescita. La disciplina di bilancio e l'austerità non basteranno, da sole, a far ritrovare all'UE il cammino di una crescita sostenibile: pur essendo in certa misura necessari, i provvedimenti di austerità devono però rimanere equilibrati sotto il profilo sociale e tener conto del loro impatto sui vari gruppi che compongono la società. Il Comitato è d'accordo con il monito formulato dal direttore generale dell'FMI Christine Lagarde, secondo cui "procedere a tagli di bilancio generalizzati in tutta Europa non farà che aggravare la morsa della recessione".

26.   Il Comitato esprime la propria perplessità quanto al fatto che il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria (al quale lo scorso 30 gennaio hanno aderito 25 Stati membri) possa rappresentare la soluzione alla crisi in corso. Se è vero che in futuro il nuovo Trattato avrà per effetto una maggiore conformità alle regole del Patto di stabilità e di crescita da parte degli Stati membri, occorre tuttavia evidenziarne le lacune: un'enfasi eccessiva sull'equilibrio di bilancio, l'assenza di riferimenti al sistema di allerta precoce e al quadro di valutazione concepiti per prevenire l'accumulo di squilibri in altre aree dell'economia, ad esempio nel settore privato, o sotto forma di perdite di competitività o di bolle immobiliari - tutti fattori che hanno inciso in misura significativa sull'insorgere della crisi che stiamo attraversando. Per il rilancio della crescita economica, che è parte della soluzione, occorrono provvedimenti specifici e rigorosi atti a stimolare la crescita, soprattutto negli Stati membri che sono sull'orlo di una grave recessione. Le iniziative di risanamento del bilancio e quelle di riforma devono procedere di pari passo con misure volte ad incentivare la crescita.

27.   Le perplessità del Comitato riguardano la richiesta dell'AAC 2012 di una maggiore austerità per raggiungere gli obiettivi di consolidamento del bilancio anche in caso di un deterioramento del quadro macroeconomico. Nel documento la Commissione chiede infatti agli Stati membri che beneficiano di programmi di assistenza finanziaria di "continuare a rispettare gli obiettivi di bilancio concordati, anche a fronte di eventuali mutamenti delle condizioni economiche"; chiede inoltre ai paesi con un divario in termini di aggiustamento che sono oggetto di una procedura per disavanzo eccessivo di "intensificare il processo di risanamento", in quanto "eventuali […] revisioni al ribasso dello scenario macroeconomico principale non devono ritardare la correzione dei disavanzi eccessivi".

28.   Le eurobbligazioni (Eurobond): uno strumento per la stabilizzazione

28.1   Le istituzioni finanziarie investono in titoli di Stato che ritengono esenti da rischi per la solidità dei propri bilanci: ecco perché in questo momento esse preferiscono affidare i loro soldi alla BCE piuttosto che acquistare i titoli con un tasso di rischio più elevato emessi da alcuni Stati membri, prosciugando così il sistema finanziario della liquidità di cui avrebbe bisogno.

28.2   Per superare queste difficoltà, l'UE deve predisporre un sistema di difesa più imponente e credibile che le consenta di far fronte alle pressioni dei mercati, affidando alla Banca centrale europea un ruolo ancora più forte, direttamente o indirettamente sotto l'egida del FESF (Fondo europeo di stabilità finanziaria) o del Sistema monetario europeo.

28.3   Il Comitato riconosce che vi sono significative e concrete implicazioni in termini di rischio morale (moral hazard) e che occorre trovare una soluzione a questo problema, che è tuttavia di poco conto rispetto all'eventualità di un collasso della zona euro. Dal momento che i governi dell'UE non sono disposti a farsi carico dei debiti di altri Stati membri e che per la BCE non è affatto semplice assumersi questo impegno, il Comitato chiede che venga esaminata con urgenza l'idea di emettere degli stability bond ("obbligazioni di stabilità"). In seguito alla pubblicazione del Libro verde sulla fattibilità dell'introduzione di stability bond da parte della Commissione, il CESE sta svolgendo un'analisi della questione in un altro parere.

D.    OCCORRE METTERE OPPORTUNAMENTE L'ACCENTO SULL'ATTUAZIONE

29.   L'obiettivo della strategia Europa 2020 è fare in modo che l'Unione europea mantenga la sua posizione competitiva nel quadro di una concorrenza sempre più accesa a livello mondiale. Il CESE concorda quindi pienamente con il rilievo dato dalla Commissione nell'AAC 2012 alla mancanza di un'adeguata attuazione delle riforme a livello nazionale.

30.   Osserva infatti con grande preoccupazione che, malgrado la situazione di emergenza, i progressi compiuti dagli Stati membri nel dar seguito alle raccomandazioni contenute nell'AAC per il 2011 sono inferiori alle aspettative. Il lasso di tempo necessario perché le decisioni adottate a livello UE si traducano in interventi decisi dai governi degli Stati membri è troppo lungo.

31.   Il Comitato esorta i governi dell'Unione a rispettare integralmente gli impegni assunti al momento di sottoscrivere i programmi nazionali di riforma (PNR), poiché essi devono assumersi in prima persona la responsabilità dei cambiamenti necessari sotto il profilo della futura governance economica. Questo mette in evidenza la necessità che il processo del semestre europeo venga rafforzato da una maggiore partecipazione dei parlamenti nazionali, delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile negli Stati membri alle discussioni e al controllo sui progressi compiuti nell'attuazione dei PNR.

32.   Il CESE deplora che gli impegni assunti dagli Stati membri nei rispettivi programmi nazionali di riforma per il 2011 si siano rivelati insufficienti a raggiungere la maggior parte degli obiettivi stabiliti a livello europeo. Poiché la preoccupazione che non sia possibile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 si fa sempre più forte, il Comitato esorta la Commissione, e soprattutto i governi degli Stati membri, a raddoppiare i loro sforzi per rimediare a questo scostamento dei programmi nazionali dagli obiettivi fissati a livello UE - un problema che era stato messo in evidenza già da tempo -, e a fare in modo che le autorità pubbliche, le parti interessate e i cittadini dei singoli paesi si assumano ciascuno le proprie responsabilità nell'attuazione dei rispettivi programmi nazionali di riforma.

33.   Esorta inoltre la Commissione a fare in modo che tutti gli Stati membri, compresi quelli che beneficiano dei programmi di assistenza finanziaria UE-FMI, diano il proprio contributo alla realizzazione degli obiettivi principali della strategia Europa 2020 in base alle rispettive potenzialità.

E.    IMPORTANZA DELL'ANALISI ANNUALE DELLA CRESCITA E COINVOLGIMENTO DELLA SOCIETÀ CIVILE ORGANIZZATA E DELLE PARTI SOCIALI NELLA SUA ELABORAZIONE

34.   L'AAC rappresenta le fondamenta su cui costruire la necessaria intesa sulle priorità di intervento a livello nazionale ed europeo per il 2012, che dovrebbero poi essere integrate nelle decisioni dei governi dell'UE in materia economica e di bilancio nonché contribuire all'elaborazione dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità e di convergenza degli Stati membri.

35.   L'Analisi annuale svolta dalla Commissione ha quindi un'importante rilevanza politica: per questo motivo il Comitato ritiene che nel redigere il documento non ci si debba limitare ad un'ottica puramente tecnocratica, ma che sia invece necessario tenere conto dell'opinione del Parlamento europeo e dei principali soggetti interessati, come ad esempio le organizzazioni della società civile e le parti sociali.

36.   Nell'attuale clima di totale scetticismo nei confronti delle strategie fin qui adottate per superare la crisi e, anzi, di scarsissima fiducia nella stessa costruzione europea, l'UE ha bisogno di coinvolgere i suoi cittadini: il dialogo sociale e civile deve essere rafforzato a tutti i livelli per arrivare ad un ampio consenso sulla necessità di attuare delle riforme.

37.   Gli interventi tesi a migliorare la governance economica europea dovrebbero essere accompagnati da iniziative che ne rafforzino anche la legittimità, l'assunzione di responsabilità e la titolarità.

38.   Il Comitato chiede che le parti interessate espressione della società civile organizzata partecipino al processo del semestre europeo con modalità migliori e più efficaci: a livello europeo, esse dovrebbero essere coinvolte nell'elaborazione dell'AAC e delle raccomandazioni specifiche per paese, mentre a livello nazionale dovrebbero prendere parte alla stesura, all'attuazione e al monitoraggio dei futuri programmi nazionali di riforma. I PNR dovrebbero contenere informazioni dettagliate sul grado di coinvolgimento attivo dei soggetti interessati alla preparazione dei documenti e sul modo in cui si è tenuto conto del contributo da essi offerto.

39.   Perché gli obiettivi della strategia Europa 2020 per la crescita possano essere raggiunti è indispensabile che l'intera società si senta coinvolta e ciascuna parte interessata si assuma pienamente le proprie responsabilità. In un momento come questo, in cui si prendono decisioni di grande rilievo per la vita di tutti i soggetti interessati, fare di questi ultimi gli autentici cotitolari delle riforme appare più necessario che mai.

40.   Il Comitato intende continuare a partecipare attivamente alla fase di realizzazione della strategia Europa 2020 e alle iniziative per dar seguito alle raccomandazioni dell'AAC per il 2012. Proseguirà quindi la collaborazione con la sua rete di CES nazionali e istituzioni analoghe al fine di migliorare la consultazione, la partecipazione e la mobilitazione della società civile organizzata a livello sia nazionale che europeo.

II   PARTE

PROPOSTE DEL COMITATO IN MERITO ALLE PRIORITÀ FORMULATE DALLA COMMISSIONE EUROPEA

i

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) approva le cinque priorità che, secondo l'analisi della Commissione, dovrebbero formare la piattaforma per le iniziative di politica su cui porre l'accento nel 2012: portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita; ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia; promuovere la crescita e la competitività; lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; modernizzare la pubblica amministrazione.

ii

La presente II parte illustra in sintesi una serie di contributi specifici relativi alle suddette priorità, principalmente sotto forma di punti ripresi da diversi pareri adottati dal CESE nel 2011. Le osservazioni e citazioni del presente documento costituiscono il seguito alla posizione espressa dal Comitato sull'AAC 2011 (8) in un parere adottato nel marzo 2011.

1.   Portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita

1.1   Risanamento di bilancio

1.1.1

Il CESE ribadisce la posizione espressa nel parere in merito all'Analisi annuale della crescita 2011 (II parte), ai punti 1 ("Attuare un risanamento di bilancio rigoroso") e 2 ("Correggere gli squilibri macroeconomici").

1.1.2

Per quanto riguarda il risanamento di bilancio, come sottolineato ai punti 1.1 e 1.2 del parere sull'AAC 2011 (9), il CESE ritiene che sia necessario riequilibrare le finanze pubbliche evitando nel contempo una contrazione della domanda, che porterebbe a una recessione la quale, a sua volta, genererebbe ulteriori disavanzi con il risultato di spingere l'economia europea in una spirale negativa. Dovrebbero essere avviati piani di riduzione del debito pubblico compatibili con il rilancio economico e con gli obiettivi sociali e occupazionali definiti dalla strategia Europa 2020.

