22.12.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 349/63


Mercoledì 10 marzo 2010
Attuazione della Strategia europea di sicurezza e politica di sicurezza e difesa comune

P7_TA(2010)0061

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 sull'attuazione della strategia europea di sicurezza e la politica di sicurezza e di difesa comune (2009/2198(INI))

2010/C 349 E/13

Il Parlamento europeo,

visti il titolo V del trattato sull’Unione europea, l'articolo 346 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e i protocolli 10 e 11,

vista la strategia di sicurezza europea (SES) dal titolo «Un'Europa sicura in un mondo migliore», approvata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

vista la relazione sull’attuazione della SES «Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione», approvata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2008,

viste le relazioni della Presidenza del Consiglio dell’UE sulla politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) del 9 dicembre 2008 e del 16 giugno 2009,

viste le conclusioni PESD e la dichiarazione: Dieci anni di PESD – Sfide e opportunità, adottate dal Consiglio il 17 novembre 2009,

viste le sue precedenti risoluzioni sull’argomento, in particolare quella del 14 aprile 2005 sulla strategia europea di sicurezza (1), quella del 16 novembre 2006 sull’attuazione della strategia europea in materia di sicurezza nell’ambito della PESD (2), quella del 5 giugno 2008 sull’attuazione della strategia europea in materia di sicurezza e la PESD (3), e quella del 19 febbraio 2009 sulla strategia europea in materia di sicurezza e la PESD (4),

vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sul ruolo della NATO nell'architettura di sicurezza dell'UE (5),

vista la sua risoluzione del 26 novembre 2009 su una soluzione politica al problema della pirateria al largo della Somalia (6),

visto lo scambio di lettere tra l'Unione europea e i governi del Kenya e della Repubblica delle Seychelles, relativo al trasferimento in tali paesi delle persone sospettate di aver commesso atti di pirateria o rapine a mano armata arrestate nella zona di operazione dall'EUNAVFOR,

vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2009 sugli aspetti istituzionali dell’attuazione del servizio europeo per l’azione esterna (7),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0026/2010),

Strategia europea in materia di sicurezza e approccio globale

1.

ricorda che la strategia europea di sicurezza (SES) e la sua relazione sull’attuazione evidenziano le minacce e le sfide più significative che incombono sull’Unione europea:

proliferazione delle armi di distruzione di massa,

terrorismo e criminalità organizzata,

conflitti regionali,

fallimento dello Stato,

pirateria marittima,

armi leggere e di piccolo calibro, munizioni a grappolo e mine terrestri,

sicurezza energetica,

conseguenze del cambiamento climatico e calamità naturali,

cybersicurezza,

povertà;

2.

sottolinea che tramite la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) l’Unione agisce per affrontare le sfide e le minacce evidenziate nella SES, contribuendo in tal modo a migliorare la sicurezza dei cittadini europei;

3.

osserva che l'Unione deve sviluppare la propria autonomia strategica mediante una politica estera, di sicurezza e di difesa forte ed efficace, in modo da preservare la pace, prevenire i conflitti, rafforzare la sicurezza internazionale, garantire la sicurezza dei cittadini europei e dei cittadini interessati dalle missioni della PSDC, difendere i propri interessi sulla scena mondiale e far rispettare i propri valori fondamentali, contribuendo al contempo ad attuare un multilateralismo efficace a sostegno del diritto internazionale e a rafforzare il rispetto dei diritti dell'uomo e dei valori democratici in tutto il mondo, in conformità degli obiettivi di cui all'articolo 21, paragrafo 2, lettera e) del TUE, degli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, dei principi dell'Atto finale di Helsinki e degli obiettivi della Carta di Parigi, inclusi quelli relativi alle frontiere esterne;

4.

sottolinea che la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo spetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ribadisce la necessità di una riforma dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, al fine di consentirle di svolgere meglio le sue funzioni e di fornire soluzioni efficaci alle sfide e alle minacce globali;

5.

riconosce che l’Unione deve necessariamente perseguire tali obiettivi rafforzando la propria capacità istituzionale di rispondere a tali sfide e attraverso la cooperazione multilaterale con le organizzazioni internazionali e in seno ad esse, in particolare le Nazioni Unite, e regionali, soprattutto l'OSCE e l'Unione africana, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite;

6.

ribadisce il suo sostegno allo sviluppo di un approccio globale e proattivo dell’Unione per rispondere a dette minacce e sfide, vale a dire una sinergia dei diversi strumenti d’azione sia civili che militari di cui dispongono l’Unione e i suoi Stati membri: la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, l'assistenza finanziaria e la cooperazione allo sviluppo, le politiche sociali e ambientali, gli strumenti diplomatici e di politica commerciale e l'allargamento; sottolinea che tale coordinamento degli strumenti civili e militari conferisce un reale plusvalore alla politica di gestione delle crisi dell'Unione;

7.

invita gli Stati membri, in tale contesto, a coordinare in maniera più efficace le proprie strategie e i propri strumenti nazionali con quelli dell’Unione, al fine di garantire coerenza ed efficacia e avere maggiore impatto e maggiore visibilità sul territorio;

8.

sostiene, per quanto riguarda la lotta al terrorismo, il mantenimento dell'agenda indicata nella strategia antiterrorismo e nella strategia dell'UE contro la radicalizzazione e il reclutamento, in particolare relativamente all'uso di Internet per fini terroristici e di radicalizzazione; propone di stimolare il dibattito sulla protezione e la promozione dei diritti umani, concentrandosi in particolare sulle vittime;

9.

plaude agli sforzi degli Stati membri di contrastare le minacce in campo informatico; invita il Consiglio e la Commissione a presentare un'analisi delle sfide di natura informatica e a proporre misure per una risposta efficiente e coordinata a tali minacce, basate sulle migliori prassi, che si traducano, in futuro, in una strategia europea per la sicurezza informatica;

10.

riconosce che la sicurezza energetica è essenziale per il funzionamento degli Stati membri dell'UE e incoraggia pertanto questi ultimi a cooperare strettamente su tale aspetto della politica di sicurezza;

11.

ribadisce la sua raccomandazione per una revisione regolare della SES ogni cinque anni, in concomitanza con l'inizio della nuova legislatura e dopo aver debitamente consultato il Parlamento europeo;

12.

rileva che un «Libro bianco», che consente di dare origine a un ampio dibattito pubblico, permetterebbe di rafforzare la visibilità della PSDC e la cooperazione in materia di sicurezza e di difesa, definendo più precisamente gli obiettivi e gli interessi in materia di sicurezza e di difesa dell’Unione in relazione agli strumenti e alle risorse disponibili, e di conseguenza potrebbe rendere più efficace e più concreta l’attuazione della SES nonché la pianificazione e la condotta delle operazioni di gestione delle crisi dell’Unione;

