COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI L'approccio globale in materia di migrazione e mobilità /* COM/2011/0743 definitivo */
Introduzione La globalizzazione e i cambiamenti demografici
e sociali stanno trasformando l'Unione europea, i suoi Stati membri e i paesi
del mondo intero. Secondo le stime delle Nazioni Unite sono 214 milioni i
migranti internazionali e 740 milioni i migranti interni nel mondo, mentre il
numero di sfollati con la forza ammonta a 44 milioni. Si calcola che circa 50
milioni di persone vivano e lavorino all'estero in situazione irregolare[1]. Il dialogo a livello
mondiale può rispondere ad alcune delle sfide e delle preoccupazioni
comuni, ma è a livello regionale, nazionale e locale
che ogni soggetto e ogni parte coinvolta può cogliere le opportunità offerte
dalla migrazione e dalla mobilità. La migrazione figura ormai costantemente al
vertice del programma politico dell'Unione europea. La primavera araba e gli
eventi verificatisi nel 2011 nel Mediterraneo meridionale hanno confermato la
necessità che l'Unione europea adotti una politica di migrazione coerente e
globale. La Commissione ha già presentato una serie di proposte politiche e
misure operative su migrazione, mobilità, integrazione e protezione
internazionale nelle sue comunicazioni del 4 e 24 maggio 2011[2]. In seguito alla piena
approvazione di tali proposte da parte del Consiglio europeo dello scorso giugno[3], l'Unione è intervenuta
immediatamente avviando, all'inizio di ottobre, dialoghi in materia di
migrazione, mobilità e sicurezza con la Tunisia e il Marocco e
iniziando i preparativi necessari per un dialogo con l'Egitto.
Seguiranno dialoghi dello stesso tipo con altri paesi del Mediterraneo
meridionale, in particolare con la Libia, non appena la situazione
politica lo permetterà. Questi consentiranno all'UE e ai paesi partner di
discutere tutti gli aspetti della loro possibile cooperazione per la gestione
dei flussi migratori e della circolazione delle persone, al fine di concludere partenariati
per la mobilità. Nella comunicazione del 4 maggio la
Commissione ha insistito sulla necessità che l'UE potenzi le sue politiche
esterne in materia di migrazione, stringendo con i paesi terzi partenariati
che affrontino le questioni legate alla migrazione e alla mobilità in modo tale
da rendere la cooperazione vantaggiosa per entrambe le parti. In tale
prospettiva, e in linea con il programma di Stoccolma e con il piano d'azione
per l'attuazione del programma di Stoccolma[4],
il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni di giugno, ha invitato la
Commissione a presentare una valutazione dell'approccio globale in materia
di migrazione che ponga le basi per un quadro programmatico più coerente,
sistematico e strategico per le relazioni dell'UE con tutti i paesi terzi
interessati e comprenda proposte concrete per lo sviluppo dei partenariati
chiave dell'Unione, dando priorità all'intero vicinato dell'Unione. Inoltre, nonostante la crisi economica e i
tassi di disoccupazione attuali, i paesi europei registrano in alcuni settori
specifici, come il sanitario e lo scientifico-tecnologico, carenze di forza
lavoro e disponibilità occupazionali a cui non può sopperire la forza lavoro
nazionale. Secondo le previsioni, nei prossimi cinquant'anni l'invecchiamento
demografico a lungo termine dimezzerà in Europa il rapporto tra la popolazione
in età lavorativa (20-64 anni) e la popolazione di 65 anni e più. La migrazione
ha già un ruolo cruciale nell'UE: nel 2010 l'immigrazione netta ha contribuito
alla crescita demografica con 0,9 milioni di persone, pari al 62 % della
crescita totale della popolazione. Tutti gli indicatori mostrano che alcune
delle competenze aggiuntive e specifiche di cui ci sarà bisogno in futuro
dovranno necessariamente essere ricercate al di fuori dell'UE[5]. È in tale contesto
che si è sviluppato l'approccio globale dell'UE in materia di migrazione dal
momento della sua adozione, nel 2005. Concepito per affrontare tutti gli
aspetti della migrazione in modo equilibrato e globale, in partenariato
con i paesi terzi, nel primo semestre del 2011 l’approccio globale è stato
sottoposto a valutazione mediante una consultazione pubblica online e
specifiche riunioni consultive[6].
Le consultazioni ne hanno confermato il valore aggiunto e la validità dei
risultati conseguiti, indicando peraltro l'esigenza di rafforzare la coerenza
con altri settori strategici e di migliorare l'equilibrio tematico e
geografico. L'approccio globale dovrebbe quindi riflettere meglio gli obiettivi
strategici dell'Unione e tradurli in proposte concrete di dialogo e
cooperazione, specialmente con i paesi del vicinato meridionale e orientale,
con l'Africa, con i paesi candidati all'adesione e con altri partner
strategici. Per sfruttare i
vantaggi di una migrazione ben gestita e per rispondere alle sfide delle nuove
tendenze migratorie, l'UE dovrà adeguare il suo quadro politico. La presente
comunicazione propone un approccio globale rinnovato in materia di
migrazione e mobilità (denominato anche GAMM, dall’inglese Global
Approach to Migration and Mobility), diretto a conseguire tale obiettivo.
Obiettivi
principali
L'approccio
globale deve diventare più strategico e più efficiente, rafforzando i
collegamenti e la coerenza con i pertinenti settori politici dell'UE e tra le dimensioni
esterna e interna di tali politiche. La mobilità dei
cittadini di paesi terzi attraverso le frontiere esterne dell'UE riveste
un'importanza strategica al riguardo: applicandosi a una vasta gamma di
persone, tra cui i visitatori di breve durata, i turisti, gli studenti, i
ricercatori, gli uomini d'affari e le persone in visita a familiari,
rappresenta un concetto molto più ampio di quello di migrazione. La politica di
mobilità e quella dei visti sono correlate: nel 2009 gli Stati membri hanno
concesso 11 milioni di visti Schengen. Come afferma la comunicazione della
Commissione del 4 maggio 2011[7],
la politica dei visti è uno strumento determinante per una politica
lungimirante di mobilità. Di conseguenza, è ora necessario tenere pienamente
conto dei legami tra la politica comune dell'UE sui visti per soggiorni di
breve durata, le politiche nazionali degli Stati membri sui soggiorni di lunga
durata e l'approccio globale in materia di migrazione. Questo è un motivo
cruciale per estendere la portata del quadro politico alla mobilità, creando
per l’appunto un approccio globale in materia di migrazione e mobilità. Gli
attuali (e gli eventuali futuri) dialoghi sui visti avviati dall'UE dovrebbero
pertanto essere valutati a fondo nel contesto generale dell'approccio
globale per garantire che, prima che siano facilitati o aboliti gli
obblighi di visto di un paese partner, questo abbia soddisfatto una serie di
parametri specifici, in particolare in settori quali l'asilo, la gestione delle
frontiere e la migrazione irregolare. Questo processo può garantire la mobilità
in un ambiente sicuro. L'approccio
globale dovrebbe essere collegato e integrato ancora più strettamente con le politiche
esterne dell'UE. Dev'essere definito nel contesto più ampio possibile, come
quadro generale della politica migratoria esterna dell'UE, complementare
ad altri e più vasti obiettivi perseguiti dalla politica estera e dalla
cooperazione allo sviluppo dell'UE[8].
Sotto questo aspetto sono stati compiuti progressi decisivi dal 2005, ma
sono necessari ulteriori sforzi per sfruttare pienamente tutte le potenziali
sinergie tra tali politiche e tra queste e la politica commerciale. L'UE e i
suoi Stati membri dovrebbero elaborare strategie e programmi che comprendano
migrazione e mobilità, politica estera e obiettivi di sviluppo in modo coerente
e integrato. L'istituzione del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE)
dovrebbe agevolare un ricorso coerente a tutta la gamma di politiche e
strumenti di cui dispone l'UE. I dialoghi su migrazione e mobilità
sono i motori dell'approccio globale e dovrebbero essere uniformati il più
possibile. Saranno inseriti in quadri più ampi di relazioni e dialoghi
bilaterali (ad esempio i partenariati strategici, gli accordi di associazione o
gli accordi di partenariato e cooperazione, i consigli congiunti di
cooperazione o i sottocomitati su Giustizia, libertà e sicurezza) e dovranno
essere condotti sia nell'ambito di processi regionali, sia a livello
bilaterale/nazionale con paesi partner strategici. Laddove opportuno,
saranno svolti in conformità della politica estera e di sicurezza comune. I
dialoghi si baseranno su un'attività di orientamento politico regolare svolta
tramite riunioni ad alto livello e tra alti funzionari, piani di azione,
strumenti di cooperazione e, se del caso, meccanismi di controllo. Dovrebbero
inoltre essere condotti a livello locale, specialmente nel quadro del dialogo
strategico/politico, mediante le delegazioni dell'UE. Nella prospettiva della strategia Europa
2020, la migrazione e la mobilità sono destinate a contribuire alla vitalità
e alla competitività dell'UE. Dotarsi di una forza lavoro
adattabile, che possieda le competenze necessarie e sia in grado di affrontare
con successo i cambiamenti demografici ed economici, è una priorità
strategica per l'Europa. È altrettanto urgente migliorare l'efficacia delle
politiche dirette a integrare gli immigrati nel mercato del lavoro: le
attuali strategie devono essere riesaminate e potenziate in funzione delle
sfide pressanti del mercato del lavoro nell'Unione, in particolare i bassi
livelli di competenze e i gravi squilibri tra domanda e offerta. Occorre
discutere con gli Stati membri strategie del mercato del lavoro volte a
soddisfare il fabbisogno di manodopera e a promuovere l'integrazione degli
immigrati in posizione regolare, e tenere conto di tali strategie nei dialoghi
con i paesi partner laddove si profilano interessi comuni. È inoltre necessario
un dialogo con il settore privato e con i datori di lavoro, che analizzi
i motivi per cui alcune carenze sono difficili da colmare ed esplori le
opportunità di una politica di immigrazione legale più orientata sulla domanda.
La portabilità dei diritti sociali e pensionistici potrebbe a sua volta
incentivare la mobilità e la migrazione circolare e scoraggiare il lavoro
irregolare, e di conseguenza dovrebbe essere rafforzata. Una cooperazione più
stretta tra gli Stati membri sul coordinamento della sicurezza sociale con i
paesi terzi aiuterà a progredire in questo settore. Nel 2012 la Commissione
intende pubblicare un libro verde sulle politiche necessarie per integrare in
modo efficace la dimensione della migrazione economica nella riflessione
strategica dell'UE per l'occupazione e la crescita. L'istruzione e
la formazione contribuiscono in modo determinante a
un'integrazione riuscita dei migranti nella società e nel mercato del lavoro.