1.1.3

L'Europa deve rafforzare la governance economica per garantire la disciplina di bilancio in ogni Stato membro, in particolare nella zona euro. Il pacchetto di riforme concordato - il cosiddetto "six-pack" - insieme alle nuove proposte normative e al corrispondente "semestre europeo" per un miglior coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nazionali e un più stretto monitoraggio da parte dell'UE, devono essere attuati correttamente e in tempi rapidi.

1.1.4

Tuttavia, la disciplina di bilancio a livello di singoli Stati membri non è un presupposto sufficiente né per la crescita e l'occupazione né per la coesione economica e sociale. Il Comitato esprime anzi preoccupazione per il fatto che le attuali condizioni di emissione dei titoli del debito pubblico abbiano condotto a una situazione di mercato che potrebbe compromettere la crescita e la ritrovata stabilità.

1.1.5

Alla luce di tali considerazioni, il Comitato accoglie con favore il Libro verde sulla fattibilità dell'introduzione di stability bond (obbligazioni di stabilità). A suo parere, in un contesto di norme rigorose e di una governance corrispondente a livello UE, che escluda il rischio morale e promuova un comportamento governativo responsabile e prevedibile negli Stati membri, la gestione dei debiti pubblici con garanzie comuni nell'area dell'euro costituirà un elemento importante che contribuirà a far superare i problemi più acuti e ad uscire dal vicolo cieco della contrapposizione austerità-crescita.

1.1.6

I progressi in questo campo consentiranno anche l'abbandono graduale, da parte della Banca centrale europea (BCE), del programma di acquisto di titoli di Stato attualmente necessario per permettere a singoli Stati membri di rifinanziare il loro debito pubblico. Anziché proseguire tale programma, la BCE potrebbe decidere di sostenere i nuovi stability bond fornendo, almeno in una fase transitoria, garanzie supplementari agli operatori dei mercati.

1.2   Attribuire la priorità ad una spesa favorevole alla crescita

1.2.1

Il CESE esprime tutto il suo appoggio alla proposta di attribuire la priorità ad una spesa favorevole alla crescita. Occorre in particolare fare in modo che le misure per superare la crisi economica e la crisi del debito pubblico non compromettano gli investimenti pubblici nell'istruzione e nella formazione. Gli Stati membri devono prestare una particolare attenzione agli investimenti pubblici nel campo dell'istruzione, della ricerca e della formazione professionale al momento di valutare i loro obiettivi di bilancio a medio termine.

1.2.2

Misure di sostegno pubblico alla ricerca e all'innovazione, con programmi specifici dedicati, si sono rivelate di straordinaria importanza nel caso delle industrie ad alta intensità energetica. Il CESE chiede alla Commissione europea, al Consiglio e al Parlamento europeo di rafforzare quei programmi, incentrati sull'efficienza energetica e la diversificazione, e di integrarli permanentemente nelle azioni di sviluppo.

1.2.3

Pur nelle difficoltà dell'attuale congiuntura, il CESE raccomanda inoltre di investire ancora di più in ricerca, sviluppo, applicazione e formazione e nelle attività scientifiche applicate alle industrie ad alta intensità energetica. Questi investimenti dovrebbero trovare adeguata copertura nel prossimo programma quadro e consentire lo scambio di esperienze e risultati a livello almeno europeo. I programmi europei e nazionali dovrebbero essere maggiormente incentrati sulla ricerca e l'innovazione in materia di efficienza energetica.

1.3   Politiche attive del mercato del lavoro e servizi per l'occupazione efficaci

1.3.1

Come già evidenziato dal Comitato nel parere sull'AAC 2011 (10), per incoraggiare i disoccupati a cercare un lavoro occorrono innanzitutto efficaci servizi occupazionali, e solo in secondo luogo i cosiddetti "incentivi" provvisti dai sussidi di disoccupazione. […] Nell'attuale contesto caratterizzato da cifre record di disoccupati, il problema del mercato del lavoro non consiste nella mancanza di manodopera in generale bensì nella mancanza di manodopera qualificata in alcuni Stati membri e nella grave scarsità di posti di lavoro disponibili. Occorre dedicare maggiore attenzione a una politica intelligente della domanda, che promuova la crescita e l'innovazione future e contribuisca alla creazione di ulteriori posti di lavoro.

1.3.2

Il CESE ha posto l'accento sul fatto che i servizi pubblici per l'occupazione hanno la responsabilità di svolgere un ruolo più attivo nella politica di formazione dei gruppi prioritari, ad esempio i lavoratori meno qualificati o precari e i gruppi più vulnerabili come i disabili, i disoccupati più anziani e gli immigrati. Le agenzie pubbliche per l'impiego dovrebbero anche svolgere un ruolo più attivo nel collocamento dei disoccupati di lungo periodo e nello sviluppo di politiche attive di occupazione e formazione professionale. In molti Stati sarà necessario estendere fortemente il sostegno specifico offerto dalle amministrazioni nazionali competenti per l'occupazione, dedicando particolare attenzione alle categorie svantaggiate di disoccupati.

1.4   Riformare e ammodernare i sistemi pensionistici

1.4.1

Pur riconoscendo la necessità di riformare e ammodernare i sistemi pensionistici, il Comitato ritiene che la pressione esercitata su tali sistemi sia dovuta più alla mancanza di posti di lavoro e di investimenti che all'andamento demografico. Ciò che occorre realmente sono misure atte a promuovere il prolungamento della vita attiva, integrate da efficaci politiche per la crescita e l'occupazione. Soltanto una vera e propria politica per l'"invecchiamento attivo", che punti a una maggiore partecipazione alla formazione e all'apprendimento permanente, può far crescere in modo sostenibile il tasso di occupazione delle persone più anziane, che abbandonano anticipatamente l'attività lavorativa per problemi di salute, a causa del lavoro usurante o perché vengono licenziate prematuramente e non hanno opportunità di formazione o di rientro nel mercato del lavoro. Il CESE nutre inoltre profondo scetticismo quanto all'utilità di innalzare l'età legale di pensionamento per risolvere i problemi legati alle sfide demografiche. Un aumento dell'età legale di pensionamento rischia inoltre di aggravare la pressione su altri pilastri della sicurezza sociale, quali le pensioni di invalidità o il reddito minimo garantito, come è avvenuto in alcuni Stati membri, vanificando i progressi verso il risanamento delle finanze pubbliche. Secondo il Comitato, una soluzione molto più indicata consiste invece nell'avvicinare l'età effettiva del pensionamento a quella attualmente stabilita per legge.

1.4.2

Più nello specifico, a giudizio del CESE la transizione coerente verso un mondo del lavoro adatto alle persone più anziane deve avvenire tramite una serie di misure in cui devono figurare i seguenti elementi chiave: introdurre incentivi destinati alle imprese per creare posti di lavoro adatti agli anziani e stabilizzare la situazione degli anziani già presenti sul mercato del lavoro; lanciare una politica proattiva del mercato del lavoro intesa a reinserire i disoccupati anziani nella vita professionale grazie ad una consulenza e un'assistenza completa a chi cerca lavoro; adottare misure finalizzate a protrarre la permanenza fisica e psicologica nella vita lavorativa; adottare provvedimenti per aumentare la capacità inclusiva dei posti di lavoro per gli anziani con disabilità, nonché misure intese ad accrescere la volontà dei singoli di lavorare più a lungo (ambito in cui rientrano anche la disponibilità verso la formazione permanente e la prevenzione sanitaria); mettere a punto dei modelli di orario lavorativo negoziati con le parti sociali al fine di tutelare la salute per tutta la vita lavorativa; prevedere misure aziendali, basate su contratti collettivi o giuridiche, per garantire una maggiore partecipazione degli anziani al perfezionamento professionale; adottare misure di sensibilizzazione a favore dei lavoratori anziani, compresa una vasta azione di sensibilizzazione della società per contrastare gli stereotipi e i pregiudizi nei confronti dei lavoratori anziani e dare un significato positivo al concetto di "invecchiamento"; offrire consulenza e sostegno alle imprese, in particolare alle PMI, nella programmazione in materia di risorse umane e nello sviluppo di un'organizzazione del lavoro che tenga conto dell'età dei dipendenti; creare incentivi adeguati per impiegare gli anziani e mantenerli sul posto di lavoro, senza però distorcere la concorrenza; creare incentivi socialmente accettabili per prolungare la vita lavorativa per tutti quelli che trovano un lavoro e sono in condizioni di esercitarlo; e infine, ogni qual volta sia possibile o auspicabile, creare modelli innovativi e attraenti per una transizione agevole dalla vita lavorativa alla pensione nel quadro dei sistemi pensionistici pubblici.

1.4.3

Inoltre, per quanto attiene alla direttiva 2003/41/CE relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali, il CESE conferma la posizione espressa al punto 5.7 del parere sull'AAC 2011 (11).

1.5   Politiche fiscali favorevoli alla crescita

1.5.1

Il CESE ribadisce la raccomandazione di cui al punto 1.4 del parere sull'AAC 2011 (12) cioè che occorre spostare la pressione fiscale verso nuove fonti di entrate.

1.5.2

Il CESE è dell'avviso che il settore finanziario debba anche contribuire in misura equa e sostanziale allo sforzo di risanamento del bilancio.

L'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) a livello mondiale andrebbe privilegiata rispetto a una TTF a livello dell'UE. Tuttavia, qualora l'adozione di una simile tassa a livello mondiale non risultasse fattibile, il CESE prenderebbe in considerazione la sua introduzione a livello dell'UE.

1.5.3

In materia di imposta sul valore aggiunto (IVA), il CESE approva senza riserve l'iniziativa della Commissione di riflettere sulla possibilità di una revisione globale del sistema dell'IVA. I costi operativi a carico dei contribuenti e gli oneri amministrativi per le amministrazioni dovrebbero essere ridotti, provvedendo nel contempo a far diminuire i tentativi di frode. Un problema particolarmente delicato riguarda il trattamento delle operazioni transfrontaliere.

1.5.4

Il CESE sostiene e approva la proposta di un nuovo regolamento volto a disciplinare la cooperazione amministrativa in materia di accise (13) in quanto si tratta di uno strumento utile e necessario per garantire un'efficace riscossione delle imposte e per combattere le frodi sulle accise.

1.5.5

Per eliminare la doppia tassazione e promuovere la semplificazione amministrativa nelle transazioni transfrontaliere il CESE raccomanda l'istituzione di sportelli unici presso i quali i cittadini possano ottenere informazioni sui sistemi fiscali, versare le imposte e ricevere i certificati necessari e la documentazione da utilizzare in tutta l'UE, nonché la semplificazione delle procedure amministrative applicate alle situazioni transfrontaliere.

1.5.6

In tale contesto, il Comitato chiede la creazione di un osservatorio sulla tassazione transfrontaliera, posto sotto l'egida della Commissione europea, che consenta di avere, con continuità, una conoscenza pratica e dettagliata degli ostacoli fiscali esistenti e della loro evoluzione.

1.5.7

Il CESE appoggia la proposta di introdurre una base imponibile consolidata comune per le società (common consolidated corporate tax base - CCCTB) poiché ciò consentirebbe di creare condizioni migliori per le imprese che svolgono attività transfrontaliere.

1.5.8

Il CESE si aspetta che la CCCTB comporti una notevole riduzione dei costi di conformità alla normativa fiscale per le imprese e l'eliminazione delle distorsioni della concorrenza nell'UE dovute alle diverse normative fiscali, favorendo quindi una concorrenza equa e sostenibile con conseguenti effetti positivi sulla crescita e sull'occupazione.