Trattato di Lisbona e strutture della politica di sicurezza e di difesa comune

13.

invita il Consiglio ad avviare nel 2010 un dibattito sostanziale con il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali sull’attuazione delle nuove disposizioni del trattato di Lisbona sulla PSDC, in particolare:

a)

la clausola di assistenza reciproca in caso di aggressione armata sul territorio di uno Stato membro,

b)

la clausola di solidarietà in caso di attacco terroristico o di catastrofe, naturale o di origine umana,

c)

il ruolo dell'Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, sostenuto dall’attuazione di un servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) comprendente, in modo completo, le strutture di prevenzione dei conflitti, di gestione delle crisi civili e militari e di sviluppo della pace,

d)

l’estensione delle missioni affidate alla PSDC,

e)

la cooperazione strutturata permanente per gli Stati membri che soddisfano i criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno assunto degli impegni maggiormente vincolanti in materia in vista di missioni molto più esigenti, nonché la cooperazione rafforzata,

f)

la creazione di un fondo di avvio per le attività preparatorie delle operazioni;

14.

invita i paesi dell’Unione europea membri dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO) a porre termine al trattato di Bruxelles modificato del 1954, compresa l'Assemblea parlamentare dell'UEO, vista l’introduzione di una clausola di mutua assistenza ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 7, del trattato di Lisbona;

15.

invita il Consiglio, vista l’introduzione di una clausola di solidarietà nel nuovo trattato, a riaprire il dibattito sulla costituzione di una forza europea di protezione civile, sulla base in particolare della relazione Barnier del maggio 2006, mettendo in comune gli strumenti degli Stati membri per offrire una risposta collettiva ed efficace in caso di catastrofi naturali o di origine umana; ritiene che la PSDC militare debba permettere anche di far fronte ai rischi civili;

16.

sottolinea, in considerazione dei progressi consentiti dal trattato di Lisbona nell’ambito della PSDC, la legittimità e l’utilità di istituire un Consiglio della difesa nel quadro del Consiglio degli affari esteri, composto dai ministri della difesa, sotto la presidenza dell'Alto rappresentante/Vicepresidente, con un ruolo particolare nel rafforzare la cooperazione e nell'armonizzare e integrare le capacità militari;

17.

ritiene che l'Alto rappresentante/Vicepresidente debba agire quanto prima per rafforzare la coerenza delle diverse politiche esterne dell’Unione e che tale coerenza debba riflettersi concretamente tramite rappresentanti speciali/capi delegazione sotto l'autorità dell'UE in grado di dimostrare la necessaria autorità nei confronti delle parti interessate e della comunità internazionale;

18.

sostiene la necessità di costituire una direzione di gestione delle crisi e di pianificazione civile e militare (Crisis Management and Planning Directorate – CMPD) che sia responsabile della gestione delle crisi e della pianificazione strategica delle operazioni civili e militari dell’Unione e che partecipi allo sviluppo della PSDC, in particolare per quanto concerne le capacità civili e militari; deplora tuttavia i gravi ritardi registrati nella concretizzazione di questa nuova struttura; chiede che sia istaurato un maggiore coordinamento all'interno del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) tra la direzione di gestione delle crisi e di pianificazione militare e civile (CMPD) e le altre strutture della PSDC, da un lato, e la piattaforma di crisi e gli altri pertinenti servizi della Commissione, dall'altro, che dovrebbero essere annessi al SEAE, al fine di creare una capacità coordinata di pianificazione strategica per definire un approccio europeo globale;

19.

invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a superare lo squilibrio fra capacità di pianificazione civili e militari e a garantire che le missioni della PESD siano dotate di competenze adeguate e sufficienti, fra l'altro, in materia di giustizia, amministrazione civile, doganale e mediazione;

20.

reitera la richiesta di creare un centro operativo permanente dell’Unione, posto sotto l’autorità dell'Alto rappresentante/Vicepresidente e incaricato della pianificazione operativa e della condotta delle operazioni militari; chiede che tale centro operativo sia inquadrato nell’ambito del SEAE; sottolinea che la divisione dell’attuale sistema in sette stati maggiori comporta una perdita di efficacia e di reattività nonché costi elevati e che è necessario un interlocutore permanente sulle questioni militari per il coordinamento civile e militare in loco; ritiene che il centro operativo permanente potrebbe pertanto essere classificato come una forma di capacità militare di pianificazione e di condotta e potrebbe avere la medesima localizzazione della CPCC, per consentire il dispiego delle sinergie indispensabili a un efficace coordinamento civile e militare; ribadisce che il centro operativo dell'Unione faciliterebbe la cooperazione con la NATO, senza compromettere l'autonomia decisionale delle due organizzazioni;

21.

insiste sulla necessità di mettere a punto con urgenza la cooperazione strutturata permanente, sulla base di criteri il più inclusivi possibile, la qual cosa dovrebbe consentire un maggiore impegno degli Stati membri in seno alla PSDC;

22.

sottolinea che i progressi e lo sviluppo della PSDC devono rispettare appieno e non pregiudicare la neutralità e il non allineamento di alcuni Stati membri dell'UE;

23.

insiste sull’importanza di queste riforme per raggiungere l'ambizioso livello fissato per la PSDC, ribadito nel dicembre 2008 e approvato dal Consiglio europeo, nonché per aumentare l’efficacia e il plusvalore della PSDC in un contesto in cui tale strumento risulta sempre più sollecitato;

Operazioni militari e missioni civili

24.

si compiace dell’acquis della PESD/PSDC in occasione del suo decimo anniversario e ricorda che l’Unione lancia delle operazioni civili e militari nel quadro della PSDC per rispondere alle minacce che gravano sulla sicurezza internazionale e europea; prende atto che la maggioranza di tali missioni si sono svolte nel settore della gestione delle crisi civili; rende omaggio ai 70 000 membri del personale che hanno partecipato e partecipano alle 23 missioni e operazioni della PESD (in corso e concluse); rende omaggio a Javier Solana, il precedente Segretario generale del Consiglio e Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, per l'impegno a favore dello sviluppo della PESD; invita di nuovo gli Stati membri a procedere alla definizione dei criteri per l'invio di missioni PESD e a valutare la questione delle «clausole restrittive» nazionali;

Somalia – Corno d'Africa

25.