Nel contesto della migrazione e della mobilità si dovrà quindi tenere
maggiormente conto delle politiche di apprendimento permanente. Raccomandazioni 1. L'approccio globale in materia di migrazione e mobilità
dev'essere considerato e promosso come quadro generale della politica
migratoria esterna dell'UE; deve basarsi su autentici partenariati con i
paesi terzi e affrontare in modo globale ed equilibrato le
questioni di migrazione e mobilità; deve cogliere le opportunità e reagire alle
sfide con cui si confronta la politica migratoria dell'UE, aiutando al
tempo stesso i partner ad affrontare le loro priorità in materia
di migrazione e mobilità negli opportuni contesti e quadri regionali. 2.
L'approccio globale deve istituire un quadro
completo di gestione della migrazione e della mobilità con i paesi partner
coerente e vantaggiosa per entrambe le parti, mediante il dialogo politico e
una stretta cooperazione pratica; dev'essere saldamente inserito nel quadro
complessivo della politica estera dell'UE, compresa la cooperazione allo
sviluppo, e correttamente allineato con le priorità della politica
interna dell'UE. 3.
L' approccio globale deve informarsi ai dialoghi
su migrazione e mobilità, che costituiscono il processo fondamentale per
trasporre la politica di migrazione dell'UE nelle relazioni esterne
dell'Unione. Scopo di tali dialoghi è scambiare informazioni, identificare
interessi comuni e costruire la fiducia e l'impegno come basi per una
cooperazione operativa vantaggiosa sia per l'UE che per i suoi partner. 4.
L'approccio globale dev'essere attuato
congiuntamente dalla Commissione europea, dal servizio europeo per l'azione
esterna (SEAE), in particolare dalle delegazioni dell'UE, e dagli Stati membri
dell'UE, secondo le rispettive competenze.
Priorità
tematiche
I contatti interpersonali sviluppati tramite
l'istruzione e la formazione, il commercio e gli affari, gli scambi culturali,
il turismo o le visite ai familiari all'estero, costituiscono un aspetto
essenziale del mondo di oggi. Una buona governance della migrazione e
della mobilità dei cittadini di paesi terzi può apportare ogni giorno un
valore aggiunto per lo sviluppo di milioni di persone, aumentare la
competitività dell'UE e arricchire le società europee. Per tale motivo
l'approccio globale riveste un interesse strategico fondamentale per l'UE e per
i suoi Stati membri. La crescente mondializzazione del mercato del lavoro per i
lavoratori altamente qualificati ha già scatenato un'intensa caccia ai talenti.
Anche ai fini del dialogo e della cooperazione con i paesi terzi la migrazione
e la mobilità dovrebbero essere esaminate in funzione della necessità di
assicurare movimenti ordinati. Senza controlli efficaci alle frontiere, senza
una riduzione dell'immigrazione irregolare e un'efficace politica di
rimpatrio, l'UE non sarà in grado di offrire maggiori opportunità di migrazione
legale e mobilità. Da questo dipende la legittimità di qualsiasi quadro
strategico; su questo si basano il benessere e l'integrazione effettiva dei
migranti. L'UE si impegnerà di più per prevenire e ridurre la tratta degli
esseri umani, continuerà a migliorare l'efficacia delle sue frontiere esterne
sulla base della condivisione delle responsabilità, della solidarietà e di una
più stretta cooperazione pratica e intensificherà la sua cooperazione operativa
con i paesi terzi intesa al potenziamento delle capacità. L'Unione europea e i suoi Stati membri
dovrebbero inoltre svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere la
condivisione delle responsabilità a livello globale sulla base della
convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati e in stretta
cooperazione con l'UNHCR, con altre agenzie competenti e con i paesi terzi.
L'UE si impegna già attivamente per favorire la protezione internazionale,
ma deve conferire una maggiore visibilità alla dimensione esterna dell'asilo
nell'interazione con i suoi partner. Le conclusioni del Consiglio hanno anche
sottolineato l'impegno a rafforzare la dimensione esterna della politica di
asilo dell'UE e sottolineato l'importanza dei programmi di protezione regionale
a tal fine[9]. Una governance efficace della migrazione sarà
anche molto vantaggiosa per lo sviluppo. È dimostrato che le
famiglie immigrate possono godono di maggiore benessere se all'estero hanno
l’opportunità di acquisire nuove competenze e nuove esperienze di lavoro. La
migrazione e la mobilità possono altresì favorire gli investimenti esteri
diretti e i legami commerciali, specialmente grazie al ruolo delle comunità
stanziali di emigrati all'estero (le cosiddette diaspore). È quindi
nell'interesse dei paesi di origine dei migranti, nonché dei paesi di
destinazione, collaborare affinché il trasferimento delle rimesse, del know-how
e delle innovazioni producano i massimi vantaggi in termini di sviluppo. Da un
lato occorre riconoscere pienamente la capacità dei migranti di contribuire
allo sviluppo del loro paese di origine e favorirla con un'ampia serie di
misure, dall'altro è necessario controbilanciare la fuga e lo spreco dei
cervelli e promuoverne invece la circolazione. Questi quattro temi - migrazione legale
e mobilità, migrazione irregolare e tratta degli esseri umani, protezione
internazionale e politica di asilo, aumento dell'impatto della migrazione e
della mobilità sullo sviluppo – saranno considerati i quattro pilastri
dell'approccio globale. Se l'UE vuole impegnarsi più sistematicamente per
agevolare e gestire la migrazione e la mobilità, quest'ultimo aspetto
dev'essere visibile nei due pilastri relativi, rispettivamente, alla migrazione
legale ed a migrazione e sviluppo. Data la sua importanza cruciale, la lotta
contro la tratta degli esseri umani dovrebbe acquistare visibilità nel
pilastro sulla migrazione irregolare. L'idea di innalzare il profilo
della protezione internazionale e dell'asilo facendone uno dei
pilastri è giustificata dal fine di lanciare una strategia complessiva nel
quadro dell'approccio globale. L'approccio globale dovrebbe inoltre
incentrarsi sui migranti. In sostanza, la governance
della migrazione non deve occuparsi di 'flussi', 'stock' e 'rotte migratorie',
ma di persone. Per essere pertinenti, efficaci e sostenibili, le strategie
devono essere formulate in modo da rispondere alle aspirazioni e ai problemi
delle persone che riguardano. Occorre quindi rendere autonomi i migranti dando
loro accesso a tutte le informazioni di cui hanno bisogno sulle loro
opportunità, sui loro diritti e sui loro obblighi. Per questo la Commissione ha
istituito, fra altre misure, il portale europeo dell'immigrazione. I diritti umani dei migranti sono una
questione trasversale che interessa tutti e quattro i pilastri dell'approccio
globale. Bisogna prestare particolare attenzione alla protezione e all'empowerment
dei migranti vulnerabili, come i minori non accompagnati, i richiedenti
asilo, gli apolidi e le vittime della tratta. Spesso questa è una priorità
anche per i paesi di origine dei migranti. Il rispetto della Carta dei diritti
fondamentali dell'UE è una componente cruciale delle politiche di migrazione
dell'UE. Occorre valutare attentamente l'impatto delle iniziative assunte nel
contesto dell'approccio globale sui diritti fondamentali. Bisogna inoltre
impegnarsi di più per illustrare ai partner dell'UE e ai migranti il quadro
giuridico dell'Unione, in particolare la nuova direttiva sul permesso unico. L'impostazione incentrata sui migranti
dovrebbe essere articolata e attuata tramite un dialogo rafforzato con le
diaspore, i gruppi di migranti e le relative organizzazioni. Tale
dialogo dovrebbe affrontare questioni attinenti ai diritti umani in relazione
con gli immigrati nell'UE e soprattutto nei paesi terzi. Se opportuno, la
cooperazione su questo aspetto dovrebbe essere armonizzata con il dialogo e la
cooperazione su tutti e quattro i pilastri dell'approccio globale. Infine, il programma di Stoccolma ha
riconosciuto nel cambiamento climatico una sfida globale che induce
migrazioni e spostamenti sempre più massicci e ha invitato la Commissione a
presentare un'analisi del fenomeno, anche al di là degli effetti potenziali
sull'immigrazione verso l'Unione europea. Affrontare la migrazione indotta dai
problemi ambientali, anche ricorrendo a metodi di adeguamento agli effetti
negativi del cambiamento climatico, dovrebbe essere una componente
dell'approccio globale. Raccomandazioni 5.
L' approccio globale dovrebbe basarsi su quattro
pilastri di pari importanza: (1) organizzazione
e agevolazione della migrazione legale e della mobilità; (2) prevenzione
e riduzione della migrazione irregolare e della tratta degli esseri
umani; (3) promozione
della protezione internazionale e rafforzamento della dimensione esterna
della politica di asilo; (4) aumento
dell'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo. 6.
L'approccio globale dovrebbe incentrarsi sui
migranti, basarsi cioè sul principio per cui il migrante è al centro
dell'analisi e di ogni iniziativa e deve poter accedere autonomamente a una
mobilità sicura. 7.
I diritti umani dei migranti rappresentano una questione trasversale dell'approccio globale, in
quanto riguardano tutti e quattro i pilastri. L'approccio globale dovrebbe
rafforzare il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti umani dei
migranti nei paesi di origine, di transito e di destinazione.
Priorità
geografiche
L'approccio globale non dovrebbe avere
limitazioni geografiche. Si tratta di un approccio generale e di un metodo.
Gli elementi che varieranno da una regione all'altra sono l'intensità e il
grado di applicazione dell'approccio e la combinazione di strumenti utilizzata.
L'UE dovrebbe adottare un'impostazione coerente nell'uso di questi strumenti in
conformità con i suoi obiettivi e coerentemente con il dialogo politico
complessivo svolto con i paesi terzi. In virtù del principio di
differenziazione, l'UE cercherà di intessere una cooperazione più stretta
con i partner con cui ha interessi in comune e che sono pronti a sottoscrivere
impegni reciproci con l'UE e i suoi Stati membri. Le nuove iniziative saranno
valutate alla luce delle attuali priorità regionali e bilaterali dell'Unione. Dialoghi
regionali Nel corso del tempo sono stati avviati
numerosi dialoghi regionali e subregionali e processi di cooperazione,
alcuni dei quali sono iniziati senza alcun legame diretto con l'Unione europea
ma gradualmente hanno assunto una dimensione europea, mentre altri impegnano
soltanto un numero molto limitato di Stati membri dell'UE. Alcuni di questi
processi si sovrappongono. Questa situazione è insostenibile dal punto di vista
politico, finanziario e delle risorse umane. Occorre definire meglio le
priorità geografiche, in linea con la politica estera generale dell'UE e
con la situazione reale delle tendenze migratorie in direzione dell'UE e dei
suoi Stati membri. La priorità va ai paesi del vicinato,
in particolare quelli del Mediterraneo meridionale[10] e del partenariato
orientale[11],
in cui le dimensioni della migrazione e della mobilità sono strettamente
collegate alla cooperazione generale in materia politica, economica, sociale e
di sicurezza, e con i quali si tengono dialoghi a livello sia regionale che
bilaterale. Lo scopo dovrebbe essere costruire progressivamente partenariati
solidi e stretti, basati sulla fiducia reciproca e su interessi comuni, che
aprano la strada a un'ulteriore integrazione regionale. In secondo luogo, se si esaminano i processi
di dialogo più specificamente impostati sulla migrazione e dotati di una
portata geografica più ampia, a Sud dell'Unione la priorità dovrebbe essere
accordata al partenariato strategico UE-Africa su migrazione, mobilità e
occupazione[12],
e a Est al processo di Praga[13].
