7.7.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 199/77


Martedì 8 marzo 2011
Povertà femminile

P7_TA(2011)0086

Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sugli aspetti della povertà femminile nell'Unione europea (2010/2162(INI))

2012/C 199 E/09

Il Parlamento europeo,

visti l'articolo 2, e l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea,

visti gli articoli 8, 151, 153 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'UE, segnatamente le disposizioni relative ai diritti sociali e alla parità tra uomini e donne,

vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

visto il Patto internazionale delle Nazioni Unite del 1966 sui diritti economici, sociali e culturali,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW),

viste la Dichiarazione e la Piattaforma d'azione di Pechino, adottate dalla Conferenza mondiale sulle donne il 15 settembre 1995,

visti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio definiti dalle Nazioni Unite nel 2000, in particolare l'Obiettivo 1 (eliminare la povertà estrema e la fame) e l'Obiettivo 3 (promuovere la parità di genere),

vista la risoluzione 1558 (2007) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla femminilizzazione della povertà,

vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (1),

vista la decisione n. 1098/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, riguardante l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2010) (2),

vista la decisione n. 283/2010/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 marzo 2010, che istituisce uno strumento di microfinanziamento per l'inclusione sociale e l'occupazione, Progress (3),

visto il progetto di conclusioni del Consiglio del 30 ottobre 2007 sulla revisione dell'attuazione da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE, della piattaforma d'azione di Pechino - Indicatori per le donne e la povertà (13947/07),

vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008 dal titolo «Realizzazione degli obiettivi di Barcellona con riguardo alle strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638),

vista la relazione della Commissione sulla parità tra donne e uomini – 2010 (COM(2009)0694),

visto il documento di lavoro che accompagna la relazione della Commissione sulla parità tra donne e uomini 2010 (SEC(2009)1706),

vista la comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015" (COM(2010)0491),

visti i documenti di lavoro che accompagnano la comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015 (SEC(2010)1079) e (SEC(2010)1080),

vista la comunicazione della Commissione «Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),

vista la relazione di Eurofound del 24 marzo 2010«Second European Quality of Life Survey (Seconda rassegna sulla qualità della vita in Europa: Vita familiare e lavoro»,

vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell’Unione europea (4),

vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini (5),

vista la sua risoluzione del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (6),

vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla parità tra uomini e donne nell'Unione europea - 2009 (7),

vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (8),

vista la propria risoluzione del 17 giugno 2010 sulla valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni per il futuro (9),

vista la sua risoluzione del 7 settembre 2010 sul ruolo delle donne in una società che invecchia (10),

vista la sua risoluzione del 19 ottobre 2010 sulle lavoratrici precarie (11),

visto l’articolo 48 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A7-0031/2011),

A.

considerando che, secondo la summenzionata decisione 1098/2008/CE, le attività nel quadro dell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale avrebbero dovuto tenere conto dei diversi rischi e livelli di povertà e di esclusione sociale vissuta da donne e uomini; che 85 milioni di europei vivono al di sotto della soglia di povertà e il 17 % di tutte le donne nell'Unione europea dei 27 paesi sono classificate tra quanti vivono in povertà; che negli ultimi dieci anni, il numero delle donne in situazione di povertà è aumentato in modo sproporzionato rispetto agli uomini, e considerando che la povertà dei genitori spesso porta alla povertà dei figli e condiziona pesantemente la loro vita futura,

B.

considerando che l'Unione europea deve affrontare una grave crisi economica, finanziaria e sociale che danneggia in modo particolare le donne sia nel mercato del lavoro che nella vita personale, poiché hanno maggiori probabilità di svolgere lavori precari, sono esposte al rischio di licenziamento e devono fare assegnamento su una minore copertura da parte dei sistemi di protezione sociale; che inoltre, in tempi di recessione economica, le persone che già rischiavano di vivere una situazione di povertà, per la maggior parte donne, sono ora più vulnerabili, in particolare i gruppi maggiormente svantaggiati,

C.

considerando che le misure di austerità attuate in tutta l'UE avranno un impatto particolarmente pregiudizievole sulle donne, la cui presenza nel settore pubblico sia in qualità di lavoratrici dipendenti sia di beneficiarie dei servizi è predominante,

D.

considerando che la lotta contro la povertà è uno dei cinque obiettivi misurabili proposti dalla Commissione per l'UE 2020; considerando che l'orientamento integrato 10 della Strategia Europa 2020 (Promuovere l'inclusione sociale e lotta alla povertà), incoraggia a dar vita a politiche nazionali per proteggere in particolare le donne dal rischio di povertà, garantendo la sicurezza del reddito per le famiglie monoparentali o le donne anziane,

E.

considerando che la parità tra uomini e donne rappresenta un'arma per lottare contro la povertà delle donne perché ha un impatto positivo sulla produttività e sulla crescita economica, e conduce a un aumento della partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, generando numerosi benefici sociali ed economici,

F.

considerando che il tasso di occupazione femminile è pari al 59,1 % in media; che, dal 2000, il divario retributivo medio è rimasto significativo (18 % nell'insieme dell'UE e fino a oltre il 30 % in alcuni Stati membri nel 2010), che il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne costituisce uno dei principi fondamentali sanciti nei trattati europei; e che il mercato del lavoro segregato per genere ha conseguenze dirette sulle donne,

G.

considerando che in 16 Stati membri il rischio di estrema povertà tra le donne supera di gran lunga quello degli uomini,