si compiace per il contributo positivo dell’operazione navale dell’Unione europea in Somalia (EUNAVFOR Somalia – operazione Atalanta) nella lotta contro la pirateria nel golfo di Aden e al largo delle coste della Somalia, impegnata in particolare a garantire che gli aiuti umanitari raggiungano tutti coloro che ne hanno bisogno in tale paese; sottolinea che l'operazione Atalanta si è imposta come un attore centrale nella lotta contro la pirateria, in particolare attraverso il Centro di sicurezza marittima (Corno d’Africa); plaude alla decisione del Consiglio di prolungare la missione di un altro anno fino al dicembre 2010 e prende atto dell'estensione del mandato di tale operazione, che risponde a un interesse diretto di sicurezza dell’Unione (sicurezza dei cittadini e degli approvvigionamenti, protezione delle navi vulnerabili) e a un’emergenza umanitaria e operativa (scortando le navi utilizzate dal Programma alimentare mondiale per fornire alimenti destinati alla popolazione somala e le navi che consegnano il supporto logistico per la missione di osservazione militare dell’Unione africana in Somalia (AMISOM)); loda nel contempo il suo contributo al rafforzamento della cooperazione navale in Europa e l'ulteriore sviluppo della dimensione navale della PSDC; si compiace altresì per la partecipazione di paesi terzi (Norvegia, Croazia e Montenegro) all’operazione e l’eccellente cooperazione con le altre forze navali presenti nella regione, in particolare nel quadro dei processi SHADE (Shared Awareness and Deconfliction); deplora, tuttavia, i perduranti problemi nel promuovere l'azione penale contro le persone sospettate di atti di pirateria e di rapine a mano armata e catturate nella zona dell'operazione, in quanto ciò compromette la credibilità degli sforzi internazionali contro la pirateria;

26.

insiste sulla necessità di prendere in esame le cause del fenomeno della pirateria, generate dall’instabilità e dalla povertà che dominano in Somalia, e ritiene pertanto che l’Unione debba impegnarsi a sostegno del governo federale di transizione (GFT) in azioni intese a ripristinare la sicurezza, la stabilità politica e lo Stato di diritto e a promuovere lo sviluppo sostenibile, in partenariato con l'Unione africana e le Nazioni Unite, e sviluppare una strategia congiunta allo scopo di avviare un processo di pace regionale;

27.

chiede che l'approccio dell'UE alla Somalia tenga presente che solo una strategia di consolidamento dello Stato di ampia portata e a lungo termine, che vada al di là della costituzione delle forze di sicurezza del GFT, contribuirà alla pace e alla sicurezza nel paese in modo sostenibile; invita pertanto il Consiglio e la Commissione a proporre una «strategia dell'UE per la Somalia» che sia ambiziosa, congiunta e di ampio respiro;

28.

sottolinea in particolare l’impellente necessità di agire per consentire al GFT di conservare il proprio mandato e di estendere il controllo sul territorio somalo; plaude, a tal fine, alla decisione del Consiglio del 25 gennaio 2010 di istituire una missione militare della PSDC (missione UE di addestramento, EUTM Somalia) per contribuire all'addestramento delle forze di sicurezza somale in Uganda, in stretto coordinamento con i partner dell'UE, ivi compresi il GFT, l'Uganda, l'Unione africana, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti; esorta l'Alto rappresentante a informare e consultare il Parlamento europeo di conseguenza;

29.

sottolinea altresì l’importanza di rafforzare le capacità di sorveglianza marittima nella regione, in particolare attraverso la formazione e la messa in rete dei guardiacoste dei paesi della regione e ritiene che l’Unione debba partecipare a tale impegno sostenendo il codice di condotta di Gibuti e il suo piano di attuazione sviluppato dall’Organizzazione marittima internazionale, come concordato dagli Stati della regione (compresa la creazione di un centro di scambio di informazioni in Yemen e di un centro di addestramento del personale navigante a Gibuti);

30.

ricorda, per quanto riguarda la situazione nello Yemen, la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 ed esorta la Commissione e il Consiglio, congiuntamente con i partner internazionali, compresi i paesi confinanti con lo Yemen, ad assistere il governo con un approccio globale che includa la riforma del settore della sicurezza, l'antiterrorismo, il dialogo politico, l'assistenza umanitaria ed economica e l'istruzione;

Afghanistan e Pakistan

31.

ribadisce la necessità di stabilizzare la situazione politica e di sicurezza in Afghanistan e in Pakistan per contenere le minacce globali che gravano direttamente sulla sicurezza dei cittadini europei (terrorismo, traffico di droga, proliferazione delle armi di distruzione di massa) e, a tal fine, accoglie con soddisfazione il piano d’azione dell’Unione per l’Afghanistan e il Pakistan, approvato il 27 ottobre 2009 dal Consiglio; reitera la necessità di un approccio globale nel trattare tali questioni, in modo da impostare una più stretta correlazione tra sicurezza e sviluppo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, nonché gli aspetti di genere; invita, pertanto, il Consiglio e la Commissione a adottare iniziative più concrete in tale direzione, anche aumentando il contributo dell’Unione e garantendo una maggiore integrazione delle azioni dell’Unione con quelle dei suoi Stati membri e della comunità internazionale;

32.

ritiene che il rafforzamento delle capacità istituzionali e amministrative dello Stato afgano, in particolare il sistema giudiziario e le forze addette al mantenimento dell'ordine pubblico diverse dalla polizia, debba costituire una priorità nell’attuazione di una nuova strategia europea;

33.

esorta il Consiglio e la Commissione ad accrescere sostanzialmente le risorse per la partecipazione civile in Afghanistan ai fini della credibilità e della visibilità della priorità civile dell'Unione europea agli occhi sia dei cittadini afgani sia dei partner internazionali; evidenzia l’importanza di costituire una polizia civile efficace e affidabile per la costituzione di uno Stato di diritto in Afghanistan e si compiace dell’attività della missione EUPOL Afghanistan; chiede al Consiglio di colmare rapidamente le lacune persistenti in termini di personale della missione EUPOL e di facilitarne i trasferimenti alle province fornendo ulteriori alloggi e un adeguato supporto logistico alla missione; invita la NATO a cooperare maggiormente con la missione e a coordinare le sue azioni nel settore della polizia con EUPOL, sotto l'egida dell’Ufficio internazionale di coordinamento della polizia (IPCB);

34.

sostiene la proposta del Consiglio di esaminare la possibilità di inviare una missione di assistenza in Pakistan per seguire la riforma del settore della sicurezza e la costruzione di una capacità di lotta contro il terrorismo, al fine di aiutare il paese a definire una strategia antiterrorismo, e per avviare un dialogo sullo Stato di diritto e i diritti dell’uomo;

Balcani

35.

si compiace per il riuscito dispiegamento della missione EULEX Kosovo nel Kosovo e insiste sull’importanza che tutte le componenti della missione (polizia, giustizia, dogana) possano continuare a operare senza ostacoli in tutto il territorio del Kosovo, compresa la parte settentrionale;

36.