1.5.9

Il Comitato appoggia la revisione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (DTE), poiché le disposizioni rivedute consentono agli Stati membri che lo desiderino di trasferire parte della pressione fiscale che grava sul lavoro o sul capitale verso una forma di tassazione dell'energia che incentivi i comportamenti rispettosi dell'ambiente e favorevoli all'efficienza energetica, conformemente alla strategia Europa 2020.

1.5.10

Il fattore "tassazione legata alle emissioni di CO2" integra il sistema UE di scambio delle quote di emissioni ("sistema ETS UE").

1.5.11

Il CESE deplora tuttavia che la rifusione della DTE proposta non sia più ambiziosa e coerente: la Commissione si è infatti premurata di inserirvi una serie di eccezioni o di deroghe, con l'obiettivo di non scontentare alcuni Stati membri o di soddisfare le richieste di altri.

1.5.12

Nel caso dei combustibili, il "segnale di prezzo" inviato dall'imposizione fiscale non è accettabile da parte dei consumatori, né lo diventerebbe, probabilmente, con la rifusione della DTE.

1.5.13

Altri settori, tuttavia, come quelli dell'agricoltura, dell'edilizia o dei trasporti pubblici, godono ancora di un'esenzione, totale o parziale, dalle disposizioni del nuovo testo. L'insieme di queste esenzioni risulta ben poco coerente, tanto più se si pensa che esse rischiano di essere mal comprese da chi ne è escluso.

2.   Ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia

2.1   Un sistema finanziario sano

2.1.1

È importante affrontare le gravi carenze oggi esistenti in materia di regolamentazione e supervisione della finanza internazionale. Il crescente squilibrio esistente nel settore finanziario tra la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite deve essere corretto con urgenza. Occorre creare, sul piano normativo, le condizioni affinché gli intermediari finanziari assumano il loro ruolo primario di servizio all'economia reale: fornire credito per progetti reali, investendo in attività anziché speculando sui debiti. Qualsiasi sostegno pubblico a istituti finanziari deve essere accompagnato dai necessari miglioramenti in materia di governance delle imprese, quale primo passo verso una riforma radicale del settore a sostegno degli obiettivi di crescita e di occupazione.

2.1.2

Il CESE condivide le preoccupazioni della Commissione secondo cui il sostegno agli istituti finanziari in situazione fallimentare a spese delle finanze pubbliche e della parità delle condizioni di concorrenza nel mercato interno non è più accettabile per il futuro. Si augura quindi che la Commissione conduca una valutazione d'impatto esaustiva dei costi, delle risorse umane e delle riforme legislative che si rendono necessari. Una proposta realistica dovrebbe essere accompagnata da un calendario per l'assunzione di risorse umane, tenuto conto che tali risorse potrebbero non essere immediatamente disponibili nel mercato.

2.1.3

Il CESE riconosce che la Commissione europea ha risposto alla crescente complessità e opacità del sistema finanziario. Esorta pertanto l'industria finanziaria ad applicare correttamente la nuova normativa e a ricorrere all'autoregolamentazione per favorire un'azione adeguata e onesta e per agevolare l'accesso a prodotti finanziari trasparenti.

2.1.4

Il CESE chiede l'introduzione dell'educazione finanziaria come materia obbligatoria nei programmi di studio del sistema di istruzione, che dovrà proseguire nei programmi di qualificazione e di riconversione professionale dei lavoratori. Questa materia dovrà, tra l'altro, favorire il risparmio consapevole, valorizzando i prodotti finanziari socialmente responsabili. Un'educazione finanziaria pienamente accessibile risulta a vantaggio della società nel suo complesso.

2.1.5

Il CESE ribadisce la posizione espressa al punto 3.6 del parere sull'AAC 2011 (14) e accoglie quindi con favore la proposta di regolamento relativa alle vendite allo scoperto e ai credit default swap . Questa iniziativa contribuirà a eliminare regimi confliggenti e a portare chiarezza in questo settore dei mercati finanziari, oltre ad attribuire alle autorità competenti i poteri per esigere maggiore trasparenza per gli strumenti coperti dal regolamento.

2.1.6

Il CESE accoglie con favore le disposizioni per la trasparenza di mercato, dalle quali si attende molti benefici. Accoglie inoltre positivamente il ruolo di regolamentazione dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority - ESMA), ma mette in guardia contro il rischio di destabilizzazione dei mercati derivante da un'eccessiva ingerenza.

2.1.7

Il Comitato ritiene che, per istituire un sistema realistico di fondi di risoluzione per il settore bancario, gli Stati membri dovrebbero prima raggiungere un accordo sull'adozione di metodologie comuni e di regole uniformi, onde evitare distorsioni della concorrenza.

2.1.8

Lo scenario macroeconomico è motivo di grande preoccupazione: il CESE teme che i fondi di risoluzione avranno delle ripercussioni sul potenziale di prestito del settore bancario, nella misura in cui sottrarranno risorse all'erogazione di prestiti.

2.1.9

Il Comitato ritiene che, prima di intraprendere qualunque misura atta a introdurre prelievi a carico delle banche, la Commissione dovrebbe procedere a una valutazione rigorosa degli effetti cumulativi di tali prelievi e dei fondi di risoluzione. Per prendere una decisione sull'introduzione di fondi di risoluzione per il settore bancario, è necessario calcolare il costo complessivo dell'intero sistema, l'ampiezza delle sue ripercussioni sul potenziale di prestito del settore nonché il tempo occorrente prima che il sistema diventi abbastanza forte o raggiunga le dimensioni previste. Il Comitato raccomanda di calibrare tali stime in riferimento allo scenario più sfavorevole.

2.1.10

Il CESE accoglie con favore il fatto che, in base alla proposta di regolamento, nel futuro le commissioni interbancarie multilaterali per gli addebiti saranno vietate in via di principio. In questo modo si conferiscono chiarezza e trasparenza ai complessi rapporti contrattuali che stanno alla base delle procedure di pagamento, con un beneficio particolare per le piccole e medie imprese.

2.1.11

Dallo studio di impatto condotto dalla Commissione emerge che i nuovi requisiti patrimoniali non comporterebbero particolari svantaggi per le PMI; tuttavia il Comitato continua a nutrire una certa diffidenza e invita la Commissione a monitorare da vicino l'andamento dei prestiti bancari alle PMI e delle spese bancarie sostenute da queste imprese. Inoltre, il CESE è favorevole alla revisione da parte della Commissione della valutazione del rischio per i prestiti alle PMI.

2.1.12

Al nuovo regolamento deve fare da contrappeso l'attuazione di sistemi di risoluzione e di recupero basati su dispositivi come i "testamenti in vita" (living wills). Mentre lo Stato continuerà a fornire garanzie per i depositi di importo esiguo, occorre eliminare l'azzardo morale rappresentato dal sostegno statale illimitato alle banche fallite. Se la situazione sarà sufficientemente chiara, gli investitori, i creditori e i direttori dovranno assumersi la responsabilità diretta per la salute futura di ciascun ente creditizio.

3.   Promuovere la crescita e la competitività oggi e in futuro

3.1.1   Il CESE ribadisce la posizione espressa nel parere in merito all'Analisi annuale della crescita 2011 (II parte), ai punti 8 ("Sfruttare il potenziale del mercato unico"), 9 ("Attirare capitali privati per finanziare la crescita") e 10 ("Creare un accesso all'energia a basso costo").

3.2   Ricerca e innovazione

3.2.1

Il Comitato raccomanda alla Commissione di sviluppare, grazie a misure strutturali aggiuntive nell'ambito della Commissione stessa e degli organi consultivi che la assistono, una strategia integrata per la ricerca e l'innovazione, e la esorta ad adeguare finalmente la quota del futuro bilancio generale dell'UE destinata alla ricerca e all'innovazione.

3.2.2

Il CESE plaude inoltre al riconoscimento del compito politico fondamentale che consiste nel creare, in tutta Europa, un ambiente affidabile e favorevole all'innovazione e condizioni quadro flessibili, per sollevare così i potenziali investitori e i processi innovativi dal peso rappresentato dall'attuale frammentazione e sovrapposizione delle normative e dall'eterogeneità degli oneri amministrativi imposti nei 27 Stati membri e dalla Commissione.

3.2.3

Il Comitato raccomanda di intensificare gli sforzi per eliminare gli ostacoli che impediscono o pregiudicano la rapida applicazione delle innovazioni e la creazione dell'Unione dell'innovazione. Per promuovere meglio l'intero processo dell'innovazione, ad avviso del Comitato è necessario che le regole in materia di aiuti di Stato, bilanci, appalti e concorrenza, che possono ostacolare (15) il raggiungimento di tale obiettivo, siano riesaminate in modo approfondito con la cooperazione dei soggetti di volta in volta interessati. La questione qui è l'equilibrio e/o il potenziale conflitto tra regole di concorrenza e promozione dell'innovazione. Per questo motivo, le norme in materia di concorrenza, aiuti di Stato e appalti pubblici non dovrebbero essere formulate e applicate in maniera tale da farne altrettanti ostacoli all'innovazione; in questi campi, anzi, potrebbe esservi bisogno di introdurre riforme. Le innovazioni, inoltre, hanno talora bisogno anche di essere protette onde impedire che vengano acquisite da concorrenti intenzionati a bloccare il processo innovativo.

3.2.4

Il Comitato approva in particolare il fatto che l'innovazione sia intesa e definita nel senso più ampio e in modo completo e integrato.

3.2.5

Il CESE raccomanda di adattare le misure di accompagnamento, il sostegno finanziario e i criteri di valutazione, da un lato, al maggior numero di innovazioni incrementali che rispondono alle forze di mercato e ai bisogni sociali prevalenti e, dall'altro, alle innovazioni più rivoluzionarie che modellano tali forze del mercato e creano nuovi bisogni sociali, ma spesso devono prima superare una fase di rodaggio particolarmente difficile.

3.2.6

Il Comitato sottolinea il ruolo cruciale delle PMI e delle microimprese nel processo di innovazione, e raccomanda inoltre di adattare il sostegno e le misure alle loro esigenze specifiche. Esso raccomanda inoltre di avviare una riflessione sulla possibilità e sui modi di esonerare le start up, per un congruo periodo di tempo, da gran parte degli obblighi e adempimenti altrimenti consueti, nonché sulla possibilità di disporre anche ulteriori incentivi specifici. Ciò vale anche per le imprese dell'economia sociale.

3.3   Mercato unico

3.3.1

Il CESE accoglie favorevolmente il proposito della Commissione di stimolare la crescita e rafforzare la fiducia nei confronti di tale mercato. Il Comitato ricorda che il mercato unico è un elemento centrale dell'integrazione europea, in grado di offrire vantaggi concreti ai soggetti interessati europei e di generare una crescita sostenibile per le economie europee. Pertanto, nel contesto attuale, un mercato unico efficiente e proiettato nel futuro non è soltanto auspicabile bensì è determinante per il futuro politico ed economico dell'Unione europea. Per mettere a disposizione questi vantaggi, è fondamentale che le proposte della Commissione siano ambiziose e non si limitino ad affrontare singole problematiche poco rilevanti.

