11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/23


Parere del Comitato delle regioni sul tema «La complementarità degli interventi nazionali ed europei per la riduzione degli squilibri nello sviluppo economico e sociale»

2012/C 9/06

IL COMITATO DELLE REGIONI

auspica che si possano mettere a punto indicatori complementari al PIL, che illustrino meglio i progressi raggiunti nel ridurre le disparità esistenti fra le regioni dell'Unione europea e all'interno di queste;

ritiene necessario, laddove esistono differenti strutture attuative degli interventi nazionali ed europei, realizzare una maggiore cooperazione tra i vari livelli di governance coinvolti, al fine di evitare sovrapposizioni; e, a tal fine, ritiene utile intensificare il dialogo e la conseguente cooperazione tra detti livelli, onde assicurare una coerenza e una complementarità maggiori tra i diversi interventi;

ritiene pertanto che, in ossequio al principio di partenariato, il successo degli interventi nazionali ed europei non possa prescindere da una partecipazione degli organi decisionali locali e regionali competenti;

propugna un approccio che rafforzi l'efficacia della politica di coesione, grazie a un'impostazione maggiormente orientata ai risultati, e non è contrario al principio di introdurre condizionalità ex ante, ma sottolinea anche che tali condizionalità non devono essere tali da ritardare l'avvio dei programmi ed è contrario a legare la condizionalità al Patto di stabilità e crescita;

reputa che la verifica dell'addizionalità svolga un ruolo importante nell'assicurare che i fondi europei siano usati a effettivo complemento dei programmi di spesa nazionali, dando così all'azione dell'UE un autentico valore aggiunto;

appoggia la proposta di elaborare un Quadro strategico comune, reputa necessario che i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti possano divenire uno strumento per assicurare la complementarità tra interventi nazionali e dell'Unione europea, e ribadisce la necessità che tali contratti siano elaborati con la piena partecipazione degli enti regionali e locali.

Relatore

Francesco MUSOTTO (IT/AE), deputato dell'Assemblea regionale siciliana

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

sottolinea quanto disposto dall'articolo 174 TFUE (ex articolo 158 TCE), secondo il quale, per promuovere una crescita armoniosa dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare, l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite;

2.

evidenzia che un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna, e sottolinea la necessità di sostenere anche le altre regioni d'Europa, onde assicurarne e rafforzarne la competitività;

3.

pone l'accento sul ruolo cruciale svolto, in quanto motori della crescita, dalle zone e regioni urbane – nonché dalle capitali e dalle rispettive regioni – per il conseguimento degli obiettivi economici, ambientali e sociali della strategia Europa 2020. Misure di stabilizzazione sociale ed economica delle città e delle zone urbane svantaggiate, nel quadro di un approccio integrato e nel rispetto di margini di manovra appropriati per le regioni, dovrebbero poter essere adottate anche in futuro. Al riguardo occorre partire dal principio che la dimensione urbana è di per sé conforme alla strategia Europa 2020. Anche la cooperazione tra zone urbane e periurbane nel quadro di «aree funzionali» all'interno di uno stesso Stato membro dovrebbe essere resa più agevole, adottando le disposizioni all'uopo necessarie nei futuri regolamenti dei fondi strutturali;

4.

sostiene la proposta, avanzata dalla Commissione europea nella comunicazione Un bilancio per la strategia Europa 2020  (1), di introdurre una nuova categoria di regioni, quella delle «regioni in transizione». Inoltre, fa notare che le regioni il cui PIL pro capite ha superato, nel corso dell'attuale periodo di programmazione, il 75 % di quello medio dell'UE 27, dovrebbero avere la possibilità di impiegare risorse anche per investire in infrastrutture, il che consentirebbe loro di consolidare il valore aggiunto conseguito nel corso di tale periodo. Parimenti, l'Obiettivo «Efficienza energetica» dovrebbe coprire anche i modi di trasporto efficaci, tra cui il trasporto ferroviario e la relativa infrastruttura;

5.