si compiace, a tale riguardo, per la firma dell'accordo di cooperazione di polizia tra EULEX Kosovo e la Serbia, e ricorda la natura strettamente tecnica di tale accordo, destinato a facilitare la lotta contro la criminalità organizzata;

37.

condanna tutte le azioni ostili nei confronti di EULEX Kosovo, la cui missione è quella di operare con le autorità del Kosovo per stabilire e rinforzare lo Stato di diritto a favore di tutte le comunità del Kosovo;

38.

chiede al Consiglio di prendere in considerazione l’eventuale lancio di un’operazione militare della PSDC per sostituirsi alla KFOR;

39.

osserva, per quanto concerne la Bosnia-Erzegovina, nonostante persistano difficoltà di ordine politico, che la situazione in materia di sicurezza è relativamente tranquilla e stabile, e sottolinea il contributo dell’operazione militare dell’Unione (EUFOR ALTHEA) al riguardo; sostiene la decisione del Consiglio di incentrare nuovamente le attività della missione di polizia dell’Unione europea (MPUE) sulla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e sottolinea la necessità di un approccio globale al settore dello stato di diritto (polizia – giustizia – penitenziari); incoraggia il Consiglio a adottare rapidamente una decisione volta a imperniare l’operazione militare Althea sull'addestramento delle forze armate bosniache; deplora l’assenza di un processo decisionale politico concertato sul futuro della forza internazionale in Bosnia-Erzegovina, il che comporta un ritiro unilaterale di taluni Stati partecipanti a detta forza e rischia di pregiudicare la credibilità e la coerenza dell’azione dell'UE in Bosnia-Erzegovina; rammenta al Consiglio di sostenere la prospettiva di adesione all'Unione europea, come convenuto a Salonicco nel 2003;

Caucaso

40.

ricorda il ruolo determinante dell’Unione nell'evitare un’escalation del conflitto tra la Georgia e la Russia, in particolare grazie all’impiego rapido di una missione di osservazione incaricata di vigilare sull’attuazione degli accordi del 12 agosto e dell’8 settembre 2008; deplora che la Federazione russa non abbia finora onorato gli impegni assunti nell'ambito di detti accordi; sottolinea che il ruolo della missione di osservazione dell’Unione in Georgia è divenuto ancora più essenziale successivamente alla partenza delle missioni dell’OSCE e delle Nazioni Unite;

41.

è favorevole a prolungare la missione per un anno e ne chiede il potenziamento della capacità di osservazione, tra cui la dotazione tecnica; deplora il fatto che le forze russe e locali abbiano impedito ai membri del personale della missione di recarsi nelle regioni separatiste dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia;

Medio Oriente

42.

ritiene che l’Unione debba potenziare le sue azioni nei territori palestinesi; si compiace per il lavoro svolto dalla missione di polizia EUPOL COPPS e invita il Consiglio a prendere in considerazione il rafforzamento di tale missione e a proporre un nuovo formato allo scopo di mantenere la missione di assistenza al posto di frontiera di Rafah (EUBAM Rafah) e di renderla più efficace nonché alleviare la drammatica situazione umanitaria nella Striscia di gaza;

43.

sostiene, per quanto concerne la missione EUJUST LEX in Iraq, la progressiva concretizzazione di attività sul territorio iracheno in funzione della situazione locale sotto il profilo della sicurezza;

Africa subsahariana

44.

riconosce la necessità della partecipazione dell’Unione alla riforma del settore della sicurezza in vari paesi africani, come la Repubblica democratica del Congo e la Guinea-Bissau, e invita il Consiglio a improntare la propria azione su un approccio globale alla riforma del settore della sicurezza e a valutare con regolarità l'efficacia e l'impatto di tali missioni;

Haiti

45.

sottolinea, per quanto riguarda la situazione ad Haiti, l'importanza di coordinare le misure di sostegno europee; accoglie con favore, in tale contesto, il contributo collettivo dell'UE, pari ad almeno 300 agenti di polizia, volto a fornire un rinforzo temporaneo alla capacità di polizia della missione di stabilizzazione ad Haiti delle Nazioni Unite (MINUSTAH) e plaude alla decisione del Consiglio di creare una cellula a Bruxelles (EUCO Haiti) per il coordinamento dei contributi in risorse militari e di sicurezza da parte degli Stati membri per affrontare le necessità individuate dall'ONU, affiancandosi in tal modo al centro di monitoraggio e informazione (MIC); si rammarica, tuttavia, della mancanza di coordinamento tra gli Stati membri e l'Unione europea nelle azioni sul territorio ad Haiti; invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad assumere un ruolo guida per concertare gli sforzi europei in questo settore;

Insegnamenti tratti

46.

rimarca l’importanza del processo di trarre insegnamenti sulle operazioni dell'UE ed esorta il Consiglio a riflettere sull’opportunità di istituire un meccanismo che gli consenta di partecipare a tale processo; auspica, a questo proposito, di essere informato della prima relazione annuale sull'identificazione e il seguito da dare agli insegnamenti tratti sulle missioni civili; invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad avviare una revisione contabile approfondita e trasparente delle missioni PESD/PSDC passate e presenti al fine di identificarne i punti forti e le carenze;

47.

si compiace per la riuscita transizione dall'operazione dell'UE nel Ciad e nella Repubblica centroafricana (operazione EUFOR Ciad/RCA) alla missione delle Nazioni Unite nella Repubblica centroafricana e nel Ciad (MINURCAT), e auspica sin d’ora essere di informato sull'attuale processo di insegnamenti tratti, specialmente in merito alle possibilità di evitare nelle missioni future le carenze e le difficoltà riscontrate nella cooperazione concreta con l'Unione africana e con le Nazioni Unite;

Politica in materia di esercitazioni

48.

sottolinea che la pianificazione e l'attuazione delle esercitazioni dell'UE nel settore della PSDC, nel quadro di una politica dell'UE più ambiziosa in tale ambito, comprendente la possibilità di eseguire esercitazioni di vita reale (LIVEX), contribuirebbe notevolmente a un coordinamento più efficace delle capacità degli Stati membri favorendo una maggiore interoperabilità e lo scambio di esperienza;

Integrazione della dimensione di genere e dei diritti umani

49.

ricorda l'importanza di affrontare sistematicamente gli aspetti relativi ai diritti umani e alla parità di genere in tutte le fasi delle operazioni della PSDC, sia nella fase di pianificazione che in quella di attuazione; chiede che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325(2000) e 1889(2009) sulle donne, la pace e la sicurezza siano prese in considerazione sia nella formazione del personale che in fase operativa e che la percentuale di personale femminile inviato in missione sia maggiore; raccomanda di approfondire la formazione del personale sui diritti umani e la conoscenza della società civile;