3.3.2

Il CESE ribadisce la sua richiesta di adottare un approccio organico. Pur ritenendo fondamentale promuovere la crescita e il potenziale delle imprese, il Comitato ritiene che le proposte dovrebbero concentrarsi maggiormente sui consumatori e sui cittadini in quanto attori indipendenti nella creazione del mercato unico.

3.3.3

Il CESE chiede una tolleranza zero qualora gli Stati membri non applichino la normativa UE e ricorda al Consiglio e alla Commissione che un'applicazione ritardata, incoerente e incompleta continua ad essere di grande intralcio al funzionamento del mercato unico. Il CESE accoglierebbe con grande favore la pubblicazione di tavole di concordanza per ciascuno Stato membro al fine di favorire una migliore promozione e comprensione del mercato interno.

3.4   Il mercato unico digitale nell'UE

3.4.1

Per quanto riguarda il mercato unico digitale nell'UE, il CESE ribadisce la posizione espressa al punto 8.12 del parere sull'AAC 2011; ha inoltre ripetutamente espresso in una serie di pareri adottati nel 2011 (16) il proprio forte sostegno all'attuazione dell'agenda digitale europea, allo scopo di produrre vantaggi socioeconomici sostenibili grazie a un mercato digitale unico basato su connessioni Internet superveloci e di alta qualità disponibili a prezzi accessibili per tutti i cittadini dell'Unione.

3.4.2

In tale contesto, il Comitato accoglie con favore l'approccio creativo adottato dalla Commissione in materia di accordi di coinvestimento per la promozione della copertura della banda larga veloce e ultraveloce, ma esorta la Commissione a fissare obiettivi ancor più ambiziosi in materia di connettività per mantenere la competitività dell'Europa a livello mondiale. Il CESE pone l'accento sull'importanza cruciale dei principi di neutralità della rete in quanto fondamentali obiettivi politici dell'Unione e chiede con urgenza l'adozione di un approccio proattivo affinché tali principi siano sanciti dalla legislazione europea, garantendo così la conservazione dell'apertura della rete su tutto il territorio dell'UE.

3.4.3

Per quanto riguarda il piano d'azione europeo per l'eGovernment e il quadro per l'interoperabilità dei servizi pubblici europei, il CESE sostiene il piano d'azione presentato dalla Commissione per promuovere un'amministrazione digitale (eGovernment) sostenibile e innovativa, ricordando che occorre mantenere gli impegni assunti nel 2009 alla conferenza ministeriale di Malmö. Il Comitato invoca inoltre la creazione di una piattaforma per lo scambio di informazioni, esperienze e codici fondati su software gratuiti, come previsto dal quadro europeo di interoperabilità, sottolineando come la maggior parte degli ostacoli attualmente derivino dall'assenza di una base giuridica transfrontaliera, dalle differenze tra le normative nazionali e dal fatto che gli Stati membri optano per soluzioni reciprocamente incompatibili.

3.4.4

In un parere sul tema Migliorare l'alfabetizzazione, le competenze e l'inclusione digitali, il CESE sostiene che le disparità di accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) dipendono in larga misura dalle diseguaglianze economiche e sociali, e ha messo in evidenza che OGNI cittadino ha diritto ad acquisire in modo critico i contenuti di tutti i supporti mediatici. Il CESE sostiene altresì che l'UE e gli Stati membri dovrebbero garantire l'accessibilità del digitale tramite l'apprendimento permanente delle competenze digitali a fini lavorativi, di realizzazione personale e di cittadinanza; anche l'accesso all'infrastruttura e agli strumenti va considerato come un diritto fondamentale.

3.5   Società dell’informazione

3.5.1

Per quanto riguarda il Nuovo regolamento relativo al roaming il Comitato osserva che le riduzioni dei massimali proposte sono, a suo avviso, proporzionate e tali da garantire la disponibilità e l'accesso a un servizio d'interesse economico generale a prezzi accettabili, e costituiscono un passo nella giusta direzione, verso cioè la scomparsa a medio termine di qualunque forma specifica di tariffa in roaming. Si rammarica tuttavia che la proposta della Commissione non sia accompagnata da una valutazione d'impatto delle nuove misure sull'occupazione e sulle condizioni di lavoro nel settore delle telecomunicazioni mobili.

3.6   Energia

3.6.1

Il CESE ritiene che l'efficienza dei mercati transfrontalieri, rafforzi la sicurezza di approvvigionamento, l'ottimizzazione della gestione delle crisi e la riduzione dei rischi di aggravio dei costi, che sono sempre scaricati sull'utente finale. Il miglioramento progressivo del mercato interno dell'energia consente di ottenere significativi risparmi, a beneficio delle imprese e degli utenti privati.

3.6.2

Osserva che nei mercati dell'energia all'ingrosso nell'Unione continuano a permanere condizioni differenziate e discriminazioni. A causa anche dei deficit strutturali nella rete e in particolare nell'interconnessione transfrontaliera, l'integrazione dei mercati è assolutamente insufficiente. Ci sono ancora rilevanti ostacoli alla possibilità di un accesso non discriminatorio alla rete e alla vendita di energia elettrica.

3.6.3

Considera indispensabile proseguire nella costruzione di un'Europa dell'energia, nella quale siano tutelati gli interessi generali dell'Unione, quelli dei consumatori, sia garantito l'approvvigionamento energetico, sia salvaguardata, con politiche adeguate che distribuiscano i vantaggi e controllino la congruità dei costi, la sostenibilità sociale, ambientale ed economica, sia protetta l'integrità del mercato come bene irrinunciabile dello sviluppo dell'economia sociale di mercato.

3.6.4

Il CESE chiede l'adozione di un approccio integrato tra politiche interne e politiche esterne e le politiche correlate quali quelle di vicinato e prossimità e quelle legate alla tutela ambientale. Va superato l'unilateralismo energetico con una forte politica comune di solidarietà energetica, basata sulla diversificazione, su un mix energetico appropriato alle condizioni e alle caratteristiche di ogni singolo Stato membro, ma soprattutto sulla sostenibilità ambientale.

3.6.5

Per quanto riguarda il contributo dell'energia alla crescita, il CESE:

evidenzia che l'efficienza energetica e il risparmio energetico dipendono in misura preponderante dall'azione di cittadini, imprese e lavoratori, nonché dalla modifica del loro comportamento,

sottolinea che il risparmio energetico dovrebbe favorire lo sviluppo economico, il benessere sociale e la qualità di vita,

sottolinea l'importanza di scegliere gli strumenti giusti e ritiene che gli accordi volontari siano utili mentre le misure vincolanti siano necessarie laddove gli incentivi positivi non funzionino,

sottolinea l'importanza della cogenerazione come metodo altamente efficiente di produzione di energia,

non sostiene la fissazione di un obiettivo generale vincolante per l'efficienza energetica, ma raccomanda di concentrare gli sforzi sul raggiungimento di risultati concreti, e

sottolinea la necessità di assicurare il sostegno finanziario e gli investimenti per realizzare il grande potenziale dei nuovi Stati membri.

3.6.6

In merito al piano di efficienza energetica, il Comitato raccomanda alla Commissione:

di realizzare e pubblicare uno studio approfondito dei certificati bianchi,

di utilizzare misure più mirate per affrontare casi specifici di grandi potenziali di efficienza energetica non sfruttati e di garantire al tempo stesso che un aiuto di Stato possa essere concesso in casi determinati,

di richiedere un accesso garantito alle rete per l'elettricità ottenuta per cogenerazione per ampliare la quota della cogenerazione nella produzione di calore ed elettricità.

3.6.7

In merito alle misure da adottare per promuovere nuovi modelli di comportamento, il Comitato raccomanda alla Commissione:

di mettere al centro il consumatore di energia,

di promuovere maggiormente il ruolo del settore pubblico nel miglioramento dell'efficienza energetica, in quanto modello da seguire per le imprese e le famiglie,

di studiare i comportamenti individuali e di prevedere informazioni e misure di sensibilizzazione ad hoc in funzione di differenti gruppi di consumatori,

di garantire che i consumatori traggano benefici dall'azione,

di fornire, ove necessario, incentivi efficienti attentamente concepiti (anche i più modesti possono generare dei risultati),

ai costruttori e ai governi, di assicurare che gli investimenti addizionali negli edifici ne accrescano il valore,

di accrescere e adattare l'istruzione e la formazione nel settore edilizio,

alla Commissione, di studiare i problemi e, se necessario, di rivedere le disposizioni sugli attestati di certificazione energetica e il nuovo sistema di etichettatura ecologica degli apparecchi,

di promuovere l'organizzazione di formazioni per le amministrazioni pubbliche sul tema dell'efficienza energetica, compresi gli appalti verdi,

alla Commissione, di valutare gli effetti sui consumatori di energia dell'introduzione di contatori intelligenti e di proporre misure addizionali per ottenere benefici reali,

di continuare e di sviluppare sistemi nazionali di accordi volontari a lungo termine ben funzionanti e di applicarli anche al settore pubblico,

di coinvolgere realmente tutte le parti interessate - cittadini, imprese, lavoratori.

3.6.8

Secondo il CESE, occorre un'azione rafforzata nella lotta alla povertà energetica, che rischia di escludere fasce sempre più ampie di cittadini (opzioni verdi possono essere costose in termini di tariffe maggiorate e/o carichi fiscali specie per strati più deboli), ed è necessario raccogliere le esperienze europee, per la creazione di nuovi posti di lavoro "verdi" - effettivi, durevoli e competitivi - e ridurre le diseguaglianze (17), garantendo ai "cittadini come consumatori, l'accesso ai servizi energetici e all'occupazione, generata dall'economia a basso tenore di carbonio" (18).

3.7   Trasporti

3.7.1

Per quanto attiene al contributo del settore dei trasporti alla crescita, il CESE conviene che l'obiettivo di ridurre del 60 % le emissioni di CO2 entro il 2050 fissato dal Libro bianco sui trasporti è in linea con la posizione generale dell'UE in materia di tutela climatica e permette di assicurare un equilibrio tra la necessità di ridurre rapidamente le emissioni di gas serra e la possibilità di utilizzare in tempi rapidi dei carburanti alternativi per un settore così importante per l'economia dell'Unione quale quello dei trasporti. Il Comitato propone che tale obiettivo a lungo termine della tabella di marcia sia integrato da obiettivi a medio termine più specifici e misurabili per la riduzione della dipendenza dal petrolio, delle emissioni acustiche e dell'inquinamento atmosferico.

3.7.2

La tabella di marcia della Commissione riconosce la necessità di rafforzare la competitività dei modi alternativi al trasporto stradale. Il Comitato appoggia questo obiettivo, a condizione che esso venga realizzato promuovendo una maggiore capacità e qualità dei trasporti ferroviari, delle vie navigabili interne e del trasporto marittimo a corto raggio, nonché servizi intermodali efficienti, e non ostacolando lo sviluppo di servizi stradali sostenibili ed efficienti all'interno dell'UE.

3.7.3

Per quanto riguarda i trasporti nel mercato interno, il CESE riconosce il loro ruolo essenziale quale fattore di competitività e prosperità, la necessità di creare un sistema dei trasporti europeo integrato, nonché la necessità di migliorare la sostenibilità e di promuovere dei modi di trasporto a basse emissioni di carbonio, l'efficienza energetica e delle risorse, la sicurezza e l'indipendenza degli approvvigionamenti, nonché la riduzione delle congestioni del traffico. Il CESE approva l'accento posto sulle catene logistiche multimodali ottimizzate e sull'utilizzo più efficace delle infrastrutture di trasporto. Sostiene inoltre la strategia della tabella di marcia, che consiste nel far maggior ricorso a misure orientate al mercato rispetto alle versioni precedenti del Libro bianco.

