16.12.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 341/35


Mercoledì 10 febbraio 2010
Parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009

P7_TA(2010)0021

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2010 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009 (2009/2101(INI))

2010/C 341 E/08

Il Parlamento europeo,

visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, secondo comma del trattato sull'Unione europea (TUE) e l'articolo 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,

vista la relazione della Commissione del 27 febbraio 2009 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea - 2009 – (COM(2009)0077),

vista la comunicazione della Commissione del 7 giugno 2000 concernente «Il programma relativo alla strategia quadro comunitaria in materia di parità tra uomini e donne (2001–2005)» (COM(2000)0335) e le relazioni annuali della Commissione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea 2000, 2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008 (rispettivamente, COM(2001)0179, COM(2002)0258, COM(2003)0098, COM(2004)0115, COM(2005)0044, COM(2006)0071, COM(2007)0049 e COM(2008)0010),

vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (1),

vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sull'economia sociale (2),

vista la comunicazione della Commissione del 3 ottobre 2008«Un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata: sostenere maggiormente gli sforzi tesi a conciliare la vita professionale, privata e familiare» (COM(2008)0635),

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, che abroga la direttiva 86/613/CEE (COM(2008) 0636), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (COM(2008)0637), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008«Realizzazione degli obiettivi di Barcellona riguardanti le strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638),

visto lo stato delle ratifiche della convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani (STCE no 197),

visto il quadro d'azione sulla parità di genere adottato dalle parti sociali europee il 22 marzo 2005,

vista la Convenzione ONU del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW),

visto il patto europeo per le pari opportunità adottato dal Consiglio europeo il 23 e 24 marzo 2006,

vista la sua risoluzione del 26 novembre 2009 sull'eliminazione della violenza contro le donne (3),

vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2006 sull'immigrazione femminile: ruolo e posizione delle donne immigrate nell'Unione europea (4),

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2009 sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini - Programma di Stoccolma» (5),

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2007 su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006-2010) (6),

visto il comitato consultivo per le pari opportunità per le donne e gli uomini e il suo parere sul divario retributivo fra uomini e donne adottato il 22 marzo 2007,

vista la sua risoluzione del 3 settembre 2008 sulla parità tra le donne e gli uomini - 2008 (7),

vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra uomini e donne (8),

visti l'articolo 48 e l'articolo 119, paragrafo 2, del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0004/2010),

A.

considerando che la parità tra donne e uomini è un principio fondamentale dell'Unione europea riconosciuto nel trattato sull'Unione europea e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e che, nonostante i notevoli progressi compiuti in questo settore, sussistono numerose disuguaglianze fra donne e uomini,

B.

considerando che l’Unione europea sta attraversando una crisi economica, finanziaria e sociale di grandi dimensioni che si ripercuote in modo peculiare sulla situazione delle donne sul mercato del lavoro,

C.

considerando che la maternità e la paternità devono essere considerate come diritti fondamentali essenziali per l'equilibrio sociale e che, a livello di Unione europea, sebbene vi siano una direttiva sul congedo di maternità (9) e una direttiva sul congedo parentale (10), non esiste, ad oggi, alcuna normativa in materia di congedo di paternità,

D.

considerando che a causa della segregazione professionale e settoriale e stando ai dati disponibili, in generale, gli uomini sono stati più colpiti delle donne all’inizio della crisi, ma che la situazione è diversa in alcuni paesi e settori, in particolare nei settori industriali tradizionali, in cui predomina l'occupazione femminile, che hanno registrato numerose chiusure d'imprese e delocalizzazioni di multinazionali; considerando che il 31,1 % delle lavoratrici dipendenti contro il 7,9 % dei salariati lavora a tempo parziale; considerando che le donne sono maggioritarie in taluni servizi pubblici e che, a seconda degli Stati membri, esse costituiscono fino a due terzi del personale attivo nei settori dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale; considerando dunque che la crisi rischia di colpire soprattutto le donne in caso di tagli di bilancio in questi settori,

E.

considerando che le donne sono tradizionalmente più minacciate dalla povertà, soprattutto le madri isolate e le donne di più di 65 anni di età; considerando che queste ultime percepiscono spesso pensioni al minimo di sussistenza per svariate ragioni, come la cessazione o l'interruzione dell'attività professionale per dedicarsi alla famiglia o il fatto di aver lavorato nell'impresa famigliare, soprattutto in settori come quelli del commercio e dell'agricoltura, senza retribuzione e senza affiliazione alla previdenza sociale e che la maggior parte delle politiche è volta ad aiutare le famiglie con bambini, nonostante il fatto che il 35 % dei nuclei familiari sono costituiti da una sola persona che, nella maggioranza dei casi, è una donna,