Questi due processi devono essere ulteriormente consolidati in quanto quadri
regionali fondamentali per il dialogo nell'ambito dell'approccio globale.
L'iniziativa dovrebbe essere agevolata da programmi di sostegno adeguati. In terzo luogo, questi processi regionali
saranno completati da specifici processi subregionali già esistenti, che
dovranno essere allineati per quanto possibile con i quadri complessivi. A Sud,
si tratta del processo di Rabat[14]
(per l'Africa occidentale) e di un eventuale quadro subregionale supplementare
nel Corno d'Africa/Africa orientale (da approfondire). A Est
bisogna ovviare alla sovrapposizione tra i processi di Praga e di Budapest[15], rendendoli più complementari
dal punto di vista geografico. In seguito all'iniziativa, presa dalla
presidenza turca nel 2010, di includere i paesi della via della seta, il
processo di Budapest ha acquistato maggiore importanza per l'UE in quanto
piattaforma unica per un dialogo informale con paesi strategici di origine e di
transito. Sarebbe opportuno procedere a un riorientamento ben pianificato di
tutte le attività comprese in questo processo verso la via della seta ed
eventualmente altri paesi asiatici. Infine, sarà intensificato il dialogo sulla
migrazione tra l'UE e il gruppo dei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del
Pacifico (dialogo UE-ACP), con particolare attenzione al rafforzamento
degli aspetti operativi dell'applicazione dell'articolo 13 dell'accordo di
cooperazione di Cotonou. Il dialogo sulla migrazione tra l'UE e la regione
dell'America Latina e dei Caraibi (dialogo UE-ALC) è un processo più
recente che dev'essere proseguito per rispondere alle esigenze di una regione
di crescente importanza. Occorre studiare i modi per stabilire un forum basato
a Bruxelles al fine di aumentare l'efficacia e la portata del dialogo sulla
migrazione tra l'UE e i paesi asiatici interessati, che dovrebbe
diventare in futuro sempre più rilevante. Dialoghi
bilaterali L'allargamento dell'UE rimane un percorso
distinto, caratterizzato da un impegno volto ad aiutare i candidati effettivi e
potenziali ad adeguare le politiche e i quadri legislativi nazionali all'acquis
dell'Unione. La Turchia e i Balcani occidentali stanno
instaurando partenariati stretti e una cooperazione approfondita con l'UE in
materia di migrazione e mobilità. I dialoghi su questioni di migrazione e
mobilità con questi paesi sono già intensi e rimarranno tali fino al momento
dell'effettiva adesione. La Russia è un partner strategico per
l'UE. Recentemente sono stati compiuti notevoli progressi nel settore della
migrazione e della mobilità, con l'istituzione del dialogo sulla migrazione tra
UE e Russia e con l'identificazione di azioni comuni nel quadro del dialogo per
la liberalizzazione dei visti. La Commissione propone di intensificare il
dialogo e la cooperazione operativa su migrazione e mobilità con economie
mondiali o regionali forti in Oriente (India e Cina) e nel Sud (Nigeria
e Sudafrica), nonché con altri paesi in via di sviluppo con cui l'UE
condivide un interesse comune, quando le circostanze lo permettono. Il dialogo con i paesi industrializzati, come
gli Stati Uniti, il Canada e l'Australia, continuerà a
concentrarsi sullo scambio di informazioni circa le priorità e strategie comuni
in materia di governance globale della migrazione e della mobilità. L'approccio globale dovrebbe inoltre crescere
in termini di portata e pertinenza geografica, non limitandosi alla migrazione
nell'UE, ma affrontando anche, nei casi opportuni, le questioni legate alla migrazione
e alla mobilità interregionali e intraregionali in altre parti
del mondo. Pur non avendo necessariamente un impatto diretto sull'UE, questa
dimensione potrebbe comunque rivelarsi molto pertinente per alcuni partner
dell'UE e quindi, in generale, per il dialogo e la cooperazione politica con
tali paesi. L'approccio globale costituisce anche un
quadro adeguato per affrontare la questione del ruolo svolto dall'Unione nella governance
mondiale della migrazione e della mobilità. Esso permette all'Unione di
esprimersi in modo unanime su tali argomenti sulla scena internazionale, in
particolare nel Forum globale su migrazione e sviluppo, cominciando al contempo
a intrecciare ampie alleanze in vista del dialogo ad alto livello delle Nazioni
Unite del 2013 e di ulteriori iniziative future. Raccomandazioni 8.
L'approccio dovrebbe essere veramente globale:
il dialogo e la cooperazione sulle questioni migratorie dovrebbero svolgersi in
tutto il mondo con tutte le parti interessate e coinvolte, sulla base
delle priorità di queste ultime e dell'UE. 9.
L'approccio globale dovrebbe continuare a
concentrarsi sui processi di dialogo regionali, il cui scopo è
migliorare il dialogo e la cooperazione tra paesi di origine, di transito e di
destinazione affrontando tutte le questioni e i temi di comune interesse nel
settore della migrazione e della mobilità. Fermo restando che i paesi del vicinato
continuano a essere la priorità essenziale e più vasta, il quadro regionale complessivo
dovrebbe essere costituito, a Sud, dal partenariato UE-Africa, a Est dal
processo di Praga; gli altri processi subregionali dovrebbero essere
allineati e riorganizzati di conseguenza. 10.
A livello bilaterale, l'approccio globale dovrebbe
concentrarsi su un numero relativamente limitato di partner strategici. Questi
dialoghi bilaterali completano i processi regionali e, se possibile,
dovrebbero essere collegati ad accordi che coprano tutti gli aspetti della
cooperazione tra l'UE e il paese interessato. 11.
L'approccio globale può inoltre riguardare la
migrazione e la mobilità a livello intraregionale in altre parti del
mondo, se nel corso del dialogo questa dimensione si rivela utile al
raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Dovrebbe altresì consentire all'UE di
svolgere un ruolo più attivo nella governance mondiale della migrazione.
Meccanismi
di attuazione
Dal 2005 sono
stati finanziati circa 300 progetti collegati alla migrazione in paesi terzi
tramite vari strumenti finanziari tematici e geografici della Commissione
europea, per un importo totale di 800 milioni di euro. Tra questi progetti
figurano le principali iniziative comuni varate dalla Commissione europea
insieme alle agenzie delle Nazioni Unite, all'Organizzazione internazionale per
le migrazioni (OIM) o al Centro internazionale per lo sviluppo delle politiche
migratorie (ICMPD), che riguardano una vasta gamma di questioni di migrazione
internazionale. Ricordiamo, ad esempio, i centri di servizi e risorse per i
migranti nei Balcani occidentali e in Asia, l'osservatorio ACP sulle
migrazioni, i programmi di protezione regionale (RPP) in Africa e in Europa
orientale e numerosi progetti che sostengono l'attuazione dei partenariati per
la mobilità nell'Europa orientale (Moldova e Georgia) e in Africa (Capo Verde). In passato, l'approccio globale si affidava
principalmente a pochi strumenti specifici: a) i profili migratori, che ora si
applicano in oltre 70 paesi di tutto il mondo; b) le missioni riguardanti la
migrazione, che si sono svolte in 17 paesi terzi; c) le piattaforme di
cooperazione, istituite per un periodo limitato in Etiopia; d) i partenariati
per la mobilità, conclusi con la Moldova, Capo Verde, la Georgia e, più di
recente, l'Armenia. Tali strumenti si sono gradualmente sviluppati, ma non
hanno relazioni reciproche chiare e logiche e non tutti presentano lo stesso
livello di rilevanza e importanza. La politica
migratoria esterna dell'UE si basa comunque anche sulla legislazione e sugli strumenti
giuridici dell'Unione (finora, nove accordi di facilitazione del visto e 13
accordi di riammissione, più sette direttive sulla migrazione legale e
irregolare), sugli strumenti politici (numerosi dialoghi politici, che
spesso si appoggiano su piani d'azione), sul sostegno operativo e sul potenziamento
delle capacità (anche tramite agenzie dell'UE come FRONTEX, l'EASO e l'ETF
e dispositivi di assistenza tecnica come MIEUX e TAIEX)[16], nonché su una vasta gamma di
misure di sostegno ai programmi e ai progetti a disposizione di numerosi
interessati, tra cui la società civile, le associazioni di migranti e le
organizzazioni internazionali. L'approccio
globale si basa su tutti questi strumenti e dispositivi, che vanno applicati in
modo strutturato e sistematico. A questo scopo, l'UE negozierà con ogni paese
prioritario interessato dei quadri di partenariato bilaterale adeguati caso per
caso. Il primo di questi quadri è costituito dal partenariato
per la mobilità, che ha ormai superato la fase pilota e dovrebbe essere
perfezionato e promosso come quadro principale per la cooperazione nel settore
della migrazione e della mobilità tra l'UE e i suoi partner, con specifica
attenzione ai paesi del vicinato. La proposta di negoziare un
partenariato per la mobilità andrebbe presentata una volta raggiunto un certo
livello di progresso nei dialoghi su migrazione e mobilità, tenendo conto anche
del contesto generale economico, politico e in materia di sicurezza. Il
partenariato fornisce un quadro generale per una gestione corretta della
circolazione delle persone tra l'UE e un dato paese partner, riunendo tutte le
misure volte a garantire che la migrazione e la mobilità procurino vantaggi
tanto all'UE quanto ai suoi partner, offrendo in particolare l'opportunità di
aumentare la mobilità della forza lavoro. Ogni
partenariato è formulato in funzione degli interessi e dei problemi comuni del
paese partner e dell'UE e, nella sua forma perfezionata, offrirà facilitazioni
del rilascio dei visti sulla base di un accordo di riammissione negoziato
contestualmente. Per aumentare la trasparenza e accelerare la conclusione di
tali accordi occorre continuare ad applicare un'impostazione "more for
more" ("di più a chi fa di più"), caratterizzata da una
componente di condizionalità. L'UE e gli Stati membri dovrebbero offrire, su
base volontaria, un pacchetto di sostegno di dimensioni adeguate per il
potenziamento delle capacità, lo scambio di informazioni e la cooperazione in
tutti i settori di interesse comune. Il
partenariato contribuirà a garantire che si creino le condizioni necessarie per
una migrazione e una mobilità ben gestite in un ambiente sicuro. Purché
gli strumenti giuridici (accordi di facilitazione del visto e di riammissione)
e politici (dialoghi politici e piani d'azione) siano attuati efficacemente,
l'UE potrebbe considerare, caso per caso, la possibilità di avanzare in modo
graduale e condizionato verso la liberalizzazione dei visti per singoli paesi
partner, tenendo conto della relazione complessiva con ciascuno di essi. Un secondo quadro alternativo sarebbe l'agenda
comune su migrazione e mobilità (denominata anche CAMM, dall’inglese
Common Agenda on Migration and Mobility), una soluzione possibile nel
caso in cui i paesi partner, l'UE e i suoi Stati membri vogliano instaurare una
cooperazione approfondita, ma una delle parti non sia pronta ad assumere la
totalità degli obblighi e degli impegni. Come il partenariato, l'agenda comune
dovrebbe definire una serie di raccomandazioni, obiettivi e impegni comuni per
il dialogo e la cooperazione e dovrebbe comprendere un pacchetto di misure
specifiche di sostegno offerte dall'UE e dagli Stati membri interessati. Se
entrambe le parti sono d'accordo, l'agenda comune potrebbe successivamente
trasformarsi in un partenariato per la mobilità. Entrambi i quadri devono essere istituiti tramite
una dichiarazione politica congiunta rilasciata, da un lato, dall'UE e dagli
Stati membri interessati, dall'altro dal paese partner. Entrambi sono basati su
impegni comuni, pur rimanendo formalmente non vincolanti. Raccomandazioni 12.