H.

considerando che il lavoro subordinato non costituisce di per sé un'adeguata protezione contro la povertà estrema; e che, principalmente per effetto della segregazione professionale, la presenza delle donne nei lavori meno retribuiti è maggiore di quella degli uomini e che spesso neppure le prestazioni di sicurezza sociale costituiscono, da sole, una protezione contro la povertà estrema,

I.

considerando che quanto più a lungo una persona vive in condizioni di povertà con un reddito particolarmente basso, tanto maggiore è il rischio che si ritrovi in uno stato di privazione economica e di esclusione sociale permanente; che, pertanto, le misure volte a lottare contro la povertà non dovrebbero limitarsi ad aiutare coloro che vivono già in condizioni di estrema privazione economica, ma dovrebbero cercare anche di prevenire e affrontare tempestivamente i fattori che determinano per i cittadini, e soprattutto per le donne, condizioni di privazione economica e sociale estrema,

J.

considerando che esistono notevoli disparità di età e genere nella quantità di tempo dedicato al lavoro non retribuito e di coinvolgimento quotidiano in attività di cura; considerando che le donne in particolare svolgono il maggior carico di lavoro non retribuito,

K.

considerando che l'accesso universale ai servizi di supporto accessibili e di qualità, come le strutture di assistenza all'infanzia e le strutture di assistenza agli anziani e ad altre persone non autosufficienti è importante ai fini di una partecipazione paritaria di donne e uomini nel mercato del lavoro e come mezzo per prevenire e ridurre la povertà,

L.

considerando che gli anziani sono maggiormente a rischio di povertà rispetto al resto della popolazione – circa il 19 % degli ultrasessantacinquenni nel 2008 nell'UE-27; e che le donne più anziane si trovano in una posizione particolarmente precaria, poiché il loro diritto a un reddito da pensione spesso deriva dal loro stato civile (prestazioni a favore del coniuge o pensione di reversibilità) e poiché raramente hanno diritto a percepire una pensione propria adeguata, a causa di interruzioni di carriera, divari retributivi e altri fattori, e che, di conseguenza, le donne si trovano più spesso degli uomini in situazioni di povertà estrema e persistente (il 22 % delle donne ultrasessantacinquenni è a rischio di povertà, contro il 16 % degli uomini),

M.

considerando che le donne, in particolare nelle zone rurali, con più frequenza degli uomini sono parte dell'economia informale, non essendo registrate sul mercato del lavoro ufficiale, o avendo contratti di lavoro a breve termine, che generano particolari problemi per i diritti sociali delle donne, compresi i diritti durante la gravidanza, il congedo di maternità e l'allattamento, l'acquisizione dei diritti pensionistici e l'accesso alla sicurezza sociale,

N.

considerando che la povertà è un fattore associato all'aumento del rischio di violenza basata sul genere, che è un importante ostacolo alla parità tra generi; e che la violenza domestica, oltre a privare le donne del lavoro e dell'abitazione e a compromettere le loro condizioni di salute, può farle precipitare nella spirale della povertà; considerando, inoltre, che la tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù che colpisce le donne e le ragazze su larga scala e costituisce un fattore significativo che contribuisce alla povertà e da essa è alimentato,

O.

considerando che la violenza contro le donne, in tutte le sue forme, è una delle più diffuse violazioni dei diritti dell'uomo, che non conosce limiti geografici, economici o sociali; che costituisce un grave problema nell'Unione, dove il 20-25 % delle donne subisce una violenza fisica e oltre il 10 % una violenza sessuale nel corso della vita adulta,

P.

considerando che occorre ricordare che le donne disabili sono discriminate sia nell'ambiente familiare sia in quello educativo, che le loro possibilità di accesso al mondo del lavoro sono ridotte e, per lo più, la protezione sociale che ricevono non le libera dalla povertà; e che pertanto è necessario che gli Stati membri accordino una particolare attenzione alle donne disabili al fine di garantire il rispetto dei loro diritti e promuovano azioni volte all'integrazione di questa categoria di persone attraverso azioni complementari e di sostegno,

Q.

considerando che la povertà è sempre più una questione femminile, le donne sono più esposte al rischio di povertà, soprattutto nel caso di categorie di donne con esigenze specifiche, come le donne disabili, le donne anziane e le madri che crescono un figlio senza un partner (in particolare le madri single e le vedove con figli a carico) e le categorie maggiormente a rischio di esclusione, come le donne rom, alle quali secondo le tradizioni è assegnato il lavoro domestico e di cura in modo esclusivo e pertanto sono allontanate prematuramente dalla formazione e dal lavoro e le donne immigrate; considerando che sono necessarie adeguate condizioni di lavoro che includano la garanzia di diritti quali un salario dignitoso, il congedo di maternità e un ambiente lavorativo non discriminante, elementi fondamentali per tali donne,

R.

considerando che il programma Progress è volto a sostenere l'effettiva applicazione del principio della parità di genere e a promuovere l'integrazione di genere nelle politiche dell'UE; e che tale programma è uno strumento estremamente importante nella lotta contro la femminilizzazione della povertà,

S.

considerando che l'aspettativa di vita delle donne supera di circa sei anni quella degli uomini e che secondo le statistiche per l'UE-27 relative al 2007 gli uomini vivono in media fino a 76 anni, mentre le donne fino a 82 anni; che ciò ha importanti implicazioni per la povertà femminile, soprattutto perché le donne hanno maggiori difficoltà degli uomini ad accedere ai sistemi di sicurezza sociale e pensionistici,

Femminilizzazione della povertà,

1.