Non proliferazione e disarmo

50.

si compiace della risoluzione 1887(2009) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sostiene pienamente il suo appello alla cessazione della diffusione delle armi nucleari e all'intensificazione degli sforzi per realizzare il disarmo sotto un controllo internazionale rigoroso ed efficace; invita gli Stati membri ad adottare una posizione comune ferma in vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) nel 2010 e ribadisce la propria raccomandazione al Consiglio del 24 aprile 2009 sulla non proliferazione e sul futuro del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (8), sottolineando la necessità di rafforzare ulteriormente i tre pilastri del TNP, precisamente la non proliferazione, il disarmo e la cooperazione per gli usi civili dell'energia nucleare; sollecita, inoltre, la ratifica e l'entrata in vigore del trattato sull'interdizione totale degli esperimenti nucleari (CTBT);

51.

sottolinea l'importanza di porre in essere un sistema internazionale di approvvigionamento sicuro e garantito del combustibile nucleare (cioè un sistema internazionale per una banca del combustibile, sotto il controllo dell'AIEA) e meccanismi per una migliore applicazione della cosiddetta «clausola ADM» che rientra negli accordi di cooperazione dell'Unione europea con i paesi terzi;

52.

si compiace delle dichiarazioni e degli obiettivi enunciati dalla nuova amministrazione americana e del suo impegno per far avanzare il disarmo nucleare e auspica una stretta collaborazione tra Unione europea e Stati Uniti per promuovere la non proliferazione nucleare; invita le due potenze nucleari europee a esprimere il loro sostegno esplicito a tale impegno e a presentare nuove misure per realizzarlo; accoglie con favore, nel contempo, l'impegno assunto dalla Federazione russa e dagli Stati Uniti di proseguire i negoziati per concludere un nuovo accordo globale giuridicamente vincolante, in sostituzione del trattato sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche offensive (START I), che è giunto a scadenza nel dicembre 2009; si attende al più presto risultati tangibili in tal senso;

53.

prende atto dell'accordo di coalizione in Germania del 24 ottobre 2009 sul ritiro delle armi nucleari statunitensi dalla Germania nel contesto del suo sostegno alla politica del Presidente Obama per un mondo senza armi nucleari, degli auspicabili passi intermedi necessari per conseguire detto obiettivo e della necessità di avviare nuove dinamiche riguardanti il controllo degli armamenti e il disarmo nella conferenza di riesame del trattato di non proliferazione nel 2010; invita gli altri Stati membri con armi nucleari statunitensi nel proprio territorio ad assumere analoghi impegni chiari; accoglie con favore, a tale riguardo, la lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della NATO con l'invito a un'ampia discussione nell'alleanza sulle modalità per avvicinarsi all'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari;

54.

ribadisce la sua preoccupazione di fronte alla situazione in Iran e nella Corea del Nord e rammenta l'impegno assunto dall'Unione di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per prevenire, scoraggiare, sospendere e, ove possibile, annullare tutti i programmi di proliferazione che sono fonte di preoccupazione a livello mondiale; ricorda tuttavia che il processo di disarmo avviato da taluni Stati non ha un nesso diretto con la volontà di altri Stati di fermare o di proseguire i loro programmi di proliferazione; ne deriva la necessità di una politica di fermezza nei confronti degli Stati o delle organizzazioni disposti a impegnarsi, o già impegnati, in programmi per la proliferazione delle armi di distruzione di massa; sottolinea l'importanza che tutti gli Stati membri agiscano di conseguenza, in base alla linea di condotta seguita al riguardo dall'Unione europea;

55.

ribadisce che, nell'ambito del disarmo convenzionale, occorrerà adoperarsi in particolare per far progredire le discussioni su un futuro trattato internazionale che regoli il commercio di armi;

56.

ribadisce il proprio sostegno incondizionato a favore di un disarmo più vasto e di una totale messa al bando delle armi, come quelle chimiche e biologiche, delle mine antiuomo, delle munizioni a grappolo e all'uranio impoverito, che causano grandi sofferenze alla popolazione civile; sollecita pertanto un maggiore impegno a livello multilaterale per garantire la piena attuazione della Convenzione sulle armi chimiche (CWC), della Convenzione sull'interdizione delle armi biologiche e tossiche (BTWC), della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM), della Convenzione sulle mine antiuomo (APMC) e l'ulteriore sviluppo del regime internazionale contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa; si compiace, a tale riguardo, dell'impegno assunto da tutti gli Stati membri dell'Unione europea con l'approvazione della posizione comune dell'Unione sulle esportazioni di armi, nonché delle disposizioni dell'articolo 28 B, paragrafo 1, del trattato di Lisbona, che affida all'Unione europea le azioni congiunte in materia di disarmo;

Sviluppo delle capacità

57.

ricorda che, per rispondere alle crescenti esigenze operative e per imprimere maggiore professionalità alla gestione delle crisi, l'Unione deve sviluppare le proprie capacità civili e militari; invita il Consiglio a definire un nuovo obiettivo globale che potrebbe comprendere sia la dimensione civile che militare e che dovrebbe essere organizzato soprattutto ai fini di un'efficace produzione di capacità;

58.

sottolinea la necessità di cercare sinergie tra capacità civili e militari e di identificare i settori in cui gli Stati membri possono mettere in comune le attività e le capacità a livello dell'UE in una congiuntura economica difficile, trattandosi di un aspetto essenziale per neutralizzare l'effetto combinato dell'aumento dei costi degli equipaggiamenti di difesa e degli attuali vincoli di spesa in tale settore, anche avvalendosi delle opportunità offerte dalla creazione del SEAE che dovrebbe disporre di'unica unità addetta alla vigilanza dello sviluppo delle capacità civili e militari;

59.

rinnova il suo sostegno agli ambiziosi obiettivi di potenziamento delle capacità civili e militari definiti in sede di Consiglio europeo nel dicembre 2008; chiede al Consiglio di progredire nella realizzazione dei progetti proposti in tale ambito nonostante l'attuale crisi economica; invita il Consiglio a tenerlo regolarmente informato in merito agli sforzi profusi dagli Stati membri per conseguire detti obiettivi;

60.

sottolinea i numerosi ostacoli individuati per il dispiegamento rapido delle missioni civili; sollecita gli Stati membri a mobilitare i rispettivi ministeri della giustizia e degli interni affinché si facciano carico delle loro responsabilità in materia; sostiene a tal fine gli sforzi del Consiglio intesi a facilitare la disponibilità e il dispiegamento di personale civile qualificato, opportunamente addestrato ed equilibrato dal punto di vista di genere (adozione di strategie nazionali e criteri comuni, miglioramento del processo di generazione di forze e della formazione prima del dispiegamento, revisione dello schema dei gruppi di intervento civile - CRT) nonché la disponibilità rapida di equipaggiamenti per le nuove missioni civili (stesura di contratti quadro e progetto di magazzino permanente di equipaggiamenti); plaude al riguardo alla decisione di istituire, a titolo provvisorio, un magazzino di equipaggiamenti all'interno della missione di polizia dell'Unione in Bosnia Erzegovina;