L'approccio comune dovrebbe essere sostenuto da un'ampia
serie di strumenti e due quadri di partenariato, applicati in maniera
flessibile caso per caso, in funzione del dialogo politico complessivo tra
l'UE e i paesi terzi, degli interessi dell'UE e degli interessi e bisogni del
partner. 13.
Il partenariato per la mobilità deve
appoggiarsi in modo equilibrato su tutti e quattro i pilastri dell'approccio
globale, in particolare tramite impegni in materia di mobilità, accordi di
facilitazione del visto e di riammissione. Può comprendere, laddove opportuno,
anche collegamenti a questioni più generali di sicurezza. La cooperazione sarà
sostenuta da un pacchetto di misure di sostegno a favore del potenziamento
delle capacità e della cooperazione in tutti i settori di comune interesse. 14.
L'agenda comune su migrazione e mobilità
dovrebbe essere introdotta come quadro alternativo per concordare
raccomandazioni, obiettivi e impegni comuni nell'ambito di ognuno dei quattro
pilastri tematici dell'approccio comune. La differenza fondamentale rispetto al
partenariato per la mobilità è che questo quadro non implica necessariamente il
negoziato di accordi di facilitazione del visto e di riammissione. Se entrambe
le parti sono d'accordo, l'agenda comune potrebbe successivamente trasformarsi
in un partenariato per la mobilità. 15.
Nelle varie fasi di dialogo e cooperazione
operativa con i partner dell'UE si potranno applicare i seguenti strumenti, che
saranno inseriti nei quadri del partenariato e dell'agenda comune: (1) strumenti
di conoscenza, quali profili migratori, strumenti di mappatura, studi,
relazioni statistiche, valutazioni d'impatto e missioni d'inchiesta; (2) strumenti
di dialogo, come missioni, seminari e conferenze sulla migrazione; (3) strumenti
di cooperazione, tra cui misure di potenziamento delle capacità,
piattaforme di cooperazione, scambi di esperti, gemellaggi, cooperazione
operativa e progetti e programmi mirati.
Priorità
operative
Il dialogo e la cooperazione dell'Unione
europea con i paesi terzi dovrebbero essere finalizzati ad attuare una serie di
attività prioritarie all'interno di ognuno dei quattro pilastri dell'approccio
globale. Ognuna delle attività operative dovrebbe essere coerente con le
priorità geografiche dell'UE e privilegiare, laddove opportuno, i principali
paesi partner. Primo pilastro:
organizzare e agevolare la migrazione legale e la mobilità La politica europea relativa
all'organizzazione e all'agevolazione della migrazione legale e della mobilità
nell'ambito dell'approccio globale si basa sull'intento primario di offrire ai
datori di lavoro maggiori opportunità di trovare sul mercato del lavoro
mondiale i lavoratori migliori per sopperire alle carenze di posti di lavoro.
Cerca inoltre di offrire nuove possibilità di impiego in Europa a lavoratori di
talento provenienti da tutto il mondo, nel pieno rispetto della competenza dei
singoli Stati membri per la gestione dei rispettivi mercati del lavoro. Il dialogo e la cooperazione dell'Unione
europea con i paesi terzi dovrebbe riflettere l'evolversi della legislazione
europea sulla migrazione legale, al fine di aumentare l'accesso alle
informazioni sui diritti e sulle opportunità. Dovrebbe tener conto delle
opinioni e delle preoccupazioni dei paesi partner e identificare gli interessi
comuni. Il fabbisogno di competenze nell'UE è un settore in cui si potrebbero
esaminare ulteriormente le eventuali complementarità con i paesi partner
prioritari. La legislazione dell'UE sui
soggiornanti di lungo periodo, sul ricongiungimento familiare, su studenti,
ricercatori e lavoratori altamente qualificati ha armonizzato le condizioni
di ammissione e i diritti dei migranti in alcuni settori cruciali, anche se gli
Stati membri mantengono il diritto di decidere del numero di migranti ammessi
nel loro territorio per motivi di lavoro. La direttiva sulla carta blu UE
è la prima risposta diretta dell'Unione alle carenze di lavoratori altamente
qualificati. Le direttive sui lavoratori stagionali
e sui trasferimenti intrasocietari, in corso di negoziato presso il
Consiglio e il Parlamento europeo, sono entrambe destinate a incidere
direttamente sul mercato del lavoro introducendo una procedura comune,
semplificata e accelerata. La proposta sui lavoratori stagionali prevede anche
la protezione dallo sfruttamento ed è importante per molti paesi partner,
specialmente nei settori dell'agricoltura e del turismo. La seconda proposta
mira ad autorizzare, a determinate condizioni, le società stabilite fuori
dall'UE a trasferire temporaneamente manager, specialisti e laureati in
tirocinio provenienti da paesi terzi a entità e imprese ad esse collegate
situate negli Stati membri. La direttiva sul permesso unico, che
dovrebbe essere adottata entro breve dal Parlamento europeo e dal Consiglio,
apporterà una semplificazione unificando la procedura e il permesso. Essa
definisce una serie di settori in cui tutti i cittadini di paesi terzi che
soggiornano e lavorano legalmente nell'Unione, a prescindere dal motivo
iniziale della loro ammissione, avranno diritto a un trattamento pari a quello
riservato ai cittadini nazionali. Eventuali revisioni delle direttive sui
ricercatori e sugli studenti potrebbero facilitare ulteriormente
l’ammissione, il soggiorno e la mobilità all'interno dell'Unione per queste
categorie di persone che contribuiscono in modo determinante al futuro
mantenimento della capacità d'innovazione e della competitività dell'UE. Nel contesto del dialogo con i suoi partner,
l'UE illustrerà questo quadro giuridico per facilitarne l'applicazione. È stato
inoltre aperto il portale europeo dell'immigrazione, uno strumento
online a disposizione dei cittadini di paesi terzi interessati a conoscere le
opportunità e le procedure necessarie per trasferirsi nell'UE e di coloro che,
già presenti nell'UE, intendono spostarsi da uno Stato membro a un altro. Se
opportuno, questa fonte di informazioni dovrebbe essere combinata a misure
di preparazione alla partenza, dirette a migliorare le competenze e la
conoscenza delle lingue dell'UE. Un'effettiva integrazione, specialmente
nel mercato del lavoro, è fondamentale per consentire sia ai migranti che alle
società ospiti di beneficiare delle opportunità offerte dalla migrazione, anche
grazie a diaspore più forti e agli imprenditori emigrati. La comunicazione
sull'agenda europea per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi[17] suggerisce nuove impostazioni
e nuovi settori di intervento. Nel dialogo con i partner dell'UE è opportuno
approfondire il ruolo della diaspora e delle reti transnazionali, ad esempio
nel preparare meglio i migranti al soggiorno negli Stati membri. La strategia Europa 2020 sottolinea la
necessità di impegnarsi a fondo per attirare migranti altamente qualificati
nella competizione globale per i talenti e per integrare maggiormente nelle
società europee coloro che hanno un passato di migrazione. Gli orientamenti
in materia di occupazione invitano gli Stati membri a prestare la dovuta
attenzione all'integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro dell'UE,
allestendo un quadro per la condivisione delle informazioni e il coordinamento
delle politiche occupazionali. La rete EURES fornisce informazioni sulle
offerte di lavoro e i servizi pubblici per l'impiego svolgono, da parte loro,
un ruolo importante agevolando l'accesso all'occupazione per i
lavoratori mobili e migranti. Il Fondo sociale europeo (FES) offre
sostegno finanziario e contribuisce ad aumentare la partecipazione degli
immigrati all'occupazione. Un'attenzione particolare è inoltre dedicata
al rafforzamento della capacità dell'Unione di prevedere il fabbisogno del
mercato del lavoro e la domanda di competenze. Nel 2012 l'osservatorio
europeo dei posti di lavoro vacanti sarà completato dalla panoramica europea
delle competenze, che fornirà previsioni aggiornate sull'offerta di
competenze e sul fabbisogno del mercato del lavoro fino al 2020. Per quanto
riguarda la convalida di diplomi, qualifiche e competenze all'interno
dell'UE, la direttiva sulle qualifiche professionali costituisce uno strumento
fondamentale per la mobilità all'interno dell'Unione, che si applica anche ai
diplomi ottenuti fuori dall'Unione. Nel frattempo, va ulteriormente combattuto
il fenomeno dell'iperqualificazione o "spreco di cervelli", che
costituisce un problema grave e diffuso tra i lavoratori immigrati da paesi
terzi. Riguardo alla portabilità dei diritti di
sicurezza sociale, le norme dell'UE sul coordinamento dei sistemi di
sicurezza sociale eliminano gli svantaggi e proteggono i diritti acquisiti per
i cittadini dell'UE che si spostano all'interno dell'Unione, ma anche per tutti
i cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente nell'Unione in una
dimensione transfrontaliera. Nell'ottobre 2010 sono state adottate sei
decisioni del Consiglio riguardanti la posizione dell'UE sul coordinamento dei
sistemi di sicurezza sociale con l'Algeria, il Marocco, la Tunisia, la Croazia,
l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e Israele. Quando queste decisioni
saranno adottate formalmente dai Consigli di associazione, l'UE avrà creato un
sistema di coordinamento esterno limitato che si applicherà alle persone –
cittadini dell'Unione o dei sei paesi in questione - che si spostano nell'UE e
fuori dall'UE. La direttiva sul permesso unico, una volta adottata, permetterà
inoltre a tutti i lavoratori migranti rientranti nel suo ambito di applicazione
di esportare i diritti pensionistici acquisiti alle stesse condizioni e agli
stessi tassi applicabili ai cittadini degli Stati membri interessati che si
stabiliscono in un paese terzo. Poiché la mobilità dei cittadini di paesi
terzi è strettamente collegata alla politica comune dei visti per
soggiorni di breve durata, è opportuno ricorrere a tutte le possibilità
previste dal codice dei visti per semplificare le procedure e aumentare la
trasparenza. La cooperazione locale Schengen e una maggiore copertura consolare
nei paesi terzi dovrebbero migliorare la qualità dei servizi. Le future
revisioni della politica europea dei visti dovranno tener conto dei progressi
visibili realizzati nell'ambito dei dialoghi dell'Unione. È inoltre opportuno
impegnarsi per coordinare più strettamente la concessione di borse di
ricerca, borse di studio, programmi di tirocinio, e il rilascio dei necessari
visti e/o permessi di soggiorno per i ricercatori interessati. Gli scambi di informazioni pratiche
circa l'assunzione, il riconoscimento delle qualifiche acquisite fuori dall'UE,
l'adeguamento delle competenze e i servizi di intermediazione per il mercato
del lavoro dovrebbero essere agevolati rafforzando la cooperazione tra i
servizi pubblici per l'impiego negli Stati membri e incoraggiando la
cooperazione tra tali servizi e altri prestatori di servizi per l'impiego,
quali agenzie private e organizzazioni settoriali negli Stati membri. In tale
contesto occorre tener conto del lavoro già realizzato in materia di
riconoscimento delle qualifiche acquisite all'estero, sotto la guida della
Fondazione europea per la formazione professionale (ETF) e della rete
ENIC-NARIC, al fine di applicare la convenzione di Lisbona sul riconoscimento
delle qualifiche. Anche una maggiore mobilità di studenti e
ricercatori provenienti da paesi terzi potrebbe costituire un utile mezzo
per soddisfare il fabbisogno del mercato del lavoro europeo, se si permettesse
a certi studenti di lavorare dopo aver completato gli studi. La questione
potrebbe essere ulteriormente esaminata, tenendo conto della competenza degli
Stati membri e delle misure da questi adottate per ovviare alla fuga dei
cervelli, ad esempio promuovendo la migrazione circolare. In particolare, si
potrebbero sfruttare meglio i partenariati per la mobilità già esistenti per
intensificare e agevolare gli scambi, gli attuali programmi di mobilità
internazionale e, dal 2014 in poi, il futuro programma unico per istruzione,
formazione e gioventù e "Orizzonte 2020", il futuro programma quadro
su ricerca e innovazione. Occorre favorire la creazione di reti
istituzionali e gemellaggi di università negli Stati membri dell'UE e
sostenere i paesi partner prioritari, in modo che programmi di studio e
processi di certificazione si adeguino meglio al fabbisogno del mercato del
lavoro sia nell'UE che nei paesi partner. L'UE dovrebbe aiutare gli Stati
membri ad allargare la loro gamma di accordi bilaterali per la
mobilità dei giovani e a proporli anche ai paesi con cui conclude
partenariati per la mobilità. Sia nel quadro dei partenariati per la mobilità,
sia in quello dell'agenda comune, occorre stabilire nei paesi partner centri
specializzati di risorse per la migrazione e la mobilità e
integrarli nel quadro delle autorità nazionali competenti o degli uffici di
collocamento, sulla base delle esperienze tratte dal partenariato per la
mobilità UE-Moldova e del CIGEM in Mali[18].