è del parere che prevenire e ridurre la povertà delle donne sia una componente importante del principio fondamentale di solidarietà sociale cui l'Unione europea si è impegnata, come sancito dall'articolo 3 del trattato sull'Unione europea, che implica la parità tra uomo e donna, la giustizia sociale, nonché la protezione e la lotta contro l'esclusione sociale e la discriminazione;

2.

riconosce che in ragione del fenomeno di «femminilizzazione della povertà», l'incidenza di tale fenomeno è maggiore tra le donne, che il suo livello di gravità è superiore e che la povertà femminile è in aumento;

3.

fa notare che, secondo l'indicatore «rischio di povertà» di Eurostat, nel 2008 quasi 85 milioni di persone nell'Unione europea erano a rischio di povertà e che, secondo l'indicatore «privazioni materiali», la cifra corrispondente stimata salirebbe a 120 milioni; è del parere che la decisione del Consiglio sugli indicatori di povertà possa dare adito ad ambiguità per quanto riguarda l'obiettivo di riduzione complessivo, ovvero quello di sottrarre 20 milioni di persone alla povertà e all'esclusione entro il 2020 (riduzione del 23,5 % secondo l'indicatore «rischio di povertà» di Eurostat, ma soltanto del 16,7 % in base all'indicatore «privazioni materiali»); sottolinea che la maggior parte delle persone che vivono in condizioni di povertà sono donne, situazione accentuata dalla disoccupazione, dal lavoro precario, dagli stipendi bassi, dalle pensioni inferiori al minimo di sussistenza e dalla difficoltà generalizzata di accesso a servizi pubblici di qualità negli ambiti più disparati;

4.

sottolinea che la disparità di genere ostacola la riduzione della povertà e compromette le prospettive di sviluppo economico e umano;

5.

chiede agli Stati membri di integrare il concetto di uguaglianza di genere in modo trasversale in tutte le politiche dell'occupazione e le misure specifiche, al fine di migliorare l'accesso all'occupazione, evitare la sovrarappresentazione della donna nell'occupazione precaria, incrementare la partecipazione sostenibile e promuovere l'avanzamento professionale delle donne nonché per ridurre la segregazione di genere nel mercato del lavoro affrontando le relative cause dirette e indirette;

6.

fa notare che la povertà femminile non è soltanto il risultato della recente crisi economica, ma dipende da vari fattori tra cui gli stereotipi, i divari retributivi esistenti, gli ostacoli derivanti dalla mancanza di conciliazione tra vita familiare e lavorativa, la maggiore aspettativa di vita delle donne e, in generale, i vari tipi di discriminazione in base al genere di cui sono vittima soprattutto le donne;

7.

ricorda che la Commissione ha dichiarato il 2010 «Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale» al fine di riaffermare e rafforzare l'impegno politico dell'Unione a imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà e a riconoscere il diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà ed esclusione sociale a vivere dignitosamente e far parte a pieno titolo della società;

8.

ricorda che l'«Anno europeo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale 2010» non doveva essere soltanto una campagna mediatica, ma un'iniziativa volta a stimolare ulteriormente politiche multidimensionali contro la povertà e indicatori di povertà più avanzati; chiede pertanto alla Commissione di presentare una rassegna critica delle nuove misure prese in tale contesto dagli Stati membri per superare la povertà e l'esclusione sociale;

9.

fa notare la necessità di mantenere, a livello sia europeo che nazionale, un forte impegno a favore di ulteriori progressi verso la parità di genere mediante strategie che diano seguito agli orientamenti della Commissione sulla parità tra uomini e donne, al Patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo e al quadro d'azione sulla parità di genere concluso dalle parti sociali europee;

10.

evidenzia che la parità di genere costituisce uno dei presupposti per la crescita sostenibile, l'occupazione, la competitività e la coesione sociale;

11.

invita il Consiglio e la Commissione a tenere debitamente conto, in sede di elaborazione delle politiche e delle misure per la prossima fase dell'OMC sull'inclusione e la protezione in ambito sociale, la strategia per l'inclusione sociale e l'iniziativa faro «Europa 2020» per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, delle richieste avanzate dal Parlamento nelle sue risoluzioni del 15 novembre 2007 sull'inventario della realtà sociale (12), del 9 ottobre 2008 sulla promozione dell'inclusione sociale e la lotta contro la povertà, inclusa la povertà infantile, nell'Unione europea (13), del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro e del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (14), coinvolgendo tutte le parti interessate in un processo partecipativo;

12.

prende atto della comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare una prospettiva di genere specifica come componente chiave di tutte le politiche comuni e dei programmi nazionali per sradicare la povertà e combattere l'emarginazione e l'esclusione;

13.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione su una «Piattaforma europea contro la povertà» e invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la dimensione di genere attraverso questa piattaforma;

14.

invita la Commissione a rafforzare la strategia europea sull'inclusione e la protezione in ambito sociale, in linea con la summenzionata iniziativa «Piattaforma europea contro la povertà» e a intensificare gli sforzi per migliorare, in particolare, la situazione delle famiglie monoparentali, al fine di consentire loro di vivere dignitosamente;

15.