61.

sottolinea l'esigenza di mettere a disposizione delle missioni civili strumenti integrati e sicuri di comunicazione compatibili con i sistemi di comunicazione militari;

62.

invita il Consiglio a equipaggiare il SEAE con una struttura permanente in cui siano centralizzate le funzioni comuni di sostegno alle missioni civili e alle operazioni militari (comprese le procedure di assunzione e di aggiudicazione degli appalti) affinché queste ultime possano concentrarsi sulla loro finalità primaria;

63.

insiste sull'esigenza di uno stretto coordinamento tra le missioni civili della PSDC e gli altri strumenti dell'Unione onde razionalizzare l'uso delle risorse; chiede all'Alto rappresentante/Vicepresidente di coordinarsi con la Commissione per pianificare assieme al SEAE le azioni da essa attuate in settori analoghi; sollecita un continuo scambio di informazioni tra le missioni civili della PSDC e gli organi responsabili della cooperazione di polizia e giudiziaria intraeuropea, compreso Europol, in particolare nella lotta contro la criminalità organizzata;

64.

rileva che finora i raggruppamenti tattici, nonostante rappresentino un investimento significativo, non sono stati utilizzati, in parte per ragioni politiche, ma anche perché le condizioni per il loro dispiegamento sono assai rigorose; sostiene un'utilizzazione più efficace e flessibile dei raggruppamenti tattici affinché essi possano essere utilizzati anche come forza di riserva o come sostituto parziale in caso di un deludente processo di generazione di forze, tenendo al contempo in dovuta considerazione la volontà dei paesi che hanno costituito congiuntamente i raggruppamenti indicati; chiede la proroga dell'accordo provvisorio preposto a coprire le spese derivanti dal dispiegamento strategico dei raggruppamenti tattici, ma anche l'estensione dei costi comuni per il ricorso a detti raggruppamenti tattici; invita il Consiglio a dispiegarli nel contesto di manovre militari su vasta scala; plaude ai lavori realizzati su impulso della Presidenza svedese nel contesto dell'impiego e della flessibilità di impiego dei raggruppamenti tattici e invita gli Stati membri ad attuare su detta base le raccomandazioni adottate;

65.

accoglie con favore i progressi compiuti in termini di capacità militari e civili e sollecita rapidi miglioramenti per quanto riguarda:

i progetti intesi a una più rapida dislocazione delle missioni PESD e delle forze dell'Unione, precisamente:

la creazione di una flotta europea di trasporto aereo, il progetto di governance approvato da 14 Stati membri nel Consiglio «affari generali e relazioni esterne», del 17 novembre 2009, riunitosi in composizione comprendente i ministri della difesa, l'istituzione di un comando europeo di trasporto aereo a Eindhoven e la creazione di un'unità multinazionale di apparecchi A400M, pur deplorando i notevoli ritardi nella consegna e sollecitando gli Stati membri interessati e l'EADS a completare con successo il progetto A400M affinché l'unità multinazionale possa essere costituita rapidamente; sottolinea l'importanza di utilizzare le capacità militari di trasporto a sostegno delle operazioni di protezione civile e di gestione delle crisi,

la modernizzazione degli elicotteri e l'addestramento degli equipaggi, nonché il progetto di elicottero pesante da trasporto;

i progetti finalizzati a una migliore informazione dei reparti militari dispiegati dall'Unione europea:

la nuova generazione di satelliti di osservazione (programma MUSIS),

gli accordi tra taluni Stati membri e il centro satellitare dell'Unione europea (EU Satellite Centre, EUSC) intesi a facilitare l'accesso di detto centro satellitare alle immagini governative (Hélios II, Cosmo-Skymed e SAR-Lupe),

i lavori dell’Agenzia europea di difesa (AED) riguardanti l'enunciazione delle esigenze militari nel settore della sorveglianza dello spazio,

il progetto di sistema di monitoraggio mondiale per l'ambiente e la sicurezza (GMES), pur deplorando il fatto che esso non tiene in adeguata considerazione le esigenze specifiche del settore della sicurezza e della difesa, segnatamente in termini di risoluzione delle immagini, propone che il centro satellitare possa assumere il ruolo di interfaccia in materia;

i progetti intesi a rafforzare la dimensione marittima dell'Unione mettendo al suo servizio gli strumenti militari della PSDC:

la creazione di una sistema di monitoraggio marittimo sulla base del modello baltico (SUBCAS) onde aumentare la sicurezza dei trasporti marittimi, ridurre l'immigrazione illegale e la tratta di esseri umani e infine combattere l'inquinamento marino,

la tabella di marcia per il monitoraggio marittimo integrato previsto per il 2010; ritiene che la mancata cooperazione tra i vari attori europei non deve in alcun caso ostacolare la realizzazione di detti progetti;

66.

plaude al ruolo determinante svolto dall'AED nello sviluppo di dette capacità critiche di difesa, in particolare grazie alla realizzazione di programmi comuni; invita gli Stati membri a valorizzare maggiormente le potenzialità dell'AED in conformità del nuovo trattato, a dotarla di un bilancio all'altezza delle attese in essa riposte e a facilitare la sua pianificazione tramite l'adozione di un quadro finanziario e di un programma di lavoro su base triennale; invita gli Stati membri a concludere quanto prima l'intesa amministrativa tra l'AED e l'organizzazione congiunta di cooperazione in materia di armamento (OCCAR) nonché l'accordo di sicurezza tra l'Unione e l'OCCAR, in modo da organizzare in modo efficace la loro cooperazione in materia di armamento;

67.

sostiene la creazione di una base industriale e tecnologica di difesa europea competitiva e di un mercato europeo degli equipaggiamenti di difesa aperto e trasparente; invita a tal fine gli Stati membri a proseguire gli sforzi di ricerca e sviluppo, rispettando l'impegno assunto di destinarvi il 2 % delle spese di difesa, nonché ad attuare in modo armonizzato le direttive del pacchetto difesa;

68.

invita le agenzie europee per gli appalti di difesa nazionale a compiere passi concreti, con il sostegno dell'AED, per aumentare gli acquisti in Europa, in particolare grazie alla firma di un codice di condotta volontario che introdurrebbe il principio della 'preferenza europea' in alcuni settori degli equipaggiamenti di difesa in cui è importante mantenere l'autonomia strategica e la sovranità operativa in un'ottica europea, e a sostenere la preminenza industriale e tecnologica dell'Europa;