F.

considerando che il tasso di occupazione femminile è mediamente del 51,9 %, con grandi scarti che vanno dal 37,4 % al 74,3 %; che il suo costante aumento a partire dal 2000 non ha determinato un miglioramento delle condizioni di occupazione delle donne e che queste ultime sono tuttora vittime di una segregazione professionale e settoriale,

G.

considerando che le imprese dell'economia sociale sono un esempio riuscito di occupabilità femminile, in quanto migliorano lo status sociale delle donne, ne promuovono l'indipendenza finanziaria e contribuiscono alla conciliazione della vita professionale e familiare, soprattutto attraverso i servizi di assistenza all'infanzia, agli anziani e ai disabili,

H.

considerando che il differenziale retributivo medio tra donne e uomini stagna a un livello importante (tra il 14 % e il 17,4 %) dal 2000 nonostante le numerose misure attuate dalla Commissione e gli impegni degli Stati membri,

I.

considerando che l’articolo 157 del TUE dispone che «ogni Stato membro assicura l’applicazione del principio della parità retributiva tra lavoratori uomini e lavoratrici donne per uno stesso lavoro o un lavoro dello stesso valore» e che tale principio è stato confermato dalla giurisprudenza costante della Corte di giustizia dell'Unione europea,

J.

considerando che nella già citata risoluzione del 18 novembre 2008 si chiede alla Commissione di presentare al Parlamento europeo una proposta legislativa sulla revisione della legislazione esistente relativa all'applicazione del principio di parità retributiva tra uomini e donne entro il 31 dicembre 2009,

K.

considerando che anche gli uomini subiscono, sebbene in misura meno marcata, la segregazione professionale e settoriale e gli stereotipi sessisti,

L.

considerando che la condivisione delle responsabilità familiari e domestiche tra uomini e donne, in particolare incrementando il ricorso al congedo parentale e di paternità, è una condizione indispensabile per la promozione e la realizzazione della parità tra donne e uomini, e rammaricandosi tuttavia che l'accordo quadro delle parti sociali sul congedo parentale (luglio 2009) non affronti la questione del congedo retribuito, che avrebbe un influsso determinante sul tasso di adesione degli uomini a questo tipo di congedo nonché sull'equa ripartizione delle responsabilità professionali e familiari tra donne e uomini,

M.

considerando che l'accesso a servizi di custodia dei bambini e di assistenza agli anziani e alle altre persone non autonome è essenziale per assicurare una partecipazione paritetica degli uomini e delle donne al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione,

N.

considerando che al Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002 gli Stati membri sono stati invitati a sforzarsi di istituire entro il 2010 strutture di accoglienza per almeno il 90 % dei bambini tra i 3 anni e l'età scolare obbligatoria e per almeno il 33 % di bambini che hanno meno di 3 anni, ma che più della metà degli Stati è ancora lontana dal raggiungere tali obiettivi,

O.

considerando che le donne hanno conseguito il 58,9 % dei diplomi universitari dell’Unione nel 2008; considerando che sono maggioritarie negli studi di commercio, gestione e giurisprudenza, ma restano minoritarie nei posti di responsabilità delle imprese, delle amministrazioni e negli organi politici; considerando lo scarso numero di donne diplomate in informatica, ingegneria e fisica, che ha come conseguenza una sottorappresentanza femminile nel settore privato che è determinante per la ripresa economica; considerando che il divario salariale tra uomini e donne nel settore dell'informatica, invece di diminuire, è tendenzialmente aumentato nel tempo,

P.

considerando che la quota di deputate al Parlamento europeo è passata dal 32,1 % nella legislatura 2004-2009 al 35 % a seguito delle elezioni europee del 7 giugno 2009, che la quota delle presidenti di commissioni parlamentari è passata dal 25 % al 41 % e che la proporzione delle Vicepresidenti del Parlamento europeo è passata dal 28,5 % al 42,8 %, sebbene il numero dei questori di sesso femminile sia passato da 3 a 2,

Q.

considerando che le condizioni di taluni gruppi di donne, spesso confrontate a difficoltà e rischi combinati, nonché a una doppia discriminazione, in particolare le donne disabili, le donne con persone a carico, le donne anziane, le donne appartenenti a minoranze e le donne immigrate, mostrano segni di deterioramento,