3.8   Industria

3.8.1

Nel settore dell'industria, il CESE condivide decisamente l'approccio olistico e l'interconnessione sempre più stretta tra le politiche dell'UE, nonché il coordinamento approfondito in questo campo tra l'UE e gli Stati membri, al fine di rendere il settore industriale europeo competitivo e sostenibile nell'economia globale.

3.8.2

Secondo il Comitato, una maggiore interconnessione delle politiche dovrebbe condurre, in un mercato interno pienamente sviluppato nell'ambito di un'economia sociale di mercato, ad approcci integrati attraverso la regolamentazione intelligente, la politica per la R&S e l'innovazione, l'accesso ai finanziamenti, un'economia a bassa intensità energetica e a basse emissioni di carbonio, la politica in settori come l'ambiente, i trasporti, la concorrenza e l'occupazione, il miglioramento delle capacità e delle competenze, il commercio e le questioni correlate, nonché l'accesso alle materie prime.

3.8.3

A dispetto di progressi evidenti, si continuano a constatare la frammentazione del mercato interno e la mancanza di un orientamento preciso, in parte a causa della disparità degli approcci nei confronti delle imprese. La relazione che intercorre tra il completamento del mercato interno e le politiche industriali è troppo spesso ignorata. Il CESE ha già invitato più volte a creare condizioni adeguate, tenendo conto della necessità di stabilire per i settori e le questioni tematiche regole su misura che prendano in considerazione le reti di valori ampiamente ramificate a livello mondiale.

3.8.4

La politica industriale riguarda tutta la gamma di servizi e settori manifatturieri interconnessi tra loro. I confini tra i vari settori tendono a scomparire, mentre cresce l'importanza delle PMI sia in termini di valore aggiunto che di creazione di posti di lavoro. Questi fattori rendono necessaria una legislazione e/o regolamentazione orizzontali e settoriali intelligenti affiancate da misure di accompagnamento. Si dovrebbe tenere conto della complessità delle reti internazionali e dei processi manifatturieri integrati.

3.9   Servizi

3.9.1

Il CESE considera premature le conclusioni della Commissione relative agli effetti della direttiva servizi e al funzionamento del settore dei servizi. La direttiva è in vigore solo da qualche anno. Gli Stati membri non sono tutti ugualmente soddisfatti della direttiva e sono per di più obbligati ad applicarla ciascuno in maniera differente nel proprio ordinamento giuridico nazionale.

3.9.2

La direttiva servizi è stata varata nel quadro del precedente Trattato, che considerava ancora gli interessi economici come la priorità principale nel mercato interno. Nel quadro del Trattato di Lisbona gli altri settori non sono più subordinati all'economia, bensì collocati allo stesso livello. È interessante studiare la natura delle relazioni che intercorrono tra la legislazione adottata e la giurisprudenza sviluppata nel quadro, da un lato, del vecchio Trattato, e dall'altro, di quello nuovo.

3.10   La dimensione esterna della crescita

3.10.1

Per quanto concerne la dimensione esterna della crescita e la sicurezza dell'approvvigionamento di materie prime, il CESE esorta ad adottare una politica estera più attiva per quanto concerne la sicurezza dell'approvvigionamento di materie prime per l'industria dell'UE. Per tale motivo, gli Stati membri dovrebbero definire e concordare orientamenti chiave di una diplomazia delle materie prime. Gli accordi bilaterali in campo commerciale e la diplomazia sono della massima importanza per garantire la fornitura delle materie prime essenziali per l'UE. Si tratta di un compito urgente e al tempo stesso impegnativo per il servizio diplomatico dell'UE di recente costituzione. Non solo ci si deve adoperare direttamente per assicurare le materie prime essenziali, ma bisogna anche creare un ambiente favorevole agli interessi europei nei paesi interessati. Occorre approfittare del fatto che l'UE è uno dei mercati più importanti e più frequentati del mondo.

3.10.2

Per quanto attiene all'accesso ai mercati pubblici dei paesi terzi, il CESE è dell'avviso che l'Unione debba accrescere il proprio potere negoziale per migliorare - sulle basi del suo diritto primario e derivato - l'accesso ai mercati pubblici dei paesi terzi dato che l'UE ha aperto più dell'80 % dei suoi mercati pubblici e le altre grandi economie sviluppate hanno aperto i loro soltanto per un 20 %.

3.10.3

Il CESE chiede con forza a Parlamento europeo, Consiglio e Commissione, di assicurare, sia sul piano interno che su quello internazionale, una difesa più efficace e più strategica degli interessi UE in tema di accesso ai mercati pubblici, rafforzando la sua credibilità mondiale ma anche la longevità e lo sviluppo del modello economico e sociale europeo.

3.10.4

In quanto aspetto esterno della strategia Europa 2020, una politica commerciale dell'UE consisterebbe nel garantire che gli scambi contribuiscano alla crescita sostenuta che permetterebbe di uscire dalla crisi e di cui attualmente si sente la mancanza, e al tempo stesso nel salvaguardare la continuità dell'economia sociale di mercato e nel promuovere la transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio. Il CESE ritiene che in relazione ad alcuni aspetti, e in particolare alle sovvenzioni e agli aiuti di Stato, occorra chiarire la legislazione esistente e affermare i suoi valori e le sue norme, ricorrendo eventualmente ai meccanismi dell'organo di conciliazione dell'OMC per alimentare una giurisprudenza più conforme alla sua visione della concorrenza leale, specie nei confronti dei paesi emergenti.

3.10.5

Per quanto concerne il commercio e gli investimenti, il CESE reputa fondamentale garantire la sicurezza degli investitori, nell'interesse delle imprese dell'UE e dei paesi in via di sviluppo. Accoglie con favore l'attribuzione all'UE di nuove competenze in materia di investimenti esteri diretti (IED), poiché questo le conferirà un maggiore potere contrattuale, dovrebbe consentirle di diventare un attore più importante e dovrebbe garantire un migliore accesso a mercati chiave di paesi terzi, proteggendo al tempo stesso gli investitori, il che migliorerebbe la nostra competitività sul piano internazionale. Al tempo stesso, la politica dell'UE in materia di commercio e investimenti deve essere compatibile con la politica economica e le altre politiche dell'Unione, comprese quelle in materia di tutela dell'ambiente, di lavoro dignitoso, di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro, nonché di sviluppo. Gli accordi di investimento conclusi dall'UE dovrebbero portare a unire un contesto aperto agli investimenti a un'effettiva protezione degli investitori dell'UE, garantendo loro un'adeguata flessibilità operativa nei paesi nei quali investono. A tal fine il Comitato auspica che l'UE colga l'occasione per migliorare e aggiornare gli accordi di investimento che saranno negoziati, facendo leva sulle proprie forze piuttosto che limitarsi a imitare altri. L'UE deve fare una riflessione critica sui recenti sviluppi sul piano del diritto in materia di investimenti internazionali nonché della politica e delle pratiche in materia di investimenti (tra cui l'arbitrato tra investitore e Stato), al fine di garantire che la sua filosofia e il suo approccio in relazione ai futuri trattati di investimento e ai capitoli specifici sugli investimenti da inserire negli accordi di libero scambio siano aggiornati e sostenibili.

3.10.6

Secondo il CESE, va accelerato il processo di internazionalizzazione delle PMI, aumentando il loro accesso ai nuovi mercati e, quindi, le loro capacità di creare posti di lavoro.

3.10.7

Gli accordi commerciali bilaterali – ad esempio gli accordi di libero scambio conclusi di recente con Colombia, Perù e Corea del Sud – offrono numerosi vantaggi potenziali derivanti dalle nuove opportunità che creano, opportunità e vantaggi a cui le imprese andrebbero adeguatamente sensibilizzate. Il CESE ritiene che gli accordi bilaterali vadano considerati compatibili con il multilateralismo e che anzi alla lunga lo rafforzeranno. Come afferma la Commissione, la prosperità dell'Europa dipende dagli scambi commerciali. Il CESE sottolinea però che, nell'affrontare questi nuovi negoziati occorre adottare un approccio qualitativamente diverso: l'approccio bilaterale può permettere un maggior rispetto delle differenze regionali e nazionali rispetto a un accordo multilaterale che, per forza di cose, segue un'impostazione più generale. Il Comitato mette l'accento sul ruolo importante di questi accordi nel promuovere e incoraggiare l'accettazione e lo sviluppo delle buone prassi ambientali, nonché l'incentivazione dello sviluppo sostenibile e l'innalzamento degli standard sociali ed occupazionali. Nei negoziati bilaterali l'Europa deve mettere in chiaro che sostiene le proprie preferenze collettive per quanto riguarda le questioni sociali, la sicurezza alimentare e l'ambiente. Il commercio internazionale è al tempo stesso problema e soluzione per le questioni connesse con la sicurezza alimentare a livello mondiale. Le regole del commercio internazionale devono favorire la sicurezza alimentare, in particolare nei paesi meno avanzati, e garantire a questi paesi un accesso esente da dazi ai mercati dei paesi sviluppati, ma anche dei paesi emergenti, conformemente al principio di trattamento speciale e differenziato.

3.10.8

Il CESE accoglie con favore la proposta del vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani di effettuare un "test di competitività" prima della firma di un accordo di partenariato commerciale tra l'UE e un paese terzo. Conviene inoltre sulla necessità di valutare gli effetti sulla competitività industriale di tutte le altre iniziative nei diversi settori d'intervento (come le politiche in materia di energia, commercio, ambiente, affari sociali e tutela dei consumatori) prima della loro attuazione.

3.10.9

Per sviluppare un'economia verde in un contesto concorrenziale globalizzato e conservare il proprio primato in questo campo, l'Europa dovrebbe, nell'interesse proprio e del clima, mantenere i suoi ambiziosi propositi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Il Comitato propone di realizzare delle valutazioni d'impatto (su competitività, occupazione e ambiente) e di organizzare dei dibattiti pubblici per prevedere le transizioni fra il 2020 e il 2050 e dare un quadro stabile alle proiezioni dei soggetti economici e dei cittadini.

3.11   Mobilitare il bilancio dell'UE a favore della crescita e della competitività

3.11.1

Secondo il CESE, a causa della crisi economica e finanziaria e della serie di disavanzi crescenti nella maggior parte degli Stati membri, oggi l'Unione europea non dispone di risorse di bilancio per attuare la propria strategia politica né i propri impegni derivanti dal nuovo Trattato di Lisbona.

3.11.2

Il Comitato ritiene che il bilancio europeo debba essere rafforzato ed esercitare un effetto leva. Occorre garantire una complementarità tra bilanci nazionali ed europei, per realizzare delle economie di scala nell'attuazione dei grandi obiettivi politici dell'UE.

3.11.3

Il CESE chiede che il bilancio dell'UE sia esemplare in materia di governance, efficacia, trasparenza e controllo delle spese amministrative.

