31.5.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 153/9


Martedì 15 novembre 2011
Il cambiamento demografico e le sue ripercussioni sulla politica di coesione

P7_TA(2011)0485

Risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2011 sul cambiamento demografico e le sue ripercussioni sulla futura politica di coesione dell'Unione europea (2010/2157(INI))

2013/C 153 E/02

Il Parlamento europeo,

vista la quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale della DG REGIO, in particolare le pagine 230-234,

viste le conclusioni della quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione (COM(2010)0642) e del relativo documento d’accompagnamento (SEC(2010)1348),

visto il documento di lavoro della DG REGIO intitolato: "Regioni 2020: valutazione delle sfide future per le regioni dell’UE" del novembre 2008 (documento di base per il documento di lavoro dei servizi della Commissione SEC(2008)2868),

vista la sua risoluzione dell'11 novembre 2010 sulle sfide demografiche e la solidarietà tra le generazioni (1),

vista la sua risoluzione del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa (2),

vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, del 10 maggio 2007, "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244),

vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulle sfide demografiche e la solidarietà tra le generazioni (3),

vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006"Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità" (COM(2006)0571),

visto il Libro verde della Commissione del 16 marzo 2005"Far fronte ai cambiamenti demografici - una nuova solidarietà tra generazioni" (COM(2005)0094),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0350/2011),

A.

considerando che la svolta demografica nell'UE e nel mondo è un dato di fatto e la sua gestione rappresenta uno dei compiti principali di domani; che la popolazione dell'UE è la più anziana del mondo;

B.

considerando che l’evoluzione demografica è caratterizzata dall'invecchiamento della popolazione e da flussi migratori massicci provenienti tanto da paesi terzi quanto in seno all'UE da Est a Ovest e dalle zone rurali alle zone urbane;

C.

considerando che il cambiamento demografico mette determinate regioni dinanzi a nuovi compiti, che però non dovrebbero essere percepiti solo come una minaccia bensì anche come un'opportunità;

D.

considerando che il documento "Regions 2020" della DG Regio della Commissione europea ha individuato nel cambiamento demografico una sfida centrale;

E.

considerando che tale fenomeno interessa in pari misura sia le regioni rurali sia le aree urbane con implicazioni anche in termini di qualità delle infrastrutture e dei servizi forniti,

F.

considerando che la risposta alle molteplici sfide demografiche compete soprattutto agli Stati membri, ma che le regioni devono agire proattivamente e a tal fine hanno bisogno del sostegno del livello europeo;

G.

considerando che, nel quadro dei programmi operativi 2007-2013, gli Stati membri hanno pianificato 30 miliardi di euro in risorse strutturali destinate ad azioni nel settore del cambiamento demografico e che le autorità regionali e locali svolgono un ruolo essenziale nella gestione di questo cambiamento, per cui la politica regionale diventerà uno strumento chiave fra quelli a disposizione dell'Unione,

Considerazioni generali

1.

considera l'aumento dell'aspettativa di vita in Europa un fenomeno di cui rallegrarsi; ritiene che il pubblico spesso percepisca solo i pericoli e non le opportunità legate al cambiamento demografico;

2.

ritiene che occorra esaminare attentamente e valorizzare in modo adeguato tutte le opportunità, anche con il sostegno fornito dagli strumenti della politica di coesione;

3.

è dell'avviso che il cambiamento demografico abbia ripercussioni molto diverse in funzione della sua rapidità o lentezza e del fatto che la regione interessata sia una regione di immigrazione netta o con una popolazione in calo e che esso richieda quindi strategie diverse di adeguamento e debba essere affrontato in modo coordinato da tutte le autorità europee, nazionali e regionali; rileva che nelle regioni in calo demografico, segnatamente in quelle rurali, la qualità di vita va definita in modo diverso rispetto alle regioni con crescita demografica e pertanto ritiene necessarie strategie di sostegno differenziate; ritiene che la migrazione della manodopera accentui gli effetti del cambiamento demografico e che l'invecchiamento della popolazione costituisca solo un aspetto del problema;

4.