rammenta che l'articolo 349 TFUE riconosce la specifica realtà delle regioni ultraperiferiche e giustifica la necessità sia di introdurre degli adattamenti nel diritto dell'UE al momento di applicarlo a queste regioni che di adottare, ove opportuno, misure specifiche, in particolare nel quadro della politica di coesione;

6.

condivide il principio enunciato dalla Commissione europea nella Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale (2), che vede anche per il futuro la coesione quale politica di sviluppo che interviene nell'intera Unione europea e, quindi, in tutte le sue regioni;

7.

ritiene pertanto che la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli territoriali, debba continuare a svolgere un ruolo essenziale nella promozione di uno sviluppo armonico del territorio dell'Unione europea nel suo complesso, favorendo il recupero delle regioni in relativo ritardo di sviluppo, dedicando ad esse la parte più rilevante delle risorse, e contribuendo, al contempo, a rilanciare e a qualificare la competitività di tutte le regioni.

Il ruolo della complementarità degli interventi nazionali ed europei nella riduzione degli squilibri in termini di crescita economica, sociale e territoriale

8.

sostiene che, soltanto attraverso l'integrazione, la sinergia e la complementarità degli interventi nazionali ed europei ispirati al valore della solidarietà concreta, possano colmarsi le disparità economiche, sociali e territoriali ancora presenti nel territorio dell'Unione europea;

9.

reputa, infatti, che questi principi possano risultare decisivi sotto molteplici aspetti e, in particolare, al fine di:

stimolare gli Stati membri a rafforzare la capacità istituzionale e amministrativa al loro interno,

evitare inefficaci sovrapposizioni tra i diversi interventi su uno stesso territorio,

conciliare gli obiettivi e le priorità di ciascun livello di governo,

migliorare la qualità degli interventi pubblici a tutti i livelli,

rafforzare l'efficacia della politica di coesione;

10.

è dell'avviso che la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli territoriali, sia lo strumento più efficace per il sostegno solidale alle regioni più svantaggiate e contribuisca, al contempo, a creare crescita e prosperità nell'insieme dell'UE. Rileva, infatti, che essa ha favorito la crescita del PIL europeo nel suo complesso, ha agevolato la costruzione di nuove infrastrutture, accrescendo l'accessibilità dei territori europei, ha migliorato la protezione dell'ambiente. Grazie agli investimenti in strategie occupazionali sostenibili e alla considerazione delle esigenze del mercato del lavoro, sono emerse figure professionali del tutto nuove, mentre, tra quelle preesistenti, alcune sono mutate ed altre, più tradizionali, scomparse. Creare posti di lavoro di qualità significa assicurare la gratificazione personale dei lavoratori, garantire una remunerazione adeguata al lavoro prestato, promuovere la salute nel luogo di lavoro e creare condizioni di lavoro più compatibili con la vita familiare. Questa migliore qualità della vita professionale, e la conseguente maggiore attrattiva dei posti di lavoro, hanno ripercussioni positive anche sulla relativa piazza economica, e possono così contribuire a sostenere la competitività delle regioni dell'Unione europea;

11.

evidenzia che, nonostante i significativi progressi realizzati in materia di riduzione dei divari di sviluppo, la recente crisi economica e finanziaria potrebbe rendere più evidenti gli squilibri tra le regioni europee e in seno alle regioni stesse. Sottolinea che questa situazione è ulteriormente esacerbata nei paesi che ricevono assistenza in base ai meccanismi EFSM e BoP, in cui le disparità regionali rappresentano, di fatto, una considerazione secondaria, dato che si tratta piuttosto di soddisfare condizioni e requisiti di carattere strettamente nazionale;

12.

attira l'attenzione sul fatto che le aree svantaggiate hanno minori capacità di mettere in campo risorse proprie rispetto a quelle più prospere e che ciò ne accentua la vulnerabilità agli shock esterni e rischia, in un periodo di crisi come quello attuale e di cui non si conosce la durata, di compromettere i progressi da loro realizzati. In queste aree, il finanziamento UE a complemento degli interventi nazionali è un elemento chiave per garantire una certa stabilità agli investimenti pubblici e, di conseguenza, una parte cruciale della ripresa economica;