fa notare che, a seguito della crisi economica, la disoccupazione e il disagio sociale sono tuttora in aumento in diversi Stati membri, e che tali fenomeni colpiscono i giovani e i meno giovani, gli uomini e le donne nonché le relative famiglie in modi diversi; invita pertanto l'Unione europea e gli Stati membri a rafforzare il proprio impegno ad adottare misure specifiche volte a debellare la povertà e a combattere l'esclusione sociale, con particolare riferimento alla povertà femminile e alle sue conseguenze dirette sull'ambito familiare, in quanto la povertà e l'esclusione sociale costituiscono esempi di violazione dei diritti umani e riguardano almeno un cittadino europeo su sei; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a riservare particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili della popolazione (famiglie monoparentali, famiglie con tre o più figli, disabili, minoranze etniche, in particolare i rom, persone che vivono nelle microregioni più svantaggiate, persone con una capacità lavorativa limitata e giovani privi di esperienza di lavoro); ritiene che l'accesso all'istruzione e al mercato del lavoro nonché la partecipazione alla società siano alla base di una vita dignitosa; chiede all'Unione europea e agli Stati membri di garantire che siano adottate misure per debellare la povertà infantile e che tutti i minori abbiano le stesse opportunità nella vita;

16.

osserva che l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro negli ultimi decenni è indice non soltanto di un maggiore impatto diretto della recessione sulle donne stesse, ma anche sulle famiglie, i cui redditi risentiranno significativamente della perdita di lavoro da parte delle donne; sottolinea che a seguito dei tagli alla spesa pubblica è facile prevedere un aumento sproporzionato della disoccupazione femminile, per via della presenza altrettanto sproporzionata di donne impiegate nei settori dell'istruzione, della salute e dei servizi sociali;

17.

incoraggia la Commissione e gli Stati membri ad attuare gli indicatori relativi a donne e povertà sviluppati in relazione alla Piattaforma d'azione di Pechino come strumento per monitorare l'impatto di politiche sociali, economiche e dell'occupazione più ampie sulla riduzione della povertà; invita gli Stati membri a trovare mezzi adeguati per misurare la povertà femminile;

18.

invita la Commissione e gli Stati membri a fornire sistematicamente dati e informazioni disaggregati per genere nelle relazioni nazionali e nella relazione annuale congiunta sulla protezione e sull'inclusione sociale;

19.

invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre nuovi indicatori individuali in materia di donne e povertà quale strumento per monitorare l'impatto delle più ampie politiche sociali, economiche e occupazionali sulle donne e la povertà;

20.

sottolinea la necessità di concordare un seguito per la Carta europea dei diritti delle donne, con l'ampia consultazione del Parlamento europeo, e tenendo conto del parere delle parti sociali e della società civile, al fine di promuovere meccanismi per raggiungere la parità di genere in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica;

21.

richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di proseguire le ricerche e gli studi sul fenomeno della «femminilizzazione della povertà»; invita la Commissione e Eurofound a cooperare con l'Istituto europeo per la parità di genere e ad avviare delle ricerche mirate per valutare, tra gli altri, gli effetti della crisi globale sulle donne;

22.

esorta gli Stati membri a garantire l'accesso alle cure fondamentali a ogni individuo, soprattutto ai giovani e agli anziani

23.

esorta gli Stati membri a garantire l'accesso al sistema medico preventivo e diagnostico per patologie tipiche delle donne anziane quale strumento per la lotta all'esclusione sociale e alla povertà;

24.

invita gli Stati membri a facilitare l'accesso all'assistenza medica alle donne immigrate, per patologie derivanti dalle diverse abitudini alimentari e pratiche rituali; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad inquadrare le politiche sanitarie volte alla lotta e alla prevenzione di pratiche pericolose per la salute delle donne, causa anche di esclusione sociale e povertà;

25.

invita gli Stati membri a garantire l'applicazione di politiche di genere e dei principi dell'UE a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale;

26.

ricorda che la lotta alla povertà e all'esclusione sociale va perseguita sia all'interno dell'Unione europea che all'esterno, allo scopo di adempiere all'impegno assunto dall'Unione stessa e dagli Stati membri in relazione al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio dell'ONU entro il 2015;

Lotta alla povertà femminile attraverso le politiche del lavoro e la protezione sociale

27.

chiede agli Stati membri programmi specifici per promuovere l'inclusione attiva o il reinserimento delle donne sul mercato del lavoro e opportunità specifiche di apprendimento permanente mirate a fornire le competenze e le qualifiche necessarie, quali l'emancipazione, il rafforzamento della fiducia e lo sviluppo di capacità, necessarie alla luce della Strategia UE 2020 che pone l'accento sui progetti e programmi in materia di trasformazione ecologica, vale a dire i posti di lavoro verdi ad elevata intensità tecnologica e scientifica nel settore delle fonti rinnovabili, per una nuova economia sostenibile; chiede, al fine di non accrescere la precarizzazione delle donne sul mercato del lavoro, di tenere conto, nell'ordine dei licenziamenti, degli oneri familiari, sapendo che in numerose situazioni le donne hanno i figli a carico;

28.

rileva le notevoli differenze esistenti tra abitanti delle zone rurali e urbane per quanto riguarda l'accesso alla formazione, all'occupazione e alla qualità del lavoro; ritiene particolarmente importante il diritto di tutti questi abitanti, in particolare di quelli più giovani e più vulnerabili, di ricevere una formazione adeguata, sia a livello professionale che universitario; chiede pertanto agli Stati membri e alla Commissione di sostenere tali gruppi attraverso un sistema efficace di politiche attive e misure di formazione appropriate che consenta loro di adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato del lavoro;