Concentrandosi sulle esigenze dei migranti, tali centri dovrebbero: 1) servire
da "sportello unico" per le persone in cerca di informazioni e
assistenza per quanto riguarda la convalida delle qualifiche acquisite,
l'aggiornamento delle competenze e il fabbisogno di competenze a livello
nazionale o regionale o dell'intera UE, 2) offrire misure per la preparazione
alla partenza, il rimpatrio e la reintegrazione. A questo fine, il portale
europeo dell'immigrazione costituirebbe un utile mezzo d'informazione. I centri
di risorse per la migrazione e la mobilità aiuterebbero le autorità competenti
nei paesi partner e negli Stati membri dell'UE, tra cui i servizi pubblici per
l'impiego, a coordinare meglio l'offerta e la domanda di lavoro e a stimolare
gli effetti positivi in termini di sviluppo. A medio termine, questi centri
dovrebbero essere collegati anche ai centri comuni per le domande di visto e
alle delegazioni dell'UE per migliorare e agevolare le procedure di rilascio
del visto per specifiche categorie di cittadini di paesi terzi. La rete dei funzionari di collegamento
incaricati dell'immigrazione (ILO) dovrebbe essere completata da
esperti in materia di migrazione, tra cui esperti nazionali distaccati dagli
Stati membri nelle delegazioni dell'UE, che possano seguire le questioni
migratorie da un punto di vista politico più ampio e globale di quello dei
normali servizi consolari. Occorre cogliere ogni opportunità per coinvolgere le
agenzie dell'UE in tali scambi di informazioni e intensificare la cooperazione
con i paesi terzi. Raccomandazioni Nell'ambito del primo pilastro, l'approccio globale dovrebbe seguire le
seguenti priorità: 16.
offerte di mobilità specificamente destinate a
giovani, studenti, artisti e operatori culturali, ricercatori e accademici,
sotto forma di borse di studio aggiuntive, programmi di borse di ricerca
e di tirocinio e accordi per la mobilità dei giovani; impegno ad
applicare pienamente e, se opportuno, modificare le direttive su studenti e
ricercatori; 17.
piena applicazione del codice dei visti ed
eventuali modifiche volte a migliorare la cooperazione locale Schengen e
aumentare la copertura consolare, eventualmente creando centri comuni per le
domande di visto; 18.
gemellaggi tra istituti
di istruzione superiore e di formazione, volti a incoraggiare la
cooperazione e gli scambi transfrontalieri per l'allineamento di programmi
di studio, certificazioni e qualifiche e a garantirne
l'effettivo riconoscimento (grazie a un'adeguata assicurazione della qualità,
un uso comparabile e coerente degli strumenti europei per la trasparenza e il
collegamento delle qualifiche al quadro europeo delle qualifiche), allo scopo
di accrescere a lungo termine la complementarità dei mercati del lavoro; 19.
incoraggiare i servizi pubblici per l'impiego a
livello dell'UE a monitorare le procedure di assunzione e gli scambi di buone
prassi sull'occupazione e sul coordinamento tra domanda e offerta di lavoro
tra Stati membri, controparti nei paesi partner e altri soggetti interessati; 20.
sia nel quadro dei partenariati per la mobilità,
sia in quello dell'agenda comune, occorre stabilire nei paesi partner specifici
centri di risorse per la migrazione e la mobilità che, basandosi sulle
informazioni ottenute grazie al portale europeo dell'immigrazione, favoriscano
misure di preparazione alla partenza promuovendo l'adeguamento delle competenze
e la conoscenza delle lingue dell'UE, in cooperazione con i servizi pubblici
per l'impiego, le agenzie dell'UE e altri soggetti interessati. Secondo pilastro: prevenire e ridurre la migrazione irregolare e la tratta degli esseri
umani La legittimità di qualsiasi quadro in materia
di migrazione e mobilità dipende dall'efficacia con cui affronta la migrazione
irregolare. Coloro che operano al di fuori del quadro giuridico compromettono
la possibilità di un'immigrazione sicura. È essenziale cooperare all'interno
dell'UE e rafforzare i partenariati con i paesi terzi per garantire che la
mobilità e la migrazione possano essere organizzate in maniera ordinata. La migrazione e la mobilità si inseriscono nel
più ampio contesto politico, economico, sociale e di sicurezza. Per
ottenere una visione generale della sicurezza è necessario esaminare
l'immigrazione irregolare anche in connessione con la criminalità organizzata e
la mancanza di Stato di diritto e giustizia, alimentate dalla corruzione e da
una regolamentazione inadeguata. L'UE dovrebbe continuare a privilegiare il trasferimento
di competenze, capacità e risorse ai suoi partner, al fine di prevenire e
ridurre la tratta, il traffico di migranti e la migrazione irregolare e di
rafforzare la gestione integrata delle frontiere. All'interno dell'UE,
occorre garantire l'applicazione della direttiva rimpatri e della direttiva
sulle sanzioni contro i datori di lavoro e completarle con altre misure
pertinenti in stretta cooperazione con i partner dell'Unione. Il dialogo e la cooperazione con i partner
dovrebbero mirare a proteggere i diritti umani di tutti i migranti nel corso
del processo migratorio. Occorre punire i datori di lavoro privi di scrupoli e
adottare misure per prevenire e perseguire i reati e le violazioni dei diritti
umani a danno dei migranti. Bisogna inoltre prendere provvedimenti per
garantire condizioni di vita decorose per gli immigrati nei centri di
accoglienza ed evitare il trattenimento arbitrario o di durata indefinita. Una
particolare attenzione va rivolta ai minori non accompagnati, nel contesto del
piano d'azione adottato nel 2010. Va pienamente sfruttata la capacità di FRONTEX
di operare in partenariato con le autorità dei paesi terzi. I funzionari di
collegamento incaricati dell'immigrazione (ILO) dovrebbero intensificare gli
scambi di informazioni con le controparti coinvolgendo un maggior numero di
paesi partner. È necessaria una cooperazione più stretta tra le agenzie
competenti dell'UE[19],
che migliori gli scambi di informazioni sulla migrazione e sulla criminalità
organizzata. Risulta sempre più chiaro che la sicurezza
dei documenti e il furto d'identità sono ambiti in cui una
cooperazione più stretta potrebbe apportare vantaggi a tutti gli interessati.
Si potrebbe offrire un accesso più facile all'UE a coloro che viaggiano di
frequente (uomini d'affari, funzionari pubblici, studenti e ricercatori) in
provenienza da paesi partner che dispongono di documenti di viaggio biometrici
e che garantiscono una maggiore sicurezza dei documenti. Le prossime proposte
della Commissione sulle frontiere intelligenti, tra cui un sistema di
ingressi/uscite e un programma per viaggiatori registrati, dovrebbero preparare
la strada a sviluppi di questo tipo. Collegare gli accordi di riammissione ad
accordi di facilitazione del visto nell'ambito della politica migratoria
esterna dell'UE può essere vantaggioso per i paesi terzi in quanto offre
opportunità di mobilità salvaguardando al contempo la sicurezza e riducendo il
rischio di migrazione irregolare. La riammissione e il rimpatrio dovrebbero
essere saldamente inserite nel più ampio contesto dell'approccio globale. La
Commissione favorirà le iniziative prese dai singoli paesi per controllare
alcuni rimpatri. La politica dell'UE sulla tratta degli
esseri umani ha un'impostazione olistica incentrata sulla prevenzione,
sull'azione penale e sulla protezione delle vittime. Questa prospettiva
integrata è coerente con un approccio basato sui diritti umani e sulle vittime,
che tiene conto della dimensione di genere; è diretta a prevenire questo reato
e ad offrire alle persone ridotte in una condizione analoga alla schiavitù
un'opportunità di uscirne e di reintegrarsi nella società. Conformemente alle
raccomandazioni del Consiglio[20],
la questione della tratta degli esseri umani continuerà a essere
sistematicamente inclusa negli accordi e nei partenariati strategici conclusi
dall'UE con i paesi terzi, nonché in tutti i dialoghi politici in materia di
migrazione e mobilità. Sarà privilegiato un approccio che tiene conto di
molteplici interessi nei vari settori. Una componente centrale sarà costituita
dal potenziamento delle capacità e dal rispetto delle norme internazionali nel
settore, con particolare attenzione alla ratifica e all'attuazione della
convenzione delle Nazioni Uniti sulla criminalità organizzata transnazionale e
dei suoi protocolli aggiuntivi sulla tratta di persone e sul traffico di migranti.