R.

considerando che le donne migranti subiscono una duplice discriminazione sul mercato del lavoro sia in base al sesso che per lo status di migranti; considerando che una donna migrante altamente qualificata su cinque occupa un posto di lavoro poco qualificato e considerando la particolare vulnerabilità delle donne migranti che lavorano nei settori domestico, CHR/Ho.Re.Ca. e dell'agricoltura,

S.

considerando che sia per gli uomini che per le donne i tassi di occupazione sono più esigui nelle zone rurali; che molte donne non risultano inoltre mai attive nel mercato del lavoro ufficiale e che pertanto non sono né registrate come richiedenti lavoro né prese in considerazione nelle statistiche sulla disoccupazione, con conseguenti problemi finanziari e giuridici specifici per quanto riguarda l'accesso ai congedi di maternità e di malattia, l'acquisizione di diritti a pensione e l'accesso alla sicurezza sociale, nonché difficoltà in caso di divorzio; considerando che la mancanza di posti di lavoro di elevata qualità colpisce duramente le zone rurali,

T.

considerando che le donne appartenenti alle minoranze, in particolare le donne rom, sono regolarmente oggetto di molteplici forme di discriminazione in base alla razza e al sesso; considerando che gli organismi nazionali competenti in materia di uguaglianza dovrebbero affrontare in maniera adeguata il fenomeno della discriminazione multipla o combinata,

U.

considerando che la tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù e che la maggior parte delle vittime sono tuttora donne e ragazze,

V.

considerando che la citata risoluzione del 3 settembre 2008 invitava gli Stati membri a ratificare senza indugio la convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani che rappresenta lo strumento giuridico europeo più potente per lottare contro tale fenomeno che costituisce un crimine, oltre che una violazione dei diritti umani, e che reca un vulnus alla dignità e all'integrità dell'essere umano; considerando che a tutt'oggi solo 16 Stati membri dell'Unione hanno ratificato detta convenzione,

W.

considerando che la violenza contro le donne sotto ogni forma costituisce un problema critico per l’Unione in cui approssimativamente tra il 20 e il 25 % di donne subiscono violenze fisiche nella loro vita adulta e più del 10 % di donne sono vittime di violenza sessuale; considerando che la Presidenza spagnola del Consiglio ha fatto della lotta contro la violenza nei confronti delle donne una delle sue priorità,

X.

considerando che per salute sessuale e riproduttiva si intende il benessere generale sia fisico sia mentale e sociale della persona umana per quanto riguarda l’apparato genitale, le sue funzioni e il suo funzionamento e non solo l’assenza di malattie o di infermità; considerando che il riconoscimento della totale autonomia fisica e sessuale della donna è una condizione essenziale per la formulazione di qualunque buona politica in materia di diritto alla salute sessuale e riproduttiva, come pure delle politiche di lotta contro la violenza nei confronti delle donne,

Y.

considerando che l’Istituto europeo per la parità tra uomini e donne è stato creato ufficialmente nel 2006 e avrebbe di norma dovuto iniziare la propria attività entro il 19 gennaio 2008, ma che esso non è ancora del tutto funzionante,

Z.

considerando che la strategia di Lisbona mira a integrare il 60 % delle donne in grado di lavorare nel mercato del lavoro, mentre gli sforzi connessi alla sfida demografica sono volti a promuovere un maggiore tasso di natalità per far fronte alle esigenze future; considerando che la parità tra donne e uomini e l'equilibrio tra vita professionale e vita privata restano al centro del dibattito sui cambiamenti demografici,

1.

si compiace con la Commissione per avere insistito, nella sua citata relazione sulla parità tra uomini e donne – 2009, sull'importanza di rafforzare le politiche di parità tra i sessi in un contesto economico in pieno mutamento; sottolinea tuttavia che è necessario un maggior numero di azioni concrete e di nuove politiche;

2.

deplora che i piani di ripresa economica si concentrino principalmente sui posti di lavoro in cui prevalgono gli uomini; sottolinea che il fatto di sostenere il futuro occupazionale degli uomini piuttosto che delle donne contribuisce ad incrementare la disparità tra i sessi invece di ridurla, e insiste sulla necessità di integrare le politiche di parità tra uomini e donne nei piani di rilancio europei, nazionali e internazionali di lotta alla crisi;

3.

esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a difendere i diritti sociali e a fare in modo che la crisi economica e finanziaria non conduca a limitazioni delle prestazioni e dei servizi sociali, soprattutto per quanto riguarda la custodia dei bambini e l'assistenza agli anziani; rileva che le politiche in materia di assistenza e la fornitura di servizi in questo campo sono intrinsecamente legate al raggiungimento della parità fra donne e uomini;

4.

osserva che la crisi economica, sociale e finanziaria può rappresentare un’opportunità per fare dell’Unione un’economia più produttiva e innovativa e una società che prende in maggiore considerazione la parità tra uomini e donne, sempreché siano adottate politiche e misure adeguate;

5.

chiede alla Commissione di fornire precise statistiche sull’impatto della crisi rispettivamente sulle donne e sugli uomini rilevando il tasso di disoccupazione, l’andamento dei posti di lavoro a tempo parziale e dei contratti a durata determinata e indeterminata, nonché le conseguenze sui servizi pubblici delle politiche di lotta alla crisi;

6.

sottolinea la necessità che la Commissione e gli Stati membri valorizzino, sostengano e rafforzino il ruolo delle donne nell'economia sociale, dato l'elevato tasso di occupazione femminile in questo settore e l'importanza dei servizi che esso offre per promuovere la conciliazione tra vita professionale e vita privata;

7.

chiede agli Stati membri che dovranno porre in essere politiche di risanamento finanziario evitare che le donne siano colpite in modo sproporzionato e chiede alla Commissione e agli Stati membri, di elaborare politiche di rilancio che tengano conto delle esigenze e delle situazioni specifiche di donne e uomini, soprattutto attraverso politiche di approccio integrato della parità tra uomini e donne («gender mainstreaming») e di analisi finanziaria in termini di sesso e di parità uomo-donna («gender budgeting»);

8.

si rammarica che l'integrazione della parità tra uomini e donne sia praticamente assente dall'attuale strategia di Lisbona e invita il Consiglio e la Commissione ad includere un capitolo su tale dimensione nella sua futura strategia post Lisbona «UE 2020»;

9.

invita gli organismi nazionali competenti in materia di parità ad attuare approcci integrati al fine di fornire una risposta più adeguata ai casi di discriminazione multipla e di riservare loro un trattamento più efficace; insiste inoltre affinché gli organismi nazionali competenti in materia di parità introducano corsi di formazione destinati ai giudici, agli avvocati e al personale, ai fini dell'individuazione, della prevenzione e della lotta contro la discriminazione multipla;

10.

si compiace che l'obiettivo, stabilito dal Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000, di raggiungere un tasso di occupazione femminile del 60 % entro il 2010, sarà presto raggiunto; rileva tuttavia che sfortunatamente una parte significativa di tale occupazione è precaria e mal retribuita; deplora altresì le notevoli disparità esistenti tra Stati membri, che vanno dal 37,4 % al 74,3 %; invita pertanto gli Stati membri a adottare le misure necessarie per un'attuazione efficace della direttiva 2006/54/CE;

11.

invita la Commissione e gli Stati membri a prestare attenzione alla situazione dei coniugi coadiuvanti – nell'artigianato, nel commercio, nell'agricoltura, nella pesca e nelle piccole imprese a conduzione familiare – dalla prospettiva della parità fra i sessi e tenendo conto del fatto che, rispetto agli uomini, la posizione delle donne è più vulnerabile; chiede agli Stati membri di sviluppare la figura giuridica della titolarità congiunta, affinché siano pienamente riconosciuti i diritti delle donne nel settore agricolo, sia loro accordata un'adeguata protezione in materia di sicurezza sociale e sia assicurato il riconoscimento del loro lavoro;

12.

invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure e intraprendere un'azione positiva per integrare le donne nei progetti e programmi concernenti la trasformazione ecologica, ad esempio nel settore delle energie rinnovabili, e nei posti di lavoro del settore scientifico e di alto livello tecnologico;

13.

incoraggia gli Stati membri a promuovere l'imprenditorialità femminile nel settore industriale e a fornire assistenza finanziaria, strutture di consulenza professionale e una formazione appropriata alle donne che fondano imprese;

14.

rileva che, per le donne, disporre di un reddito proprio e di un'occupazione retribuita rimane un fattore chiave per la loro autonomia economica e una maggiore parità tra donne e uomini nella società nel suo complesso; sottolinea che, in particolare alla luce dell'invecchiamento della società, tanto gli uomini quanto le donne sono indispensabili per evitare la penuria di mano d'opera;