29.

rileva che la protezione sociale, le politiche relative al mercato del lavoro e la politica sociale offrono un contributo importante in termini di riduzione dell'intensità e della durata della recessione attraverso la stabilizzazione dei mercati del lavoro e dei consumi; rileva altresì che il sistema di protezione sociale svolge una funzione stabilizzante sia sul fronte delle entrate che su quello delle spese;

30.

considera la politica occupazionale attiva (ad esempio la formazione sul lavoro, l'istruzione e la formazione professionale) un aspetto molto importante nel prevenire la povertà nonché un processo nell'ambito del quale le parti sociali svolgono un ruolo essenziale; ritiene inoltre che una politica occupazionale proattiva (ad esempio esperienze lavorative per i giovani, laboratori e posti di lavoro protetti) costituisca anche un aspetto cruciale al fine di garantire l'equilibrio e accrescere l'accessibilità del mercato del lavoro mantenendo altresì l'occupazione per i gruppi svantaggiati;

31.

sottolinea la necessità di istituire un quadro regolamentare trasparente per le forme di lavoro atipiche al fine di garantire adeguate condizioni di lavoro e retribuzioni dignitose, alla luce del fatto che l'ottenimento di un impiego costituisce uno strumento per contrastare attivamente la povertà;

32.

ritiene che l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro sia determinante per lottare contro la povertà e l'esclusione sociale; sottolinea l'importanza di sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro, facilitare una maggiore formazione e istruzione per le donne a rischio di povertà e rafforzare il loro collocamento professionale;

33.

riconosce il legame diretto tra disparità economica e dipendenza delle donne, nonché le persistenti disuguaglianze tra uomini e donne in termini di accesso all'istruzione, responsabilità familiari e gestione generale della famiglia, e nota con rammarico che il divario retributivo tra i due sessi persiste e continua a produrre effetti negativi;

34.

sottolinea che, in caso di perdita del lavoro, il rischio di non trovare una nuova occupazione è più elevato per le donne, e che queste ultime rischiano più spesso di essere penalizzate anche in sede di selezione, dal momento che tra le donne è più elevata la percentuale di contratti precari o di lavoro a tempo parziale non volontario e che comunque persistono disparità retributive a loro svantaggio;

35.

fa notare che, secondo il sondaggio speciale dell'Eurobarometro «Parità di genere nell'UE nel 2009», l'esigenza di ridurre il divario retributivo tra uomini e donne è ampiamente riconosciuta in Europa;

36.

invita la Commissione e gli Stati membri a prendere le misure necessarie per eliminare le disparità di genere sul lavoro come parte della Strategia UE 2020; incoraggia fortemente a stabilire come obiettivo la riduzione del divario retributivo di genere dell'1 % ogni anno per realizzare un obiettivo del 10 % di riduzione entro il 2020 e a garantire la piena retribuzione alle donne durante il congedo di maternità obbligatorio, come raccomandato nella sua posizione del 20 ottobre 2010 (15) su tale argomento, poiché ciò contribuirà a eliminare le disparità di genere nell'occupazione; sostiene altresì che è necessario intraprendere azioni positive per aumentare la presenza delle donne negli organi decisionali politici, economici e imprenditoriali;

37.

osserva che l'accesso al credito per le donne imprenditrici è limitato, il che costituisce un ostacolo considerevole al loro sviluppo professionale e alla loro indipendenza economica ed è contrario al principio della parità di trattamento;

38.

invita i responsabili politici, a livello UE e nazionale, a concepire le loro risposte politiche in modo tale da limitare le ripercussioni negative della crisi economica su un'analisi del mercato del lavoro attenta alla dimensione di genere, nonché sulle valutazioni sistematiche dell'impatto di genere;

39.

chiede alla Commissione di proseguire le iniziative intese a far emergere il settore dell'economia informale e quantificare il valore del fattore «economia della vita» secondo approcci specifici al genere, in conformità del progetto «oltre il PIL» lanciato dalla Commissione; invita gli Stati membri a garantire adeguata copertura sociale alle donne e agli uomini che si occupano di parenti malati, anziani o invalidi nonché alle donne anziane che percepiscono una pensione particolarmente esigua;

40.

invita la Commissione a rivedere l'attuale legislazione in materia di applicazione del principio di parità retributiva tra uomini e donne, così come richiesto dal Parlamento nella sua risoluzione del 18 novembre 2008 (16) (iniziativa legislativa che chiede alla Commissione di presentare un'appropriata proposta entro la fine del 2009);

41.

sottolinea l'importanza fondamentale di rivedere le politiche di tipo macroeconomico, sociale e del lavoro, con l'obiettivo di garantire la giustizia economica e sociale per le donne, rettificando i criteri utilizzati per determinare il tasso di povertà, e sviluppando strategie intese a promuovere una suddivisione equa del reddito, a garantire redditi minimi, retribuzioni e pensioni dignitose, a creare maggiore occupazione femminile di qualità con diritti, ad assicurare l'accesso a servizi pubblici di qualità per tutte le donne e le giovani, a migliorare la protezione sociale e i rispettivi servizi di prossimità, segnatamente asili nido, giardini d'infanzia, scuole materne, centri diurni, centri comunitari per il tempo libero e la prestazione di servizi di sostegno alle famiglie e centri intergenerazionali, rendendoli accessibili a tutte le donne, gli uomini, i bambini e gli anziani, e compatibili con il lavoro a tempo pieno;