ritiene che il FESR e il FSE possano fornire il loro contributo nella risposta alle sfide poste dai cambiamenti demografici nell'UE, segnatamente l'aumento del numero di anziani e il calo della popolazione giovanile; chiede che i fondi del FESR siano utilizzati per sostenere l'adattamento dell'alloggio alle esigenze degli anziani al fine di garantire un'elevata qualità di vita ad una società che invecchia; invita gli Stati membri e le regioni a utilizzare le risorse disponibili nel quadro del FESR e del FSE per sostenere le giovani famiglie;

5.

ritiene che un quadro politico favorevole all'uguaglianza di genere possa contribuire ad affrontare le sfide demografiche; invita pertanto a tener conto della questione dell'uguaglianza fra i sessi ogni volta che si esaminano le questioni demografiche;

6.

ritiene che l'attuale peggioramento della situazione demografica, quanto meno in alcuni Stati membri, stimolerà nel prossimo futuro il dibattito sulle riforme dei sistemi pensionistici;

Riforme della politica strutturale

7.

invita gli Stati membri e le regioni, nell'assegnazione e nella ripartizione delle risorse strutturali dell'UE, nonché nella definizione dei parametri di impatto, a tener conto dei differenti livelli di sviluppo delle regioni e ad avvalersi di indicatori demografici, per esempio il tasso di dipendenza; rammenta che l'UE ha la più alta percentuale di popolazione anziana nel mondo; ritiene che la Commissione debba indicare vie per rispondere al cambiamento demografico anche a livello europeo; ritiene essenziale che l'emigrazione dei lavoratori sia analizzata sotto il profilo dell'accesso alle infrastrutture e ai servizi, nonché della tutela dell'ambiente, e che occorra riflettere sulla necessità di creare le premesse affinché i cittadini possano restare nelle loro regioni di origine, onde evitare un'eccessiva concentrazione in determinate aree urbane;

8.

ritiene che applicando le politiche dell'UE sia possibile individuare soluzioni comuni e sinergie anche per quanto riguarda il cambiamento demografico; invita la Commissione a integrare il cambiamento demografico come obiettivo orizzontale nella futura politica di coesione; invita altresì la Commissione a ribadire che tale tema va tenuto in considerazione nell'ambito della conclusione dei partenariati di investimento con gli Stati membri;

9.

incoraggia gli Stati membri e le regioni a tenere in maggiore considerazione rispetto al passato il cambiamento demografico e le sue ripercussioni, inquadrandolo come un obiettivo orizzontale nell'elaborazione dei programmi quadro strategici nazionali (o in qualsiasi documento corrispondente) e nell'ambito dei loro programmi operativi; occorre che in tale ambito le iniziative faro della Strategia Europa 2020, fra cui il partenariato per un "invecchiamento attivo e in buona salute", siano opportunamente adattate alle priorità dei partner del programma;

10.

chiede misure proattive per prevenire gli effetti negativi del cambiamento demografico e un rafforzamento dell'assistenza tecnica alle regioni maggiormente interessate dallo spopolamento e dall'invecchiamento, al fine di garantirne la capacità di assorbimento e offrire loro l'opportunità di beneficiare dei fondi strutturali;

11.

ritiene che gli attori pubblici e privati in Europa abbiano la possibilità, nel rispondere alle sfide poste dal cambiamento demografico e dall'invecchiamento, di fare da precursori anche con innovazioni in campo sociale e in altri modi; rammenta che occorre dedicarsi con sempre maggiore impegno al problema dei costi generati dall'invecchiamento a livello sia privato che pubblico; riconosce che l'imprenditorialità e l'innovazione continuano a rappresentare un ambito caratterizzato da un crescente potenziale;

12.

sottolinea la circostanza che i cambiamenti demografici, in particolare l'invecchiamento della popolazione, hanno un evidente impatto sull'offerta di infrastrutture sociali, come i sistemi pensionistici, l'assistenza alla persona e sanitaria, con le autorità regionali che devono soddisfare la domanda notevole dei diversi gruppi di popolazione;

13.

chiede che le future regole FSE siano più semplici da gestire e consentano quindi organizzazioni di dimensioni ridotte per meglio beneficiare del fondo e sviluppare e gestire progetti sociali innovativi; chiede alla Commissione di incrementare all'interno del futuro FSE il fondo per i progetti pilota transnazionali a livello UE in materia sociale e dell'occupazione allo scopo di facilitare la cooperazione regionale, transfrontaliera e macroregionale al fine di fronteggiare le sfide comuni originate dal cambiamento demografico.