15.

rileva che le donne sono maggiormente esposte al rischio di povertà per il fatto che il livello medio del divario retributivo tra donne e uomini resta elevato, e che sussistono numerose differenze sia tra gli Stati membri sia tra i vari settori; chiede pertanto agli Stati membri di dare attuazione alla direttiva 2006/54/CE, promuovendo segnatamente il principio della «parità di retribuzione» o quello di «lavoro di pari valore»;

16.

stima necessario agire anche in favore di una riduzione delle disparità tra donne e uomini nel settore delle pensioni, dato che le donne si assumono ancor oggi la maggior parte delle responsabilità familiari, il che determina discontinuità nella carriera e più in generale un investimento professionale inferiore rispetto a quello degli uomini;

17.

deplora che la Commissione non abbia ancora presentato, a seguito alla summenzionata risoluzione del Parlamento europeo del 18 novembre 2008, una proposta legislativa sulla revisione della legislazione vigente quanto all'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne; invita quindi la Commissione a presentare senza indugi una proposta legislativa in tal senso;

18.

sostiene la Commissione nelle sue procedure d'infrazione per il mancato recepimento delle direttive in vigore; è del parere che gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto debbano recepire rapidamente nelle loro legislazioni nazionali le direttive in materia di parità tra donne e uomini e soprattutto vigilare sulla loro corretta applicazione;

19.

chiede alla Commissione e agli Stati membri di avviare campagne di sensibilizzazione nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei media per promuovere la diversificazione delle scelte professionali, soprattutto delle ragazze, combattere gli stereotipi sessisti persistenti e lottare contro le immagini degradanti, ivi comprese campagne volte a sottolineare il ruolo degli uomini in una migliore condivisione delle responsabilità familiari e nella conciliazione tra vita lavorativa e vita privata;

20.

invita gli Stati membri a riconoscere le imprese che attuano misure per promuovere la parità tra le donne e gli uomini e facilitare l'equilibrio tra vita professionale e vita privata, al fine di favorire la diffusione delle buone pratiche in tale ambito;

21.

insiste sull'importanza delle strutture di accoglienza per i bambini in età prescolare, dei servizi di custodia dei bambini e dei servizi di assistenza per gli anziani e le altre persone non autonome, ai fini di una migliore conciliazione tra vita professionale e vita privata; approva l'iniziativa della Commissione di elaborare statistiche comparabili disponibili in tempo utile e di qualità e di proporre raccomandazioni specifiche a ciascuno Stato membro; invita gli Stati membri a compiere ogni sforzo per il raggiungimento dei summenzionati obiettivi del Consiglio europeo di Barcellona relativi alle strutture di accoglienza per i bambini in età prescolare;

22.

sottolinea l'importanza di talune azioni intraprese dalla Commissione, in particolare la proposta di revisione della direttiva 92/85/CEE relativa al congedo di maternità e della direttiva 86/613/CEE sui lavoratori autonomi e i coniugi coadiuvanti nelle imprese familiari; ritiene tuttavia che la proposta della Commissione concernente la revisione della direttiva 92/85/CEE non sia sufficientemente ambiziosa per quanto riguarda la promozione della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare e privata per gli uomini e le donne;

23.

rileva la necessità di affrontare la questione del congedo di paternità e invita la Commissione a sostenere qualsiasi iniziativa volta all'introduzione di un congedo di paternità a livello europeo; ritiene che il congedo di maternità debba essere associato al congedo di paternità per garantire alla donna una maggiore tutela nel mercato del lavoro e combattere così gli stereotipi esistenti nella società in merito all'uso di tale congedo;

24.

chiede agli Stati membri e alle parti sociali di promuovere una presenza più equilibrata tra donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, dell'amministrazione e degli organi politici, e chiede pertanto la definizione di obiettivi vincolanti per garantire la pari rappresentanza di donne e uomini; sottolinea, a questo proposito, gli effetti positivi dell'uso delle quote elettorali sulla rappresentanza delle donne;

25.

si compiace della decisione del governo norvegese di aumentare ad almeno il 40 % dei membri il numero di donne nei consigli di amministrazione delle società private e di imprese pubbliche, e invita la Commissione e gli Stati membri a considerare l'iniziativa norvegese come un esempio positivo e a progredire nella stessa direzione;

26.