3.11.4

Il Comitato è del parere che il principio del "giusto ritorno" debba essere abbandonato poiché è contrario ai valori di solidarietà e di reciproco vantaggio dell'integrazione europea. Occorre invece applicare il principio di sussidiarietà, trasferendo a livello europeo ciò che ha perduto significato ed efficacia a livello nazionale. Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione europea di ripristinare il principio delle risorse proprie che possono essere costituite ex novo o sostituirsi a delle imposte nazionali.

3.11.5

Il CESE insiste sulla necessità di un livello adeguato di risorse finanziarie pubbliche e private per la competitività e l'innovazione volte a compensare le restrizioni di bilancio. Accoglie inoltre con soddisfazione l'annunciato miglioramento delle condizioni transfrontaliere per i capitali di rischio, così come le proposte relative ai project bond (obbligazioni europee per i progetti) pubblici e privati per investimenti in energia, trasporti e TIC2. Sarebbe opportuno esaminare la possibilità di project bond per altri settori, come ad esempio i progetti di ricerca e dimostrativi. Anche i fondi strutturali e di coesione dovrebbero incentrarsi sugli obiettivi della politica industriale. Occorre sviluppare idee innovative per attirare i capitali privati verso il settore industriale.

3.11.6

Mantenere, o addirittura rafforzare, le risorse finanziarie dell'UE nel settore della R&S è fondamentale. Grandi progetti europei come quelli in campo energetico e la realizzazione di un'infrastruttura paneuropea, cofinanziati da uno o più Stati membri, dovrebbero produrre un effetto leva.

3.11.7

Nell'ottobre 2010 la Commissione ha adottato una comunicazione dal titolo Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020  (19) nella quale sottolinea chiaramente l'importanza di sviluppare l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo in tutta l'Unione, e mette in rilievo il ruolo che la politica regionale può avere in quest'ambito. La comunicazione evidenzia inoltre una certa lentezza nel ricorso ai fondi disponibili per l'innovazione. Il fatto che la proposta - presentata dalla Commissione nel 2011 in merito alla modifica del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio per quanto attiene a talune disposizioni relative alla gestione finanziaria per alcuni Stati membri in gravi difficoltà, o minacciati di trovarsi in gravi difficoltà, in merito alla loro stabilità finanziaria (COM(2011) 482 final) - non preveda la possibilità di aumentare il finanziamento UE dei progetti di innovazione fino al 100 %, cosa che favorirebbe in particolare le PMI, rappresenta quindi un'occasione perduta.

3.11.8

Il CESE ha sempre appoggiato il programma della rete transeuropea dei trasporti e, anche in questa occasione, ribadisce il proprio sostegno a tale programma. Osserva tuttavia che con l'allargamento dell'Europa sono aumentate le necessità del settore delle infrastrutture di trasporto, e ciò impone una riflessione su come adattare la politica esistente e i relativi strumenti di attuazione affinché siano all'altezza delle sfide future.

3.11.9

Affinché i modi di trasporto alternativi occupino una più ampia quota di mercato occorre effettuare ingenti investimenti nelle infrastrutture, comprese quelle di trasporto stradale. Il ricorso generalizzato a investimenti privati e l'introduzione di tasse per l'utilizzo dell'infrastruttura non possono essere considerati come una panacea. Come sottolineato in numerosi suoi pareri precedenti, il Comitato è a favore dell'internalizzazione nel settore dei trasporti. Esso concorda sul fatto che secondo il principio "chi inquina paga" gli incentivi economici devono riflettere il costo reale del modo di trasporto interessato per le nostre società, al fine di influenzare il comportamento del mercato in senso sostenibile. In quest'ottica, il gettito derivante da questi oneri aggiuntivi dovrebbe essere destinato allo sviluppo di trasporti sostenibili e all'ottimizzazione dell'intero sistema di trasporto in modo da realizzare una vera politica di mobilità sostenibile. Occorre inoltre mantenerli distinti dagli oneri stabiliti a scopo di finanziamento, ossia quelli previsti dal principio "chi usa paga".

3.11.10

Il CESE ritiene indispensabile dotarsi di sistemi di policy mix comprendenti:

misure di efficienza energetica,

sistemi sicuri di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS),

sviluppo competitivo delle fonti rinnovabili,

trasformazione, per decarbonizzazione, delle centrali elettriche,

misure dirette a potenziare la cogenerazione ad alto rendimento di calore ed elettricità (Combined heat and power production - CHP).

3.11.11

Per quanto riguarda lo "strumentario" del mix energetico europeo integrato, il CESE ritiene indispensabile procedere, da subito, ad una definizione programmata e consensuale di investimenti nei seguenti campi:

nelle smart grid e nel miglioramento delle reti di trasporto dell'energia,

nella ricerca e nello sviluppo di programmi congiunti, nei settori della sostenibilità energetica, delle nanoscienze e nanotecnologie, dell'informatica applicata a macrosistemi di rete, e nei microsistemi della domotica,

nella capacità di governare sistemi complessi e di assicurare un quadro stabile di riferimento per l'industria e per gli operatori pubblici e privati,

nel rafforzamento di un dialogo strutturato ed interattivo con le parti sociali, con i consumatori e con l'opinione pubblica.

3.11.12

Il Comitato chiede che si dia la priorità a tutti i progetti di diversificazione energetica realizzati nei paesi vicini, come il corridoio energetico UE Mar Caspio - Mar Nero - e in particolare al gasdotto Nabucco, alla infrastruttura di gas naturale liquefatto (GNL), all'interconnessione delle reti elettriche e al completamento dei raccordi euromediterranei dell'infrastruttura elettrica (Med-ring) e del gas nonché alla realizzazione di nuovi progetti di infrastruttura petrolifera di interesse europeo, come i progetti Odessa-Danzica, Costanza-Trieste e il Nord Stream.

4.   Lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi

4.1.1

Il Comitato ritiene che il presupposto essenziale per la creazione di nuovi posti di lavoro sia una crescita economica stabile e duratura. Esso si compiace che alcune istituzioni e organizzazioni abbiano presentato delle proposte per uscire dalla crisi economica nelle quali si tiene conto della dimensione sociale della ripresa.

4.1.2

Il CESE reputa importante mettere a punto iniziative tese a incentivare lo sviluppo dei settori con il più elevato potenziale occupazionale, tra cui in particolare l'economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente sotto il profilo delle risorse ("posti di lavoro verdi"), i settori sanitario e sociale ("posti di lavoro d'argento ") e l'economia digitale.

4.1.3

Il CESE individua le seguenti azioni prioritarie: lo sviluppo delle potenzialità della nuova imprenditorialità, specie femminile, l'occupazione giovanile e il sostegno all'iniziativa faro Youth on the Move (Gioventù in movimento).

4.1.4

Il CESE ritiene fondamentale la diffusione della cultura imprenditoriale e dello spirito d'iniziativa in un ambiente che sostenga gli imprenditori, comprenda i rischi del mercato e valorizzi il capitale umano, nel rispetto degli accordi collettivi e delle prassi nazionali.

4.1.5

In particolare, il CESE chiede di varare una tabella di marcia per assicurare, nell'immediato, le condizioni necessarie allo sviluppo di nuove imprese innovative e al sostegno delle PMI esistenti, onde contribuire alla creazione di nuova occupazione, necessaria per uscire dalla crisi, e rilanciare una crescita sostenibile: le azioni previste dovrebbero essere programmate a livello europeo, nazionale e regionale e includere sia le imprese commerciali e non commerciali sia quelle dell'economia sociale. Oltre a questa tabella di marcia, occorre prevedere una formazione che consenta ai lavoratori disoccupati e ai giovani di accedere ai nuovi posti di lavoro.

4.1.6

La promozione dei lavori verdi deve avvenire attraverso un mix di misure di incentivazione e di penalizzazione, che dovrebbero fornire le risorse necessarie senza gravare in modo sensibile sulle già esauste casse pubbliche. La questione delle risorse finanziarie sarà fondamentale e rende necessaria la partecipazione di tutti, poiché la strategia Europa 2020 e i programmi d'aiuto non potranno funzionare se gli Stati membri non disporranno di un più ampio margine di manovra finanziario. Le imprese che si impegneranno a rafforzare la qualità dell'occupazione e a produrre in maniera più sostenibile dovrebbero essere facilitate e sostenute. Le imprese richiedono un quadro normativo chiaro, stabile e possibilmente con regole concordate a livello internazionale. Una soluzione condivisa ed urgente del problema del brevetto europeo andrebbe senz'altro nella giusta direzione.

4.1.7

Come già sottolineato dal Comitato nel parere sull'AAC 2011, politiche salariali appropriate possono svolgere un ruolo decisivo nella gestione della crisi. Una strategia volta a tenere l'incremento dei salari in linea con l'aumento della produttività dell'economia nazionale nel suo complesso assicura, in una prospettiva macroeconomica, che si raggiunga un equilibrio tra una crescita sufficiente della domanda e la garanzia della competitività dei prezzi. Le parti sociali devono pertanto lavorare per evitare diminuzioni dei salari volte a scaricare le difficoltà sugli altri (beggar thy neighbour) e per orientare invece la politica salariale verso lo sviluppo della produttività. A tale scopo, il CESE respinge categoricamente la raccomandazione, anch'essa contenuta nella comunicazione della Commissione sull'Analisi annuale della crescita per il 2012, secondo cui occorre intervenire nei meccanismi nazionali di fissazione dei salari, esigendo in particolare delle "misure di riforma" in direzione di un decentramento delle contrattazioni collettive. L'autonomia delle parti sociali e la loro libertà di concludere accordi collettivi non vanno in alcun caso rimesse continuamente in discussione, come è già stato chiaramente indicato nel regolamento n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (il cosiddetto regolamento "six-pack").

4.1.8

Il Comitato constata che le imprese ricorrono a diverse forme di impiego, le quali portano a nuove tipologie occupazionali. Tra queste vi sono anche impieghi precari nel cui ambito i lavoratori sono assunti con contratti temporanei, poco retribuiti, con scarsi livelli di protezione sociale e senza tutela dei diritti. Tuttavia, non tutti gli impieghi a carattere temporaneo sono precari: con le prestazioni a contratto, i lavoratori autonomi altamente qualificati se la cavano ottimamente sul mercato del lavoro. È però innegabile che l'impiego temporaneo sia per definizione precario quando si tratta di lavoro poco o per nulla qualificato nel settore della produzione e dei servizi. La flessicurezza può essere una risposta alle esigenze di lavoro flessibile da parte delle imprese, ma soltanto a condizione che sia associata a un livello di sicurezza paragonabile a quello offerto da un impiego fisso.

4.2   Uno squilibrio strutturale tra offerta e domanda di lavoro

4.2.1

Un fattore chiave per una soluzione a questi problemi risiede in una corretta ed efficiente collaborazione tra istituti di insegnamento, imprese, parti sociali e poteri pubblici, in particolare per quanto concerne la capacità di prevedere le competenze che si renderanno necessarie in futuro e di assumere le iniziative pertinenti nei settori della scuola dell'obbligo e dell'istruzione e formazione professionali. Il CESE ha chiesto di migliorare la qualità e l'efficacia dell'istruzione e della formazione professionali in modo da promuoverne l'attrattiva e la pertinenza. Stabilire il numero di giovani che si iscrivono all'università come unico indicatore è fuorviante all'atto di definire la politica dell'istruzione e non pertinente rispetto alle esigenze dei mercati del lavoro in termini di competenze professionali. È necessario trovare un equilibrio tra i sistemi d'istruzione e quelli di formazione.