Sviluppo urbano e infrastruttura

14.

incoraggia le regioni a utilizzare i fondi strutturali per aiutare ad affrontare le sfide demografiche, a migliorare l'accesso ai servizi sociali e amministrativi, anche nelle cittadine e nei villaggi piccoli e remoti, promuovendo il potenziale specifico di ogni regione e rafforzando i fattori che inducono le persone a restare;

15.

invita la Commissione a introdurre condizioni più flessibili per incentivare il finanziamento combinato da parte di FESR e FSE in sede di definizione e attuazione di piani o strategie di sviluppo urbano integrato;

16.

ritiene che per impedire lo spopolamento sia necessario sviluppare villaggi e cittadine a misura di bambino e della famiglia, adattati alle esigenze dei disabili e delle persone a mobilità ridotta; osserva che occorre, nella misura del possibile, progettare "città dai tragitti brevi", in cui lavoro, abitazione e aree ricreative non siano troppo distanti fra loro; chiede alle regioni di tener conto, nel contesto della pianificazione urbana, di una utilizzazione combinata di zone residenziali, zone industriali e zone verdi, e di assicurare uno sviluppo equilibrato fra queste destinazioni funzionali, auspica inoltre un più forte legame con le aree suburbane, dove dovrebbero sorgere nuovi quartieri residenziali; sostiene anche l'ulteriore sviluppo delle opportunità di telelavoro;

17.

constata che, nelle regioni interessate dall'emigrazione netta, sono soprattutto le piccole città ad assolvere un'importante funzione di centri di servizi; chiede che questa funzione chiave sia presa in considerazione nei futuri fondi strutturali, in particolare migliorando il coordinamento fra FEASR, FESR e FSE; osserva che lo spopolamento rurale ha ripercussioni negative a cascata sulle zone urbane e che le aree rurali dinamiche sotto il profilo economico e sociale rappresentano un bene pubblico che andrebbe riconosciuto come tale attraverso un programma di sviluppo rurale dotato di adeguati stanziamenti; invita gli Stati membri, le regioni e i comuni a predisporre una rete di servizi completa e funzionante per i cittadini di ogni età, onde contrastare l'emigrazione e lo spopolamento delle zone rurali;

18.

sottolinea la possibilità di utilizzare le risorse del FESR anche per scongiurare l'esclusione sociale degli anziani predisponendo, ad esempio, infrastrutture e servizi dedicati per gli anziani e garantendo l'accessibilità per tutti;

19.

ritiene che bisognerebbe aiutare le regioni con un calo demografico a finanziare strategie di adattamento; ritiene che la pianificazione urbana e regionale debba orientarsi maggiormente sulle modifiche funzionali delle infrastrutture, anche con interventi di rivitalizzazione e ristrutturazione dei centri urbani, e che rivesta grande importanza al riguardo la cooperazione con i soggetti privati; ritiene che la politica di pianificazione urbana debba concentrarsi sullo sviluppo di città "a misura di anziano"; chiede che venga considerato e valorizzato il potenziale turistico delle città e delle mete culturali in quanto opportunità di rendere attrattive per nuovi residenti le aree minacciate di spopolamento;

20.

invita la regioni a sviluppare concetti innovativi per i trasporti pubblici locali, anche per poter rispondere alle sfide poste dalla progressiva diminuzione del numero di utenti soprattutto nelle aree rurali; propone alla Commissione di sostenere finanziariamente tali progetti;

Anziani, bambini, famiglie

21.

chiede che i crediti a tasso agevolato per la costruzione di abitazioni su misura per gli anziani ricevano priorità nel quadro dei finanziamenti del FESR; propone che sia prevista la possibilità, a determinate condizioni, di stanziare fondi destinati a centri residenziali protetti e a case per più generazioni, per evitare l'isolamento degli anziani e sfruttare il loro potenziale creativo e garantire così un'elevata qualità di vita alla società che invecchia;

22.