69.

sostiene fermamente l'introduzione di sinergie civili-militari nel settore delle capacità; auspica che la CMPD e l'AED possano rapidamente definire i rispettivi ruoli complementari; sotto l'egida dell'Alto rappresentante/Vicepresidente, la CMPD nell'ambito del SEAE dovrebbe assumere un ruolo strategico di impulso e di coordinamento dei lavori, segnatamente per quanto riguarda l'identificazione delle esigenze comuni, mentre l'AED dovrebbe svolgere un ruolo operativo per lo sviluppo delle tecnologie a doppio uso e delle capacità civili e militari; ritiene che dette sinergie possono essere in particolare sviluppate sulla base dell'elemento «sicurezza» del programma quadro di ricerca e sviluppo;

70.

si compiace dei progressi realizzati nel corso della Presidenza svedese per la creazione di un vivaio di esperti civili-militari da mobilitare per la riforma del settore della sicurezza, deplorando nel contempo i ritardi nell'applicazione di questa misura proposta nell'autunno 2008, e auspica fin da ora la creazione rapida di detto vivaio;

71.

sostiene, per facilitare la capacità del personale europeo di lavorare assieme, iniziative in materia di formazione, segnatamente:

lo sviluppo di un programma di scambio per i giovani ufficiali europei secondo il modello del programma Erasmus;

il rafforzamento delle capacità di formazione a livello dell'Unione; in particolare, insiste sulla necessità di istituire quanto prima l'Accademia europea per la sicurezza e la difesa, nella sua nuova configurazione, come ha deciso il Consiglio nel dicembre 2008;

sforzi per rafforzare le capacità istituzionali di formazione a livello dell'Unione; sottolinea in particolare la necessità di istituire l'Accademia europea per l'azione esterna, nella sua nuova configurazione, che, in stretta cooperazione con gli organi competenti degli Stati membri e integrando le esistenti strutture di formazione come l'Accademia europea per la difesa, fornirebbe ai funzionari dell'Unione e ai funzionari degli Stati membri chiamati ad operare nel settore delle relazioni esterne nonché al personale delle missioni della PSDC una preparazione basata su programmi di studio armonizzati e uniformi, con una formazione comune e globale per tutti i funzionari e una formazione adeguata sulle procedure consolari e di legazione nonché in materia di diplomazia, mediazione dei conflitti e relazioni internazionali, da affiancare alla conoscenza della storia e all'esperienza dell'Unione europea;

72.

ritiene che per migliorare la formazione del personale dispiegato e valorizzare al massimo i mezzi di formazione occorra istituire un collegamento più sistematico tra la partecipazione alle formazioni e il dispiego nelle missioni; invita il Consiglio ad elaborare un progetto di statuto comune europeo per il personale inviato in missione con cui disciplinare gli standard di formazione, la dottrina di impiego e i margini di manovra operativa, le questioni attinenti ai diritti e ai doveri nonché il livello qualitativo dell'equipaggiamento, dell'assistenza sanitaria e della previdenza sociale in caso di decesso, ferimento e invalidità;

73.

si compiace della firma, il 26 febbraio 2009, del trattato di Strasburgo che conferisce al corpo d'armata europeo (Eurocorps) personalità giuridica; invita l'Unione a fare ricorso a detta forza multinazionale qualora necessario;

Finanziamento della PSDC

74.

ricorda che il trattato di Lisbona non introduce modifiche rilevanti nel finanziamento delle missioni e delle operazioni condotte nel quadro della PSDC, segnatamente:

le missioni civili sono finanziate dal bilancio dell'Unione,

le operazioni militari sono finanziate dal meccanismo ATHENA per quanto riguarda i costi comuni;

75.

ricorda la disposizione del trattato di Lisbona relativa al fondo di lancio, messo a disposizione dell'Alto rappresentante/Vicepresidente e destinato a finanziare le attività preparatorie delle missioni della PSDC ove per qualsivoglia ragione non siano imputate al bilancio dell'Unione; evidenzia il plusvalore di detto fondo che dovrebbe consentire di rafforzare la capacità dell'Alto rappresentante/Vicepresidente in materia di preparazione efficace e rapida delle azioni della PSDC; sollecita gli Stati membri ad avviare rapidamente i lavori di attuazione al riguardo;

76.

chiede agli Stati membri di ampliare l'elenco dei costi comuni finanziati dal meccanismo ATHENA al fine di generare una solidarietà reciproca maggiore e indurre un numero maggiore di Stati membri a partecipare alle operazioni militari dell'Unione;

77.

suggerisce, nel contesto della revisione del regolamento finanziario, di rendere più flessibili le norme e le procedure applicabili alla gestione delle crisi, in quanto settore che deve rispondere a esigenze specifiche (rapidità di dispiegamento e considerazioni legate alla sicurezza);

78.

ricorda la natura determinante degli strumenti finanziari gestiti dalla Commissione nella gestione delle crisi, segnatamente lo strumento di stabilità e il Fondo europeo di sviluppo (di cui lo strumento di pace per l'Africa); sottolinea l'importanza di coordinare questi diversi strumenti;

Partenariati

UE-NATO

79.

ricorda l'importanza di consolidare l'associazione strategica e di garantire una proficua cooperazione tra l'Unione europea e la NATO; raccomanda di evitare blocchi e chiede una revisione delle attuali disposizioni in materia di cooperazione operativa UE-NATO (accordo Berlin plus) nonché lo sviluppo di un nuovo quadro funzionale che faciliti una più ampia collaborazione, quando le due organizzazioni intervengono nello stesso teatro operativo;

80.

insiste sul fatto che il Vicepresidente/Alto rappresentante dovrebbe instaurare un dialogo rigoroso con il Segretario generale della NATO riguardo all'attuale revisione, da parte della NATO, del suo concetto strategico, onde garantire che l'organizzazione atlantica tenga pienamente conto dello sviluppo della politica di sicurezza e di difesa comune dell'UE, compresa la potenziale cooperazione strutturata a carattere permanente in materia di difesa;

81.

deplora che gli accordi tecnici tra le operazioni della NATO e dell'Unione europea in Afghanistan e in Kosovo non siano stati ancora firmati; invita il Consiglio e gli Stati membri a far valere la loro influenza politica negli organi competenti dell'UE e della NATO per garantirne l'applicazione;

82.

sottolinea la buona cooperazione tra le due organizzazioni nella lotta contro la pirateria (operazione Atalanta e operazione Ocean Shield della NATO);

83.

si congratula con il Segretario generale della NATO per l'intenzione di associare l'Unione, Parlamento europeo compreso, alle discussioni sulla revisione dell'approccio strategico di detta organizzazione; auspica che la volontà dichiarata si traduca rapidamente in iniziative concrete;