13.

evidenzia che la politica europea di coesione, essendo caratterizzata da un' ampia vision che comprende lo sviluppo economico delle regioni in ritardo, il sostegno ai gruppi socialmente vulnerabili, la sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo e il rispetto delle specificità territoriali e culturali, orienta in questo senso anche gli interventi nazionali riconducibili agli stessi obiettivi di coesione;

14.

insiste, pertanto, sulla necessità che la nuova politica di coesione continui a disporre delle risorse necessarie per proseguire verso un reale riequilibrio economico e sociale tra le regioni d'Europa, rafforzando e completando le azioni condotte a livello nazionale, regionale e locale. Anche in futuro dovrebbe, quindi, essere prevista l'allocazione di una quota appropriata delle risorse di bilancio UE per finanziare opportune attività di sostegno ai territori dell'Unione europea in situazioni di relativo ritardo di sviluppo;

15.

sottolinea che la nuova politica di coesione dovrebbe tener conto della cooperazione transfrontaliera. Nelle regioni frontaliere degli Stati membri, occorre offrire forme di sostegno per lo sviluppo della cooperazione con i paesi vicini alla frontiera esterna dell'Unione, e in particolare tra paesi e regioni che presentano grandi differenze di sviluppo economico. Reputa inoltre che la creazione di spazi territoriali comuni nelle regioni frontaliere richieda un sostegno sistematico e selettivo a livello dell'UE sia per il rafforzamento della politica spaziale che per la realizzazione di progetti comuni di sviluppo;

16.

è cosciente dell'importanza del PIL pro capite a livello regionale per misurare la crescita economica, ma auspica che, in collaborazione con gli enti regionali e locali, possano mettersi a punto indicatori complementari, che stabiliscano la situazione di partenza delle diverse regioni e, in questo modo, illustrino meglio i progressi raggiunti nel ridurre le disparità esistenti fra le regioni dell'Unione europea e al loro interno (3) e rispecchino, quindi, più fedelmente il livello di sviluppo e i problemi specifici di coesione sociale e territoriale di ciascuna regione;

17.

sottolinea inoltre che il periodo di riferimento che si prevede verrà utilizzato per determinare l'ammissibilità di una regione ai fondi della nuova politica di coesione dell'UE dal 2014 in poi (probabilmente il PIL pro capite a livello regionale per il periodo 2007-2009) non rispecchierà completamente l'impatto della crisi economica e delle conseguenti misure di austerità sulle regioni in tutta Europa. Chiede che si compia ogni sforzo per utilizzare, al fine di allocare le risorse, dati sul PIL regionale e sul suo andamento atteso più aggiornati e meccanismi di revisione più progressivi durante il periodo di programmazione.

Una complementarità dipendente dal contesto istituzionale e amministrativo

18.

reputa necessario che tanto la politica di coesione che le politiche nazionali di sviluppo regionale possano godere di un ambiente istituzionale adeguato, di una pubblica amministrazione efficiente e di un partenariato efficace tra i diversi livelli di governance , volti a delineare strategie di sviluppo a medio e lungo termine coerenti e integrate e quadri programmatici pluriennali su cui fondarle;

19.

ritiene che, nel rispetto di ciascun ordinamento nazionale, la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli, possa stimolare gli Stati membri a rafforzare la capacità istituzionale e amministrativa necessaria a garantire un uso più efficiente ed efficace delle risorse finanziarie e, quindi, a massimizzare l'impatto degli investimenti volti alla riduzione delle disparità nella crescita;

20.

evidenzia che i diversi sistemi di attuazione della politica europea di coesione e delle politiche nazionali di sviluppo regionale dipendono dalle specificità di ogni Stato membro e sono condizionati dal contesto istituzionale e dalla ripartizione delle competenze e, più in particolare, dal grado di decentramento e dal livello di attuazione dei principi della governance multilivello, oltre che dall'esperienza regionale e locale in materia di sviluppo territoriale e dall'entità e dalla portata geografica dei programmi (4);