La nuova strategia integrata sulla tratta degli esseri umani (prevista per il
2012) rafforzerà il coordinamento e la coerenza tra i soggetti interessati. Raccomandazioni Nell'ambito del secondo pilastro, l'approccio globale dovrebbe seguire
le seguenti priorità: 21.
trasferimento di competenze, capacità e risorse ai partner per prevenire e ridurre la tratta, il traffico di migranti
e la migrazione irregolare, per garantire il rimpatrio e la riammissione e per
potenziare la gestione integrata delle frontiere; 22.
cooperazione in materia di sicurezza dei
documenti, che apra la strada alla facilitazione del visto per i
viaggiatori frequenti provenienti da paesi partner prioritari; 23.
iniziative aventi ad oggetto la tutela e
l’empowerment delle vittime della tratta; 24.
attento monitoraggio dell'attuazione della direttiva
rimpatri e della direttiva sulle sanzioni contro i datori di lavoro da
parte degli Stati membri, in stretta cooperazione con i partner; 25.
ricorso strategico alle nuove possibilità di
FRONTEX e scambi più ampi d'informazioni tematiche tra i funzionari di
collegamento incaricati dell'immigrazione (ILO) dell'UE e le loro
controparti in un maggior numero di paesi partner. Terzo pilastro:
promuovere la protezione internazionale e rafforzare la dimensione esterna
della politica di asilo L'UE deve aumentare la solidarietà nei confronti dei rifugiati e
degli sfollati e tale impegno deve divenire parte integrante dell'approccio
globale. Deve cooperare di più con i paesi terzi interessati per rafforzarne
i sistemi di asilo e la normativa nazionale sull'asilo, e per
garantire il rispetto delle norme internazionali. Ciò potrebbe permettere a
tali paesi di offrire un livello più alto di protezione internazionale ai
richiedenti asilo e agli sfollati che rimangono nella regione di origine dei
conflitti o delle persecuzioni. L'UE dovrebbe incoraggiare i paesi partner a
inserire questa dimensione, laddove opportuno, nelle loro strategie nazionali
per la riduzione della povertà. Tali strategie dovrebbero considerare anche le
relazioni tra rifugiati e sfollati e popolazioni locali, in linea con il
programma di Stoccolma del 2009 che sottolineava la necessità di sviluppare la
dimensione esterna dell'asilo per contribuire più efficacemente a risolvere
situazioni di presenza prolungata dei rifugiati. L'UE dovrebbe altresì incoraggiare i paesi
terzi ad affrontare la questione degli apolidi, che costituiscono un gruppo
particolarmente vulnerabile, prendendo provvedimenti volti a ridurre questa
categoria. Dovrebbe poi promuovere lo sviluppo di un quadro giuridico
internazionale per gli sfollati interni, un altro gruppo particolarmente
vulnerabile. L'UE dovrebbe collaborare con i suoi partner per articolare meglio i
legami tra protezione internazionale e sviluppo, e sviluppare ulteriormente i
concetti e i dispositivi diretti a migliorare la transizione tra aiuto
umanitario e aiuto allo sviluppo. Occorre potenziare i quadri strategici sull'asilo e la capacità di
protezione dei paesi terzi tramite una cooperazione più ampia con questi ultimi,
in particolare con i programmi di protezione regionale. Un esempio degno
di nota a tale riguardo è l’RPP che comprende Egitto, Tunisia e Libia. L'EASO dovrebbe assumere gradualmente un ruolo sempre maggiore
nel potenziare le capacità di asilo dei paesi terzi, anche sostenendo attività
di reinsediamento. Gli RPP, finora utilizzati in modo troppo limitato, dovrebbero essere
potenziati in quanto strumenti cruciali di questo nuovo pilastro. Occorre
rafforzare gli attuali programmi di protezione regionale e proporne altri,
laddove opportuno, anche nell'ambito dei dialoghi sulla migrazione tra l'UE e
le regioni e i paesi interessati. Gli RPP dovrebbero continuare a concentrarsi
sul rafforzamento delle capacità di protezione e dei sistemi di asilo di paesi e
regioni partner. È opportuno proseguire e, se necessario, rafforzare i
programmi di sviluppo a favore dei rifugiati e degli sfollati interni e i
programmi di riduzione del rischio di calamità in queste regioni, in modo
coerente e complementare con gli RPP. A ogni programma andrebbe aggiunta
una componente rafforzata sul reinsediamento, come segno della solidarietà
internazionale e strumento chiave per ottenere un accesso organizzato a
soluzioni sostenibili nell'ambito dell'UE. Per molti dei rifugiati più vulnerabili, il
reinsediamento rimane l'unica soluzione attuabile e sostenibile. L'UE ha
pertanto elaborato un "programma comune di reinsediamento UE" allo
scopo di aumentare il reinsediamento in Europa e, al contempo, di
utilizzarlo in modo più strategico. Si dovrebbero offrire, da un lato, posti di
reinsediamento più numerosi nell'UE, dall'altro, garanzie procedurali per il
trattamento di un maggior numero di casi di reinsediamento nei paesi di primo
asilo. Ciò richiede un aumento dei finanziamenti, l'identificazione delle
procedure necessarie e il miglioramento delle capacità logistiche e tecniche. Raccomandazioni Nell'ambito
del terzo pilastro, l'approccio globale dovrebbe seguire le seguenti priorità: programmi di
protezione regionali destinati a rafforzare la
capacità di protezione e i sistemi di asilo di paesi e regioni partner; sostegno dell'EASO
per il rafforzamento delle capacità di asilo nei paesi terzi, anche sotto forma
di aiuti ad attività di reinsediamento; aumento del reinsediamento
nell'UE, in cooperazione con i partner; maggiore impegno
per risolvere le situazioni di prolungata presenza di rifugiati, anche
con un'assistenza mirata a favore degli sfollati. Quarto pilastro:
aumentare l'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo L'UE e la comunità internazionale hanno
compiuto grandi passi avanti per la promozione degli effetti benefici della
migrazione sullo sviluppo. Molti sono stati i progressi realizzati
nell'agevolare l'incidenza positiva delle rimesse e le iniziative volontarie
della diaspora. Tuttavia è opportuno affrontare insieme anche gli inconvenienti,
quali la fuga dei cervelli, i costi sociali e la dipendenza dai mercati del
lavoro stranieri, nell'ambito dei partenariati. Le procedure necessarie per
accedere alle scarse opportunità di migrazione legale sono spesso poco
trasparenti e troppo burocratiche. Di conseguenza, molti migranti si rivolgono
a intermediari informali, spesso legati alla criminalità organizzata, e sono
quindi maggiormente esposti a pericoli, abusi e sfruttamenti, rischiando
oltretutto di ridurre i loro potenziali risparmi. La migrazione interregionale e
intraregionale nelle regioni in via di sviluppo supera di gran lunga la
migrazione diretta nell'UE. Questa forma di migrazione "Sud-Sud"
spesso offre ai migranti vantaggi in termini di migliori opportunità lavorative
e salari più alti di quelli disponibili nel paese di origine. Anche in questo
caso, molti migranti sono vittime di sfruttamento, abuso e frode. I
responsabili dell'assunzione, gli intermediari, i datori di lavoro o la
criminalità organizzata possono approfittare dei migranti inconsapevoli. È
quindi di fondamentale importanza offrire informazioni e sostegno per
proteggere i diritti dei migranti. L'UE può aiutarli a spostarsi in maniera
ordinata e a riportare in patria le risorse e le competenze di cui i paesi di
origine hanno spesso disperato bisogno[21]. Molto è stato realizzato dall'UE e dai paesi
partner per rendere più economici, trasparenti, competitivi e affidabili i
servizi di trasferimento delle rimesse. Le relazioni biennali sulla
coerenza delle politiche per lo sviluppo hanno favorito lo sviluppo di un
approccio esteso a tutta l'amministrazione all'interno dell'UE. È stato
favorito l'impegno delle associazioni delle diaspore per lo sviluppo dei
paesi di origine, da ultimo sostenendo l'istituzione di una piattaforma europea
delle diaspore. Un maggiore coinvolgimento delle diaspore e dei gruppi di
migranti può contribuire anche a raggiungere l'obiettivo, previsto dal
rinnovato approccio globale, di occuparsi più sistematicamente dei diritti
e dell'emancipazione dei migranti. Sono stati intensificati gli sforzi per
attenuare la fuga dei cervelli sostenendo il codice di condotta dell'OMS
sulla selezione internazionale del personale sanitario. L'UE dovrebbe
incoraggiare gli Stati membri ad agevolare la migrazione circolare del
personale sanitario, in modo che questo possa acquisire competenze e conoscenze
a vantaggio sia dei paesi di origine, sia di quelli di destinazione. La
direttiva sulla carta blu UE permette agli Stati membri di respingere le
domande per garantire il rispetto dei principi etici nelle assunzioni e
autorizza la Commissione a sorvegliare l'applicazione della direttiva stessa al
fine di attenuare la fuga dei cervelli. L'UE dovrebbe sostenere di più il potenziamento
delle capacità dei paesi partner, rafforzando il coordinamento e la
coerenza tra le politiche nazionali di migrazione e sviluppo e i collegamenti
con la creazione di occupazione e le politiche in materia di istruzione, sanità
e alloggio. Il dibattito talvolta troppo ottimistico sul potenziale di successo
della migrazione va bilanciato prendendo più sul serio gli svantaggi del
fenomeno, in particolare i suoi costi sociali e i rischi che le famiglie
diventino dipendenti dalle entrate provenienti dalle rimesse. I governi dei
paesi partner potrebbero ricevere assistenza dall'UE per istituire quadri
nazionali per il trasferimento e la portabilità delle pensioni dall'estero, nel
debito rispetto delle competenze degli Stati membri in questo settore. Per integrare efficacemente la
questione della migrazione nella riflessione sullo sviluppo occorre
inserire la migrazione nell'intera gamma delle politiche settoriali (in materia
di agricoltura, sanità, istruzione ecc.). Parallelamente, occorre promuovere
iniziative mirate nel settore della migrazione. Bisogna aumentare la
consapevolezza spesso ancora limitata, tra gli operatori del settore,
dell'importanza delle questioni migratorie per lo sviluppo, sia nell'UE che nei
paesi partner. A questo riguardo è essenziale che l'approccio globale tenga
conto delle sfide connesse alla migrazione intraregionale, in modo da
identificare adeguatamente e promuovere il ruolo potenzialmente benefico della
migrazione nella cooperazione e nello sviluppo regionale. Anche i paesi partner
dovrebbero essere più sensibilizzati all'opportunità di destinare fondi per lo
sviluppo a iniziative in materia di migrazione nei programmi indicativi
nazionali che ne definiscono la cooperazione allo sviluppo con l'UE. Questo
legame dovrebbe essere ulteriormente approfondito nel quadro della politica di
sviluppo. La
coerenza politica può essere agevolata da profili migratori estesi, che
vengono usati sempre più spesso per produrre una base di dati fattuali migliore
e più sostenibile sul nesso tra migrazione e sviluppo. Tali profili uniscono
tutti i soggetti interessati in un processo specifico per ogni paese, volto a
identificare e colmare le carenze e le esigenze di dati sugli attuali modelli
di emigrazione, sulle tendenze del mercato del lavoro, sui quadri legislativi e
strategici, sui flussi di rimesse, sulle diaspore e altri dati attinenti allo
sviluppo. La titolarità del processo spetterebbe al paese partner e la
sostenibilità dovrebbe essere garantita mediante un adeguato potenziamento
delle capacità. Raccomandazioni Nell'ambito
del quarto pilastro, l'approccio globale dovrebbe seguire le seguenti priorità: promuovere il codice
di condotta dell'OMS sulla selezione internazionale del personale sanitario
e controllare l'applicazione della direttiva sulla carta blu UE per attenuare
la fuga dei cervelli; esaminare la
possibilità di istituire strumenti di investimento per le diaspore che
possano incanalare i contributi volontari di tali comunità e aggiungere risorse
dell'UE al fine di promuovere iniziative e investimenti mirati allo sviluppo in
alcuni paesi prioritari, ad esempio nel Mediterraneo meridionale; partenariati
privato-pubblico che impegnino imprenditori e PMI
di emigrati nel commercio, negli investimenti e nel trasferimento di
competenze tra gli Stati membri dell'UE e i paesi partner; valutare
l'utilità di organizzare un forum annuale sulle rimesse e formulare
raccomandazioni entro la fine del 2012 sulla base di uno studio sulla fattibilità
di un portale comune dell'UE sulle rimesse; aiutare i paesi
partner a identificare e sorvegliare responsabili di assunzioni in buona
fede al fine di rendere autonomi i migranti, specialmente per agevolare la
migrazione circolare.