incoraggia gli Stati membri ad adattare al fabbisogno di tutti, soprattutto famiglie e bambini, le prestazioni della previdenza sociale e della sanità e a erogare sovvenzioni affinché gli anziani, a prescindere dal reddito, dall'età e dallo status sociale, possano continuare a fruire delle cure a domicilio e di un'assistenza medica capillare, in modo da evitare lo spopolamento delle aree rurali e delle regioni periferiche;

23.

ritiene che gli investimenti pubblici nel sistema previdenziale e sanitario siano importanti per la coesione sociale in Europa; invita gli Stati membri a garantire una buona copertura medica anche nelle zone rurali, ad esempio tramite cooperazioni ospedaliere di assistenza medica regionale sul territorio e servizi sanitari che consentano di combattere la "desertificazione sanitaria" e, nelle regioni frontaliere, grazie a una più intensa cooperazione transfrontaliera fra le strutture e i soggetti interessati, e ad esaminare la possibilità di utilizzare i fondi strutturali per promuovere misure complementari nel settore della telemedicina nonché dell'assistenza e del sostegno all'invecchiamento attivo; invita la Commissione ad individuare soluzioni innovative per erogare il sostegno finanziario di tali interventi;

24.

segnala il rischio di problemi regionali specifici nella fornitura effettiva di servizi di interesse generale, in particolare la mancanza di personale qualificato nel settore sanitario in talune regioni; ritiene che tali regioni dovrebbero mettere a punto risposte regionali specifiche alle esigenze e alle difficoltà di fornitura dei servizi e utilizzare le risorse del FSE per la formazione di operatori sanitari per garantire un'assistenza di elevata qualità e la creazione di nuovi posti di lavoro, fra cui programmi di riqualificazione per i disoccupati; evidenzia che in tal modo si dà un contributo diretto all'obiettivo di creare più posti di lavoro previsto da Europa 2020;

25.

sottolinea l'importanza di creare condizioni per consentire alle persone di conciliare vita professionale, familiare e privata e, ad esempio, di fornire, laddove possibile, un'offerta disponibile per tutti e affidabile di servizi di qualità per la custodia a tempo pieno dei bambini di ogni età, compresi servizi e strutture di istruzione prescolare, in modo da contrastare l'emigrazione; riconosce nel contempo il prezioso ruolo svolto dalla più ampia cerchia familiare nella custodia dei bambini;

26.

considera importante disporre di spazio abitativo sufficiente ed economicamente accessibile per le famiglie, in modo da migliorare la compatibilità fra vita professionale e familiare, dato che sostenendo le giovani famiglie si può contribuire a elevare il tasso di natalità negli Stati membri;

Migrazione e integrazione

27.

sottolinea che la migrazione potrebbe far emergere determinati problemi d'integrazione;

28.

sottolinea che la migrazione di manodopera qualificata dai nuovi ai vecchi Stati membri è uno dei maggiori problemi demografici dei nuovi Stati membri, che si ripercuote negativamente sulla struttura di età della loro popolazione; evidenzia inoltre che la migrazione riguarda anche il personale sanitario e pertanto compromette la sostenibilità del sistema di assistenza sanitaria nelle regioni in cui il livello di sviluppo è minore;

29.

riconosce, tuttavia, che la migrazione offre in particolare alle regioni che registrano un'emigrazione netta, la possibilità di arginare l'impatto negativo del cambiamento demografico e invita pertanto gli Stati membri a riconoscere l'integrazione dei migranti come misura politica strategicamente importante;

30.

invita gli Stati membri ad accordarsi su una strategia comune in materia di migrazione legale, non da ultimo perché l'Europa, soprattutto in determinati settori, a causa della sua evoluzione demografica, dipende dall'afflusso di manodopera qualificata (sia tra Stati membri che dall'esterno dell'UE, segnatamente i paesi confinanti con l'Unione); è del parere che gli Stati membri debbano adoperarsi per mantenere la forza lavoro qualificata, onde contribuire allo sviluppo equilibrato delle regioni e mitigare le conseguenze del cambiamento demografico;

31.

propone che vengano stanziati maggiori fondi per l'integrazione degli immigrati in maniera da abbattere i pregiudizi, promuovendo corsi di formazione e manifestazioni comuni di scambio;

Occupazione

32.