21.

ritiene necessario, laddove esistono differenti strutture attuative degli interventi nazionali ed europei, realizzare una maggiore cooperazione tra i vari livelli di governance coinvolti, al fine di evitare inefficaci sovrapposizioni. Considera, infatti, che una sinergia ottimale possa progressivamente raggiungersi tramite una programmazione integrata di tutti gli interventi di sviluppo realizzati su un territorio, ma anche attraverso momenti gestionali fortemente coordinati e, a tal fine, ritiene utile intensificare il dialogo e la conseguente cooperazione tra i vari livelli di governance, onde assicurare maggiore coerenza e complementarità tra i diversi interventi nazionali ed europei.

Verso uno sviluppo territoriale maggiormente integrato

22.

sostiene che, per avere un effetto maggiormente significativo sulla coesione così come sulla competitività dei territori, gli interventi volti alla riduzione degli squilibri economici, sociali e territoriali debbano fondarsi su azioni integrate, maggiormente orientate ai risultati e definite tenendo conto della dimensione territoriale dei problemi;

23.

sottolinea che la coesione territoriale, nuovo obiettivo politico sancito dal Trattato di Lisbona, è divenuta una priorità insieme alla coesione economica e sociale, e che, pertanto, la dimensione territoriale deve essere meglio integrata in tutte le politiche che hanno una chiara incidenza sui territori, anche attraverso valutazioni sistematiche del loro impatto territoriale. Reputa, a tal fine, utile l'introduzione di sistemi di monitoraggio che possano costantemente tracciare la distribuzione della spesa pubblica riconducibile agli obiettivi di coesione nei territori dell'UE;

24.

evidenzia che la partecipazione delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli nel processo di pianificazione strategica e di attuazione degli interventi volti alla riduzione degli squilibri nello sviluppo economico e sociale garantisce l'elaborazione di misure che traggono dai contesti territoriali l'ispirazione e le conoscenze necessarie per valorizzare le potenzialità dei territori, concentrare le risorse e massimizzare l'efficacia dell'azione pubblica;

25.

evidenzia che sfide quali la lotta al cambiamento climatico, l'approvvigionamento energetico, la globalizzazione, il rapporto tra aree urbane e rurali, il cambiamento demografico o i fenomeni migratori hanno un impatto territoriale fortemente differenziato e, pertanto, necessitano anche di soluzioni progettate e attuate a livello regionale e locale nel rispetto del principio di sussidiarietà;

26.

ritiene pertanto che, in ossequio al principio di partenariato, il successo degli interventi nazionali ed europei non possa prescindere da una partecipazione degli organi decisionali locali e regionali competenti secondo il diritto nazionale vigente né dalla capacità di coinvolgere le parti economiche e sociali nell'accompagnamento degli interventi, sia nella fase di pianificazione che nelle fasi di programmazione ed attuazione.

Un approccio che rafforzi l'efficacia della coesione

27.

riconosce la necessità di promuovere lo sviluppo dei territori europei in un quadro di rigore per le finanze pubbliche, che impone la ricerca della massima efficacia ed efficienza, sostenendo la proposta della Commissione europea di orientarsi maggiormente ai risultati, introducendo eventualmente, con la necessaria flessibilità, obiettivi chiari e quantificabili ed indicatori di risultato misurabili e coerenti con gli interventi programmati, per poter anche condurre, se del caso, una valutazione durante il periodo di programmazione;

28.

non è contrario al principio di introdurre condizionalità ex ante per l'utilizzo dei fondi strutturali, strettamente e direttamente legate al miglioramento dell'efficacia della politica di coesione dell'UE e in grado di incidere positivamente sulla fattibilità e l'operatività dei programmi e sull'integrazione degli interventi per lo sviluppo;

29.

sottolinea, tuttavia, che le suddette condizionalità non devono essere tali da ritardare l'avvio dei programmi legati ai fondi strutturali, riducendo fortemente anche i risultati attesi dall'impiego di risorse nazionali destinate a interventi complementari a quelli europei;