Finanziamento
e monitoraggio
Per attuare con successo l'approccio globale è
necessario un finanziamento adeguato. Gli strumenti geografici e
tematici rimangono molto importanti per la cooperazione esterna e dovranno
essere usati in modo globale e coerente, basandosi sulle esperienze tratte, ad
esempio, dal programma tematico su migrazione e asilo (2007-2013). Le future
modalità di programmazione e assegnazione degli strumenti esterni dell'UE
dovrebbero continuare a contribuire agli obiettivi dell'approccio globale,
rispettando al contempo gli obiettivi generali e le regole di ciascuno
strumento. In aggiunta a tali strumenti esterni e in
linea con i principi di sussidiarietà e complementarità, anche i futuri
Fondi UE Asilo e migrazione e Sicurezza interna (specialmente per la
gestione delle frontiere) dovrebbero essere in grado di finanziare l'approccio
globale. Tali fondi avranno un rilievo particolare per le attività svolte
principalmente nell'interesse dell'UE ma attuate in un paese terzo. Saranno
pertanto destinati, per evitare duplicazioni, ad attività specifiche che
completano quelle finanziate da strumenti geografici o di altro tipo, in
funzione degli obiettivi di politica estera e/o di sviluppo. Gli Stati membri dovrebbero continuare
a contribuire direttamente al finanziamento dell'approccio globale, in
particolare applicando tale approccio nella cooperazione bilaterale, quando si
impegnano nei processi regionali e quando partecipano a partenariati per la
mobilità e ad agende comuni con paesi prioritari. Anche se l'approccio globale
è imperniato sulle relazioni tra l'UE e i governi dei paesi partner, il ruolo
della società civile ha la sua importanza per l'attuazione di iniziative
specifiche e dovrebbe essere rispecchiato dalle disposizioni finanziarie e
contrattuali. Infine, l'applicazione dell'approccio globale
dev'essere efficiente e includere un processo di monitoraggio. Ogni due anni, a
cominciare dal giugno 2013, si dovrebbe adottare una relazione
sull'approccio globale, basata sulle informazioni fornite dagli Stati
membri, dalle delegazioni dell'UE, dalle agenzie dell'UE e dai paesi partner e
presentata sotto la responsabilità della Commissione in associazione con il
SEAE. La relazione dovrà monitorare gli obiettivi
politici enunciati nella presente comunicazione ed esaminare tutti i principali
processi di dialogo e cooperazione dell'UE. Valuterà i progressi conseguiti
nell'ambito dei quattro pilastri e degli strumenti utilizzati, applicando un
metodo comparabile di valutazione che rifletta i cambiamenti intervenuti nel
corso del tempo. Giudicherà se e come gli obiettivi siano stati raggiunti e
formulerà raccomandazioni. Le informazioni sui progressi compiuti nel quadro
dei vari dialoghi, dei partenariati per la mobilità e dell'agenda comune
dovranno essere sistematicamente raccolte e divulgate, anche mediante un sito
web dedicato all'approccio globale (dotato di un'interfaccia pubblica e una
interna all'UE, che miri anche a sviluppare una rete di punti focali nell'UE).
A questo scopo si potrebbe istituire un progetto di supporto all'approccio
globale. Raccomandazioni 26.
L'approccio globale dovrebbe continuare a
essere sostenuto da una combinazione di strumenti finanziari che si
potenzino a vicenda, predisposti sia dall'UE che dagli Stati
membri. 27.
A livello dell'UE questi strumenti dovrebbero
comprendere gli strumenti geografici e tematici esterni, il futuro
Fondo Asilo e migrazione e il futuro Fondo Sicurezza interna. 28.
Per garantire la trasparenza e migliorare
l'attuazione, i risultati dell'approccio globale dovrebbero essere presentati
in una relazione biennale di avanzamento, e comunicati anche
tramite un sito web dedicato. Conclusioni L'Unione europea ha di fronte a sé una serie
di sfide e di opportunità nel settore della migrazione e della mobilità.
Per aumentare la prosperità deve diventare più competitiva, attirare talenti e
investimenti. Per gestire la mobilità in un ambiente sicuro, deve proseguire il
dialogo e la cooperazione prioritari con i paesi partner del vicinato e oltre.
Per offrire protezione internazionale a coloro che ne hanno bisogno e per aumentare
l'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo dei suoi partner,
deve svolgere un ruolo di guida nella governance globale. La Commissione confida nel fatto che le
proposte politiche e le misure operative formulate con la presente comunicazione
permetteranno all'Unione e ai suoi Stati membri di affrontare queste sfide. Sulla base del quadro politico e legislativo
globale in materia di migrazione e mobilità che ha presentato nelle
comunicazioni del 4 e del 24 maggio 2011, e forte di sei anni di esperienza
nell'applicazione del precedente approccio, la Commissione è convinta che sia
giunto il momento di cercare il modo di consolidare questo approccio
facendone il quadro generale della politica migratoria esterna dell'Unione.
Per conseguire questo obiettivo, l'approccio globale deve incorporarsi nel complesso
della politica estera dell'Unione e allinearsi meglio con le priorità
politiche interne dell'Unione stessa. Conformemente al trattato di Lisbona,
l'UE dovrà esprimersi in modo unanime, anche sulla sua politica esterna in
materia di migrazione. Per strutturare e facilitare questo processo,
l'UE deve definire un quadro strategico condiviso, che sia chiaro, coerente e
semplice da comunicare. Se vuole essere in grado di gestire meglio la migrazione
tanto al suo interno quanto a livello mondiale, l'UE deve intensificare il
dialogo e la cooperazione con i paesi partner. La Commissione ritiene che il nuovo approccio
globale dell'UE in materia di migrazione e mobilità rappresenti il quadro strategico
necessario per aggiungere valore all'azione dell'UE e degli Stati membri
in questo settore: l'approccio globale può infatti rispondere alle
preoccupazioni e alle aspirazioni dell'UE con maggiore efficacia ed efficienza
di quanto non possano i singoli Stati membri, oltre a fornire un valido
sostegno e un incentivo alle politiche bilaterali e nazionali degli Stati
membri in questo settore. La Commissione, il SEAE e gli Stati membri devono
collaborare strettamente per garantire un'azione coerente nell'ambito di
questo quadro comune dell'UE. ALLEGATO Conclusioni del documento di lavoro dei
servizi della Commissione su migrazione e sviluppo Aumentare gli effetti positivi della
migrazione sullo sviluppo dei paesi partner (sia di origine che di
destinazione), limitandone al contempo le conseguenze negative,
rimarrà una delle priorità dell'approccio globale. Si seguirà un'impostazione
incentrata sui migranti, senza sottovalutare la responsabilità dei paesi
partner nella formulazione di politiche adeguate. Per quanto riguarda il
tradizionale programma su migrazione e sviluppo, finora sono stati raggiunti
risultati notevoli ma restano alcuni problemi da affrontare. La migrazione è ormai parte integrante di una
serie di strategie di sviluppo nazionali e regionali. Vari paesi e
regioni partner hanno ricevuto sostegno per sviluppare e attuare le proprie
strategie in materia di migrazione, per raccogliere e analizzare dati sulle
migrazioni e per potenziare le capacità delle istituzioni competenti. L'UE
continuerà a sostenere questo impegno per gestire la migrazione in un quadro di
sviluppo coerente e in linea con le specificità e priorità locali. Le politiche di migrazione dell'UE e dei paesi
partner tengono sempre più conto degli obiettivi relativi allo sviluppo. Al contempo,
la dimensione della migrazione acquista un'importanza crescente nelle strategie
di sviluppo. L'UE continuerà a promuovere l'agenda relativa alla coerenza
delle politiche per lo sviluppo, al fine di identificare e affrontare
eventuali incoerenze nella normativa e nelle politiche dell'UE stessa e dei
suoi Stati membri, e di potenziare capacità e meccanismi in questo settore nei
paesi terzi. A livello internazionale, l'Unione è
generalmente riconosciuta come attore di primo piano per quanto riguarda l'agevolazione
di flussi di rimesse più economici e più sicuri in direzione dei paesi
in via di sviluppo, e l'aumento degli effetti di tali rimesse sullo sviluppo.