42.

invita gli Stati membri a promuovere punti di ascolto per individuare e combattere lo sfruttamento del lavoro femminile, tra le cause principali di povertà ed esclusione sociale;

43.

invita gli Stati membri a considerare la revisione dei regimi previdenziali ai fini dell’attribuzione di diritti individuali nei regimi pensionistici e di sicurezza sociale onde eliminare il «vantaggio del capofamiglia», garantire pari diritti pensionistici;

44.

evidenzia l'effetto positivo della parità di genere sulla crescita economica; segnala al riguardo che secondo alcuni studi, il PIL aumenterebbe fino al 30 % se i tassi di occupazione, di occupazione a tempo parziale e di produttività delle donne fossero simili a quelli degli uomini, con un conseguente effetto positivo non solo sull'economia in generale, ma anche sulla riduzione del pericolo di trovarsi in povertà per molte donne;

45.

invita il Consiglio e la Commissione a sviluppare e ad attuare con urgenza una strategia volta a dimezzare la povertà infantile entro il 2012, e in generale a spezzare la spirale della povertà, alla luce dell'elevato rischio che la povertà persistente si trasmetta dai genitori ai figli, con potenziali notevoli svantaggi per i figli stessi in relazione alle opportunità di una vita migliore; pone pertanto l'accento sulla necessità di integrare i diritti individuali dei minori in tutte le politiche e le misure dell'UE, al fine di monitorare e valutare i provvedimenti adottati per porre fine alla povertà infantile, individuare e realizzare azioni prioritarie, migliorare la raccolta dei dati e sviluppare ulteriormente indicatori comuni a livello di UE; ritiene che, in tale contesto, sia essenziale agevolare l'accesso e il ritorno dei genitori single nel mercato del lavoro nonché la fruizione di prestazioni previdenziali per le famiglie monoparentali, alla luce dei problemi che queste ultime si trovano ad affrontare, garantendo al contempo un sostegno concreto alle famiglie numerose; è del parere che i minori provenienti da famiglie povere in cui nessuno ha un lavoro debbano ricevere particolare attenzione e sostegno in modo da prevenire la povertà in futuro;

46.

chiede alle competenti autorità nazionali di rivedere le loro politiche di immigrazione allo scopo di combattere gli ostacoli strutturali alla partecipazione piena delle donne migranti al mercato del lavoro, di registrare i dati relativi ai progressi effettuati in relazione alla discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili della popolazione, e di valutare l'impatto dei tagli alla spesa nei settori dell’accesso ai sistemi sanitari, dell'istruzione e della protezione sociale;

47.

prende atto della decisione del Consiglio, del 17 giugno 2010, in virtù della quale gli Stati membri conservano la competenza in materia di fissazione, in cooperazione con le regioni, degli obiettivi nazionali di riduzione del numero di persone a rischio di povertà ed esclusione in base a uno o più dei tre indicatori approvati dal Consiglio; è del parere che, qualora uno Stato membro si limiti a utilizzare l'indicatore relativo ai «nuclei familiari privi di occupazione», esso rischi di ignorare sistematicamente problemi quali la povertà dei lavoratori, la povertà energetica, la povertà delle famiglie monoparentali, la povertà infantile e l'esclusione sociale; insiste affinché gli Stati membri non abusino della libertà di scegliere i propri indicatori per conseguire obiettivi meno ambiziosi in materia di lotta alla povertà; richiama l'attenzione sui problemi cui sono opposti milioni di pensionati europei le cui pensioni sono insufficienti per arrivare alla fine del mese e per coprire le particolari esigenze associate all'età, in particolare a causa dell'elevato costo dei farmaci e delle cure mediche; insiste sulla necessità che l'istruzione scolastica e universitaria dei gruppi più vulnerabili della popolazione costituisca un obiettivo prioritario in relazione al quale ogni Stato membro deve essere tenuto a fissare appositi traguardi;

48.

fa notare che, se la partecipazione equa e piena alla vita economica, politica e sociale deve essere considerata un diritto individuale, le politiche di inclusione sociale attiva dovrebbero adottare un approccio olistico all’eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, in particolare garantendo a tutti pieno accesso a servizi sociali e di interesse (economico) generale di qualità;

49.

sottolinea la necessità di sviluppare non solo politiche di integrazione nell'occupazione e di formazione adeguate a livello nazionale ma anche disposizioni fiscali specifiche per le famiglie monoparentali quali elementi della lotta contro la povertà, la povertà infantile e l'esclusione sociale;

50.

sottolinea la necessità di adottare misure, a livello sia nazionale che europeo, al fine di combattere le discriminazioni in termini di opportunità sul mercato del lavoro e di politiche retributive;

51.

chiede alla Commissione di esaminare attentamente gli ostacoli alla partecipazione sociale quali la povertà energetica, l'esclusione finanziaria e gli ostacoli all'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC);

52.

sottolinea l'importanza del coordinamento delle politiche di lotta alla disoccupazione e all'esclusione sociale a ogni livello di governo al fine di contrastare efficacemente la povertà;

53.