30.

si riserva di esprimersi in modo compiuto sul punto dopo che la Commissione europea avrà formulato la propria proposta in materia;

31.

non concorda, invece, con quanto proposto dalla Commissione europea in materia di condizionalità legate al Patto di stabilità e crescita, che rischierebbero di penalizzare gli enti regionali e locali, non responsabili del mancato rispetto di obblighi che incombono agli Stati membri (5), bloccandone o ritardandone il processo di sviluppo e compromettendo i risultati già raggiunti;

32.

prende atto che diversi fattori possono alterare l'impiego ottimale dei fondi europei nelle aree e nei settori di intervento più favorevoli alla crescita, determinando la riduzione del loro potenziale effetto su un territorio (6). In questo contesto, la verifica dell'addizionalità ha un ruolo importante nell'assicurare che tali fondi siano usati a effettivo complemento dei programmi di spesa nazionali, dando così all'azione dell'Unione europea un autentico valore aggiunto;

33.

sottolinea, quindi, l'opportunità di assicurarsi con maggiore efficacia del ruolo addizionale dei fondi strutturali, garantendo che gli interventi europei realizzino azioni aggiuntive e complementari non ordinariamente o non sufficientemente trattate dagli ordinamenti nazionali;

34.

ritiene che l'efficacia e l'efficienza della politica europea di coesione dipendano anche dalla semplificazione delle procedure, intesa a ridurre il più possibile gli oneri normativi e amministrativi per i beneficiari. Procedure più snelle costituiscono, infatti, premesse importanti per un impiego efficiente delle risorse. Invita, pertanto, la Commissione europea a raccomandare che in materia gli Stati membri, insieme con gli enti regionali e locali, esaminino e presentino proposte volte a migliorare l'allineamento delle regole dell'UE (principi, tempi e procedure) con quelle nazionali, dando priorità ai risultati e agli effetti ottenuti ed evitando, nel contempo, la creazione di condizioni difformi per l'uso delle risorse da parte dei diversi Stati membri.

Per una maggiore integrazione e complementarità degli interventi dopo il 2013

35.

riconosce l'importanza della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva ed accoglie con favore quanto contenuto nella comunicazione della Commissione europea Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020  (7), secondo cui la concretizzazione degli obiettivi fissati nella strategia dipenderà in larga misura da decisioni adottate a livello regionale e locale;

36.

ritiene che la politica di coesione possa dare un contributo importante alla strategia Europa 2020, ma che non debba essere assorbita all'interno di questa, e insiste sul suo ruolo di sostegno a uno sviluppo armonioso dell'Unione europea attraverso la riduzione degli squilibri economici e sociali tra i territori europei, come stabilito dall'art. 174 TFUE. I due processi di attuazione dovrebbero, pertanto, rimanere anche in futuro indipendenti, rispondendo ciascuno a finalità specifiche e non totalmente sovrapponibili, pur interagendo in un quadro di integrazione e complementarità;

37.

appoggia la proposta, contenuta nella Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, di elaborare un Quadro strategico comune in cui rientrerebbero, pur se ciascuno con i propri mezzi e le proprie regole specifiche, i fondi a finalità strutturale e gli altri fondi europei di sviluppo territoriale, ossia il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per la pesca (FEP). Ritiene positivo, infatti, che i fondi europei al servizio delle politiche strutturali siano integrati nell'ambito di uno stesso quadro strategico di sviluppo che dovrebbe permetterne un migliore coordinamento;

38.

ritiene necessario che, nel contesto della discussione in corso sui futuri regolamenti sui fondi strutturali, i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti, basandosi sul Quadro strategico comune, possano divenire uno strumento per rendere effettivamente complementari gli interventi nazionali e dell'UE con gli stessi obiettivi di riduzione degli squilibri economici, sociali e territoriali, stabilendo le priorità di investimento, l'allocazione delle risorse nazionali ed europee, le condizioni concordate e gli obiettivi da raggiungere;

39.