4.2.2

Se si considerano le tendenze demografiche (invecchiamento della popolazione attiva e diminuzione del numero di giovani che entrano sul mercato del lavoro) e i rapidi cambiamenti tecnologici nei processi produttivi, è evidente che sull'Europa grava la minaccia di una forte carenza di manodopera qualificata. È pertanto essenziale che tutti abbiano e continuino ad avere accesso al mercato del lavoro e che nessuno ne rimanga escluso. Il Comitato sottolinea che i lavoratori devono avere la possibilità di mantenere a un buon livello le loro competenze e le loro qualifiche professionali, nonché di acquisire nuove capacità durante la loro vita lavorativa. In questo modo i lavoratori potranno adeguarsi ai mutamenti del loro ambiente lavorativo, e si potrà soddisfare la domanda di manodopera qualificata sul mercato del lavoro. Organizzare questo processo in maniera adeguata ed efficace è uno dei compiti più importanti che l'UE deve assolvere per rimanere competitiva sul piano mondiale.

4.2.3

Il Comitato ritiene che i lavoratori debbano avere accesso, in particolare, a programmi di formazione professionale. Poiché dalle ricerche risulta che i lavoratori che hanno maggiore bisogno di formazione sono spesso quelli che fanno meno ricorso a tali programmi, occorre adottare misure diverse per le diverse categorie di lavoratori.

4.2.4

Una parte consistente del bilancio dovrebbe essere destinata ai lavoratori meno qualificati poiché sono questi ad avere maggiore bisogno di formazioni supplementari. Ciò potrebbe avvenire attraverso l'assegnazione, al singolo lavoratore, di una dotazione finanziaria per la formazione il cui importo sia inversamente proporzionale al livello di istruzione, in modo tale che la maggior parte del denaro sia disponibile per i lavoratori meno qualificati.

4.2.5

Per i lavoratori anziani è necessario adottare una politica del personale più attenta agli aspetti legati all'età. Mentre in molti Stati membri dell'UE l'età pensionabile viene innalzata, numerosi lavoratori anziani perdono il lavoro già prima di raggiungere l'età pensionabile attualmente in vigore, perché ad esempio non sono in grado di tenersi al passo con gli sviluppi. Una formazione mirata e specifica potrebbe contribuire a risolvere questo problema.

4.2.6

È importante che la formazione e il perfezionamento professionale siano efficaci. Diversi Stati membri hanno sperimentato nuovi metodi di formazione più efficaci e stanno riscoprendo in particolare l'importanza dell'apprendimento sul posto di lavoro. Il Comitato sottolinea l'importanza di sviluppare questo tipo di percorsi e invita la Commissione a incoraggiarli garantendo lo scambio delle buone pratiche in questo campo.

4.3   Sostenere l'occupazione, in particolare giovanile e di lungo periodo

4.3.1

Il CESE ribadisce la richiesta di obiettivi europei quantificabili in materia di occupazione giovanile, in particolare: 1) un obiettivo di riduzione significativa della disoccupazione giovanile e 2) un termine massimo di quattro mesi per l'inserimento di giovani in cerca di un lavoro o di un apprendistato. Il fatto di avere affidato al livello nazionale l'adozione di obiettivi specifici in materia di occupazione giovanile ha prodotto comunque pochi risultati: solo alcuni Stati hanno definito siffatti obiettivi nei rispettivi programmi nazionali di riforma.

4.3.2

Il CESE si compiace del fatto che sia stata accolta nell'iniziativa faro Youth on the move (Gioventù in movimento), sotto forma di "garanzia per i giovani", la sua richiesta in base alla quale gli Stati membri devono garantire, entro quattro mesi dal conseguimento del diploma della scuola dell'obbligo, l'inserimento dei giovani in un posto di lavoro, in un corso di formazione o in misure di attivazione professionale.

4.3.3

Gli Stati membri che si trovano in una situazione difficile per quanto riguarda l'occupazione giovanile e che al tempo stesso devono rispettare delle limitazioni di bilancio dovrebbero beneficiare di un accesso facilitato ai fondi dell'UE destinati alla "garanzia per i giovani". Bisogna applicare procedure pragmatiche e flessibili e semplificare gli iter amministrativi richiesti per usufruire dei fondi, fino al punto di sopprimere temporaneamente il cofinanziamento nazionale in caso di ricorso al Fondo sociale europeo e ad altri fondi europei.

4.3.4

Il CESE ha più volte sottolineato quanto sia importante, malgrado il riesame delle priorità di bilancio che la crisi economica ha reso necessario in tutti gli Stati membri, mantenere e se necessario aumentare gli stanziamenti di risorse nazionali ed europee per l'istruzione, la formazione e l'occupazione dei giovani. Chiede pertanto di garantire nella nuova pianificazione finanziaria a partire dal 2014 fondi adeguati a carico del Fondo sociale europeo per iniziative specifiche a favore dei giovani.

4.3.5

Nel corso della crisi alcuni Stati hanno migliorato, alle debite condizioni, l'accesso dei gruppi svantaggiati, tra cui i giovani, ai sussidi di disoccupazione. Si tratta però di misure a termine, o che rischiano di essere revocate nel quadro delle previste manovre di bilancio. Il CESE invita in linea generale a verificare le richieste di ammissione al sostegno avanzate dai giovani disoccupati, e a migliorare le prospettive di quelli che cercano un lavoro o che non avevano finora alcun diritto. Si raccomanda anche di includere nei programmi nazionali di riforma degli obiettivi in questo campo, cosa che costituirebbe un contributo significativo alla lotta contro la precarietà occupazionale di molti giovani in fase di transizione.

4.3.6

Il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra 15 e 24 anni è due volte più elevato che nella fascia di età superiore. I giovani sono penalizzati anche per quanto riguarda la quota di precariato (superiore al 60 % in alcuni paesi), i sempre più frequenti tirocini non regolamentati (specie negli Stati membri meridionali) e il lavoro di livello inferiore alle qualifiche. Il CESE sconsiglia il ricorso a soluzioni instabili e senza prospettive nell'integrazione nel mercato del lavoro. Invece di puntare sull'occupazione precaria e su contratti di lavoro non sicuri, occorre applicare misure in grado di evitare che per i giovani il lavoro a tempo determinato e un trattamento retributivo e previdenziale di basso livello divengano la norma. Per quanto riguarda l'iniziativa della Commissione sui tirocini, il CESE è favorevole alla creazione di un quadro di qualità europeo al quale dovrebbero concorrere anche le imprese, affinché queste ultime offrano, anche e soprattutto ai giovani svantaggiati sotto il profilo dell'istruzione, delle situazioni di lavoro disciplinate da contratti vincolanti. Il sistema duale dei tirocini con istruzione generale e formazione professionale sta producendo buoni risultati in vari Stati membri. Occorrerebbe valutare la possibilità di applicarlo anche altrove.

4.3.7

La prolungata stagnazione della domanda di manodopera in conseguenza della crisi sta portando a un aumento della disoccupazione di lungo periodo, che comporta gravi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro con conseguente aumento della povertà, misurata in proporzione al numero di abitanti in età lavorativa o di età inferiore che vivono in famiglie prive di contatti con il mercato del lavoro. Il CESE raccomanda che gli Stati membri riservino un'attenzione particolare alla creazione di mercati del lavoro intermedi inclusivi, in cui venga creato, grazie a risorse pubbliche, un numero adeguato di posti di lavoro idonei per garantire che i disoccupati di lungo periodo rimangano in contatto con il mondo del lavoro e migliorino le loro conoscenze. In questo modo si eviterà un aumento della povertà, in termini di perdita di contatto con il mondo del lavoro, e si consentirà ai lavoratori inseriti di passare senza difficoltà al mercato aperto del lavoro una volta che la crisi sia terminata.

4.4   Imprenditoria sociale

4.4.1

L'impresa sociale è un elemento chiave del modello sociale europeo. Questo tipo di imprese recano un apporto importante alla società e contribuiscono agli obiettivi della strategia Europa 2020 creando occupazione, mettendo a punto soluzioni innovative per soddisfare le esigenze dei cittadini e sviluppando la coesione sociale, l'inclusione e la cittadinanza attiva.

4.4.2

Il CESE ritiene che promuovere l'imprenditoria sociale, specie in un clima economico difficile come quello attuale, significhi metterne a frutto sia il potenziale di crescita che il valore aggiunto sociale. Per sfruttare appieno questo potenziale, è necessario creare ed attuare un ampio quadro politico che coinvolga una vasta gamma di soggetti interessati in tutti i settori (società civile, settori pubblico e privato) e a tutti i livelli (locale, regionale, nazionale ed europeo).

4.4.3

Gli Stati membri e le istituzioni dell'UE devono assicurarsi che le imprese sociali siano incluse e prese in considerazione nelle iniziative e nei programmi delle politiche pubbliche pertinenti rivolte alle aziende, su un piano di parità con altre forme d'impresa.

4.4.4

Un accesso migliore ai capitali e strumenti finanziari mirati costituiscono delle priorità per le imprese sociali. La Commissione dovrebbe inventariare e diffondere le buone pratiche e le iniziative di tipo innovativo già esistenti negli Stati membri (capitali ibridi, forme di interazione tra investimenti pubblici e privati, ecc.) e assicurarsi che le normative vigenti dell'UE non intralcino lo sviluppo di nuovi strumenti.

4.4.5

È essenziale che, nel prossimo periodo di programmazione, i fondi strutturali si applichino espressamente anche ai programmi destinati ad avviare e sviluppare imprese sociali.

4.4.6

La Commissione dovrebbe lanciare un'iniziativa volta a confrontare, in tutta l'UE, gli approcci in materia di finanziamento pubblico particolarmente appropriati per le imprese sociali. La Commissione dovrebbe inoltre incoraggiare e valutare l'affermarsi degli appalti ispirati da considerazioni sociali ed affrontare il problema della sovraregolamentazione (gold plating) in tale settore. Nell'ambito della sua revisione delle norme sugli aiuti di Stato, la Commissione dovrebbe considerare la possibilità di estendere tali esenzioni a tutti i servizi sociali di interesse generale o di esentare dall'obbligo di notifica tutti i servizi pubblici su scala ridotta e determinati servizi sociali, in modo da incoraggiare l'avviamento di un maggior numero di imprese sociali.

4.4.7

Data la varietà di forme giuridiche che le imprese sociali possono assumere e considerate le specifiche finalità sociali da loro perseguite, esse godono, in alcuni Stati membri, di specifiche agevolazioni fiscali, che dovrebbero essere analizzate e condivise allo scopo di favorire l'elaborazione di norme appropriate.

4.5   Tutelare i gruppi più vulnerabili

4.5.1

Come già evidenziato dal Comitato nel parere sull'AAC 2011, e implicitamente riconosciuto anche dalla Commissione, le prestazioni sociali vanno considerate come investimenti produttivi da cui tutti traggono beneficio. Combinando sussidi di disoccupazione con politiche del mercato del lavoro attive è possibile stabilizzare l'economia e incoraggiare una reazione positiva ai cambiamenti promuovendo le competenze nonché iniziative efficaci nella ricerca di lavoro e nella riqualificazione professionale. Sarebbe opportuno conservare una certa cautela nei confronti di misure volte a rafforzare i criteri di ammissibilità. Si rischia infatti di precarizzare i lavoratori esclusi, il che rappresenta un ostacolo notevole all'inserimento e al reinserimento professionale. Queste politiche di esclusione possono inoltre avere l'effetto perverso di provocare spostamenti verso altri settori della protezione sociale, come l'assistenza sociale o l'inabilità al lavoro, fenomeno non auspicabile.