chiede agli Stati membri di agevolare l'accesso degli immigrati e delle minoranze etniche ai programmi di istruzione e formazione, in modo da facilitarne la partecipazione al mercato del lavoro;

Conciliazione tra vita familiare e professionale per le donne che vivono in condizioni di povertà o sono esposte a tale rischio

54.

invita la Commissione e gli Stati membri a prendere le misure necessarie per promuovere la conciliazione tra lavoro e vita privata, al fine di consentire alle donne che sono esposte al rischio di povertà di proseguire la propria carriera lavorativa a tempo pieno, o a fornire loro accesso al lavoro a tempo parziale o ad altre forme di lavoro flessibile, compreso attraverso il ricorso, durante i periodi di cura, a forme di part-time reversibile;

55.

evidenzia che un terzo delle famiglie monoparentali in Europa vive in condizioni di povertà;

56.

nell'ambito del summenzionato riesame della direttiva 92/85/CEE del Consiglio, esorta gli Stati membri ad attuare le misure necessarie al fine di evitare il licenziamento delle lavoratrici durante la gravidanza e il periodo di maternità; invita gli Stati membri ad adottare iniziative attive per prevenire discriminazioni sul mercato del lavoro nei confronti delle gestanti, oltre ad iniziative volte a far sì che il periodo di maternità non influisca sul diritto delle lavoratrici alla pensione e che l'entità di quest'ultima non sia influenzata dal godimento del periodo di maternità;

57.

ricorda agli Stati membri che la fornitura di servizi adeguati di assistenza all'infanzia costituisce un elemento essenziale dell'uguaglianza di genere sul mercato del lavoro; si rammarica per il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati nel 2002 dal Consiglio europeo di Barcellona (che aveva stabilito obiettivi fino al 2010) riguardo alla fornitura di strutture per l'infanzia prescolare per almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai 3 anni; invita il Consiglio e gli Stati membri a rinnovare e rispettare i loro impegni per il conseguimento degli obiettivi di Barcellona relativi alla fornitura di servizi per l'infanzia accessibili, finanziariamente sostenibili e di elevata qualità, e a elaborare nuovi obiettivi per l'assistenza delle persone non autosufficienti; invita pertanto gli Stati membri a migliorare l’accessibilità, segnatamente mediante un sostegno finanziario per l’assistenza all'infanzia, e a rafforzare le strutture pubbliche di assistenza all'infanzia e fornire incentivi alle imprese affinché creino strutture corrispondenti a livello interno;

58.

invita gli Stati membri a intraprendere un'azione mirata per garantire che le donne in contesti disagiati abbiano un equo accesso ai sistemi sanitari pubblici – in particolare l'assistenza primaria (inclusa la protezione delle madri e dei bambini) così come definita dall'Organizzazione mondiale della salute – nonché alle cure ginecologiche e ostetriche, ad alloggi decorosi, alla giustizia, all'istruzione, alla formazione, all'apprendimento lungo l'arco della vita, allo sport e alla cultura, al fine di evitare l'abbandono precoce della scuola e facilitare il passaggio dalla scuola al mercato del lavoro;

59.

invita gli Stati membri a elaborare appropriate misure per sostenere le ragazze madri, che spesso hanno difficoltà a trovare un lavoro e vivono in povertà a causa del livello di istruzione per lo più basso e dei pregiudizi sociali;

Lotta alla povertà tra le donne anziane

60.

sottolinea che il rischio di cadere in povertà è maggiore per le donne rispetto agli uomini, soprattutto se anziane, in quanto i sistemi di previdenza sociale si basano spesso sul principio del lavoro remunerato continuativo; sottolinea che, in alcuni casi, le donne non soddisfano tale requisito a causa di interruzioni di attività e sono penalizzate dalla discriminazione sul mercato del lavoro, in particolare a causa del divario salariale, dei congedi di maternità e del lavoro a tempo parziale, della cessazione o dell'interruzione dell'attività professionale per dedicarsi alla famiglia o per lavorare nell'azienda del coniuge, in modo particolare nel settore del commercio e dell'agricoltura, senza salario e senza affiliazione alla previdenza sociale; invita i governi degli Stati membri a riconoscere e considerare la cura dei figli ai fini pensionistici, in modo che le donne possano godere della pensione completa; raccomanda agli Stati membri di garantire una pensione adeguata alle donne;

61.

invita gli Stati membri ad agire per garantire un accesso equo per le donne alla sicurezza sociale e ai regimi pensionistici, tenendo in considerazione l'aspettativa di vita più elevata per le donne, e a garantire che il principio della parità di trattamento tra donne e uomini sia applicato in modo coerente nei sistemi di assicurazione pensioni al fine di ridurre il divario pensionistico di genere;

62.

invita gli Stati membri a garantire un'adeguata sicurezza sociale alle donne che si occupano della cura di familiari ammalati, anziani o disabili e alle donne anziane che percepiscono una pensione particolarmente bassa;

Impatto della violenza di genere sul rischio di povertà

63.

sottolinea che la violenza contro le donne resta un grave problema a livello di Unione europea che colpisce tanto le vittime quanto gli autori, indipendentemente dall'età, dall'istruzione, dal livello di reddito o dalla posizione sociale, e ha un impatto crescente sul rischio di emarginazione, povertà ed esclusione sociale, e può rappresentare un ostacolo all’indipendenza finanziaria e alla salute delle donne nonché alla loro capacità di accedere al mercato del lavoro e all’istruzione; reitera il proprio invito alla Commissione a istituire un Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne;