ribadisce, tuttavia, la necessità che, conformemente ai principi della governance multilivello, tali contratti siano elaborati e sviluppati con la piena partecipazione degli enti regionali e locali, ossia con le istituzioni responsabili dell'attuazione e della gestione degli interventi sul territorio, e non semplicemente tra gli Stati membri e la Commissione europea, al fine di coordinare più efficacemente e sincronizzare le diverse agende politiche e rafforzare la governance strategica e non soltanto operativa;

40.

ritiene che i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti, rispondendo alle situazioni concrete esistenti nei singoli Stati membri, possano tradurre in modo appropriato i patti territoriali, che il Comitato delle regioni promuove con riferimento ai programmi nazionali di riforma;

41.

sostiene che le politiche nazionali di sviluppo regionale e la politica europea di coesione così coordinate rifletterebbero in concreto il principio di concentrazione degli interventi, massimizzando le sinergie dei diversi strumenti che operano nello stesso territorio e tenendo conto delle interdipendenze esistenti. Si potrebbe così garantire un maggiore coordinamento non soltanto tra i campi di applicazione del FESR, del FSE, del Fondo di coesione, del FEASR e del FEP, ma anche con gli interventi nazionali che perseguono gli stessi obiettivi di sviluppo;

42.

ritiene, inoltre, di importanza strategica non considerare le politiche nazionali di sviluppo regionale e la politica europea di coesione isolatamente dalle politiche settoriali, reputando indispensabile trovare una coerenza, un'articolazione e una sinergia maggiori tra i relativi interventi. In molti settori, infatti, le politiche pubbliche tendono ad avere effetti interdipendenti e possono avere un impatto complessivo maggiore se implementate in modo ben coordinato (8);

43.

sostiene che, in questo modo, si favorirebbe il concreto allineamento dei programmi ad obiettivi definiti, concentrandosi sugli strumenti politici efficaci e le risorse finanziarie esistenti per il raggiungimento di tali traguardi e stabilendo priorità in materia di settori d'intervento, di investimento e di disponibilità delle risorse dell'UE - priorità definite in base a un'analisi delle risorse delle singole regioni. Così facendo, si potrebbe sia sfruttare in modo ottimale il potenziale di ciascuna regione che conoscerne le rispettive, specifiche priorità.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un bilancio per la strategia Europa 2020 (COM(2011) 500 definitivo/2).

(2)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione (COM(2010) 642 definitivo).

(3)  Conclusioni del seminario organizzato dalla regione Umbria e dalla commissione Politica di coesione territoriale (COTER) del Comitato delle regioni e svoltosi a Perugia il 29 aprile 2011 sul tema Nuovi indicatori: misurare i progressi della politica di coesione.

(4)  Managing Structural Funds – Institutionalising Good practice («Gestire i fondi strutturali: istituzionalizzare le buone pratiche»), studio realizzato da Rona MICHIE e John BACHTLER, dell'European Policies Research Centre (Centro di ricerche sulle politiche europee) dell'Università dello Strathclyde, Glasgow (Regno Unito), 1996.

(5)  Cfr. il parere del CdR in merito alla Quinta relazione sulla coesione – CdR 369/2010 fin (relatore: Michel DELEBARRE, FR/PSE).

(6)  Chiara DEL BO, Massimo FLORIO, Emanuela SIRTORI e Silvia VIGNETTI, Additionality and regional development: are EU structural funds complements or substitutes of National public finance? («Addizionalità e sviluppo regionale: i fondi strutturali UE, complementi o sostituti dei finanziamenti pubblici nazionali?»), CSIL - Centre for Industrial Studies), Milano, 2009. Working paper elaborato su richiesta della DG Politica regionale della Commissione europea.

(7)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020 (COM(2011) 17 definitivo).

(8)  Complementarity or conflict? The (in)coherence of Cohesion Policy («Complementarità o conflitto? (In)coerenza della politica di coesione»), studio realizzato da Laura POLVERARI e Rona MICHIE, dell'European Policies Research Centre (Centro di ricerche sulle politiche europee) dell'Università dello Strathclyde, Glasgow (Regno Unito), 2011.