84.

plaude alla cooperazione tra l'Unione e la NATO nel settore delle capacità militari, quali i lavori per il miglioramento delle capacità operative degli elicotteri;

UE-ONU

85.

ricorda la necessità di una stretta cooperazione tra l'Unione europea e le Nazioni Unite nella gestione delle crisi, in particolare nei teatri operativi in cui le due organizzazioni sono presenti e/o devono subentrare l'una all'altra; invita a rafforzare tale cooperazione nelle fasi iniziali delle crisi, segnatamente nel settore della pianificazione;

UE-Unione africana

86.

sottolinea l'importanza di una buona cooperazione tra l'Unione europea e l'Unione africana, in conformità degli impegni assunti nel quadro del partenariato di pace e sicurezza associato alla strategia congiunta UE-Africa; ritiene che l'Unione europea dovrebbe per quanto possibile sostenere l'Unione africana, in particolare sui teatri operativi in cui quest'ultima è, come in Somalia, l'unica organizzazione in loco, esortando nel contempo l'Unione africana ad adoperarsi per sviluppare le capacità di reazione alle crisi dell'Africa e aumentare l'efficacia con cui vengono utilizzati gli aiuti ricevuti dai partner internazionali; esorta la Commissione e gli Stati membri a dedicare un'attenzione particolare al problema della diffusione incontrollata delle armi leggere e di piccolo calibro, specialmente in Africa, e in detto contesto ad attribuire la priorità al rispetto da parte di tutti gli Stati membri delle norme vigenti in materia di armi nelle regioni in crisi;

UE-USA

87.

invita il Consiglio a sviluppare la relazione tra l'Unione e gli Stati Uniti nel settore della costruzione della pace e della gestione delle crisi, comprese le questioni di tipo militare e le catastrofi naturali, in quanto una siffatta cooperazione è particolarmente importante nella lotta contro la pirateria in Somalia, per il rafforzamento delle capacità africane di mantenimento della pace, ma anche per le operazioni in Kosovo e in Afghanistan; plaude in particolare alla partecipazione degli Stati Uniti alla missione EULEX Kosovo, sotto il comando europeo;

88.

ritiene che la nuova versione dello scudo antimissile prospettata dall'amministrazione americana debba essere studiata e verificata in modo approfondito e, se detto sistema viene sviluppato, dovrebbe essere tenuta in considerazione una visione comune dei paesi europei per la protezione dell'Europa dalle minacce balistiche, in un dialogo su scala continentale, e favorendo la partecipazione dell'industria di difesa europea alla realizzazione dello scudo;

Partecipazione di paesi terzi alla PESD

89.

ricorda che finora 24 paesi di cinque continenti hanno partecipato a 16 operazioni civili e militari dell'Unione; sottolinea che la partecipazione di paesi terzi rappresenta un notevole valore aggiunto, tanto politico quanto operativo, per le operazioni dell'Unione; ritiene che l'Unione debba proseguire in tale direzione e valutare le possibilità di aumentare la partecipazione di detti paesi terzi, senza pregiudicare la propria autonomia decisionale;

Prerogative parlamentari

90.

si compiace della maggiore partecipazione del Consiglio ai lavori del Parlamento europeo in materia di sicurezza e di difesa, segnatamente in seno alla sottocommissione specializzata; accoglie con favore l'inserimento di una sezione sulle relazioni con il Parlamento nelle ultime conclusioni del Consiglio sulla PESD; incoraggia l'Alto rappresentante/Vicepresidente a proseguire su detta via, nel quadro del trattato di Lisbona, al fine di imprimere alla PSDC una marcata legittimità democratica;

91.

ricorda che il Parlamento europeo è l'unica istituzione sovranazionale che possa legittimamente rivendicare un monitoraggio democratico della politica di sicurezza e di difesa dell'Unione e che detto ruolo è potenziato dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona; ritiene che l'Assemblea dell'UEO - la quale deve la propria esistenza a un trattato, il trattato di Bruxelles modificato, che non è stato firmato da tutti gli Stati membri dell'Unione europea - non sia politicamente dotata né legalmente abilitata a esercitare un monitoraggio parlamentare sulla PSDC;

92.

incoraggia pertanto il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, viste le possibilità offerte dal trattato di Lisbona, a fare pieno uso del protocollo n. 1 di detto trattato per potenziare la loro cooperazione in materia di PESC e PSDC tramite lo sviluppo di relazioni di lavoro più strette e più articolate in merito alle questioni della sicurezza e della difesa, tra le rispettive commissioni competenti; sottolinea che detta cooperazione più stretta tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali si sostituirà alle prerogative di cui l'Assemblea parlamentare dell'UEO si è indebitamente appropriata; sottolinea anche la necessità di adattare le proprie strutture onde provvedere a un migliore monitoraggio della PSDC; esorta il Consiglio e l'Alto Rappresentante/Vice-Presidente a trovare il modo di coinvolgere il Parlamento europeo e la sua commissione competente sin dalle prime fasi della creazione di concetti e piani operativi per la gestione civile delle crisi;

93.

chiede al Consiglio di informarlo previamente in merito alle preparazione e allo svolgimento delle missioni e delle operazioni; suggerisce al Consiglio, a fini di trasparenza, di informarlo regolarmente sull'utilizzazione del meccanismo ATHENA e del fondo di lancio, come ha già avviene per l'utilizzazione degli stanziamenti della PESC per le missioni civili; ritiene che in primo luogo, a fini di trasparenza di bilancio, tutte le spese non militari vadano riportate nel bilancio dell'UE e che, come passo successivo, anche le spese militari dovrebbero esservi iscritte, dopo la necessaria rettifica del trattato;

94.

chiede la revisione degli accordi interistituzionali del 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernenti l'accesso del Parlamento alle informazioni sensibili del Consiglio nei settori della PESD e della PSDC, affinché i deputati responsabili, compresi i presidenti delle sottocommissioni per la sicurezza e la difesa e per i diritti dell'uomo, possano disporre dei dati necessari per esercitare le proprie prerogative con cognizione di causa;

*

* *

95.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea parlamentare della NATO nonché ai Segretari generali delle Nazioni Unite e della NATO.


(1)  GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 580.

(2)  GU C 314 E del 21.12.2006, pag. 334.

(3)  GU C 285 E del 26.11.2009, pag. 23.

(4)  Testi approvati, P6_TA(2009)0075.

(5)  Testi approvati, P6_TA(2009)0076.

(6)  Testi approvati, P7_TA(2009)0099.

(7)  Testi approvati, P7_TA(2009)0057.

(8)  Testi approvati, P6_TA(2009)0333.