4.5.2

Il Comitato sottolinea che i lavoratori hanno bisogno di sicurezza per quanto riguarda il reddito e la protezione sociale per poter esercitare la propria attività in maniera ottimale e senza paura del futuro in una società in rapida trasformazione.

4.5.3

Il CESE esorta le istituzioni europee a garantire l'applicazione degli standard sociali europei con maggiore convinzione. L'inerzia a questo riguardo ha portato tra l'altro a un aumento del numero di lavoratori poveri, a un incremento delle disuguaglianze, a una sempre maggiore paura del futuro e, nel contempo, a una diminuzione della fiducia negli altri, nelle istituzioni di previdenza sociale e nei poteri pubblici. E questo non riguarda soltanto i governi nazionali ma anche le istituzioni europee, come dimostra l'aumento dell'euroscetticismo in diversi Stati membri.

4.5.4

A giudizio del CESE, le misure di austerità non dovrebbero accrescere il rischio di povertà e approfondire le disuguaglianze, che sono già aumentate negli ultimi anni. Per quanto riguarda tutte le misure adottate per uscire dalla crisi, occorre vigilare affinché non siano in contrasto con l'obiettivo di incentivare la domanda e l'occupazione e di attenuare le difficoltà sociali. In tale contesto gli Stati membri devono anche aver cura di evitare che le misure intese a superare la crisi economica e l'indebitamento pubblico mettano a rischio gli investimenti per la politica occupazionale, l'istruzione e la formazione professionale. Il CESE chiede che venga eseguita una valutazione globale delle ripercussioni sociali e che si consideri come raggiungere l'obiettivo dell'UE di aprire a 20 milioni di persone entro il 2020 la via di uscita dalla povertà e dall'esclusione sociale.

4.5.5

I tagli alla spesa si ripercuotono più duramente su coloro che dipendono da prestazioni pubbliche, compresi i lavoratori precari e altre categorie svantaggiate sul mercato del lavoro. I soggetti maggiormente interessati dalla disoccupazione sono di regola gli stessi che risentono di un accesso difficile e limitato alle misure di sostegno. Servono quindi reti di sicurezza sociale sufficienti, efficaci e sostenibili, e occorre dedicare particolare attenzione alle persone maggiormente colpite e svantaggiate sul mercato del lavoro.

5.   Modernizzare la pubblica amministrazione

5.1.1

Per quanto riguarda l'obiettivo di modernizzazione della pubblica amministrazione, a giudizio del CESE una buona governance presuppone una "governance multilivello" e l'instaurazione di partenariati con la società civile organizzata rappresentativa a livello regionale.

5.1.2

La governance multilivello non è tanto un quadro gerarchico di competenze ripartite fra i vari livelli di governo, quanto piuttosto una struttura flessibile di relazioni fra Commissione, governi nazionali ed enti regionali e locali, calibrata in base a situazioni specifiche e considerazioni tematiche. Una buona governance è caratterizzata da relazioni in uno spirito di apertura e da un'applicazione meno rigida del principio di "sussidiarietà".

5.1.3

Il partenariato è uno strumento fondamentale di impegno collettivo e contribuisce ad una maggiore efficienza della spesa e delle politiche pubbliche. Uno strumento in questa direzione può essere costituito da nuove forme di "partenariato efficace"; tali piattaforme potrebbero accompagnare la strategia dell'innovazione, con la partecipazione e il concorso di tutti gli interessati - pubblici e privati, ivi comprese le banche - e con norme semplici, chiare ed efficaci, che regolamentino tutto l'iter dei progetti, fissando tempi, responsabilità ed eventuali sanzioni.

5.1.4

Il CESE invita le istituzioni dell'UE, nonché gli Stati membri e le regioni, a porre il principio fondamentale dello Small Business Act (SBA) Think small first ("Pensare anzitutto in piccolo") al centro delle decisioni europee, nazionali e territoriali. Raccomanda inoltre agli Stati membri e alle regioni di adottare tale principio come base delle loro politiche a favore delle PMI, oltre che delle loro politiche economiche e industriali. Ritiene infine che lo SBA dovrebbe assumere un carattere maggiormente vincolante, soprattutto per le istituzioni dell'UE. Date queste premesse, il CESE si dichiara contrario all'attuale proposta della Commissione europea di esentare le PMI e le microimprese dall'osservanza della legislazione europea.

5.1.5

Il CESE ritiene che la creazione di un rappresentante delle PMI (SME Envoy ) a livello nazionale dovrebbe aiutare gli Stati membri ad attuare lo SBA, e raccomanda di nominare un rappresentante delle PMI anche a livello regionale.

5.1.6

Occorre poi passare alla fase Act small first ("Agire anzitutto in piccolo"). Lo SBA non avrà il successo sperato senza la creazione di una vera e propria "governance di partenariato multiattore e multilivello". È necessario garantire che gli interlocutori economici e sociali e tutti i soggetti pubblici e privati rappresentativi siano coinvolti nelle riflessioni politiche e nel processo legislativo sin dalle loro fasi iniziali. Il CESE chiede pertanto che le organizzazioni rappresentative delle diverse categorie di PMI prendano parte concretamente al processo legislativo e decisionale a tutti i livelli.

5.1.7

Il CESE concorda con il Consiglio e con la Commissione riguardo all'opportunità di realizzare un efficace sistema di "governance multilivello" e una migliore governance nell'impiego dei finanziamenti e nell'attuazione delle politiche dell'Unione europea. Il punto non è "se", ma "come" farlo. Si tratta di adeguare le iniziative dal basso verso l'alto (bottom-up) e le condizioni quadro dall'alto verso il basso (top-down).

5.1.8

Il CESE accoglie con particolare soddisfazione l'intenzione di garantire una maggiore partecipazione dei cittadini e delle altre parti interessate all'elaborazione, al recepimento e all'applicazione del diritto dell'Unione, grazie in particolare all'estensione del termine generale per le consultazioni pubbliche e snellendo e rendendo più efficaci le procedure in materia di infrazioni.

5.1.9

Il Comitato plaude altresì all'azione di modernizzazione della politica UE in materia di appalti pubblici mediante un incremento della sua efficacia nel contesto di un mercato unico non solo meglio funzionante ma anche più innovativo, più verde e più sociale. Mette inoltre l'accento sul fatto che gli aspetti legati all'innovazione, nonché quelli ambientali e sociali, della strategia Europa 2020 incidono e sono importanti anche nel settore degli appalti pubblici.

5.1.10

Il CESE sottolinea come i principi di apertura e trasparenza, efficienza, certezza giuridica, rapporto qualità/prezzo, concorrenza, accessibilità al mercato per le PMI e le libere professioni, proporzionalità, come pure l'incremento degli appalti transfrontalieri, la non discriminazione e la lotta alla corruzione e, infine, l'esigenza di professionalità conservino tutta la loro validità.

5.1.11

Occorre ridurre gli oneri burocratici inutili per conseguire i migliori risultati nell'interesse generale. È inoltre necessario evitare legislazioni complesse e una diffusa sovraregolamentazione (il cosiddetto gold-plating) nei singoli Stati membri.

5.1.12

Il CESE raccomanda un'analisi delle (buone) pratiche e dei casi esemplari riscontrabili negli Stati membri, accompagnata da misure volte ad una maggiore apertura dei mercati.

5.1.13

Il CESE accoglie con favore l'interesse mostrato dalla Commissione in un approfondimento delle procedure politiche, legislative ed amministrative che consentono di elaborare e applicare il diritto dell'Unione in modo più razionale e adeguato in tutte le diverse fasi dell'intero processo decisionale.

5.1.14

Ritiene in particolare che occorra definire meglio aspetti quali le modalità di realizzazione delle valutazioni d'impatto ex ante da parte di tutte le istituzioni dell'Unione responsabili in materia, la natura e la composizione del comitato incaricato di controllare le valutazioni d'impatto, i parametri utilizzati, nonché le modalità e gli strumenti atti a garantire una maggiore trasparenza.

5.1.15

Il Comitato plaude all'iniziativa volta a modernizzare le pubbliche amministrazioni attraverso la creazione di "sportelli unici", e non può che compiacersi della cooperazione amministrativa rafforzata in contesti transfrontalieri. Tale cooperazione deve essere estesa anche ai settori di intervento nei quali è in gioco il rispetto degli obblighi.

5.1.16

Il CESE accoglie favorevolmente l'obiettivo della Commissione di migliorare la governance del mercato unico grazie ad una maggiore cooperazione amministrativa, ampliando e sviluppando il sistema d'informazione del mercato interno (Internal Market Information System - IMI).

5.1.17

Il sistema di informazione del mercato interno, che rappresenta il principale strumento tecnico per la cooperazione tra le amministrazioni nazionali, ha un ulteriore potenziale per fungere da interfaccia tra gli utenti del mercato unico.

5.1.18

Il CESE ritiene che l'IMI possa contribuire in modo decisivo alla trasformazione della cooperazione amministrativa nel mercato interno e ad un suo adeguamento alle necessità e alle aspettative dei cittadini, delle imprese e delle organizzazioni della società civile, nonché al ruolo che esse possono essere chiamate a svolgere in futuro per lo sviluppo e il funzionamento del sistema.

Bruxelles, 22 febbraio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi — COM(2011) 11 final, GU C 132 del 3.5.2011, pagg. 26–38.

(2)  Parere del CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Concludere il primo semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: orientamenti per le politiche nazionali nel 2011-2012, GU C 43 del 15.2.2012, pagg. 8-12.

(3)  Il Regno Unito e la Repubblica ceca.

(4)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi - COM(2011) 11 final, GU C 132 del 3.5.2011, pagg. 26–38.

(5)  Grecia, Irlanda, Lettonia, Portogallo e Romania.

(6)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Una fase pilota per l’iniziativa Prestiti obbligazionari Europa 2020 per il finanziamento di progetti (COM(2011) 0660 final).

(7)  Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 13 dicembre 2011 in vista dell'adozione del regolamento (UE) n. …/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio per quanto attiene a talune disposizioni relative alla gestione finanziaria per alcuni Stati membri che si trovano, o rischiano di trovarsi, in gravi difficoltà in merito alla loro stabilità finanziaria- P7_TC1-COD(2011)0209.

(8)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi - COM(2011) 11 final, GU C 132 del 3.5.2011, pagg. 26–38.

(9)  Ibidem.

(10)  Ibidem.

(11)  Ibidem.

(12)  Ibidem.

(13)  Cfr. COM(2011) 730 final.

(14)  Ibidem.

(15)  GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 8, punto 4.8.

(16)  GU C 107, del 6.4.2011, pag. 53, GU C 376, del 22.12.2011, pag. 92 GU C 318, del 29.10.2011, pag. 9, GU C 24, del 28.1.2012, pag. 131e GU C 24, del 28.1.2012, pag. 139.

(17)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 65.

(18)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 81.

(19)  Cfr. il documento COM(2010) 553 final.