64.

invita gli Stati membri ad adottare le necessarie misure per garantire che i fattori all'origine delle violenze domestiche siano debitamente registrati, analizzati e studiati, affinché sia possibile elaborare immediatamente delle politiche per prevenire tali violenze e affrontarne le conseguenze, per esempio fornendo un alloggio alle donne vittime di violenza domestica rimaste senza dimora;

65.

sottolinea la necessità di rafforzare l'azione europea volta a eliminare la tratta e lo sfruttamento sessuale degli esseri umani attraverso una maggiore cooperazione giudiziaria e di polizia; esorta gli Stati membri ad adottare le necessarie misure per porre fine alle pratiche consuetudinarie o tradizionali pregiudizievoli, tra cui la mutilazione genitale femminile, i matrimoni precoci coatti e i delitti d'onore;

66.

invita gli Stati membri a elaborare, laddove ancora non esistano, dei piani nazionali di lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, a garantire un monitoraggio continuo e sistematico per valutare i progressi, ad assicurare i massimi standard legislativi in materia di lotta contro la violenza dell'uomo nei confronti della donna e ad erogare finanziamenti adeguati per il sostegno e la protezione delle vittime di violenza, come modo per prevenire e ridurre la povertà;

67.

riconosce, inoltre, che la ricerca di soluzioni significative alla povertà femminile può rappresentare un modo per ridurre la violenza di genere, poiché il rischio di abusi è maggiore per le donne che vivono in povertà;

68.

sottolinea quanto sia importante che gli Stati membri e le autorità regionali e locali adottino misure destinate a favorire il reinserimento nel mercato del lavoro delle donne vittime della violenza di genere, mediante strumenti quali il Fondo sociale europeo (FSE) o il programma Progress;

69.

invita gli Stati membri ad adottare misure specifiche di genere per affrontare problemi non soltanto connessi alla povertà economica, ma relativi anche alla partecipazione alla vita culturale, sociale e politica e alle reti sociali;

Dialogo sociale e società civile nella lotta alla povertà femminile

70.

sottolinea l'importanza di un dialogo sociale strutturato nella lotta contro la povertà delle donne; a questo proposito evidenzia la necessità di migliorare i sistemi di collaborazione e partecipazione delle organizzazioni femminili e di altre ONG e parti interessate, nonché della società civile in generale;

71.

ritiene che un dialogo autentico debba mirare, con la collaborazione dell'amministrazione a livello nazionale e dell’UE, a consentire ai membri dei gruppi più svantaggiati di partecipare allo scambio di opinioni e di concorrere al superamento della povertà estrema, fornendo un esempio concreto delle migliori pratiche a livello europeo in tale ambito;

72.

chiede alla Commissione di mantenere la dotazione finanziaria che può essere utilizzata dalle organizzazioni della società civile nella lotta contro la povertà delle donne e nel limitarne gli effetti;

Garantire il sostegno finanziario per combattere la povertà

73.

pone l'accento sull'importanza dei fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo, come strumento chiave per aiutare gli Stati membri a combattere la povertà e l'esclusione sociale; chiede agli Stati membri ulteriori azioni cofinanziate per sostenere maggiormente i servizi come le strutture per i bambini e per le persone anziane e non autosufficienti, anche sperimentando forme e modalità nuove di cooperazione organizzativa e finanziaria tra pubblico e privato; invita gli Stati membri a monitorare la correttezza e conformità di impiego delle risorse assegnate;

74.

evidenzia l'importanza di sviluppare l'istituto giuridico della proprietà condivisa al fine di assicurare che i diritti delle donne nel settore agricolo siano pienamente riconosciuti, un'adeguata protezione previdenziale e il riconoscimento del loro lavoro; sottolinea altresì la necessità di modificare quanto prima il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (17), analogamente a quanto avviene per il Fondo sociale europeo (FSE), onde consentire la realizzazione di misure positive a favore delle donne nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, possibili nei precedenti periodi ma non in quello attuale, le quali avranno un impatto decisamente positivo sull'occupazione femminile nel mondo rurale;

75.

accoglie con favore l'istituzione di uno strumento europeo di microfinanziamento per l'occupazione e l'inclusione sociale; chiede in questo quadro azioni, in particolare di assistenza tecnica e di accompagnamento, specificamente pensate e orientate a garantire maggiore accesso e disponibilità di microcredito per le donne che incontrano difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro o desiderano stabilirsi come lavoratrici autonome o lanciare la propria microimpresa;

*

* *

76.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.


(1)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(2)  GU L 298 del 7.11.2008, pag. 20.

(3)  GU L 87 del 7.4.2010, pag. 1.

(4)  GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.

(5)  GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.

(6)  GU C 212 E del 5.8.2010, pag. 23.

(7)  GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 35.

(8)  Testi approvati, P7_TA(2010)0231.

(9)  Testi approvati, P7_TA(2010)0232.

(10)  Testi approvati, P7_TA(2010)0306.

(11)  Testi approvati, P7_TA(2010)0365.

(12)  GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 463.

(13)  GU C 9 E del 15.1.2010, pag. 11.

(14)  Testi approvati, P7_TA(2010)0375.

(15)  Posizione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (Testi approvati, P7_TA(2010)0373).

(16)  GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.

(17)  Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (GU L 277 del 21.10.2005, pag. 1).