invita gli Stati membri a lanciare campagne indirizzate alle donne titolari di un diploma di studi secondari e volte ad incoraggiarle a scegliere una carriera nel settore ingegneristico, in modo da incrementare la presenza femminile nelle professioni tecniche tradizionalmente maschili;

27.

accoglie con favore il notevole incremento del numero delle presidenti delle commissioni parlamentari e delle vicepresidenti del Parlamento europeo, nonché l'aumento, meno importante ma reale, del numero delle deputate al Parlamento europeo a seguito delle elezioni europee del giugno 2009;

28.

ritiene al riguardo che la percentuale di donne tra i commissari designati (pari al 33 % del totale), raggiunta con grandi difficoltà, rappresenti il minimo assoluto; è del parere che la composizione della Commissione dovrebbe rispecchiare meglio la diversità della popolazione europea, anche sotto il profilo uomo-donna; invita gli Stati membri, in occasione delle future nomine, a proporre due candidati – un uomo e una donna – in modo da agevolare la formazione di una Commissione più rappresentativa;

29.

invita gli Stati membri a esaminare attentamente le loro politiche migratorie per valorizzare le competenze delle migranti altamente qualificate e garantire una sicurezza sociale alle lavoratrici nei settori domestici e negli altri settori dove essa è deficitaria, al fine di facilitare l'integrazione delle migranti, assicurando loro anche l'accesso all'istruzione, e in particolare alla formazione professionale e all'apprendimento della lingua del paese ospitante;

30.

chiede alla Commissione e agli Stati membri di accordare la priorità e riservare un'attenzione particolare alle categorie di donne più vulnerabili – le donne disabili, con persone a carico, anziane, le donne appartenenti a minoranze, le immigrate e le detenute – e di elaborare misure specifiche per rispondere alle loro esigenze;

31.

invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare e attuare le misure necessarie per aiutare le donne disabili ad avanzare nei settori della vita sociale, professionale, culturale e politica, in cui sono ancora sottorappresentate;

32.

chiede ormai con insistenza a Repubblica ceca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Italia, Lituania, Ungheria, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia, di ratificare senza indugio la convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani;

33.

rammenta che la violenza contro le donne resta un problema grave, che deve essere eliminato con ogni mezzo, a livello comunitario e nazionale, e reitera la propria richiesta alla Commissione di indire, entro i prossimi cinque anni, un anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne; si congratula con la Presidenza spagnola del Consiglio per la sua intenzione di fare della lotta contro la violenza nei confronti delle donne una priorità, e invita le presidenze successive a fare altrettanto;

34.

appoggia le proposte della Presidenza spagnola concernenti il varo del mandato europeo di protezione delle vittime e l'istituzione di un numero di telefono di soccorso alle vittime identico in tutta l'Unione europea;

35.

insiste sull'importanza di lottare contro la violenza nei confronti delle donne al fine di raggiungere l'uguaglianza tra donne e uomini; invita la Commissione ad avviare l'elaborazione di una proposta di direttiva globale sulla prevenzione e la lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, compresa la tratta;

36.

insiste sul fatto che le donne dovrebbero avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; insiste sul fatto che le donne devono godere di un accesso gratuito alla consultazione in tema di aborto; sostiene pertanto, come ha già fatto nella summenzionata risoluzione del 3 settembre 2008, le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi della salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva;

37.

nota che il processo di creazione dell'Istituto europeo per la parità tra uomini e donne è ancora in corso, e ne attende quanto prima la piena operatività;

38.

invita la Commissione europea a proseguire la sua nuova strategia «Al di là del PIL» e ad integrare nei suoi lavori strategie capaci di misurare l'apporto al PIL degli Stati membri fornito dalle attività delle donne e degli uomini nel settore della solidarietà generazionale;

39.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri.


(1)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(2)  Testi approvati, P6_TA(2009)0062.

(3)  Testi approvati, P7_TA(2009)0098.

(4)  GU C 313 E del 20.12.2006, pag. 118.

(5)  Testi approvati, P7_TA(2009)0090.

(6)  GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 56.

(7)  GU C 295 E del 4.12.2009, pag. 35.

(8)  GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.

(9)  Direttiva 92/85/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (GU L 348 del 28.11.1992, pag. 1).

(10)  Direttiva 96/34/CE del Consiglio, del 3 giugno 1996, concernente l'accordo quadro sul congedo parentale concluso dall'UNICE, dal CEEP e dalla CES (GU L 145 del 19.6.1996, pag. 4).