invita la Commissione a calibrare l'azione del FSE onde tener conto delle varie fasi della vita, in modo che il potenziale in termini di risorse professionali e volontarie possa essere sviluppato maggiormente per rispondere alle sfide del cambiamento demografico; fa presente che sarebbe opportuno utilizzare l'esperienza e le conoscenze delle persone anziane, ad esempio con progetti di apprendimento guidato, per agevolare il ricambio generazionale e che questo richiede idonee soluzioni; ritiene che gli scambi intergenerazionali offrano un'opportunità da cogliere;

33.

ritiene che le regioni dovrebbero utilizzare le risorse del FSE in modo determinato per combattere la disoccupazione giovanile, per assicurare l'integrazione sociale dei giovani e per dare loro la possibilità di scegliere la professione più adatta; ritiene che ciò si possa ottenere per esempio sostenendo misure di formazione e l'imprenditorialità dei giovani;

34.

ritiene che occorra favorire la continuità degli interventi volti ad accrescere la quota occupazionale femminile; chiede pertanto che un maggior numero di donne possano accedere a posti di lavoro qualificati nonché ai programmi per l'apprendimento permanente, tenendo presente che le qualifiche conseguite devono rispondere alle esigenze del mercato del lavoro; raccomanda agli Stati membri di sviluppare sistemi grazie ai quali i datori di lavori siano portati ad apprezzare progetti specifici che permettano di conciliare vita professionale e vita familiare;

35.

sottolinea che per le regioni europee che si trovano dinanzi a sfide demografiche, la creazione di un contesto propizio a un settore privato competitivo e innovativo è di importanza centrale ai fini della creazione di nuove opportunità di occupazione per tutte le generazioni;

Analisi e prassi migliori

36.

è dell'avviso che l'evoluzione demografica nelle regioni debba essere accertata a livello statistico; invita la Commissione a presentare proposte per rendere comparabili le banche dati locali, regionali e nazionali relative all'evoluzione demografica così da poter valutare a livello europeo i dati raccolti e da stimolare lo scambio delle prassi migliori fra Stati, regioni e comuni;

37.

invita la Commissione a perfezionare il suo "indice di vulnerabilità demografica" e a raccogliere i dati con cadenza quinquennale, per appurare quali regioni in Europa siano particolarmente esposte al cambiamento demografico; invita la Commissione a varare progetti pilota per la realizzazione di una rassegna delle prassi in atto nelle realtà regionali più impegnative;

38.

invita gli Stati membri e le amministrazioni locali e regionali a migliorare la cooperazione con gli esponenti locali e regionali sui temi legati al cambiamento demografico; ritiene che nelle regioni frontaliere tale cooperazione debba tener conto anche delle esigenze e della portata delle iniziative transfrontaliere; raccomanda lo sviluppo di programmi di formazione su tali temi, ai fini di una loro migliore comprensione e sensibilizzazione in merito alle poste in gioco; invita le regioni a scambiarsi le prassi migliori attinenti alle sfide dell'invecchiamento;

39.

propone alla Commissione di promuovere, nel contesto della cooperazione territoriale, reti a livello europeo in cui le amministrazioni locali e regionali e i soggetti civili possano imparare reciprocamente i modi per affrontare i problemi risultanti dal cambiamento demografico;

40.

chiede alla Commissione di studiare il modo di riformulare adeguatamente l'idea di un "ERASMUS per i rappresentanti elettivi locali e regionali" e di precisare maggiormente l'idea di una "università estiva o invernale", in modo che i rappresentati delle regioni europee possano scambiarsi valide esperienze e soluzioni in materia di problemi demografici;

41.

invita la Commissione a raccogliere le prassi migliori, ad analizzarle e a condividerle con gli Stati membri e le loro regioni, in modo che possano essere utilizzate come modelli per la definizione di politiche volte a rispondere alle sfide demografiche;

42.

invita gli Stati membri e le regioni a scambiarsi esperienze, prassi migliori e nuovi approcci per evitare le ripercussioni negative del cambiamento demografico;

*

* *

43.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2010)0400.

(2)  GU C 184 E del 6.8.2009, pag. 75.

(3)  GU C 292 E dell'1.12.2006, pag. 131.