La Commissione europea ha varato uno studio che dovrebbe permetterle di
proporre nuove raccomandazioni e di valutare la pertinenza e la fattibilità di
un portale comune dell'UE sulle rimesse. Occorre inoltre impegnarsi di più nel
potenziamento delle capacità, per aiutare i paesi partner interessati a
elaborare quadri di regolamentazione e promuovere conoscenze finanziarie, nuove
tecnologie e accesso ai crediti, al fine di stimolare investimenti produttivi e
la creazione di posti di lavoro. Si potrebbe valutare l'idea di creare un forum
annuale (formale o informale) sulle rimesse. In ogni caso è necessario
aumentare gli scambi d'informazioni tra gli Stati membri dell'UE e la
Commissione europea sui progetti nel settore delle rimesse, per evitare
sovrapposizioni e individuare le migliori prassi. L'UE ha intensificato i suoi sforzi per
sostenere i gruppi delle diaspore in Europa e collaborare con loro al
fine di contribuire a progetti di sviluppo nei paesi di origine. Sostiene
inoltre iniziative analoghe dei paesi partner. L'Unione continuerà a lavorare
alla creazione di una base dati delle organizzazioni di diaspora nei vari Stati
membri, per coinvolgerle maggiormente nel dialogo strategico e diffondere
informazioni. Continuerà inoltre a investire per aumentare il suo contributo
allo sviluppo e cercherà di sfruttare meglio le conoscenze e le esperienze dei
partner, specialmente per sostenere imprenditori e PMI. Valuterà altresì come
contribuire di più a valorizzare le competenze e le conoscenze dei migranti nei
loro paesi di origine e l'opportunità di sostenere le iniziative volontarie e i
fondi delle diaspore in alcuni paesi partner. Sono stati realizzati progressi nella lotta
contro la fuga dei cervelli, specialmente nel settore sanitario, mentre
il sostegno alle politiche del mercato del lavoro e al lavoro dignitoso nei
paesi partner costituisce un'altra strategia cruciale per aiutarli ad attirare
e mantenere i lavoratori qualificati. L'UE continuerà ad analizzare esempi di
"recupero dei cervelli" e a valutare il modo per sviluppare le
esperienze riuscite e per combattere lo spreco dei cervelli. Un'opzione da
considerare è quella di affrontare, nei dialoghi politici sulla migrazione con
i paesi partner, la questione delle strategie per trattenere i lavoratori
qualificati . La mobilità circolare è stata
incoraggiata da una serie di misure legislative nazionali e dell'UE e da
progetti specifici. Occorre promuovere la portabilità dei diritti di
sicurezza sociale come incentivo fondamentale per la migrazione circolare
e, in generale, per la mobilità legale della forza lavoro. L'UE e i suoi Stati
membri dovrebbero continuare a istituire quadri giuridici che prevedano
permessi per ingressi multipli e autorizzino periodi di assenza dal paese di
soggiorno temporaneo, in modo da poter aumentare i vantaggi della migrazione
per i migranti, i paesi di origine e i paesi di destinazione. Al di là del programma tradizionale, l'UE si
sta impegnando per istituire un quadro più ampio che accompagni e protegga i
migranti lungo tutto il percorso migratorio, tenendo conto anche delle
conseguenze sociali della migrazione. In tale contesto vanno affrontate le
conseguenze dei flussi migratori nei paesi di origine, in particolare
aumentando le conoscenze dei problemi che colpiscono minori e famiglie
rimasti in patria alleviandoli, nonché tenendo conto dell'impatto sociale
potenzialmente negativo delle rimesse sulle famiglie e sulle comunità. L'UE
sostiene inoltre gli sforzi supplementari compiuti per rendere sostenibili i
rimpatri, ad esempio assicurando il sostentamento dei rimpatriati e il loro
reinserimento nel mercato del lavoro nazionale. Questo approccio è inteso a proteggere i diritti
umani di tutti i migranti in transito, concentrandosi sui seguenti
obiettivi: proteggere i migranti vulnerabili (minori non accompagnati,
richiedenti asilo, vittime della tratta, migranti rimasti bloccati ecc.) e le
specifiche esigenze delle donne; sostenere il potenziamento delle capacità
delle autorità di contrasto e i sistemi di riferimento; favorire la
prevenzione, la protezione e la repressione dei reati e delle violazioni dei
diritti umani a danno dei migranti, anche irregolari; garantire condizioni di
vita decorose ai migranti che si trovano nei centri di accoglienza dei paesi
terzi. Intensificare gli sforzi per migliorare l'integrazione
degli immigrati nei paesi di destinazione costituisce una componente cruciale
di questo approccio, che si appoggia alle reti delle diaspore e ai loro flussi
di scambi, competenze e investimenti. Occorre migliorare le conoscenze e
gli interventi in materia di integrazione sociale e adattamento delle politiche
sociali (specialmente nel settore sanitario e in quello dell'istruzione),
integrazione economica e della forza lavoro e lotta contro la xenofobia e
l’esclusione sociale. Sotto questo aspetto, le politiche di sviluppo dei paesi
terzi devono tenere maggiormente conto delle esigenze specifiche dei migranti
forzati. Per rendere più efficiente la cooperazione
operativa e per conseguire questi obiettivi, saranno realizzati sforzi per sostenere
le delegazioni dell'UE, anche tramite formazioni specifiche e scambi di
conoscenze ed esperienze su questioni migratorie, e per coordinare e mobilitare
meglio gli strumenti finanziari dell'UE disponibili, in particolare
intensificando gli scambi con gli Stati membri circa i loro progetti in materia
di migrazione e sviluppo. Le consultazioni condotte di recente dalla
Commissione confermano che la realtà e le sfide affrontate dai paesi partner
per quanto riguarda il nesso tra sviluppo e migrazione sono molto più vaste e
complesse del settore politico finora trattato. La migrazione ha un'incidenza notevole sullo
sviluppo dei paesi terzi. Numerosi governi hanno parzialmente basato il loro
modello di sviluppo economico sull'immigrazione o sull'emigrazione, senza tener
conto né dei costi o degli effetti economici e sociali, né dei contributi
previsti alla crescita e allo sviluppo sostenibile. Numerosi paesi terzi
contano su flussi migratori che sono essenziali per le loro economie, ma non
hanno quadri strategici strutturati e mirati. Manca spesso la consapevolezza
delle sinergie e delle interazioni tra la migrazione e altre politiche, quali
la politica nazionale di occupazione o gli accordi commerciali. Generalmente si
sottovaluta l'influenza di una serie di politiche pubbliche sui modelli
migratori. In caso di crisi o conflitti, le variazioni dei flussi sono
difficili da affrontare e potrebbero destabilizzare le economie e indebolire la
coesione sociale. La predominanza del settore informale in molti paesi in via
di sviluppo favorisce il lavoro irregolare, con tutti i problemi di sfruttamento,
tratta, traffico di migranti e le conseguenze sociali che ne derivano (ad
esempio il "dumping sociale"). È sempre più importante promuovere la governance
della migrazione dal punto di vista dello sviluppo a tutti i livelli e
migliorare la comprensione del nesso tra sviluppo e migrazione, sia nelle
politiche nazionali di migrazione e asilo, sia in altri settori che possono
incidere sulla migrazione o essere da questa influenzati. La riflessione su
tali questioni dovrebbe svolgersi in linea con il programma di lavoro relativo
alla coerenza delle politiche per lo sviluppo, e rispondere alle esigenze
mutanti dei paesi partner. [1] Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (2009), Overcoming
barriers: Human mobility and development, relazione sullo sviluppo
umano; UNHCR (2011), Global Trends 2010. [2] COM (2011) 292/3. Comunicazione "Dialogo con i
paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la
sicurezza". [3] Conclusioni del Consiglio europeo del 23-24 giugno 2011. [4] Programma di Stoccolma: documento del Consiglio
n.17024/09, adottato dal Consiglio europeo dell'1-2 dicembre 2009, visionabile
su
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2010:115:0001:0038:it:PDF;
piano d'azione per l'attuazione del programma di Stoccolma, COM(2010)171
definitivo del 20 aprile 2010, visionabile su
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2010:0171:FIN:it:PDF. [5] Rete europea sulle migrazioni (2011), Key EU
Migratory Statistics; Eurostat (2011), Population and social conditions,
38/2011, 34/2011. [6] http://ec.europa.eu/home-affairs/news/consulting_public/consulting_0021_en.htm. [7] COM (2011) 292/3. [8] Si veda, ad esempio, la comunicazione della Commissione
europea "Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione
europea: un programma di cambiamento", COM(2011) 637 definitivo. [9] Consiglio dell'Unione europea, conclusioni del Consiglio
su frontiere, migrazione e asilo del 9 e 10 giugno 2011. [10] Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. [11] Ucraina, Bielorussia, Moldova, Georgia, Armenia e
Azerbaigian. [12] Partenariato tra l'UE e tutti i 53 Stati africani. [13] Processo che riguarda l'UE e 19 paesi a Est dell'UE
(Balcani occidentali, Europa orientale, Russia, Asia centrale, Caucaso
meridionale e Turchia). [14] Processo che riguarda l'UE e 27 paesi dell'Africa
occidentale, settentrionale e centrale. [15] Forum consultivo che riunisce più di 50 paesi e 10
organizzazioni internazionali, tra cui la Cina, il Bangladesh, il Pakistan,
l'Afghanistan, l'Iran, l'Iraq, la Siria, la Turchia e i paesi dell'Asia
centrale. [16] FRONTEX è l'agenzia europea per la gestione della
cooperazione operativa alle frontiere esterne; l’EASO è l'Ufficio europeo di
sostegno per l'asilo; l’ETF è la Fondazione europea per la formazione; TAIEX è
lo strumento per l’assistenza tecnica e lo scambio d’informazioni gestito dalla
Commissione europea; MIEUX (Migration EU Expertise) è un'iniziativa congiunta
CE-ICMPD diretta a potenziare la capacità di gestione della migrazione dei
paesi partner. [17] COM(2011) 455 definitivo. [18] I due esempi citati sono il progetto per il potenziamento
delle capacità di gestione della migrazione di rientro e della forza lavoro in
Moldova nell'ambito del partenariato per la mobilità con l'UE, e il centro
d'informazione e di gestione delle migrazioni in Mali. [19] Le agenzie competenti sono FRONTEX, EUROPOL, EUROJUST,
l'Accademia europea di polizia, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo,
l'Agenzia per i diritti fondamentali e l'Istituto europeo per l'uguaglianza di
genere. [20] Consiglio europeo: prima relazione sull'attuazione del
documento mirato all'azione sul rafforzamento della dimensione esterna dell'UE
nell'azione contro la tratta degli esseri umani. [21] Come sottolinea la comunicazione della Commissione
"Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un
programma di cambiamento" (COM(2011) 637), l'UE assiste i paesi in via di
sviluppo rafforzandone le strategie, la capacità e le iniziative nel contesto
della mobilità delle persone a livello sia regionale che globale. Sostiene i programmi
per un lavoro dignitoso e la protezione sociale e incoraggia politiche volte ad
agevolare la mobilità della forza lavoro a livello regionale, e intende
appoggiare iniziative mirate volte a sfruttare pienamente la relazione tra
migrazione, mobilità e occupazione.